Con “cardiomegalia” in medicina si indica l’aumento del volume o della massa del cuore dovuto ad aumento dello spessore delle sue pareti o a dilatazione abnorme delle sue cavità. E’ un termine generico, che si applica a prescindere dalla causa che lo ha determinato. Non è una patologia in sé, ma è invece la manifestazione di un’altra patologia, generalmente cronica.
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Colesterolo e calcolo dell’indice di rischio cardiovascolare
Il colesterolo totale è la somma di tutto il colesterolo, cioè il colesterolo HDL, quello LDL e quello VLDL. Generalmente più della metà del colesterolo totale è rappresentato da LDL (cattivo) mentre generalmente un quarto del totale è rappresentato da HDL (buono). Il colesterolo HDL deve essere elevato in modo da abbassare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari:
- più l’HDL è elevato, più tende ad essere basso il rapporto tra colesterolo totale ed HDL (fattore di rischio cardiovascolare basso);
- più l’HDL è basso, più tende ad essere elevato il rapporto tra colesterolo totale ed HDL (fattore di rischio cardiovascolare alto).
Ipertensione polmonare: lieve, severa, terapia, aspettativa di vita
L’ipertensione polmonare è una condizione patologica in cui la pressione arteriosa media del circolo polmonare supera i 25 mmHg a riposo ed i 30 mmHg sotto sforzo. L’ipertensione polmonare può essere acuta o cronica. La forma acuta deriva quasi sempre da embolia polmonare o da sindrome da distress respiratorio. Quando si parla di “ipertensione Continua a leggere
La cioccolata calda contiene più sale delle patatine fritte
Una tazza di cioccolata calda sembrerebbe al di sopra di ogni sospetto, invece un’indagine condotta tempo fa in Gran Bretagna ha dimostrato che può contenere più sale di un pacchetto di patatine. La scoperta è stata fatta dalla ‘Consensus Action on Salt and Health’, un gruppo supportato da esperti scientifici che si batte per la riduzione del contenuto di sale nei prodotti dell’industria alimentare, ed è riportata dalla BBC.
La ricerca
I ricercatori dell’organizzazione hanno esaminato varie categorie di cibi confezionati e hanno scoperto che i limiti indicati dalle linee guida nazionali sono stati superati pressoché in tutte le tipologie di prodotti – dalle zuppe ai piatti a base di pesce – tranne una. In particolare, proprio una particolare marca di cioccolata calda è risultata contenere 16 volte più sale del limite massimo previsto per tali bevande. L’azienda dolciaria ha replicato che parte di questo contenuto di sale deriva dal sodio intrinseco contenuto nel latte e in altri ingredienti e parte invece è stato aggiunto per “esaltare il sapore di cioccolato”. Sale che, osserva la nutrizionista Katharine Jenner, direttrice della campagna di Cash, è “un killer dimenticato”.
Usata un’App
Il test condotto dall’organizzazione con base alla Queen Mary University di Londra ha messo a confronto due panieri della spesa, ognuno contenente prodotti alimentari simili, ma con diverse quantità di sale. Per l’indagine è stata utilizzata un’App disponibile in Gb: si chiama ‘FoodSwitch’, è gratuita e consente agli utenti di scansionare il codice a barre di cibi e bevande confezionati e ricevere informazioni nutrizionali, insieme al suggerimento di prodotti simili, ma più sani. L’esito del test ha in qualche caso spiazzato. Solo i panini erano in linea con gli obiettivi volontari concordati con l’industria sull’apporto di sale. I ricercatori hanno anche scoperto che la differenza fra il contenuto di sale del paniere ‘non sano’ e quello del paniere ‘sano’ era di ben 57 grammi.
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Il colesterolo mette a rischio la salute del tuo cuore: l’importanza della prevenzione
Proteggere il cuore con l’arma della prevenzione, con particolare attenzione ad uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare: il colesterolo. È fondamentale, in un Paese come l’Italia dove le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte, tenere a bada i ‘nemici del cuore’ a cominciare proprio dal colesterolo LDL, il famigerato “colesterolo cattivo”. Lo ricordano ancora una volta gli oltre 2000 medici riuniti al 78° Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia (Sic) che tiene in questi giorni a Roma e che proseguirà fino al prossimo 18 dicembre.
Il colesterolo come potente fattore di rischio cardiovascolare
Tra i temi caldi della seconda giornata, spicca proprio il dibattito attorno alla prevenzione e ai fattori di rischio. Come illustrato dal professor Peter Libby dell’Harvard Medical School di Boston, il colesterolo ossidato è la causa che determina la risposta infiammatoria della parete arteriosa. Quindi se anche vi sono altri fattori di rischio come il fumo, il diabete, l’ipertensione e l’obesità; il colesterolo è il ‘critical player’ cioè quello che determina – tramite il suo accumulo – la risposta della parete delle arterie coronariche che porta alla formazione di una placca arteriosclerotica ostruente, causa delle manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica come l’angina, l’infarto o la morte improvvisa coronarica.
I valori di colesterolo da rispettare
Le linee guida della Società Europea di Cardiologia (Esc) e l’American College of Cardiology indicano un range che va da 70 a 90 milligrammi per decilitro di colesterolo Ldl, dove 70 è indicato per i pazienti ad alto rischio, cioè che presentano anche altri fattori di rischio; e 90 per tutti gli altri. Con i farmaci attualmente a disposizione per la cura delle dislipidemie – le statine, ezetimibe e gli anticorpi monoclonali anti PCSK9 – si riesce a portare il colesterolo Ldl anche a valori molto bassi (fino a 25-30 mg/dl).
I migliori prodotti per abbassare il colesterolo e dimagrire
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, che sono estremamente utili per abbassare il colesterolo e dimagrire, fattori che diminuiscono il rischio di ipertensione, ictus cerebrale ed infarto del miocardio. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:
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Malattie cardiovascolari: i 10 comandamenti del cuore in salute
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo occidentale e per evitarle spesso bastano alcuni cambiamenti nello stile di vita quotidiano. Quali cambiamenti? Dieci in particolare, alcuni noti, altri meno:
- smettere di fumare ed evitare luoghi dove c’è fumo passivo;
- fare adeguata attività fisica, ma senza esagerare;
- bere adeguate quantità di acqua;
- tenere sotto controllo stress e picchi di aggressività;
- limitare gli alcolici ed i superalcolici;
- limitale il consumo di sale;
- limitare il consumo di carne, specie di carni rosse: preferire pesce e carni bianche;
- consumare frutta e verdura in abbondanza;
- limitare il consumo di cibi ipercalorici e controllare il peso corporeo;
- controllare la propria pressione arteriosa e sottoporsi a visita cardiologica periodicamente, specie dopo i 35 anni e se si hanno casi in famiglia di patologie cardiovascolari.
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Troppa liquirizia fa male a cuore, ipertensione e gravidanza
Sono tanti gli italiani appassionati di liquirizia, tuttavia deve essere assunta con moderazione, specie dai cardiopatici, dagli ipertesi e dalle donne incinte.
Liquirizia e cuore
Un eccesso di liquirizia, specie sopra i 40 anni, può infatti portare ad aritmie cardiache anche gravi. Lo ricorda l’FDA (Food and Drug Administration l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) in uno dei suoi ‘warning’, secondo cui una quantità di 57 grammi al giorno per due settimane è sufficiente a rischiare il ricovero in ospedale.
La liquirizia, spiega il comunicato, contiene la glicirrizina, un composto contenuto nella radice che fa abbassare i livelli di potassio nel sangue. Quando questo succede alcune persone hanno ritmi cardiaci anormali, pressione alta, letargia e insufficienza cardiaca. “Lo scorso anno – spiega Linda Katz, esperta dell’Fda – l’agenzia ha ricevuto un report su un appassionato di liquirizia che ha avuto problemi medici dopo l’assunzione. E diverse riviste scientifiche hanno legato questo alimento a problemi di salute sopra i 40 ani, soprattutto in chi ha già precedenti di problemi al cuore o pressione alta. I livelli di potassio comunque tornano normali in breve tempo quando si termina l’assunzione”. Molti dei prodotti commerciali alla liquirizia, ricorda l’Fda, contengono realtà olio di anice, che ha lo stesso sapore, e in commercio ci sono anche varietà di liquirizia da cui è stata tolta la glicirrizina.
Liquirizia ed ipertensione
Effetti collaterali dovuti a sovradosaggio di glicirrizina sono l’ipertensione e l’edema, dovuti all’accumulo di ioni sodio e acqua. La glicirrizina infatti, inibisce l’enzima 11beta-idrossisteroide deidrogenasi il quale, in una situazione fisiologica, catalizza la formazione di due molecole di cortisone (forma meno attiva) a partire dal cortisolo (forma attiva). Il cortisolo può agire similmente all’aldosterone sui recettori mineralcorticoidi, con conseguente aumentato riassorbimento di sodio e acqua nel tubulo collettore renale. L’uso è comunque sconsigliato per chi soffre di ipertensione arteriosa.
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Liquirizia in gravidanza
L’American Journal of Epidemiology ha pubblicato un articolo in cui attribuisce alla glicirrizina contenuta nella liquirizia, un aumento della probabilità di disordini cognitivi e del comportamento nei bambini di donne che ne abbiano fatto un largo consumo in gravidanza: secondo Seckl e Katri Räikkönen, del dipartimento di psicologia dell’Università di Helsinki, la glicirizzina può danneggiare la placenta, lasciando passare alcuni ormoni legati allo stress che vengono prodotti dall’organismo della madre.
Liquirizia ed ulcera peptica
In ambito farmacologico la glicirrizina contenuta nella liquirizia, viene sfruttato come espettorante e come gastroprotettore nell’ulcera peptica. Trova anche utilizzo come dolcificante alimentare, essendo fino a 50 volte più dolce del saccarosio e rispetto al quale il gusto dolce viene percepito più tardi ma rimane più a lungo in bocca. Rispetto al dolcificante sintetico aspartame continua a conferire gusto dolce anche in seguito a riscaldamento.
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Emorragia cerebrale da caduta e trauma cranico: sintomi, diagnosi e cure
L’emorragia cerebrale (in inglese conosciuta come intracranial hemorrhage, intracranial bleed o ICH), corrisponde ad una fuoriuscita più o meno abbondante di sangue da un vaso arterioso o venoso dell’encefalo. La fuoriuscita di sangue ha la principale conseguenza di un danno alle cellule celebrali, a causa sia della privazione del nutrimento garantito dal flusso sanguigno, che della compressione dell’ematoma sul tessuto cerebrale che si crea all’interno del cranio dal momento che quest’ultimo è inespandibile. Tale fuoriuscita di sangue è provocata dalla rottura di un vaso sanguigno che può essere sia il risultato di un picco ipertensivo che è andato a rompere un vaso cerebrale già dilatato (aneurisma cerebrale), oppure la conseguenza di un trauma, ad esempio una caduta o un incidente stradale in cui la testa viene sottoposta ad una forte decelerazione ed impatto.
Tutti i traumi cranici determinano emorragia cerebrale?
Fortunatamente no. Non tutti i traumi cranici hanno come conseguenza una emorragia cerebrale: ciò dipende principalmente dal tipo di trauma e dalla presenza o meno di alcuni fattori di rischio che possono favorire la rottura del vaso sanguigno, come ad esempio la presenza di:
- malformazioni vascolari (aneurismi, malformazioni artero-venose);
- depositi di sostanza amiloide all’interno delle pareti vasali (angiopatia amiloide);
- neoplasiecerebrali.
Inoltre il trauma ha un maggior rischio di determinare un maggior danno emorragico, in caso di:
- presenza di coagulopatie (malattie della coagulazione del sangue);
- impiego di alcuni farmaci (come gli anticoagulanti);
- paziente con pregresso ictus cerebrale o infarto del miocardio;
- uso cronico di sostanze stupefacenti;
- presenza di ipertensione arteriosa;
- paziente già debilitato (anziano, con altre patologie come il diabete).
Quali sono i sintomi dell’emorragia cerebrale?
I sintomi di norma compaiono all’improvviso subito dopo il trauma e possono evolvere anche molto rapidamente. Essi sono:
- cefalea intensa ed improvvisa (descritta spesso come un colpo di pugnale alla nuca);
- vomito;
- nausea;
- compromissione dello stato di coscienza e del controllo degli sfinteri;
- emiparesi o emiplegia;
- disturbi del linguaggio (disartria o afasia);
- disturbi della sensibilità;
- disturbi della coordinazione.
In alcuni casi tuttavia l’emorragia da traumi può essere lieve e rimanere asintomatica, cioè non determinare alcun sintomo, motivo per cui, in caso di urti alla testa, è comunque importante tenere sotto controllo medico il soggetto.
Il decorso poi può essere complicato da:
- crisi comiziali
- irregolarità respiratorie
- instabilità o aumento della pressione arteriosa
- anomalie della temperatura corporea che peggiorano la prognosi del paziente.
Vi può poi essere la comparsa di edema cerebrale che determina un peggioramento del quadro neurologico fino al coma.
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Diagnosi
Per la diagnosi di emorragia cerebrale vengono utilizzati – in emergenza – i seguenti esami diagnostici per immagini:
- tomografia computerizzata (TC) cerebrale, che in fase di urgenza può essere eseguita anche senza mezzo di contrasto, che permette di visualizzare il sanguinamento e permette la diagnosi differenziale nei confronti di un ictus ischemico;
- la risonanza magnetica dell’encefalo, con gadolinio come mezzo di contrasto, viene utilizzata per escludere la presenza di malformazioni sottostanti, pregresse emorragie e microsanguinamenti (che possono suggerire la presenza di angiopatia amiloide);
- lo studio angiografico con angio-TC, angio-RM permette infine di evidenziare eventuali malformazioni vascolari.
Trattamenti
L’intervento chirurgico di riduzione dell’ematoma è solitamente richiesto per i pazienti con ematoma lombare e deterioramento progressivo delle condizioni neurologiche e per i pazienti con ematoma del cervelletto (cerebellare) di dimensioni superiori ai tre centimetri.
Nei pazienti per i quali non è necessario l’intervento chirurgico è fondamentale un attento e continuo monitoraggio dello stato neurologico e dei parametri vitali: particolare attenzione deve essere rivolta al controllo dell’ipertensione arteriosa. In caso di importante edema cerebrale può essere richiesta la somministrazione di diuretici osmotici. In caso di emorragia cerebrale in concomitanza con una terapia anticoagulante si fa solitamente uso di preparati in grado di ripristinare la normale coagulazione del sangue (vitamina K, protamina, concentrati piastrinici).
Conseguenze dell’emorragia cerebrale
L’emorragia cerebrale è un evento grave, in alcuni casi gravissimo, che mette a rischio la sopravvivenza di chi lo subisce e le sue conseguenze possono essere irreversibili o solo lievemente reversibili e rappresentare il motivo di serie disabilità per il resto della vita. In alcuni casi, purtroppo, il paziente colpito da emorragia cerebrale, può entrare in coma e rimanere in stato di incoscienza fino alla morte, che può sopraggiungere in tempi estremamente variabili in base all’età, alla gravità del danno cerebrale ed allo stato di salute generale del paziente. In altri casi il paziente rimane cosciente, ma può avere dei danni molto variabili, che riflettono la zona e la gravità del danno cerebrale, come ad esempio disturbi del linguaggio (afasie), anosognosia, disturbi del movimento, della vista… Sono comunque disponibili dei trattamenti riabilitativi che riducono, per quanto possibile, le invalidità del paziente.
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