L’etologia è quella parte della biologia che studia principalmente le abitudini e i comportamenti degli animali. Sin dagli esordi, nei primi decenni del Novecento, l’etologia ha attirato l’interesse di un grande pubblico. La comunicazione tra le api o la formazione di tribù tra gli scimpanzé sono argomenti diffusi ben oltre i limiti della scienza. Ma l’attrazione esercitata dall’etologia si trasforma spesso in scetticismo, o addirittura ostilità, quando i biologi del comportamento si occupano dell’uomo. Perché, secondo gli studiosi dell’etologia umana, anche alcuni tratti dell’agire umano sarebbero determinati dall’eredità trasmessa nel lungo corso dell’evoluzione delle specie. Per identificare tali eventuali effetti del nostro corredo genetico, l’etologo paragona il comportamento dell’uomo con quello delle scimmie, degli uccelli e a volte anche dei pesci.
Il padre dell’etologia “madre” delle oche
Konrad Lorenz nacque a Vienna nel 1903 ed è conosciuto in tutto il mondo non soltanto come uno dei fondatori dell’etologia ma anche come l’uomo che ha dedicato tutta la vita allo studio del comportamento di anatre e oche, che ha allevato in gran numero come se fosse la loro madre naturale, cercando di comunicare con esse. Dopo gli studi universitari, di medicina e di zoologia, e anni di ricerca sui meccanismi che governano il comportamento animale, nel 1940 Lorenz divenne professore ordinario di psicologia comparata a Konigsberg (allora tedesca), ma dovette presto partire per la guerra. Prigioniero in Russia, Lorenz ritornò in patria nel 1947, portando con sé il manoscritto del suo primo libro, Dietro lo specchio. Insieme a un gruppo di giovani studiosi, tra cui Irenaus Eibl-Eibesfeldt, Lorenz riuscì, nel 1949, a fondare l’Istituto di ricerca comparata sul comportamento, vicino a Vienna e, dal 1961 al 1973, fu uno dei tre direttori del celebre Istituto Max Planck in Baviera. Nel 1973 fu insignito del premio Nobel per la medicina.
Konrad Lorenz ha pubblicato una serie di saggi in cui descrive l’addomesticamento dell’uomo nella civiltà moderna e i suoi rischi. Lorenz ha sostenuto la tesi che l’aggressività è un impulso innato nell’uomo e per questo è stato criticato, come difensore della lotta di tutti contro tutti, e politicamente categorizzato come esponente dell’estrema destra. Infatti, Lorenz era stato membro del partito nazionalsocialista e si era pronunciato più volte a difesa della “razza suprema”.
Negli anni Sessanta, tuttavia, Lorenz espresse pubblicamente il suo rammarico per il fatto di non aver compreso la malvagità del regime nazista. Nell’ultimo decennio della sua vita, lo studioso prese parte a numerose iniziative del movimento ambientalista in Austria. Lorenz morì nel 1989 ad Altenberg, vicino a Vienna .
Aggressività innata
Nella discussione pubblica, la tesi di Konrad Lorenz che riguarda l’aggressività umana, provocò delle polemiche molto accese. Nel suo saggio Il cosiddetto male, pubblicato nel 1963, lo studioso sostenne che il comportamento aggressivo dell’uomo fosse, come
in tanti altri animali, determinato da fattori innati, ovvero fissato nel patrimonio genetico della specie. Secondo Lorenz, noi umani manifestiamo aggressività perché ciò
nel corso dell’evoluzione si è rilevato utile per la sopravvivenza della specie.
E’ parso che Lorenz, nel presentare l’aggressività come un impulso costantemente
presente nella vita umana, volesse giustificare il comportamento violento in genera-
le, e la guerra in particolare, descrivendole come fatti inevitabili, ossia come manife-
stazione della natura umana. In realtà, l’intento di Lorenz è stato frainteso, anzi era tutto l’opposto. Per lo studioso, riconoscere che anche noi umani siamo spinti da un impulso aggressivo, non significa legittimare alcune delle numerose forme in cui l’aggressività si può manifestare.
Conoscere per dominare
Lorenz affermava che non conviene negare l’evidenza di fattori innati nell’umo che siano capaci di determinare un comportamento aggressivo, poiché soltanto riconoscendo questa inclinazione oscura del nostro agire possiamo sperare di dominare ciò che altrimenti ci porterà a ripetere fino all’estinzione della specie gli atti di violenza cieca che fino a oggi caratterizzano la storia umana. Asserire che la violenza è innata nell’uomo non è quindi un modo per legittimarla, bensì di conoscerla per poterla controllare.
In ogni caso, l’aggressività costituisce soltanto uno dei numerosi argomenti di cui l’e-
tologia umana si occupa. Per scienziati come Lorenz e il suo allievo più noto, Irenaus
Eibl-Eibesfeldt, farebbero parte del corredo genetico umano anche i movimenti
espressivi (il riso, il pianto), la propensione ad accudire i cuccioli (umani e non) e
l’impulso a muoversi, a esplorare e a giocare. L’uomo sarebbe quindi segnato da una
profonda ambivalenza, ovvero sarebbe portatore di tratti distruttivi e costruttivi. Ta-
li tratti, e anche questa è una tesi importante secondo gli studiosi dell’etologia, sa-
rebbero comuni a tutti gli esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle o
della provenienza culturale e sociale.
Il contributo dell’etologia alla comprensione dell’uomo è stato riconosciuto ufficial-
mente. Nel 1973 fu assegnato il premio Nobel per la medicina a tre studiosi emi-
nenti dell’etologia: Karl von Frisch, Niko Tinbergen e Konrad Lorenz.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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