Aumenta la tua autostima ed impara ad amarti

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma AUMENTA AUTOSTIMA IMPARA AD AMARTI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgAvere autostima è uno dei fattori più importanti per vivere una vita felice: quando il livello di autostima è alto, ci sentiamo bene con noi stessi e siamo più capaci di affrontare gli altri e le situazioni difficili. Chi ha una autostima alta non si nasconde dietro ad una maschera fatta di dubbi o insicurezze ed affronta le critiche senza problemi, senza essere sopraffatti dalle emozioni, reagendo alle situazioni stressanti in modo costruttivo.

Noi che guardiamo noi stessi

Prima di continuare nella lettura dell’articolo, ti consiglio di eseguire un rapido e semplice test per misurare i tuoi livelli di autostima. Questo test lo puoi trovare seguendo questo link. L’autostima può essere definita come la visione che abbiamo di noi stessi. Se tale visione è positiva, ci reputiamo persone di valore,  crediamo in noi stessi e ci rispettiamo per quello che siamo. Al contrario, se tale visione è negativa, viviamo nella convinzione di non valere nulla, abbiamo un basso rispetto di noi stessi e la fiducia che riponiamo in noi stessi è pressoché assente.

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Quello che conta è ciò che sentiamo dentro

Le persone con bassa autostima fanno di tutto per sentirsi meglio. Arrivano a spendere una fortuna in abiti firmati o in interventi di chirurgia plastica, si ricoprono di gioielli costosi oppure si truccano in modo eccessivamente vistoso. Accettano i complimenti che vengono fatti loro senza crederci, perché nel loro profondo non credono in loro stesse. Da qui l’importanza di ciò che sentiamo interiormente e di come ci percepiamo.

Le tre facce dell’autostima

Una persona può avere una autostima normale, eccessiva o bassa. Vediamo le caratteristiche ed i pensieri di queste tre tipologie di persona.

Persona con autostima normale:

  • mi piaccio per quello che sono;
  • mi piace piacere, ma sono consapevole del fatto che non posso piacere a tutti;
  • mi accetto per quello che sono: pregi e difetti;
  • ho sbagliato ma non devo sentirmi in difficoltà (critica al comportamento);
  • posso gestire le critiche;
  • mi focalizzo sui miei punti di forza, sui miei pregi;
  • sono una persona positiva quindi penso positivo;
  • sono una persona indipendente.

Persona con autostima eccessiva:

  • sono perfetto;
  • devo piacere a tutti e, se c’è qualcuno a cui non piaccio, quella persona sbaglia e mi giudica male;
  • ho soprattutto pregi;
  • non sbaglio;
  • le critiche che mi vengono mosse sono sbagliate;
  • sono una persona positiva e le cose devono andarmi necessariamente bene;
  • non ho bisogno di nessuno a parte me.

Persona con bassa autostima:

  • non mi piaccio per quello che sono e cerco l’approvazione altrui tentando di compiacere gli altri;
  • ho bisogno di piacere;
  • non mi piace nulla di me;
  • ho sbagliato quindi devo rimproverarmi (critica a sé stessi);
  • le critiche mi distruggono. Le critiche non fanno altro che confermare quanto poco valgo, quanto sono stupido e senza speranza;
  • mi focalizzo solo sui miei punti deboli, sui miei difetti;
  • sono una persona passiva (lascio che gli altri mi calpestino);
  • faccio il prepotente (in questo modo rinforzo la mia bassa autostima);
  • dipendo dagli altri.

Parlando in generale:

  • le persone con autostima normale trattano sé stesse con il giusto livello di autocritica e con gentilezza: questo le fa sentire bene e porta a compiere azioni positive ed al successo;
  • chi ha un eccesso di autostima tende a trattare sé stesso con eccessiva indulgenza e ad abbassare al minimo il livello di autocritica: questo apparentemente lo fa sentire bene, ma lo porta a sovrastimare le proprie capacità ed a deprimersi quando non riesce a raggiungere gli alti risultati che sente di meritare;
  • le persone con bassa autostima tendono a denigrare sé stesse nella convinzione di non essere degne o di non essere mai abbastanza brave per un compito: questo comporta azioni negative, preoccupazione, ansia e circoli viziosi mentali che le porteranno a rendere meno di quanto possano.

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Il legame tra bassa autostima e dialogo interiore

Uno degli scopi principali di questo articolo è quello di far comprendere l’importanza che ricopre il dialogo interiore e dell’influenza che esso ha sugli stati d’animo e sulle azioni compiute. Il dialogo interiore delle persone con bassa autostima abbonda di pensieri negativi quali: “sono assolutamente inutile, senza speranza, stupido, una perdita di tempo”. Questo tipo di dialogo interiore, ovvero negativo, è uno dei maggiori ostacoli per riuscire a vincere la bassa autostima. Le persone con bassa autostima necessitano di interiorizzare nuovi messaggi; messaggi positivi che arricchiscano e nutrano la loro ‘autostima. Acquisire maggiore consapevolezza di sé stessi, sfidando continuamente questo dialogo interiore negativo, è vitale per costruire la propria autostima.

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Autostima e salute

Un basso livello di autostima può essere causa di stress intenso, poiché le persone con scarsa autostima hanno una visione negativa sia di loro stesse che del mondo in cui vivono. Alti livelli di stress possono portare a malattie psichiatriche, come la depressione, ed aumentare il rischio di molte altre patologie, come l’ipertensione arteriosa.

Le radici dell’autostima

Le origini dell’autostima sono da ricercare nell’infanzia. Se si ha la fortuna di avere genitori per i quali il nutrimento dell’autostima è una priorità, il bambino inizia a sviluppare un alto livello di autostima da subito. Al contrario, se il bambino si ritrova a dover crescere  in un ambiente dove i genitori o le persone che si prendono cura di lui non sono in grado di nutrire la sua autostima, egli inizierà a sviluppare una scarsa fiducia in sé stesso . I bambini con un elevato livello di autostima sono amati in modo incondizionato come  individui unici, con i loro pregi e difetti. È in questo modo che sviluppano quelle che potremmo definire le abilità di “auto-nutrimento”. I bambini con bassa autostima tendono ad essere amati in modo condizionato, ovvero solo nel momento in cui fanno qualcosa di buono o quando raggiungono un obbiettivo. Ecco perché non sono in grado di apprendere le abilità di “auto-nutrimento”.

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Le persone con bassa autostima necessitano di approvazione

Le persone la cui stima non è stata debitamente alimentata durante i primi anni dell’infanzia sono bramose di approvazione, desiderose di compiacere, dipendono dalle opinioni altrui e sono vulnerabili alle critiche. Possono arrivare a trascorrere la loro vita tentando di ricevere amore incondizionato facendo qualcosa di buono o raggiungendo obiettivi.

Accrescere la bassa autostima

Accrescere la bassa autostima può sembrare un obbiettivo difficile da raggiungere, poiché esso comporta l’attuazione di un percorso che va a scandagliare e scombussolare il nostro mondo interiore. È necessario ricercare l’origine dei pensieri negativi che abbiamo su noi stessi e sradicarli. Una volta compiuto questo passo è necessario “piantare” pensieri nuovi e salutari che necessitano di essere coltivati per poter diventare solidi e vigorosi. I semi non diventano fiori meravigliosi se non ricevono cure amorevoli e attenzione. Esistono persone che possono indirizzarci verso la giusta direzione, ma spetta a noi piantare semi salutari e coltivarli affinché diventino un mirabile fiore. Accrescere la fiducia in sé stessi aumenta positivamente l’autostima.

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Un diario personale

Potreste provare a tenere un diario dove annotare i vostri sviluppi personali:

  • Annotate le azioni che potete intraprendere per continuare ad implementare la vostra autostima;
  • Fate una lista delle persone con le quali volete complimentarvi. Pianificate cosa dire, ditelo e annotate in che modo il complimento è stato ricevuto;
  • Fate una lista completa di tutte le vostre qualità e ogni giorno di fronte ad uno specchio ditele ad alta voce usando “io” prima di ogni affermazione. Per esempio:
    • “Io sono una persona piacevole”;
    • “Io sono una persona responsabile”;
    • “Faccio bene ad esprimere le mie opinioni”;
    • “Faccio bene ad essere me stesso”;
    • “Io merito di essere felice”;
    • “Io credo in me stesso”;
    • “Io valgo”.

Se credi di avere un problema di bassa autostima ed hai bisogno di supporto, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a gestire e superare questa situazione.

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Colleghi le donano le ferie per stare con la figlia malata: morta la bimba di 6 anni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DONANO FERIE FIGLIA MALATA MORTA 6 ANNI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgNicole non ce l’ha fatta: la piccolina si è spenta il giorno della vigilia di Natale tra le braccia della mamma nella loro casa di Marostica (Vicenza). La bimba di sei anni era affetta da tetraparesi spastica e la sua storia aveva commosso il Paese dopo che, qualche settimana fa, i colleghi della mamma avevano deciso di donarle le loro ferie per consentire alla donna di stare accanto alla figlia. Le condizioni di Nicole si sono aggravate a settembre, con il ricovero della bimba in terapia intensiva all’ospedale di Padova. Poi il ritorno a casa, sulle colline di Marostica, nonostante le sue condizioni fossero ancora gravi. A dicembre, a complicare la situazione ci si è messo il lavoro dei genitori: i due si sono trovati senza ferie e permessi mentre la piccola aveva costante bisogno della loro assistenza, giorno e notte. Ed è qui che è successo un piccolo “miracolo di Natale” che ha commosso il Paese.

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Il gesto dei colleghi della mamma
I colleghi della mamma, Michela Lorenzin, 34enne dipendente della Brenta Pcm di Molvena, hanno deciso di aiutarla. Si sono uniti e le hanno regalato le loro ferie, dieci mesi in tutto. “Molti li conosco soltanto di vista, eppure hanno saputo fare un gesto di puro altruismo, arrivando a rinunciare, per me, a un po’ del tempo che invece avrebbero potuto trascorrere con le loro famiglie”, raccontava Michela al Corriere del Veneto. “Questo Natale è magico, ricevo cosi tanta solidarietà da tante persone”, scriveva il 22 dicembre su Facebook. Solo due giorno dopo, la sua Nicole si sarebbe spenta. E’ proprio Michela, il giorno di Natale, ad annunciarlo in un post: “Ieri sera io e Nicole nel nostro abbraccio di arrivederci. Ti amerò per sempre, un giorno ci incontreremo”.

Tante volte pensiamo di essere sfortunati perché non ci possiamo permettere l’ultimo modello di cellulare o di borsa. La realtà è che le cose importanti della vita, come la salute di un figlio, le diamo per scontate e non lo sono affatto. Fermiamoci un attimo e riflettiamo sulle cose belle che abbiamo – e che altri non hanno – piuttosto che su quelle che vorremmo.

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Le 5 cose che indicano che stai con qualcuno che ti farà sicuramente soffrire

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COSE STAI QUALCUNO TI FARA SOFFRIRE   Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgNon tutti i rapporti sono “rose e fiori”: alcuni ci regalano più sofferenza che gioia, eppure rimaniamo dentro la storia, senza voler davvero uscirne. Chi vive una relazione dolorosa rinuncia alla sua vita centimetro dopo centimetro man mano che si lascia imprigionare dalla relazione. Inizialmente chi arreca sofferenza desiste dal mostrare il proprio lato insano ed oppressivo al fine di guadagnare la fiducia e l’amore del partner: tutto sembra andar bene, finché le carte si scoprono ed il partner si rivela per quello che è, ma ormai è troppo tardi per uscire facilmente dal rapporto. Spesso le relazioni che fanno star male sono storie d’amore molte intense e passionali. I partner “carnefici”, uomo o donna che siano, sono carismatici, attenti, devoti. Nel momento in cui l’oppressore mette alla prova limiti e confini del partner, è molto facile che quest’ultimo si senta insicuro e alla ricerca di scuse e giustificazioni.
I segnali per riconoscere relazioni che arrecano tanta sofferenza esistono ma non sempre si riconoscono o si accettano facilmente. Ecco di seguito sei segnali tra i più comuni.

1. Bruciare le tappe

Il segnale più difficile da accettare è l’eccessiva velocità che segna l’evolversi della relazione. Lei vuole vederlo tutte le sere. Lui vuole andare a convivere dopo un mese. Il partner può convincervi del fatto che siete fatti l’uno per l’altro, che il vostro è amore a prima vista, che siete anime gemelle e di tantissime altre cose esageratamente romantiche. Purtroppo, accettare un atteggiamento simile equivale a concedere campo fertile per far guadagnare al partner il controllo totale sulla tua vita.

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2. Aspettative irrealistiche

Man mano che le cose vanno avanti e che la storia si fa sempre più seria, vediamo sorgere nuovi segnali. Tra questi, la scoperta di aspettative irrealistiche da parte dei partner. Se il partner “carnefice” è l’uomo potrebbe ad esempio voler una famiglia stile “Mulino Bianco”, perfetta, d’altri tempi: è lui a lavorare ed è lei a doversi occupare delle faccende domestiche e se la cena non è bella e pronta sul tavolo quando rincasa, allora sono problemi. Se il partner carnefice è la donna, potrebbe voler un uomo perfetto, dolce, amorevole, sexy, comprensivo, che le capisca sempre e comunque… Le aspettative non realistiche sono tra i principali segnali che la storia non andrà da nessuna parte: siamo umani, abbiamo dei difetti, teniamolo sempre a mente!

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3. Ipersensibilità e gelosia

Un altro segnale è l’ipersensibilità del partner che può tradursi in gelosia e in reazioni eccessive a piccole cose: commenti, scherzi o problemi di poco conto. I carnefici uomini spesso hanno una bassa autostima e tendono a prendere tutto personalmente. Si sentono insultati facilmente o sostengono che il mondo ce l’ha con loro non appena incontrano una piccola battuta d’arresto. Se provate a esprimere un minimo di disaccordo, anche banale, lo interpretano come un insulto personale o vi considereranno una persona terribile e incapace Spesso tutto questo segue una serie di regole con due pesi e due misure. Se lei lancia occhiatine agli altri uomini, vuol dire che non trova più il suo partner attraente e lo tradisce. Al contrario, se lo becca a guardare un’altra donna, lo chiama pervertito e l’accusa di cose terribili che lui non commetterebbe mai. Il rapporto rischia di distruggersi anche quando è la donna ad essere gelosa in maniera esagerata: se basta che l’uomo abbia tra i contatti Facebook una ragazza a voi sconosciuta per scatenare una lite furibonda, il vostro rapporto è destinato a durare ben poco.

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4. Isolamento imposto

L’isolamento imposto inizia con il carnefice che critica, mette in discussione e mostra atteggiamenti sgraditi nei confronti degli amici più stretti e delle interazioni sui social network. Questi faranno di tutto per farvi sentire in colpa di voler trascorrere del tempo con amici e parenti costringendovi indirettamente ad un isolamento sociale autoimposto: uno dei due componenti della coppia potrebbe ad esempio cercare di evitare di uscire una sera con le sue amiche o amici per non fare indispettire il partner e per paura della sua reazione. Autoimporsi l’isolamento per non infastidire il proprio partner è uno dei principali segnali che il rapporto è malsano e vi farà soffrire.

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5. Atteggiamenti aggressivi nei confronti degli altri

Questi segnali non solo sono presenti nell’atteggiamento che il carnefice ha verso il partner, ma anche nella maniera in cui il carnefice tratta gli altri. Se il cameriere porta il vino sbagliato, ne farà una scenata e vorrà parlare con il responsabile. Se qualcuno lo urta camminando per strada, inizierà a inveire proferendo ogni tipo di oscenità, anche se è stato a mala pena sfiorato. I carnefici hanno un carattere pessimo e inizialmente fanno di tutto per nasconderlo al partner, ma non riescono a fare lo stesso con gli altri: fate attenzione a come trattano gli estranei e forse riuscirete a capire che la sua è solo una maschera per ingabbiarvi.

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Come comportarsi con un carnefice?

Se ritenete che alcuni di questi segnali interessino la vostra relazione, non significa che necessariamente il vostro partner sia un “carnefice”. Tuttavia, se notate la presenza di più segnali o lo sviluppo di un modello comportamentale opprimente, allora dovreste iniziare a preoccuparvi. In questo caso il mio primo consiglio è quello di affrontate il problema parlandone con persone di fiducia esterne alla coppia, che conoscono bene voi ed il vostro partner. Nel caso in cui invece il partner vi stia facendo oggettivamente soffrire, affrontate direttamente il discorso con lui e con un professionista della salute.

Se credi di avere dei problemi con il tuo partner e non riesci a gestire da sola questa situazione, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a superare questo momento difficile.

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Auguri di buone feste da Medicina OnLine!

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma AUGURI DI BUONE FESTE NATALE 2016 Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgA tutti voi lettori ed ai vostri cari, un augurio di liete festività, che possiate passarle in serenità in compagnia di chi amate!

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Black Mirror, recensione dell’episodio San Junipero: la vita infinita dopo la tua morte

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BLACK MIRROR SAN JUNIPERO RECENSIONE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgBlack Mirror è una delle mie serie televisive preferite, giunta alla terza stagione. Per chi non la conosce, il fulcro centrale di questa serie è rappresentato dalla distopia, cioè la descrizione di una immaginaria società altamente indesiderabile o spaventosa, spesso ambientata nel futuro: esattamente l’opposto dell’utopia. Per quel che mi riguarda le distopie mi hanno sempre affascinato. Sia perché il mondo è cattivo e non buono quindi non sopporto molto le storie ed i finali felici, sia perché mi fanno riflettere sulla società attuale che – a pensarci bene – è già una delle peggiori e grottesche distopie possibili, solo che – come avviene in tutte le distopie – ci siamo arrivati in maniera talmente graduata che ormai siamo assuefatti senza rendercene condo ad ogni genere di assurdità ed atrocità.
In Black Mirror la società è divorata dagli schermi neri (del cellulare, dei pc… proprio in questo momento anche tu mi leggi sul tuo black mirror), dai social media e dalla tecnologia in generale, che Charlie Brooker ha immaginato in modo vivido e agghiacciante. Una fantascienza che non è fantascienza, perché – se non è già tra noi – è sintomo o metafora di qualcosa che permea le nostre vite, in maniera così insopportabile da non poterne più fare a meno. Questa premessa è d’obbligo, mentre mi accingo a recensire il quarto episodio dell’ultima stagione (la terza) da poco rilasciata, perché San Junipero è per assurdo l’episodio più distopico di Black Mirror, ma anche quello che fotografa la distopia meno negativa.

Da qui in poi sono presenti SPOILER che vi rovineranno inevitabilmente la visione dell’episodio, il mio consiglio è quello di vederlo e solo dopo continuare la lettura.

A differenza di altri episodi, anche piuttosto didascalici, sui mali che la tecnologia e i social media hanno generato nella società post moderna, San Junipero ci apre una finestra sul tema della vita dopo la morte, raccontandoci di come in un futuro prossimo gli uomini abbiano sfruttato la tecnologia per risolvere – religione a parte – uno dei tabù più radicati nell’essere umano: la morte. Conosciamo Yorkie (Mackenzie Davis), una ragazza timida e solitaria, e Kelly (Gugu Mbatha-Raw), il suo opposto, in una discoteca. Come spesso avviene in Black Mirror la storia parte con la – per me stupenda – sensazione che qualcosa di importante e destabilizzante sia successo o stia succedendo, senza che noi ne sappiamo nulla. Ci ritroviamo catapultati negli anni ’80 e tra le due ragazze si crea subito una forte connessione e attrazione. Per Kelly è divertimento, voglia di libertà e di lasciarsi andare, mentre il legame immediato tra le due riveste un significato totalmente diverso per Yorkie.

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Mentre viviamo la storia omosessuale delle due, ben presto intuiamo che c’è qualcosa di profondamente strano legato al tempo, fino a capire che esse vivono in una realtà virtuale. La società del futuro ha offerto un limbo o paradiso fittizio per tutte quelle persone malate ed anziane che dalla vita hanno già avuto gioie e dolori o – come nel caso di Yorkie – hanno avuto poco e nulla a causa di un incidente che le ha imprigionate in un corpo paralizzato per quarant’anni. Yorkie e Kelly sono in realtà molto prossime alla morte. Mentre i loro corpi reali muoiono lentamente, le loro menti e coscienze sono assetate di vita. San Junipero è un paradiso che viene offerto in piccole dosi a chi è ancora vivo nella vita reale, per sole cinque ore alla settimana, come fosse una vacanza dalla sofferenza e dalla solitudine della vecchiaia e della malattia, ma al momento della morte sì può decidere di fare il “passaggio”, cioè “trasferirsi” dall’altra parte tenendo per l’eternità la propria coscienza viva nel software. Kelly e Yorkie hanno avuto esperienze di vita diverse e la pensano in modo opposto: Yorkie è tetraplegica da giovane età ed ha quindi perso le vere esperienze, le tappe importanti, Kelly invece ha vissuto una vita piena, a tratti dolorosa, ma conosce la differenza tra una vita vissuta in un software ed una nella realtà tangibile. Una dopo la morte vuole vivere per sempre a San Junipero per avere finalmente una vita, l’altra invece vuole raggiungere i propri cari nell’aldilà di religiosa memoria. I loro destini sono però destinati a restare vicini: i loro corpi in bare contigue, le loro menti in drive adiacenti nella macchina.

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San Junipero apre a riflessioni profonde sulla vita dopo la morte. Brooker non si schiera o giudica violentemente come abbiamo visto in altri episodi di Black Mirror e quest’assenza di giudizio netto viene trasmessa anche allo spettatore. Questo perché quando si parla di morte e di vita dopo la morte, ognuno di noi tende a sospendere il giudizio soggettivo perché si tratta di un momento del tutto particolare della nostra vita. Nonostante la certezza della morte rivesta la vita (nostra e del prossimo) di un significato profondo e valoriale, allo stesso tempo viviamo con il timore e la certezza di non essere più fisicamente presenti. Avere la scelta di restare “da qualche parte” però cambierebbe radicalmente il senso della vita, motivo per cui esistono le religioni da quando esiste l’uomo: per dare un senso a questa esistenza altrimenti finita e fine a sé stessa. Un episodio profondo e per certi versi anche romantico, che non a tutti gli appassionati della serie può piacere, abituati alle perversioni, ai morti, alle punizioni brutali, al cinismo drastico, alla cattiveria pura e selvaggia di alcune puntate. Per me ha rappresentato un’oasi di pace dopo la visione del feroce “Zitto e balla” (Shut up and dance), l’episodio precedente della serie. San Junipero è da rivedere per due volte di seguito, per capire a fondo alcuni particolari disseminati in giro che erano rimasti criptici alla prima visione. Si sviluppa presto nostalgia per le ambientazioni, specie per chi ha 30/40 anni e si ricorda ancora i vestiti ed i videogame degli anni ’80. L’empatia verso Kelly e Yorkie è immediata e naturale, grazie anche alle brillanti interpretazioni di Gugu Mbatha-Raw e Mackenzie Davis, che donano all’episodio la forza e l’autenticità trasmessa dalla sceneggiatura. Black Mirror ancora una volta spiazza. Ma non delude.

“Credo di essere pronta”
“Per cosa?”
“Per affrontare tutto il resto”

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Scegliere di cambiare può fare paura ma può salvarti la vita

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SCEGLIERE CAMBIARE VITA FA PAURA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg

E tu che vuoi fare? Rimanere tutta la vita ad aspettare davanti al bivio?

A tutti è capitato almeno una volta nella vita di aver pensato: e se cambiassi qualcosa nella via vita? E se cambiassi la mia intera vita? Qualcuno ha poi davvero messo in pratica un qualche tipo di cambiamento ma magari dopo un breve periodo di “prova” si sia arreso e abbia recuperato le vecchie abitudini, il che di solito genera molta frustrazione. Cosa è successo? In realtà, noi siamo esseri abitudinari. Non è “colpa” nostra, siamo programmati in questo modo. Il nostro cervello è un risparmiatore d’energia nato, vuole fare il più possibile con il minimo sforzo. Inoltre, non è neppure così negativo, le abitudini permettono di risparmiare tempo ed energia che si possono dedicare a cose più importanti. Ma il problema sorge quando diventiamo vittime di queste abitudini e modi di pensare, quando non lasciamo spazio per il cambiamento. Così terminiamo funzionando con il pilota automatico perennemente inserito e iniziamo a morire lentamente.

Come funzionano le nostre due menti?
Non abbiamo uno, ma due cervelli che lavorano insieme attraverso un cablaggio neurale ascendente e discendente. Esiste un cervello subcorticale, che è più primitivo e utilizza la via ascendente per comunicare con la neocorteccia, che è il livello più alto del cervello ed è collegata al processo decisionale consapevole, al pensiero e all’autocontrollo emotivo. Questo cervello usa il percorso discendente per comunicare con la zona subcorticale.
Pertanto, è come se esistessero due menti che lavorano all’unisono. La mente subcorticale è sempre attiva, più veloce, involontaria e automatica. È motivata da impulsi ed emozioni, si prende cura della nostra routine abituale e guida le nostre azioni quando dobbiamo prendere una decisione nel giro di alcuni millisecondi.
La neocorteccia è più lenta perché funziona in modo volontario. Il suo compito è quello di assecondare la routine, silenziare gli impulsi emotivi, apprendere nuovi modelli, delineare progetti e prendere decisioni delle quali abbiamo soppesato, più o meno, i pro ed i contro.
La cosa interessante è che ogni volta che dobbiamo imparare qualcosa di nuovo si attiva la neocorteccia. Ma nella misura in cui iniziamo a padroneggiare la nuova attività, per una mera questione di economia energetica, la bilancia comincia a inclinarsi verso la parte discendente. Così, quanto più ripetiamo una determinata routine, tanto più la neocorteccia si scollegherà e si attiverà la zona subcorticale. Il cervello funziona in questo modo per risparmiare energia. Con questa distribuzione dei compiti, il cervello tenta di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Naturalmente, non è qualcosa di negativo, al contrario, in questo modo vengono liberate il resto delle nostre risorse cognitive. Infatti, il sistema automatico lavora abbastanza bene per la maggior parte del tempo, ma ha anche delle “debolezze”. Le nostre emozioni, motivazioni e pregiudizi, causano inclinazioni e disallineamenti di cui non ci rendiamo conto. Pertanto, se di tanto in tanto non attiviamo la neocorteccia, corriamo il rischio di rimanere bloccati nella zona di comfort creata dal nostro cervello.

Scegliere il cambiamento può fare paura ma e imprescindibile
Il cambiamento implica innovazione, e tutti i nuovi stimoli passano prima al vaglio della zona subcorticale. Tuttavia, quando la nostra mente ha funzionato troppo a lungo su base abitudinaria, questo cambiamento genera una risposta d’allarme. L’amigdala lo considera un pericolo che va a destabilizzare l’equilibrio raggiunto, così lancia l’allarme. Se non siamo in grado di superare questa fase resteremo paralizzati, sopraffatti dalla paura. Resteremo bloccati nella nostra zona di comfort, dove ci sentiremo più comodi, ma prima o poi, quando il mondo cambierà, ci renderemo conto che non siamo stati in grado di adattarci e cambiare le nostre abitudini. Ed è proprio in quel momento che la nostra zona di comfort diventerà un posto scomodo nel quale ci sentiremo a disagio. Pertanto, è importante non fare troppo affidamento sulla nostra zona subcorticale e mantenere attiva la nostra neocorteccia. Ciò significa che dobbiamo:

  • Sviluppare l’attenzione piena, diventare più consapevoli di ciò che abbiamo intorno a noi, delle nostre abitudini, pensieri ed emozioni.
  • Cercare le novità e vivere nuove esperienze, in modo tale che il cervello subcorticale non abbia paura di tutto ciò che è nuovo.
  • Riflettere sulle nostre abitudini e credenze, chiedendoci se sono ancora funzionali o hanno perso la loro ragion d’essere.

Il segreto per cambiare è semplice: prendere la decisione con la nostra neocorteccia, e quindi coinvolgere la zona subcorticale, in modo tale che la sua funzione si limiti a mantenerci motivati. Farlo è più facile quando comprendi che queste paure, insicurezze e resistenze provengono in realtà dalla parte del cervello che vuole tenerti legato alle vecchie abitudini. Ricorda che solo quando hai il coraggio di fare ciò che non fai di solito otterrai dei risultati diversi, spesso straordinari.

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I 10 consigli per far funzionare una storia d’amore

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CONSIGLI FAR FUNZIONARE STORIA AMORE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgFinchè morte non vi separi pronunciato al termine dello scambio dei voti nuziali suona spesso tanto sinistro quanto anacronistico, perché mai come oggi la fatidica soglia dei sette anni (ovvero, la scadenza entro la quale molti matrimoni entrano in coma irreversibile) appare purtroppo un traguardo irraggiungibile. Se però siete tipi che non mollano e avete deciso di andare avanti «nella buona e nella cattiva sorte» (o almeno di provare a farlo), ricordate che a volte bastano dei piccoli cambiamenti per riportare a nuova vita un rapporto in crisi in modo che una storia d’amore vada ben oltre i famosi 84 mesi, eccone dieci:

1 – Iniziate sempre la giornata con una piccola gentilezza
Chiedersi cosa si possa fare per rendere più felice la giornata dell’altro o dell’altra come primo pensiero del mattino aiuta a concentrarsi sui bisogni del partner, anche se magari dura solo quei primi cinque minuti in cui ci si sveglia. Sempre però meglio che niente.

2 – Ricordatevi che stare insieme non significa essere uguali
Ognuno di noi ha le proprie idee, che non devono necessariamente coincidere con quelle del partner, e come tali vanno sempre rispettate. In altre parole, essere intimi non vuol dire annullarsi l’un l’altro bensì capire come mantenere la propria autonomia, in questo caso anche di pensiero.

3 – Basta preoccuparsi delle rughe
Quando s’invecchia si è spesso spinti a non vedere i segni del tempo sul corpo dell’altro, tanto che molte coppie continuano a guardarsi come se fossero ancora uguali a quando si sono innamorate. Non si sa se il cervello agisca spontaneamente in questo modo né perché lo faccia, ma di certo è una gran bella cosa.

4 – Individuate il vostro “punto di non ritorno”
Ovvero quella circostanza che scatena inevitabilmente la lite, perché così è sempre successo nel passato. Una volta trovata, è infatti più facile evitarla quando si capisce che si è imboccato quella strada: in quel caso, basta stare zitti e non iniziare nemmeno a questionare, perché tanto non si va da nessuna parte.

5 – Non siate solo amanti ma anche amici
Con il passare degli anni la complicità sessuale aumenta e si fa via via sempre più profonda, ma alla fine è l’amicizia che deve prendere il sopravvento su tutto il resto e che deve aiutare a superare le prove più dure. Non a caso si dice che un’amicizia duratura sia la base di un matrimonio solido.

6 – Circondatevi di coppie felici
Si dice che il successo chiami il successo e lo stesso vale per la felicità: avere attorno persone tristi o litigiose rischia di avere delle ripercussioni negative sulla coppia, che finisce per farsi influenzare da questi comportamenti disfattisti. Meglio dunque stare alla larga da certa gente e preferire i tipi allegri e positivi.

7 – Ripetete all’altro quello che sta dicendo
A volte i litigi o le discussioni nascono perché non si capisce cosa stia dicendo o voglia dire l’altra persona, anche se basterebbe un semplice «cosa intendi?» per chiarire la questione ed evitare malintesi. La soluzione? Ripetete ad alta voce quello che pensate che il partner vi stia dicendo per avere la conferma dal diretto interessato che era proprio quello che intendeva dire.

8 – Dividete i lavori di casa in base alle rispettive capacità
Abitare insieme significa anche essere collaborativi e se uno di voi crede di poter o saper fare meglio una determinata cosa rispetto all’altro, che la faccia e basta.

9 – Fate una pausa
«Fate un passo indietro e vedrete tutto il cielo», dice un proverbio cinese. In altre parole, se state litigando, fermatevi un attimo e cambiate prospettiva: il risultato potrebbe sorprendervi (e farvi smettere di discutere).

10 – Sappiate che c’è sempre qualcosa da imparare
Un matrimonio è una sorta di “lavori in corso” continui, che richiede più impegno di quanto si possa pensare e di cui non si vede mai il punto d’arrivo. Ma alla fine resta comunque un viaggio che vale la pena d’intraprendere, per quanto difficoltoso possa essere.

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Ho donato un rene, ora vivo una vita più piena

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma HO DONATO UN RENE VIVO VITA PIENA  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgUna vita nuova e diversa può iniziare all’improvviso, quando meno te lo aspetti. Fissavo la porta chiusa di Terapia Intensiva. Il cervello di mia cugina Elena, a 42 anni, era stato inondato da una emorragia, ma il suo corpo era sano e forte. Fissavo quella porta, in attesa. I medici uscirono e ricevettero il consenso alla donazione dei suoi organi. All’improvviso la vita delle sue due bambine cambiò per sempre, come altrettanto, all’improvviso, cambiò per sempre la vita di chi ricevette il cuore di Elena, i suoi reni, il suo fegato: in ciascuno di loro prendeva vita una nuova continuità di esistenza, attraverso la concreta espressione di amore che quel dono rappresentava.

Pensando ad Elena, un giorno guardai una ragazza che sapevo sottoporsi alla dialisi tre volte alla settimana e all’improvviso capii: «Io sto bene, ho due reni che funzionano. Se ne dessi uno a quella ragazza, o a chiunque sia nelle sue condizioni, staremmo bene in due». Iniziai così l’iter degli accertamenti. L’esito positivo di ciascuna analisi mi apriva la porta a quella successiva. Fui fortunata, passo dopo passo si aprirono tutte le porte, fino a quella della sala operatoria, ove mi accompagnò il chirurgo che amorevolmente aveva condiviso con me questo cammino.

Mi svegliai dopo l’intervento immaginando il mio rene destro dentro la sua culla, una specie di borsa-frigo in cui riposava ed era alimentato, durante il viaggio necessario per giungere in quell’ospedale che non conoscevo, dove lo attendeva l’equipe di chirurghi che lo avrebbe inserito nel grembo della persona che era stata scelta in base alla compatibilità. Non so chi sia quella persona e non so nulla della sua vita. Ma so la cosa più importante per me: ora stiamo bene in due. E mi piace pensare che questa persona possa vivere le sue giornate e pensare al proprio futuro con ritrovata libertà.

Io credo che nella vita ciascuno possa incontrare tante e tante occasioni per trasformare l’«io» in «noi», perché in tanti modi diversi, durante il proprio cammino, si presenta la possibilità di scegliere di vivere questa trasformazione. Quest’esperienza di donazione di un rene ad una persona sconosciuta ha donato, a propria volta, due significati alla mia vita: il primo è la ragione stessa di esistere, in quanto manifestazione del senso di «comunità»; il secondo è l’aver dato alla luce una vita nuova, quella che ha davanti a sé la persona sconosciuta che porta in grembo il mio rene.
Mi chiamo Paola.

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