Differenza ghiandole eccrine ed apocrine

MEDICINA ONLINE CLASSIFICAZIONE GHIANDOLE ESOCRINE ENDOCRINE ANFICRINE ORMONI SECRETO SIEROSE MUCOSE MISTE MEROCRINE APOCRINE OLOCRINE ECCRINE PARIETALI TUBULARI GLOMERULARI SEMPLICI COMPOSTE ACINOSE ALVEOLARILe ghiandole sudoripare sono ghiandole esocrine tipiche dei mammiferi. Esse partecipano principalmente alla regolazione della temperatura corporea mediante l’emissione del sudore, ma i loro compiti non si limitano a questo. Si distinguono due tipi di ghiandole sudoripare:

  • le ghiandole sudoripare eccrine, presenti su tutta la superficie cutanea e particolarmente concentrate nelle ascelle, sulla fronte, palmo delle mani e pianta dei piedi, mentre sono assenti a livello di glande, clitoride, superficie interna del prepuzio, piccole labbra e faccia interna del padiglione auricolare. Le ghiandole eccrine sono in numero variabile tra 2 e 5 milioni per individuo e producono un sudore incolore e pressoché inodore che, con la sua evaporazione, impedisce un eccessivo aumento della temperatura corporea.
  • le ghiandole sudoripare apocrine, presenti solo in alcune zone: ascelle, areole mammarie, regione inguinale e perineale. Sono più numerose nella donna rispetto all’uomo e le persone di colore ne possiedono circa tre volte tanto rispetto ai caucasici. Le ghiandole apocrine producono, a partire dalla pubertà, un sudore bianco-giallastro e di odore pungente, la cui funzione (più nell’animale che nell’essere umano) è quella di stimolare, con il suo odore, l’interesse sessuale. Un’eccessiva produzione di questo tipo di sudore può generare odori sgradevoli e creare problemi nei rapporti interpersonali. Molte delle ghiandole presenti nel corpo umano sono ghiandole apocrine modificate (ad esempio la ghiandola mammaria, le ghiandole perinali, le ghiandole ceruminose auricolari e le ghiandole di Moll delle palpebre).

Le ghiandole sudoripare eccrine producono ininterrottamente piccolissime
quantità di sudore (circa 400 mg al minuto) di cui non riusciamo ad accorgerci perché evapora subito anche a temperatura ambiente: si parla di perspiratio insensibilis.
L’eliminazione di liquidi attraverso la pelle (traspirazione cutanea) consente di disperdere con l’evaporazione una quantità di calore pari a 15 kcalorie all’ora, se la traspirazione è “insensibile”, ma che può aumentare quando la sudorazione si fa evidente, sotto forma di goccioline di sudore che fuoriescono dai pori. In questo caso, si parla di perspiratio sensibilis, perché la traspirazione cutanea è ben visibile. La produzione di sudore eccrino non è continua, ma dipende da diversi stimoli che influenzano anche le regioni in cui avviene la produzione stessa. Il caldo, per esempio, provoca una sudorazione prevalentemente sulla fronte, sul collo, sul dorso, sul torace e sul dorso delle mani. Stimoli emozionali riguardano invece le regioni delle ascelle, lati del tronco, nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi. In 24 ore può essere prodotta una quantità variabile di sudore, che può arrivare anche a 10-12 litri. L’attività delle ghiandole è controllata dall’ipotalamo e le fibre nervose efferenti per le cellule sercernenti sono colinergiche, mentre sono adrenergiche per le cellule mioepiteliali.

Le ghiandole eccrine prendono il nome dal tipo di secrezione che operano, cioè eccrina. Essa prevede la secrezione del solo prodotto delle cellule, tramite trasporto attivo e diffusione, con la caratteristica peculiare di non accumulare il proprio secreto. Si differenziano dalle ghiandole sudoripare apocrine che partecipano alla secrezione con parte della membrana apicale e del citoplasma.

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Differenza tra ghiandola esocrina ed endocrina con esempi

MEDICINA ONLINE CLASSIFICAZIONE GHIANDOLE ESOCRINE ENDOCRINE ANFICRINE ORMONI SECRETO SIEROSE MUCOSE MISTE MEROCRINE APOCRINE OLOCRINE ECCRINE PARIETALI TUBULARI GLOMERULARI SEMPLICI COMLe ghiandole presenti nel nostro corpo sono un insieme organizzato di cellule specializzate nel produrre e secernere una o più particolari sostanze. Alcune ghiandole sono così piccole da poter essere viste solo al microscopio; altre, come il fegato e il pancreas, sono dei veri e propri organi. Esistono due tipi di ghiandole: endocrine ed esocrine.

  • Le ghiandole endocrine (o a secrezione interna): liberano i loro prodotti, ad esempio gli ormoni, nel circolo sanguigno. Esempi di ghiandola endocrina sono: l’ipofisi, il pancreas endocrino, il timo, la tiroide, il fegato endocrino, le paratiroidi e le ghiandole surrenali.
  • Le ghiandole esocrine (o a secrezione esterna): liberano i loro prodotti al di fuori del corpo o all’interno del tubo gastroenterico. Esempi di ghiandola esocrina sono: il fegato esocrino; il pancreas esocrino; la mammella; le ghiandole salivari; le lacrimali; le sebacee; le sudoripare.

Quando una ghiandola è sia endocrina che esocrina, prende anche il nome di ghiandola anficrina, ad esempio il fegato è una ghiandola extramurale anficrina dal momento che possiede sia una secrezione endocrina che esocrina. Altro esempio di ghiandola anficrina è il pancreas che possiede una porzione esocrina che secerne succo pancreatico nel tubo digerente (contenente enzimi come tripsinogeno, lipasi, amilasi, e fosfolipasi importanti per la digestione) ed una porzione endocrina che secerne gli ormoni insulina, glucagone e somatostatina nel sangue, importanti per il mantenimento della corretta glicemia.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra enzimi ed ormoni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COENZIMA Q10 DOVE SERVE DOSAGGI Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina GluteiCon il termine “enzima” (in inglese “enzyme“) in campo medico si identifica un catalizzatore dei processi biologici (biocatalizzatore). Quasi tutti gli enzimi sono proteine, solo una minoranza sono “ribozimi”, cioè enzimi a RNA. Essendo un catalizzatore, un enzima ha funzione di aumentare la velocità di una reazione chimica diretta e inversa (dal composto A al composto B e viceversa), senza intervenire sui processi che ne regolano la spontaneità. In altre parole, gli enzimi agiscono dal punto di vista cinetico senza modificare la termodinamica del processo. Un enzima facilita una reazione attraverso l’interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. Dopo che la reazione è avvenuta, il prodotto viene allontanato dall’enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova (l’enzima non viene infatti consumato durante la reazione).

Gli ormoni sono invece sostanze sintetizzate e secrete da cellule, le quali esercitano un’azione oligodinamica (cioè in concentrazioni infinitesime e senza effetti energetici o plastici diretti) su cellule bersaglio situate a distanza variabile. La loro funzione è quindi quella di fungere da messaggeri che “informano” le cellule bersaglio, raggiungendole per diffusione diretta, se sono vicine, oppure attraverso la corrente sanguigna se sono distanti. Le cellule bersaglio, a loro volta, sono sensibili a un certo messaggio ormonale in quanto, e soltanto se, posseggono specifici recettori di membrana per quell’ormone. In generale, dal punto di vista chimico gli ormoni sono proteine o brevi catene di amminoacidi o molecole derivate da un amminoacido oppure hanno la struttura cosiddetta steroidea (come la molecola del colesterolo, da cui derivano).

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Ghiandole salivari ingrossate: sintomi, cause, come si curano

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Le ghiandole salivari producono un litro circa di saliva ogni giorno. La saliva svolge un ruolo importante nella lubrificazione della bocca, favorisce la deglutizione, contrasta la proliferazione di agenti microbici nel cavo orale e contribuisce alla digestione del cibo. Le tre principali coppie di ghiandole salivari sono: le parotidi, le sottomandibolari, le sottolinguali.
In presenza di un problema a carico delle ghiandole salivari o dei suddetti dotti, è possibile l’insorgenza di sintomi quali gonfiore delle ghiandole salivari, secchezza delle fauci, dolore, febbre e drenaggio di gusto sgradevole in bocca.

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Cause di ingrossamento delle ghiandole salivari
Esistono molti problemi differenti in grado di interferire con la funzionalità delle ghiandole salivari od ostruire i dotti compromettendo il regolare drenaggio salivare. Quelli che andremo ad elencare qui di seguito sono alcuni dei problemi più comuni delle ghiandole salivari:

  • Calcoli salivari o scialoliti (scialolitiasi). Sono la causa più comune di gonfiore a carico delle ghiandole salivari. Si tratta di accumuli di depositi di saliva cristallizzata. Talvolta, i calcoli salivari possono arrivare ad ostruire il flusso salivare. Quando la saliva non è in grado di fuoriuscire attraverso i dotti, reflua nella ghiandola causando dolore e gonfiore. Il dolore in genere è intermittente, viene percepito ad una sola ghiandola e si aggrava in modo progressivo. Se l’ostruzione non viene risolta, la ghiandola rischia di infettarsi.
  • Infiammazione delle ghiandole salivari o scialoadenite. L’infezione batterica delle ghiandole salivari, più comunemente delle ghiandole parotidi, può insorgere in presenza di ostruzione a carico dei dotti presenti nella bocca. La scialoadenite crea una protuberanza dolorosa nella ghiandola e un drenaggio purulento di sapore sgradevole nella bocca. La scialoadenite è più comune negli adulti più anziani che presentano calcoli salivari, ma può insorgere anche nei neonati durante le prime settimane dopo la nascita. Se non trattate, le infezioni delle ghiandole salivari possono causare forte dolore, febbre alta e ascesso.
  • Infezioni. Le infezioni virali (come parotite, influenza e altre) possono causare gonfiore a carico delle ghiandole salivari. Il gonfiore interessa le ghiandole parotidi ad entrambi i lati del viso, conferendo al paziente un aspetto del viso particolare. Il gonfiore delle ghiandole salivari è comunemente associato alla parotite e si verifica in circa il 30%-40% delle infezioni da parotite. In genere, ha inizio 48 ore circa dopo l’insorgere di altri sintomi, quali febbre e mal di testa. Altre malattie virali che causano gonfiore a carico delle ghiandole salivari includono il virus di Epstein-Barr (EBV), citomegalovirus (CMV), Coxsackie virus e il virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Le infezioni batteriche in genere causano un gonfiore unilaterale. Altri sintomi, come febbre e dolore, accompagneranno tale gonfiore. In genere, i batteri responsabili sono quelli normalmente presenti nella bocca, così come i batteri stafilococco. Queste infezioni colpiscono con maggiore frequenza la ghiandola parotide. Disidratazione e malnutrizione aumentano il rischio di contrarre una infezione batterica.
  • Cisti. Lo sviluppo di cisti nelle ghiandole salivari può verificarsi nel caso in cui lesioni, infezioni, tumori o calcoli salivari ostruiscano il flusso salivare. Alcuni bambini nascono con cisti nella ghiandola parotide a causa di un problema nello sviluppo delle orecchie. Può apparire come una vescicola o un’area morbida rialzata. Le cisti possono interferire con normali attività, come mangiare e parlare.
  • Tumori. Diverse tipologie di tumori possono colpire le ghiandole salivari. Possono essere maligni o benigni. I due tumori più comuni sono adenoma pleomorfo e tumore di Warthin. L’adenoma pleomorfo colpisce più comunemente le ghiandole parotidi, ma può interessare anche la ghiandola sottomandibolare e le ghiandole salivari minori. Il tumore di solito è indolore e si sviluppa lentamente. L’adenoma pleomorfo è di natura benigna ed è più comune nelle donne che negli uomini. Anche il tumore di Warthin è benigno e colpisce la ghiandola parotide. Può svilupparsi su ambedue i lati del viso e colpisce più gli uomini che le donne. Sebbene la maggior parte dei tumori delle ghiandole salivari sia benigna, alcuni di essi possono essere tuttavia maligni. Le neoplasie maligne includono carcinoma mucoepidermoide, carcinoma adenoide cistico, adenocarcinoma, adenocarcinoma polimorfo a basso grado e tumore misto maligno.
  • Sindrome di Sjögren. Si tratta di una malattia cronica autoimmune in cui le cellule del sistema immunitario attaccano le ghiandole salivari e altre ghiandole esocrine, causando l’insorgenza di secchezza delle fauci e secchezza oculare. Circa la metà dei soggetti affetti da questa sindrome presenta anche un ingrossamento delle ghiandole salivari su ambedue i lati della bocca, in genere indolore.

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Trattamento delle ghiandole salivari ingrossate
Il trattamento dei problemi delle ghiandole salivari dipenderà dalla causa. In caso di calcoli e altre ostruzioni a carico dei dotti, il trattamento spesso ha inizio con misure quali rimozione manuale dei calcoli, impacchi caldi o caramelle acide per aumentare il flusso salivare. Se tali semplici misure non dovessero alleviare il problema, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere l’ostruzione e/o la ghiandola colpita.
La chirurgia di solito è necessaria per rimuovere tumori benigni e maligni. Alcuni tumori benigni vengono trattati mediante radioterapia per evitare che possano ripresentarsi. Alcune neoplasie maligne richiedono l’impiego di radioterapia e chemioterapia. Il ricorso alla chirurgia può essere necessario anche in caso di cisti di grandi dimensioni.
Altri problemi possono essere trattati mediante terapia farmacologica. Per esempio, le infezioni batteriche vengono trattate con gli antibiotici. I farmaci possono essere prescritti anche in caso di secchezza delle fauci.

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Ghiandole salivari: anatomia e funzioni in sintesi

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Funzioni delle ghiandole salivari
Le ghiandole salivari producono un litro circa di saliva ogni giorno. La saliva svolge un ruolo importante nella lubrificazione della bocca, favorisce la deglutizione, contrasta la proliferazione di agenti microbici nel cavo orale e contribuisce alla digestione del cibo.

Le tre principali coppie di ghiandole salivari maggiori sono:

  • ghiandole parotidi (localizzate nella parte interna delle guance);
  • ghiandole sottomandibolari (localizzate nel pavimento della bocca);
  • ghiandole sottolinguali (localizzate sotto la lingua).

Esistono anche altre centinaia di ghiandole salivari minori nella bocca e nella gola, che contribuiscono ai processi digestivi promossi dalle ghiandole salivari maggiori. La saliva drena nella bocca attraverso dotti escretori, detti dotti salivari. In presenza di un problema a carico delle ghiandole salivari o dei suddetti dotti, è possibile l’insorgenza di sintomi quali gonfiore delle ghiandole salivari, secchezza delle fauci, dolore, febbre e drenaggio di gusto sgradevole in bocca.

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Ghiandole parotidi
Possediamo due ghiandole parotidi, una di destra ed una di sinistra. La ghiandola parotide è una ghiandola a secreto puramente sieroso, è la più voluminosa delle ghiandole salivari maggiori, pesa circa 25 – 30 grammi, presenta forma irregolare e lobulata, è di colore giallo grigiastro e di aspetto simile al tessuto adiposo. Si trova nella loggia parotidea, posizionata nella regione retromandibolare e precisamente tra il margine posteriore del ramo della mandibola anteriormente, il margine anteriore del muscolo sternocleidomastoideo posteriormente e l’articolazione temporomandibolare cranialmente.
Si distinguono nella parotide un corpo e due prolungamenti: anteriore e mediale o faringeo. Il corpo mostra una forma irregolarmente prismatico – triangolare con diverse facce ed estremità. Sotto il punto di vista strutturale la parotide è una ghiandola lobulare tubulo – acinosa composta, cioè composta da tante piccole e circoscritte aree parenchimali, i lobuli, da unità secernenti o adenomeri di forma sferoidale, gli acini, e da un sistema di dotti escretori, i tubuli. I lobuli sono delimitati da setti che si dipartono dalla superficie profonda della capsula che riveste la ghiandola, tali setti sono anastomizzati tra di loro e costituiscono lo stroma di sostegno dell’organo e il sistema di supporto di vasi, nervi e condotti escretori. Gli acini sono composti da aggregati cellulari disposti a formare un unico strato che formano nel complesso sferette cave rivestite da una membrana basale propria e circondate da una ricca rete di capillari. Il sistema escretore è costituito da un insieme i condotti distinti in intralobulari ed extralobulari; gli intralobulari sono divisi a loro volta in dotti intercalari e dotti striati o salivari, gli extralobulari sono invece raggruppati in condotti interlobulari, interlobari e dotto di Stenone. L’intero sistema escretore con gli acini annessi assume una configurazione tridimensionale assai simile ad un grappolo d’uva.
La vascolarizzazione della parotide è assicurata dalla carotide esterna, dall’arteria trasversa della faccia e dall’arteria auricolare posteriore. Tali vasi all’interno dell’organo si suddividono in numerosi rami che decorrono lungo i dotti escretori interlobari e interlobulari. Il deflusso venoso viene svolto dalla vena retromandibolare. L’innervazione sensitiva è assicurata dal nervo trigemino tramite il suo ramo auricolo temporale, l’innervazione eccitosecretrice arriva da fibre parasimpatiche originate dal nucleo salivatorio inferiore (glossofaringeo) che vi giungono attraverso l’auricolo temporale.

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Ghiandole sottomandibolari
Possediamo due ghiandole sottomandibolari, la destra e la sinistra. La ghiandola sottomandibolare presenta un corpo, di grandezza e forma di una mandorla, situato in una loggia osteofibrosa chiamata loggia sottomandibolare e un prolungamento superiore disposto al di sopra della doccia dei muscoli miloioidei nel contesto della sottomucosa del pavimento della cavità orale. Tale prolungamento si continua con il dotto di Wharton che decorre medialmente alla ghiandola sottolinguale e va a sboccare in corrispondenza delle caruncole linguali.
È una ghiandola mista con adenomeri costituiti per il 90% da acini sierosi e 10% da acini mucosi a fondo cieco in parte avvolti in semilune sierose conosciute come semilune del Giannuzzi. Gli acini sono composti da aggregati di cellule che si dispongono a formare un unico strato che nel complesso porta alla formazione di sferette cave rivestite da una membrana basale propria e circondate da una ricca rete di capillari; questa conformazione è molto simile a quella della parotide ma differisce per alcuni dettagli ultrastrutturali e, in particolare, per la conformazione dei granuli che mostrano al loro interno una zona più elettrondensa di forma lenticolare che corrisponde ad un diverso contenuto. Infatti, oltre alla proteina PRP tipica dei granuli parotidei, sono presenti diversi enzimi quali l’amilasi, la lattoferrina e la perossidasi. Gli elementi mucosi presentano una struttura piramidale e sono caratterizzati da un esteso reticolo endoplasmatico rugoso, da gocciole di muco e da un apparato del Golgi. Il sistema escretore è costituito da un insieme di condotti distinti in intralobulari ed extralobulari; gli intralobulari sono divisi a loro volta in dotti intercalari e dotti striati o salivari, gli extralobulari sono invece raggruppati in condotti interlobulari, interlobari e dotto di Warthon. Questa struttura è uguale a quella della parotide, con due differenze: la minore lunghezza dei dotti intercalari e il minor spessore del dotto escretore principale.
La ghiandola è irrorata dall’arteria facciale e dalla sottolinguale. L’innervazione è fornita da fibre ortosimpatiche ad azione eccitosecretrice mucosa e vascocostrittrice e da fibre parasimpatiche ad azione eccitosecretrice sierosa e vasodilatatrice di pertinenza del nervo intermedio di Wrisberg.

Ghiandole sottolinguali
Possediamo due ghiandole sottolinguali: la destra e la sinistra.La ghiandola sottolinguale pesa circa 3-5 g ed è situata a ridosso della fossetta sottolinguale della mandibola.
Inferiormente è in rapporto con i muscoli miloioideo e genioioideo, superiormente con la mucosa del pavimento della cavità orale, medialmente col muscolo genioglosso, il nervo linguale e il dotto del Wharton, lateralmente con la mandibola. È una ghiandola salivare mucosa fornita di 10-20 dotti escretori che si aprono indipendentemente nel solco alveolodentale. Talvolta è presente un dotto di dimensioni maggiori detto dotto di Bartolini dal nome dell’anatomista danese Caspar Bartholin che lo ha descritto, essendo però già conosciuto dal naturalista tedesco Augusto Rivino dal quale anche prende il nome (dotto del Rivino), si apre in prossimità del dotto di Wharton. Gli adenomeri misti presentano una conformazione a semiluna, detta a semiluna del Giannuzzi. Le fibre parasimpatiche originano dal nucleo salivare superiore e raggiungono il ganglio sottomandibolare o il ganglio sottolinguale. Le fibre ortosimpatiche provengono dal ganglio cervicale superiore. La vascolarizzazione è fornita dall’arteria sottomentale e le vene fanno capo alla vena linguale. I suoi linfatici fanno capo ai linfonodi sottomandibolari.
La secrezione della ghiandola sottolinguale è prevalentemente mucosa, pertanto essa è classificata come ghiandola mista. Al microscopio ottico, quindi, saranno visibili molte cellule chiare, a secrezione mucosa (i preparati per la colorazione sciolgono il muco glucidico) e poche cellule colorate (quelle a secrezione sierosa).

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Di cosa è fatta la saliva, quanta ne produciamo, a che serve?

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Cos’è la saliva?
La saliva è acqua al 99 %, circa un litro e mezzo al giorno e da sostanze inorganiche: sali minerali (bicarbonato di sodio, potassio e calcio) ed organiche:enzimi (amilasi, mucina, lisozima) ed immunoglobuline

Chi produce la saliva?
E’ prodotta da tre ghiandole:

  • la parotide: la più grande situata sotto l’orecchio (60%),
  • la sottomascellare (30%)
  • la sottolinguale (5%).

Viene continuamente formata (anche dormendo), pur variando in quantità. Aumenta quando è stimolata dal cibo o al pensiero o alla vista o all’odore del cibo che sia ovviamente gustoso. Diminuisce o si arresta se si ha paura o si è particolarmente emozionati.

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A cosa serve la saliva?
La saliva ha molte funzioni, tra cui quello di essere un tampone: il suo pH (normale 6,5 -7,4) per la presenza di calcio, fosfato e fluoro è in grado si neutralizzare gli attacchi degli acidi che porterebbero inevitabilmente al formarsi delle carie ai denti. Inoltre la saliva serve per:

  • Digerire: per mezzo di enzimi come la lipasi, l’amilasi salivare e ptialina. Il cibo masticando, viene impregnato di saliva, e impastato con i movimenti della mascella e della lingua, forma il bolo. L’amilasi è un enzima a pH 7 che, a livello molecolare, frammenta gli amidi (l’amido è presente in pane, pasta, patate, castagne ed altri alimenti vegetali) in maltosio.
  • Proteggere: la saliva protegge l’organismo dai microrganismi introdotti con il cibo, grazie ad un agente antibatterico chiamato lisozima potenziato dalla contemporanea presenza di immunoglobuline (anticorpi).
  • Lubrificare: una proteina (la mucina) che, mescolandosi con l’acqua presente nella saliva, diventa vischiosa e si stratifica dentro la bocca fino alla laringe proteggendole dalle abrasioni che il cibo può procurare e lubrifica il bolo, facilitando la deglutizione(ingoiare) e la fonazione (parlare). Infatti se abbiamo la gola e la bocca secca, facciamo fatica a parlare proprio perché viene a mancare l’azione lubrificante della saliva.
  • Pulire: la saliva e i sali minerali, che passano tra i denti asportano i residui di cibo, sali minerali, bicarbonati di sodio, potassio e calcio.

La saliva è importante perché:

  • mantiene la bocca umettata;
  • favorisce la masticazione, la percezione del gusto e la deglutizione;
  • contrasta i germi presenti nel cavo orale e previene la comparsa di alitosi (alito cattivo);
  • contiene proteine e minerali che proteggono lo smalto dentale e prevengono la formazione di carie e malattie gengivali;
  • contribuisce a mantenere saldo il posizionamento di eventuali protesi dentarie.

Secerniamo saliva specie quando mastichiamo e più mastichiamo, maggiore è la quantità di saliva secreta. Anche succhiare una caramella dura o una caramella per la tosse favorisce la secrezione di saliva.

Quali sono le malattie relative alla saliva?

  • Carie: quando l’ambiente della bocca è troppo acido (pH acido) Per alimenti, per rigurgiti dello stomaco, per presenza di flora batterica alterata.
  • Troppo tartaro: in condizioni di pH troppo basico (alcalino), i sali minerali presenti nella saliva e nel cibo si depositano molto più facilmente per cui la patina batterica (placca batterica) si mineralizza più rapidamente formando il tartaro.
  • Xerostomia: poca saliva. Può dipendere da lesioni o malattie delle ghiandole salivari, da presenza di ostacoli nei condotti che portano la saliva dentro la bocca per es:calcoli, dall’uso di farmaci, da disturbi psicologici, da alcune malattie come gli orecchioni (parotite) e da uno stato di disidratazione generale dell’organismo.
  • Scialorrea o ptialismo: quando la saliva è troppa. Dovuto spesso all’uso di certi farmaci, a malattie neurologiche/psichiatriche, alla gravidanza, quando si mettono per la prima volta dentiere o ponti, a infiammazione della bocca, all’eccesso di tartaro interdentale, a tumori.

Come si curano le malattie relative alla saliva?
Per intervenire efficacemente è necessario capire qual è la causa del problema. Stabilita una corretta diagnosi, si potrà attuare una terapia appropriata con l’aiuto del medico o del dentista.

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Tumore delle ghiandole salivari: sintomi, diagnosi e terapie

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Il tumore delle ghiandole salivari è piuttosto raro e rappresenta meno dell’1% di tutti i tumori umani, il 2% circa dei tumori testa-collo. Secondo le stime più recenti, in Italia è diagnosticato ogni anno un nuovo caso di tumore delle ghiandole salivari negli uomini ogni 100.000 abitanti e meno di uno (0,7) ogni 100.000 abitanti nelle donne. Può comparire a qualsiasi età, ma in genere è raro prima dei 40 anni e nella maggior parte dei casi si sviluppa dopo i 60 anni. Colpisce uomini e donne senza differenze sostanziali (si apprezza solo un lieve aumento di incidenza negli uomini in età più avanzata).

Chi è a rischio
Studiare i fattori di rischio per tumori così rari non è semplice, ma nel caso delle ghiandole salivari si pensa che l’esposizione a radiazioni della zona di testa e collo soprattutto in giovane età (magari per un precedente trattamento medico) possa aumentare il rischio di sviluppare il tumore. Anche alcune esposizioni professionali – che si verificano cioè sul luogo di lavoro – potrebbero aumentare il rischio: maggiormente indiziate le polveri di metalli (leghe di nichel) o di minerali (silicio) e le sostanze radioattive. Tra gli altri probabili fattori di rischio ci sono anche un precedente tumore benigno sempre nella stessa area e il tipo di alimentazione, dal momento che seguire una dieta particolarmente povera di vitamine A e C (presenti soprattutto in frutta e verdura fresche) è associato a un’incidenza elevata della malattia.

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Tipologie
Molti tumori delle ghiandole salivari sono benigni, non daranno mai origine a un tumore maligno e nella maggior parte dei casi vengono rimossi grazie alla chirurgia.
Per quanto riguarda i tumori maligni, invece, più del 70% colpisce la ghiandola parotide e il 10-20% la ghiandola sottomandibolare, mentre sono rarissimi quelli che originano nelle ghiandole sottolinguali e nelle salivari minori. Tutti i tipi di cellule presenti nelle ghiandole salivari possono dare origine a un tumore e proprio in base al tipo di cellula dalla quale si sviluppano, i tumori assumono nomi differenti: carcinoma mucoepidermoide, che è il più comune e interessa spesso la parotide; carcinoma adenoide cistico, che è tipico delle ghiandole salivari minori e molti tipi differenti di adenocarcinoma (polimorfo di basso grado, a cellule basali, non specificato, mucinoso eccetera). Inoltre, nelle ghiandole salivari si possono generare altri tumori come, per esempio, carcinomi a cellule squamose, carcinomi indifferenziati, carcinoma anaplastico a piccole cellule, sarcomi e linfomi (molto rari).

Sintomi
I sintomi dei tumori delle ghiandole salivari si manifestano soprattutto nella regione della testa e del collo e possono presentarsi come presenza di una massa o dolore al volto, al collo o alla bocca, come difficoltà a inghiottire o come differenze visibili e mai notate in precedenza in forma, dimensioni e forza muscolare tra i due lati di volto, collo, bocca.
Da tenere sotto controllo anche le ostruzioni o i sanguinamenti del naso e il senso di intorpidimento a livello del volto. Sono segni e sintomi che non necessariamente indicano la presenza di un tumore, ma che meritano comunque attenzione e un parere medico.

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Prevenzione
In base ai dati oggi disponibili non è possibile stabilire una strategia di prevenzione efficace contro i tumori delle ghiandole salivari. Evitare l’esposizione a radiazioni, a sostanze pericolose come polveri di silicio, gomma o leghe di nichel e seguire un’alimentazione ricca di frutta e verdura può comunque contribuire a ridurre il rischio.

Diagnosi
L’esame di controllo delle ghiandole salivari da parte del medico permette di scoprire noduli o eventuali masse di nuova formazione, che, in alcuni casi, possono far sospettare un problema di tipo oncologico. La presenza di un nodulo non è però sufficiente per formulare una diagnosi certa: dopo aver valutato la storia clinica e familiare e i risultati della visita ambulatoriale, in caso di situazioni sospette, il medico di base può richiedere una visita specialistica da un otorinolaringoiatra. Tra gli esami più utilizzati per diagnosticare un tumore alle ghiandole salivari sono particolarmente importanti radiografie, TC (tomografia computerizzata) e risonanza magnetica. Infine, per determinare la tipologia del tumore, si procede con la biopsia, cioè il prelievo di un frammento del tumore e la sua analisi al microscopio.

Evoluzione
Come per molti altri tumori, anche per quelli delle ghiandole salivari viene utilizzato il sistema di stadiazione TNM, che consente di stabilire quanto la malattia sia estesa, prendendo in considerazione il tumore (T) e la presenza di cellule tumorali ai linfonodi (N) e in organi lontani (metastasi, M).

Come si cura
Una volta diagnosticata la presenza di un tumore delle ghiandole salivari, la scelta del trattamento più adatto ed efficace deve tenere conto di molteplici fattori, tra i quali il tipo di malattia, la posizione e dimensione della massa, lo stato di salute del paziente e il possibile impatto del trattamento sulla vita di tutti i giorni: intervenire su questi tumori potrebbe infatti influenzare funzioni importanti come parlare, masticare o inghiottire.
Rivolgersi a un centro specializzato è il primo fondamentale passo verso la cura di questi tumori piuttosto rari. Tenuto conto di queste premesse, la scelta del trattamento dei tumori delle ghiandole salivari ricade spesso sulla chirurgia, con la quale è possibile in molti casi rimuovere tutta la massa tumorale, oltre ad alcuni tessuti circostanti per essere certi di non lasciare cellule malate nella zona trattata. Gli interventi per la rimozione di questi tumori sono delicati, ma stanno diventando sempre più precisi e meno invasivi grazie ai continui progressi nelle tecniche chirurgiche e di ricostruzione facciale. Dopo l’operazione è possibile utilizzare la radioterapia che assume così un ruolo adiuvante: aiuta a distruggere le cellule tumorali rimaste in sede che, date le microscopiche dimensioni, non possono essere asportate con il bisturi. Ma la radioterapia rappresenta una valida opzione anche quando il paziente è troppo debole per affrontare l’operazione o quando il tumore, per dimensione o posizione, non può essere asportato chirurgicamente; appare inoltre efficace nell’alleviare i sintomi nel caso di malattia in stadio avanzato (ruolo palliativo della radioterapia). Tra le diverse tipologie di radioterapia, quella a base di neutroni (particelle subatomiche) sembra essere particolarmente efficace per trattare alcuni tumori delle ghiandole salivari, ma questa opzione di trattamento non è disponibile in tutti i centri oncologici. A differenza della chirurgia e della radioterapia, la chemioterapia non è molto utilizzata per i tumori delle ghiandole salivari e viene scelta come trattamento solo nel caso di tumori già diffusi in organi lontani e in pazienti che non possono essere trattati con chirurgia e radioterapia. Infine, in alcuni casi, la chemioterapia può essere associata alla radioterapia per aumentarne l’efficacia.

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Differenza tra tiroide e paratiroide

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA TIROIDE PARATIROIDI GHIANDOLA ENDOCRINA ORMONI T3 T4 CALCITONINA PARATORMONE PTH CALCIO METABOLISMO.jpgLa tiroide (in inglese “thyroid“) è una piccola ghiandola endocrina a forma di farfalla o di H, del peso di circa 25 grammi, posta nella regione anteriore del collo a livello del secondo-terzo anello della trachea. Le ghiandole paratiroidi (in inglese “parathyroid glands“) sono invece un gruppo di ghiandole endocrine poste nel collo in prossimità della tiroide, immerse nel parenchima di quest’ultima (vedi foto in alto). Ve ne sono solitamente quattro per individuo, due superiori (o interne), situate dietro alla tiroide, e due inferiori (o esterne), tuttavia in alcuni soggetti si possono trovare anche altre ghiandole paratiroidee (paratiròidi ectopiche) in altre regioni del collo, o nel mediastino.

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Pur essendo accomunate dal fatto di essere ghiandole endocrine, le funzioni di tiroide e paratiroidi sono differenti.
La tiroide è una ghiandola endocrina deputata alla produzione di ormoni, chiamati T4 e T3. Quest’ultimo è l’ormone attivo, ed ha come compito principale quello di regolare il metabolismo energetico dell’organismo. In realtà, gli ormoni tiroidei hanno molte altre funzioni: ad esempio collaborano anche con altri ormoni nel controllare alcuni aspetti importanti quali lo sviluppo del sistema nervoso centrale, l’accrescimento corporeo e la funzione sessuale. Funzionalmente la tiroide presenta una seconda componente endocrina: essa produce la calcitonina, prodotta dalle cellule C o parafollicolari, site all’esterno dei follicoli. Gli ormoni T4 e T3 vengono prodotti, immagazzinati all’interno della tiroide in strutture chiamate follicoli tiroidei e successivamente rilasciati nel circolo sanguigno, in base alle necessità del nostro organismo.
La funzione delle paratiroidi è di secernere invece l’ormone paratiroideo, o paratormone (PTH), importante regolatore del livello del calcio nel sangue, interferendo in molti processi biochimici del nostro organismo. Il paratormone, assieme alla calcitonina prodotta dalle cellule parafollicolari della tiroide ed alla vitamina D, concorre al conseguimento dell’omeostasi del calcio nel sangue. Infatti, in caso di alterazioni nei valori di calcemia, la calcitonina indurrà il deposito di calcio nelle ossa aumentandone il riassorbimento renale, mentre il paratormone attiverà la vitamina D a livello renale per favorire l’assorbimento intestinale di calcio, mobiliterà il minerale dalle riserve del tessuto osseo favorendo la produzione di osteoclasti ed aumenterà l’eliminazione urinaria dei fosfati.

Il nome “paratiroidi” deriva dal fatto che tale ghiandole sono situate presso la tiroide (il prefisso “para” significa infatti “presso” in greco).

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