I 10 calciatori più alti del mondo

MEDICINA ONLINE Peter Crouch TALL FOOTBALL PLAYER ENGLAND WALLPAPER PHOTO PICTURE.jpgNel calcio il fisico non è un dettagli secondario. C’è chi, come Messi, che dei centimetri ne fa a meno, e punta tutto sulla tecnica, e chi, invece, fa dell’altezza la sua arma migliore. Arma che gli consente di dominare sulle palle aeree, o raggiungere palloni all’apparenza imprendibili. Ma quali sono i giocatori più alti del mondo? Li abbiamo selezionati, anche se è possibile ce ne sia sfuggito qualcuno.

10. Peter Crouch (Stoke City)

201 centimetri di altezza per Peter Crouch, attaccante dello Stoke City. La tecnica gli fa decisamente difetto, e così le sue lunghe leve fanno la differenza e sono ciò che gli consente di restare ad alti livelli. Il suo fisico longilineo, poi, lo fa apparire ancora più alto. La sua altezza gli ha fatto raggiungere anche un record: è il più alto giocatore della storia ad aver indossato la maglia della nazionale inglese.

9. Jan Koller (Ritirato)

Koller ha la meglio su Crouch di un solo centimetro. L’ex giocatore ceco (ritiratosi a 38 anni), svettava sugli avversari grazie ai suoi 202 centrimetri. Lui era un gigante un po’ atipico. Altissimo, sì, ma anche discretamente veloce e dotato tecnicamente. E’, tra l’altro, il miglior marcatore della storia della Repubblica Ceca, con 55 reti.

8. Nikola Zigic (Birmingham City)

2.02 metri anche per Nikola Zigic, che attualmente milita nel Birmingham, ma ha anche un passato spagnolo diviso tra Valencia e Racing Santander. Quando, ancora giovane, era esploso con la Stella Rossa, in tanti si aspettavano una carriera d’orata, ma così non è andata. Non sempre, però, le cose vanno come sperato.

7. Costel Pantilimon (Manchester City)

Inevitabile che ci fosse almeno un portiere nella nostra classifica, visto che gli estremi difensori sono quasi sempre i più alti della squadra. Il primo a rappresentare la categoria è Costel Pantilimon, secondo portiere del Manchester City, che raggiunge quota 206 centimetri. Il portiere è il più alto giocatore della Premier League.

6. Marko Markovic (Gaz Metan Media)

Difensore centrale di origine serba, Markovic, che gioca nel Gaz Metan Media, in Romania, è tra i più alti al mondo, con i suoi 2 metri e 4 centimetri. Va da sé che, inevitabilmente, questo lo renda un dominatore sulle palle alte, pedina importante per la sua squadra. Ciò era vero fino a poco tempo fa. Recentemente, infatti, ha visto più spesso panchina e tribuna del campo. I centimetri, in fondo, non sono tutto.

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5. Oyvind Hoas (Sarpsborg 08)

Nome: Oyvind. Cognome: Hoas. Lavoro: Attaccante del Sarpsborg 08. Altezza: 204 centimetri. Questa la carta d’identità di Hoas, 33enne attaccante norvegese che milita, come scritto, nel Sarpsborg. Non è certo uno dei più grandi giocatori presenti in questa classifica, con quindici gol in 109 partite nella massima serie norvegese.

4. Tor Hogne Aaroy (Aalesund)

204 centrimetri. Altro attaccante norvegese, Tor Hogne Aaroy, che milita nell’Aalesund, squadra in cui aveva militato dieci anni, e che aveva lasciato per una breve esperienza in Giappone. Nei suoi anni di carriera, ormai quasi al termine, ha vinto un campionato norvegese, con il Rosenborg, e una coppa nazionale, proprio con l’Aalesund. Curiosità. Fece parlare di sé, tempo fa, per essersi allenato nudo insieme a un compagno.

3. Vanja Ivesa (Eskisehirspor)

Ivesa, portiere croato che milita in Turchia, all’Eskisehirspor, è uno dei più vecchi (36 anni) presente in classifica e, ovviamente, uno dei più alti, con i suoi 2 metri e 5 centimetri. L’altezza non gli ha permesso, però, di affermarsi ad altissimi livelli. Il suo Palmarés, infatti, è vuoto.

2. Kristof Van Hout (Genk)

Portiere belga che raggiunge i 208 centimetri, e che milita nel Genk, dopo aver giocato nel Willem II,  nel Kortrijk e nello Standard Liegi. Con il Genk, lo scorso anno ha vinto anche la Coppa del Belgio, prima soddisfazione della sua carriera.

1. Yang Changpeng (Meizhou Kejia)

Il giocatore più alto del mondo è il cinese Yang Changpeng. E’ quasi un colmo, che con 209 centimetri a guardare tutti dall’alto sia un cinese, ma si sa che quando si tratta di battere record nessuno batte gli orientali. Nemmeno questo caso fa eccezione. Changpeng gioca nel Meizhou Kejia, e fa l’attaccante. Classe ’89, non è un titolare fisso, comunque.

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I 10 calciatori più bassi al mondo

MEDICINA ONLINE LEO LIONEL MESSI BARCELONA BARCELLONA SPAIN REAL MADRID SOCCER FOOTBALL CHAMPIONS LEAGUE CAMPIONE COPPA CAMPIONATO PALLA CALCIO el-clasico-lionel-messi-real-madrid-fc-barcelona-100-_v-gseagaleriexlQuali sono i giocatori bassi più forti del calcio? Il più grande di tutti i tempi è e resterà per sempre Diego Armando Maradona, uno dei calciatori più bassi del mondo che non superava il metro e settanta. Stesso discorso per Leo Messi, alto 1,69 e da anni nominato come erede del Pibe de Oro. Due icone del calcio che fanno ben sperare tutti quei giocatori non dotati di una statura imponente. Da sempre il famoso “baricentro basso” è infatti sinonimo di tecnica sopraffina, come hanno dimostrato i due assi argentini e non solo. Ovviamente ci sono anche tanti ‘spilungoni’ tecnicamente sublimi ma in questo caso vogliamo parlare solo della prima categoria di giocatori, stilando la top 10 dei calciatori più bassi del mondo. Prima di farvi scoprire questa speciale classifica comandata da un professionista alto 1,53 metri facciamo un tuffo nella scorsa Serie A dove si è distinto un giocatore basso ma diventato grande per i suoi tifosi. Stiamo parlando di Alejandro Darío Gómez, detto El Papu, il piccolo grande numero 10 dell’Atalanta. Alto un metro e 65 centimetri è senz’altro uno dei calciatori più bassi del mondo anche se riesce a sopperire alla mancanza di altezza grazie alla sua grande tecnica. Venti presenze e sei gol nell’ultimo campionato, il tutto accompagnato da tanta qualità e tanti assist per i compagni.

Più basso di due centimetri un altro grande giocatore, Lorenzo Insigne. Il calciatore di Napoli è uno dei più forti dei suoi ma forse è penalizzato un po’ troppo dalla sua altezza e proprio per questo difficilmente potrà entrare nella lista dei 10 migliori calciatori del mondo in attività. In ogni caso, anche se fosse tra i migliori 20 sarebbe comunque un grandissimo talento del calcio internazionale visti i livelli altissimi del calcio moderno.
Gomez e Insigne ci offrono lo spunto giusto per parlarvi quindi della Top 10 dei calciatori del presente e del passato più bassi. Se in questa particolare classifica non vedete nessun nome di top player tra i calciatori più bassi conosciuti al mondo è semplicemente perché un po’ “troppo alti”. Parliamo comunque di altezze normalissime come ad esempio quella di Giannīs Fetfatzidīs, centrocampista dell’Al-Ahli alto 1 metro e 68 centimetri, o quelle di Lorenzo Insigne e Sebastian Giovinco, rispettivamente alti 1,63 m e 1,64 m. In confronto ai giocatori che vi presenteremo fra poco, la Lorenzo il Magnifico e la Formica Atomica sono veri e propri giganti!

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I giocatori più bassi di sempre

Le qualità fisiche e strutturali nel calcio sono senza dubbio importanti. Avere un grande fisico non vuol dire però per forza essere bravi. Allo stesso modo, non essere alti non pregiudica alcun tipo di risultato. Sono numerosissimi infatti ormai i giocatori dalla bassa statura che riescono, grazie alla loro sopraffina tecnica, a imporsi con i più grandi. Anzi, spesso sono proprio i calciatori più bassi del mondo a portare a casa un maggior numero di successi. L’esempio più banale è offerto da Leo Messi, in grado di diventare il leader di uno dei più grandi club esistenti, il Barcellona, e uno dei più vincenti della storia. Se ben ricorderete, un gol in finale di Champions League contro il Manchester United lo realizzò di testa in mezzo ai giganti inglesi. In questa speciale classifica non ci sono solo calciatori in attività: abbiamo inserito anche giocatori che hanno appeso gli scarpini al chiodo. L’altezza media dei calciatori che tra poco vi illustreremo si aggira intorno a 1,57 mt e tra il primo e l’ultimo in classifica c’è una differenza di ben 7 cm, che non è poco! Tra questi figura anche l’ex trequartista dell’Atalanta Maxi Moralez. Ma cominciamo la carrellata di piccoli talenti, partendo dal più alto:

#10 RUI BARROS – 160 cm

LEVI PORTER – 160 cm

#8 MAXI MORALEZ – 160 cm

#7 MADSON – 157 cm

SAMMY LEE – 157 cm

#5 BENEDICT VILAKAZI – 157 cm

#4 JAFAL AL-KUWARI – 155 cm

MARCIN GARUCH – 154 cm

DANIEL VILLALVA – 154 cm

ELTON – 153 cm

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Doping a partire dai 7 anni di età: un problema in rapida espansione

MEDICINA ONLINE PALESTRA DA GIOVANE BLOCCA CRESCITA TEEN FITNESS HEIGHT STOPT GROWING TREADMILL RUNNER CARDIO CORRERE CORRIDORE CORSA APERTO TAPIS DIETA DIMAGRIRE AEROBICA GRASSO CALORIE SALITA PESI CITTA SMOG BAMBINO SPORTLa notizia non è delle migliori. Di doping nello sport si inizia a parlare molto presto, addirittura, dicono i resoconti più preoccupanti, a cominciare addirittura dai 7 anni. Secondo le stime statunitensi, più di 500 mila alunni delle secondarie americane usano prodotti dopanti. Senza andare così lontano uno studio pilota realizzato nel 1999 fra 3768 studenti delle scuole medie inferiori e dei licei del Veneto, opera dell’Unità operativa di tossicologia forense e antidoping di Padova, pubblicato dall’Espresso, ha dato risultati altrettanto allarmanti. Il 5,8% del campione ha ammesso l’uso personale di dopanti, mentre il 9,5% ne ha segnalato l’uso da parte di un compagno. Ma anche un’indagine più recente svolta nel 2003, su oltre 13mila ragazzi delle scuole medie superiori di tutta Italia, non conforta. Sui 10mila che hanno dichiarato di praticare almeno un tipo di sport, il 7% ha ammesso di assumere sostanze dopanti. E l’età tende ad abbassarsi. Possibile? Si, in una società come la nostra dove la competizione è già esasperata a livello giovanile e dove chi dovrebbe vigilare spesso non lo fa. Dalla federazione che dice di non avere soldi per effettuare test antidoping a tappeto già a livello giovanile, alle famiglie stesse spesso complici nel doping adolescente. Adulti o bambini, le sostanze dopanti non cambiano: ormoni peptidici (Gh o ormone della crescita in particolare) e steroidi anabolizzanti. Con rischi però molto maggiori quando l’organismo è ancora in formazione. A crescere in modo abnorme, infatti, oltre alle masse muscolari sono anche organi vitali come il fegato e il cuore con le conseguenze che si possono immaginare. In un simile contesto, perciò, non stupisce che l’American Academy of Pediatrics (AAP) abbia realizzato una pubblicazione sull’argomento, ripresa da Lancet.

Il doping nei giovani
La dichiarazione dell’associazione affronta vari aspetti della cosiddetta guerra ai farmaci nello sport e su come potrebbe essere vinta. Ma l’aspetto che sta più a cuore concerne la categoria più vulnerabile, quella rappresentata dai bambini. Un numero significativo di adolescenti, infatti, osserva l’AAP, pur non coinvolto in competizioni agonistiche, fa ricorso a sostanze che incrementano le prestazioni. Il dibattito, del resto anche negli Stati Uniti è molto acceso e lo stesso presidente Bush si è espresso in materia di steroidi nello sport e di “giusti segnali” da inviare alle fasce più giovani. Non è casuale, perciò, che sia in prospettiva il ricorso a test antidoping da effettuare nelle scuole superiori statunitensi. Un provvedimento rispetto al quale l’AAP si mostra scettica. Si tratta di deterrenti, dicono all’associazione, che hanno poco effetto sui giovani sportivi. Quindi che fare? L’Associazione dei pediatri statunitensi rimarca il ruolo svolto dai medici. Il medico sportivo, infatti, deve rapportarsi all’atleta consapevole dei limiti etici rispetto all’uso della medicina nello sport. L’atleta non va forzato e la pressione a partecipare alla competizione non deve essere eccessiva. Un problema ancora più evidente quando l’atleta è un giovane, un caso nel quale più che mai il danno reale e potenziale al bambino deve essere al centro dell’attenzione. Urge, perciò, continua la nota dell’AAP, una stretta collaborazione tra aziende farmaceutiche e autorità anti-doping. Conoscere i nuovi prodotti sul mercato, per intendersi, porta a sviluppare più rapidamente nuovi sistemi di identificazione delle sostanze proibite. In più potrebbe essere utile ridurre l’incentivo finanziario per le compagnie farmaceutiche e aumentare quello per la ricerca medico-scientifica altrimenti poco motivata alle indagini in campo medico sportivo. Infine, conclude la dichiarazione dell’AAP, oltre a pubblicare liste di sostanze proibite occorre anche seguire l’evolversi delle tecnologie manipolative. Gli ultimi esempi in questo senso sono il sangue centrifugato o il ricorso a camere ipobariche. Bisogna promuovere un dibattito etico e i medici sportivi hanno un ruolo centrale in questo senso. Educare i giovani, perciò, a non vincere a ogni costo, se possibile.

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Perché il calcio piace così tanto in tutto il mondo?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica ALTRI TEMPI Mondiale Calcio Spagna Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Pancia Sessuologia Sesso Pene Laser Filler Rughe BotulinoIl calcio è lo sport più popolare al mondo con circa 3 miliardi di fan/ supporter  fra Europa, Africa, Asia,continente Americano. Subito dopo troviamo il cricket e il basket in seconda e terza posizione. Secondo la  FIFA il padre del calcio è il CUJU,nato in Cina circa 2500 anni fa . Il Cuju era un gioco con una palla lanciata con i piedi in cui non era permesso usare le mani- generalmente bisognava mandare la palla in una rete o fra due bandiere. Ma come mai da li in poi il calcio si è diffuso così tanto?

La diffusione e la popolarità vengono principalmente da 3 fattori principali :

1. Il calcio è uno sport facile ed accessibile a tutti

E’ il suo punto di forza maggiore. Il calcio si può praticare ovunque (erba, terreno, in città) sia in 2 che in 22 giocatori senza spendere quasi un centesimo, basta una palla e due sassi per fare i pali delle porte, mentre la stessa cosa non si può dire dove anche solo comprare l’attrezzatura base può rivelarsi molto costoso! Altro fattore di popolarità è che le regole del calcio sono molto semplici a differenza di altri sport come rugby o football americano; infine dare calci ad un pallone è estremamente intuitivo: fin da piccolissimi i bambini appena vedono una palla tendono a lanciarla o a… calciarla!

2. Il calcio crea idoli e leggende popolari 

Il calcio crea idoli, eroi, vip –  che sono  spesso ragazzi che vengono da origini umili e popolari che hanno appunto imparato a giocare per le strade anche in paesi con numerose difficoltà e senza spendere soldi in costose attrezzature. Pensiamo ad esempio allo sci o al nuoto: secondo voi un bambino povero, magari in una zona di guerra, può permettersi dei corsi? Molto più probabilmente giocherà a calcio. Questo sport crea miti di persone che sognano di uscire fuori dalla condizione di povertà raggiungendo soldi e fama.

3. Il calcio è un business che fa girare molti soldi

In Italia è totalmente impossibile non avere una notizie di calcio al giorno: il pallone è sempre presente sullo schermo della televisione, nei computer o anche alla radio! Trasmettere una partita di calcio è un vero business grazie alla pubblicità:  certe marchi/aziende sono disposti a spendere milioni di euro. Insomma il calcio è un enorme giro d’ affari, una sorta di circolo vizioso in cui più soldi girano e più i soggetti in gioco hanno interesse far girare altri soldi, con sponsorizzazione di eventi sempre più spettacolari ed interessanti per il pubblico. Come spezzare un giro di affari come questo?

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Federica Pellegrini: la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi

MEDICINA ONLINE Federica Pellegrini nasce a Mirano (Venezia) il giorno 5 agosto 1988. Inizia a nuotare nel 1995 Swimming World Championships NUOTO NUOTATRICE RECORD MONDO MONDIALE 200 METRI STILE LIBEROFederica Pellegrini nasce a Mirano (Venezia) il giorno 5 agosto 1988. Inizia a nuotare nel 1995 e dopo i primi successi conseguiti sotto la guida di Max Di Mito alla Serenissima Nuoto di Mestre, passa alla DDS di Settimo Milanese, trasferendosi a Milano da Spinea (VE), paese dove è cresciuta assieme alla famiglia. Nel corso del 2004, nonostante i suoi sedici anni, emerge a livello nazionale tanto da essere inserita nella squadra olimpica che volerà ad Atene.

Gli anni 2000
Ai Giochi Olimpici del 2004 vince una medaglia di argento nei 200 metri stile libero: si tratta del ritorno sul podio olimpico di una nuotatrice italiana dopo 32 anni di distanza; l’ultima prima di lei fu Novella Calligaris. Nelle semifinali della stessa gara, Federica Pellegrini realizza il miglior tempo della competizione, superando anche il precedente record nazionale. Diventa così la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico individuale. Ad Atene gareggia anche nei 100 metri stile libero, ma arriverà solo decima, senza raggiungere la finale.

Ai mondiali di nuoto di Montreal (Canada) 2005, ripete lo stesso risultato di Atene, ottenendo il secondo posto nei 200 stile libero. Mentre la medaglia di Atene era per tutti uno straordinario successo, questo nuovo risultato suscita in lei una grande delusione, per non essere riuscita a vincere. In questa occasione viene fuori tutto il carattere combattivo di Federica, perfezionista ed estremamente competitiva, che continuerà per la sua strada con ancora più grinta. Nel 2006 arriva il momento degli Europei di Budapest (Ungheria), ma l’atleta si presenta in uno stato di forma precario a causa di un problema alla spalla. Partecipa solo alla gara dei 200 stile libero ma si ferma alle batterie.

Dopo gli europei ungheresi decide di cambiare allenatore: passa da Massimiliano Di Mito ad Alberto Castagnetti, Commissario Tecnico della nazionale e head-coach del Centro Federale di Verona. Tesserata per il Circolo Canottieri Aniene Roma, vive e si allena a Verona, presso il Centro Federale. Arriva il giorno del riscatto: Federica con la squadra italiana vola in Australia ai mondiali di Melbourne del 2007. Il 24 marzo stabilisce il record italiano nei 400 stile libero. Tre giorni dopo ottiene il record del mondo nella semifinale dei 200 stile libero, battuto però meno di 24 ore dopo dalla francese Laure Manaudou nella finale che la vedrà terza.

Piena di contraddizioni, sogni e desideri, come sono le ragazze della sua età, ha scritto un libro (insieme a Federico Taddia) che è un po’ diario un po’ cronaca delle sue giornate, in cui svela i suoi segreti, racconta i suoi sogni e spiega la sua visione della vita. Uscito nel 2007 il libro si intitola “Mamma, posso farmi il piercing?”. Molto attiva anche nel sociale Federica Pellegrini è testimonial ADMO e ambasciatrice nei progetti che coinvolgono tematiche legati ai disturbi alimentari. Fidanzata con il nuotatore italiano Luca Marin (la sua ex compagna è la francese Manaudou), nel 2008 l’appuntamento è con le Olimpiadi di Pechino. Ma prima ci sono gli Europei che si svolgono ad Eindhoven (Olanda): qui dopo la profonda delusione per la squalifica dalla sua gara regina, i 200 stile libero, Federica si riprende appieno conquistando un argento e un bronzo in due staffette, rispettivamente 4×100 e 4×200 stile libero. Autrice di una grande prestazione nei 400 stile libero, Federica esce dalla competizione con in tasca soprattutto l’oro e il record del mondo.

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Volata a Pechino per le Olimpiadi, festeggia i vent’anni di età a pochissimi giorni dall’inizio dei Giochi. L’11 agosto nella gara dei 400 stile libero conclude soltanto quinta, nonostante in qualifica abbia fatto registrare il nuovo record olimpico; nel pomeriggio dello stesso giorno realizza il record del mondo nella batteria di qualificazione dei 200 stile libero. Il 13 agosto è medaglia d’oro nei 200 con un nuovo record del mondo. Alla fine dell’anno partecipa agli europei in vasca corta (25 metri) a Rijeka (Croazia), dove vince l’oro nei 200 stile libero frantumando il precedente record mondiale. Nel giorno della festa delle donne, l’8 marzo 2009, ai campionati assoluti italiani di Riccione fa fermare il cronometro a 1’54″47, frantumando il suo stesso record mondiale. Alla fine del mese di giugno si aprono a Pescara i Giochi del Mediterraneo: Federica sorprende se stessa conquistando oro e record del mondo nei 400 stile libero.

Arriva il momento dei mondiali casalinghi: ai campionati di Roma 2009 nei 400 stile libero vince l’oro e stabilisce record del mondo in 3’59″15: Federica Pellegrini è la prima donna nella storia del nuoto a nuotare questa distanza in meno di 4 minuti; pochi giorni dopo vince un altro oro frantuma un altro record, quello dei 200 stile libero. Agli europei del 2010 a Budapest vince un oro nei 200 stile libero.

Gli anni 2010
La relazione con il collega Marin termina nel 2011, anno in cui altre medaglie d’oro arrivano in modo straordinario: l’occasione sono i mondiali di nuoto di Shanghai (Cina); Federica vince nei 400 e nei 200 stile libero: entra nella storia per essere la prima nuotatrice a ripetersi nei 400 e nei 200 sl in due mondiali consecutivi.

Dopo una relazione sentimentale con il pesarese Filippo Magnini e dopo una deludente esperienza alle Olimpiadi di Londra 2012 – deludente peraltro per tutto la squadra azzurra che dal 1984 torna per la prima volta a casa senza medaglie – Federica torna sul podio ai mondiali di Barcellona 2013, vincendo la medaglia d’argento dietro l’americana Missy Franklin. Torna a vincere i 200 stile libero quando a metà dicembre 2013, in Danimarca, giunge prima – davanti alla francese Charlotte Bonnet e alla russa Veronika Popova – ai campionati europei di vasca corta di Herning. Agli europei 2014 di Berlino compie un’impresa nell’ultima frazione della staffetta 4×200 stile libero che porta l’Italia a vincere l’oro. Pochi giorni dopo ottiene la medaglia d’oro nei 200 stile libero.

Nell’agosto 2015 partecipa ai mondiali di nuoto di Kazan, in Russia: nel giorno in cui festeggia 27 anni ottiene un argento nella “sua” distanza dei 200 metri stile libero (dietro il fenomeno Katie Ledecky); la cosa straordinaria risiede però nel fatto che la stessa medaglia nella stessa gara, arriva 10 anni dopo la sua prima. Nessuna nuotatrice al mondo è mai riuscita ad andare a podio nei 200 mt sl, per sei mondiali consecutivamente. Alla fine del 2015 vince l’oro nei 200 stile libero in vasca corta agli europei di Netanya, in Israele. Ad aprile del 2016 viene scelta come portabandiera per l’Italia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Sfila con la bandiera in mano proprio nel giorno del suo 28° compleanno.

Nella finale dei 200 metri arriva quarta: la delusione traspare nelle sue prime dichiarazioni che fanno presagire l’annuncio del suo ritiro dalle attività agonistiche. Tuttavia Federica torna sui suoi passi e conferma qualche settimana dopo di volersi dedicare al nuoto fino ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Alla fine del 2016 partecipa ai mondiali di nuoto in vasca corta che si svolgono in Canada. A Windsor vince un oro che ancora le mancava in carriera: arriva prima nei 200 stile libero in vasca da 25 metri. Nel mese di luglio del 2017, ai mondiali di nuoto di Budapest, torna sul gradino più alto del podio, di nuovo oro nei 200 sl. Compie un’impresa storica: è la prima nuotatrice – maschio o femmina – a vincere una medaglia mondiale per la stessa disciplina per sette volte di seguito (3 ori, 3 argenti, 1 bronzo). Nella finale ungherese mette dietro di sé la super campionessa americana Ledecky, che fa registrare la sua prima sconfitta in una finale individuale.

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Roberto Baggio: il “divin codino” che ha incantato il mondo del calcio

MEDICINA ONLINE ROBERTO BAGGIO DIVIN CODINO BUDDISTA CALCIO CAMPIONE PALLONE USA 94 RIGORE SBAGLIATO NAZIONALE JUVENTUS SQUADRE TROFEI VINTI CAMPIONATORoberto Baggio, uno dei più grandi campioni che l’Italia abbia avuto, uno dei più noti a livello mondiale, nasce il 18 febbraio 1967 a Caldogno, in provincia di Vicenza.

E’ un ragazzino quando il padre tenta di trasmettergli l’amore per il ciclismo. Ma Roberto giocava a calcio e lo faceva già con grande fantasia, tecnica ed estro. Inizia a giocare nella squadra della sua città. All’età di 15 anni passa al Vicenza, in serie C. Non ancora maggiorenne, nella stagione 1984/85, segna 12 reti in 29 partite e aiuta la squadra a passare in serie B. Alla serie A non sfugge il talento di Roberto Baggio: viene ingaggaiato dalla Fiorentina.

Esordisce nella massima serie il 21 settembre 1986 contro la Sampdoria. Il suo primo gol arriva il 10 maggio 1987, contro il Napoli. L’esordio in nazionale risale al 16 novembre 1988, contro l’Olanda. Rimane con la Fiorentina fino al 1990, diventando sempre più il simbolo di un’intera città calcistica. Come è prevedibile il distacco è traumatico, soprattutto per i tifosi toscani, che vedono volare il propro beniamino a Torino, dagli odiati nemici della Juventus.

Arriva poi l’appuntamento importantissimo dei mondiali casalinghi di Italia ’90. Sono queste le notti magiche di Totò Schillaci e Gianluca Vialli. Roberto Baggio inizia il suo primo mondiale in panchina; nella terza gara il CT Azeglio Vicini fa entrare Baggio per farlo giocare in coppia con lo scatenatissimo Schillaci. Contro la Cecoslovacchia segna una rete memorabile. L’Italia grazie anche ai gol di Baggio arriva in semifinale dove trova l’Argentina del temutissimo Diego Armando Maradona, che eliminerà gli azzurri ai calci di rigore.

Con la Juventus Baggio segna 78 reti in cinque campionati. Sono questi gli anni in cui raggiunge l’apice della sua carriera. Nel 1993 vince il prestigiosissimo Pallone d’Oro, nel 1994 il premio FIFA World Player. Con la maglia bianconera vince uno scudetto, una coppa Uefa e una coppa Italia.

Sulla panchina che guida gli azzurri ai mondiali USA ’94 siede Arrigo Sacchi. Baggio è attesissimo e non delude. Sebbene i rapporti con l’allenatore non siano felici, gioca 7 partite segnando 5 reti, tutte importantissime. L’Italia arriva in finale dove trova il Brasile. La partita finisce in pareggio e ancora una volta il risultato viene affidato alla lotteria dei rigori. Baggio, uno degli eroi di quest’avventura mondiale, è l’ultimo a dover tirare: il suo tiro finisce sopra la traversa. La coppa è del Brasile. Una scena che nessun appassionato di calcio italiano potrà mai dimenticare.

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La Juventus decide di puntare sul promettente giovane Alessandro Del Piero e Baggio viene ceduto al Milan. Gioca solo due stagioni in rossonero, dove viene considerato solo un sostituto. Fabio Capello non riesce a inserirlo nei suoi schemi e anche se alla fine vincerà lo scudetto, il contributo di Baggio al Milan sembrerà trascurabile.

Baggio accetta così l’offerta che arriva da Bologna. Si ritrova a giocare con i rossoblu per l’inconsueto (per lui) obiettivo della salvezza; tuttavia il Bologna gioca un ottimo campionato e Baggio sembra tornato superlativo. Ancora una volta vive una poco serena situazione con il suo allenatore di turno, Renzo Ulivieri, per guadagnare un posto da titolare. Baggio minaccia di andarsene ma la società riesce a mettere d’accordo i due. Arriverà a segnare 22 reti in 30 partite, il suo record personale. Il Bologna si salva con disinvoltura e Roberto Baggio viene convocato per il suo terzo mondiale.

Ai mondiali di Francia ’98 Baggio è considerato riserva del fantasista Alessandro Del Piero che però delude le aspettative. Baggio gioca 4 partite e segna 2 reti. L’Italia arriva fino ai quarti dove viene eliminata dalla Francia che poi vincerà il prestigioso torneo.

Il presidente Massimo Moratti, da sempre appassionato estimatore di Roberto Baggio, gli offre di giocare nell’Inter. Per Baggio è una grande possibilità di rimanere in Italia e giocare di nuovo ai massimi livelli. I risultati sono però altalenanti. In Champions League, a Milano, Baggio segna al Real Madrid permettendo all’Inter di passare il turno. Ma pochi giorni dopo la qualificazione il tecnico Gigi Simoni, con cui Baggio ha un ottimo rapporto, viene sostituito. La stagione volgerà verso un tracollo.

Il secondo anno di Baggio con l’Inter è segnato dai difficili rapporti con il nuovo tecnico Marcello Lippi. I due si ritrovano dopo l’avventura juventina, ma Lippi esclude Baggio dai titolari. Ancora una volta si ritrova a partire dalla panchina. Nonostante ciò, appena ha la possibilità di giocare dimostra tutto il suo talento, segnando reti decisive.

I rapporti con Marcello Lippi però non migliorano. Scaduto il contratto con l’Inter, Baggio accetta l’offerta del neopromosso Brescia. Con questa maglia, sotto la guida del veterano allenatore Carlo Mazzone, Roberto Baggio arriva a siglare la sua rete numero 200 in serie A, entrando con grande merito nell’olimpo dei goleador, insieme a nomi storici quali Silvio Piola, Gunnar Nordhal, Giuseppe Meazza e José Altafini. Chiude la sua carriera con il Brescia il 16 maggio 2004; al suo attivo vi sono 205 reti in serie A e 27 reti in 56 partite giocate con la maglia della nazionale.

Devoto buddhista dai tempi di Firenze, soprannominato “Divin Codino”, ha inoltre scritto un’autobiografia: “Una porta nel cielo”, pubblicata nel 2001, dove racconta il superamento dei periodi difficili, come è tornato più forte in seguito ai gravi infortuni, e dove approfondisce i suoi difficili rapporti con i passati allenatori, ma anche elogiando le doti di altri tra cui Giovanni Trapattoni, Carlo Mazzone e Gigi Simoni.

Nell’estate del 2010 torna sulle prime pagine dei giornali in due occasioni: si reca in ritiro a Coverciano per conseguire il patentino di allenatore di terza categoria e viene candidato a livello federale per ricoprire compiti manageriali.

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Gli integratori alimentari servono davvero o sono solo moda ed operazioni commerciali?

MEDICINA ONLINE INTEGRATORE ALIMENTARE DIETA DIETARY SUPPLEMENT COMPLEMENT ALIMENTAIRE SUPLEMENTO DIETETICO NahrungsergänzungsmittelGli integratori alimentari servono davvero ad uno sportivo o è tutta una moda supportata dalle varie aziende produttrici di tali prodotti? 

La risposta è nel mezzo. Certamente è vero che moltissimi frequentatori di palestra, spendono centinaia di euro al mese per prodotti di cui non hanno bisogno, ma è anche vero che una supplementazione – ad esempio – coi classici 3-5 grammi di creatina mezz’ora prima di una faticosa sessione di pesi, ha effettivamente senso anche per uno sportivo amatoriale. La risposta corretta è quindi… dipende! Dipende dai vostri obiettivi, dipende se siete o no professionisti, dipende dallo sport che praticate, dipende dal vostro tipo di allenamento, dipende dalla vostra alimentazione e da moltissimi altri fattori.

Dal punto di vista scientifico possiamo affermare che una alimentazione corretta e ben bilanciata, basata il più possibile su prodotti freschi, di stagione e di provenienza locale, nella gran parte dei soggetti che praticano sport ai vari livelli è teoricamente e generalmente di per sé sufficiente a garantire un corretto e sufficiente apporto nutrizionale, quindi non ha molto senso una integrazione alimentare.

In caso di soggetti con alimentazione carente in alcuni nutrienti, come quelli che non assumono abbastanza proteine per raggiungere il fabbisogno giornaliero minimo, o nel caso dei vegani/vegetariani, un certo grado di integrazione può effettivamente avere senso di esistere.

In caso di soggetti che sono soliti eseguire periodicamente esercizi per aumentare forza e massa muscolare, può avere senso eseguire una integrazione mirata e ponderata, con creatina, proteine e multivitaminici con profilo completo di sali minerali.

Nei casi, numericamente assai più rari, di atleti di alto livello od in particolari periodi del ciclo di allenamento o di gara, può avere una fondata giustificazione l’utilizzo, per brevi periodi e sotto controllo di personale professionalmente preparato, di integrazione nutrizionale completa, rivolta a risolvere specifiche e ben delineate esigenze nutrizionali.

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I 3 calciatori bassi (meno di 170 cm) più forti della storia del calcio

MEDICINA ONLINE GIANFRANCO ZOLA CALCIO CALCIATORE 26 aprile 1995 - Lituania-Italia 0-1 ITALY ITALIA CHELSEAOggi vi proponiamo la Top 3 di quelli che sono i considerati i calciatori bassi più forti di tutti i tempi.

Forse siamo un po’ di parte, ma al terzo posto abbiamo deciso di inserire un calciatore italiano che è difficile non stia a cuore anche a voi: Gianfranco Zola, attaccante – ora allenatore – protagonista di 8 stagioni in Serie A con le maglie di Napoli, Parma e Cagliari, e 7 campionati in Premier League con la casacca del Chelsea. Nonostante l’altezza di 168 cm, Magix Box ha saputo costruire una carriera ricca di soddisfazioni, che gli ha permesso anche di essere nominato Sir d’Inghilterra.

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Al secondo posto abbiamo piazzato Diego Armando Maradona, con i suoi 165 cm d’altezza. Non servono presentazioni per il Pibe de Oro, capace di vincere un Mondiale quasi da solo e di trascinare una realtà come Napoli al primo storico scudetto in Serie A.

Tra i giocatori bassi più forti della storia la nostra scelta è ricaduta su Leo Messi. Molti collocano la Pulce alle spalle di Maradona, ma a nostro avviso quello che è riuscito a fare il centravanti del Barcellona finora è qualcosa di imparagonabile con qualunque altro calciatore. Oltre 300 reti con i blaugrana, 8 campionati vinti, 4 Coppe del Re, 7 Supercoppe di Spagna, 4 Champions League, 3 Mondiali per Club e 3 Supercoppe Uefa, oltre a 5 Palloni d’Oro a livello individuale. Con i suoi  170 cm ha frantumato qualunque tipo di record!

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