Spermiogramma: come fare, astinenza, valori risultati e costo

MEDICINA ONLINE APPARATO RIPRODUTTORE MASCHILE URETRA TESTICOLI PROSTATA GLANDE VESCICOLE SEMINALI URETERI URETERE DIFFERENZA URINA PENE VAGINA ORIFIZIO TUMORI TUMORE CANCRO DIAGNOSI ECOCon “spermiogramma” in medicina si intende l’analisi del liquido seminale (cioè dello sperma) che viene eseguito su un campione ottenuto per Continua a leggere

Roberto Baggio: il “divin codino” che ha incantato il mondo del calcio

MEDICINA ONLINE ROBERTO BAGGIO DIVIN CODINO BUDDISTA CALCIO CAMPIONE PALLONE USA 94 RIGORE SBAGLIATO NAZIONALE JUVENTUS SQUADRE TROFEI VINTI CAMPIONATORoberto Baggio, uno dei più grandi campioni che l’Italia abbia avuto, uno dei più noti a livello mondiale, nasce il 18 febbraio 1967 a Caldogno, in provincia di Vicenza.

E’ un ragazzino quando il padre tenta di trasmettergli l’amore per il ciclismo. Ma Roberto giocava a calcio e lo faceva già con grande fantasia, tecnica ed estro. Inizia a giocare nella squadra della sua città. All’età di 15 anni passa al Vicenza, in serie C. Non ancora maggiorenne, nella stagione 1984/85, segna 12 reti in 29 partite e aiuta la squadra a passare in serie B. Alla serie A non sfugge il talento di Roberto Baggio: viene ingaggaiato dalla Fiorentina.

Esordisce nella massima serie il 21 settembre 1986 contro la Sampdoria. Il suo primo gol arriva il 10 maggio 1987, contro il Napoli. L’esordio in nazionale risale al 16 novembre 1988, contro l’Olanda. Rimane con la Fiorentina fino al 1990, diventando sempre più il simbolo di un’intera città calcistica. Come è prevedibile il distacco è traumatico, soprattutto per i tifosi toscani, che vedono volare il propro beniamino a Torino, dagli odiati nemici della Juventus.

Arriva poi l’appuntamento importantissimo dei mondiali casalinghi di Italia ’90. Sono queste le notti magiche di Totò Schillaci e Gianluca Vialli. Roberto Baggio inizia il suo primo mondiale in panchina; nella terza gara il CT Azeglio Vicini fa entrare Baggio per farlo giocare in coppia con lo scatenatissimo Schillaci. Contro la Cecoslovacchia segna una rete memorabile. L’Italia grazie anche ai gol di Baggio arriva in semifinale dove trova l’Argentina del temutissimo Diego Armando Maradona, che eliminerà gli azzurri ai calci di rigore.

Con la Juventus Baggio segna 78 reti in cinque campionati. Sono questi gli anni in cui raggiunge l’apice della sua carriera. Nel 1993 vince il prestigiosissimo Pallone d’Oro, nel 1994 il premio FIFA World Player. Con la maglia bianconera vince uno scudetto, una coppa Uefa e una coppa Italia.

Sulla panchina che guida gli azzurri ai mondiali USA ’94 siede Arrigo Sacchi. Baggio è attesissimo e non delude. Sebbene i rapporti con l’allenatore non siano felici, gioca 7 partite segnando 5 reti, tutte importantissime. L’Italia arriva in finale dove trova il Brasile. La partita finisce in pareggio e ancora una volta il risultato viene affidato alla lotteria dei rigori. Baggio, uno degli eroi di quest’avventura mondiale, è l’ultimo a dover tirare: il suo tiro finisce sopra la traversa. La coppa è del Brasile. Una scena che nessun appassionato di calcio italiano potrà mai dimenticare.

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La Juventus decide di puntare sul promettente giovane Alessandro Del Piero e Baggio viene ceduto al Milan. Gioca solo due stagioni in rossonero, dove viene considerato solo un sostituto. Fabio Capello non riesce a inserirlo nei suoi schemi e anche se alla fine vincerà lo scudetto, il contributo di Baggio al Milan sembrerà trascurabile.

Baggio accetta così l’offerta che arriva da Bologna. Si ritrova a giocare con i rossoblu per l’inconsueto (per lui) obiettivo della salvezza; tuttavia il Bologna gioca un ottimo campionato e Baggio sembra tornato superlativo. Ancora una volta vive una poco serena situazione con il suo allenatore di turno, Renzo Ulivieri, per guadagnare un posto da titolare. Baggio minaccia di andarsene ma la società riesce a mettere d’accordo i due. Arriverà a segnare 22 reti in 30 partite, il suo record personale. Il Bologna si salva con disinvoltura e Roberto Baggio viene convocato per il suo terzo mondiale.

Ai mondiali di Francia ’98 Baggio è considerato riserva del fantasista Alessandro Del Piero che però delude le aspettative. Baggio gioca 4 partite e segna 2 reti. L’Italia arriva fino ai quarti dove viene eliminata dalla Francia che poi vincerà il prestigioso torneo.

Il presidente Massimo Moratti, da sempre appassionato estimatore di Roberto Baggio, gli offre di giocare nell’Inter. Per Baggio è una grande possibilità di rimanere in Italia e giocare di nuovo ai massimi livelli. I risultati sono però altalenanti. In Champions League, a Milano, Baggio segna al Real Madrid permettendo all’Inter di passare il turno. Ma pochi giorni dopo la qualificazione il tecnico Gigi Simoni, con cui Baggio ha un ottimo rapporto, viene sostituito. La stagione volgerà verso un tracollo.

Il secondo anno di Baggio con l’Inter è segnato dai difficili rapporti con il nuovo tecnico Marcello Lippi. I due si ritrovano dopo l’avventura juventina, ma Lippi esclude Baggio dai titolari. Ancora una volta si ritrova a partire dalla panchina. Nonostante ciò, appena ha la possibilità di giocare dimostra tutto il suo talento, segnando reti decisive.

I rapporti con Marcello Lippi però non migliorano. Scaduto il contratto con l’Inter, Baggio accetta l’offerta del neopromosso Brescia. Con questa maglia, sotto la guida del veterano allenatore Carlo Mazzone, Roberto Baggio arriva a siglare la sua rete numero 200 in serie A, entrando con grande merito nell’olimpo dei goleador, insieme a nomi storici quali Silvio Piola, Gunnar Nordhal, Giuseppe Meazza e José Altafini. Chiude la sua carriera con il Brescia il 16 maggio 2004; al suo attivo vi sono 205 reti in serie A e 27 reti in 56 partite giocate con la maglia della nazionale.

Devoto buddhista dai tempi di Firenze, soprannominato “Divin Codino”, ha inoltre scritto un’autobiografia: “Una porta nel cielo”, pubblicata nel 2001, dove racconta il superamento dei periodi difficili, come è tornato più forte in seguito ai gravi infortuni, e dove approfondisce i suoi difficili rapporti con i passati allenatori, ma anche elogiando le doti di altri tra cui Giovanni Trapattoni, Carlo Mazzone e Gigi Simoni.

Nell’estate del 2010 torna sulle prime pagine dei giornali in due occasioni: si reca in ritiro a Coverciano per conseguire il patentino di allenatore di terza categoria e viene candidato a livello federale per ricoprire compiti manageriali.

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Michael Jordan: biografia della più grande leggenda del basket

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-michael-jordan-nella-mia-vita-ho-riabilitazione-nutrizionista-dieta-medicina-estetica-cavitazione-radiofrequenza-ecografia-seno-pulsatMichael ‘Air’ Jordan, leggenda del basket americano, nasce il 17 febbraio 1963 a New York, nel quartiere di Brooklin, dove i genitori James e Delores si erano appena trasferiti. Il suo nome completo è Michael Jeffrey Jordan. La famiglia è di umili origini: il padre lavora come meccanico alla centrale elettrica mentre la madre ha un modesto impiego in banca.

Il ragazzo è molto timido, al punto che frequenta per tre anni un corso di economia domestica, dove impara a cucire, spaventato dal fatto che, crescendo, non avrebbe mai trovato una donna con cui sposarsi. Fortunatamente l’interesse per lo sport serve a incanalare tutte le sue energie: in compagnia del fratello Larry e della sorella Rasalyn pratica diverse attività sportive.

Studente medio, ma già atleta eccezionale, brilla nel basket, ma anche nel football americano (come quarterback) e nel baseball (come lanciatore). Tutto questo però sembra insufficiente per l’allenatore di basket che decide di non sceglierlo per la squadra di quella che in America equivale alla scuola media. Eppure le sue doti emergono: nelle poche partite che gli è consentito giocare conquista in breve la fama di “dunker”, a causa delle bellissime schiacciate che è in grado di effettuare. Dopo un anno di duro lavoro viene inserito in prima squadra e diventa subito famoso in tutto lo stato tra i migliori giocatori del campionato scolastico.

A fine stagione la squadra di Wilmington è campione e per Micheal Jordan arriva anche la convocazione per la partita degli all-stars delle High School.
Alla North Carolina university, al suo primo anno (1981) segna il tiro decisivo nella finale della NCAA, la famosa lega universitaria americana di basket. Terribilmente assorbito dall’impegno e dalla passione sportiva, abbandona prematuramente l’università. Partecipa alle Olimpiadi di Los Angeles, vince l’oro e approda all’NBA.

Viene scelto come terzo giocatore dai Chicago Bulls. La squadra è considerata di bassa classifica, ma al suo arrivo tutto cambia. La gara d’esordio è contro Washington: i Chicago escono vincitori, con Michael che riesce a segnare 16 punti. Al termine della prima stagione viene eletto “Rookie of the year” (matricola dell’anno) e dopo pochi mesi viene votato per partecipare all’Allstar Game, che gli permette di essere messo sotto gli occhi del grande pubblico.

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La seconda stagione però non inizia nemmeno: la causa è un infortunio, il 25 Ottobre 1985, in una partita di allenamento contro i Golden State Warriors. Il risultato sono cinque mesi di stop per una frattura da stress. Il rientro avviene il 14 marzo 1986 quando mancano ancora 18 partite di stagione regolare. La voglia di rivincita è tanta e soprattutto c’è il desiderio di dimostrare che le sue capacità non sono scomparse. Il risultato di questa spinta interiore è eccezionale: nei playoff segna 63 punti contro i Boston Celtics di Larry Bird, la sua miglior prestazione di sempre.

Nell’estate 1986 inizia a prendere forma attorno a Micheal Jordan la squadra che diventerà la dominatrice degli anni ’90. Il terzo campionato NBA è per Jordan quello della conferma e della continuità, vince infatti per la prima volta la classifica marcatori con 37.1 punti a partita, una media da fantascienza del basket che forse nessuno riuscirà mai ad avvicinare.

Negli 82 incontri di regular season Mike è il miglior realizzatore dei Bulls in 77 partite, segna due volte 61 punti, arriva a 50 in otto partite, ne mette 40 o più per addirittura 37 volte. Supera la barriera dei tremila punti e con 3041 segna il 35% dei punti totali realizzati da Chicago. Tutto ciò non lo distoglie dall’applicazione in difesa: è il primo giocatore della storia a concludere un campionato con 200 palle recuperate accoppiate a 100 stoppate.

Dopo le edizioni “Slam Dunk Contest” del 1987 e del 1988 Michael viene consacrato “Air”, per la sua grandiosa capacità di volare a canestro. Grazie a questi risultati e all’immenso seguito di cui gode negli Stati Uniti, il suo nome e la sua immagine diventano, com’è facilmente immaginabile, una macchina per fare soldi. Tutto quello che tocca diventa oro: a Chicago apre addirittura un ristorante dove può mangiare senza essere assediato dai fan. Anche il valore complessivo dei Bulls ha avuto una crescita inimmaginabile: passa da 16 a 120 milioni di dollari.

Alle olimpiadi di Barcellona 1992, insieme a Larry Bird e Magic Johnson, Mike è una delle stelle del favoloso “Dream Team”: vince il suo secondo oro olimpico.

La crisi però è dietro l’angolo. Dopo aver ottenuto tutto ciò che era umanamente possibile ottenere come atleta, Michael Jordan annuncia a sorpresa il suo ritiro.

Il 6 ottobre 1993 in una conferenza straripante di giornalisti al fianco di Jerry Reinsdorf, proprietario dei Chicago Bulls, e David Stern, commissioner NBA, comunica al mondo la sofferta decione. Lui stesso ammette in una dichiarazione: “Ho perso ogni motivazione. Nel gioco del basket non ho più nulla da dimostrare: è il momento migliore per me per smettere. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere. Tornare? Forse, ma ora penso alla famiglia”.

A parte queste dichiarazioni “esistenziali”, a incidere sulla sua decisione sono soprattutto due fattori. Il primo è legato alla vicenda del gioco d’azzardo e alle scommesse, il secondo è la tragica morte di suo padre James, ucciso con un colpo di pistola calibro 38 ai bordi di un’autostrada del North Carolina a scopo di rapina.

Quasi un anno dopo il ritiro, il 9 settembre 1994, torna a giocare al “Chicago Stadium” in una partita di beneficenza tra giocatori NBA organizzata dal suo ex compagno Pippen. La cerimonia avviene dentro ad uno United Center stracolmo, le lacrime si sprecano quando viene alzata sul soffitto la tela della sua maglia: la storia del fantastico ‘Air’ Jordan sembra davvero finita.

“Voglio dimostrare di poter primeggiare anche in un’altra disciplina”, sono le prime parole del nuovo Jordan. Ecco allora che il 7 febbraio 1994 firma un contratto con la i Chicago White Sox, squadra della major league di baseball. Un sogno coltivato sin da quando era ragazzino, che però si infrange solo dopo 45 giorni quando si dovrà accontentare della molto meno prestigiosa maglia dei Birmingham Barons in una lega di seconda divisione. “E’ stato un sogno per me, 16 dollari al giorno per mangiare attraversando le piccole città dell’America in pullman, un’esperienza che mi ha arricchito. Mi ha dato più voglia di tornare a giocare a basket”.

Ben presto dunque torna a casa, dichiarando che la sua esperienza con il baseball è conclusa. I suoi tifosi iniziano a sperare quando si allena per due giorni di fila con i Bulls. La rete televisiva ESPN interrompe i programmi per dare la notizia di un suo possibile ritorno. La Nike invia 40 paia di scarpe ai Bulls, quelle di Jordan. Il 18 marzo alle 11:40 del mattino i Bulls emanano un breve comunicato: “Michael Jordan ha informato i Bulls di aver interrotto il suo volontario ritiro di 17 mesi. Esordirà domenica a Indianapolis contro i Pacers”. Michael Jordan, accompagnato da alcune guardie del corpo, si presenta a una conferenza stampa superaffollata balbettando solo poche parole: “I’m back!” (Sono tornato!).

Non ancora appagato dei trionfi ottenuti, decide di continuare per un’ulteriore, forse ultima, stagione. La marcia dei “tori” durante la regular season 97-98, anche se non emozionante come le precedenti, è comunque convincente. L’esito è sempre lo stesso: i Bulls giungono nuovamente alla finalissima, dove incontrano i Jazz per il secondo anno consecutivo, uscenti da un’agevole finale di Conference vinta per 4-0 contro i giovani Lakers. I Bulls arrivano così al sesto titolo, forse l’ultimo, come detto, per Michael Jordan, che intravede all’orizzonte sempre più da vicino il momento del ritiro definitivo.

Si ritirerà ripensandoci per ben due volte, fino al ritiro definitivo che arriva nel 2003. Michael Air Jordan lascia i parquet con un interminabile numero di record alle spalle.

Di lui hanno detto:

“È Dio travestito da Michael Jordan”. (Larry Bird, dopo il record di 63 punti segnati da M. Jordan contro i Boston Celtics nei Playoff).

“È il numero uno, credetemi” (Magic Johnson)

“La sera prima di gara 5 della finale, Michael Jordan mangiò una pizza e si beccò una intossicazione alimentare. Volle scendere ugualmente in campo e segnò 40 punti. È questo il doping del campione vero: la voglia di giocare” (Spike Lee)

 

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Emocromo completo con formula leucocitaria: valori, interpretazione e significato

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma EMOCROMO COMPLETO FORMULA LEUCOCITARIA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene VaginaL’emocromo, anche chiamato esame emocromocitometrico, è un esame del sangue che può fornire al medico indicazioni importanti relativamente agli elementi presenti nel sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Perché si esegue l’emocromo?
L’esame, consigliato dal medico di routine, permette di diagnosticare alcune malattie del sangue come l’anemia, la carenza di piastrine o altre forme più preoccupanti come la leucemia.

Come si svolge l’esame emocromocitometrico?
L’esame si svolge eseguendo un semplice prelievo di sangue venoso che viene analizzato dal personale del laboratorio cui ci si è rivolti.

Come ci si prepara all’esame?
Si tratta di una indagine che può essere eseguita sia a digiuno, sia dopo aver mangiato. Il cibo, infatti, a differenza di altre analisi di laboratorio come, ad esempio, quella dei trigliceridi, non influisce sull’esito dell’esame perché si analizza solo la parte chia­mata “corpuscolata” del sangue (globuli e piastrine) e non quella liquida (il plasma), su cui, invece, il cibo può influire.

Come leggere i risultati
Grazie alle strumentazioni automatiche a disposizione dei moderni labo­ratori, con un solo prelievo di sangue è oggi possibile “leggere” l’emocromo completo con formula,che è composto dai seguenti parametri:

  1. Numero dei globuli rossi (o eritrociti)
  2. Concentrazione dell’emoglobina
  3. Numero dei globuli bianchi (o leucociti) con formula leucocitaria
  4. Numero delle piastrine
  5. Valore dell’ematocrito.

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VALORI NORMALI

GLOBULI BIANCHI
ETÀ’   ….. 1000/mm
Meno di 5 anni …… 4,9-14.7
Oltre 5 anni …… 4,1-12.1

GLOBULI ROSSI
ETÀ’   …… milioni/mm
F meno 5 anni…… 4,00-5,92
F 6-15 anni…… 4,14-5,68
F oltre 16 anni…… 3,75-5,63
M …… 4,00-6,25

EMOGLOBINA
ETÀ…… g/dl
F meno 5 anni…… 14,9
F oltre 5 anni…… 11,8-16,9
M meno 5 anni …… 10,0-15,3
M 6-15 anni…… 11,7-16,6
M 16-65 anni…… 13,3-17,9
M oltre 65 anni …… 12,2-17,9

EMATOCRITO
ETÀ  ….. %
F meno 5 anni….. 30,6-43,0
F oltre 5 anni….. 28,9-48,2
M meno 5 anni ….. 29,7-44,9
M 6-15 anni ….. 33,9-48,5
M 16-65 anni….. 35,4-52,1
M oltre 65 anni ….. 26,7-51,4

CONCENTRAZIONE MEDIA EMOGLOBINA       g/dl   . . . .31,9-36,9

FORMULA LEUCOCITARIA     
ETÀ’         %
GRANULOCITI NEUTROFILI      meno 5 anni . . . .25,5-69,1
6-15 anni…………….. 33,0-69,0
16-65 anni…………….. 41,3-76,4
oltre 65 anni 40,0-7,3
GRANULOCITI EOSINOFILI      meno 15 anni . . .0-12,5
Oltre 15 anni   . . .0-7
GRANULOCITI BASOFILI            0-2,4
LINFOCITI      meno 5 anni      .21,9-66
6-15 anni   22,0-58,8
16-65 anni   18,4-49,3
oltre 65 anni 15,0-49,4
MONOCITI            2,0-9,0

Interpretare i risultati dell’ematocrito
Numero dei globuli rossi: i globuli rossi, o eritrociti, sono elementi del san­gue chiamati anche emazie per la loro colorazione rosso-arancione dovuta alla presenza di emoglobina (ricca di ferro).

  • Se il valore dei globuli rossi è più basso rispetto al valore normale e anche l’emoglobina è ridotta si può sospettare la presenza di anemia.
  • Se il valore dei globuli rossi è elevato rispetto alla norma può essere letto come segnale di eventuali complicanze relative al sangue, come per esempio il rischio di incorrere in trombosi.

Concentrazione di emoglobina: l’emoglobina è il pigmento posto all’interno dei globuli rossi che possiede il ferro.

  • Se l’emoglobina è bassa potrebbe significare che la persona è anemica.
  • Se l’emoglobina ha un valore elevato, evento molto raro, potrebbe esse­re legato ad una perdita di liquidi o ad una insufficienza respiratoria o a poliglobulia (cioè un eccessivo aumento di globuli rossi nel sangue).

Globuli bianchi o leucociti: si trata di cellule del sangue che possono essere di diverse tipologie (granulociti neutrofili – granulociti eosinofili – linfoci­ti – monociti). Con la formula leucocitaria vengono contati i globuli bianchi suddivisi per singola famiglia.
Le famiglie dei globuli bianchi sono:

  1. Granulociti neutrofili, che hanno il compito di difendere il nostro organi­
    smo dagli agenti infettivi, distruggendoli.
    Se il loro valore aumenta in modo discreto, significa che nell’organismo potrebbe essere in corso un’infezione dovuta a batteri. Se, invece, il loro valore aumenta in modo consistente potrebbe trattarsi di una malattia più preoccupante (la leucemia). Se, al contrario, il loro valore è modera­tamente basso non è allarmante e generalmente è associato alla crescita negli adolescenti o dovuto a iper-allenamento.
  2. Granulociti eosinofili, che difendono il nostro organismo da attacchi esterni di qualsiasi genere. Si nota un loro valore elevato solo in due casi, le allergie e le infestazioni dovute ai parassiti (per esempio, la tenia). Se, invece, il loro valore è più basso del normale non è significa­tivo nel senso che la persona sta bene.
  3. Granulociti basofili, la funzione di questi granulociti è espletata nella genesi delle reazioni allergiche e di tutti i fenomeni di ipersensibilità, con meccanismi molto simili a quelli dei mastociti, come del resto si evince dalla composizione dei granuli e dalla presenza del recettore per le IgE.Generalmente, i valori di Basofili si discostano dal normale a seguito delle infezioni, ma con una differenza fra infezioni croniche e acute. Di solito le infezioni acute causano basofili bassi perché porta a una distruzione dei globuli bianchi e dei basofili che sono impegnati nella risposta immunitaria: in pratica l’organismo viene colto alla sprovvista e mette in gioco tutte le difese senza riuscire a ripristinarle immediatamente. In caso di infezioni croniche, al contrario, abbiamo i basofili alti poiché l’organismo vive in un costante stato di allerta, con le difese tutte alte per combattere una situazione nota e non improvvisa.
  4. Linfociti, cellule protagoniste del nostro sistema immunitario, che agi­scono in difesa dell’organismo e si attivano nel momento in cui vi si introduce un agente esterno. Se il loro valore aumenta in modo discre­to, significa che l’organismo sta reagendo ad una infezione di tipo virale (per esempio, la mononucleosi). Se l’aumento è notevole, potrebbe trattarsi di una malattia più preoccupante come la leucemia. Se, invece, il loro valore è basso potrebbe trattarsi di una carenza di linfociti con­genita oppure di un segnale positivo che non si è in presenza di infe­zioni.
  5. Monociti o Macrofagi, cellule definite “gli spazzini” del sangue, cioè che ripuliscono il sangue da agenti esterni. Il loro valore si innalza in presenza di infe­zioni, perché aiutano gli altri globuli bianchi nella battaglia conto gli agenti infettivi. Se il loro valore è basso non significa essere in presenza di una malattia, ma, può essere legato ad un fattore congenito.

Piastrine: hanno il compito di fermare l’emorragia (la fuoriuscita di sangue) e supportare il processo di coagulazione del sangue. Se il loro valore aumenta, cosiddetta piastrinosi, significa che l’indivi­duo sta correndo il rischio di andare incontro ad una trombosi, per cui è consigliabile rendere maggiormente fluido il sangue con farmaci anti­coagulanti.
Se il valore diminuisce, cosiddetta piastrinopenia, potrebbe trattarsi di una malattia congenita o di origine tossica (da farmaci) e vi è il rischio di emorragie spontanee.
Ematocrito, rappresenta la porzione (espressa in percentuale) di sangue occupata dai globuli rossi, cioè corpuscolata, rispetto al sangue totale. Si trat­ta di un valore tecnico, utile al medico per valutare più accuratamente e glo­balmente l’esame emocromocitometrico. E’ un indice di conferma di anemia perchè mentre i globuli rossi possono avere un numero normale pur in pre­senza di tale malattia, l’ematocrito, in caso di anemia, è sempre ridotto. Se, al contrario, l’ematocrito dovesse risultare elevato, potrebbe trattarsi di poli-globulia, cioè di una presenza eccessiva di globuli rossi nel sangue, che deve essere meglio indagata.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MICHAEL JORDAN NELLA MIA VITA HO Riabilitazione Nutrizionista Dieta Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Pulsata  Macchie Capillari Ano Pressoterapia Pen.jpg“Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ma non ho mai mollato. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”

Michael Jordan, giocatore di basket sei volte campione NBA coi Chicago Bulls, considerato il più grande campione di pallacanestro di tutti i tempi ed uno dei più grandi sportivi della storia.

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