Differenze tra i vari tipi di neve

MEDICINA ONLINE TUONO LAMPO FULMINE SAETTA DIFFERENZA NEVE GRANDINE PIOGGIA NEVISCHIO GHIACCIO TEMPORALE ROVESCIO TEMPESTA NEVE ARTIFICIALE TECNICA NATURALE TORNADO TROMBA D'ARIA URAGANO CICLONE TIFONELa neve è un tipo di precipitazione atmosferica che avviene nella forma di acqua ghiacciata cristallina, formata da una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio, tutti aventi di base una simmetria esagonale e spesso anche una geometria frattale, ma ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera casuale a formare fiocchi di neve.

La neve può essere di vari tipi:

  • A larghe falde: è la più comune e consiste in fiocchi di neve di medie e grandi dimensioni e si verifica con temperature dagli 0 °C in su e con livelli medio-alti di umidità. La velocità di caduta, in assenza di moti convettivi verticali, risente delle dimensioni dei fiocchi.
  • A piccole falde: è una forma di precipitazione nevosa sotto forma di piccoli fiocchi che avviene con basse temperature (qualche grado sotto zero) e bassi livelli di umidità. La velocità di caduta è maggiore rispetto alla neve a larghe falde e dà spesso luogo a fitte nevicate. Spesso dà luogo al suolo ad accumuli di neve secca e farinosa.
  • Neve a pioggia: espressione tipica del Mezzogiorno per indicare una neve con grandi fiocchi e molto fitta che di solito si ha a temperature moderatamente alte (1 grado o 2). La velocità di caduta è maggiore rispetto alla grandine.
  • Neve tonda: fiocchi di neve che, attraversando uno strato dell’atmosfera a temperatura lievemente positiva, vanno ad ampiarsi infinitamente su sé stessi o i cristalli a perdere le punte arrotondando i loro bordi e prendendo così una forma più sferica.
  • Gragnola: neve finissima e leggera, che è formata da cristalli di neve circondati, individualmente, da uno strato trasparente di ghiaccio simile per molti versi alla grandine; cade generalmente a temperature di qualche grado sopra lo zero e con forte instabilità atmosferica cioè con aria fredda in quota e marcate correnti convettive.
  • Acquaneve: caduta di fiocchi parzialmente fusi in pioggia.
  • Tormenta o bufera: tempesta di neve intensa spesso accompagnata da vento come ad esempio il blizzard.
  • Nevischio: debole caduta di fiocchi di piccole dimensioni.
  • Polvere di diamante: è una precipitazione nevosa, generalmente poco abbondante, sotto forma di finissimi cristalli di ghiaccio non aggregati tra loro, che si verifica in presenza di bassissime temperature e bassi livelli di umidità, ovvero si forma per brinamento diretto del vapore acqueo non necessariamente in nube, ma anche nei bassi strati atmosferici. È tipica delle steppe siberiane in corrispondenza di forti irruzioni di aria fredda polare.
  • Scaccianeve: non è propriamente una precipitazione, bensì una forte tempesta di vento, che solleva la neve già caduta al suolo in mulinelli simili a una vera tormenta.
  • Neve chimica: si forma occasionalmente in presenza di forte inquinamento atmosferico in combinazione a temperature sotto lo zero ed alta umidità.

Leggi anche:

Tipi di neve al suolo

Una volta caduta al suolo la neve tende a compattarsi sotto il proprio peso in misura tanto maggiore e veloce quanto più spessa e umida è la coltre nevosa e tanto maggiore è l’eventuale fusione potendo subire anche altri processi in relazione alle condizioni ambientali. La neve al suolo può essere classificata come segue:

  • Imbiancata: leggera caduta di neve, quanto basta a ricoprire in modo disomogeneo il terreno.
  • Leggera e polverosa: quando è appena caduta se si è sotto zero e con poca umidità dell’aria.
  • Pesante: quando la temperatura va sopra lo zero, la neve diventa umida e un po’ più pesante.
  • Grande e pesante: se si è sopra zero, i fiocchi si uniscono in agglomerati più grandi e a terra la neve diventa molto pesante e facilmente compattabile, la migliore per fare le palle di neve.
  • Ghiacciata: quando la temperatura scende successivamente sotto zero la neve ghiaccia e prende la consistenza di polvere mista a ghiaccio, scarsamente umida e quindi difficilmente compattabile e inutilizzabile per costruzioni o palle di neve; è il caso ad esempio della neve brinata senza crosta.
  • Trasformata: successivi passaggi sopra e sotto lo zero portano la neve a divenire molto compatta, quasi come in pista, spesso anche con crosta di rigelo, e questo è il tipo di neve che si trova a volte in primavera.
  • Con crosta: il vento e l’umidità a esso associata e/o successivi passaggi sopra e sotto lo zero formano una crosta molto rigida e spessa sopra la neve polverosa, meno spessa sulla neve più molle. Tale strato ghiacciato si associa spesso al vetrone.

Un ultimo tipo di neve al suolo è la neve artificiale, che si ottiene attraverso tecniche di innevamento artificiale.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Diabete: tutte le diverse tipologie

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA OBESITA GRASSO DIETA DIMAGRIRE PANCIADiabete (dal greco διαβήτης, diabètes, derivato di διαβαίνω, diabàino, «passare attraverso») è un termine che identifica alcune malattie caratterizzate da poliuria (abbondante produzione di urina), polidipsia (abbondante ingestione di acqua) e polifagia (fame eccessiva). Comunemente il termine è utilizzato per indicare una malattia cronica, inquadrabile nel gruppo delle patologie note come diabete mellito, caratterizzata da un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue, a sua volta causata da una carenza (assoluta o relativa) di insulina nell’organismo umano.

Tipi

  • Diabete mellito: le urine contengono grandi quantità di zucchero; ne fanno parte:
    • Diabete mellito di tipo 1, a patogenesi autoimmune colpisce di più i bambini (infantile)
    • Diabete mellito di tipo 2, familiare non autoimmune
    • Diabete mellito di tipo 1,5 o DALA – Diabete autoimmune latente degli adulti o LADA dalla sigla inglese Latent Autoimmune Diabetes of Adult
    • Diabete mellito gestazionale colpisce di più le donne incinte
    • MODY – Maturity onset diabetes of the young
    • DALA – Diabete autoimmune latente degli adulti o LADA dall’inglese Latent Autoimmune Diabetes of Adult
  • Diabete insipido: viene eliminata con le urine non solo acqua, ma pochissimi soluti; si divide in:
    • Neurogenico
    • Nefrogenico.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Tempesta: come si forma, tipi e classificazione

MEDICINA ONLINE TUONO LAMPO FULMINE SAETTA DIFFERENZA NEVE GRANDINE PIOGGIA NEVISCHIO GHIACCIO TEMPORALE ROVESCIO TEMPESTA NEVE ARTIFICIALE TECNICA NATURALE TORNADO TROMBA D'ARIA URAGANOUna tempesta è un qualunque stato disturbato dell’atmosfera, in particolare che colpisce la superficie terrestre, ed implica condizioni meteorologiche particolarmente severe. Può essere caratterizzata da pioggia intensa, vento forte, tuoni e fulmini ed in questo caso la tempesta prende il nome di temporale.

Come si formano le tempeste?
Le tempeste si formano quando si sviluppa un centro di bassa pressione, con un sistema di alta pressione che lo circonda. Questa combinazione di forze opposte può dare origine a venti e causare la formazione di nubi di tempesta, come i cumulinembi. Piccole, localizzate aree di bassa pressione possono formarsi in seguito alla risalita di aria calda dal suolo caldo, producendo piccoli disturbi come diavoli di sabbia e vortici.

Leggi anche:

Tipi di tempesta
Esistono molte varietà e nomi per le tempeste.

  • Bufera – Precipitazione atmosferica caratterizzata dalla presenza di vento molto forte, neve, pioggia e grandine.
  • Tempesta di ghiaccio – Le tempeste di ghiaccio sono una delle più pericolose forme di tempo invernale. Quando le temperature della superficie sono al di sotto della temperatura di congelamento, ma un sottile strato di aria sopra l’aria congelata rimane al di sopra del livello del suolo, la pioggia può cadere nello strato congelante e congelare all’impatto. In genere sono necessari 8 millimetri di accumulo, specialmente in combinazione con condizioni ventose, per far crollare i cavi delle linee elettriche o i rami degli alberi. Le tempeste di ghiaccio inoltre rendono il manto stradale troppo scivoloso per potervi guidare sopra. Le tempeste di ghiaccio possono variare nel giro di ore o giorni e possono bloccare sia piccole città sia grandi centri urbani.
  • Tormenta o tempesta di neve – Esistono varie definizioni per la tormenta, a seconda del tempo e del luogo. In generale, una tormenta è accompagnata da venti molti forti, nevicate intense (accumulando uno strato di almeno 5 centimetri all’ora) e condizioni di freddo intenso (approssimativamente al di sotto di -10 gradi Celsius). Il criterio di suddivisione a seconda della temperatura è caduto in disuso negli Stati Uniti.
  • Tempesta marina – Condizioni di tempesta in mare sono definite da venti sostenuti di 48 nodi (90 km/h) o superiori. Questi sistemi possono affondare navi di ogni tipo e dimensione.
  • Tempesta di fuoco – Le tempeste di fuoco sono conflagrazioni che raggiungono una tale intensità da creare e mantenere i propri sistemi di vento. È principalmente un fenomeno naturale, che si genera durante i più grandi incendi boschivi. L’incendio di Peshtigo è un esempio di tempesta di fuoco. Le tempeste di fuoco possono anche essere deliberatamente provocate per la distruzione di obiettivi, come avvenuto per il bombardamento di Dresda e per i bombardamenti di Tokyo durante la seconda guerra mondiale. Le detonazioni nucleari generano quasi immancabilmente tempeste di fuoco.
  • Diavolo di sabbia – Piccolo, localizzato fenomeno di aria ascendente.
  • Tempesta di vento – Condizione meteorologica severa per venti forti e poca pioggia (o nulla), come le tempeste di vento europee.
  • Burrasca – Tempesta extratropicale con venti sostenuti tra i 34 e i 48 nodi (63–90 km/h).
  • Temporale – Un temporale è un tipo di tempesta che genera fulmini e conseguenti tuoni, normalmente accompagnato da intense precipitazioni. I temporali avvengono in tutto il mondo, con maggiore frequenza nelle foreste pluviali delle regioni tropicali, dove sussistono condizioni di alta umidità e temperatura insieme con instabilità atmosferica. Queste tempeste avvengono quando alti livelli di condensa si formano in un volume di aria instabile con un conseguente profondo e rapido spostamento verso l’alto nell’atmosfera. Il calore genera potenti correnti ascensionali di aria che turbinano verso la tropopausa. L’aria fredda discendente produce forti correnti d’aria discensionali al di sotto della tempesta. Le singole nuvole possono misurare dai 2 ai 10 km.
  • Ciclone tropicale – Un ciclone tropicale è una tempesta caratterizzata dall’essere un sistema in cui la circolazione è chiusa intorno a un centro di bassa pressione, alimentato da calore rilasciato quando l’aria umida risale e condensa. Il nome sottolinea le sue origini nei tropici e la sua natura ciclonica. I cicloni tropicali si distinguono dalle altre tempeste cicloniche come nor’easter o depressioni polari per il meccanismo calorico con cui vengono alimentate, che le rende sistemi a “nucleo caldo”. I cicloni tropicali si formano negli oceani se le condizioni nell’area sono favorevolie, a seconda della loro forza e posizione, vengono chiamati in modo diverso, come depressione tropicaletempesta tropicaleuragano o tifone.
  • Tempesta di grandine – Un tipo di tempesta in cui le precipitazioni sono costituite da pezzi di ghiaccio. Le tempeste di grandine avvengono usualmente durante normali temporali. Mentre la maggior parte della grandine che precipita dalle nuvole è relativamente piccola e non pericolosa, ci sono casi in cui grandine con diametro superiore ai 5 centimetri ha causato molti danni e feriti.
  • Tromba d’aria – Una tromba d’aria (o comunemente “tornado”) è una tempesta di vento violenta, di limitata estensione ma potenzialmente distruttiva che avviene sulla terraferma. Usualmente appare come un corpo scuro a forma di imbuto. Spesso i tornado sono preceduti da temporali e da un wall cloud. Sono spesso definite le tempeste più distruttive: possono formarsi ovunque, eccetto che in Antartide. La zona più a rischio, comunque, si trova negli Stati Uniti, la Tornado Alley.

Classificazione delle tempeste
La definizione meteorologica di tempesta terrestre è un vento di 10 o più sulla scala di Beaufort, il che significa vento a una velocità di 24,5 m/s (89 km/h) o più; l’uso popolare del termine è invece meno restrittivo. Le tempeste possono durare dalle 12 alle 200 ore, a seconda della stagione e del luogo geografico. Le tempeste nell’est e nel nordest degli Stati Uniti sono note per la maggiore frequenza di ripetizione e durata, specialmente durante i periodi freddi. Le grandi tempeste terrestri alterano le condizioni oceanografiche che successivamente possono influire sull’abbondanza e sulla distribuzione del cibo: forti correnti, forti maree, aumento dell’insabbiamento, modifiche alla temperatura dell’acqua, ecc.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Classificazione dei muscoli

MEDICINA ONLINE MUSCOLI BICIPITE TRICIPITE QUADRICIPITE BRACCIO GAMBA COSCIA.jpgIn generale i muscoli si inseriscono sulle ossa tramite due capi: la testa (o capo di origine) e la coda (o capo terminale o capo di inserzione). La testa corrisponde all’estremità del muscolo che durante il movimento rimane perlopiù immobile, mentre la coda corrisponde al punto di attacco del muscolo sull’osso che viene spostato. La parte carnosa compresa tra i capi di origine e i capi terminali prende il nome di ventre del muscolo.

I muscoli possono essere classificati in base ad alcune caratteristiche che li contraddistinguono.

In base al numero di teste si distinguono:

1. muscoli monocipiti: hanno una sola testa
2. muscoli bicipiti: hanno due teste
3. muscoli tricipiti: hanno tre teste
4. muscoli quadricipiti: hanno quattro teste

In relazione al numero di code, distinguiamo:

1. muscoli monocaudati: hanno una sola coda
2. muscoli bicaudati: hanno due code
3. muscoli tricaudati: hanno tre code
4. muscoli pluricaudati: hanno più code

Alcuni muscoli hanno uno o più capi che non si inseriscono su un osso, ma nel derma, come i muscoli pellicciai o mimici, che permettono le espressioni del viso muovendo la pelle.

Leggi anche:

In base alla forma, distinguiamo:

1. muscoli lunghi
2. muscoli larghi
3. muscoli brevi
4. muscoli circolari

muscoli lunghi o fusiformi (i muscoli degli arti) sono molto sviluppati in lunghezza ed in genere presentano una parte carnosa (il ventre muscolare) molto voluminosa che si assottiglia alle estremità. In relazione ai capi di origine si distinguono in bicipiti, tricipiti, quadricipiti. Sono dotati di una notevole capacità di accorciamento ed allungamento, ma si affaticano facilmente; sono presenti soprattutto negli arti e consentono l’esecuzione di movimenti ampi.

muscoli larghi (es. il diaframma) hanno un ventre largo e piatto. Sono muscoli di copertura e contenimento e si trovano nelle pareti del torace e dell’addome. Hanno una limitata capacità di allungarsi e accorciarsi e consentono sforzi prolungati.

muscoli brevi (es. i muscoli intercostali) sono caratterizzati da lunghezza, larghezza e spessore pressoché uguali.

Nei muscoli circolari (orbicolari e sfinteri) le fibre muscolari formano un anello capace di restringersi e dilatarsi. Si trovano intorno agli orifizi del nostro corpo. Gli orbicolari si trovano intorno agli occhi e alla bocca, gli sfinteri controllano la progressione del cibo nell’apparato digerente (cardias, piloro, valvola ileocecale, ano) e la fuoriuscita di urina (sfintere uretrale).

In relazione alla presenza di tendini intermedi, che dividono il ventre, i muscoli si suddividono in:

1. muscoli monogastrici (un ventre, nessun tendine intermedio)
2. muscoli digastrici (due ventri, un solo tendine intermedio)
3. muscoli poligastrici (più ventri e più tendini intermedi)

Alcuni muscoli del nostro corpo lavorano in coppia: uno consente un movimento (agonista), l’altro il movimento contrario (antagonista). Ad esempio il bicipite brachiale determina con la sua contrazione la flessione dell’avambraccio, il tricipite brachiale, con un’azione antagonista rispetto al bicipite, ne determina invece l’estensione. Affinché sia possibile il movimento, quando gli agonisti si contraggono gli antagonisti devono rilasciarsi e viceversa.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Tipi e grandezza degli aneurismi cerebrali

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TIPI E GRANDEZZA ANEURISMI CEREBRALI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgPer meglio comprendere l’argomento, leggi prima: Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura

Comunemente gli aneurismi vengono classificati in base alla loro dimensione e alla loro morfologia. La classificazione riveste un ruolo importante per il neurochirurgo e il neuroradiologo per valutare il trattamento.

  • Aneurisma sacciforme miliare: aneurisma di piccole dimensioni e rotondeggiante, il suo diametro tipico è inferiore ai 2 cm. Si tratta del tipo più comune di aneurisma dovuto ad un difetto nello sviluppo anatomico della parete del vaso.

  • Aneurisma gigante: simile a quello miliare, ma di dimensioni maggiori (diametro superiore a 3 cm) e agisce come una lesione occupante spazio.

  • Aneurisma fusiforme: dilatazione irregolare della parete arteriosa di tutta la circonferenza, solitamente consegue ad aterosclerosi diffusa. Raramente va incontro a rottura.

  • Aneurisma traumatico: aneurisma che solitamente deriva dallo stiramento dell’arteria, ma che può essere causato anche da una lesione diretta. Si forma più comunemente a livello del circolo carotideo.

  • Aneurisma micotico: aneursma conseguente ad un’infezione fungina in cui emboli settici determinano linsorgenza di arterite.

  • Aneurisma di Charcot-Bouchard: aneurisma microscopico dovuto ad un’ipertensione, solitamente localizzato ai gangli della base o del tronco encefalico.

  • Aneurisma dissecante: si forma quando il sangue passa tra le pareti dell’arteria, separando la tonaca intima dello strato muscolare. Comunemente dovuto ad aterosclerosi.

Le dimensioni dell’aneurisma sono tradizionalmente segnalate come

  • piccolo se inferiore a 15 mm,
  • grande se 15-25 mm,
  • gigante se 25-50 mm,
  • supergigante se maggiore a 50 mm.

La maggior parte degli aneurismi riscontrati appartengono alla prima categoria, che è stata ulteriormente suddivisa in due sottocategorie: piccolo se inferiore a 5 mm e medio se 5-15 mm.

leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenze tra i vari tipi di parmigiano

MEDICINA ONLINE ACETO BALSAMICO DIETA CIBO FORMAGGIO FRUTTA VERDURA USO CARNE PESCE VINO CALORIE DIMAGRIRE CUCINA CUCINARE RICETTA LIGHTIl Parmigiano Reggiano è tutto uguale? Nemmeno per sogno. È vero, gli ingredienti sono sempre gli stessi: latte, sale e caglio. Tuttavia, ogni varietà si distingue dalle altre per il latte usato, la stagionatura e il tipo di alimentazione delle bovine. Nelle prossime righe trovi quel che devi sapere per una scelta consapevole.

Parmigiano Reggiano Tradizionale

È il Parmigiano classico, fatto con il latte di mucche di razza Frisona, quelle con il manto pezzato bianco e nero, lavorato a mano e stagionato almeno 12 mesi. Salvo altre indicazioni, l’allevamento del bestiame, la raccolta del latte e la sua trasformazione in formaggio avviene in pianura.

Parmigiano Reggiano di Vacca Rossa

È il Parmigiano fatto con il latte delle bovine Rosse Reggiane, razza autoctona del Nord Italia. Forse non lo sai, ma la Rossa Reggiana può vantare il titolo di “mamma” del Parmigiano Reggiano; prima dell’arrivo della razza Frisona in Italia, sul finire dell’Ottocento, il Parmigiano veniva fatto con questo latte. Per la produzione del Parmigiano di Vacca Rossa, è ammesso solo l’uso di erba, fieno e mangimi certificati no OGM, senza alcuna tecnica per la forzatura della produzione del latte. La stagionatura minima è di 24 mesi. Il suo aroma è intenso e la presenza in questo latte di una variante particolare della caseina, il che assicura al prodotto una miglior predisposizione alla stagionatura.

Parmigiano Reggiano di Montagna

Come indica il nome, questo Parmigiano nasce nei caseifici dell’Appennino emiliano. I dati più aggiornati dicono che oltre 700 mila forme di Parmigiano Reggiano, su un totale di 3 milioni e 300 mila, provengono da aree di alta quota. Oltre che con il latte di Razza Frisona e di Bruna Reggiana, il Parmigiano Reggiano di montagna può essere fatto con quello di Bruna Alpina Italiana. A parità di stagionatura, il Parmigiano di montagna, rispetto a quello di pianura, ha un colore giallo paglierino più intenso e un sapore più deciso.

Parmigiano Reggiano di Bruna Alpina

Come già scritto, per il Parmigiano di montagna è ammesso l’uso del latte di Bruna Alpina Italiana. Si tratta di una materia prima più pregiata rispetto a quella assicurata dalla razza Frisona. Anzitutto, il latte di Bruna Alpina assicura una resa della caseificazione superiore; è un latte ideale per la produzione del formaggio: è ricco di proteine e di tante altre sostanze nutritive e garantisce un buon equilibrio fra quantità e qualità del latte.

Parmigiano Reggiano Biologico

Biologico perché il mangime destinato all’alimentazione delle bovine da latte proviene solo da aziende agricole BIO. Anche per il mangime biologico, così come per quello usato nel caso del Parmigiano tradizionale, è ammesso solo l’uso di foraggi verdi, di fieno di prato e di mangime secco.

Parmigiano Reggiano Mezzano

È un tipo di Parmigiano uguale in tutto e per tutto a quello tradizionale, se non per la presenza di lievi o medie imperfezioni che pregiudicherebbero una lunga stagionatura della forma. Tuttavia, queste imperfezioni non intaccano in nessun modo le caratteristiche organolettiche del formaggio. Questo Parmigiano di “seconda categoria” –  da non confondere con lo scarto di “terza categoria”, usato nelle lavorazioni industriali – è un Parmigiano a tutti gli effetti: viene contrassegnato con il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta), con la scritta puntinata “Parmigiano-Reggiano” e con il marchio ovale impresso a fuoco sulla superficie della forma.

Parmigiano Reggiano Millesimato

Il Millesimato è un Parmigiano realizzato solo dall’Azienda Agricola Bertinelli, impresa del latte attiva fra le prime colline del Parmense. Si chiama Millesimato perché è fatto solo con il latte delle bovine fresche di parto – meno di cento giorni. Questo latte è più ricco di calcio e di proteine rispetto a quello usato per la produzione del Parmigiano.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Le fasi della febbre

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LE FASI DELLA FEBBRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa febbre si manifesta solitamente in tre fasi:

  • fase prodromica o fase d’ascesa: coincide con l’inizio della produzione delle prostaglandine. I neuroni ipotalamici sono tarati ad una temperatura superiore ai 37 °C e innescano delle reazioni che determinano l’aumento della temperatura corporea: spasmi muscolari involontari (brividi o shivering), attivazione dell’ortosimpatico che provoca vasocostrizione periferica, stimolazione della tiroide affinché venga attivato il metabolismo basale). A livello del muscolo scheletrico quindi si ha una contrazione involontaria, ma anche l’attività di cascate di segnalazione intracellulari, con l’espressione di PGC1, un fattore trascrizionale che attiva la mitocondriogenesi. Allo stesso tempo è attivata la trascrizione di UCP, che abbassa l’efficienza nella sintesi di ATP nel mitocondrio. Si hanno così più mitocondri poco efficienti, con maggior produzione di calore in ogni miocita. Il soggetto in questa fase ha una sensazione generalizzata di freddo, perché non si è ancora raggiunto il set point ipotalamico;
  • fase del fastigio o acme febbrile: dura per tutto il periodo di produzione delle prostaglandine. I neuroni ipotalamici mantengono la temperatura sul nuovo valore. Il soggetto ha una sensazione di caldo, con pelle calda ed arrossata, cefalea, mialgia, oliguria, agitazione ed aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
  • fase di defervescenza: inizia con l’inattivazione della produzione delle prostaglandine ed è tanto più rapida quanto è più celere l’eliminazione dei possibili patogeni. I neuroni tornano ad essere tarati al normale valore di 37 °C, riconoscono l’innalzata temperatura corporea e attivano meccanismi affinché questa si abbassi: si ha la stimolazione del sistema colinergico che causa sudorazione e vasodilatazione periferica. La fase di defervescenza può essere graduale (defervescenza per lisi) o immediata (defervescenza per crisi). Il soggetto ha una sensazione di caldo, suda ed ha la pelle arrossata.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

I vari tipi di febbre

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma VARI TIPI DI FEBBRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpeg

La febbre è composta da una fase chiamata “fastigio” cioè la fase febbrile in cui i neuroni ipotalamici mantengono la temperatura su un nuovo valore, successiva alla fase di ascesa; per approfondire leggi: Le fasi della febbre. La fase di fastigio assume andamenti caratteristici a seconda delle cause che producono la febbre. Si distinguono vari tipi di febbre:

  1. Febbre continua: la temperatura corporea raggiunge i 40 °C e si mantiene pressoché costante durante il periodo del fastigio, in quanto le oscillazioni giornaliere della temperatura corporea sono sempre inferiori ad un grado centigrado senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle polmoniti. Solitamente si ha defervescenza per crisi con sudorazione profusa.
    • Insorgenza e defervescenza graduale (defervescenza per lisi), si ha un passaggio dallo stato di salute a quello di malattia moderato nel tempo.
    • Insorgenza e defervescenza brusca (defervescenza per crisi), si ha un passaggio dallo stato di salute a quello di malattia estremamente rapido. Durante la defervescenza per crisi c’è intensa sudorazione.
  2. Febbre remittente o discontinua: il rialzo termico subisce durante il periodo del fastigio oscillazioni giornaliere di due-tre gradi, senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle setticemie e malattie virali. È frequente nella tubercolosi.
  3. Febbre intermittente: periodi di ipertermia si alternano a periodi di apiressia (senza febbre). Queste oscillazioni si osservano durante una stessa giornata, e questo è il caso di sepsi, neoplasie, malattie da farmaci, oppure nell’arco di più giorni (Febbre Ricorrente), come nel caso della malaria (se il picco di ipertermia si osserva ogni quattro giorni si parla di quartana, se si osserva ogni tre giorni di terzana), nel linfoma di Hodgkin e in altri linfomi. Una febbre alta (intorno ai 40 °C, o fra i 37 e 38 in presenza di sudorazione, che asporta calore corporeo), intermittente e associata a brividi è il sintomo di una febbre settica, di origine batterica.
  4. Febbre ondulante: il periodo febbrile oscilla da 10 a 15 giorni
  5. Febbre ricorrente e familiare: Febbre mediterranea familiare (FMF), il periodo febbrile oscilla da 3 a 5 giorni.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!