Differenza tra legamento e tendine con esempi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ecografia Spalla Ginocchio Traumatologia Gambe Esperto Referto THD Articolare Sesso Sessualità Uomo ARTICOLAZIONE GINOCCHIO FATTA ESAMI PATOLOGIE Medicina Estetica Radiofrequenza Cavitazione Grasso HD

Cos’è un legamento?

Con “legamento” (o ligamento, in inglese “ligament”) si identifica in campo medico una robusta formazione di tessuto connettivo denso di tipo fibroso che ha principalmente queste funzioni:

  • tenere unite fra loro due o più strutture anatomiche, come ad esempio due segmenti di osso, permettendo la formazione di una articolazione;
  • mantenere un organo nella posizione che gli è propria, impedendosi di muoversi nell’organismo;
  • concorrere a delimitare aperture o cavità nelle quali si trovano altre formazioni anatomiche (come nervi, vasi sanguigni o linfatici).

Esempi classici di legamenti sono:

  • Il legamen­to ileofemorale: ha forma di ventaglio; origina al di sotto della spina iliaca anteriore inferiore, con due fasci che divergono a ventaglio, il fa­scio obliquo, diretto al margine anteriore del grande trocantere e il fascio verticale,verso la parte più bassa della linea intertrocanterica.
  • Il legamento pubofemorale: nasce dal tratto pubi­co del ciglio dell’acetabolo, dall’eminenza ileo-pettinea e dalla parte laterale del ramo superio­re del pube per perdersi nella capsula davanti al piccolo trocantere.
  • Il legamento collaterale ulnare: è conformato a ventaglio e s’irradia dall’epitroclea al margine mediale dell’incisura semilunare.
  • Il legamento largo dell’utero: è la porzione di peritoneo che portandosi lateralmente all’utero va a rivestire le tube uterine di falloppio.

In caso di rottura di un legamento di una articolazione, potrebbe essere impossibile il movimento correlato a quella articolazione. Per approfondire: Lesione del legamento crociato anteriore: ricostruzione in artroscopia

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Cos’è un tendine?

Con “tendine” (in inglese “tendon”) si intende invece tutti quegli insiemi di fibre che permettono ai muscoli di fissare le proprie estremità ad un osso o alla pelle consentendo all’apparato contrattile di svolgere le sue funzioni. L’esempio di classico di tendine è il tendine di Achille, quello comune ai due muscoli gastrocnemi e al solco, che, seguendo la direzione di questi nella parte posteriore e inferiore della gamba, va ad inserirsi sulla faccia posteriore del calcagno. In caso di lesioni tendinee gravi, che comportano una totale o parziale rottura del tendine, si ha la perdita del movimento generato dal muscolo interessato. Ad esempio, in caso di rottura del tendine di Achille, si verifica l’impossibilità di eseguire una flessione plantare della caviglia.

Legamenti e tendini: qual è la differenza?

Legamenti e tendini sono spesso confusi tra loro, tuttavia sono strutture anatomiche diverse; pur essendo entrambi formati da fibre di collagene di tipo I (che possiedono una elevata resistenza alle forze applicate in trazione), dal punto di vista ortopedico hanno una grande differenza: mentre i legamenti collegano tra loro ossa diverse o parti dello stesso osso, invece i tendini collegano i muscoli alle ossa o ad altre strutture di inserzione.

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Differenza tra stiramento, strappo, contrattura, distorsione e distrazione

MEDICINA ONLINE CAVIGLIA SLOGATA DISTORSIONE STORTA DOLORE FASCIATURA GONFIA RIMEDI TERAPIA FARMACILe lesioni muscolari sono frequenti e si rilevano soprattutto nei soggetti che praticano sport; le più frequenti lesioni muscolari sono (in ordine di gravità):

  • contrattura;
  • stiramento;
  • distrazione;
  • strappo (di I°, II° e III° grado).

Delle patologie elencate nel titolo, fa eccezione la distorsione, che non interessa i muscoli. Cominciamo proprio con questa patologia.

Cos’è una distorsione?
La distorsione è una lesione della capsula e dei legamenti, a volte  con lacerazione, ma senza rottura; provoca una fuoriuscita di sangue nella sede articolare per cui si verifica gonfiore e tumefazione. Ci può essere anche dolore intenso e il movimento è bloccato. Interessa di solito la caviglia, il ginocchio e il polso, è favorita da un tono muscolare insufficiente ed è provocata da un movimento brusco che sposta l’articolazione portando temporaneamente i capi articolari al di là dei limiti fisiologici (al contrario della lussazione, dove la perdita di contatto dei due capi è permanente). E’ più frequente negli adulti che nei bambini e la sua gravità è estremamente variabile  in quanto può comportare danni di varia entità alle componenti dell’articolazione: capsula, legamenti, tendini e menisco. La distorsione a carico della caviglia può portare a distorsioni recidivanti anche per tutta la vita, a causa di disfunzioni permanenti e mancanza di risposta muscolo-tendinea. In caso di distorsione è necessario mettere immediatamente l’arto in posizione sollevata, applicare una borsa del ghiaccio e rivolgersi al medico, anche per escludere la presenza di fratture.

Cosa fare in caso di distorsione?
Nella maggior parte dei casi, per risolvere una distorsione, basta riposo e fasciatura seguite a riabilitazione con esercizi e mezzi fisici (magnetoterapia, ultrasuoni…); per alcune distorsioni più gravi si ricorre ad immobilizzare con un’ingessatura come per le fratture, ma raramente si ricorre all’intervento chirurgico per ricostruire i legamenti lesionati, per evitare esiti permanenti o complicazioni come l’artrosi.

Cos’è una contrattura muscolare?
La contrattura muscolare è una delle lesioni più frequenti e consiste in una contrazione del muscolo superiore alle possibilità fisiologiche della fibra stessa. Tale contrattura produce dolore e rigidità della fibra, limitazione nella deambulazione e dolore vivo nei movimenti di contrazione muscolare. La contrattura, però, è la lesione meno grave tra le lesioni muscolari poiché non causa una rottura di fibra.

Cosa fare in caso di contrattura muscolare?
In caso di contrattura muscolare il riposo è la terapia più efficace. Per guarire da una contrattura muscolare di solito occorre una settimana di pausa. Per accelerare il recupero possiamo abbinare il riposo a massaggi decontratturanti, effettuati da fisioterapisti e a tutte quelle attività che permettono di allungare la muscolatura.

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Cos’è uno stiramento muscolare?
Questa lesione muscolare provoca un dolore acuto e improvviso, anche se spesso sopportabile. È un tipo di lesione facilmente riscontrabile in ambito sportivo ed è provocato da un allungamento eccessivo delle fibre del muscolo.

Cosa fare in caso di stiramento muscolare?
Lo stiramento muscolare generalmente guarisce nel giro di 2-3 settimane di riposo; è utile applicare impacchi di ghiaccio per i primi giorni e bendaggi compressivi. Eventualmente il medico può prescrivere una terapia antinfiammatoria ed un’ecografia può risultare utile.

Cos’è uno strappo muscolare?
Lo strappo muscolare provoca una rottura delle fibre muscolari, che è molto dolorosa e può essere più o meno seria a seconda di quante fibre vengono coinvolte. Lo strappo può riguardare qualsiasi muscolo del corpo, ma solitamente sono più soggetti a strappo i muscoli di gambe e braccia. Più raramente si ‘strappano’ i muscoli di addome e schiena. La lesione viene provocata da una eccessiva sollecitazione alle fibre muscolari, a causa di scatti o contrazioni improvvise. Gli strappi possono essere di I°, II° e III° grado a seconda del numero delle fibre coinvolte:

  • Lesione di I° grado: vengono danneggiate poche fibre muscolari, il danno è localizzato a fibrille e filamenti senza perdita di continuità del muscolo; il fastidio è lieve ed i movimenti sono quasi completamente senza dolore.
  • Lesione di II grado: è caratterizzata da un maggior numero di fibre muscolari lesionate: si ha l’interruzione di un certo numero di fibre muscolari senza coinvolgere una porzione macroscopicamente riconoscibile del ventre muscolare; il dolore compare ogni volta che si cerca di contrarre il muscolo.
  • Lesione di III° grado: causa una vera e propria lacerazione del muscolo, si ha la rottura di un’ampia porzione del ventre muscolare con soluzione di continuo clinicamente evidente, accompagnata da un dolore molto intenso.

Cosa fare in caso di strappo muscolare?
Se si è avuto uno strappo in primo luogo è necessario sospendere subito l’attività che si sta compiendo, che sia sportiva o lavorativa. È meglio consultare subito l’ortopedico per valutare l’entità del problema. Se la lesione è lieve serve un riposo completo per un paio di settimane, associato ad impacchi freddi che esercitano una potente azione sulla circolazione sanguigna, riducendo il flusso di sangue ai vasi lesionati. Inoltre è opportuno ricorrere all’assunzione, su prescrizione medica, di antidolorifici e miorilassanti. Le indagini devono essere completate con un’ecografia e una eventuale risonanza magnetica. I casi più seri richiedono tempi di recupero maggiori e sedute di fisioterapia, come tecarterapia, laserterapia.

Cos’è una distrazione muscolare?
La distrazione muscolare (o rottura sottocutanea del muscolo) è da molti considerata come sinonimo di strappo muscolare, ma nella prima non si verifica mai la rottura delle fibre di tutto il muscolo (percentuale di rottura delle fibre inferiore al 50%) e si tratta pertanto una lesione sì di una certa importanza, ma senz’altro meno grave di uno strappo muscolare vero e proprio. Può avvenire per scatti improvvisi o improvvise e violente contrazioni muscolari e colpisce soprattutto gli sportivi.
Le sedi muscolari maggiormente coinvolte sono i muscoli lunghi degli arti inferiori (meno coinvolti sono i muscoli addominali e i dorsali), soprattutto quelli della coscia come gli adduttori, i flessori e il quadricipite oppure quelli della gamba come il tricipite surale. La lesione avviene in genere a livello delle giunzioni muscolo-tendinee, la zona fisiologicamente e meccanicamente più debole, mentre molto raramente si verifica a livello del ventre del muscolo.

Cosa fare in caso di distrazione muscolare?
Valgono le stesse raccomandazioni usate per i lievi strappi muscolari, prima elencate.

Come prevenire le lesioni muscolari ed articolari
Ci sono delle generiche accortezze, che diminuiscono il rischio di lesioni muscolari ed articolari. Certamente è importantissimo – prima dello sforzo fisico intenso – un buon riscaldamento graduale generale, e se necessario un riscaldamento più specifico. Importante anche lo stretching, per garantire elasticità a muscoli e tendini. Per prevenire le lesioni muscolari è infine importante eseguire in maniera adeguata i vari esercizi, con calma e sempre facendo attenzione al movimento che si sta effettuando ed ai carichi che si stanno usando: l’ideale è evitare il fai da te, specie se non siete sportivi esperti, e farsi seguire da un professionista, che vi guiderà nella corretta esecuzione dei singoli esercizi.

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Glucosamina e condroitina: dose, efficacia e controindicazioni

MEDICINA ONLINE ARTRITE ARTROSI ARTICOLAZIONE GLUCOSAMINA CONDROITINA INTEGRATORE OSSO LEGAMENTO TENDINE DIFFERENZA MOBILI SEMIMOBILI ARTRITE REUMATOIDE SINOVIALI FISSE FATTORE REUMATOIDE.jpgLa glucosamina (anche glucosammina) è un aminopolisaccaride coinvolto nella sintesi di proteine glicosilate e lipidi. È stata identificata la prima volta nel 1876 da un chirurgo tedesco, Georg Ledderhose, ma si dovette attendere fino al 1939 perché, grazie al lavoro di Walter Norman Haworth, un chimico britannico, se ne comprendesse appieno la stereochimica. La glucosamina è una sostanza abbondantemente presente nei gusci dei crostacei ed è da questi gusci che per idrolisi viene prodotta commercialmente. La glucosamina è coinvolta nella produzione dei glicosaminoglicani, fondamentali per la cartilagine. Come molte altre sostanze, con l’invecchiamento, la quantità di glucosamina prodotta dall’organismo diminuisce e ovviamente le cartilagini si degradano. La ricerca ha dimostrato che l’integrazione con glucosamina è in grado di bloccare l’artrosi nell’85% dei casi. Nessun effetto collaterale di rilievo è stato registrato dalla somministrazione di glucosamina per via orale.

Tipi di glucosamina

Esistono varie forme di glucosamina; fra le più conosciute possiamo ricordare la glucosamina solfato, la glucosamina idrocloridrato e la n-acetilglucosamina. Queste varie forme sono molto simili tra loro, ma, non si ha la certezza che, qualora vengano assunte come integratori alimentari, abbiano gli stessi effetti. La ricerca scientifica ha centrato maggiormente la sua attenzione sulla glucosamina solfato. Di norma, gli integratori a base di glucosamina solfato vengono utilizzati nella terapia per artrosi e artrite. In molte formulazioni, la glucosamina solfato viene associata ad altre sostanze quali, per esempio, la condroitina solfato, il metilsulfonilmetano (MSM) e la cartilagine di squalo.

Glucosamina e condroitina

Fra le associazioni più frequenti c’è quella tra glucosamina e condroitina; il motivo è da ricercarsi nel fatto che, secondo quanto riportato da alcune ricerche,l’efficacia della glucosamina sarebbe superiore se le si associa la condroitina, una sostanza che attrae e trattiene l’acqua che serve per nutrire e lubrificare le articolazioni. In realtà, tale posizione non è condivisa da tutti gli autori e altre ricerche sembrano mostrare che il ruolo della condroitina sia marginale, anche tenendo conto degli effetti collaterali (disturbi digestivi, vertigini, dermatiti  e alcuni rari casi di Edema di Quincke).

I migliori integratori di glucosamina, testati personalmente dal nostro Staff, sono:

Glucosamina: funziona contro l’artrosi?

Per quanto la glucosamina venga spesso presentata come la pillola anti-artrosi si deve dire che in realtà si è ancora molto lontani da una reale cura della patologia artrosica: l’effetto della glucosamina esiste, ma si limita a bloccare la patologia. È fondamentale quindi per la prevenzione, ma non si può ancora parlare di efficacia a livello curativo. La questione viene comunque approfondita nel paragrafo successivo. Anche se le voci dell’effetto anti-artrosi sono state eccessivamente enfatizzate, esse hanno avuto il merito di far sapere al grande pubblico che l’artrosi si può combattere, rallentare e farla regredire in misura lieve con l’uso di semplici integratori alimentari. La glucosamina è stata suggerita anche nel trattamento di glaucoma e persino come sostanza dimagrante, ma allo stato attuale non esiste alcuna evidenza scientifica di una sua efficacia in tal senso.

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Glucosamina: è efficace?

L’NMCD (Natural Medicines Comprehensive Database) fornisce delle valutazioni sui medicinali naturali basandosi sulle prove scientifiche disponibili; la valutazione si basa su una scala che va da 1 a 7 (1=efficace, 2=probabilmente efficace, 3=forse efficace, 4=forse inefficace, 5=probabilmente inefficace, 6=inefficace, 7=prove non sufficienti per valutare l’efficacia). Secondo l’NMCD, la glucosamina solfato viene considerata probabilmente efficace (valore della scala 2) relativamente all’artrosi del ginocchio; possibile efficacia anche per quanto riguarda l’artrosi femorale e quella della colonna vertebrale. Relativamente all’artrosi del ginocchio, alcuni studi hanno mostrato un rimarchevole effetto analgesico, paragonabile a quello di ibuprofene e piroxicam, anche se non in termini di rapidità d’effetto; peraltro l’efficacia sembra riferirsi soprattutto a casi di artrosi di non grave entità; va anche segnalato che alcuni soggetti non hanno riportato benefici dall’assunzione di glucosamina solfato. Si ritiene che la glucosamina sia in grado di rallentare la lacerazione delle articolazioni in quei soggetti sofferenti d’artrosi che assumono glucosamina per lunghi periodi di tempo. La glucosamina solfato è considerata, sempre basandosi sulla scala NMCD, forse efficace nel trattamento dell’artrite dell’articolazione temporo-mandibolare, un processo infiammatorio alquanto fastidioso che oltre al dolore crea problemi di masticazione e difficoltà nell’articolare correttamente le parole.

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Glucosamina: somministrazione e dosaggio

In linea generale è consigliata una supplementazione di glucosamina (3 cicli annui) ai soggetti che praticano attività fisica e hanno superato i 35 anni e ai sedentari che hanno superato i 45, con artrosi agli esordi. Per quanto riguarda i dosaggi,  per la prevenzione dell’artrosi le dosi consigliate (in soggetti fra i 54 e i 90 kg di peso ) sono 750 mg al giorno, normalmente suddivisi in tre somministrazioni. In caso di patologia a uno stadio già avanzato, tali dosi andrebbero raddoppiate. Durante il trattamento, i dosaggi di glucosamina possono subire modifiche in base all’andamento della malattia.

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La glucosamina è sicura?

Relativamente alla questione sicurezza, in linea generale il solfato di glucosamina è ritenuto un integratore sicuro. Come per tutti gli integratori alimentari però, in alcune circostanze viene consigliato di evitarne l’assunzione. Alcuni soggetti hanno riportato, in seguito all’assunzione di glucosamina, effetti collaterali di modesta entità quali bruciore di stomaco, costipazione, diarrea e nausea. Per quanto non esistano evidenze che l’assunzione di glucosamina possa creare problemi alle donne in stato interessante o in quelle che stanno allattando, tali soggetti dovrebbero astenersi dall’usare integratori alimentari a base di glucosamina. Lo stesso consiglio vale per coloro che soffrono di asma; esiste, infatti, una ricerca che ha mostrato un probabile collegamento fra assunzione di glucosamina e attacchi di asma.

L’assunzione di glucosamina veniva in passato sconsigliata anche ai soggetti affetti da diabete, ma ricerche più recenti e ritenute più affidabili suggeriscono che la glucosamina solfato non abbia alcun effetto sui livelli di glicemia e, conseguentemente, non dovrebbero verificarsi problemi di alcun genere; tuttavia, a scopo precauzionale, il diabetico che assume glucosamina dovrebbe sempre verificare attentamente che non si verifichino alterazioni sospette in seguito all’assunzione di integratori alimentari contenenti la sostanza in questione.

Dal momento che alcuni prodotti a base di glucosamina solfato contengono, fra le altre cose, anche gusci di aragosta, granchio o gamberetti, alcuni autori sconsigliano l’assunzione di tali prodotti a coloro che sono allergici ai crostacei. Va comunque ricordato che le reazioni di tipo allergico ai crostacei sono relative non ai gusci, ma alla carne, tanto che, fino ad ora, non sono stati segnalati casi di reazioni allergiche in soggetti allergici ai crostacei che assumono glucosamina.

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Glucosamina e farmaci

Per quanto concerne le interazioni con altre sostanze, l’assunzione di glucosamina va evitata da coloro che assumono warfarin, un anticoagulante, in quanto varie ricerche hanno dimostrato che la glucosamina solfato ne potenzia l’azione; peraltro, detto per inciso, sono molti gli integratori e i prodotti fitoterapici che interagiscono con il warfarin e che non vanno quindi assunti se si utilizza tale medicinale. Una certa cautela va utilizzata anche nel caso si assuma paracetamolo. I soggetti sottoposti a chemioterapia devono consultare lo specialista che li ha in cura prima di assumere prodotti contenenti glucosamina.

Cenni sull’artrosi

Milioni di persone soffrono di artrosi; alcuni in forma lieve, altri in forma grave e devastante. Alcuni cercano di controllarla assumendo farmaci antinfiammatori dai pesanti effetti collaterali, altri sono costretti a ricorrere a interventi chirurgici. In un individuo sano la cartilagine opera come ammortizzatore e consente un movimento morbido e regolare. Per eseguire il suo compito impiega il liquido sinoviale (una sostanza oleosa prodotta dalla membrana sinoviale), che viene assorbito e rilasciato dalla cartilagine (proprio come una spugna) durante il suo funzionamento. Durante la sua vita la cartilagine si usura e l’organismo la ripara. In condizioni normali c’è equilibrio fra danno e riparazione, in condizioni patologiche il danno e i prodotti di rifiuto descritti nell’articolo sull’artrosi prevalgono, facendo degenerare il sistema. Si parla di artrosi secondaria quando è conseguente a lesioni traumatiche più o meno ripetute (come negli atleti) e di artrosi primaria quando sostanzialmente è dovuta all’invecchiamento. Da qualche anno vengono diffuse voci eccessivamente ottimistiche relative alla possibilità di curare l’artrosi utilizzando la glucosamina; ma, in realtà, come si può intuire da quanto riportato sopra, le cose stanno un po’ diversamente.

Prodotti consigliati

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

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Differenza tra rotula e menisco

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ecografia Spalla Ginocchio Traumatologia Gambe Esperto Referto THD Articolare Sesso Sessualità Uomo ARTICOLAZIONE GINOCCHIO FATTA ESAMI PATOLOGIE Medicina Estetica Radiofrequenza Cavitazione Grasso HDLa rotula o patella (in inglese “patella”) è un osso sesamoide inserito nel tendine del muscolo quadricipite della coscia. Posteriormente alla rotula vi è l’articolazione femoro-tibiale racchiusa all’interno della propria capsula articolare. La parte flessoria del ginocchio è detta cavo popliteo. La rotula poggia su un cuscinetto adiposo detto corpo di Hoffa che le permette di scorrere sulle strutture posteriori. È collegata inoltre all’articolazione del ginocchio mediante i legamenti alari, che, medialmente raggiungono, attraverso la capsula, il menisco mediale, mentre lateralmente si fonde alla fascia lata.

I menischi (in inglese “meniscus”) sono invece delle strutture fibro-cartilaginee presenti fra costituenti articolari le cui superfici non risultano congruenti tra loro. Nel ginocchio si trovano due menischi (vedi anche foto in alto):

  • il menisco mediale ha forma di semiluna e tra i due è il più piccolo;
  • il menisco laterale è quello più grande e rispetto al mediale la sua forma è più aperta e rappresenta più un ferro di cavallo.

Il menisco laterale e il menisco mediale sono uniti tra loro dal legamento trasverso del ginocchio posto anteriormente ad essi.

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Differenza tra tendine rotuleo e semitendinoso

medicina online muscoli di anca e coscia gamba visti posteriormente glutei tendine muscolo semitendinoso muscoli posteriori coscia muscolo bicipite femorale semimembranoso anatomia funziIl tendine rotuleo (o tendine della patella, in inglese “patellar ligament”) è un tendine che fa parte dell’articolazione del ginocchio: in essa collega la rotula con la tuberosità della tibia (parte superiore della tibia); è la porzione distale del tendine comune del quadricipite femorale. È un tendine dalla forma piatta, piuttosto resistente lungo circa 8 cm e largo 3,5/4 cm, la sua porzione centrale (terzo centrale) viene utilizzata negli interventi di ricostruzione del legamento crociato anteriore.

Muscolo e tendine semitendinoso
Il muscolo semitendinoso è un muscolo si­tuato superficialmente nella parte postero-mediale della coscia; è carnoso nella porzione su­periore, tendineo in quella inferiore. Origina in alto dalla tuberosità ischiatica e discende verti­calmente fino alla parte media della coscia, do­ve continua in un lungo tendine, il tendine semitendinoso, che concorre al­la costituzione della zampa d’oca, inserendosi nella parte superiore della faccia mediale della tibia. La zampa d’oca corrisponde all’inserzione dei muscoli sartorio, gracile e semitendinoso sulla porzione superiore della faccia antero-mediale della tibia, che assume appunto una forma che ricorda quella della zampa di un’oca. Poste­riormente è in rapporto, in alto, con il muscolo grande gluteo e quindi con la fascia femorale; anteriormente corrisponde ai muscoli grande adduttore e semimembranoso. Insieme al tendi­ne del muscolo semimembranoso costituisce il limite supero-interno della fossa poplitea.

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Tendine rotuleo: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ecografia Spalla Ginocchio Traumatologia Gambe Esperto Referto THD Articolare Sesso Sessualità Uomo ARTICOLAZIONE GINOCCHIO FATTA ESAMI PATOLOGIE Medicina Estetica Radiofrequenza Cavitazione Grasso HDIl tendine rotuleo (o tendine della patella, in inglese “patellar ligament”) è un tendine che fa parte dell’articolazione del ginocchio: in essa collega la rotula con la tuberosità della tibia (parte superiore della tibia); è la porzione distale del tendine comune del quadricipite femorale. È un tendine dalla forma piatta, piuttosto resistente lungo circa 8 cm e largo 3,5/4 cm, la sua porzione centrale (terzo centrale) viene utilizzata negli interventi di ricostruzione del legamento crociato anteriore.

Patologie frequenti
Si può verificare una tendinite quando la persona, spesso atleta, non segue un allenamento nella maniera corretta. Il tendine rotuleo può anche essere coinvolto durante la sindrome dolorosa femoro-rotulea, inoltre- in caso di cadute – può essere sollecitato enormemente e non resistendo allo sforzo si può rompere.

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Differenza tra distorsione, distrazione, strappo e contusione

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA TRAUMA MUSCOLO OSSO FRATTURA LUSSAZIONE DISTORSIONE STRAPPO DISTRAZIONE  MOVIMENTO ROTTURA MUSCOLARE ATTIVITA FISICA SPORT MOVIMENTO GAMBA PIEDE GINNASTICA SCARPE CORRERE CRAMPI MIOCLONIE SPASMO.jpgLa “distorsione” è una lesione della capsula e dei legamenti, a volte  con lacerazione, ma senza rottura; provoca una fuoriuscita di sangue nella sede articolare per cui si verifica gonfiore e tumefazione. Ci può essere anche dolore intenso e il movimento è bloccato. Interessa di solito la caviglia, il ginocchio e il polso, è favorita da un tono muscolare insufficiente ed è provocata da un movimento brusco che sposta l’articolazione portando temporaneamente i capi articolari al di là dei limiti fisiologici. E’ più frequente negli adulti che nei bambini e la sua gravità è estremamente variabile  in quanto può comportare danni di varia entità alle componenti dell’articolazione: capsula, legamenti, tendini e menisco. La distorsione a carico della caviglia può portare a distorsioni recidivanti anche per tutta la vita, a causa di disfunzioni permanenti e mancanza di risposta muscolo-tendinea. In caso di distorsione è necessario mettere l’arto in posizione sollevata, applicare una borsa del ghiaccio e rivolgersi al medico, anche per escludere la presenza di fratture.

Lo “strappo muscolare” (anche chiamato “rottura muscolare”) è una lesione di uno o più fasci di fibre muscolari causata da uno stiramento improvviso che determina la rottura delle fibre del muscolo. Solitamente si manifesta a seguito di violente contrazioni o scatti improvvisi ed è molto frequente soprattutto fra coloro che praticano degli sport dove è richiesto un movimento muscolare di tipo esplosivo ad esempio nel calcio, nel body building, nelle gare di salto, ect. A volte invece colpisce le persone non allenate oppure coloro che non si sono sufficientemente riscaldati prima di affrontare un allenamento. Gli strappi muscolari interessano soprattutto i muscoli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale), mentre è più raro che colpiscano i muscoli addominali o dorsali. In generale però lo strappo muscolare può colpire qualsiasi muscolo del corpo. Il disturbo può coinvolgere un diverso numero di fibre muscolari e, sulla base al numero di fibre interessate,  sono stati individuati 3 gradi:

  • Strappo muscolare di primo grado: si manifesta quando si lesionano poche fibre muscolari;
  • Strappo muscolare di secondo grado: si manifesta quando si lesionano parecchie fibre a seguito di una contrazione muscolare;
  • Strappo muscolare di terzo grado: si manifesta quando si lesionano quasi tutte le fibre e si verifica anche una lacerazione muscolare.

Il termine “distrazione” è sinonimo di strappo muscolare.

La “contusione” infine  è un trauma prodotto da un urto con un corpo contundente, senza lacerazione della cute. Dopo il trauma sulla cute compare un’ecchimosi, una macchia inizialmente rossa e poi violacea che con il tempo assume una colorazione giallognola, prima di scomparire. È il risultato di una rottura di capillari che versano il sangue nei tessuti superficiali; se il travaso di sangue è più abbondante si ha invece un ematoma, più esteso, gonfio e scuro. In caso di ematomi ed ecchimosi è consigliabile applicare degli impacchi di ghiaccio per indurre una vasocostrizione ed eventualmente un bendaggio non stretto. Si possono inoltre applicare delle apposite pomate. Se la contusione non interessa zone a rischio, come ad esempio la testa o zone ove sono presenti organi interni, non c’è da preoccuparsi: ecchimosi ed ematomi regrediscono spontaneamente in poco tempo.

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Tendinite del rotuleo: cause, sintomi e rimedi dell’infiammazione

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma Ecografia Spalla Ginocchio Traumatologia Gambe Esperto Referto THD Articolare Sesso Sessualità Uomo ARTICOLAZIONE GINOCCHIO FATTA ESAMI PATOLOGIE Medicina Estetica Radiofrequenza Cavitazione Grasso HDLa tendinite del rotuleo è una patologia del ginocchio molto frequente che consiste nell’infiammazione del tendine rotuleo e che colpisce il tendine rotuleo maggiormente nel punto dove inizia, ovvero nella sezione inferiore della rotula. Il tendine rotuleo rientra nell’apparato estensore del ginocchio e quando il muscolo quadricipite si contrae, lo traziona insieme alla tibia e alla rotula, e il ginocchio si estende. Questa patologia è molto frequente fra gli sportivi che praticano il basket, la pallavolo, il calcio, l’atletica leggera ed il sollevamento pesi. Sono tutti sport che necessitano uno sforzo ripetitivo del muscolo quadricipite che sollecita continuamente il tendine rotuleo fino a procurargli una lesione.

Cause
La causa principale che provoca la tendinite del rotuleo, risiede della sollecitazione ripetuta del tendine rotuleo che porta a delle piccole lesioni che tendono a degenerare nel corso del tempo soprattutto continuando ad allenare la zona dei quadricipiti. Altre cause che, a lungo andare, possono far sviluppare la patologia sono:

  • – un disallineamento del femore e della rotula;
  • – la rotula alta;
  • – un eccessiva rotazione della tibia;
  • – una cattiva estensione del muscolo retto-femorale.

La tendinite del rotuleo può manifestarsi in maniera aggressiva anche a seguito di un utilizzo scorretto delle calzature.

Sintomi
Il sintomo principale della tendinite del rotuleo è un dolore localizzato nella parte anteriore del ginocchio che si presenta a seguito di uno sforzo prolungato (come un allenamento specifico del quadricipite) oppure quando si resta fermi nella medesima posizione per un lungo lasso di tempo (ad esempio quando si resta inginocchiati a lungo). Quando la tendinite del rotuleo inizia a manifestarsi, il dolore iniziale tende a scomparire a seguito di un periodo di riposo. Col passare del tempo e con il peggioramento della patologia, il dolore persiste anche durante e a seguito di un periodo di riposo. Per questo motivo è una patologia che va curata al principio, onde evitare che diventi cronica.

Rimedi
La tendinite del rotuleo, come già anticipato, va curata a partire dai primi sintomi per evitare conseguenze irreversibili come la rottura del tendine. E’ importante rivolgersi ad un medico specializzato per intraprendere una cura specifica perché è una patologia specifica per ogni paziente.
Tra i possibili rimedi vanno menzionati:

  • il riposo;
  • utilizzo del ghiaccio sulla parte dolorante;
  • stretching rotuleo;
  • farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS).

Solo in casi gravi è previsto l’intervento chirurgico che prevede la scarificazione, la pulizia del tendine e una lunga riabilitazione post-operatoria che permetta il recupero delle funzioni vitali del tendine rotuleo.

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