Il carisma
Il sociologo, filosofo, economista e storico tedesco Max Weber (Erfurt, 21 aprile 1864 – Monaco di Baviera, 14 giugno 1920) spiega, in poche parole, cosa significa per lui il termine “carisma”:
Per ‘carisma’ si deve intendere una qualità considerata straordinaria [ … ], che viene attribuita ad una persona. Pertanto questa viene considerata come dotata di forze e proprietà soprannaturali o sovrumane, o almeno eccezionali in modo specifico, non accessibile agli altri, oppure inviata da Dio o come rivestita di un valore esemplare e, di conseguenza, come ‘duce’. E ovvio che, da un punto di vista concettuale, è del tutto indifferente il modo in cui la qualità in questione dovrebbe essere valutata in base a criteri ‘oggettivamente’ corretti, di carattere etico o estetico o di altro tipo; ciò che importa è soltanto come essa è effettivamente valutata da coloro che sono dominati carismaticamente, dai ‘seguaci’.
(M. Weber, op. cit.)
Non sempre il carisma personale di un conduttore politico o religioso induce all’odio, alla persecuzione delle minoranza oppure alla guerra. Si attribuisce carisma anche ai profeti del Vecchio Testamento, ai fondatori delle religioni universali, come Gesù, Buddha e Maometto, a uomini politici come Mahatma Gandhi, Martin Luther King, John Fitzgerald Kennedy e Nelson Mandela, a personalità religiose come Papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, o sportivi come Kobe Bryant e Lionel Messi, o ancora ad artisti come Bono Vox degli U2 o John Lennon? L’elenco delle personalità carismatiche include “buoni” e “cattivi”, “democratici” e “dittatori”, “santi” e “mostri”. Che cosa accomuna questi individui agli antipodi? Perché esaltano il loro pubblico dovunque appaiono, anche solo con una frase o addirittura un gesto, come un pugno chiuso alzato al cielo?
Chi sono le persone carismatiche?
Nel Nuovo Testamento possiamo leggere quante volte Gesù sconvolse i suoi uditori.
Ma la stessa capacità di sconvolgere gli astanti, a volte, si manifesta anche nel modo
di vestirsi o di camminare. Visto da vicino, il grande Mahatma Gandhi, girando a
torso nudo durante una visita in Inghilterra, vestito “con la fascia tradizionale che gli
cingeva le reni ricadendogli in disordine intorno alle gambe, parve un personaggio
assurdo”, afferma un contemporaneo. Il sociologo Max Weber descrive come molto
più estremo il modo in cui si presentano i grandi profeti della Bibbia:
Stati patologici e azioni patologiche dei generi più diversi accompagnano la loro estasi o la precedono. Una parte dei profeti ne parla esplicitamente. Ezechiele (6,11; 21,19) batte le mani, si percuote i fianchi, calpesta il suolo. Geremia (23, 9) diventa come un ubriaco e trema in tutte le membra. Il viso dei profeti si contorce quando lo spirito scende su di loro, il fiato gli manca, cadono talvolta storditi al suolo, momentaneamente privi della vista e della parola, torcendosi tra le convulsioni (Is, 21). Geremia gira con un giogo sul collo; altri profeti vanno in giro con corna di ferro o, come Isaia per molto tempo, nudi.
(M. Weber, Sociologia delle religioni universali, vol. III, Edizioni di Comunità, Torino)
Tali comportamenti “strani” non devono tuttavia trarre in inganno: per il loro pubblico, le prediche dei profeti sono razionali perché si conciliano con l’immagine di un Dio irascibile ma comprensibile, i cui comandamenti erano noti a tutti. Constatando la sorprendente disposizione del pubblico a tollerare degli atteggiamenti scioccanti, non dobbiamo tuttavia dimenticare che il messaggio lanciato della persona carismatica è forse irreale o estremo, ma ha, in ogni caso, un aspetto razionale, e anche per questo convincente per molti.
Carismatici o folli? Il caso Hitler
A proposito di alcune fotografie di Hitler, ricevute nel 1933, il grande comico e regista Charlie Chaplin afferma:
Il viso era oscenamente comico: una brutta copia del mio. Non riuscivo a prenderlo sul serio. Ogni cartolina ne illustrava una posa diversa: una con le mani simili ad artigli, mentre arringava la folla, un’altra con un braccio levato e l’altro lungo il corpo, come un giocatore di cricket che sta per lanciare la palla. Il saluto con la mano rovesciata all’indietro sulla spalla e col palmo rivolto all’insù mi faceva venire voglia di metterei sopra un vassoio di piatti sporchi. ‘Questo è matto!’ pensai.
(Charles S. Chaplin, La mia vita, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1993)
Chaplin parodiò Hitler nel celebre film “Il grande dittatore”. La reazione del pubblico di Hitler è però ben lontana dall’ironia di Chaplin, visto che il dittatore tedesco era oggetto da vera e propria idolatria da parte dei suoi sostenitori. “Mi sentivo paralizzata,” racconta un’ammiratrice, altri parlano di una sensazione “come se tutta la superficie terrestre si aprisse davanti a me, come un terremoto” oppure “come se toccassi il cielo”. Dalle numerose biografie di Hitler, sappiamo che la salute mentale di questo personaggio era tutt’altro che stabile. L’effetto delle sue apparizioni in pubblico resta misterioso. Oggi, è vero, conosciamo l’operato mostruoso a cui ha istigato il popolo tedesco, ma già prima della presa del potere, negli anni Venti del secolo scorso, l’antisemitismo violento dei nazisti, la loro volontà di “sbarazzarsi” di oppositori politici, di “zingari”, di omosessuali e di handicappati erano evidenti. “Sulla validità del carisma decide il riconoscimento spontaneo dei dominati” afferma Max Weber, quindici anni prima dell’ascesa dei nazisti. In altre parole: il fatto che alcune persone con problemi psichici finiscano in una clinica, mentre altri cambiano la storia pone una certa resistenza ai nostri tentativi di comprensione. Per spiegare il successo e l’adesione incondizionata al nazismo, possiamo individuare delle ragioni, sufficientemente razionali, di tipo storico e politico. Senz’altro fu importante il fatto che qualcuno indicò una via d’uscita dalla depressione economica e politica in cui versava la Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale. Una volta alla guida del paese, poi, Hitler ottenne una serie di successi in campo della politica estera, rafforzando così il suo ruolo di uomo di stato straordinario. Senza tali successi, il carisma “rischia di scomparire”, come dice Weber. Tuttavia tutto ciò non è sufficiente a spiegare come, di fronte alla distruzione del paese, una parte cospicua della popolazione tedesca restò fedele al Fuhrer e diede la colpa della disfatta ai suoi collaboratori.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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