Sindrome di Ganser (psicosi carceraria): reale sindrome o semplice simulazione?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PRIGIONE CARCERE SBARRE DETENUTO SINDROME DI GANSER SIMULAZIONE REATO TRIBUNALE GIUDICA AVVOCATO PENALE PENA ERGASTOLOLa sindrome di Ganser è un raro disturbo dissociativo di origine isterica caratterizzato da simulazione involontaria (o solo in parte volontaria) di sintomi legati a patologie mentali, risposte prive di senso o sbagliate a domande ed altri sintomi dissociativi come fuga dissociativa, amnesia dissociativa e/o disturbo di conversione, spesso con pseudoallucinazioni visive e uno stato di coscienza ridotto in cui il soggetto appare letargico nella maggior parte del tempo. Il paziente con sindrome di Ganser può apparire come dormiente per mesi o anni, come accaduto in un recente caso di cronaca relativo ad Ahmed Ali, un detenuto che si è risvegliato al Cardarelli di Napoli dopo più di un anno di apparente sindrome di Ganser, senza ricordare nulla di tale periodo.

Denominazioni

La sindrome di Ganser viene anche chiamata sindrome del nonsense, sindrome del balderdash, sindrome delle risposte approssimative, pseudodemenza isterica o psicosi carceraria. In inglese viene chiamata Ganser syndrome, nonsense syndrome, balderdash syndrome, syndrome of approximate answers, hysterical pseudodementia o prison psychosis.

Perché viene denominata “psicosi carceraria”?

La sindrome di Ganser viene spesso denominata psicosi carceraria perché la sindrome si verifica più frequentemente nelle prigioni rispetto a qualsiasi altro posto: ciò avviene perché il detenuto intuisce che – apparendo totalmente o parzialmente infermo di mente – può ottenere numerosi benefici dall’amministrazione carceraria (direttori, assistenti, psicologi, medici, infermieri, preti del carcere…) o dai funzionari del tribunale e suoi collaboratori (magistrati di sorveglianza, educatori…). I benefici ottenibili “grazie” ad una patologia sofferta in carcere, sono diversi, come l’avere più farmaci (che possono essere “spacciati” tra gli altri detenuti), l’essere spostati in celle più confortevoli e l’ottenere maggiore clemenza in caso di punizione. Il fatto stesso di simulare, più o meno consciamente, una patologia mentale, può inoltre spingere i medici del carcere a spostare il soggetto dalle normali celle (in genere anguste e poco confortevoli) a quelle del reparto ospedaliero della prigione (generalmente più confortevoli, moderne, spaziose e pulite, popolate da “facce nuove, diverse da quelle solite e sempre uguali”) o ad un ospedale esterno: in quest’ultimo caso il detenuto ottiene, almeno temporaneamente, di lasciare le tristi grigie mura carcerarie. Quest’ultima cosa potrebbe significar poco per il lettore, ma per un detenuto che sta scontando molti lunghissimi anni di detenzione, può rappresentare una vera e propria “boccata di aria fresca” nella ripetitiva routine giornaliera ed un breve ma intenso assaggio di libertà e socialità.

Eponimo

La sindrome di Ganser deve il suo nome allo psichiatra tedesco Sigbert Ganser (1853-1931) che per primo la descrisse nel 1898 notando il comportamento di alcuni prigionieri in attesa di processo in un istituto penale di Halle, in Germania: essi avevano coscienza compromessa e comunicazione distorta, in particolare sotto forma di risposte approssimative, quest’ultime chiamate col termine “Vorbeireden“. il “Vorbeireden” indica l’incapacità di rispondere alle domande con precisione, sebbene il contenuto delle domande sia compreso dal soggetto.

Comorbilità

La sindrome di Ganser può verificarsi improvvisamente in pazienti altrimenti sani oppure può essere riscontrata in persone con altri disturbi psichiatrici, tra cui depressione, disturbo da stress post traumatico, schizofrenia, sindrome di Münchhausen, psicosi, disturbo da personalità multipla, dipendenze da sostanze, dipendenze comportamentali e disturbo dipolare.

Sindrome di Ganser nel DSM

La sindrome di Ganser è stata considerata come una reazione di adattamento della vita adulta nel DSM-II (la seconda edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). La sindrome di Ganser è stata poi inserita nel gruppo dei Disturbi fittizi con sintomi psicologici nel DSM-III. I criteri di questa categoria enfatizzavano sintomi che non possono essere spiegati da altri disturbi mentali, sintomi psicologici sotto il controllo dell’individuo e l’obiettivo di assumere un ruolo di paziente, altrimenti non comprensibile date le circostanze. La sindrome di Ganser è stata poi descritta come un Disturbo dissociativo non altrimenti specificato dal DSM-IV e non è attualmente elencata nel più recente DSM-5.

Epidemiologia

Pur esaminando molteplici raccolte di casi di studio, l’incidenza del disturbo risulta non nota con precisione. Storicamente si pensava che la sindrome fosse più comune negli uomini, tuttavia lo psichiatra F. A. Whitlock ipotizza che il più alto tasso riportato di Ganser negli uomini potrebbe essere dovuto alla maggiore percentuale di uomini che sono incarcerati, rispetto alle donne e non ad una innata “predisposizione” degli uomini a soffrirne. La sindrome di Ganser è stata osservata più frequentemente in individui di età compresa tra 15 e 40 anni. In rari casi si è riscontrata anche in bambini. Pur essendo più diffusa negli istituti penitenziari, la sindrome di Ganser è stata osservata anche in persone non appartenenti alla popolazione carceraria.

Reale sindrome o semplice simulazione?

La sindrome di Ganser spesso, da parte dei medici carcerari, può essere erroneamente diagnosticata come semplice simulazione (anche perché i confini tra le due situazioni è molto labile) ma in realtà andrebbe definita come un tipo specifico di “disturbo dissociativo”. Non si può biasimare i medici che lavorano nelle carceri visto che la simulazione volontaria di malattia psichiatrica da parte di alcuni detenuti, con l’obiettivo di ottenere vantaggi di vario tipo, è un fatto noto e diffuso in qualsiasi istituto penitenziario e ciò – unito al fatto che una reale sindrome di Ganser è piuttosto rara – può facilmente ingannare i medici. Consideriamo inoltre il fatto che c’è attualmente un grande dibattito tra i ricercatori sul fatto che la sindrome di Ganser sia o meno un’entità clinica realmente valida.
Ricordo al lettore che con “disturbi dissociativi” si identifica un gruppo di condizioni che comportano una discontinuità della normale integrazione della coscienza, identità, memoria, emozioni, percezione, comportamento e del controllo motorio. I soggetti con disturbi dissociativi usano la dissociazione, come meccanismo di difesa, in modo patologico e involontariamente, per sfuggire ad una situazione di stress elevato. La sindrome di Ganser può effettivamente iniziare come simulazione di un disturbo mentale, ma in alcuni soggetti può sfociare nella sindrome di Ganser vera e propria, in cui il paziente è in buona fede convinto di essere malato e solo inconsciamente accresce i propri sintomi o li simula del tutto.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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