Differenze latte 1 (di inizio) e 2 (di proseguimento): quando cambiare?

MEDICINA ONLINE NEONATO BAMBINO BIMBO FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZZI COLITE COLONLe formule di inizio (latte 2)
Le formule di inizio del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 1 (perciò vengono dette di “tipo 1” o starting formula) e sono state studiate proprio per nutrire i neonati da zero fino a quattro mesi di vita.
Ecco le caratteristiche principali di questo tipo di latte:

  • hanno un valore energetico tra 64 e 72 calorie circa per ogni 100 centimetri cubi;
  • il loro contenuto di zuccheri è costituito dal solo lattosio (lo zucchero presente nel latte) o anche da maltodestrine (zuccheri che, oltre a fornire un buon contenuto energetico, vengono assorbiti rapidamente da parte del-l’organismo);
  • contengono nelle giuste proporzioni gli acidi grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, molto importanti in quanto l’organismo umano non è in grado di produrli da solo;
  • contengono 1,2-1,9 grammi di proteine ogni 100 millilitri: fino a qualche anno fa questa percentuale era quasi doppia, ma recenti studi hanno dimostrato che, per rispondere ai fabbisogni di un bambino di questa età, non è necessario sovraccaricare il lavoro dei reni.
Le formule di proseguimento (tipo 2)

Le formule di proseguimento del latte artificiale sono contrassegnate con il numero 2 (perciò vengono dette di “tipo 2”) e possono venire offerte ai bimbi a partire dai 4-5 mesi fino all’anno di vita. Intorno a questa età, infatti, il piccolo ha raggiunto una maggiore maturità dell’apparato digestivo e ha esigenze nutrizionali diverse rispetto a prima: comincia, infatti, anche lo svezzamento, cioè il passaggio graduale dal solo latte a un’alimentazione che comprende anche i primi cibi solidi.

No al latte di mucca

Le formule di proseguimento del latte artificiale rappresentano il miglior sostituto del latte di mucca, la cui introduzione è sconsigliata prima dell’anno, in quanto troppo povero di ferro o molto ricco di proteine. Rispetto al latte vaccino, queste formule hanno, infatti, un maggior contenuto di ferro, zuccheri, vitamine e acido linoleico (un acido grasso essenziale per l’organismo). Il contenuto di proteine è di poco superiore a quello delle formule di inizio, mentre la presenza di grassi è minore.

Leggi anche:

In polvere o diluito

In commercio esistono formule in polvere, che vanno diluite prima del consumo, e latti invece già diluiti, quindi pronti per l’uso. I tipi più diffusi in Italia sono comunque quelli in polvere che hanno il vantaggio di durare a lungo e di avere un ingombro limitato. Quelli diluiti, invece, danno più problemi di “scorta”, ma hanno il vantaggio di non lasciare margini di errore durante la diluizione: non si rischia, cioè, di preparare un latte troppo denso o, al contrario, troppo leggero.

Latte per allergia o rigurgito

Esistono alcuni tipi di latte adatti ai bambini che hanno sviluppato un’allergia a questo alimento (che si manifesta con eruzioni cutanee, vomito e diarrea) o che presentano alcuni problemi della prima infanzia, come il rigurgito. In questo caso il pediatra potrà consigliare tipi speciali di latte (i delattosati, gli idrolisati, il latte di soia, gli antirigurgito).

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Le 20 curiosità che ancora non conosci sul film Aliens – Scontro Finale

MEDICINA ONLINE ALIEN 2 SCONTRO FINALE Aliens is a 1986 American science-fiction action horror film written and directed by James Cameron, produced by Gale Anne Hurd and starring SigournQuanto ne sapete sul film Aliens – Scontro Finale dl 1986? Ecco le venti cose che forse non sapete su questo bellissimo film di fantascienza, seguito del primo Alien del 1979!

20 – Sigourney Weaver NON voleva girare un secondo film nei panni di Ripley. La storia presentata da James Cameron le piacque però tanto da farle cambiare idea: restava quindi da appianare solo un piccolissimo problema in merito al suo cachet. Le discussioni tra il suo agente e la Fox andarono avanti così a lungo che, a un certo punto, la compagnia cercò di convincere Cameron a sviluppare un sequel SENZA Ripley. Alla fine il regista contattò l’agente di Schwarzenegger, fingendo di volerlo tirare dentro come protagonista. L’agente, come previsto da Cameron, chiamò il collega che si occupava della Weaver per avvisarlo, visto che i due lavoravano per la stessa agenzia, e in breve tempo si trovò l’accordo. Tutta contenta, l’attrice si portò dietro pure la mamma (Elizabeth Inglis interpreta la figlia di Ripley, invecchiata e morta mentre la madre era in giro in ipersonno). Sigourney Weaver pose inizialmente tre condizioni a Cameron: in questo seguito Ripley non doveva impugnare alcuna arma, doveva essere ingravidata da un alieno ed alla fine doveva morire. Cameron non ne ha rispettata nessuna.

19 – L’APC (M577 Armoured Personnel Carrier), il veicolo impiegato per il trasporto truppe dai Marine, nei piani di Cameron avrebbe dovuto avere un design diverso. Ma la società incaricata di crearlo da zero pretendeva troppi soldi e perciò si è ripiegato su un rimorchio della British Airways, uno di quei così piatti con le ruotone giganti usati negli aeroporti per tirarsi dietro gli aerei. Per renderlo più veloce, però, si è stati costretti ad eliminare buona parte della struttura originale, riducendone così il peso di oltre 45 tonnellate.

18 – Il nome della nave del primo Alien, la Nostromo, era un omaggio al romanzo omonimo di Joseph Conrad. Quello della nave di Aliens – Scontro Finale, la USS Sulaco pure. Sulaco era la città mineraria sudamericana in cui lo scrittore polacco-britannico ha ambientato Nostromo. Le altre citazioni letterarie di Aliens spaziano da Starship Troopers di Heinlein (la “caccia all’insetto” di cui parla Hudson all’inizio) ad Asimov: Bishop cita a un certo punto in versione bignami la prima delle tre leggi della robotica, quella secondo cui “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno”.

17 – Nella prima versione dello script, “Alien II” (settembre 1983), il personaggio di Carter Burke non c’era, il nome del pianeta era solo Acheron senza la sigla alfanumerica LV-426, la figlia di Ripley era ancora viva, Ripley, Newt e Hicks finivano imbozzolati e, soprattutto, gli alieni erano divisi in varie razze. Quelli addetti all’imbozzolamento, in particolare, erano albini e più piccoli dei guerrieri.

Leggi anche:

16 – Il set della colonia Hadley’s Hope, cioè la vecchia centrale elettrica dismessa di Acton, Londra, è stato riutilizzato nel Batman di Tim Burton per gli interni della Axis Chemicals. La troupe di Aliensha lasciato tutto così, ciao, chiudete voi, e i tizi della Warner si sono trovati i muri con la finta bava e tutto il resto da ripulire. Felicissimi, guarda. Non ti dico. Stando a quanto dichiarato da Lance Henriksen, visto che le scene in interni ai Pinewood Studios sono state girate mentre Kubrick era alle prese con il suo Full Metal Jacket, cast e troupe delle due pellicole hanno organizzato in quelle settimane lì feste, partite a scaricabarile e pinella, gare di rutti. In uno studio lì accanto c’era anche Al Pacino (sul set di Revolution), che è passato un paio di volte a distribuire cinque alti a tutti.

15 – Tutti gli attori che interpretano dei marine nel film, tranne il ritardatario Michael Biehn hanno dovuto seguire due settimane di addestramento da parte di uomini del SAS britannico. Cameron ha esentato Sigourney Weaver, Paul Reiser e William Hope, perché Ripley e Burke sono due civili e Gorman doveva fare la figura dell’incapace.

14 – Le capsule dell’ipersonno sulla Sulaco che si vedono all’inizio del film sembrano dodici, ma sono in realtà solo sei. Il problema era ovviamente di natura pecuniaria, perché ciascuno di quei cosi costava la bellezza di quattromila e trecento dollari

13 – All’inizio delle riprese, Hicks era James Remar. Solo che a un certo punto lui e James Cameron hanno litigato perciò Remar è stato allontanato ed al suo posto è stato chiamato in fretta Michael Biehn, con cui Cameron aveva già lavorato in Terminator. Narra la leggenda che il venerdì sera il regista gli abbia fatto un colpo di telefono e che il lunedì mattina lui fosse già a Londra sul set. Ma che fare delle scene già girate? Quelle in cui i Marine entrano nella colonia? C’erano i soldi per rigirarle da capo? No, no che non c’erano. Morale della favola, anche se voi non lo sapete, in alcune inquadrature in cui lo si vede di spalle, Hicks è ANCORA James Remar.

12 – Gli attori che interpretano i Marine della Sulaco hanno avuto carta bianca da Cameron per personalizzare armature ed elmetti. Giusto per quel tocco di realismo da warmovie in Vietnam in più che buttalo via. Cynthia Dale Scott, che nel film è Dietrich, si è fatta scrivere “BLUE ANGEL” sull’elmetto, come omaggio all’angelo azzurro di Marlene Dietrich. Bill Paxton (Hudson), invece, “Louise” sulla corazza, come dedica alla moglie, Louise Newbury. Ricco Ross (Frost) il diminutivo “Heath” in un cuore, per la fidanzata dell’epoca, Heather.

11 – Per le navette da sbarco (UD-4L Cheyenne Dropship), James Cameron ha ingaggiato diversi designer ed esaminato molte proposte. Ma siccome nessuna lo convinceva, ha fatto da sé: il suo prototipo l’ha ottenuto incollando sul cockpit di un elicottero Apache giocattolo dei pezzi di altri modellini.

10 – Lance Henriksen voleva indossare delle lenti a contatto con la doppia pupilla per far assumere a Bishop un look più inquietante nella scena in cui sta osservando dei campioni al microscopio in laboratorio.

Leggi anche:

9 – Il fucile a impulsi dei Marine (M41A Pulse Rifle) nasceva dall’accoppiamento di una mitragliatrice Thompson M1A1, di uno shotgun Remington 870 e di alcuni pezzi di un altro fucile, il bimodale semi-automatico/a pompa Franchi SPAS 12. Le smart gun M56 derivavano invece da vecchie mitragliatrici tedesche MG 42 fissate a un’imbracatura da steadicam modificata. Pesavano davvero un casino. Sempre a proposito delle armi, nella scena in cui Vasquez si trova nel condotto dell’aria e spara agli alieni con la pistola, l’attrice Jenette Goldstein non riusciva a tener ferma l’arma dopo aver fatto fuoco. In quelle scene, perciò, è stata sostituita da una stuntman d’eccezione: la produttrice Gale Anne Hurd, da poco moglie di Cameron, che aveva già maneggiato armi vere al poligono e sapeva che diavolo fare. Oggi la Hurd è tra i produttori di The Walking Dead. Ha divorziato da James Cameron nel 1989: due anni dopo ha sposato Brian De Palma, ma anche lì è durata poco. Il suo terzo marito è lo sceneggiatore e regista Jonathan Hensleigh (The Punisher).

8 – La produzione voleva coinvolgere H.R. Giger per fargli sviluppare un altro po’ di design per il film, ma Cameron si disse contrario. C’era da creare in pratica solo la Regina Aliena, e per quella aveva già dei bozzetti pronti. Appena finiva di ramazzare il set, preparare il pranzo per tutti e spicciare casa ci si metteva lui.

7 – In una scena eliminata del film, un impiegato della colonia, prima di diventare amico intimo di un facehugger come tutti i suoi colleghi, incontra un supervisore e i due si lamentano della compagnia, la Weyland Yutani: “…e otteniamo sempre la stessa risposta: Lascia stare”. Cameron riutilizzò in seguito tutta la scena, frase inclusa, in Terminator 2 – Il giorno del giudizio. Metti la CyberDyne Systems al posto della Weyland Yutani ed ecco fatto.

6 – Altri collegamenti con la saga di Terminator? Quanti ne volete. In una delle scene presenti solo nella special edition, Bill Paxton (Hudson) parla del “phased plasma pulse rifle”. I fucili usati dai marine coloniali esplodono proiettili e granate, non plasma: si tratta infatti di una citazione dal primo Terminator, la scena in cui il giovane Schwarzenegger chiede al tipo nell’armeria, perlappuntamente, un “phased plasma rifle”. Nel primo Terminator appaiono inoltre vari membri del cast di Aliens: Michael Biehn, Lance Henriksen e Bill Paxton. In Terminator 2 si aggiunge alla cumpa anche Jenette Goldstein/Vasquez.

5 – Tutta quella parte del film in cui Ripley tiene con una mano il fucile e con l’altro braccio regge Newt? Per evitare alla Weaver un eccessivo sforzo, venne realizzato un fantoccio più leggero della giovane Carrie Henn da impiegare in alcune inquadrature. Le scarpe di Ripley, quelle sneaker alte con lo strap, erano un paio di Reebok. L’azienda britannica ne ha rimesso in commercio una replica nel 2010. Il conto alla rovescia di quindici minuti, a fine pellicola? Dura davvero quindici minuti.

Leggi anche:

4 – Dei Marine Coloniali della Sulaco non viene citato il nome di battesimo, ma solo il cognome. Per praticità, nei documenti ufficiali del film ciascuno conservava il nome dell’attore che lo impersonava: Colette Ferro (Colette Hiller), Daniel Spunkmeyer (Daniel Kash), Mark Drake (Mark Rolston), Ricco Frost (Ricco Ross), Trevor Wierzbowski (Trevor Speedman), Al Apone (Al Matthews), Jenette Vasquez (Jenette Goldstein), William Hudson (Bill Paxton), William Gorman (William Hope), Cynthia Dietrich (Cynthia Dale Scott). L’unica eccezione è rappresentata dal caporale Hicks, che di nome fa Dwayne e non Michael o James (come Biehn e Remar).

3 – Al Matthews, che nel film interpreta il sergente Apone, era stato davvero un sergente dei Marine. Matthews ha combattuto in Vietnam, dove ha rimediato varie medaglie ed è stato il primo soldato di colore della prima divisione Marine ad esser promosso sul campo sergente.

2 – Hudson (Bill Paxton) pronuncia nel film 35 volte la parola “Man”. La celebre scena in cui, precipitata la dropship, dice “Game over, man! Game over!” non era così sul copione e fu frutto perlopiù di una sua improvvisazione. La parola “fuck”, invece, è ripetuta 25 volte. 18 delle quali per bocca di Hudson.

1 – Avete presente tutta quella tonnellata di xenomorfi fatti a brandelli nel film? La produzione poteva contare su SEI costumi da alieno, alcuni dei quali incompleti (tutine nere con giusto delle parti in lattice appiccicate sopra). Il risultato finale è frutto solo di un lavoro di pianificazione, scelta delle inquadrature, abuso di trucchi di illuminazione e montaggio così certosini da avere il beneplacito ufficiale della Grande Chartreuse.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

 

Differenze tra diabete mellito ed insipido: glicemia, vasopressina, poliuria e polidipsia

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Obesità Cancro EmorroidiIl diabete insipido (DIN) è una malattia rara che – a causa del nome – viene spesso confusa con il diabete “più famoso”, cioè il diabete mellito. Il diabete mellito (di tipo 1 e 2) ed il diabete insipido, hanno effettivamente dei tratti in comune; entrambi sono caratterizzati da:

  • Poliuria: cioè urinare molto; la diuresi è maggiore di 2500-3000 ml nelle 24 ore e si associa nicturia (necessità, anche molto frequente, di eliminazione dell’urina durante il riposo notturno);
  • polidipsia: cioè una sete insaziabile.

Fatta eccezione per questi sintomi, il diabete insipido è molto diverso dal più diffuso diabete mellito e non esiste nessun tipo di correlazione accertata tra i due, che portano ai prima citati sintomi corrispondenti, tramite due meccanismi eziologici completamente diversi.

La glicemia nel diabete insipido è normale
Nel diabete insipido non si riscontrano alterazioni nella concentrazione di glucosio nel sangue e nelle urine, che dagli esami risultano quindi nella norma, al contrario di quello che accade nel mellito. Nel caso del diabete insipido, infatti, l’eccessiva quantità di urina non è la conseguenza di valori troppo alti di glucosio nel sangue dovuti ad un mancato o cattivo funzionamento dell’insulina, bensì è causata da un’alterazione della produzione, della secrezione o dei meccanismi di funzionamento dell’ormone vasopressina (l’ormone antidiuretico) da parte dell’ipotalamo e dell’ipofisi posteriore, o dalla sua mancata attività a livello renale.

Leggi anche:

Ormone antidiuretico
Nel caso di mancata produzione di vasopressina si tratta di diabete insipido centrale, ADH-sensibile o neurogenico, nel secondo caso di diabete insipido nefrogenico o ADH-insensibile (perché non si può correggere con la somministrazione di vasopressina). Il diabete insipido può essere completo o parziale, permanente o temporaneo. La vasopressina agisce a livello renale stimolando il riassorbimento di acqua ed opponendosi alla diuresi, per questo il sintomo principale del diabete insipido è la produzione di grandi quantità di urine diluite associate a sete intensa.

Diverse cause
Il diabete mellito è causato principalmente da patologie genetiche, l’insulinoresistenza di tipo A, il leprecaunismo, la Sindrome di Rabson-Mendenhall, le sindromi lipodistrofiche, il sovrappeso e l’obesità, la pancreatite, la fibrosi cistica, l’emocromatosi e il tumore del pancreas.
Il diabete insipido riconosce invece come cause altre patologie, come tumori ipofisari o per metastasi, traumatismi, operazioni neurochirurgiche, encefalite, meningite, patologie ereditarie o genetiche (alterazione dei recettori di tipo 2 della vasopressina, o deficit di acquaporina 2 a livello dei tubuli collettori renali).

Leggi anche:

Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale del diabete insipido si effettua escludendo la polidipsia psicogena, il diabete mellito e l’abuso di diuretici. La determinazione dell’osmolarità urinaria dopo prova di assetamento o dopo amministrazione di arginina-vasopressina è diagnostica.

  • Prova di assetamento. In un soggetto sano comporta un aumento dell’osmolarità. Nel diabete insipido questa resta <300mOsm/L, mentre l’osmolarità plasmatica è superiore a 295. Non bere per lungo tempo può provocare una disidratazione ipertonica senza perdita di elettroliti.
  • Test secondo Hickey-Hare. Se si sospetta un’assunzione di liquidi durante la prova di assetamento, si somministrano soluzioni ipertoniche che procurano risultati fisiologici e patologici identici alla prova da assetamento.
  • Test alla desmopressina. Controindicata in caso di insufficienza coronarica per i suoi effetti vasospastici. Dopo questa somministrazione l’osmolarità urinaria aumenta in caso di diabete insipido centrale, ma non nel nefrogenico.

La determinazione dell’ADH è raramente necessaria. In caso di polidipsia psicogena sia l’ADH che l’osmolarità urinaria si elevano. Occorre escludere un tumore ipofisario o ipotalamico mediante tomografia computerizzata o imaging a risonanza magnetica.

Leggi anche:

Articoli sul prediabete:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Diabete gestazionale: cos’è e quali sono i rischi per il feto e la madre

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA DIABETE GESTAZIONALE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA VERDURA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINO DIGESTIONE STOMACO CALORIE METABOLISMOPer diabete gestazionale si intende un aumento dei livelli di glucosio che si manifesta o viene rilevato per la prima volta nel periodo della gravidanza.
Questa condizione si verifica nel 8% nelle donne incinte. Generalmente, il diabete gestazionale tende a scomparire al termine della gravidanza, tuttavia, le donne che ne hanno sofferto presentano un rischio più elevato di sviluppare diabete di tipo 2 in età avanzata. Esistono dei fattori di rischio come l’obesità e la familiarità con un paziente diabetico che possono accrescere sensibilmente la probabilità di andare incontro a questa forma di diabete.

Sintomi del diabete gestazionale
Il diabete gestazionale si manifesta con sintomi poco evidenti e passa spesso inosservato alle donne. Tuttavia attraverso un’attenta analisi delle condizioni della gestante è possibile intuirne la presenza.
I sintomi da controllare sono: l’aumento ingiustificato della sete, il frequente bisogno di urinare, la perdita di peso corporeo, i disturbi della vista e le infezioni frequenti, come cistiti e candidosi.

Leggi anche:

Terapia del diabete gestazionale
La cura del diabete durante la gravidanza avviene fondamentalmente attraverso una dieta finalizzata a garantire il giusto apporto calorico necessario alla crescita del feto, a preparare l’organismo materno al parto e all’allattamento, oltre che ad evitare episodi di ipoglicemia o iperglicemia per l’organismo della madre. Non può comunque prescindere dalla pratica dell’attività fisica.
La terapia con insulina si rende necessaria solo quando, nonostante il rispetto dell’alimentazione prescritta dal diabetologo o dal dietologo, i valori della glicemia risultano superiori ai valori ritenuti normali per la gravidanza.
Nel caso del diabete gestazionale, l’autocontrollo della glicemia è fondamentale per tenere sotto controllo l’evolversi della malattie e valutare l’efficacia della terapia.

Leggi anche:

Rischi per la madre e per il feto nel diabete gestazionale
Pur essendo una condizione transitoria, se non viene diagnosticato ed adeguatamente curato, può portare a delle conseguenze, sia per la madre che per il feto. In presenza di diabete gestazionale non esiste alcun rischio per la vita del bambino, ma è comunque importante controllare al meglio i valori glicemici per evitare complicanze.
Tra queste, la più conosciuta e diffusa è chiamata macrosomia, ovvero un eccessivo sviluppo del feto rispetto alla sua età gestazionale, con peso alla nascita superiore ai 4-4,5 kg.
Il motivo di questo eccesso ponderale va ricercato nella grande disponibilità di glucosio (zucchero) legata all’iperglicemia materna. Per le notevoli dimensioni, il feto può incontrare importanti difficoltà durante il passaggio nel canale del parto, richiedendo in molti casi il ricorso al parto cesareo (anche se in tal senso, il diabete gestazionale non rappresenta un indicazione assoluta). In caso di parto naturale, quindi, per la madre aumentano i rischi di lacerazione vaginale (fino all’interessamento dello sfintere anale) ed emorragie post-partum, mentre il nascituro corre un maggior rischio di frattura e distocia di spalla. Al momento del parto, inoltre, il nascituro può subire una crisi ipoglicemica, dal momento che – essendo abituato a vivere in un ambiente iperglicemico – può risentire della brusca diminuzione degli zuccheri al momento del distacco del cordone ombelicale.

Altre complicanze del diabete gestazionale
Altre possibili complicanze alla nascita sono rappresentate dall’iperbilirubinemia, dall’ipocalcemia e dalla sindrome da distress respiratorio.
Un cattivo controllo metaboilico del diabete gestazionale può dare origine a complicazioni ipertensive e facilitare l’insorgenza di diabete materno nel post-partum. Le donne affette da GDM costituiscono infatti una popolazione ad elevato rischio per lo sviluppo del diabete mellito tipo 2 negli anni successivi: per entrambe queste due forme di diabete sono infatti simili i più importanti fattori di rischio, quali obesità, distribuzione viscerale del tessuto adiposo e familiarità per diabete.
La macrosomia, al pari della condizione opposta, sembra aumentare il rischio di obesità e sue complicanze tardive (diabete di tipo II, aterosclerosi, ipertensione) nell’infanzia e nelle successive fasce di età .
Come anticipato nella parte introduttiva, il diabete gestazionale non comporta normalmente abortività o malformazioni, comunque possibili nel caso in cui l’iperglicemia cronica sia già presente al momento del concepimento ma ancora all’oscuro della gestante e dello staff medico. Tutto ciò contribuisce a sottolineare l’importanza di una visita pre-concepimento nel momento in cui la gravidanza è ancora ricercata. Sia chiaro che anche una donna diabetica può portare a termine una gravidanza con serenità e senza alcuna complicanza, ma è fondamentale che il concepimento sia preceduto da un preventivo consulto medico e da un controllo ottimale del diabete prima, durante e dopo la gravidanza. Il concepimento e le primissime settimane di gestazione, in particolare, devono avvenire in una situazione di perfetto controllo glicemico.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenze tra il diabete di tipo 1 e 2 (insulino dipendente e resistente)

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE DIABETE TIPO 1 2 INSULINO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2, una volta rispettivamente chiamati “insulino dipendente” ed “insulino resistente”, sono due patologie che vengono spesso confuse, anche perché in effetti portano entrambe ad una alterazione dei livelli glicemici nel sangue, tuttavia sono patologie profondamente diverse per eziologia, diffusione, sintomi e terapie. Vediamo quali sono queste differenze.

Diabete mellito di tipo 1 (insulino dipendente)
Il diabete mellito di tipo 1 (DM1), anche detto diabete insulino dipendente (o anche diabete giovanile, perché la sua insorgenza è abitualmente più precoce) si manifesta quando il pancreas non è in grado di produrre adeguata insulina: non potendo contare sulla propria produzione di questo ormone, chi ha questa forma di diabete è costretto a somministrarsi insulina per mantenere sotto controllo la glicemia. La terapia per il diabete di tipo 1 è quindi di tipo insulinico, con il paziente che deve somministrarsela tramite iniezione, in genere almeno 4 volte al giorno, o attraverso microinfusori. In genere, ha un esordio rapido, brusco, con variazioni stagionali e differenze geografiche. Diverse evidenze indicano che si tratti di una malattia autoimmunitaria (l’organismo distrugge parte delle sue stesse cellule). I fattori di rischio non sono conosciuti con certezza. Alcuni esperti hanno ipotizzato un coinvolgimento di infezioni virali intrauterine, predisposizione genetica ed altri.

Leggi anche:

Diabete mellito di tipo 2 (insulino resistente)
Il diabete di tipo 2 (DM2), anche detto diabete insulino resistente, molto diffuso tra pazienti obesi, è la forma di diabete più frequente che si sviluppa in età adulta, oltre ad essere la forma di diabete più diffusa in assoluto nella popolazione ed in forte crescita negli ultimi anni. Si manifesta quando il pancreas produce una corretta quantità di insulina che però non riesce a svolgere la sua funzione a causa della resistenza delle cellule bersaglio, ciò porta nelle fasi iniziali della patologia ad una iperproduzione compensatoria di insulina da parte del pancreas (al contrario del diabete di tipo 1) che però cronicamente tende a diminuire nelle fasi successive della malattia. Il diabete di tipo 2 è legato a uno stile di vita scorretto, caratterizzato da un’alimentazione non equilibrata e da una scarsa attività fisica. Questa forma ha anche una forte caratterizzazione genetica, per cui tende a essere ereditario: chi ha genitori o parenti diabetici ha maggiore probabilità di sviluppare la patologia. Derivando molto spesso da abitudini non equilibrate, la correzione dello stile di vita è il primo presidio terapeutico per questa forma di diabete. Nel caso ciò non fosse sufficiente a tenere sotto controllo la glicemia – ed in molte persone accade anche se lo stile di vita è perfetto – occorre intervenire con i farmaci.

Leggi anche:


Le differenze tra i due tipi di diabete appaiono chiare guardando la seguente tabella:

                                               Diabete di tipo 1                          Diabete di tipo 2

  • Insulina:                       Scarsa o mancante                     Normale/eccessiva
  • Sintomi:                        Evidenti                                       Assenti nelle fasi iniziali
  • Insulinodipendenza:  Si                                                   No nelle fasi iniziali
  • Peso:                              Generalmente normale            Sovrappeso, obesità
  • Cause:                            Forse autoimmunitarie            Stile di vita, ereditarietà
  • Esordio:                         Brusco                                         Graduale
  • Età:                                 Prima dei 35 anni                      Dopo i 35 anni
  • Complicazioni:            Molti anni dopo                          Evidenti alla diagnosi
  • Terapia iniziale:          Insulina                                        Dieta, esercizio, farmaci

Uno stile di vita sano è fondamentale in entrambi i tipi di diabete mellito: il paziente deve seguire una dieta libera ma equilibrata e mantenersi in forma con l’attività fisica.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!