Perché ho sempre le mani ed i piedi freddi? Cosa fare e cosa NON fare per scaldarli

MEDICINA ONLINE FREDDO MANI MANO INVERNO AUTONNO TEMPERATURA GELONI FASTIDIO PIEDI GHIACCIO FREDDISSIMO ESTREMITA CAPILLARI UNGHIE DOLORE SINOSITE RAFFREDDORE FEBBRE INFLUENZA TERMOGRAFIA.jpgMolti pazienti lamentano, specie nei mesi invernali, la fastidiosa sensazione di avere sempre mani e piedi freddi. I soggetti non solo vengono da me per cercare un rimedio a tale fastidio, ma anche perché hanno il timore che esso possa essere la spia di qualche malattia. In effetti tale condizione è assolutamente normale quando la cute delle estremità degli arti è esposta a temperature molto basse, tuttavia, in alcuni casi, avere mani e piedi freddi può essere effettivamente sintomo di una patologia. Cerchiamo oggi di fare un po’ di chiarezza e di tranquillizzare tanti pazienti! Partiamo come al solito da una domanda…

Perché il freddo raffredda mani e piedi?

Il quesito – apparentemente banale – nasconde uno dei mille trucchi che la meravigliosa fisiologia del nostro corpo mette in atto per farci mantenere in vita. Quando la temperatura dell’ambiente si abbassa di molto, le arterie più piccole – che scorrono vicino alla superficie cutanea – si restringono per limitare la dispersione di calore (si parla in questi casi di vasocostrizione o vasospasmo). Tale meccanismo di difesa, oltre a rendere fredde le estremità corporee, ne accentua anche il pallore in maniera anche a volte piuttosto intensa, come tutti noi abbiamo sperimentato almeno una volta nella nostra vita. Ciò serve all’organismo per conservare il calore del corpo nei luoghi corporei dove è più importante mantenerlo, cioè negli organi interni, come ad esempio l’apparato digerente subito dopo un pasto. Proprio come dice il detto “mani fredde, cuore caldo”, il calore è quindi privilegiato nelle zone centrali – vitali – e ciò avviene sacrificando le estremità del corpo, appunto mani e piedi. Senza questa difesa, anche un freddo non così rigido, potrebbe creare sei seri problemi alla nostra salute, anzi alla nostra stessa vita.

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Mani e piedi freddi nello sport

Quello che ho appena detto vale ancora di più quando il nostro fisico è impegnato in una attività sportiva. Quando si pratica sport durante i mesi invernali, specialmente la corsa o il ciclismo (cioè sport praticati all’aria aperta e dove il movimento stesso dell’atleta crea un flusso d’aria fredda continuo), la sensazione di freddo alle mani e piedi può diventare particolarmente molesta. Anche in questo caso la colpa del freddo avvertito a mani e piedi, è causato dalla fisiologia del nostro corpo: il sangue viene spostato dalla periferia alle masse muscolari impegnate nello sforzo. Non trovate che la fisiologia sia un vero e proprio esempio di efficienza?

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Altre cause non patologiche

Uno stile di vita non salutare può determinare la sensazione cronica di freddo alle estremità. Cattiva alimentazione, ma soprattutto sedentarietà, ed ancor di più il fumo di sigaretta, possono essere alla base di questo disturbo. L’ansia cronica, la cattiva digestione e le allergie/intolleranze alimentari sembrano essere correlate al peggioramento del sintomo.

Mani e piedi freddi: da quali patologie sono causati?

In alcuni casi, però, avere mani e piedi freddi può essere l’espressione di determinate patologie che diminuiscono eccessivamente il flusso di sangue a queste regioni corporee. Senza entrare troppo nel dettaglio, tale sintomo può essere causato da crioglobulinemia, infezione da candida, alterazioni degli estrogeni, cervicale, anemia ed una gran quantità di patologie legate ad alterazione del circolo sanguigno.

Sindrome di Raynaud

A proposito di mani/piedi freddi non si può evitare di parlare della Sindrome di Raynaud. Quando vengono esposte alle basse temperature, le estremità di una persona colpita dalla Sindrome di Raynud appaiono fredde, bluastre, indolenzite e intorpidite, talvolta tremanti. Questo morbo colpisce soprattutto le donne di età compresa tra i 20 ed i 40 anni. Per approfondire: Fenomeno di Raynaud: cause, sintomi e trattamento

Sindrome del tunnel cubitale

In caso di Sindrome del tunnel cubitale (compressione del nervo ulnare a livello del gomito), i pazienti lamentano comunemente intorpidimento, difficoltà a mantenere a lungo la posizione di flessione del gomito, ed appunto una sensazione di freddo sul lato ulnare (interno) della mano.

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Mani e piedi freddi: il ruolo della tiroide

Mani e piedi freddi possono essere anche espressione di un ridotto funzionamento della tiroide (ipotiroidismo); si accompagnano in tal caso ad un’aumenta sofferenza alle basse temperature, pallore, debolezza cronica, aumento di peso ed altri sintomi caratteristici. Patologie della tiroide possono causare una forte intolleranza a temperature eccessive (sia nel lato più caldo del termometro, che in quello più freddo). Per approfondire: Ipotiroidismo: sintomi, diagnosi, cura farmacologica e consigli dietetici

Ateropatia periferica

La sensazione di freddo ai piedi è tipica dell’ateropatia periferica, una condizione in cui il lume delle arterie si presenta notevolmente ristretto per la presenza di placche adipose (vedi aterosclerosi). In tal caso mani e piedi freddi sono spesso associati a disfunzione erettile e zoppia intermittente.

I farmaci che causano freddo a mani e piedi

Anche alcuni farmaci possono provocare, o peggiorare una condizione preesistente di freddo a mani e piedi. La sensazione di freddo alle estremità corporee è comune soprattutto tra i pazienti in terapia con farmaci beta-bloccanti, farmaci che sono utilizzati principalmente come antiaritmici, antipertensivi e antianginosi.

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Mani e piedi freddi: cosa evitare

Alcuni consigli rapidi per chi soffre di mani e piedi freddi: evitare il fumo ed il caffè, non manipolare oggetti gelidi a mani nude, quando ci si trova in ambienti freddi muovere di tanto in tanto le dita delle mani e dei piedi per riattivare la circolazione, evitare di indossare calzini troppo stretti e proteggersi con appositi indumenti. Quando si lavano i piatti, e per risparmiare si usa l’acqua fredda, mai dimenticare di indossare dei guanti adatti.

Mani e piedi freddi: cosa fare per scaldarli

Vasodilatatori naturali sono l’alcool, i rimedi erboristici a base di foglie di ginko biloba ed il peperoncino piccante. Se la condizione è cronica, o notate un rapido peggioramento del sintomo, il mio consiglio è di evitare i rimedi fai da te e farsi controllare da un medico. Buon caldo a mani e piedi a tutti!

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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I 5 comportamenti che rendono il fumatore simile ad un eroinomane. Il fumo NON è un vizio né un’abitudine: è una tossicodipendenza

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Medicina Estetica Roma FUMO NON E VIZIO ABITUDINE TOSSICODIPENDENTE Sigaretta H Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Luce Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Mappatura Dietologo DermatologiaMolti miei pazienti e molti miei amici, quando fanno riferimento alla sigaretta, continuano a parlare di “vizio del fumo” oppure di Continua a leggere

La vera rivoluzione è smettere di fumare

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FUMA SIGARETTA NICOTINA TABAGISMO TOSSICODIPENDENZA OCCHIALI DA SOLE UOMOTi senti tanto anticonformista quando fumi? Ti senti tanto “anarchico” quando fumi? Ti senti tanto “contro il Sistema” quando fumi? In realtà quando spendi i tuoi cinque euro per un pacchetto di sigarette, ricorda che la maggior parte di quei soldi va allo Stato. La maggior parte di quei soldi è – in pratica – una vera e propria tassa sulla tossicodipendenza e sulla debolezza umana. Vuoi davvero “fregare il Sistema”? Smetti di fumare! Io ce l’ho fatta: ce la puoi fare anche tu! Senza considerare che da quando ho smesso di fumare ho risparmiato quasi 5000 euro!

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Polvere toracica: le case dei fumatori sono inquinate come Pechino

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO INQUINAMENTO FUMO CAMINO INDUSTRIA GAS SCARICO PM10 NANOPARTICELLE NUBE TOSSICAIl tabagismo, come ormai sanno anche i sassi, rappresenta una delle più diffuse (e, da ex fumatore, aggiungo io “stupide”) cause principali di morte evitabili, in quanto la tossico-dipendenza da nicotina risulta uno dei maggiori fattori nello sviluppo di patologie quali tumore al polmone, enfisema e patologie cardiovascolari, oltre ad avere un ruolo eziologico importante in quasi tutte le altre malattie conosciute. Risultano piuttosto risaputi anche i danni che può provocare il fumo passivo, ovvero sia quella quantità di fumo assorbita involontariamente per la semplice presenza contemporanea di fumatori all’interno di un ambiente condiviso: ciò nonostante, spesso vengono dimenticati e sottovalutati.

La ricerca

Per comprendere quanto invece possa essere estremamente pericoloso il fumo passivo, i ricercatori dell’Università di Aberdeen hanno condotto uno studio, pubblicato sulla rivista specializzata Tobacco Control e sul British Medical Journal, in cui andavano ad analizzare l’atmosfera di 93 abitazioni di fumatori, mettendola a confronto con quella di 17 case di non fumatori. Il risultato ha evidenziato come nei salotti delle prime i livelli di inquinamento erano circa 10 volte superiori a quelli dove non veniva accesa alcuna sigaretta.

Inquinamento tre volte superiore ai limiti di sicurezza

Misurando la quantità di particelle inquinanti presente nell’atmosfera delle abitazioni in cui il tabagismo è un’abitudine, si riscontrano livelli di tre volte superiori a quelli che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha imposto come limite di sicurezza. La conseguenza diretta di una tale scoperta risulta piuttosto eloquente: chi convive con un fumatore risulta esposto a standard di particolato fine paragonabili a quelle delle città più inquinate del mondo, come Londra o Pechino (vedi foto in alto!).

Polvere toracica

Il particolato fine, o PM2,5, è composto da varie particelle tossiche per l’organismo: è definito come polvere toracica, in quanto in grado di penetrare in profondità all’interno dei polmoni durante la respirazione, e viene generalmente utilizzato per quantificare i livelli di inquinamento atmosferico. Tale risultato mette in luce un tipo di inquinamento di cui si parla poco, quello indoor, ovvero sia quello presente nelle nostre case e dovuto precipuamente al fumo passivo: dunque, se ci sta a cuore la nostra salute e quella di coloro i quali vivono assieme a noi, occorre spegnere una volta per tutte la sigaretta. Io ci sono riuscito: potete riuscirci anche voi!

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Qual è il momento migliore per smettere di fumare?

MEDICINA ONLINE COME SMETTERE DI FUMARE SIGARETTA SIGARETTE BIONDE NICOTINA CATRAME FILTRO TOSSICODIPENDENZA CHAMPIX FARMACI ELETTRONICA FUMO DIVIETO APERTO ACCENDINO DIPENDENZA TABAGISMO SMOKINGLa domanda che mi fanno più spesso i miei pazienti fumatori: “Dottore mi dica, qual è il momento migliore per smettere di fumare?”. La mia risposta: “ORA! SUBITO! ADESSO! Anzi, se smettevi ieri era meglio!”.

Quello che vi sto per proporre è un estratto dal mio articolo “Le 10 fasi (più una) che accomunano tutti i fumatori“; ve lo rimostro perché secondo me il chiedersi quale sarebbe il fantomatico momento migliore per smettere di fumare, è una cosa che assilla moltissimi fumatori che vogliono smettere!

Anche i fumatori più incalliti ad un certo punto si pongono il problema di smettere di fumare. Io per vari anni me lo sono ripetuto. Di solito in questa fase si valutano i pro ed i contro del fumare (senza rendersi conto che in realtà fumare non ha NESSUN PRO). Uno dei problemi principali che si pone il fumatore che vuole smettere, è il momento propizio per smettere. Cari amici, ve lo dico con il cuore: il momento migliore per smettere di fumare è ORA, SUBITO, ADESSO! Perché il tanto fantomatico momento propizio, che secondo voi aumenterà le possibilità di smettere con successo, non arriverà mai, semplicemente perché la nostra vita è un insieme di preoccupazioni che si susseguono e di responsabilità che aumentano giorno dopo giorno. Quindi in realtà il momento migliore per smettere in realtà non è oggi, ma IERI! Un mio amico all’università di medicina diceva che smettere col nervosismo degli esami all’università era impossibile, diceva che avrebbe smesso quando avrebbe finito tutti gli esami. Ma poi finiti gli esami c’era lo stress della laurea: avrebbe smesso dopo la laurea. Ma dopo la laurea c’è l’abilitazione, poi c’è il concorso per la specializzazione, poi quello per il dottorato, poi quello per entrare all’ospedale. Poi ci si sposa, non ci sono i soldi per pagare le bollette, i figli vanno male a scuola, la suocera invecchiando diventa sempre più insopportabile e quel rubinetto continua a perdere acqua anche se hai pagato cento euro all’ultimo idraulico per ripararlo: il momento rilassante sembra non arrivare mai! E quando poi arriva, magari durante una meritatissima vacanza al mare, ci si vuole “godere” il momento, quindi perché rovinarlo con lo stress di smettere? Tutto questo per dire che se siamo stressati non vogliamo smettere perché sotto stress ci appare più difficile smettere, se invece siamo rilassati non vogliamo smettere perché non vogliamo rovinarci il relax con lo stress di smettere. Morale della favola? Il mio collega di medicina non ha mai smesso di fumare e quando riceve i pazienti gli dice che LORO devono smettere di fumare e glielo dice mentre il SUO camice puzza come un posacenere sporco.

Tratto da: Le 10 fasi (più una) che accomunano tutti i fumatori

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Il narghilè fa più male delle sigarette

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FUMO SIGARETTA NICOTINA TABAGISMO TOSSICODIPENDENZA UOMOIn Italia non è certamente diffuso come le sigarette, ma si può trovare in alcuni locali e chi va in alcuni Paesi africani o orientali può acquistarne uno da tenere in casa. È il narghilè, o pipa ad acqua, spesso considerato un modo di fumare più «sano» rispetto alle sigarette. Così non è, e lo ribadisce una revisione di studio firmata da ricercatori della Universidad Anahuac di Huixquilucan, in Messico, pubblicata sulla rivista Respiratory Medicine con il titolo «Hookah, is it really harmless?» (narghilè, è davvero innocuo?).

I rischi

Il narghilè determina per la salute gli stessi rischi di ogni altro modo di consumare tabacco, a partire dalla dipendenza. Nelle urine di chi ne fa uso tutti i giorni sono stati trovati livelli di metaboliti della nicotina equivalenti a quelli di una persona che fuma 10 sigarette al giorno, sufficienti a dare dipendenza. Inoltre alcune ricerche hanno legato il narghilè agli stessi tumori e problemi respiratori delle sigarette (bronchite cronica, tumori al polmone, alla bocca, alla prostata, disturbi cardiovascolari), con in più il rischio di trasmissione di herpes ed epatite C dovuto alla condivisione del dispositivo. Per non parlare del rischio di avvelenamento da monossido di carbonio. «Il narghilè spesso è visto come una forma di uso del tabacco più socialmente accettabile – spiega Ruben Blachman-Braun, uno degli autori -, ma non dovrebbe essere considerata un’alternativa più salutare». Tanto più che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità chi usa il narghilè lo fa in genere per un tempo che va dai 20 agli 80 minuti, e in questo lasso di tempo è possibile inalare un quantitativo di fumo equivalente a quello di cento sigarette.

Come funziona

Il narghilè, chiamato anche «shisha» o «hookah», produce il fumo grazie a un contenitore d’acqua, spesso profumata, al cui interno viene fatta passare una spirale che consente al fumo di raffreddarsi prima di giungere alla bocca del fumatore attraverso un tubicino flessibile. «È proprio il sapore profumato del tabacco usato nei narghilè che lo rende uno strumento attraente e alla moda per i ragazzi – sottolinea Tracey Barnett dell’Università della Florida interpellata dalla Reuters -, che in questo modo credono falsamente che sia meno dannoso rispetto alle sigarette. Ma l’acqua non filtra nessuna delle tossine presenti nel tabacco».

I migliori prodotti per il fumatore che vuole smettere di fumare

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, pensati per il fumatore che vuole smettere di fumare o che ha smesso da poco:

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In Italia aumentano i neonati prematuri a causa dello stile di vita delle mamme

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO NEONATO BAMBINO FIGLIO PARTO GRAVIDANZA MATERNITA CONCEPIMENTO OSTETRICIA (2)In Italia i bambini nati pretermine, ovvero i prematuri, continuano ad aumentare, ma è migliorata notevolmente anche la loro sopravvivenza. Ad affermarlo è la Società Italiana di Neonatologia (Sin), in occasione della V Giornata Mondiale del Neonato Prematuro che si celebra il 17 novembre. Tra le cause del fenomeno, avvertono gli specialisti, gravidanze sempre più brevi e stili di vita inadeguati delle mamme, l’aumento dell’età media delle gestanti e l’aumento delle gravidanze medicalmente assistite. Nel 2012, secondo i dati più recenti, sono nati in Italia 534.186 bambini, di questi il 7,2% sono prematuri, l’1% ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,2% tra 1.500 e 2.500 grammi.

La Sardegna è la regione dove nascono più prematuri (pari al 7,7%), le Marche e il Molise quelle con il minor numero. Il 98,2% dei nati prematuri, ad ogni modo, affermano i neonatologi, non ha problemi né complicazioni e grazie alle cure ricevute nelle Terapie Intensive Neonatali viene dimesso in buona salute. Tuttavia, sottolinea il presidente della Sin, Costantino Romagnoli, ”diminuire il numero dei nati pretermine è una delle grandi sfide sociali dei nostri tempi, così come curarli adeguatamente, e per questo chiediamo al ministro della Salute di inserirla come priorità nel Patto per la Salute. Anche se abbiamo fatto progressi enormi nel trattamento dei bambini nati prima della 37/a settimana, bisogna cercare di evitare i parti pretermine e ciò significa recuperare una dimensione naturale e più ‘slow’ della gravidanza, che la maggior parte delle donne, soprattutto quelle che lavorano, vivono con molto stress, e che si ripercuote sulla gestazione e sul parto”. Se la mortalità neonatale dei nati pretermine diminuisce, aumenta il numero di neonati da trattare, con una ripercussione sul Sistema Sanitario Nazionale, che significa anche un aumento dei costi a breve e a lungo termine”.

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Le malattie cardiache si stanno globalizzando

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MONDO SPAZIO TERRA PIANETA ASTRONAUTALa “globalizzazione” delle malattie cardiovascolari è una realtà: si stanno diffondendo sempre più nei Paesi in via di sviluppo a causa dell’aumento dei fumatori e dell’effetto imitativo rispetto a errati stili di vita dei popoli ricchi, in particolare a livello di alimentazione. Secondo il Global adult tobacco survey, più del 40% degli uomini fa regolarmente uso di tabacco in 8 dei 14 Paesi a reddito medio-basso analizzati. I livelli medi di pressione sanguigna misurati in Africa sono fra i più alti al mondo e, al contrario dei Paesi sviluppati, si registra un costante aumento sia tra gli uomini sia tra le donne sin dagli anni Novanta. E poi in Africa del Nord e in Medio Oriente la misura del giro vita è fra le più grandi al mondo e l’aumento nell’assunzione di grassi e di cibi “spazzatura” occidentali sta causando un aumento del rischio. Inoltre in alcuni Paesi, il rapido sviluppo economico sta causando un ingente degrado ambientale, oltre all’inquinamento dell’aria e acustico.

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