“Gli uomini si lamentano troppo quando hanno una semplice influenza”. Quante volte lo abbiamo sentito in vita nostra? Ma è un luogo comune o forse i maschi hanno “ragione a lamentarsi di più” delle donne? Una ricerca canadese sembra dare “ragione” agli uomini, giustificando – almeno in parte – quella che gli inglesi “man flu”, cioè l’esagerazione dei sintomi di influenze e raffreddori tipici dei maschi.
Il testosterone non aiuta
L’articolo è stato pubblicato sul numero natalizio della rivista Bmj, tradizionalmente dedicato a ricerche ‘fuori dagli schemi’ e cita una serie di ricerche precedenti in questo campo. In un caso uno studio sui topi ha ad esempio suggerito che il testosterone limita la risposta immunitaria all’influenza, mentre alcuni ormoni femminili la accelerano. Alcuni esperimenti su piccoli gruppi di persone hanno anche trovato che le cellule di maschi e femmine rispondono diversamente ai virus del raffreddore. “Ricerche fatte in Usa – sottolinea l’autore, Kile Sue della Memorial University of Newfoundland – mostrano che gli uomini hanno tassi di morte più alti per influenza in confronto alle donne, mentre dati raccolti a Hong Kong dimostrano che i maschi hanno una maggiore probabilità di essere ricoverati per complicazioni dell’influenza rispetto alle donne”.
Tempi di recupero doppi per gli uomini
L’autore della ricerca cita anche un sondaggio fatto da un magazine popolare che dimostra che gli uomini impiegano il doppio a recuperare dalle malattie virali. In definitiva, secondo Sue, l’accusa che si fa agli uomini di reagire in modo eccessivo alle malattie è infondata, anche se buona parte delle ricerche citate non tiene conto di fattori diversi come la maggiore propensione delle donne a prendersi cura di se stesse evitando comportamenti a rischio come il fumo. “E’ perché le donne sono più resilienti che riescono a gestire meglio le malattie o è perché i sintomi sono meno severi? – afferma al Guardian -. Non ne siamo sicuri, ma penso che dovremmo quantomeno avere il beneficio del dubbio”.
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Il numero di casi stimati nell’ultima settimana disponibile è pari a circa 122.000, per un totale di circa 467.000 casi totali di influenza nell’autunno/inverno 2017/18. Più colpiti i bambini: nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 5,15 casi per mille assistiti, nella fascia 5-14 anni a 2,29/mille, nella fascia 15-64 anni a 1,96, e tra le persone di età pari o superiore a 65 anni a 1,27 casi per mille assistiti. L’incidenza osservata in alcune regioni, avvisano però da InfluNet, è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato i loro dati.
Circa un quinto delle prescrizioni di antibiotici non sono necessarie, dal momento che vengono prescritti per patologie che in realtà migliorano da sole. Sono le conclusioni a cui sono giunti i tecnici della Public Health England (Phe), agenzia del ministero della Salute inglese. L’abuso di antibiotici è anzi controproducente, dal momento che rende le infezioni più difficili da trattare, creando dei batteri resistenti a molti farmaci. Si stima infatti che 4 casi su 10 di infezione nel sangue da Escherichia Coli non si possa trattare con gli antibiotici di prima scelta, e che entro il 2050 le infezioni resistenti nel mondo mieteranno più vittime di quante ne faccia il cancro ora.
L’influenza può non suonare molto spaventosa, ma in realtà uccide molte più persone ogni anno dell’Ebola, sebbene il numero esatto di decessi annuali sia oggetto di molte discussioni. La grande variabilità dei decessi annuali nasce dal fatto che molte morti di influenza non sono segnalati come tali.
Non ci sono dati precisi riguardo a questo triste primato, tuttavia, con molta probabilità, il virus che ha ucciso più persone nella storia dell’uomo è quello dell’influenza “spagnola”: tra l’ottobre 1918 ed il marzo 1919, tale virus contagiò quasi un miliardo di individui e ne uccise tra i 40 e i 50 milioni in appena sei mesi.
Moment è un farmaco a base di ibuprofene usato nel trattamento degli stati infiammatori dolorosi di varia natura come:
Influenza e raffreddore sono spesso confusi tra loro ed usati (erroneamente) come sinonimi, anche perché in effetti alcuni sintomi e ssegni sono comuni ad entrambe. Cerchiamo oggi di capire quali sono le differenze ed i punti in comune tra le due condizioni..