Il maschio sempre più femminile: pene più corto e sterilità raddoppiata

I lati positivi del caldo il sole estivo aumenta il testosteroneIl testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, di un uomo di 60 anni è molto più basso rispetto a quello di suo padre, mentre il pene dei giovani d’oggi è più corto mediamente di quasi un centimetro rispetto al passato; inoltre, in Italia la fertilità è più che raddoppiata in venti anni, fattore che influisce nel netto calo demografico italiano. Se continuiamo cosi, con 1,3 figli in media a donna, siamo destinati a veder sparire il 60% dei giovani nel giro di tre generazioni. I casi al limite della infertilità sono veramente aumentati, una volta un uomo produceva 300, 400 milioni spermatozoi per eiaculato, ora ben il 30% in meno”.

Il pericolo viene dalla chimica
Ma a cosa è dovuta questa trasformazione dell’uomo? Innanzitutto alle sostanze chimiche con cui, mangiando o nelle attività quotidiane, arriviamo a contatto ogni giorno. Tra queste soprattutto i ftalati, presenti nei saponi, nei profumi e in molti altri oggetti di uso quotidiano. Oppure il bisfenolo A: nei cibi in scatola all’interno c’è una pellicola che sembra plastica che è fatta di bisfenolo A, e una parte può migrare nel cibo che mangiamo. La maggiore fonte di esposizione a questa sostanza per noi pensiamo sia proprio il cibo in scatola.

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Fallimento del maschio
Ed ecco dunque che con l’esposizione a questi elementi chimici sin dal momento in cui siamo nella pancia di nostra madre, genera la femminizzazione del maschio. Noi siamo tutti programmati per essere di sesso femminile: se non succedesse qualcosa durante lo sviluppo del feto saremmo tutte femmine. È il “programma di base”, mentre diventare maschio, significa modificare questo programma. Il testosterone è fondamentale per un uomo. Quello che noi stiamo vedendo, è che il programma di sviluppo attivato dal testosterone non sta più funzionando correttamente. Alcuni studiosi parlano di femminilizzazione del maschio, ma forse sarebbe più preciso definirlo un fallimento della mascolinizzazione.

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Sindrome del pene piccolo: quando si può parlare di patologia?

MEDICINA ONLINE SESSO ANALE ANO RETTO LUBRIFICANTE FECI PAURA CLISTERE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA JEALOUS LOVE COUPLE FL’organo genitale maschile, nella storia della civiltà occidentale è stato da sempre considerato come un elemento che andava ben al di là di una semplice parte del corpo. Come sottolinea David Friedman (2007) “il pene era un’idea, uno strumento concettuale, ma in carne e ossa, che determinava il posto dell’Uomo nel Cosmo”. Con questa affermazione è chiaro che pur riconoscendo il fatto “scientifico” che gli uomini abbiano un pene, non è altrettanto scontato immaginare l’idea che questi possano averne al riguardo, quello che solitamente arrivano a provarne a livello emotivo e soprattutto l’uso che ne fanno! Ogni cultura ha la sua proiezione giusta o sbagliata dell’organo genitale, quindi la corrispondente immaginativa che, inevitabilmente, solleva elementi psicologici e psicopatologici della sessualità maschile.

Anatomia tutta al maschile

Dando un breve sguardo alla storia è chiaro ad esempio quanto il pene venisse associato al potere. In primis un potere di tipo “divino”, infatti come sottolinea Sarah Dening in The Mythology of Sex quando un re succedeva ad un altro, era consuetudine che il nuovo eletto mangiasse il pene del suo predecessore onde assorbirne la sacra autorità. Ma anche nella Bibbia è facile ritrovare il membro virile, anche se sotto mentite spoglie (la coscia), dove venivano addirittura effettuati giuramenti sacri fra Israeliti. Infatti, come viene narrato dalla Genesi nel momento in cui Giacobbe lottò con Dio quest’ultimo gli toccò la cavità della coscia. Da quel momento sembra che Giacobbe ogni qual volta avesse dovuto fare giurare o promettere qualcosa a qualcuno invocasse l’importanza di mettere la mano sotto la sua coscia. A tale riguardo, la riprova sta nel fatto che molti dei traduttori della Bibbia hanno spesso utilizzato il termine “coscia” come eufemismo di pene.
Sembra abbastanza chiaro quindi che, sin dai tempi dei tempi, l’organo genitale maschile acquisti un significato importantissimo nella sperimentazione e affermazione di sé degli uomini.

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E le dimensioni?

Storicamente si sono osservati importanti passaggi legati al concetto delle dimensioni dell’organo genitale maschile anche se tendenzialmente l’idea di grande e grosso riecheggia fino a nostri giorni. In Grecia infatti, gli artisti erano soliti dipingere schiavi e forestieri con peni particolarmente enormi a segno di disprezzo e disdegno. Per i greci le dimensioni dovevano essere molto simili a quelle di un giovane atleta adolescente; nel pene veniva osservata “la misura della prossimità [dell’individuo greco] al potere divino, alla divina intelligenza…” (Friedman, 2007). Come viene sottolineato anche dagli scritti di Aristotele un pene piccolo era migliore di uno più grande, in quanto “scientificamente” nel secondo caso, lo sperma si raffredda, divenendo meno fecondo. Si ricorda quanto la curiosità della meccanica dell’erezione e dell’orgasmo siano cresciute costantemente con l’intelligenza dell’uomo. Al fine di fare maggiore chiarezza rispetto all’oscillazione dell’importanza del pene come piccolo, ovvero grande si deve arrivare fino ai romani, dove la divinità di Priapo (amato in Grecia, ma considerato nume minore) divenne l’icona più significativa, in quanto rappresentazione di estrema virilità. Priapo con il suo enorme membro poteva penetrare uomini e donne dando estrema prova di forza e potere.
Ecco quindi che un pene grande rappresentava il potere di Roma che si incarnava ed ogni uomo adulto che metteva in mostra la sua “nuda” verità (un esempio erano le terme romane) poteva suscitare negli altri una chiara e forte invidia.
Quindi tra i greci e i romani si osserva una particolare differenza nella concezione di dimensione del membro maschile associabile al concetto di “potere”, pur avendo in comune la rappresentazione mentale di forza associata a procreazione. Ma anche il concetto di “piacere” sembrerebbe essere percepito e vissuto con modalità differenti. Per i romani infatti era usuale, come rilevano alcuni referti importantissimi (un esempio sono gli affreschi rinvenuti nella Casa dei Vettii a Pompei), godere della breve esperienza fornita dalla vita. Un altro esempio può essere ancora più esaustivo: sempre a Pompei i romani erano soliti fare scolpire dei bassorilievi raffiguranti un pene eretto con una particolare effige: “Hic habitat felicitas (Qui abita la felicità).

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Il pene eretto è potere, il pene non eretto è mancata potenza

Quindi, nonostante le divergenze osservate nelle varie forme e soprattutto dimensioni del pene nelle diverse culture, l’organo genitale maschile continua ancora oggi a suscitare attenzioni e preoccupazioni da parte degli stessi uomini. Ciò che sembra essere rimasto ancorato alle idee e ai pensieri dei nostri avi è sicuramente l’associazione dell’organo sessuale maschile al concetto di “potere” e non a caso infatti, qualora in un uomo venissero riscontrate disfunzionalità dell’erezione, quest’ultimo si sentirebbe colpito da “impotenza“, che negli ultimi anni è stata più correttamente definita “disfunzione erettile“. A tale riguardo si ricorda quanto medici e sessuologi continuino ancora oggi ad evidenziare l’importanza nel ridefinire tale esperienza negativa. L’inesattezza del termine impotenza rispetto a quello più corretto di disfunzione erettile, può costantemente causare disagi di natura psicologica procurando nell’uomo una forte componente negativa di tipo ansioso-depressivo, coinvolgendolo in un malessere non più focalizzato solo sull’erezione, bensì generalizzato nell’esperienza di vita (non sono più in grado di fare nulla!). Molti uomini hanno la convinzione che il loro pene non sia collegato al loro cervello, come se avesse una propria autonomia. Spesse volte infatti anche nell’attività clinica viene osservata una forte tendenza a non comprendere l’esatta funzionalità dell’organo genitale, dando per scontato l’esistenza di un “pulsante”, situato ipoteticamente in prossimità del pene, che si è guastato e non risponde più a certi comandi. Tale fantasia è strettamente correlata ad un immaginario maschile che, come già accennato in precedenza, fa fatica a svincolarsi da certi stereotipi che continuano ad essere trasmessi culturalmente soprattutto dagli stessi appartenenti a questo “genere”.

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Dismorfofobia peniena e la sindrome da spogliatoio

Sembra che nel percorso evolutivo di un maschio “sano” la fantasia di non avere una dimensione del proprio organo genitale adeguata, conforme agli standard sociali, sia un passaggio pressoché obbligato. Quello che più colpisce riguarda essenzialmente la paura in tali individui di non sentirsi conformi anatomicamente rispetto alla dimensione del proprio organo genitale nello stato di riposo.
Ecco svelata la sindrome da spogliatoio. Infatti la maggior parte dei giovani adolescenti che iniziano ad entrare in contatto con i propri coetanei, oppure con individui anche più adulti durante l’attività sportiva, tendono a confrontarsi costantemente focalizzando soprattutto l’attenzione sulla zona genitale, rischiando di preoccuparsi ed incastrarsi in pensieri assolutamente impropri.
Lo stato di flaccidità del pene ha una dimensione del tutto variabile e questo dipende essenzialmente da alcuni fattori:

  • la struttura anatomica costituzionale dell’individuo;
  • agenti ambientali come temperature troppo elevate (il pene si distende), ovvero troppo fredde (il pene si restringe);
  • condizioni di “salute” dello stesso individuo.

Inoltre è importante sottolineare quanto la percezione che un uomo può avere del proprio organo genitale sia “visivamente” distorta rispetto al possibile confronto con un altro simile posizionato di fronte. L’auto-osservazione, se non effettuata allo specchio rimanderà costantemente una prospettiva completamente differente (alto-basso) rispetto a quanto osservato frontalmente. Il pene di chi abbiamo di fronte apparirà inevitabilmente più allungato e proporzionato! Spesse volte infatti, nell’attività clinica è possibile intervenire rapidamente su quegli individui che sentono di avere una certa inadeguatezza rispetto al proprio organo genitale, facendoli semplicemente confrontare con se stessi di fronte ad uno specchio. Se non sussistono altre disfunzionalità di tipo psicopatologico, la possibile presa di coscienza permetterà un primo passo importante verso il processo di adeguamento delle proprie sensazioni psico-corporee.
Cosa più pericolosa riguarda invece il disagio vissuto da alcuni uomini rispetto alla convinzione costante e destrutturate di non avere un organo genitale adeguato sia questo nello stato di flaccidità, che in quello di erezione.
La dismorfofobia peniena infatti evidenzia il forte stato stressogeno in un uomo a prescindere dall’età, dalle esperienze vissute e dal contesto sociale di riferimento. Tale stato è alla base di un costante disagio di tipo ansioso con presunti tratti depressivi. Il non riuscire a svincolarsi da pensieri ossessivi oltre ad incastrarlo in un circolo vizioso, portano lo stesso individuo ad isolarsi e chiudersi costantemente in se stesso allontanandolo quindi dal contesto sociale di appartenenza.
Le presunte motivazioni riguardano sia elementi psicologici o psicopatologici, ma anche possibili caratteristiche anatomiche dello stesso organo genitale.

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Qual è la dimensione “normale” dell’organo genitale maschile?

I diversi studi effettuati sulla misurazione del pene, considerando la difficoltà a procedere in un’indagine valutata come invasiva e le varie tecniche di misurazione utilizzate, hanno evidenziato alcune dimensioni standard, ovvero relative alla media della popolazione (normalità statistica). La concordanza dei dati evidenzia una dimensione a riposo pari a 8-10 cm in lunghezza (dalla radice dorsale del pene alla punta). Allo stato di erezione, invece, la lunghezza media varia tra i 12-16 cm con una circonferenza pari a 12 cm
Probabilmente l’uomo che rimane legato al concetto di potenza-virilità non valuterà positivamente tali dati numerici, bensì continuerà a confrontarli con le dimensioni degli organi genitali di uomini più dotati. Ecco che il confronto fatto con la pornografia può rimandare costantemente ad una visione distorta. A tale riguardo è necessario ricordare che un pene per essere definito piccolo, o come viene scientificamente nominato micropene deve avere una dimensione in erezione sotto i 7 cm. Questo è stato definito in base all’impossibilità, di un pene con tali dimensioni in erezione, di riuscire a penetrare la cavità vaginale. Infatti, le dimensioni del canale vaginale a riposo sono di circa 7,5 cm, quindi un pene che in erezione ne misura mediamente il doppio non avrà particolari difficoltà durante il coito. Avendo accennato alle caratteristiche dei genitali femminili è importante ricordare che la dimensione della larghezza vaginale ha invece una particolarità. Infatti, la vagina può essere definita una cavità virtuale, le sue pareti sono normalmente a contatto e quindi si adattano al pene durante il coito. Ha una grande elasticità e si conforma a dimensioni diverse, non perdendo mai il contatto con il pene che la penetra. Spesso alcuni uomini durante la penetrazione hanno la convinzione che il loro pene non sia adatto per quella vagina. Questo viene riportato essenzialmente in alcune sensazioni dove è presente un’abbondante lubrificazione vaginale. Forse sarebbe necessario ricordarsi però che, se la vagina è particolarmente lubrificata, la donna sta vivendo un costante e piacevole stato di eccitazione.

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Quando si può parlare di patologia?

Alcuni dati scientifici evidenziano quanto la richiesta di risoluzione di adeguamento psico-fisico rispetto ad una dismorfofobia peniena sia in aumento. Infatti dagli ultimi convegni di andrologia e sessuologia si evince un incremento di tali richieste. Durante le visite andrologiche il 20% richiede un possibile intervento risolutivo anche di tipo chirurgico, mentre l’80% di uomini che effettua una visita per disagi non inerenti alla possibile micropenia, comunque pone la domanda relativa alla presunta “normalità” della dimensione del loro organo genitale. Questo fa molto riflettere sulla “potenza” del confronto tra gli uomini, come anche sull’ipotesi che “essere migliori (potenti)” significhi avere un pene più grande! L’idea che l’ignoranza in materia e la scarsa educazione socio-affettiva delle persone continui a mantenere alto il grado degli stereotipi e dei pregiudizi, sembra confermare un forte disagio psicologico che risulta essere tendenzialmente invalidante. Esistono diversi quadri clinici, molto rari, che nell’età infantile e in quella adulta osservano una conformazione ridotta delle dimensioni del pene. In queste casistiche è possibile rilevare la vera forma patologica del micropene, quindi un organo genitale con una dimensione in erezione al di sotto dei 7 cm.
Vi sono sindromi genetiche come quella denominata Klinefelter, dove il soggetto nasce con una conformazione anatomica dei genitali esterni essenzialmente poco sviluppata.
Anche disagi di tipo endocrino come l’ipogonadismo-ipogonadotropo evidenziano una particolare difficoltà nello sviluppo dei genitali maschili. Inoltre, alcune forme di anomalie di tipo funzionale, se non risolte chirurgicamente, possono impedire un corretto sviluppo del pene, ovvero una regolare funzionalità erettile. Nello specifico si ricorda l’ipospadia (uno sbocco anomalo del meato uretrale).
Per risolvere alcune delle forme più gravi e pericolose di micropene si ricorre essenzialmente agli interventi chirurgici, ma vista la rarità di tali disfunzioni e la richiesta di allungamento del pene, tale metodica acquista sempre di più un interesse di tipo estetico.
A tale riguardo gli allungamenti del pene che, come sottolineano molti urologi ed andrologi nella maggior parte dei casi non sarebbero “funzionalmente” necessari, riguardano in primis la recisione del legamento sospensore e le innovative tecniche di stiramento ed elongazione dei corpi cavernosi.
Nel primo caso la possibilità di recidere tale legamento, che sostiene l’asta del pene alla base del pube sulla sacca scrotale, consente all’organo genitale di cadere a piombo sopra i testicoli acquistando in media circa 2 cm. Spesse volte tale intervento viene richiesto dagli attori porno per aumentare ulteriormente le loro dimensioni già consistenti.
Per quanto riguarda invece le tecniche di elongazione consistono in sedute definibili fisioterapiche, dove vengono applicati dei tutori all’organo genitale al fine di creare, per mezzo di una costante trazione, un aumento di circa 3 cm.

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Conclusioni

Il fenomeno della sindrome del pene piccolo sembra essere in costante aumento e l’importanza di una chiara diagnosi differenziale utile a comprender il vero stato delle reali dimensioni dell’organo genitale, diventa fondamentale nonché indispensabile.
Non è un caso che alcuni studiosi hanno rilevato quanto la richiesta di eventuali interventi di allungamento non fosse direttamente correlata ad una reale caratteristica di micropene. A tale riguardo il disagio rimanda essenzialmente ad una dismorfofobia peniena, che difficilmente si sarebbe risolta con l’ausilio di tecniche di allungamento chirurgiche e/o fisioterapiche.
Quando il disagio è più di natura psicologica diventa necessario un intervento sessuologico utile a ridimensionare il vissuto catastrofico, che si manifesta nell’espressione di una precisa inadeguatezza fisica.
La possibilità di rieducare e fare riappropriare alcuni uomini della loro sicurezza e stima di sé è alla base di una modificazione e di una migliore percezione di alcune parti del proprio corpo. Per quanto riguarda l’organo genitale, probabilmente si tratta di riappropriarsi di uno status di “potere” necessario al buon funzionamento intimo e soprattutto “relazionale”.

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L’auto grande è davvero il prolungamento di un pene piccolo?

MEDICINA ONLINE AUTO SESSO ANALE ANO RETTO LUBRIFICANTE FETICISTA TRANS DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE COUPLE LOVER SEX GIRL MAN NO WOMAN WA SQUIRTIGIn questo momento di furiosi spostamenti estivi, in cui le autostrade si saturano e si saturano anche le statali, vorrei tornare su un argomento di cui occasionalmente si discute ma sempre senza approfondire abbastanza, senza arrivare al dunque, e senza dare qualche speranza che prima o poi ci possa essere una vera soluzione del problema. Il problema è quello solito dell’automobile come prolungamento fallico. La gente, cioè i maschi, hanno un fallo, o un pene, e però ne giudicano la lunghezza insoddisfacente per avere una propria vita felice, o almeno normale. Traducendo in un italiano d’uso un po’ più gergale ma più espressivo, quasi tutti gli uomini vorrebbero avere un cazzo un po’ più lungo, se possibile vorrebbero essere quelli che hanno il cazzo più lungo della loro città, o della nazione, e forse del mondo e dell’intero universo. Diciamo così, normalmente il tuo cazzo non ti basta, rispetto ai tuoi desideri è sempre un po’ un cazzino. Come risolvere il problema?

Secondo alcuni psicologi e sociologi l’uomo troverebbe un adeguato sostitutivo della carente lunghezza del suo pene nell’automobile, che diviene il suo confortante prolungamento fallico principale. E’ noto che qualsiasi automobile è più lunga di un pene, anche la Panda o la Smart, però si sottintende che l’uomo preferisca come prolungamento fallico le macchine di grossa taglia. Se puoi ti compri questa macchina molto grande che è come avere un pene molto lungo, e, tra l’altro, che tutti possono vedere parcheggiato davanti a casa tua, in modo da saperlo che ce l’hai; mentre il pene, quello vero, lo tieni sempre chiuso nelle mutande dove nessuno lo vede. Un maligno potrebbe pensare a questo punto che, seguendo una specie di proporzionalità inversa, tanto più lunga sia la macchina che riesci a acquistare, tanto più corto sia il tuo pene.

Se questo fosse vero, ogni volta che vedi passare uno con una Panda dovresti pensare che lui sia uno che ha un pene piuttosto lungo, e ogni volta che invece passa una Mercedes o una BMW, dovresti pensare che chi la sta guidando ha un pene piccoletto. In questo senso l’automobile di grossa taglia sarebbe per un verso il prolungamento fallico desiderato, ma per l’altro, diventerebbe una specie di confessione sulle scarse dimensioni della propria strumentazione intima (voglio dire che anche questo poi potrebbe non essere uno svantaggio perché tutte quelle donne che hanno una loro conformazione intima per cui troppo grosso dà più fastidio che piacere potrebbero vedere passare uno con una Audi di quelle grandi e dirsi: “Ve’ che macchinone, quello lì magari ha uno di quei cazzetti proprio come piacciono a me”).

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Ma tutto questo non mi sembra possibile, e mi sembra piuttosto una forma di moralismo veterocomunista. Se la cosa stesse veramente così, la macchina grande sarebbe diventata una specie di raccorciatore fallico, e tutti avrebbero comprato delle Smart che a quel punto sarebbero diventate loro l’autentico prolungamento fallico desiderato. Quindi, in assenza di dati reali che mettano in correlazione la lunghezza del fallo di x con la dimensione dell’automobile di x, possiamo dire che non sappiamo se ci sia una vera corrispondenza tra la lunghezza del proprio fallo e la lunghezza della propria automobile, ma restiamo sul fatto che la corrispondenza sia a livello di desiderio: visto che quasi tutti desidererebbero avercelo più lungo, la lunghezza del succedaneo (automobile) compensa la lunghezza del desiderio di avere un pene tal dei tali e non la lunghezza di un pene reale.

Ma vorrei ritornare qui al problema di cui si parlava all’inizio e lanciare una grande sfida alla bioingegneria dell’avvenire: non si potrebbe, grazie alle cellule staminali, riuscire a creare in laboratorio dei prolungamenti del pene fatti di pene, cioè dei tessuti cavernosi in più e dei pezzi di pelle, in modo che per esempio, se uno rispetto al suo desiderio gli sembra di non averlo lungo abbastanza, possa farsi un prolungamento del pene in pene e non in lamiera e motore a combustione interna e eccetera, con tutto quello che comporta di produzione di anidride carbonica e occupazione di spazio.

Per esempio, un prolungamento del pene fatto di automobile equivale a almeno dodici quintali di materie (ferro, plastica, gomme, etc), che occupa dodici metri quadrati di spazio e in un ora di uso produce tot grammi di anidride carbonica e consuma almeno quattro litri di petrolio. Un prolungamento del pene fatto di pene, per esempio un nuovo pezzo di pene lungo cinque centimetri da attaccarti al tuo che hai già occupa meno di dieci centimetri quadrati, peserà trentacinque grammi, tanto da starti comodamente nelle mutande se non lo usi, e in un ora di uso consumerà quattrocento calorie.

Secondo me puoi venderlo a qualche migliaio di euro, facciamo fino a cinquemila, che comunque è molto inferiore come costo a quello di una Mercedes, e il costo di manutenzione poi è molto minore e non devi neanche assicurarlo. Al momento l’unica pecca che vedo nella cosa è che come prolungamento fallico per venire in montagna nel weekend è meglio l’automobile, anche se poi, una volta arrivato in montagna con una signorina graziosa, ritorna migliore il prolungamento fallico fatto di pene con le staminali.

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Prima volta e sesso: consigli su come introdurre il pene in vagina

MEDICINA ONLINE SESSO ANALE ANO RETTO LUBRIFICANTE PRIMA VOLTA COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE FIRST TIME LOVER SEX GIRL MAN YOUNG WOMAN WA SQUIRTIG.jpgUna delle difficoltà che molti ragazzi e ragazze vivono, soprattutto nel corso delle prime loro esperienze sessuali, è quello di riuscire ad introdurre con semplicità il pene all’interno della vagina.
Nelle scene di molti film questa fase abbastanza delicata viene mostrata come se si trattasse di un’azione automatica che consente un incastro facilissimo da realizzare ma, in realtà, non è sempre così. Infatti spesso nei film accade che gli attori, in qualsiasi luogo si trovino, mediante qualsiasi posizione assunta e con ogni tipologia di abito addosso, riescano soltanto attraverso l’avvicinamento dei corpi, ad iniziare il rapporto con estrema naturalezza.

Da dove cominciare?

Conoscere la corretta anatomia degli organi genitali è il primo punto di partenza per non avere difficoltà nell’atto penetrativo. La vagina infatti non è perpendicolare al corpo ed è quindi fondamentale conoscerne la direzione per orientare correttamente il pene al momento della penetrazione; anche il pene in erezione non è mai tangenziale al corpo. Al fine di non provare e non far sentire dolore al partner ma, al contrario, godere appieno del rapporto sessuale, è quindi importante agevolare le conformazioni corporee e pensare alla penetrazione del pene in vagina come se si dovesse infilare un guanto partendo dall’alto verso il basso con la massima inclinazione del corpo femminile per iniziare e poi modificando l’angolo di questa fino alla posizione desiderata. La vagina bisogna considerarla come se fosse un sacchetto vuoto per tipologia di forma, capace di modificarsi straordinariamente grazie alla sua naturale capacità elastica.

Preliminari

Per fare l’amore la prima volta come si deve, prima di tutto non saltate i preliminari. Queste carezze permettono di scoprire il corpo dell’altro e instaurano una complicità tra i partner. Lasciati andare a queste sensazioni ancora sconosciute, per capire quello che provoca piacere a te e al tuo compagno. Carezze intime, baci languidi e massaggi erotici favoriscono l’eccitazione di cui avrete bisogno per passare all’atto sessuale. Toccate, massaggiate e baciate il vostro partner dappertutto, fino alle parti intime. Non esitare a dire al tuo partner di rallentare, se provi fastidio.

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Preparare la vagina con le dita alla prima penetrazione

L’erezione del pene e la lubrificazione vaginale indicano la presenza di uno stato eccitatorio da parte dei due partner; tali condizioni sono importantissime per iniziare la penetrazione nel modo giusto. Bisogna “preparare” la vagina (e l’imene se presente) con un dito (e poi due) in precedenza durante le “prime volte” senza la penetrazione con il pene. Inoltre i ragazzi/adulti devono sapere che non solo con la masturbazione si possono procurare facilmente orgasmi in tutte le donne e a tutte le età, ma anche con le dita in vagina (e anche con un dito nell’ano, che facilita l’orgasmo, come scriveva Grafenberg già nel 1950) che si muovono circolarmente o avanti e indietro, specialmente se contemporaneamente si stimola anche il clitoride. Insomma si deve spiegare ai ragazzi a distendere gradualmente l’imene con le dita, delicatamente, senza dolore prima della deflorazione. La delicata stimolazione del punto G (vedi immagine in basso: il punto G è indicato in giallo) è molto eccitante per la maggioranza delle donne.

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Lubrificante per facilitare la penetrazione?

Una penetrazione vaginale difficoltosa, può essere di molto facilitata da un lubrificante di buona qualità, fatto che rende il rapporto più piacevole ed appagante per entrambi i partner. Il miglior lubrificate attualmente sul mercato, selezionato, testato e consigliato dal nostro Staff, è il seguente: http://amzn.to/2BUNEAO. Questo prodotto facilita e rende più piacevole sia il sesso vaginale che anale e può essere usato da solo, cospargendolo su dito/sex toy e superficie esterna dell’ano, o inserendolo all’interno dell’ano tramite un clistere di alta qualità come questo: http://amzn.to/2kmuIU4

Vibratori e sex toy

Esistono una serie di vibratori e sex toy, che possono essere usati per ottenere più piacere e rendere più appagante il rapporto per entrambi i partner, noi vi consigliamo questi:

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In che posizione farlo la prima volta?

Se è la tua prima volta, rimanda le posizioni acrobatiche a quando sarete entrambi più esperti. Importante: non correre. Per la prima volta, la posizione del missionario (donna stesa a pancia in alto e lui sopra di lei) è la migliore. In questa posizione, la penetrazione è più naturale, dato che il pene si trova abbastanza allineato con la vagina. In seconda opzione, la donna può scegliere di stare a cavalcioni su di lui. Questa posizione permette alla donna di guidare il pene all’interno della sua vagina e di poter controllare i suoi movimenti. Tuttavia, al primo dolore, la donna potrebbe totalmente fermarsi, mentre invece – nella posizione del missionario – è l’uomo che spinge, anche se la donna prova un po’ di dolore e questo potrebbe aiutare la deflorazione. A penetrazione avvenuta, poi, se vi sentite pronti, potete già sperimentare qualche posizione diversa: usate la fantasia! Alla fine del rapporto, ed anche nelle prime ore successive, è normale essere un po’ indolenziti nelle zone dei genitali.

Fare l’amore la prima volta: la rottura dell’imene fa male?

Fare l’amore la prima volta implica quasi sempre la rottura dell’imene, una membrana che ricopre parzialmente l’orifizio vulvare della vagina. L’imene non ricopre del tutto la vagina, bensì ha una o più piccole aperture fisiologiche, necessarie per far defluire il sangue mestruale anche nel caso in cui la donna sia vergine nel menarca (cioè la prima mestruazione). Durante la penetrazione l’imene si rompe parzialmente o totalmente, il che – in alcune – può provocare un leggero sanguinamento e/o un lieve dolore. Queste perdite possono ricomparire anche nel secondo o terzo rapporto e ciò è del tutto normale. L’imene può anche non rompersi del tutto nel primo rapporto, tuttavia – dopo alcune penetrazioni – tenderà a logorarsi fino a praticamente sparire. La pratica regolare di uno sport, come ad esempio la danza o l’equitazione, distende molto l’imene: in questi casi la penetrazione sarà meno dolorosa. Dolore e sanguinamento sono comunque molto limitati: solo in caso di grande emorragia che non si blocca da sola, sarebbe il caso di contattare il medico.

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Com’è fare l’amore la prima volta?

È davvero difficile arrivare “al settimo cielo” durante la prima volta, questo a causa di molti fattori, come ad esempio la paura di sentire dolore e lo stress. Solitamente c’è bisogno di pratica prima di arrivare a provare sensazioni veramente piacevoli, quindi non preoccupatevi se la prima volta è stata un “disastro”: spesso la prima volta viene idealizzata e quasi sempre, subito dopo, si ha come la sensazione che non sia stato un granché, specie tra le donne. Ripeto: non preoccupatevi: i vostri rapporti saranno sempre migliori e presto vi renderete conto che la penetrazione non è l’unica fonte di piacere.

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Quanto conta la lunghezza del pene?

Il piacere fisico provato durante il rapporto non è necessariamente correlato alle dimensioni del pene. Certamente un micropene potrebbe rendere impossibile fornire un piacere sessuale completo ed appagante alla partner. In genere qualsiasi pene di dimensioni normali, che almeno superi i 10 cm di lunghezza in erezione, è capace di fornire buone “prestazioni”, tuttavia la sensazione di pienezza – in base all’opinione di molte donne – si raggiunge con un pene di oltre i 16 cm di lunghezza e 13 di circonferenza.

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E se il pene è troppo grande?

Alcuni ragazzi potrebbero giustamente avere dubbi e timori riguardo la penetrazione, facendo i calcoli sulla lunghezza della vagina e su quella del pene: “se la vagina è lunga circa 7 cm mentre il pene in erezione raggiunge misure maggiori, in media circa 15 cm, come fa un pene ad entrare in vagina senza che si percepisca dolore?”.
La vagina nella parte anteriore misura circa dai 6 ai 7,5 cm mentre nella parte posteriore raggiunge i 9 cm ma la sua grande capacità è quella di potersi dilatare, come se fosse un elastico, sia in lunghezza che in larghezza e quindi di potere accogliere senza alcun problema un pene che in erezione risulta essere più lungo e grosso delle sue dimensioni.
È anche vero che se in media un pene eretto raggiunge la lunghezza di circa 15 cm, ci sono alcuni casi in cui il pene dell’uomo si spinge oltre i 20 cm: in tale circostanza può essere necessario fare entrare il pene in vagina con una certa attenzione, ovvero più lentamente e meno in profondità, per evitare fastidiosi traumi alla vagina ed all’utero. Può anche accadere che una piccola parte del pene resti fuori dalla vagina durante la penetrazione ma senza che questo rappresenti un impedimento al piacere del rapporto ed al raggiungimento dell’orgasmo per entrambi i partner.

Le precauzioni da prendere

Il fatto che si tratti della tua prima volta non vi esime dal prendere precauzioni: usate il preservativo per evitare qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile e gravidanze indesiderate. Inoltre prima e dopo ogni rapporto lavate in modo adeguato i vostri genitali e le zone limitrofe, soprattutto l’ano. Per approfondire:

Dolore durante la penetrazione

Secondo alcune statistiche, addirittura 1 donna su 7 prova dolore durante l’atto penetrativo. È ovvio che questa condizione, spesso tenuta nascosta da molte donne, crea un intenso disagio sia per la donna che all’interno del rapporto di coppia. Se c’è dolore durante la penetrazione, è chiaro che continuare ad  insistere senza prima affrontare efficacemente il problema, non farà altro che intensificare il dolore. Sia fattori psicologici che fisici possono determinare tale situazione. Il vaginismo ad esempio è un tipo di disturbo caratterizzato dalla contrazione involontaria dei muscoli perivaginali che può rendere difficile e dolorosa il tentativo di penetrazione. Tale contrazione per la donna è involontaria, nel senso che non è lei che decide consapevolmente di irrigidirsi ma accade per motivi fisiologici ma più spesso per cause di natura psichica.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Come misurare correttamente la circonferenza del pene

MEDICINA ONLINE SPERMA LIQUIDO SEMINALE PENIS VARICOCELE HYDROCELE IDROCELE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVInnanzitutto a che altezza dell’asta del pene è più conveniente misurare? Qual è il risultato che conta, quello alla base del pene, alla metà o quello sotto il glande? E lo stesso glande è da prendere in conto? Qual’è la misurazione che conta, la massima (dove il pene è più grosso) o la minima (dove il pene è più sottile)? Ebbene il problema è appunto questo: la circonferenza non è uguale lungo tutta la superficie dell’asta del pene. Può essere più sottile alla base, oppure sopra; nella maggior parte dei casi è maggiore verso la base e si assottiglia man mano che si raggiunge il glande, talvolta può aumentare ulteriormente all’altezza del glande; a tal proposito leggi anche: Quali sono le forme di pene più comuni ed in cosa sono facilitate nel rapporto?. In alcuni casi non c’è molta differenza, in altri c’è una buona differenza. Si crede erroneamente che la circonferenza che conta è quella media (di solito quella che si ottiene verso il centro del pene). Ma dal punto di vista pratico, la misura che maggiormente conta è la massima, poiché è quella che permette la massima dilatazione vaginale durante la penetrazione. Quindi è dove il pene è più grosso che bisogna misurare, dunque nel punto di massima circonferenza del pene. Qualsiasi altra misurazione è puramente teorica e speculativa. Ovviamente per la misura della circonferenza dovrete usare un metro da sarta.

Quali sono le lunghezze medie di circonferenza? Leggi questo articolo: Quali sono le misure medie della circonferenza del pene?

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Quanto è lungo il clitoride più grande del mondo?

MEDICINA ONLINE EREZIONE CLITORIDE VULVA VAGINA SESSO DONNA LABBRA GRANDI PICCOLE CLITORYS 01.jpgLa lunghezza media del clitoride, che include asta e glande clitoridei, è attualmente 16 millimetri con un range tra 11,7 e 20,3 mm.

Relativamente al clitoride più grande del mondo, non esiste un dato ufficialmente riconosciuto come record. La letteratura medica del XIX secolo riporta che il Dr. Bainbridge ha descritto il caso di una donna che possedeva un clitoride di 5 pollici, cioè circa 12,7 centimetri, con un diametro “equivalente a quello di un pene maschile a riposo”. Nel testo The Sexual Anatomy, W. Francis Benedict descrive invece un clitoride lungo ben 12 pollici, cioè circa 30,5 centimetri.

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Di quanto si allunga la vagina durante l’atto sessuale?

MEDICINA ONLINE VAGINA VULVA APPARATO GENITALE FEMMINILE SCHEMA ANATOMIA UTERO TUBE FALLOPPIO OVAIOLa vagina è un canale che normalmente ha una lunghezza di circa 8 cm, tuttavia ha un’ampia capacità di dilatarsi in lunghezza e larghezza durante l’atto sessuale, per meglio accogliere il pene durante la penetrazione. Con l’eccitazione, la vagina si allunga velocemente di circa ulteriori 8 cm, ma può continuare ad allungarsi per reazione ad una pressione costante da parte del pene.

Quando l’orgasmo si avvicina, la vagina diminuisce di volume di circa il 30%. I muscoli della vulva si contraggono. Alcune donne riescono a contrarli volontariamente, dando piacere al partner. Il pene così è come “aspirato” nella vagina. Queste contrazioni avvengono anche all’altezza dell’utero, il che faciliterà il passaggio degli spermatozoi emessi tramite l’eiaculazione.

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Le dimensioni del pene contano o no? I consigli delle mie pazienti

MEDICINA ONLINE GELOSIA UOMO COME FUNZIONA ONE HUNGRY SAD COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA LOVE COUPLE FRINEDS LOVER SEX GIRLPrima di iniziare la lettura, leggi la prima parte dell’articolo: Le dimensioni del pene contano o no? Le confessioni senza censura delle mie pazienti ed i loro consigli per avere un pene più bello e la seconda parte dell’articolo: Le dimensioni del pene contano o no? Le confessioni senza censura delle mie pazienti (seconda parte)

Nella lunga raccolta di interviste sull’argomento (quelle che avete letto nei due precedenti articoli sono solo una parte del materiale che ho raccolto), una cosa mi è subito stata chiara: quando le donne dicono “le dimensioni del pene non contano” quasi sempre stanno mentendo. Nel confessionale che diventa alcune volte il mio studio sono emersi questi interessanti dati:

1) oltre l’85% delle donne intervistate conferma di mentire quando dice pubblicamente che “le dimensioni non contano” perché prova vergogna a dire la verità o perché non vuole offendere gli uomini che ha di fronte;

2) le dimensioni del pene contano per quasi il 90% delle donne che hanno partecipato alla ricerca (ed il rimanente 10% potrebbe anche avermi mentito per pudore), anche se tutte ammettono che poi “diventa tutto inutile se un pene di grandi dimensioni viene usato male”;

3) quasi il 20% delle donne ha dichiarato di aver mollato almeno una volta nella vita un partner perché aveva un pene troppo piccolo, anche se non gliel’ha mai confessato apertamente;

4) per quasi la totalità delle intervistate la pulizia è vitale: il pene deve essere ben pulito in ogni sua parte (specie sotto la corona del glande, punto in cui si accumula il cosiddetto “smegma”) e non deve avere cattivi odori anche se però non deve profumare di sapone troppo dolce. E’ interessante notare come tre mie pazienti abbiano invece ammesso di trovare eccitante un lieve odore di sudore proveniente dai genitali;

5) per meno di un terzo delle donne la cute deve essere bella e senza inestetismi, ma la maggior parte non ci fa troppo caso, a meno che il pene non sia ricoperto di foruncoli. Una giovane donna mi ha riferito di trovare fastidioso un colore della pelle del pene troppo più scuro rispetto alla carnagione del resto del corpo;

6) alcune donne preferiscono genitali parzialmente depilati, altre no. Non è amata una depilazione totale della zona; mediamente apprezzata invece una depilazione su asta del pene e scroto ed una folta peluria sul pube;

7) la circonferenza dell’asta peniena è molto importante per circa il 70% delle intervistate, tra queste più della metà dice che la circonferenza è addirittura più importante della lunghezza. Quasi tutte ammettono che tra un pene di ottima lunghezza ma di piccola circonferenza ed un pene di media lunghezza ma con buona circonferenza, preferirebbero di gran lunga il secondo poiché sarebbe capace di dare una sensazione di pienezza maggiore durante la penetrazione;

8) il glande di elevate dimensioni è apprezzato da più del 60% delle intervistate, ma è anche importante un certo equilibrio tra la circonferenza del glande e quella dell’asta del pene: non sono amati glandi grossi su un’asta “sottile” e ancor meno sono amati glandi piccoli o comunque con circonferenza minore di quella dell’asta;

9) tra chi preferisce un pene lungo, la metà del campione dice che se spinto troppo in profondità può generare un dolore molto acuto che impedisce un rapporto sessuale piacevole ed apprezzerebbe un uomo che abbia l’accortezza di evitare una penetrazione troppo profonda ed irruenta;

10) il 75% delle intervistate preferisce un uomo abbastanza carino ma con un pene grande, ad uno bellissimo ma con un pene sotto la media;

11) quasi il 90% delle donne non ama una grande quantità di grasso sul pube: l’adipe pubico oltre ad indicare un uomo non in salute, tende a nascondere parte del pene e farlo apparire più piccolo anche in erezione;

12) la grandezza dei testicoli è meno importante per quasi tutte le donne intervistate, anche se sono preferiti testicoli medio grandi e “compatti” al tatto. Da una piccola percentuale di donne viene riferita una preferenza per uno scroto “pieno” e possibilmente simmetrico;

13) quasi la totalità delle donne ha detto di preferire un uomo con un pene con una lunghezza lievemente sopra la media ma che lo usi bene, ad uno con un pene molto sopra la media ma che lo usi “benino“;

14) quasi la metà delle intervistate, specie quelle più giovani, ha ammesso di mentire sulle dimensioni del pene del proprio partner quando ne parla con le proprie amiche, aumentandone le dimensioni per “fare bella figura” ed essere invidiata dalle altre;

15) circa un terzo delle donne ha detto di preferire un pene circonciso perché più pulito ed “ordinato”, un altro terzo preferisce un pene non circonciso perché trova piacevole “giocare” col prepuzio del partner, il restante terzo dice che per lei è indifferente.

16) alla domanda “chi ha il pene più grande con cui hai avuto rapporti sessuali, il tuo compagno attuale o un ex?” solo una su cinque ha risposto “il compagno attuale”, quindi significa, statisticamente, che la vostra attuale partner ha probabilmente in passato fatto sesso con un ex che ha il pene più lungo del vostro;

17) quando il partner ha chiesto alle donne intervistate “sono io quello con il pene più lungo tra tutti quelli con cui sei stata?”, quasi la loro totalità ha risposto “si” mentendo, solo per non far rimanere male il partner.

Aumentare la lunghezza del pene con ausili meccanici

Esistono due tipi di strumenti per l’allungamento del pene: le pompe a vuoto e gli estensori. Le pompe a vuoto per l’allungamento penieno sono costituite da un cilindro in cui infilare il pene e di un meccanismo di pompaggio che fa espandere il pene oltre le sue normali capacità. Le pompe a vuoto, pur non fornendo guadagni macroscopici delle dimensioni, in alcuni soggetti potrebbero aumentare, anche se di poco, circonferenza e lunghezza del pene. Esempi di pompe a vuoto tecnicamente ben costruite, sono:

Le pompe Bathmate non sono tuttavia sempre disponibili su Amazon. Un prodotto più economico, ma comunque caratterizzato da buona costruzione, è questo: https://amzn.to/3qn4ILB
Un altra pompa peniena, ancora più economica ma comunque ben funzionante, è questa: https://amzn.to/3K7H6Ti

Un estensore penieno è una struttura composta da due anelli (uno da fissare alla base del pene, l’altro appena sotto il glande) uniti da aste metalliche ai lati, che vengono regolate in modo da tenere in trazione il pene, “stirandolo”, per ottenere un suo allungamento non chirurgico. Esempi di estensori tecnicamente ben costruiti, sono:

Integratori alimentari

Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, potenziando l’erezione e procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna:

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