Capezzolo dolorante e sensibile in uomo, donna, gravidanza e menopausa

MEDICINA ONLINE MAMMELLA SENO PETTO DONNA UMANO FEMMINA FEMMINILE MASCHILE CAPEZZOLO AREOLA MUSCOLI PETTORALI CASSA TORACICA DOTTI GALATTOFORI INTROFLESSO PAGET TESSUTO ADIPOSO ECOGRAFIA MAMMOGRAFIADiverse possono essere le cause legate al dolore al capezzolo. Nelle donne, per cominciare, può essere un fatto ricorrente a ogni mestruazione, in una prima fase di gravidanza o in pre-menopausa, ed è legato a squilibri ormonali, anche fisiologici.

Dolori al capezzolo femminile e secrezioni: che fare e quali le cause?

Per prima cosa, è bene prestare attenzione a eventuali secrezioni anomale dal capezzolo. L’autopalpazione deve essere anche accompagnata dalla  spremitura del capezzolo. In questo caso, se si verifica una fuoriuscita di liquido limpido come acqua non vi è alcun significato; liquido verdastro, sino a divenire color smeraldo, potrebbe invece essere espressione di una mastopatia fibrocistica, per lo più già diagnosticata con la palpazione o attraverso una ecografia. Liquido lattescente, in qualsiasi periodo del ciclo, può essere legato a una iperprolattinemia, che va approfondita con un dosaggio su sangue. Liquido color marrone o rosso deve sempre mettere sull’avviso e spingere a un controllo specialistico, per una possibile patologia che va dal papilloma intraduttale al cancro.

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Palpazione e osservazione del capezzolo: perché è importante?

Prevenire vuol dire innanzitutto abituarsi a un autoesame della mammella da eseguire almeno una volta al mese, in fase immediatamente post-mestruale. Parte fondamentale di questo auto-esame è il controllo dei capezzoli: da farsi di fronte a uno specchio, in piena luce, a braccia prima lungo i fianchi e poi alzate sopra la testa, e, quindi, ponendosi di fianco allo specchio stesso. Areola e capezzoli dovranno sempre essere diritti (tenendo presente che alcune donne hanno capezzoli piatti o introflessi, come fatto costituzionale: cioè sono così sin dalla pubertà). Il colorito deve essere roseo, più o meno scuro, con pelle integra, senza squame attorno al capezzolo.

Come lenire il dolore ai capezzoli durante le mestruazioni o in menopausa?

A volte, per lenire il dolore, sia in fase premestruale che mestruale che in menopausa, qualche lieve massaggio con crema a base di fans può essere utile. Al limite, l’uso di antidolorifici non è controindicato, anche se si supponesse una gravidanza iniziale. Volendo, anche un leggero diuretico può tornare utile. Se il dolore è persistente, e, ad esempio, abbiamo notato qualche secrezione rossastra sul reggiseno, possiamo trovarci in presenza di una ragade al capezzolo.

Questo è un evento che può essere frequente in allattamento, ma anche al di fuori. In questo secondo caso, bisogna controllare ed eventualmente cambiare il tipo di reggiseno che si usa, perché può essere legato a un semplice attrito o a umidità che persiste (sopratutto se si fa sport) nell’indumento stesso.

Se succede in allattamento, accompagnandosi a dolori e bruciori molto forti, è necessario anche qui prevenire: intanto, apprendendo (magari con l’aiuto di una ostetrica o di una mamma esperta) come tenere il bimbo attaccato al seno: deve essere col visetto orientato perpendicolare al seno stesso, in modo che possa succhiare tutta l’areola e non il solo capezzolo, avendo, al momento in cui lo si “attacca”, la bocca bene aperta per succhiare in modo adeguato.

Come cura, una crema alla lanolina rappresenta ancor oggi la soluzione migliore, magari associata a dei copri capezzoli o a dei raccoglitori di gocce di latte in metallo (argento), molto utili nel preservare dall’umidità la zona. Impacchi freddi possono attenuare il senso di bruciore, ma non vi deve essere contatto diretto tra la parte ghiacciata e la zona dolorante.

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Dolore al capezzolo dell’uomo

Il dolore al capezzolo nell’uomo non è sempre indice di una situazione allarmante, anche se i disturbi che possono essere alla base di questo fastidio più o meno intenso possono essere davvero molti.  Anche negli uomini, come nella donna, il dolore al capezzolo può essere provocato da un cambiamento ormonale, che solitamente si manifesta nell’età della crescita”, vale a dire dai 10 anni e indicativamente fino ai 21-25 anni. Nel periodo della pubertà si possono notare fastidio e cambiamenti a livello del seno maschile, che talvolta possono essere accompagnati anche da gonfiore. Il problema, ovviamente, si risolve spontaneamente con la crescita. Talvolta il capezzolo dolorante nell’uomo può essere provocato dall’assunzione di alcuni farmaci, ma anche se si praticano discipline sportive come la corsa: il capezzolo del corridore è un disturbo che spesso colpisce le persone che praticano la corsa come sport ed è provocata dallo sfregamento delle maglie sulla zona interessata, dove il sudore può provocare arrossamenti, screpolature. Meglio indossare abiti adatti e usare creme appositi.

Noduli

Il dolore al capezzolo nell’uomo può essere provocato anche da noduli presenti in questa parte del corpo: i noduli possono essere sia benigni, nella maggior parte dei casi, sia maligni, quindi se il dolore è insistente e notate anche altri sintomi, chiedete consiglio al vostro medico curante, che saprà indirizzarvi verso gli esami di approfondimento e gli specialisti giusti per capire di che cosa soffrite. Talvolta, questo disturbo ci indica la presenza di altri disturbi che con il seno maschile non c’entrano molto, ma che colpiscono il torace e il petto, quindi meglio non sottovalutare mai questi sintomi: se il dolore al capezzolo persiste, consultate il vostro medico di fiducia.

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Differenza dolore al seno da gravidanza e da ciclo mestruale

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo MASTODINIA CAUSATO PREOCCUPARSI  Dieta Chirurgia Medicina Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Pancia Sessuologia Pene Laser Filler Rughe Botulino 1Il dolore al seno (chiamato anche “mastodinia“) può essere determinato da moltissime cause e condizioni tra cui il ciclo mestruale è sicuramente la più comune. Per tale motivo la mastodinia è comunemente classificata in due grandi blocchi:

  • mastodinia legata al ciclo mestruale;
  • mastodinie ciclo-indipendente.

Il dolore al seno legato al ciclo mestruale (mastodinia ciclica) è, come prima accennato, la forma più frequente di dolore mammario. Le donne che ne soffrono lo avvertono generalmente nel periodo premestruale, mediamente una settimana prima delle mestruazioni. Più frequentemente la dolenzia interessa tutte e due le mammelle (ma il dolore può anche essere monolaterale) e ha la tendenza a scomparire in modo progressivo man mano che il flusso mestruale diminuisce. Solitamente il dolore viene percepito inizialmente nella parte più alta dei seni per poi irradiarsi in modo progressivo verso la parte interna delle braccia. Le cause della mastodinia ciclica non sono perfettamente note, ma la maggioranza degli autori ritiene che il dolore sia dovuto alle notevoli variazioni ormonali che caratterizzano il periodo che precede le mestruazioni. Di norma l’età media in cui si registra questo tipo di dolore al seno è di 35 anni circa, ma non mancano casi di mastodinia ciclica in soggetti molto più giovani (15-16 anni). Com’è facilmente intuibile, il dolore al seno legato al ciclo mestruale non ha niente di patologico, ma in alcuni casi può essere decisamente fastidioso e talvolta invalidante.

Leggi anche: Come alleviare i sintomi della sindrome pre-mestruale?

Sintomi e segni

I sintomi e segni che caratterizzano la mastodinia ciclica sono tensione mammaria, turgore, gonfiore e sensazione di pesantezza. La donna riferisce spesso difficoltà nel toccare il seno dal momento che ciò può procurare un certo fastidio.

Cause

La mastodinia ciclica può durare molti anni, ma scompare una volta sopraggiunta la menopausa; una mastodinia in età post-menopausa riconosce ovviamente cause differenti. In alcune donne l’assunzione a lungo termine di anticoncezionali orali provoca un peggioramento della sintomatologia.
Un certo tipo di attività fisica può essere causa di un aumento della dolorabilità dei seni; è soprattutto il caso di quelle donne che svolgono attività che richiedono un maggiore impegno delle braccia e dei muscoli pettorali. Anche il jogging, il running e l’attività sessuale possono acutizzare il dolore mammario. In alcuni casi il dolore al seno legato al ciclo può essere accentuato dall’assunzione di determinati farmaci, in particolare gli anti-ipertensivi e gli antidepressivi. È stato rilevato che molte donne che accusano mastalgia sono affette da displasia mammaria (nota anche come mastopatia fibrocistica), una condizione riscontrabile in circa il 70% della popolazione femminile.

Terapia

Per quanto riguarda il trattamento, il dolore al seno non richiede generalmente alcun intervento particolare; nei rari in casi in cui esso sia particolarmente intenso si può ricorrere all’utilizzo di farmaci ad azione analgesica, per esempio l’ibuprofene e il paracetamolo, che possono essere assunti sia per via orale sia sotto forma di pomate da applicare sulla parte dolente. In casi molto particolari, peraltro molto rari, nei quali nemmeno l’azione dei farmaci sopramenzionati riesce a essere risolutiva, il medico potrebbe prescrivere farmaci come il danazolo (un principio attivo in grado di inibire l’ovulazione) o la bromocriptina (un alcaloide utilizzato nel trattamento della galattorrea), farmaci purtroppo non esenti da effetti collaterali talvolta piuttosto pesanti.

Leggi anche: Mastodinia: quando il seno è gonfio e dolorante

Dolore al seno legato al ciclo: quando bisogna preoccuparsi?

Se il dolore mammario viene avvertito ciclicamente, se non è associato alla formazione a carattere permanente di noduli mammari (oppure ascellari), se non si notano variazioni a livello di dimensioni, consistenza e forma dei seni, nella stragrande maggioranza dei casi, il dolore al seno è da ricondursi alle variazioni ormonali che caratterizzano il ciclo mestruale.
Tuttavia, la dolenzia avvertita nel periodo premestruale potrebbe avere altre ragioni; può essere quindi opportuno ricorrere al medico se il dolore è costantemente localizzato in una determinata zona, se non accenna a diminuire neppure dopo l’assunzione di farmaci analgesici, se alcune parti nodulose, che spesso vengono avvertite alla palpazione durante il ciclo, non scompaiono con la fine del flusso mestruale, se il dolore dura più di due settimane nell’arco di trenta giorni, se il capezzolo appare retratto e se i seni subiscono variazioni a livello di consistenza, dimensione e forma.

Leggi anche: Storia di un seno: dall’embrione alla menopausa

Mastodinia ciclo-indipendente

La mastodinia ciclo-indipendente (mastodinia non ciclica) è una forma di dolore al seno la cui manifestazione non è legata al ciclo mestruale.
Com’è facile intuire, è un sintomo le cui cause possono essere le più svariate e pertanto la sua comparsa pone spesso problemi interpretativi. Al contrario di quanto accade con la mastodinia ciclo-dipendente, infatti, la mastodinia non ciclica può insorgere improvvisamente per poi scomparire molto velocemente o, al contrario, essere presente per lunghi periodi tempo. È proprio questa sua imprevedibilità che spesso crea allarmismo nella donna che può maturare la convinzione di essere affetta da una patologia di una certa gravità (il tumore al seno è spesso, seppur erroneamente, il primo indiziato). In realtà, nonostante molti ritengano il contrario, molto raramente il tumore al seno fa il suo esordio manifestandosi con tale sintomo.
A seconda della causa che ne sta alla base, il dolore al seno può manifestarsi nei modi più diversi; può essere piuttosto lieve oppure, al contrario, particolarmente acuto; può presentarsi sotto forma di lieve indolenzimento diffuso oppure può manifestarsi attraverso fitte piuttosto dolorose; a seconda delle cause, può essere monolaterale (in questo caso si differenza dal dolore da ciclo che interessa di solito entrambi i seni) oppure interessare entrambe le mammelle, può essere localizzato a una zona ben precisa oppure essere esteso anche al braccio.
Come detto le cause possono essere le più svariate, fra le più comuni c’è l’assunzione di farmaci contraccettivi (il dolore mammario è infatti riportato fra gli effetti collaterali dei farmaci antifecondativi); anche la cosiddetta TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva, il trattamento che viene intrapreso per combattere molti dei sintomi che caratterizzano la menopausa) può essere causa di mastodinia.
Fra i farmaci che annoverano il dolore al seno fra gli effetti collaterali ci sono i cosiddetti SSRI (gli inibitori della ricaptazione della serotonina, medicinali che vengono prescritti per trattare alcune forme di depressione) e il tamoxifene (un antineoplastico).
Altre cause di dolore al seno sono l’ingorgo mammario, la mastite, il tumore al seno nonché eventuali traumi (lesioni, incidenti, operazioni chirurgiche ecc).
Ci sono poi delle patologie fra i cui sintomi si annovera un dolore piuttosto diffuso nella zona pettorale che può essere confuso con la mastodinia; è il caso della costocondrite, dell’herpes zoster a livello del seno e di vari disturbi osteoarticolari.
Anche un reggiseno inadeguato può talvolta causare mastalgia.
Il trattamento varia a seconda della causa scatenante, in molti casi il dolore può essere alleviato tramite l’assunzione di farmaci analgesici; nei casi di più difficile risoluzione è necessario chiarire le cause tramite un adeguato iter diagnostico per poi agire di conseguenza.

Per approfondire: Dolore al seno (mastodinia): da cosa è causata e quando preoccuparsi?

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Differenza dei capezzoli e del seno in gravidanza

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA MATERNITA FIGLIO MAMMA MADRE GENITORI CONCEPIMENTO PARTO FETO EMBRIONE (7)In gravidanza il corpo della donna cambia radicalmente; una delle zone dove i cambiamenti si fanno anche molto evidenti sono il seno, l’areola  (la zona circolare intorno al capezzolo) ed il capezzolo.

FOTO DEL SENO DI UNA DONNA DURANTE LA GRAVIDANZA

Seno più gonfio

Le mammelle tendono ad apparire più gonfie e piene, spesso ciò si associa a dolore. La sensazione di indolenzimento al seno è un sintomo comune sia alla sindrome premestruale, sia alla gravidanza. Infatti, subito dopo il periodo ovulatorio il corpo inizia a produrre più progesterone. Quest’ultimo provoca tensione mammaria, dunque il seno appare più gonfio, teso e duro al tatto. Ma ciò accade anche se vi è una gravidanza in corso. Con la sostanziale differenza che, non appena compare il flusso mestruale, il seno si “sgonfia” e diventa più morbido.

Leggi anche: Mastodinia: quando il seno è gonfio e dolorante

Vene

Già dopo pochi giorni dall’impianto dell’ovulo possono cominciare a vedersi i primi segni sul seno, tanto per cominciare le vene diventano più evidenti, queste vene sono dette anche “vene del latte” e si espandono per tre motivi:

  1. poter portare più sangue sia alla mamma che al feto;
  2. i dotti galattofori che porteranno il latte ai capezzoli cominciano a gonfiarsi ed a prepararsi per la montata lattea che arriverà dopo il parto e premono sotto le vene, avvicinandole alla cute;
  3. man mano che il seno cresce di volume per prepararsi all’allattamento la cute si tende sempre più, diventando più sottile e trasparente, evidenziando le vene ulteriormente.

Leggi anche: Storia di un seno: dall’embrione alla menopausa

Tubercoli del Montgomery

Insieme alle “vene del latte” avvengono modificazioni anche ai capezzoli ed all’areola mammaria, i capezzoli diventano più larghi e scuri e tutto intorno diventano evidenti dei piccoli “rilievi”: si chiamano “tubercoli del Montgomery” ed avranno il compito di produrre una sostanza lubrificante e disinfettante durante l’allattamento. Questi tubercoli sono delle piccole ghiandole che aumentano di dimensione e sono più evidenti verso la sedicesima settimana di gravidanza. L’attività dei tubercoli di Montgomery è fondamentale e legata alla migliore lubrificazione dei capezzoli per migliorare l’allattamento del bambino che si porta in grembo. I tubercoli di Montgomery possono rimanere nel loro volume più consistente anche dopo il parto, ma ciò non necessariamente deve essere considerato come un pericolo. Un controllo medico può togliere ogni dubbio e timore. Qualora ci fosse un eccessivo sversamento di lubrificante da parte del tubercolo bisogna rivolgersi immediatamente al proprio medico per diagnosticare la situazione ed escludere e scongiurare la presenza di un cancro al seno. Questo fenomeno, infatti, è uno dei sintomi che deve allarmare chi ne ha a che fare.

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Dolore al seno (mastodinia): da cosa è causata e quando preoccuparsi?

La mastodinia (“dolore al seno”, “mammalgia” o “mastalgia”) è un sintomo decisamente comune e molto diffuso nel sesso femminile caratterizzato da dolore alle mammelle. Il dolore può variare da un semplice e lieve disagio fino ad un dolore gravemente invalidante. Il dolore al seno che si verifica durante l’allattamento o dopo lo svezzamento non rientra in questa definizione, ma viene di solito classificato come ingorgo mammario o mastite. In molte donne il dolore mammario fa sorgere il timore di un possibile rischio di cancro al seno. In ogni caso questo è il sintomo mammario che con maggiore frequenza (60% circa) conduce la donna ad effettuare una visita senologica. E’ importante anche distinguere la mastodinia legata al ciclo (mastalgia ciclica) dalla mastodinia ciclo-indipendente (mastalgia non-ciclica).

Classificazione

La mastalgia può essere classificata in due principali quadri clinici:

  • ciclica: quando l’intensità del dolore varia a seconda del periodo del ciclo mestruale.
  • non ciclica: quando il dolore rimane sostanzialmente invariato durante il ciclo mestruale.
  • extramammaria: quando il dolore alle mammelle vede una causa extramammaria, non correlata al ciclo mestruale.

Questi ultimi due tipi risultano decisamente meno frequenti.

Cause

Le cause sono estremamente diversificate. E’ importante però distingue la mastalgia legata al ciclo da quella ciclo indipendente.

Mastalgia ciclica

E’ molto spesso associata alla malattia fibrocistica della mammella oppure ad una ectasia duttale (ectasia dei dotti mammari) e si ritiene che possa essere causata da alterazioni nei cambiamenti ormonali dinamici che coinvolgono principalmente la risposta secretiva della prolattina alla tireotropina. Secondo altri autori la stessa azione degli estrogeni non adeguatamente bilanciata dall’attività del progesterone a livello periferico potrebbe determinare modificazioni fisiche che a seguito di ritenzione idrica comporterebbero edema localizzato e tensione mammaria, i quali a loro volta determinerebbero il quadro clinico. Un certo grado di tensione mammaria ciclica è normale durante il ciclo mestruale, ed è di solito associata con la sindrome mestruale o premestruale.

Mastalgia non ciclica

E’ spesso di origine idiopatica (ovvero non nota) oppure riconosce cause molto diversificate e pertanto più difficili da diagnosticare. Un certo grado di tensione mammaria non ciclica può essere normalmente presente a causa di variazioni ormonali che si verificano durante la pubertà (sia nei maschi che nelle femmine), in menopausa e durante la gravidanza. Dopo la gravidanza, il dolore può essere causato dall’allattamento al seno, spesso per colpa di una congestione dei dotti mammari, ma talvolta correlato a variazioni di natura ormonale, nel qual caso si riscontra maggiormente durante o poco prima le mestruazioni. Altre cause di dolore al seno non ciclico includono l’alcolismo in particolare allorché si associa ad epatopatia (danni al fegato) ed è verosimilmente dovuto ad un anomalo metabolismo degli steroidi, la mastite (un processo flogistico, generalmente infettivo, che coinvolge il tessuto mammario), ed i tumori della mammella in stato avanzato (una massa tumorale negli stadi iniziali, infatti, quasi mai è associata a sintomatologia dolorosa. Anche l’Herpes zoster può provocare dolore al seno, generalmente associato alla comparsa di una eruzione cutanea di tipo vescicoloso a livello della mammella. Infine è bene ricordare che in molti casi questa sintomatologia può essere di origine iatrogena, ovvero causata da determinati farmaci e medicamenti. Tra questi farmaci ricordiamo l’ossimetolone (uno steroide anabolizzante orale), la clorpromazina (un antipsicotico), lo spironolattone, il canrenoato di potassio ed altri diureticieplerenone (un antagonista dell’aldosterone), la metildopa, alcuni preparati digitalici.

Trattamento della mastalgia ciclica

In molti casi sarebbe possibile prevedere quale trattamento possa dimostrarsi più efficace eseguendo una serie di indagini endocrinologiche sulla funzionalità tiroidea e ipofisaria. Tuttavia questo approccio è indaginoso e viene raramente applicato nella pratica. I trattamenti che hanno dimostrato una certa efficacia sono:

  • Estratto di Vitex agnus-castus: ci sono prove convincenti che Vitex agnus castus è sicuro ed efficace nel trattamento della mastalgia ciclica. Si presume che, come la bromocriptina, agisca riducendo la secrezione di prolattina dalla ghiandola pituitaria.
  • FANS e analgesici topici e sistemici.
  • Pillola anticoncezionale basata su progestinici oppure applicazioni topiche di progesterone. Questo metodo è efficace solo in una minoranza di donne, ma spesso i clinici ne verificano l’efficacia dato il suo ben noto profilo di sicurezza. Un progestinico somministrato ciclicamente nei giorni 14 e 25 ha mostrato risultati promettenti.
  • Agonisti della dopamina: i migliori risultati, con una minore frequenza di effetti collaterali rispetto alla bromocriptina, possono essere raggiunti con cabergolina. Bromocriptina è un trattamento più vecchio ma comunque molto efficace e di relativa sicurezza. Tuttavia è associato a molti effetti collaterali spiacevoli. Non vi sono molti dati clinici, sia pure promettenti, su lisuride e quinagolide.
  • Iodio: la supplementazione con livelli soprafisiologici di iodio si è dimostrata efficace nel trattamento del dolore al seno. Questo trattamento, tuttavia, non è ancora completamente raccomandato dal momento che non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine sulla tiroide di dosi soprafisiologiche di iodio.
  • Danazolo: il trattamento con danazolo a basso dosaggio si è dimostrato efficace e gravato da effetti collaterali modesti. La dose più bassa testata in uno studio ha anche prodotto i risultati più favorevoli a lungo termine ed è stata associata con effetti avversi minimi.
  • Ormoni tiroidei: la supplementazione con ormoni tiroidei, soprattutto quando è stato diagnosticato un ipotiroidismo franco o subclinico si è dimostrata valida. Tuttavia, anche l’aggiunta di levotiroxina in pazienti con normale funzione tiroidea si dimostra spesso efficace.
  • Tamoxifene: si è dimostrato decisamente efficace, ma è usato molto raramente a causa delle gravi preoccupazioni circa il profilo di sicurezza nelle donne in premenopausa.
  • Ormeloxifene e Afimoxifene: entrambi modulatori selettivi degli estrogeni (SERM) hanno mostrato una certa efficacia nel trattamento della mastalgia e del fibroadenoma.
  • Antociani dal mirtillo: sembrano efficaci nella malattia fibrocistica.

Trattamento della mastalgia non-ciclica

Individuare un adeguato trattamento per la mastodinia non ciclica è più difficile, non solo perché è difficile individuare la causa del dolore, ma anche perché spesso il dolore non riconosce cause ormonali e tendenzialmente non risponde al trattamento ormonale.

Mastalgia e rischio di cancro al seno

La grande maggioranza dei casi di cancro al seno non ha una presentazione caratterizzata dal sintomo di dolore al seno. Alcuni studi epidemiologici suggeriscono che le donne con sintomi di dolore al seno possono effettivamente avere un aumentato rischio di sviluppare a distanza di tempo il cancro al seno, e il rischio aumenta con la durata dei sintomi. Questi studi sono coerenti con l’osservazione che alcuni sottotipi particolari di evoluzione fibrocistica della mammella mostrano un aumento del rischio di cancro al seno. Per approfondire, leggi Tumore alla mammella: cause, diagnosi e prevenzione

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Mastodinia: quando il seno è gonfio e dolorante

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Mastodinia seno è gonfio e doloranteSeno gonfio? Qualche lettrice potrebbe dire: “magari!”. In realtà non mi riferisco all’aspetto estetico, bensì a quella condizione di tensione mammaria, spesso accompagnata a dolore che si definisce col termine “mastodinia” o “mastalgia“. Ma quali sono le cause? Numerose e molto diverse tra loro. Occorre infatti subito dire che il seno gonfio (e dolente) rappresenta uno dei sintomi più frequenti nel corso dell’età fertile della donna, ovvero dalla prima mestruazione alla menopausa, e può essere determinato da svariate cause. Cerchiamo allora di capire insieme quali i casi più frequenti e come comportarsi.

Seno gonfio a causa delle mestruazioni

In prossimità del ciclo mestruale e dunque dell’ovulazione si è spesso in presenza di seno gonfio. A dir la verità si tratta di una sensazione spiacevole causata a volte dal dolore correlato, ma che fa sentire alcune donne anche un pochino più piacenti: non solo infatti aumenta di volume ma diventa più sodo! Il gonfiore può essere minimo oppure abbastanza rilevante, tale anche da costituire un vero e proprio fastidio, un senso di pesantezza. vorrei comunque tranquillizzare tutte le lettrici: tale situazione come sapete si allevierà col passare del ciclo mestruale. E’ infatti causata dall’aumento di flusso sanguigno nella zona, provocato dagli ormoni. Che fare? Attendere con pazienza o alleviare il fastidio con impacchi di acqua tiepida. Se il sintomo è particolarmente rilevante dal punto di vista della qualità della vita, è possibile chiedere al vostro medico di fiducia l’ausilio di una terapia, magari una pomata per applicazioni locali a base di progestinici.

Leggi anche: Differenza dolore al seno da gravidanza e da ciclo mestruale

Seno gonfio, se la colpa è della prolattina alta

C’è poi il discorso dell’iperprolattinemia che può causare forti mal di testa, difficoltà a rimanere in stato interessante, ma soprattutto un aumento del volume del seno e dolore. La prolattina è un ormone prodotto dall’ipofisi e fisiologicamente serve alla donna per produrre il latte quando nasce un bambino. Per approfondire, leggi questo articolo: Iperprolattinemia: alterazione del ciclo mestruale e secrezioni dal capezzolo

C’è forse un bambino in arrivo?

Prima di chiudere devo anche ricordare un fatto che farà felici alcune donne e potrebbe terrorizzarne altre: il seno gonfio è uno dei primi sintomi della gravidanza, per cui se la vostra tensione mammaria è improvvisa, apparentemente senza motivo e avete avuto rapporti sessuali non protetti di recente… fate il test! E’ la cosa più semplice. Per approfondire: Capire se sono incinta: i primi 7 sintomi di gravidanza

Cancro al seno

Un dolore al seno, soprattutto se monolaterale e se associato a sintomi come alterazioni della forma della mammella, secrezioni anomale, retrazione del capezzolo ed increspatura della pelle, potrebbe essere correlato a tumori maligni del seno. A tal proposito, leggi: Cancro al seno: sintomi precoci, diagnosi, terapia e prevenzione

Seno gonfio, quando non dipende dalle mestruazioni

A volte il seno rimane gonfio anche lontano dal ciclo mestruale e questo tende a farci preoccupare. Se è solo una mammella ad essere caratterizzata da questa tensione, ci si può trovare in presenza di di una mastite, ovvero di un’infiammazione dei dotti galattofori, tipica della gravidanza e non solo. Una volta fatta la diagnosi precisa, il vostro medico vi consiglierà la terapia adeguata, antibiotica (se la mastite è provocata da un’infezione batterica) o puramente antinfiammatoria. In taluni casi il gonfiore al seno può nascondere una cisti, ma non necessariamente pericolosa. Basterà fare le dovute indagini diagnostiche. L’auto-palpazione è fondamentale in questi casi.

Continua la lettura con: Dolore al seno (mastodinia): da cosa è causata e quando preoccuparsi?

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