Il termine “rinorrea” in medicina indica quello che comunemente viene chiamato “naso che cola”, cioè un’eccessiva produzione di muco da parte del naso dovuta ad irritazioni o infezioni nasali, generalmente sintomo di rinite virale o batterica (comune raffreddore), di varie allergie (raffreddore da fieno) o di Continua a leggere
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Doccia nasale rinowash: cos’è, quando si usa e come si usa
La doccia nasale o “rinowash” è un tecnica che permette, tramite un apposito dispositivo, di attuare l’irrigazione nasale, cioè eseguire il lavaggio fisiologico e/o il lavaggio medicato delle cavità nasali, muco e microrganismi come i batteri. La doccia nasale produce un getto di Continua a leggere
Differenza tra rinowash e aerosol
Aerosol
Con “aerosolterapia“, chiamata comunemente “aerosol“, si indica una tecnica di somministrazione di farmaci, usata per la cura o la prevenzione di malattie da raffreddamento, infiammazioni ed infezioni delle vie aeree. L’aerosolterapia necessita di un dispositivo specifico che riduca le sostanze terapeutiche (cortisonici, mucolitici, antinfiammatori…) in Continua a leggere
Aerosol per raffreddore in adulti e bambini: come si usa, apparecchi, vantaggi
Con “aerosolterapia“, chiamata comunemente “aerosol“, si indica una tecnica di somministrazione dei farmaci, usata per la cura o la prevenzione di malattie da raffreddamento, infiammazioni ed infezioni delle vie aeree. L’aerosolterapia necessita di un dispositivo specifico che riduca le sostanze terapeutiche in Continua a leggere
Il tuo muco e catarro rivelano la patologia che hai
La mucosa delle vie respiratorie produce normalmente una sostanza liquida densa nota come muco, importante perché serve a filtrare sostanze potenzialmente nocive, impedendogli l’accesso alle vie aeree più profonde. In alcune condizioni e patologie, tuttavia, può verificarsi una iperproduzione di muco e in tal caso si parla di una condizione patologica a tutti ben nota, chiamata Continua a leggere
Cattivo odore dal naso e muco maleodorante: cacosmia e ozena nasale
Con “cacosmia” in medicina si intende la percezione di un odore sgradevole, che può essere reale (cacosmia oggettiva) o immaginato dal paziente (cacosmia soggettiva).
Cause di cacosmia oggettiva
Nel caso di cacosmia oggettiva, lo stimolo olfattivo sgradevole è realmente presente e può essere determinato da una causa ben precisa, quasi sempre un’infezione nasale o sinusale, come in caso di alcune forme di rinite, sinusite o tonsillite, caratterizzate anche da una secrezione di muco più o meno maleodorante a seconda del grado dell’infezione. In altri casi, meno frequenti, la cacosmia oggettiva è il risultato di un tumore delle fosse nasali o può indicare la presenza di un corpo estraneo più o meno grande incastrato nelle primissime vie aeree.
Cause di cacosmia soggettiva
La cacosmia soggettiva, invece, è una sensazione “falsa”, che può verificarsi in caso di lesioni delle vie olfattive (neuriti tossiche o infettive del nervo olfattivo), durante particolari stati fisiologici (gravidanza) o in caso di patologie neurologiche, traumi o tumori cerebrali (meningiomi). In altri casi, la cacosmia soggettiva è un sintomo prodromico di alcune forme di epilessia a partenza dalla zona uncinata (crisi uncinate) o può essere di carattere allucinatorio in corso di malattie psichiatriche. In questi casi vengono percepiti odori fetidi, come di uova marce, carne bruciata o zolfo.
Cattivo odore da rinite cronica atrofica
Una delle possibile cause di cattivo odore oggettivo del naso è l’ozena nasale (anche ciamata rinite cronica atrofica), una rinite caratterizzata da una marcata e diffusa atrofia della mucosa nasale, più diffusa tra le donne a partire dalla pubertà. Il disturbo può essere primario o secondario ad altra patologia e si estende a coinvolgere anche le ghiandole, lo scheletro dei turbinati e le terminazioni nervose che si distribuiscono al naso, in alcuni casi arrivando anche in faringe.
Le cavità nasali del paziente con ozena, risultano costantemente infiammate e tendono a divenire ripiene di croste maleodoranti di colore verde scuro o francamente nere. La mucosa nasale presenta importanti alterazioni di tipo atrofico con riassorbimento dell’osso sottostante. Il paziente lamenta spesso sensazione di bruciore al naso e ostruzione nasale. I soggetti affetti da rinite cronica atrofica possono anche presentarsi con cefalea e dolori facciali molto simili a quelli tipici della sinusite cronica. I microrganismi all’interno delle cavità nasali si moltiplicano con estrema facilità e ciò produce un cattivo odore descritto come disgustoso fetore che esce dal naso. Questa caratteristica rende spesso il paziente un emarginato sociale. In alcuni casi il soggetto può avvertire distintamente questo odore disgustoso, mentre nelle fasi più avanzate del disturbo, a seguito della distruzione ed atrofizzazione degli elementi responsabili della percezione degli odori, il paziente può essere del tutto non consapevole di questo (si parla in questo caso di “anosmia misericordiosa”). La diagnosi della rinite atrofica si fonda sull’anamnesi e la visita medica con il riscontro dei classici segni e sintomi e solo in casi eccezionali si esegue una TAC dei seni paranasali.
I migliori prodotti per il benessere del naso e delle prime vie aeree
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, utilissimi per la salute della tua respirazione e possono potenzialmente migliorare gli episodi di cacosmia. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra bronchite e polmonite
La bronchite è una patologia caratterizzata dall’infiammazione della mucosa che riveste i bronchi, le strutture ad albero che conducono l’aria ai polmoni. Il suo sintomo più rilevante è la difficoltà respiratoria, che si manifesta con un respiro sibilante, tosse, fiato corto, disturbi del sonno e senso di oppressione al torace. A volte può coesistere un grado variabile di enfisema polmonare, lento processo di degenerazione del tessuto polmonare. La malattia acuta, nel giro di alcuni giorni guarisce, a meno che non sopravvengano complicazioni. In un paziente su due la bronchite cronica conduce a un’insufficienza respiratoria. La bronchite può essere acuta, solitamente causata da un’infezione virale, o cronica, come risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo di sigaretta, inquinamento e altre condizioni. Mentre la bronchite acuta ha una durata limitata ad alcuni giorni, invece la bronchite cronica è invece caratterizzata e definita tale in presenza di una tosse produttiva che dura più di tre mesi all’anno per almeno due anni in assenza di altre patologie.
La polmonite è una malattia infiammatoria che colpisce uno o ambedue i polmoni a livello del parenchima polmonare. Se sono interessati anche i bronchi, si parla di “broncopolmonite“.
Quali sono le cause ed i fattori di rischio della bronchite acuta e cronica?
A causare la bronchite possono essere agenti diversi. Nel caso della bronchite acuta, la causa prevalente è un’infezione di origine virale. I virus più frequenti sono quelli comuni del raffreddore e dell’influenza. Solitamente l’infezione riguarda le prime vie aeree, laringe e trachea, per poi estendersi ai bronchi. In alcuni casi può instaurarsi una sovrainfezione batterica. La bronchite cronica è invece il risultato di una degenerazione graduale delle strutture bronchiali causata dal fumo, dallo smog o dall’inalazione di sostanze tossiche. La bronchite cronica è più pericolosa dell’episodio acuto, perché rappresenta un danno spesso definitivo e difficilmente reversibile.
Quali sono le cause ed i fattori di rischio della polmonite?
Molti microrganismi, come batteri, virus e funghi, possono causare la polmonite. Può anche dipendere dall’inalazione di un liquido o di un agente chimico. I soggetti più a rischio sono gli adulti oltre i 65 anni, i bambini sotto i 2 anni di età, le persone con AIDS.
La polmonite può essere favorita da tutte quelle condizioni in cui il corpo non riesce a filtrare i batteri dall’aria che viene respirata, ciò può succedere per esempio in soggetti impossibilitati a tossire, a seguito di un ictus o perché sedati; in mancanza di una tosse efficace, i batteri rimangono più facilmente nelle vie aeree. Il rischio di polmonite può infine aumentare in caso di esposizione ad alcuni agenti chimici e inquinanti, o a fumi tossici oppure in luoghi dove vari malati sono raggruppati e ravvicinati (polmonite nosocomiale).
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Quali sono i sintomi della bronchite e della polmonite?
I sintomi della bronchite, acuta o cronica, sono sovrapponibili a quelli di polmonite. Tra i sintomi più diffusi, comuni ad entrambe le patologie, ci sono:
- malessere generale;
- respiro sibilante;
- fiato corto;
- febbre;
- brividi di freddo;
- difficoltà a respirare (dispnea);
- tosse persistente, secca o produttiva;
- dolore durante la deglutizione
- produzione eccessiva di muco, con catarro bianco o giallastro, con piccole perdite di sangue;
- dolori articolari;
- faringite;
- raucedine;
- oppressione al torace;
- debolezza;
- disturbi del sonno.
In caso di polmonite, sono frequenti:
- febbre alta,
- brividi squassanti.
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Bronchite e polmonite sono contagiose?
Sia la polmonite che la bronchite acuta è contagiosa, mentre la bronchite cronica è contagiosa solo se correlata a microrganismi. Generalmente, la trasmissione del virus avviene per via aerea, cioè principalmente con:
- tosse;
- starnuti.
Queste malattie infettive si possono trasmettere da un individuo ad un altro anche attraverso il contatto diretto, ad esempio si può verificare quando una persona infetta stringe la propria mano, contaminata con le secrezioni infette, a quella di una persona sana.
Per quanto tempo sono contagiose?
La trasmissione si può verificare da alcuni giorni ad una settimana dopo la comparsa dei sintomi e perdurano per tutta la durata di essi. Il contagio è comunque possibile anche quando i sintomi sono diminuiti o cessati da poco.
Diagnosi di bronchite e polmonite
La diagnosi e la diagnosi differenziale tra bronchite e polmonite, include diversi tipi di esami:
- Esami del sangue, per la conta leucocitaria e per la ricerca di stati infettivi;
- Esami di coltura sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri nel muco ed escludere altre infezioni;
- Radiografia del torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite);
- TAC, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni e delle vie aeree in generale;
- Spirometria, per misurare la quantità di aria che si immette nei polmoni;
- Test di provocazione bronchiale, per la misura dell’ossido nitrico presente nell’aria emessa (espirata) che indica il livello di infiammazione.
Cura della bronchite acuta e cronica
Il trattamento della bronchite è diverso a seconda che si tratti di un episodio acuto o sia cronica e ancora che ci sia una sovrapposizione di un’infezione batterica. In tutti i casi la sospensione dal fumo deve essere totale. Generalmente, nel caso di un’infezione virale acuta basta un periodo di riposo a letto, una sufficiente idratazione, l’uso di antinfiammatori, antipiretici e mucolitici per il controllo dei sintomi. Se c’è una sovrainfezione batterica il medico indicherà la terapia con antibiotici più adatta.
La terapia della bronchite cronica, nel quadro complesso della BPCO, prevede un trattamento più articolato e di lunga durata che include farmaci per la broncodilatazione, a base di corticosteroidi, ossigenoterapia e una specifica terapia di riabilitazione polmonare.
Cura della polmonite
Il trattamento dipende dal tipo di polmonite, dal germe che ne è la causa e dalla gravità. La maggior parte dei soggetti affetti da polmonite acquisita in comunità (la forma più frequente) viene curata a casa. La terapia ha lo scopo di curare l’infezione e prevenire complicanze. La polmonite batterica viene trattata con antibiotici assunti come da prescrizione medica. Il paziente deve continuare la cura anche se può sentirsi meglio prima di aver completato il ciclo di antibiotico. Se il trattamento viene interrotto troppo presto, la polmonite può recidivare. La maggior parte dei soggetti migliora dopo 1 – 3 giorni di antibiotici. In pratica, il paziente si sente meglio e diminuiscono i sintomi come tosse e febbre. La polmonite virale NON viene curata con antibiotici (inefficaci in questo caso). Il trattamento può richiedere farmaci antivirali. La polmonite virale in genere migliora in 1 – 3 settimane.
Trattamento di sintomi gravi di bronchite e polmonite
Il ricovero ospedaliero può essere necessario se:
- I sintomi sono gravi.
- Il soggetto è a rischio di complicanze a causa di altri problemi di salute.
- Se l’ossigenazione del sangue è bassa può essere praticata una terapia con ossigeno.
- In caso di polmonite batterica, gli antibiotici possono essere somministrati per via endovenosa.
Stile di vita che favoriscono la cura di bronchite e polmonite
Una volta contratta la polmonite o la bronchite, esistono alcuni consigli che è preferibile seguire per guarire più rapidamente possibile dall’infezione ed evitare complicanze, tra cui:
- Smettere ASSOLUTAMENTE di fumare e di frequentare luoghi inquinati.
- Riposarsi molto.
- Rispettare il piano di trattamento stabilito dal medico.
- Assumere tutti i medicinali secondo quanto prescritto. Se sotto antibiotici, continuare la cura fino a guarigione completa. Si deve continuare la cura anche se ci si sente meglio prima di aver completato il ciclo di antibiotico. Se il trattamento viene interrotto troppo presto, l’infezione batterica e la polmonite possono recidivare.
- Chiedere al medico quando sottoporsi a una visita di controllo. Il medico può raccomandare una radiografia toracica per controllare la guarigione dell’infezione.
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Differenze tra Mucosolvan e Bisolvon
Sia Bisolvon® che Mucosolvan® sono farmaci espettoranti – mucolitici, indicati quindi per il trattamento delle malattie dell’apparato respiratorio caratterizzate da un aumento della produzione di muco denso e viscoso (ipersecrezione densa e vischiosa) e da tosse grassa (produttiva): fluidificando il catarro – riducendo la viscosità del muco – questi medicinali ne favoriscono l’eliminazione da trachea e bronchi all’esterno (espettorazione). Entrambi i farmaci sono venduti in vari formati tra cui sciroppo e bustine (granulato per soluzione orale).
IMPORTANTE: quelle contenute in questo articolo costituiscono solo indicazioni generali. Consultare sempre il foglietto illustrativo contenuto nella confezione del farmaco o chiedere consiglio al proprio medico curante, prima di assumere qualsiasi farmaco.
Quali sono i principi attivi di Mucosolvan e di Bisolvon?
Il Bisolvon contiene Bromexina Cloridrato, invece il Mucosolvan contiene Ambroxolo. Entrambi i principi attivi fluidificano il catarro e ne facilitano l’eliminazione.
Leggi anche: Perché ci viene la febbre e perché non dobbiamo aver paura di lei
Controindicazioni che valgono sia per Mucosolvan che per Bisolvon
Non assumere Mucosolvan né Bisolvon:
- in caso di allergia al principio attivo, a sostanze simili o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale;
- in caso di gravidanza o allattamento al seno, salvo indicazione del medico.
Riguardo il Bisolvon, in pazienti con ulcera gastroduodenale, se ne consiglia l’uso dopo aver consultato il medico.
Come assumere Bisolvon e dosaggio
Relativamente al Bisolvon 8 mg/5 ml sciroppo, fare riferimento alla seguente posologia: adulti e ragazzi oltre i 12 anni: 5 ml 3 volte al giorno. Bambini (6-12 anni): 2,5 ml 3 volte al giorno. Negli adulti, all’inizio del trattamento, può essere necessario aumentare la dose massima giornaliera fino a 48 mg (pari a 10 ml 3 volte al giorno). Lo sciroppo è somministrabile a diabetici e bambini sopra i 6 anni, non contiene zucchero. Si consiglia l’assunzione del farmaco dopo i pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento. Somministrare per via orale. Per misurare la dose appropriata utilizzare l’apposito misurino inserito nella confezione (con tacche a 2,5 e 5 ml) o il cucchiaino da tè (pari a 5 ml se riempito per intero o a 2,5 ml se riempito per metà).
Relativamente al Bisolvon 2 mg/ml soluzione orale, fare riferimento alla seguente posologia: adulti e ragazzi oltre i 12 anni: 8 ml 3 volte al giorno. Bambini (2 – 6 anni): 20-40 gocce 3 volte al giorno. Bambini (6 -12 anni): 2-4 ml 3 volte al giorno. Nei bambini fra i 2 e i 6 anni occorre seguire esattamente la prescrizione del medico. Si consiglia l’assunzione del farmaco dopo i pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento; somministrare per via orale.
Come assumere Mucosolvan e dosaggio
Relativamente al Mucosolvan 15 mg/5 ml sciroppo, fare riferimento alla seguente posologia: adulti: 10 ml 3 volte al giorno. Bambini oltre i 5 anni: 3 ml 4 volte al giorno. Bambini da 2 a 5 anni: 3 ml 3 volte al giorno. Nei bambini fra i 2 e i 6 anni occorre seguire esattamente la prescrizione del medico. Non superare le dosi indicate. Mucosolvan sciroppo può essere assunto indipendentemente dai pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento (non più di due settimane). Ogni ml di sciroppo equivale a 3 mg di ambroxolo cloridrato. Alla confezione è annesso un misurino dosatore con tacche corrispondenti a 3 – 5 – 10 ml: versare lo sciroppo nel misurino fino alla quantità corrispondente alla posologia ed assumerlo per via orale.
Relativamente al Mucosolvan 30 mg/5 ml sciroppo, fare riferimento alla seguente posologia: adulti: 5 ml 3 volte al giorno. Bambini oltre i 5 anni: 1,5 ml 4 volte al giorno. Bambini da 2 a 5 anni: 1,5 ml 3 volte al giorno. Può essere assunto indipendentemente dai pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento (non più di due settimane). Ogni ml di sciroppo equivale a 6 mg di ambroxolo cloridrato. Alla confezione è annesso un bicchierino dosatore doppio con tacche corrispondenti a 1,5 ml, 2,5 ml, 5 ml (parte conica) e 3 ml, 7,5 ml, 10 ml, 15 ml (parte cilindrica): versare lo sciroppo nel misurino fino alla quantità corrispondente alla posologia ed assumerlo per via orale.
Relativamente al Mucosolvan 30 mg compresse, fare riferimento alla seguente posologia: adulti: 1 compressa 3 volte al giorno. Tale posologia può essere ridotta dopo 8 – 10 giorni ad 1 compressa 2 volte al giorno. Non superare le dosi indicate. Mucosolvan in compresse può essere assunto indipendentemente dai pasti. Usare solo per brevi periodi di trattamento (non più di due settimane). Le compresse devono essere assunte con acqua o altri liquidi.
Leggi anche: Differenza tra Fluimucil e Fluibron: sono uguali?
Effetti collaterali di Bisolvon
Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati, tra cui:
- diarrea;
- nausea;
- vomito;
- disturbi gastrointestinali;
- reazioni allergiche;
- rash cutaneo;
- orticaria;
- broncospasmo;
- angioedema;
- anafilassi.
Effetti collaterali del Mucosolvan
Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati, tra cui:
- nausea;
- alterazione del gusto (disgeusia)
- intorpidimento della bocca e della lingua (ipoestesia orale);
- intorpidimento della gola (ipoestesia faringea);
- vomito;
- diarrea;
- dolore all’addome;
- difficoltà a digerire (dispepsia);
- secchezza della bocca;
- eruzione cutanea (rash);
- comparsa di macchie rosse sulla pelle accompagnata da prurito (orticaria)
- secchezza della gola.
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Posso assumere Mucosolvan e Bisolvon insieme?
No, non assumere i due farmaci insieme contemporaneamente. In caso di dubbio chiedere al medico.
Quale dei due è più efficace?
Sia la Bromexina Cloridrato che l’Ambroxolo sono principi attivi estremamente efficaci come espettoranti-mucolitici, quindi – salvo diverso parere medico che può dipendere ad esempio da eventuali allergie – sia Bisolvon che Mucosolvan possono essere usati in caso di tosse grassa.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine