Qual è la differenza tra anoressia e bulimia?

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Maddalena, 27 anni, racconta che per lei tutto è iniziato «come spesso inizia per tante, con una banalissima dieta cominciata in primavera, alla fine della seconda superiore. In previsione dell’estate mi vedevo un po’ in sovrappeso: pesavo 57 kg ed ero alta 1,65. Perfettamente nella norma, solo che quando ci sei dentro hai una distorsione dell’immagine del tuo corpo. Quindi ho iniziato la dieta. Poi man mano la situazione è peggiorata: iniziavo a dimagrire sempre di più, e il fatto di perdere peso era un rinforzo positivo a mantenere questo mio comportamento. I miei erano straziati da questa cosa, ma non mi hanno mai detto “perché non mangi” o “devi mangiare” non mi hanno mai assillato. Soffrivano in silenzio. A dicembre pesavo 40 kg: avevo perso 17 kg in sei mesi. Ero proprio uno scheletro, e in quel momento mi piacevo. E non mi interessava quello che dicevano gli altri, anche perché mi ero isolata tantissimo. A quel punto la mia vita era solo andare a scuola, studiare e pensare al cibo, basta. Anche perché lo studio e il cibo erano le uniche due cose che potevo controllare, che dipendevano esclusivamente da me. La fame c’era, ma il fatto di aver fame e di sapere di riuscire a controllarla era una vittoria, io mi sentivo la più furba».

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L’anoressia

L’anoressia nervosa è esattamente questo: una perdita consistente di peso corporeo accompagnata da una forte paura di ingrassare, una distorsione della propria immagine corporea, per cui ci si vede grasse anche se in realtà si è sottopeso, e una bassa autostima di sé. La stima delle persone affette da anoressia nervosa, infatti, è fortemente legata all’aspetto fisico e la possibilità di controllare la fame e il peso, e ridurlo secondo le proprie esigenze, è un modo attraverso cui aumentarla.

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La bulimia

Come spiega Maddalena, che poi continuando a raccontare la sua storia dirà di essere passata dall’anoressia alla bulimia “l’altra faccia della medaglia”. «Mi ritrovavo a mangiare grosse quantità di cibo. Uscivo per comprare torta salata, biscotti, patatine, tornavo a casa e li mangiavo da sola e di nascosto; e mi sentivo un animale perché durante e prima dell’abbuffata ti prende una forza incontrollabile, che non puoi fare a meno di assecondare. Mangiavo di nascosto per un discorso di intimità, perché non è un mangiare normale, è un mangiare in modo incontrollato. Per me era una cosa molto strana a cui non potevo sottrarmi, ma che sentivo non era normale. Per questo la volevo tenere per me, anche se sapevo che i miei genitori sarebbero stati ben felici di sapere che stavo mangiando».

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Abbuffata compulsiva

La caratteristica clinica principale della bulimia nervosa è l’abbuffata compulsiva, l’ingestione di grosse quantità di cibo in assenza di controllo, vissuto come qualcosa che bisogna fare per forza e che non si riesce a fermare o controllare. Seguita poi da comportamenti di compenso volti a prevenire l’aumento di peso. La psicopatologia di base è simile a quella dell’anoressia: c’è in entrambi i casi una forte paura di ingrassare, una distorsione dell’immagine corporea e una bassa autostima. La differenza è che nel caso della bulimia ci sono delle grandi abbuffate seguite dall’uso di purganti o lassativi o dal vomito autoindotto. Oppure si fanno digiuni prolungati o intensa attività fisica. Il peso però non si riduce tantissimo come nell’anoressia, perché queste grandi mangiate consentono comunque l’ingestione di una certa quantità di cibo.

Differenze tra bulimia ed anoressia:

  • Nella bulimia il paziente compie delle vere e proprie abbuffate, seguite da condotte di eliminazione (con vomito autoindotto, diuretici, lassativi) o senza condotte di eliminazione (comportamenti compensatori inappropriati come digiuni o/e intensa attività fisica; nell’anoressia invece la paziente tende a non mangiare per nulla;
  • La bulimia è disturbo egodistonico, in quanto i sintomi vengono vissuti come estranei e fastidiosi, tanto che molto spesso è il paziente stesso a richiedere spontaneamente un trattamento. Al contrario l’anoressia viene vissuta come un fatto positivo ed il paziente non chiede aiuto, né vuole essere aiutato.
  • Nella bulimia di solito non vi sono grosse variazioni di peso nel tempo, mentre nell’anoressia il paziente perde peso in modo considerevole.

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Le conseguenze di anoressia e bulimia

Le conseguenze dal punto di vista della salute fisica nel caso dell’anoressia sono dovute alla mal nutrizione e al calo di peso, mentre nel caso della bulimia purgativa al vomito autoindotto e all’uso di lassatavi. Questi determinano squilibri dei sali e dei liquidi corporei che possono portare ad aritmie e collasso cardiocircolatorio. Il vomito, inoltre, può provocare danni alla cavità orale, ai denti e così via.

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I soggetti più esposti: giovani ragazze

In Italia come in tutti i paesi occidentali, le persone affette da disturbi dell’alimentazione, come l’anoressia o la bulimia nervosa, sono ancora tante. Per questo, per sensibilizzare l’opinione pubblica, lo scorso 15 marzo in molte città italiane si è tenuta la terza giornata nazionale del fiocchetto Lilla, dedicata ad anoressia, bulimia, obesità e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare. Le più esposte sono sempre le ragazze, con un rapporto maschi: femmine di 1:9, e si stima che la prevalenza sia dello 0,5-1% per l’anoressia e del 2% per la bulimia. La fascia di età interessata all’insorgenza del disturbo è quella tra i 14-19 anni anche se ultimamente si sta assistendo a un anticipo dell’esordio con le prima manifestazioni del disturbo che si possono presentare già a 9-10 anni. Sia perché oggi, tramite i mezzi di comunicazione, le ragazze sono esposte prima a pressioni sociali, come il mito della magrezza tipico dell’ideale occidentale; sia perché nel corso degli anni biologicamente si è assistito a un’anticipazione dell’età del menarca. Fenomeno che può aver contribuito all’anticipo all’insorgenza del disturbo. Nonostante i fattori ambientali – come appunto il mito della magrezza, visto come un prerequisito fondamentale per il successo e l’affermazione sociale – abbiano un peso determinante nell’insorgenza della malattia, è anche vero che tutte le ragazze del mondo occidentale sono esposte a messaggi simili, ma solo lo 0,5-1% va incontro a questi disturbi. Questo significa che l’origine del disturbo è di tipo multifattoriale e che dipende anche da una predisposizione individuale in parte biologica e in parte psicologica, a cui poi si sommano i fattori ambientali.

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Nei maschi

Nei maschi l’anoressia è meno frequente, ma negli ultimi anni si è osservato un aumento dei casi anche per il sesso forte. In questo caso la malattia assume una connotazione un po’ diversa, per cui non è tanto importante la magrezza quanto la muscolosità. Il meccanismo però è il medesimo: attraverso il dimagrimento e riduzione del peso si cerca di raggiungere l’ideale di un corpo scolpito. Si parla di vigoressia, ma questo comportamento non porta a quello a cui i ragazzi aspirano, ma solo a cause negative dal punto di vista fisico. Per il resto poi, fisiopatologia, evoluzione del disturbo, l’insorgenza il disturbo assomiglia a quello delle ragazze.

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Guarire dall’anoressia e dalla bulimia

La guarigione può richiedere diversi anni e in alcuni casi non è totale, ma si recupera solo in parte. L’esito della terapia dipende soprattutto dalla tempestività del trattamento: quanto prima le persone entrano in contatto con i clinici specializzati, tanto più rapida e sicura è la guarigione. Nell’anoressia nervosa c’è una percentuale di guarigione del 60-70%, mentre nella bulimia, questa percentuale sale fino all’80-90 per cento. In alcuni casi però i pazienti non riescono a recuperare completamente una sana alimentazione e nelle forme più croniche e di più lunga durata l’esito non sempre è favorevole. L’anoressia, inoltre, tra le malattie psichiatriche è quella che presenta il più alto tasso di mortalità, circa il 5%, in gran parte dovute alla conseguenza organiche e in piccole parte al suicidio.

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Curare l’anoressia e la bulimia

Inutile aggiungere poi, che la presa di coscienza da parte dei pazienti, è sicuramente la fase più critica del processo. La motivazione al trattamento è la prima fase e a volte impieghiamo anche 3-5 sedute per motivare le persone, perché la maggior parte non hanno consapevolezza della malattia, nel senso che si vedono grasse anche essendo magre quindi non hanno nessuna necessità di essere curate. Il trattamento d’elezione è quello multidisciplinare integrato, che coinvolge diverse figure professionali, dallo psichiatra che “dirige l’orchestra”, all’’internista per le complicanze mediche, il ginecologo, il nutrizionista e l’educatore professionale per i percorsi formativo tipo il pasto assistito. I farmaci invece si usano poco, solo per la cura delle complicanze fisiche o dei sintomi psichiatrici. I genitori spesso hanno grossi sensi di colpa perché pensano di aver sbagliato qualcosa, di non essere stati in grado di soddisfare tutte le richieste dei figli e che questo abbia determinato l’insorgenza della malattia. Non sanno bene come comportarsi, per cui spesso insorgono conflitti al momento dei pasti perché sono preoccupati per il calo di peso e impongono di mangiare. In alcuni casi, quando ci sono dei conflitti, possono essere di ostacolo e hanno bisogno di essere aiutati e supportati. In genere però non rappresentano un ostacolo ma anzi, spesso sono una risorsa per il trattamento, come quello basato sulla famiglia adottato per le ragazzine più giovani.

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Noia, rabbia e delusioni amorose ci fanno mangiare di più

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FRAGOLE FRUTTA DOLCI CALORIE GRASSI DIETA DIMAGRIRE PASTARELLEUna serata casalinga davanti alla tv rischia di rendere irresistibile la tentazione di uno spuntino? La rabbia verso un collega di lavoro maleducato vi ha fatto divorare dolci a non finire in pausa pranzo? Le delusioni d’amore rendono indispensabile generi di conforto come gelato e cioccolato? Attenzione: noia e rabbia non rovinano solo la nostra qualità della vita, ma rischiano anche di farci ingrassare e questo vale per le donne molto più che negli uomini.

Nelle donne l’aumento di peso è strettamente legato all’insoddisfazione, alla noia, alla frustrazione, alle delusioni sentimentali: lo dimostra una ricerca inglese che evidenzia come il continuo bisogno di mangiare non sia strettamente correlato alla semplice fame. Su commissione dell’azienda inglese Appesat sono state infatti intervistate 5 mila persone adulte, sia maschi sia femmine, commissionate da un’azienda inglese.

Dai risultati si delinea un quadro molto chiaro: le donne tendono ad ingrassare maggiormente in situazioni legate alla noia. In questi casi infatti le donne che hanno partecipato alla ricerca hanno ammesso di mangiare di più in momenti di tedio. La situazione peggiora ulteriormente se oltre alla monotonia della vita si trovano a dover affrontare anche emozioni come la rabbia o la frustrazione spesso legate all’ambiente familiare – o professionale – e alla situazione sentimentale. La cosa interessante è che gli stessi risultati non vengono confermati invece dalle interviste con il campione maschile.

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Abbuffarsi senza alcun controllo: è il disturbo da alimentazione incontrollata

MEDICINA ONLINE UOMO CHE MANGIA DOLCI CIBO MANGIARE DIETA DIMAGRIRE CRAVATTA CAMICIA GRASSI MASSA CORPOREA LAVORO UFFICIO STRESS MERENDA CALORIEIl disturbo da alimentazione incontrollata (in inglese “Binge Eating Disorder” da cui l’acronimo BED) è un disturbo alimentare di tipo bulimico che si manifesta con episodi di ricorrenti e protratte assunzioni di cibo, associate alla sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare, ma NON seguite da manovre di eliminazione (come induzione del vomito o assunzione di diuretici e/o lassativi) o da altri comportamenti compensatori (come digiuno o attività fisica sostenuta). Quando l’abbuffata avviene di notte e non si verificano condotte compensatorie, si parla di “Night Eating Disorder” (NED). cioè di “disturbo da alimentazione notturna”: esso è caratterizzato da episodi di abbuffate notturne o dal mangiare per alcune ore durante la notte.

Cause e fattori di rischio

I fattori di rischio sono gli stessi per tutti i disturbi del comportamento alimentare:

  • la presenza di un membro della famiglia a dieta per un qualsiasi motivo
  • critiche di familiari su alimentazione, peso o le forme corporee
  • episodi di vita in cui si è stati presi in giro sull’alimentazione, il peso o le forme corporee
  • obesità dei genitori
  • obesità personale nell’infanzia
  • frequentazione di ambienti che enfatizzano la magrezza (es. danza, moda, sport)
  • disturbi dell’alimentazione in famiglia

Esistono, inoltre, delle caratteristiche specifiche di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da disturbo dell’alimentazione. Questi aspetti di personalità vengono considerati come fattori di vulnerabilità individuale, ovvero fanno sì che coloro che ne sono portatori siano più esposti di altri a sviluppare un disturbo dell’alimentazione. Una persona sarà tanto più a rischio se:

  • ha uno scarso concetto di sé (bassa autostima);
  • non ha fiducia in se stessa;
  • ha scarsa consapevolezza delle proprie emozioni;
  • è eccessivamente perfezionista;
  • tende ad estremizzare le cose, cioè “vede tutto bianco o tutto nero”;
  • manifesta comportamenti impulsivi o comportamenti ossessivi;
  • tende ad attribuire importanza eccessiva al peso ed alla forma del proprio corpo.

Sintomi e segni

Gli individui affetti da tale disturbo presentano ricorrenti episodi di alimentazione incontrollata (non per forza eccedono con il cibo in modo costante), ovvero abbuffate che presentano almeno tre delle seguenti caratteristiche:

  • mangiare più velocemente del normale;
  • mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati;
  • mangiare fino a sentirsi dolorosamente pieni;
  • mangiare da soli e di nascosto, per via della vergogna che si prova per quanto si sta mangiando;
  • sentirsi disgustati di sé, depressi o molto in colpa dopo un’abbuffata.

Le abbuffate degli individui affetti dal disturbo di alimentazione incontrollata sono tipicamente caratterizzate dalla presenza di due elementi in contemporanea:

  • il fatto di mangiare in un periodo definito di tempo una quantità di cibo nettamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe in quel lasso di tempo e in quelle stesse circostanze;
  • la sensazione di perdita di controllo durante l’episodio (incapacità di controllare cosa si mangia e quanto, e incapacità di fermarsi).

Ciò porta coloro che soffrono di BED, nel corso del tempo, ad evolvere verso l’obesità, che può essere di grado variabile. Il 20-30% dei soggetti che richiedono un trattamento per l’obesità e il 5-8% degli obesi in genere soffre di un disturbo da alimentazione incontrollata.

In caso di uso frequente di condotte di eliminazione, il paziente presenta spesso il segno di Russell; per approfondire: Segno di Russell in anoressia e bulimia: cause ed interpretazione

Differenze tra disturbo da alimentazione incontrollata e bulimia

I due disturbi sono molto simili tra loro, tuttavia nel disturbo da alimentazione incontrollata l’abbuffata non è seguita da alcun comportamento compensatorio inadeguato, quali l’epurazione (vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o clisteri), l’esercizio fisico eccessivo e/o il digiuno: questa è la principale differenza con la bulimia nervosa: nella bulimia nervosa tali condotte compensatorie sono invece presenti e seguono l’abbuffata. I due disturbi del comportamento alimentare, alimentazione incontrollata e bulimia, hanno tuttavia numerose caratteristiche in comune, come il fatto che il paziente tendenzialmente sia cosciente della sua situazione, ma se ne vergogni moltissimo e la viva con preoccupazione sia relativa alla perdita di controllo che relativa alle conseguenze delle abbuffate sul peso corporeo e sulla salute.

Conseguenze fisiche

Il disturbo da alimentazione incontrollata può portare – direttamente o indirettamente – a complicazioni mediche vere e proprie, come:

  • sovrappeso od obesità;
  • ridotta aspettativa di vita;
  • diabete;
  • malattie cardiovascolari;
  • apnee notturne;
  • certe tipologie di tumore;
  • dislipidemia;
  • colelitiasi;
  • ipertensione arteriosa;
  • infarto del miocardio.

Conseguenze psicologiche

I soggetti affetti da BED, dal punto di vista psicologico, sono tipicamente depressi o stressati a causa del proprio problema alimentare. Spesso questa sensazione si traduce in isolamento sociale, poiché essi si vergognano del proprio stile alimentare o della propria condizione di sovrappeso o obesità. In alcuni casi il soggetto soffre di depressione e può avere ideazioni suicidarie.

Terapia

Come tutti i disturbi del comportamento alimentare, il BED necessita di un approccio multidisciplinare che preveda una collaborazione tra psichiatra, internista, dietologo e psicologo. Si hanno quindi a disposizione diversi tipi di trattamento, ciascuno focalizzato su aspetti specifici del problema e su modalità peculiari di intervento. Tuttavia, il disturbo da alimentazione incontrollata sembra rispondere meglio ai trattamenti sia rispetto all’anoressia nervosa che alla bulimia nervosa.

Trattamento dimagrante convenzionale

Un trattamento dimagrante convenzionale ha efficacia a breve termine nel ridurre le abbuffate, ma la probabilità di ricaduta è estremamente alta, poiché non si va ad intervenire in alcun modo sui meccanismi disfunzionali che in primo luogo hanno generato il problema.

Auto-aiuto con manuali

L’auto-aiuto con i manuali, si è riscontrato utile nelle forme più lievi.

Psicoterapia

  • La terapia cognitiva-comportamentale è il metodo maggiormente studiato e supportato dagli specialisti per la cura dei DCA; si pone come scopo quello di aiutare chi soffre di un disturbo dell’alimentazione a imparare a gestire il proprio sintomo, a sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti, e a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare. Il trattamento prevede tre fasi per una durata complessiva di almeno un anno.
  • La terapia ad orientamento sistemico-relazionale cerca di intervenire sul problema attraverso la modificazione delle relazioni familiari problematiche all’interno del nucleo familiare, e presuppone dunque che sia l’intera famiglia a sottoporsi al trattamento
  • Il counselling dietetico-nutrizionale, attraverso il monitoraggio quotidiano dell’alimentazione mediante un diario alimentare dove la persona annota cosa ha mangiato durante il giorno, permette nei casi meno gravi di modificare le abitudini nutrizionali scorrette.

Sia la terapia cognitivo-comportamentale che la psicoterapia interpersonale danno dei tassi di remissione ≥ 60%; il miglioramento solitamente è ben mantenuto nel lungo termine. Tali trattamenti non producono però una significativa perdita di peso nei pazienti obesi, se non abbinati anche ad uno specifico piano alimentare.

Terapia farmacologica

  • farmaci antidepressivi – come gli inibitori della ricaptazione della serotonina. Hanno un’efficacia a breve termine nell’eliminare le abbuffate, ma quella a lungo termine non è nota.
  • lisdexamfetamina – approvata per il trattamento del disturbo da moderato a grave. Può ridurre il numero di giorni di abbuffata e sembra causare una lieve perdita di peso, ma la sua efficacia a lungo termine è sconosciuta.
  • farmaci che sopprimono l’appetito (come per esempio il topiramato).
  • farmaci dimagranti (come per esempio l’orlistat).

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Fame fisica o fame emotiva? Riconosci la tua fame per mangiare bene e vivere felici

MEDICINA ONLINE DIETA PERDERE PESO CIBO ALIMENTAZIONI CIOCCOLATO DOLCI GRASSI CALORIEUn momento prima non stai neanche pensando al cibo, e un attimo dopo hai una fame da morire?
Non scoraggiarti e invece di pensare che sei il solo o la sola a cui accade, sappi che siamo in tanti a essere proprio come te! Un passo importante, che molti dietologi si “dimenticano” di spiegare ai propri pazienti è la differenza tra fame fisica (fisiologica) o emotiva.
Scopri insieme a me, a quale delle due tipologie di fame appartieni e vediamo insieme cosa puoi fare per migliorare. Di seguito elenchiamo alcune caratteristiche della fame fisica e di quella emotiva.

Caratteristiche della fame fisica:

  • compare poco a poco e colpisce lo stomaco (esempio: brontolio alla pancia);
  • non è accompagnata da un senso di costrizione;
  • si verifica alcune ore dopo l’ultimo pasto;
  • va via quando sei piena;
  • porta ad una piacevole sensazione di soddisfazione dopo aver mangiato.

Caratteristiche della fame emotiva:

  • si sviluppa improvvisamente colpisce la gola e la mente (esempio: voglia improvvisa di mangiare assaggiando solo un gelato);
  • compare un urgente bisogno di mangiare;
  • non è correlata al tempo trascorso dall’ultimo pasto;
  • è specifica, spesso per un particolare alimento (esempio: alimenti estremamente dolci e ipercalorici);
  • persiste nonostante la pienezza;
  • dopo aver mangiato, porta al senso di colpa e alla vergogna.

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Sei ossessionato dal mangiare cibi sani? Forse soffri di ortoressia

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FRUTTA VERDURA LEGUMI TERRA NATURA VITAMINE SALI MINERALICon “ortoressia” (termine che deriva dal greco orthos – corretto – e orexis – appetito -) si intende un disturbo alimentare proposto da alcuni medici e psichiatri, descritto come una forma di attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche. La differenza con i disturbi del comportamento alimentare (come anoressia nervosa e bulimia nervosa) è che, mentre in questi le attenzioni sono poste in particolare sulla quantità di cibo, nell’ortoressia tutte le preoccupazioni riguardano soprattutto la qualità del cibo. Colpirebbe soprattutto persone molto attente alla forma fisica, ad esempio i modelli e gli appassionati di sport e palestra L’ortoressia non è attualmente riconosciuta come patologia dal DSM-5, il principale manuale di diagnostica dei disturbi mentali.

È stata proposta come forma patologica per la prima volta da Steve Bratman nel 1997, dietologo che si autodefinisce “ex-ortoressico” e che ha formulato un questionario allo scopo di identificare quella che lui ritiene essere una psicopatologia. Bratman correla certi comportamenti alimentari ad una paura, a volte maniacale, di ingrassare o di non essere in perfetta salute, che possono condurre a un risultato opposto con conseguenze negative sul sistema nervoso, avvertite con difficoltà dal soggetto colpito e in modo evidente da chi lo circonda.

Come già prima anticipato, l’ortoressia non è ufficialmente riconosciuta come malattia o menzionata in alcun modo nel DSM 5, il più utilizzato manuale nosografico per la diagnostica e la categorizzazione dei disturbi mentali. Di conseguenza, l’American Psychiatric Association (APA) che redige il manuale non identifica l’ortoressia come malattia o disturbo alimentare. Il termine è invece ampiamente diffuso nei media.

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Pregorexia, ortoressia… I disturbi del comportamento alimentare che ancora non conosci

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MANGIARE PANINO DIETA CUCINARE DIMAGRIREAl di là di anoressia nervosa e bulimia nervosa esistono vari disturbi del comportamento alimentare poco conosciuti. Oggi vi parlo di alcuni di essi.

Ortoressia

L’ortoressia è un’attenzione morbosa al cibo, che deve essere selezionato accuratamente prima di essere mangiato. L’ortoressico tipicamente elimina in modo ossessivo-compulsivo alcune tipologie alimentari considerati non salutari e sceglie esclusivamente cibi organici o comunque qualitativamente “puri” e salutari, pesando ogni porzione e seguendo diete con precisione maniacale. Se costretto suo malgrado a mangiare cibo che lui considera non sano, l’ortoressico si rifiuta con forza o, se proprio costretto, ha una forte sensazione di ansia quando ingurgita il cibo poco sano. Mentre chi è affetto da anoressia nervosa mangia il meno possibile per puntare alla magrezza, l’ortoressico al contrario mangia una adeguata quantità di calorie ma le assume da cibi “ultra-sani” per evitare ossessivamente qualsiasi possibilità di ammalarsi a causa degli alimenti.

Drunkorexia

La drunkorexia porta chi ne è affetto a limitare l’apporto calorico dei cibi così da poter bere il più possibile senza ingrassare. In pratica il drunkoressico segue una dieta preventiva, per lasciarsi andare a bevute quasi illimitate. In questo modo, però, il fegato ne soffre e contemporaneamente vengono a mancare vitamine e sali minerali forniti dal cibo “vero”. Per approfondire: Rinunci al cibo per poter bere più alcolici? forse soffri di drunkoressia

Pregorexia

La pregorexia è un disturbo che interessa le donne incinte che non vogliono guadagnare il peso, compreso tra 11 e 15 chili, raccomandato dai medici durante la gravidanza. La donna incinta pregorexica segue tipicamente diete rigidissime per ingrassare il meno possibile. Questo, però, potrebbe portare a gravissime complicanze sia per la madre (depressione, anemia, malnutrizione per difetto…) e per il feto (malformazioni, ritardo di crescita, parto pretermine…).

Binge eating

Il binge eating (anche chiamato “disturbo da alimentazione incontrollata”) corrisponde al mangiare compulsivo, atto che serve per allontanare da sé stress, pensieri negativi e problemi irrisolti. Un problema psicologico diviene quindi il motore di varie abbuffate, che servono per placare l’ansia. Il binge eating è simile alla bulimia nervosa, ma in quest’ultima – dopo l’abbuffata – si praticano condotte di compensazione per eliminare il cibo (ad esempio vomito autoindotto) o per dimagrire (eccessivo esercizio fisico). Nel binge eating non vengono praticate condotte di compensazione. Per approfondire: Abbuffarsi senza alcun controllo: è il disturbo da alimentazione incontrollata

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Una vostra amica è troppo magra? Vi insegno a capire se soffre di anoressia

MEDICINA ONLINE ANORESSIA ANORESSICA ANOREXIA IMAGE IMMAGINI CORPO NON ESISTE PIU BULIMIA NERVOSA VOMITO OSSA DIMAGRIMENTO CIBO MANGIARE PSICHIATRIA DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTAREMi capita spesso che una persona venga da me per chiedermi una opinione, preoccupata dal fatto che una sua amica (o una conoscente, o una figlia) è vistosamente al di sotto del peso normale o allarmata nel vedere che questa è dimagrita troppo in un arco di tempo eccessivamente breve. Casi estremi come quello che vedete nella foto in alto non lasciano dubbi alla presenza della patologia, ma lo stesso non è per quei casi border, di persone abbastanza magre: soffrono o no di anoressia? E’ ovvio che non tutti quelli che dimagriscono molto o che sono al di sotto del peso normale soffrono di anoressia, tuttavia è importante ricordare che non tutte le persone sottopeso che stanno “benissimo” con un certo vestito (secondo i canoni della nostra ormai distorta società) sono sane. Insomma come fare a distinguere una persona normale o al massimo sottopeso da una persona che soffre di anoressia, in un mondo che idolatra modelle malate?

Cos’è l’anoressia?

L’anoressia (dal greco ανορεξία: anorexía composto da alfa privativo e órexis: ‘appetito’ quindi senza appetito) è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dal rifiuto del cibo, che nasce per la paura morbosa di ingrassare. La caparbia volontà di mantenersi sotto un peso normale, comunque percepito come eccessivo dall’anoressico, conduce allo sviluppo di una repulsione ossessiva nei confronti del cibo che dilaga fino a scatenare i sintomi fisici dell’anoressia conclamata: peso corporeo sotto i limiti di normalità (inferiore all’85% del peso ideale, indice di massa corporea anche detto BMI inferiore a 1,75 kg/m2), magrezza francamente patologica, bassa temperatura corporea, bradicardia, fragilità di unghie e capelli, osteopenia, alopecia, riduzione del volume del seno, ipotensione, pelle secca, aspetto debilitato/cachettico, ritardi mestruali e amenorrea (ritardo di almeno tre cicli mestruali consecutivi).

Nell’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) in realtà è stata rimossa la presenza di amenorrea per tre cicli consecutivi, dal momento che non era applicabile ai maschi, alle femmine in età prepuberale o che assumessero pillole anticoncezionali o, più in generale, in donne che comunque fossero affette da anoressia pur in presenza di una minima attività mestruale; tuttavia tale criterio risulta tuttora utile ai fini di una diagnosi rapida.

Nel caso l’anoressia si accompagni a saltuarie abbuffate seguite da condotte di eliminazione (anoressia nervosa di tipo bulimico), si registra una tipica erosione dentale dovuta agli episodi ripetuti di vomito autoindotto, spesso con ipertrofia delle ghiandole salivari.

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Alcuni dei sintomi dell’anoressia sinora elencati riguardano esclusivamente il sesso femminile, nel quale la frequenza della malattia è da 20 a 25 volte superiore rispetto alla popolazione maschile, in alcune popolazioni il rapporto uomo donna è ancora più a favore di quest’ultima. Nell’uomo anoressico si può apprezzare un importante calo della libido e dell’attività eiaculatoria. Alcuni autori associano l’anoressia maschile al termine vigoressia.

Cosa ci dicono le analisi del sangue?

In presenza di anoressia, le analisi del sangue possono rilevare alterazioni endocrine con valori di ormoni tiroidei, leptina e gonadotropine prossimi ai limiti inferiori di normalità o al di sotto di essi. Si può registrare anemia, leucopenia con linfocitopenia, ipokaliemia, ipocalcemia, ipomagnesemia ed ipofosforemia, alcalosi metabolica ed ipoglicemia. Il metabolismo basale appare decisamente inferiore rispetto alla norma.

Come riconoscere quando una persona soffre di anoressia?

riconoscere anoressia

L’esordio dell’anoressia è piuttosto sfumato sul piano sintomatologico e difficilmente riconoscibile anche dai familiari. Un basso peso corporeo, anche se non ancora patologico, associato alla colorazione giallo-arancio del palmo delle mani e della pianta dei piedi, può essere uno dei pochi sintomi fisici associati all’anoressia nervosa negli stadi precoci. Questo sintomo potrebbe infatti derivare dall’abitudine di mangiare quasi esclusivamente vegetali, molti dei quali ricchi di carotenoidi, che si accumulano nella cute determinando la carotenodermia. La condizione non va confusa con l’ittero, nella quale la magrezza è causata da disordini epatici e la colorazione giallastra si estende anche alle sclere oculari. Nelle fasi di esordio dell’anoressia nervosa sono soprattutto alcuni sintomi di carattere psicologico, tradotti in azioni e stati d’animo peculiari, a far sospettare la malattia. Non tutti sono ovviamente presenti contemporaneamente:

  1. paura morbosa ed immotivata di aumentare di peso;
  2. rifiuto ossessivo del cibo o di alcuni tipi di alimenti, specie di quelli con elevato contenuto calorico;
  3. alterata percezione corporea: si tende a vedersi grassi nonostante l’ago della bilancia segnali un peso corporeo normale, inferiore alla norma o decisamente sottopeso;
  4. ansia nell’osservare il proprio corpo allo specchio per la paura di vedersi ingrassati;
  5. eccessivo esercizio fisico nel tentativo disperato di bruciare più calorie
  6. iperattività ed ansia;
  7. tendenza a nascondere o a non ammettere di avere un problema con il cibo: si mente sulla quantità di alimenti consumata (arrivando a lasciare finte prove per dimostrare ai propri genitori di mangiare più di quanto si faccia realmente) e si banalizzano o nascondono i sintomi ed i disturbi fisici derivanti dall’anoressia;
  8. sensazione di disagio quando ci si trova a mangiare in pubblico od in compagnia di altre persone;
  9. abuso di tisane, integratori/farmaci anoressizzanti, lassativi, diuretici e farmaci che intervengono sulla tiroide per aumentare il metabolismo;
  10. pratiche inconsulte per consumare più calorie, ad esempio eseguire docce o bagni con acqua fredda, esercizi fisici sfrenati ad orari o in luoghi inusuali, pratica di attività motoria nonostante le precarie condizioni fisiche;
  11. consumo di acqua in quantità eccessive per stimolare il senso di sazietà;
  12. tentativo di sembrare più magra scegliendo abiti neri, con righe verticali o tagliandosi i capelli;
  13. tentativo di nascondere l’eccessiva magrezza a famigliari ed amici usando abiti larghi;
  14. comportamento compulsivo ritualistico riguardo al cibo (tagliare le pietanze in pezzi piccolissimi e rigirarli nel piatto prima di mangiarli, cucinare piatti elaborati per i familiari senza assaggiare quanto preparato, raccogliere e catalogare le ricette);
  15. sensazione di non essere capiti da nessuno, se non da altri che condividono la “voglia di dimagrire”;
  16. sintomi depressivi e, in alcuni soggetti, pensieri suicidari.

In caso di uso frequente di condotte di eliminazione, il paziente presenta spesso il segno di Russell; per approfondire: Segno di Russell in anoressia e bulimia: cause ed interpretazione

Cosa fare nel dubbio?

Se riscontrate almeno la metà questi sintomi in qualcuno che vi è vicino dovreste subito iniziare ad indagare più a fondo sulle abitudini della persona in questione, fecendo intervenire i familiari ed eventualmente cercando di convincere la persona a farsi una visita di controllo dal medico.

Secondo la mia esperienza il paziente con anoressia è un paziente molto fragile ma che rimane saldo sulle sue convinzioni di NON avere un problema, quindi difficilmente si recherà da medico in modo autonomo. Nel dubbio, se volete portarlo da un medico per fare diagnosi esatta di anoressia, ditegli che lo state portando ad una visita di controllo generica perché, se il paziente anoressico intuisce che lo state portando ad una visita che riguarda il suo rapporto col cibo, allora si “chiuderà a riccio” e non riuscirete a portarcelo.

Se voi stessi vi siete ritrovati in almeno 6 di questi punti, dovete cercare assolutamente di superare la vostra convinzione di sottostimare quelli che potrebbero essere i primi sintomi di una malattia del comportamento alimentare: potrebbe salvarvi la vita.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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