Quando il bambino inizia a mangiare da solo autonomamente?

MEDICINA ONLINE BIMBO SVEZZAMENTO LATTE ARTIFICIALE ALLATTAMENTO SENO BAMBINO NEWBORN BABY NEONATO LATTANTE GATTONARE CARPONARE CAMMINARE PARLARE BENE PRIMA PAROLA SCALCIARE PARLARE MASCHIO FEMMINA DIFFERENZA AIUTOMolti genitori, quando il loro bambino inizia a star seduto sul seggiolone e ad interessarsi alla manipolazione del cibo e agli oggetti ad esso collegati, si interrogano sul dubbio se esista o no un’età ideale in cui si debba o possa insegnare ad un bimbo a mangiare da solo. No, come per molte altre attività, vedi il camminare, molto dipende dai segnali che il bimbo stesso dà: è molto curioso nei confronti del cibo o lo accetta passivamente? Riesce ad afferrare bene le posate o i pezzetti piccoli di cibo usando ad esempio due dita a mo’ di pinza?

Svezzamento: dai sei mesi ad un anno di età circa

Fin dallo svezzamento è importante permettere al bambino di conoscere il cibo, sia assaggiandone molte varietà a piccoli bocconcini, ma permettendogli anche di manipolare il cibo, portarselo alla bocca da solo (e inevitabilmente combinando qualche disastro, questo mettetelo in conto). E’ normale a questa età portare tutto alla bocca e fare conoscenza di ogni oggetto, che sia o meno commestibile, mediante l’olfatto e il gusto. Ad un bimbo di sei mesi normalmente si permette di esplorare gli oggetti mettendoli in bocca, anzi gli si propongono dei giochi che servono proprio a questo, allo stesso modo, e a maggior ragione, non dobbiamo vietargli di farlo col cibo, portandolo alla bocca con le mani, pasticciandolo e sporcandosi. Facendo così, il bambino svilupperà un buon rapporto col cibo e col proprio corpo e imparerà ad assaggiare di tutto. Per quel che riguarda l‘uso delle posate nei bimbi piccoli, per far loro prendere confidenza, iniziate a dargli in mano un cucchiaino e poi verso l’anno una forchettina per bambini, magari mentre lo imboccate voi con un’altra. A 9 mesi il bambino sa tenere il biberon con le mani, portarlo alla bocca e toglierlo quando ha finito. Se gli viene dato un biscotto lo succhia con piacere ma si sporca parecchio. Quindi il primo consiglio quindi è quello di lasciare il bambino libero di mangiare con le mani, manipolare il cibo, annusarlo e portarlo alla bocca. Una serie di azioni che il bambino può fare sin da subito, sin dalle prime fasi dello svezzamento.
Poi si può offrire al bambino un cucchiaino morbido con il quale può provare a prendere il cibo e portarlo alla bocca.

Dai 12 ai 18 mesi

Verso l’anno ma anche un po’ più tardi se non lo vedete pronto, se il bambino è molto lento a mangiare e si distrae facilmente, potete lasciarlo fare da solo per la prima metà del pasto e imboccarlo successivamente. Sperticatevi in lodi e complimenti quando riesce a portare correttamente un boccone in bocca da solo. Verso i 18 mesi, il bambino, specie nei confronti della mamma, vorrà far da sé affermando la sua autonomia, spesso in malo modo, non per niente questa fase viene denominata quella dei “terribili 2 anni”.

Dai 18 ai 36 mesi

In questa stupenda fase (per quel che riguarda le scoperte) il bambino riconosce il proprio posto all’interno della famiglia, ne acquisisce le regole. Continua però la ricerca dell’autonomia, infatti vi accorgerete che vorrà fare “tutto da solo”. A due anni un bambino di solito mangia da solo, tiene il bicchiere con una sola mano e non si sporca quasi più. Ogni tanto può chiedere di essere imboccato, ma in realtà è più una coccola o una richiesta di attenzione che reale difficoltà. Verso i due anni e mezzo inizia ad utilizzare la forchetta ed infila correttamente i bocconi in bocca.

A tre anni ormai dovrebbe stare correttamente a tavola

Se ad esempio, pur conoscendo l’uso delle posate si ostina a mangiare con le mani, cercate di togliere questa “cattiva abitudine” con gentile fermezza, altrimenti continuerà perché è più comodo chissà per quanto.

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Ho voglia di dolce ma sono a dieta: come far passare la fame?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Dietologo Roma Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Linfodrenante Cellulite Dieta Amore Felicità Sessuologia Sesso Pene Vagina Ecografie Senologia NOIA RABBIA DELUSIONI AMOROSE MANGIARE DI PIUEccola li. Hai appena finito di pranzare, o cenare, e lei arriva. La fame? No, non lei, peggio: è la voglia di dolce! Come fare per placarla in modo indolore per la bilancia? Ecco alcuni pratici consigli.

Se la tentazione si chiama cioccolato
Come soddisfare il palato senza rischiare di mettere su chili per colpa della vostra principale passione, il cioccolato? Vi suggeriamo due trucchi.

  1.  Tagliate a piccoli pezzi qualunque tipo di frutta (fragole, banane, ananas o melone) e intingeteli in una tazza in cui avrete sciolto del cioccolato fondente in modo che siano ricoperti da una sottile pellicola di cioccolato. Come risultato, otterrete il gusto del cioccolato e il valore nutrizionale della frutta, senza aggiungere troppe calorie alla vostra dieta.
  2. Concedetevi un quadratino o due di cioccolato fondente morbido (evitate quello al latte, con nocciole o bianco) e otterrete due risultati: appagherete il gusto e farete anche scorta di antiossidanti.

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Quattro modi per trasformare la frutta in dessert
Se la frutta evoca solo immagini di cibo salutare, ma non sfizioso, vi proponiamo qualche ricetta che potrebbe farvi ricredere:

  1. Tagliate un frutto in piccoli pezzi e mescolateli con una tazzina di yogurt magro.
  2. Versate un po’ di miele su qualche pallina di melone.
  3. Mescolate insieme banana e fragole, riempite i cubetti del ghiaccio con questo mix e poneteli nel freezer. Quando sono surgelati, estraeteli e consumateli come se fossero un gelato.
  4. Arrostite o saltate in padella mezza banana e cospargetela di noccioline sminuzzate.
  5. Scegliete tre qualità diverse di frutti di bosco. Mettetene a cuocere la metà con un po’ di acqua per evitare che brucino. Fate freddare e aggiungete l’altra metà. Ora, riempite mezza tazza con il composto che avrete preparato e aggiungeteci un cucchiaio di gelato alla vaniglia.

Se la voglia si chiama “gelato”?
Anziché comprare la vaschetta “formato famiglia” da 1 kg e mangiare gelato a volontà, comprate una confezione con vari gelati incartati singolarmente. Preferite inoltre gelati al gusto frutta, piuttosto che quelli al gusto crema. A tale proposito leggi: Quante calorie ha il gelato? Come mangiarlo senza ingrassare

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Differenza tra acquavite e grappa: produzione, sapore e carattere

MEDICINA ONLINE ALCOL ALCOOL ALCOLICI BIRRA VINO VODKA ETILICO METABOLISMO ETANOLO DROGA DIPENDENZA ALCOLISTA BERE TOSSICODIPENDENZA AIUTO ANONIMI SUPERALCOLICI RUM COCKTAIL CONSIGLI MARITO FEGATO CIRROSI EPATICAQuali sono le differenze fondamentali che distinguono grappa ed acquavite?

La grappa è una bevanda prodotta distillando la vinaccia, la parte solida dell’uva (buccia e vinaccioli), mentre l’acquavite d’uva (anche chiamato distillato d’uva) è ottenuto distillando l’uva intera fermentata, quindi il mosto fermentato e la sua vinaccia insieme.
L’acquavite d’uva si colloca quindi a metà strada fra una grappa (ottenuta distillando una materia prima solida quale la vinaccia) e un brandy (ottenuto distillando una materia prima liquida come il vino), essendo ottenuto distillando sia la parte solida che la parte liquida dell’uva.
Un distillato d’uva è normalmente più elegante e fruttato di una grappa, che viceversa è tendenzialmente più intensa e strutturata del distillato.

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Anguria: i modi per servirla a tavola

MEDICINA ONLINE RICETTA GRANITA ANGURIA LIGHT DOLCIFICANTE FACILE RAPIDA VELOCE BUONA FRESCA MACEDONIA DESSERT FRUTTA ESTATE CALDOL’anguria è la frutta dell’estate, da qualunque parte prospettiva la si guardi. Colorata, fresca, dal sapore non troppo invadente, arriva sulle tavole senza tante indecisioni. E ancora, è alimento semplice che richiama la voglia di leggerezza dal gusto alla facilità di degustazione. Parliamo dell’anguria, quel frutto ideale 365 giorni l’anno ma che con la stagione calda diventa davvero protagonista. E siccome è così presente nel menu dell’estate, forse vale la pena variare la messa in tavola giocando con tagli e formati diversi.

Fette o cubetti?

Partendo da alcuni dilemmi: l’anguria, è meglio servirla con o senza buccia? E ancora, è più opportuno scegliere la forma a fette o quella a cubetti? Proviamo a rispondere così. Per prima cosa, il modo più classico per servire un’anguria è appunto quello di dividerla in fette. Tagliando l’anguria al centro in due parti uguali, per poi continuare a tagliare in questa direzione. La misura delle fette oppure dei cubetti dipende dalla vostra idea di porzione, e dalla voglia che avete di facilitare il consumo per i vostri ospiti. Il cubetto è più facile da afferrare e da mangiare. Per la fetta forse è meglio accompagnare il piatto con forchetta e coltello. E con il tovagliolo, visto che l’anguria è molto succosa. Dal formato solido poi si passa a quello liquido. Qui l’alternativa è pensare alla modalità frullata. Per prepararla prelevate la polpa rimuovendo i semi, frullate il tutto, aggiungete una spruzzata di succo di limone filtrato e servite in un bicchiere possibilmente raffreddato in frigo.

Il cestino di anguria

Altra ipotesi è creare un cestino di anguria nel quale servire la frutta stessa. Per questo procedimento, tagliate il frutto nella parte superiore, lasciando un segmento di buccia di circa cinque centimetri. Poi rimuovete la polpa utilizzando un particolare strumento simile al dosatore utilizzato dai gelatai, in modo da formare tante piccole sfere, che una volta svuotato il cestino andranno inserite nuovamente all’interno.

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Differenza tra aglio rosso, rosa e bianco: proprietà e coltivazione

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA AGLIO ROSSO ROSA BIANCO COLORE TAVOLA DIETA TIPO.jpgL’aglio ha moltissimi benefici per la nostra salute: oltre ad essere uno dei migliori antibiotici naturali, il suo consumo regolare ci aiuta a prevenire numerose malattie. Dal punto di vista nutrizionale l’aglio ha 41 kcal ogni 100 grammi. Inoltre è ricco di vitamine, come la vitamina A, C, E e le vitamine del gruppo B, e minerali come ferro, fosforo, calcio, sodio ed è estremamente ricco di potassio, circa 450 mg in 100 grammi di prodotto. Visti i suoi valori nutrizionali e le sue proprietà l’utilizzo dell’aglio viene consigliato anche a coloro che seguono diete dimagranti, infatti sembra che questo possa favorire la lipolisi, cioè favorisce lo scioglimento delle cellule adipose. L’azione dimagrante dell’aglio sarebbe da collegarsi anche alla sua capacità di stimolare il metabolismo, ed inoltre come vedremo in seguito, alle sue proprietà diuretiche. La quantità giornaliera di aglio da assumere è stimata intorno ai 4 g e può essere assunto ogni giorno salvo controindicazioni. L’assunzione può avvenire sia attraverso il consumo del bulbo fresco o secco, sia attraverso l’assunzione di compresse o sciroppi. E’ possibile anche assumere l’aglio sotto forma di tintura madre, 50 gocce tre volte al giorno. Esistono diversi tipi di aglio ed ognuno di essi ha specifiche caratteristiche.

Leggi anche: Proprietà dell’aglio: antibiotico, antitumorale, afrodisiaco, abbassa la pressione ed il colesterolo

Aglio bianco

L’aglio bianco è quello più comune e maggiormente coltivato in Italia, lo si può infatti trovare un po’ ovunque. Sono bulbi dal sapore deciso che possono essere seminati sia in autunno che a gennaio-febbraio, quando il terreno lo permetterà. Ma anche all’interno della ‘categoria’ aglio bianco, esistono diverse varietà.

  • Aglio ‘Piacentino’: ha il bulbo rivestito di tuniche bianco-argentate, è molto produttivo e si conserva a lungo. In genere si semina a settembre e novembre e si raccoglie a giugno-luglio. Dall’Aglio Piacentino è stato selezionato l’aglio Serena, esente da virosi, più tardivo e di buona pezzatura.
  • Bianco ‘Polesano’: bianco brillante ha forma regolare e compatta e si coltivava già nell’800. Si presta anch’esso, come tutti gli agli bianchi, ad ad essere conservato molto a lungo.
  • Bianco ‘Napoletano’: con striature rosate è molto ricco di oli essenziali, si raccoglie il 13 giugno (Sant’Antonio) e si fa seccare fino al 24 giugno (San Giovanni).

Aglio rosa

L’aglio rosa ha un sapore più delicato, si semina solitamente più tardi e ha una conservabilità, seppure buona, talvolta minore a quella dell’aglio bianco

  • Aglio ‘Rosa Primaticcio’: si presta a essere consumato fresco e per questo poco conservabile. E’ di buona pezzatura e tuniche rosa chiaro. Si semina a febbraio-marzo e si raccoglie a luglio quando le foglie sono ancora verdi. Molto simile al Rosa Primaticcio è il Rosa Napoletano e il Rosa di Agrigento, coltivati soprattutto al Sud Italia.
  • Aglio di Vessalico: viene coltivato in Liguria sui tipici terrazzamenti. Ha un aroma intenso, è digeribile e ben conservabile. Ha tuniche esterne bianco-rosato, o rosso-viola appena colto, e bulbilli bianchi. La semina si effettua tra ottobre e gennaio e la raccolta avviene verso la fine di giugno.
  • Aglio Rosa di Lautrec: come tutte i prodotti francesi è molto conosciuto e rinomato, ma non si tratta solo di ‘vana gloria’: l’aglio Rosa di Lautrec ha qualità gustative indiscutibili: aroma dolce e delicato, si adatta bene a quasi tutti i piatti e si presta anche ad essere mangiato a crudo. Se conservato in luogo fresco e arieggiato e a temperature intorno ai 12/13° può arrivare anche al raccolto successivo. Molto produttivo, i suoi bulbilli sono ricoperti da un involucro rosa. Periodo di semina dicembre/gennaio (ma comunque aspettiamo che il terreno sia agibile).

Aglio rosso

Ma non abbiamo ancora finito con i colori dell’aglio: ecco infine l’aglio rosso, che ha queste specifiche proprietà:

  • È molto ricco di vitamina C, tiamina e riboflavina, potenti antiossidanti necessari alla nostra salute generale.
  • Il suo sapore è intenso, piccante e apprezzato in gastronomia.
  • Questa varietà è molto utilizzata nella medicina naturale per elaborare compresse o estratti d’aglio.
  • A differenza del classico aglio bianco, quello rosso ha dimensioni più piccole, è stretto, la buccia esterna è di colore rosso intenso e di solito ogni testa contiene dagli 8 ai 12 spicchi.
  • Possiede una maggiore concentrazione di composti organici solforati, è ricco di zolfo, iodio e silicio. 
  • Contiene un livello molto elevato di allicina, quel composto con proprietà antibiotiche che dona il caratteristico odore e sapore all’aglio.

Ecco alcune varietà di aglio rosso:

  • L’aglio Rosso di Nubia (o di Paceco o di Trapani):  ha le tuniche dei bulbilli rosso acceso. In Sicilia si semina tra dicembre e gennaio e si raccoglie a maggio/giugno. Ha un gusto molto forte che si sposa benissimo con i saporiti piatti siciliani. Può essere consumato tutto l’anno.
  • L’aglio Rosso di Sulmona: è coltivato da secoli in Abruzzo, ha tuniche esterne bianche e bulbilli ricoperti da un involucro rosso vino. Si semina fino a fine gennaio e si raccoglie dopo sei mesi. Quest’aglio produce uno scapo floreale che va raccolto un mese prima del bulbo e può essere consumato fresco, sott’olio o in agrodolce.
  • L’aglio Rosso Maremmano: di pezzatura più piccola è rosso acceso, molto profumato e ha un bel sapore deciso. Purtroppo è poco diffuso e prodotto quasi esclusivamente per consumo proprio.

La differenza tra le varie tipologie di aglio è a livello di coltivazione in quanto l’aglio rosso ha un ciclo di coltivazione più breve e produce bulbi più grandi ma che hanno come caratteristica una minore conservabilità rispetto a quelli dell’aglio bianco.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Diabete: le sostituzioni di alcuni alimenti di uso comune

MEDICINA ONLINE DIABETE CIBO MANGIARE DIETA QUANTO SI PUO VIVERE SOLA ARIA CIBO ACQUA TAVOLA DIGESTIONE UVA FRUTTA DIETA CALORIE DIMAGRIRE CONSIGLI NUTRIZIONE VITAMINE SALI MINERALI DONNA VERDURAMigliorare la qualità della propria alimentazione si può. A tutte le età e in qualsiasi condizione fisio-patologica. Aumentare il consumo di fibre, ridurre l’apporto di zucchero e sale, aumentare l’assunzione di vitamine e mineraliè possibile sostituendo alcuni alimenti di uso comune con alimenti più salutari. Modificando alcune scelte a tavola e non commettendo sempre gli stessi errori sarà più facile controllare il peso, la glicemia, i livelli ormonali, fornendo all’organismo tutti i nutrienti di cui ha bisogno. Introducendo nuovi e diversi alimenti nella dieta quotidiana, inoltre, si rispetta una regola fondamentale: variare spesso le scelte a tavola. Questa risulta la migliore strategia per rifornire il corpo di tutte le sostanze di cui ha bisogno per il mantenimento della salute e dello stato di benessere.

COLAZIONE

Esempi di colazione comune in Italia sono:

  • cappuccino (spesso zuccherato) + brioche;
  • latte (spesso zuccherato) o yogurt e biscotti o cereali;
  • tè (spesso zuccherato) + fette biscottate con marmellata o creme spalmabili;
  • caffè.

Chi salta la colazione e/o beve solo un caffè commette un errore lampante in quanto è accertato quanto sia importante la colazione per le esigenze metaboliche dell’organismo. Chi inizia la giornata con una colazione come quella descritta sopra, non sta soddisfacendo pienamente le linee guida alimentari che raccomandano una colazione nutriente pari a un pasto equilibrato che permetta di raggiungere il 20% -25% dell’energia giornaliera. In questi esempi di colazione, l’apporto di carboidrati e zuccheri ad alto indice glicemico è elevato insieme con l’apporto di grassi provenienti da fonte animale o dai grassi vegetali (olio di palma e olio di cocco) usati dall’industria alimentare mentre risulta basso l’apporto di proteine, sali minerali, vitamine e fibre. Anche il potere saziante, dipendente anche dalla quantità totale di cibo, è inferiore a quello di colazioni più bilanciate.
Esempi di colazione alternativa possono essere:

  • Yogurt greco 0% grassi o yogurt di soia + macedonia di frutta + mandorle
  • Latte + muesli + frutti di bosco
  • Tè o infuso + bresaola + mela
  • Pane integrale di segale + ricotta o uovo + frutto
  • Frullato preparato con
    • Latte di soia
    • Crusca d’avena o riso
    • Fiocchi d’avena
    • Frutta a piacere

PRANZO E CENA

Gli alimenti maggiormente utilizzati durante i pasti sono i cereali e le fonti proteiche animali.
I cereali sono solitamente consumati nella versione raffinata (pasta bianca, pane bianco, riso) dotate di un indice glicemico più alto rispetto alle versioni integrali (pasta integrale, pane integrale, riso integrale) le quali sarebbero da preferire sempre, anche per il loro maggiore apporto di fibra alimentare e di sali minerali.
E’ importante variare i cereali che si consumano durante la settimana. Il corpo umano riceve i giusti apporti dei nutrienti variando spesso le scelte a tavola. Non si deve mangiare solo pasta di semola di grano e/o riso ma anche farro, amaranto, orzo, grano saraceno, segale, riso basmati, riso nero, riso rosso, etc.
Le fonti proteiche animali andrebbero sostituite con prodotti vegetali contenenti proteine per seguire maggiormente iLivelli di Assunzione Raccomandati di Energia e Nutrienti (LARN) che consigliano di apportare 2/3 delle proteine giornaliere da fonte vegetale e solo 1/3 da fonte animale. Perciò carne, formaggi, affettati e uova dovrebbero lasciare il posto con maggior frequenza a legumi e loro derivati, tofu, seitan, frutta secca a guscio.
Per un corretto controllo glicemico fare attenzione ai legumi e al loro contenuto di carboidrati. Occorre utilizzarne sempre una giusta quantità, proporzionata alla propria condizione e al proprio dispendio energetico, per non incorrere in un eccesso glicemico post-prandiale quando nel pasto siano presenti anche i cereali e/o i loro derivati.
Discorso a parte può essere fatto per il pesce in quanto, anche se apporta proteine animali, porta con sé anche una serie di nutrienti “buoni”, come i grassi omega-3, perciò se ne consiglia il consumo di 2-3 porzioni a settimana.

SPUNTINI

Un po’ per abitudine, un po’ per la facilità con cui è possibile reperire certi cibi, gli spuntini sono fatti con alimenti farinacei, salati o dolci che siano, come biscotti, merendine, barrette di cereali, focacce, crackers o altri prodotti da forno. In qualche caso vengono usati dei dolci come gelato, cioccolato, pasticcini o derivati animali come latte, yogurt. Questi alimenti vengono spesso associati anche a una bevanda tipo caffè, tè, succo di frutta. In questo modo i nutrienti che si assumono in maggiori quantità sono i carboidrati/zuccheri insieme con un apporto variabile di grassi saturi e sale.

Gli alimenti sopra elencati possono essere sostituiti con frutta, spremuta, frullato, centrifugato di frutta e verdura, frutta secca a guscio non salata e non tostata, semi vari (girasole, lino, canapa, sesamo, zucca, chia, bacche di goji). In questo caso si opta per uno spuntino più leggero e saziante, ricco di vitamine e sali minerali con un po’ di zuccheri semplici ma dal basso indice glicemico.

Se si desidera un prodotto farinaceo si può preferire un alimento preparato con una farina alternativa alla classica farina di frumento (tipo 0 e 00) come la farina di frumento integrale o una farina integrale di altri cereali (segale, riso, mais, orzo, avena, miglio, grano saraceno). Se si desidera ridurre ulteriormente l’apporto di carboidrati allora è possibile sostituire le farine di cereali con le farine di legumi (ceci, soia, fave, piselli, fagioli) o farina di mandorle. In questi casi lo spuntino sarà comunque a prevalenza di carboidrati ma si sarà abbassato il carico glicemico e aumentato l’apporto di fibra, proteine, vitamine e minerali rispetto ad un analogo prodotto con farine raffinate.

N.B. E’ bene ricordare che la quantità degli alimenti da mangiare deve essere proporzionata alla condizione fisio-patologica, allo stile di vita, ai livelli di attività fisica (che deve essere regolare) e agli eventuali obiettivi da raggiungere (per es. dimagrimento, controllo glicemico, abbassamento del colesterolo, etc.).

ALIMENTI POSSIBILI SOSTITUZIONI
LATTE
  • Bevanda a base di soia
  • Bevanda a base di cereali (riso, avena, kamut, orzo)
  • Bevanda a base di avena
  • Bevanda a base di frutta secca (noci, nocciole, mandorle)
  • Bevanda a base di semi di canapa
YOGURT CLASSICO
  • Yogurt vegetale a base di soia o riso
  • Crema di mandorle o di nocciole
  • Burro d’arachidi
  • Crema di semi di sesamo
FARINA TIPO 0 E TIPO 00
  • Farina di frumento integrale
  • Farina integrale di altri cereali (riso, kamut, mais, avena, orzo, grano saraceno, quinoa, miglio, amaranto, etc.)
  • Farina di legumi (ceci, piselli, fave, soia, fagioli, lenticchie)
  • Farina di mandorle
  • Farina di nocciole
  • Farina di polpa di carrube
LATTICINI E FORMAGGI
  • Tofu
  • Formaggio di riso
  • Formaggi vegetali (ricotta di soia, crescenza di soia, etc.)
PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO
  • Pasta integrale di avena, farro, riso, grano saraceno, etc.
  • Spaghetti di soia
  • Pasta di semola integrale
RISO (VARIETÀ ARBORIO, CARNAROLI, RIBE, PARBOILED)
  • Riso integrale
  • Riso Venere
  • Analoghi alimenti preparati con farine di legumi
  • Riso Basmati
  • Riso Thai
PANE, PIZZA, FOCACCIA, CRACKERS, BISCOTTI E ALTRI PRODOTTI DA FORNO
  • Analoghi alimenti preparati con farina integrale
  • Analoghi alimenti preparati con farine integrali alternative di cereali
  • Farinata di ceci
  • Cecina toscana
CEREALI PER LA PRIMA COLAZIONE
  • Cereali integrali
  • Bastoncini di crusca
  • Frutta secca a guscio
UOVA
  • Legumi
  • Fritttata di farina di ceci
  • Falafel
  • Farina di ceci come addensante invece delle uova
CARNE
  • Legumi
  • Alimenti derivati dalla soia ed altri legumi
  • Seitan
  • Muscolo di grano
BURRO, PANNA, MARGARINE
  • Olio extravergine d’oliva
  • Olio di semi di lino
  • Olio di semi vari
  • Oli vegetali in genere eccetto olio di palma e olio di cocco
  • Panna di soia
  • Yogurt magro
  • Yogurt di soia
  • Burro di soia
  • Polpa di avocado
  • Crema di mandorle o di nocciole
  • Burro d’arachidi
  • Crema di semi di sesamo

I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Peperoncino, sesso, testosterone e prostata: qual è il legame?

MEDICINA ONLINE PEPE DI CAYENNA NERO VERDE GRIGIO ROSA BIANCO SAPORE PICCANTE DIFFERENZA CALORIE RICETTA CUCINA USO COSMETICA CUCINARE PIETANZA SALSA PASTA CARNE PESCE IRRITA GASTRITE FA MALE CONTROINDICAZIONI GRAVIDANZAIl peperoncino viene usato spesso come “Viagra dei poveri” in virtù dell’aiuto che fornisce in caso di disfunzione erettile, dal momento che – essendo un buon vasodilatatore – tende a fornire un aiuto appunto contro l’impotenza, tuttavia non deve essere consumato in eccesso, se si vogliono evitare guai e rischi di tumore alla prostata.

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Peperoncino e prostata
Un uso sconsiderato di peperoncino tende ad infiammare la ghiandola, stimolando il desiderio nell’uomo da una parte, ma facendo anche aumentare il rischio di prostatite (infiammazione della prostata) che a lungo andare potrebbe comportare un maggior rischio di tumore prostatico, così come dimostrano gli ultimi studi scientifici (Giornata europea di informazione sulle malattie della prostata. Ansa, 12 settembre 2007). E il tumore della prostata è la principale causa di morte per tumore nella popolazione maschile, dopo quello al polmone.

Testosterone e peperoncino
Riguardo al rapporto tra testosterone – l’ormone che regola il comportamento sessuale maschile – e peperoncino è interessante il risultato di uno studio dell’Università di Grenoble (Francia), secondo cui esisterebbe una correlazione tra la preferenza di un uomo per i cibi piccanti ed i suoi livelli di testosterone. Il team di ricercatori ha messo 114 uomini tra i 18 e i 44 anni di età davanti a un piatto di purè di patate senza condimento. Ai volontari è stata data la possibilità di insaporirlo a piacimento, con sale e salsa piccante. A fine pasto, i soggetti hanno dovuto fornire un campione di saliva: chi aveva abbondato con la salsa piccante ha dimostrato di avere più alti livelli di testosterone in circolo rispetto agli altri partecipanti (mentre la preferenza per il sale non ha evidenziato alcun legame con l’ormone). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Physiology and Behaviour.

Quanto peperoncino consumare?
Il peperoncino non va consumato più di due volte a settimana, limite che specialmente nel sud Italia, viene spesso superato abbondantemente. Perciò occorre maggiore divulgazione scientifica a riguardo in quelle regioni. Importante infine ricordare che quando il peperoncino viene abbinato a un superalcolico potrebbe essere causa di eiaculazione precoce.

Integratori alimentari efficaci nel migliorare il benessere della prostata
Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di diminuire infiammazioni e bruciori e migliorare la salute della prostata. Ogni prodotto viene periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

La valutazione del PSA può essere effettuata anche a casa, usando un test pratico ed affidabile come quello consigliato dal nostro Staff medico: http://amzn.to/2nV1m4h

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Inverti il primo piatto con il secondo: il segreto della dieta anti-diabete

MEDICINA ONLINE CIBO DIETA ALIMENTAZIONE PASTA RISO SUGO DIABETE CIBI GLICEMIA CARBOIDRATI PRANZO CUCINA CENA RICETTALa lotta al diabete si combatte a tavola, ha i sapori della dieta mediterranea e stravolge la struttura del menù: il primo piatto diventa il secondo e viceversa, perché mangiare proteine e lipidi prima dei carboidrati aiuta a domare la glicemia evitando picchi dopo i pasti. Meglio dunque invertire l’ordine delle portate, mentre i più conservatori potranno cominciare con un antipasto ‘carbo-free’ (qualche scaglia di grana o un’entrée a base di uova sode) e, solo dopo, passare allo spaghetto. A riscrivere ‘la carte’ sono gli ultimi consigli che arrivano dal 26esimo Congresso della Società italiana di diabetologia (Sid), in corso a Rimini. Novità e conferme: pesce azzurro e olio d’oliva restano promossi a pieni voti.

“La dieta costituisce un vero e proprio strumento terapeutico che affianca la terapia farmacologica durante tutto il decorso della malattia diabetica”, spiega Giorgio Sesti, presidente eletto della Sid. Una dieta ‘doc’, infatti, non solo tiene a bada l’ago della bilancia, ma permette anche di “migliorare il controllo glicemico e di prevenire eventi cardiovascolari attraverso la riduzione dei fattori di rischio” come la pressione alta o livelli fuori soglia di grassi nel sangue. Mangiare sano non significa sacrificare il gusto: “Un ottimo esempio è la dieta mediterranea, non a caso inserita dall’Unesco tra i Patrimoni culturali immateriali dell’umanità”, ricorda lo specialista.

Non è solo cardioprotettiva. Secondo due studi presentati al meeting romagnolo, è anche anti-infiammatoria e ringiovanisce le arterie favorendo il ricambio delle cellule che le foderano internamente. “Via libera dunque a frutta e verdura, specie a foglia (bieta, spinaci, broccoletti e cicorie compresi i radicchi) e ortaggi a radice (carote, barbabietole, rape) – elenca Sesti – ma anche a pomodori e carciofi, veri e propri nutraceutici. Come fonte di carboidrati preferire vegetali, legumi, frutta e cereali integrali, mentre sono da limitare pane bianco, pizza e pasta”. Pochi grassi animali, un filo d’olio evo e il pranzo anti-diabete è servito.

ANTIPASTO CARBO-FREE. Per non sbagliare l’importante è partire con il piede giusto e lo dimostra un piccolo studio dell’università di Pisa, condotto su 8 pazienti con diabete di tipo 2 ben controllato, a cui sono stati serviti 50 grammi di parmigiano, un uovo sodo e acqua, prima di essere sottoposti a test del carico orale di glucosio. La conclusione è che iniziare con un antipasto a base di proteine e lipidi migliora sensibilmente la tolleranza a un successivo pasto ricco di glucidi.

IL SECONDO PRIMA DEL PRIMO. Lo stesso gruppo di ricercatori pisani, del Dipartimento di medicina clinica e sperimentale, ha verificato su 17 pazienti con diabete 2 che modificare l’ordine di ingestione dei nutrienti (prima proteine e lipidi, poi i carboidrati) migliora la risposta glicemica a un successivo carico orale di glucosio, rallentando l’assorbimento intestinale dello zucchero, potenziando la funzione delle beta-cellule pancreatiche che fabbricano insulina, con un metabolismo più favorevole dell’ormone stesso.

PESCE AZZURRO SCUDO PER LE ARTERIE. Un esperimento su 17 diabetici di tipo 2, condotto dai centri ricerca di Assoittica e Federpesca, ha valutato l’effetto di un pasto a base di acidi grassi omega-3 sui livelli di ossido nitrico allarga-arterie (NO) e sulla funzione dell’endotelio che riveste internamente i vasi. Confrontando un secondo a base di alici (circa un etto e mezzo) con 60 grammi bresaola, gli autori hanno concluso che rispetto al piatto di terra quello di mare possa contribuire a ridurre il rischio di aterosclerosi, attraverso una maggiore produzione di NO e una migliore funzione endoteliale immediatamente dopo aver mangiato.

OLIO D’OLIVA DOMA-GLICEMIA. Uno studio dell’università Federico II di Napoli ha voluto verificare su 13 pazienti con diabete di tipo 1 se anche la qualità dei grassi, oltre alla quantità, e la loro interazione con i carboidrati possano influenzare la riposta glicemica post-prandiale. Il risultato è che usare l’olio d’oliva per condire un pasto ad alto contenuto glicemico ‘spiana’ il picco di zuccheri nel sangue che si verifica invece con il burro, o nei pasti a basso contenuto di grassi.

DIETA MEDITERRANEA ELISIR DI GIOVINEZZA CARDIOVASCOLARE. Esaminando 215 pazienti con diabete di tipo 2, ricercatori della Seconda università di Napoli hanno osservato da un lato che la dieta mediterranea influenza le capacità rigenerative delle arterie, aumentando il livelli circolanti di cellule progenitrici endoteliali che mantengono giovani le ‘autostrade del sangue’. Inoltre, hanno calcolato che mangiare ‘tricolore’ riduce del 37% la proteina C reattiva (Pcr, spia di infiammazione) e aumenta del 43% l’adiponectina (un ormone ‘buono’ per cuore e vasi, prodotto dal tessuto adiposo). L’effetto si mantiene nel tempo, anche a distanza di 8 anni, ma solo per chi resta fedele al regime alimentare nostrano.

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