L’eritrofobia, chiamata anche ereutofobia, è la paura intensa e irrazionale di arrossire in pubblico. Non si tratta del semplice imbarazzo che si può provare quando si diventa rossi in una situazione socialmente spiacevole, ma di una vera e propria fobia che, come Continua a leggere
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Scopri se sei daltonico con il test delle Tavole di Ishihara
Il daltonismo è una patologia della vista caratterizzata da una cecità ai colori, ovvero nell’inabilità a percepire i colori, del tutto o in parte. Esistono vari tipi di daltonismo:
- deuteranomalia: insensibilità al colore verde;
- protanomalia: insensibilità al Continua a leggere
Bere vino fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie ha?
Cominciamo col dire che 100 grammi di vino bianco contengono 82 calorie, mentre 100 grammi di vino rosso contengono 85 calorie. Da sempre siamo soliti considerare il vino come un acerrimo nemico delle diete ma in realtà, almeno secondo una ricerca della Harvard Medical School, pare che chi beve moderatamente tenda ad ingrassare meno di chi non beve affatto. Ciò avviene perché il consumo di alcool fa aumentare la frequenza cardiaca ed accelera il metabolismo consentendo, quindi, di bruciare più velocemente le calorie.
Il risultato a cui è giunto questo studio, a dire il vero, non è così straordinario: già nel 1994, infatti, è stata portata avanti una ricerca simile, analizzando le abitudini di consumo di oltre 7000 volontari per circa 10 anni, e si è scoperto che chi aveva l’abitudine di bere uno o due bicchieri di vino al giorno, o in alternativa una birretta, ingrassava meno di chi praticava l’astinenza totale. Altri studi, come ad esempio quello condotto dai ricercatori di Cape Town, hanno dimostrato, inoltre, che il consumo di vino, purché moderato, può favorire, grazie alla sua azione antiossidante, una leggera riduzione della circonferenza della vita.
Ciò, tuttavia, non significa che se si vuole perdere peso, il bere può sostituire una corretta dieta ipocalorica; non bisogna, infatti, sottovalutare il fatto che il vino contiene un numero non indifferente di calorie e che, oltre alla quantità, è necessario stare attenti anche alla qualità di ciò che si beve. Un vino sano, infatti, è di gran lunga più salutare di uno prodotto industrialmente, ricco, quindi, di additivi chimici, così come dei vari superalcolici e cocktail, in cui sono presenti moltissimi altri ingredienti ipercalorici.
Ugualmente importante è, infine, il modo in cui si beve: qui in Italia, infatti, siamo soliti bere vino durante i pasti, in accompagnamento a cibi più o meno genuini, mentre nei paesi anglosassoni generalmente gli alcolici vengono consumati in grandi quantità assieme a cibo spazzatura . La differenza tra le due culture è palese: l’italiano beve quasi sempre per accompagnare il pranzo o la cena, mentre l’inglese e l’americano lo fanno quasi esclusivamente per il gusto di bere.
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Differenza tra vino rosso, bianco e rosato
Se si vuole effettuare la classificazione del vino per tipologia, essi si possono raggruppare in vino rosso, vino bianco e vino rosato. Per chi non è esperto di vinificazione, la differenza tra le tre tipologie può essere riassunta solo nella colorazione, evidente al primo sguardo. Eppure, in pochi sanno da cosa è dato il caratteristico colore.
Una diceria indica che l’uva bianca produrrebbe solo vino bianco, mentre la cosiddetta uva nera o uva rossa, lavorata a dovere, fa produrre alle cantine solo il vino rosso o il rosato. In realtà, la colorazione dipende dalla presenza o meno, durante la fase di macerazione, delle vinacce, e per quanto tempo rimangono in “infusione”. Le vinacce sono le parti solide del frutto, per esempio la buccia e la polpa dell’uva. Per esempio, una delle differenze significative è data dalla pigiatura: per i rossi è totale, mentre per i bianchi è parziale. Come mai questa peculiarità?
Il Vino Bianco
Il vino bianco è ottenuto in maniera principale dalla spremitura dell’uva senza la sua buccia. Per questo motivo, il prodotto finale presenta un colore che si avvicina al giallo. Di solito, per questo tipo di vino, la temperatura ottimale per la consumazione si aggira tra gli 8 e i 14 gradi: un grado in più e si rischia di ritrovarsi un vino dal retrogusto amaro. Caratteristica principale del bianco è il suo profumo floreale e fruttato: per tutte queste caratteristiche, le pietanze a cui lo si abbina sono la carne bianca, il pesce e la verdura in generale, o comunque piatti dai sapori delicati. Nella bevanda dal colore giallo chiaro trasparente, al momento della preparazione, non sono aggiunte affatto le vinacce, permettendo di ottenere un sapore più delicato rispetto al rosso, ricco di tannini. La differenza tra vino bianco e rosso sta anche nelle pigiatrici: devono essere molto delicate per pigiare l’uva in maniera molto delicata e mantenere la delicatezza anche all’interno della bottiglia. I vini bianchi più conosciuti sono la Passerina, il Vermentino e il Soave, presenti nel nostro e-store online.
Il Vino Rosso
Il vino rosso si differenzia dal vino bianco proprio per la sua composizione. Intanto, si ottiene da uve fresche impiegate con la loro buccia, messa a macerare in modo da donare al composto il caratteristico colore scuro. La temperatura di consumazione consigliata è tra i 14 e i 20 gradi. Il colore rosso della bevanda può variare dal porpora al rosso aranciato, dipende dal tempo di macerazione e maturazione: i tannini si trasferiscono in questa maniera: la tradizione vuole che un bicchiere di rosso a pasto serva per allungare la vita e dare benefici al cuore. Ovviamente dipende dal consumo e dalle varie tipologie, perché non tutti i rossi sono uguali. In generale, il vino rosso è abbinabile a piatti di carne rossa, ai formaggi e alla cacciagione, oltre a tutte le pietanze dal sapore molto deciso. Nel nostro sito si possono trovare molti vini rossi rinomati, tra cui il Barolo, il Cannonau e il Nero D’Avola.
Ovviamente, essendo il vino un alcolico, l’assunzione deve essere moderata ed in alcuni casi vietata. Non solo per le patologie; le donne in dolce attesa, ad esempio, non devono assumere vino. L’alcol, anche se in piccole concentrazioni, può danneggiare lo sviluppo del nascituro.
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Differenza tra aglio rosso, rosa e bianco: proprietà e coltivazione
L’aglio ha moltissimi benefici per la nostra salute: oltre ad essere uno dei migliori antibiotici naturali, il suo consumo regolare ci aiuta a prevenire numerose malattie. Dal punto di vista nutrizionale l’aglio ha 41 kcal ogni 100 grammi. Inoltre è ricco di vitamine, come la vitamina A, C, E e le vitamine del gruppo B, e minerali come ferro, fosforo, calcio, sodio ed è estremamente ricco di potassio, circa 450 mg in 100 grammi di prodotto. Visti i suoi valori nutrizionali e le sue proprietà l’utilizzo dell’aglio viene consigliato anche a coloro che seguono diete dimagranti, infatti sembra che questo possa favorire la lipolisi, cioè favorisce lo scioglimento delle cellule adipose. L’azione dimagrante dell’aglio sarebbe da collegarsi anche alla sua capacità di stimolare il metabolismo, ed inoltre come vedremo in seguito, alle sue proprietà diuretiche. La quantità giornaliera di aglio da assumere è stimata intorno ai 4 g e può essere assunto ogni giorno salvo controindicazioni. L’assunzione può avvenire sia attraverso il consumo del bulbo fresco o secco, sia attraverso l’assunzione di compresse o sciroppi. E’ possibile anche assumere l’aglio sotto forma di tintura madre, 50 gocce tre volte al giorno. Esistono diversi tipi di aglio ed ognuno di essi ha specifiche caratteristiche.
Leggi anche: Proprietà dell’aglio: antibiotico, antitumorale, afrodisiaco, abbassa la pressione ed il colesterolo
Aglio bianco
L’aglio bianco è quello più comune e maggiormente coltivato in Italia, lo si può infatti trovare un po’ ovunque. Sono bulbi dal sapore deciso che possono essere seminati sia in autunno che a gennaio-febbraio, quando il terreno lo permetterà. Ma anche all’interno della ‘categoria’ aglio bianco, esistono diverse varietà.
- Aglio ‘Piacentino’: ha il bulbo rivestito di tuniche bianco-argentate, è molto produttivo e si conserva a lungo. In genere si semina a settembre e novembre e si raccoglie a giugno-luglio. Dall’Aglio Piacentino è stato selezionato l’aglio Serena, esente da virosi, più tardivo e di buona pezzatura.
- Bianco ‘Polesano’: bianco brillante ha forma regolare e compatta e si coltivava già nell’800. Si presta anch’esso, come tutti gli agli bianchi, ad ad essere conservato molto a lungo.
- Bianco ‘Napoletano’: con striature rosate è molto ricco di oli essenziali, si raccoglie il 13 giugno (Sant’Antonio) e si fa seccare fino al 24 giugno (San Giovanni).
Aglio rosa
L’aglio rosa ha un sapore più delicato, si semina solitamente più tardi e ha una conservabilità, seppure buona, talvolta minore a quella dell’aglio bianco
- Aglio ‘Rosa Primaticcio’: si presta a essere consumato fresco e per questo poco conservabile. E’ di buona pezzatura e tuniche rosa chiaro. Si semina a febbraio-marzo e si raccoglie a luglio quando le foglie sono ancora verdi. Molto simile al Rosa Primaticcio è il Rosa Napoletano e il Rosa di Agrigento, coltivati soprattutto al Sud Italia.
- Aglio di Vessalico: viene coltivato in Liguria sui tipici terrazzamenti. Ha un aroma intenso, è digeribile e ben conservabile. Ha tuniche esterne bianco-rosato, o rosso-viola appena colto, e bulbilli bianchi. La semina si effettua tra ottobre e gennaio e la raccolta avviene verso la fine di giugno.
- Aglio Rosa di Lautrec: come tutte i prodotti francesi è molto conosciuto e rinomato, ma non si tratta solo di ‘vana gloria’: l’aglio Rosa di Lautrec ha qualità gustative indiscutibili: aroma dolce e delicato, si adatta bene a quasi tutti i piatti e si presta anche ad essere mangiato a crudo. Se conservato in luogo fresco e arieggiato e a temperature intorno ai 12/13° può arrivare anche al raccolto successivo. Molto produttivo, i suoi bulbilli sono ricoperti da un involucro rosa. Periodo di semina dicembre/gennaio (ma comunque aspettiamo che il terreno sia agibile).
Aglio rosso
Ma non abbiamo ancora finito con i colori dell’aglio: ecco infine l’aglio rosso, che ha queste specifiche proprietà:
- È molto ricco di vitamina C, tiamina e riboflavina, potenti antiossidanti necessari alla nostra salute generale.
- Il suo sapore è intenso, piccante e apprezzato in gastronomia.
- Questa varietà è molto utilizzata nella medicina naturale per elaborare compresse o estratti d’aglio.
- A differenza del classico aglio bianco, quello rosso ha dimensioni più piccole, è stretto, la buccia esterna è di colore rosso intenso e di solito ogni testa contiene dagli 8 ai 12 spicchi.
- Possiede una maggiore concentrazione di composti organici solforati, è ricco di zolfo, iodio e silicio.
- Contiene un livello molto elevato di allicina, quel composto con proprietà antibiotiche che dona il caratteristico odore e sapore all’aglio.
Ecco alcune varietà di aglio rosso:
- L’aglio Rosso di Nubia (o di Paceco o di Trapani): ha le tuniche dei bulbilli rosso acceso. In Sicilia si semina tra dicembre e gennaio e si raccoglie a maggio/giugno. Ha un gusto molto forte che si sposa benissimo con i saporiti piatti siciliani. Può essere consumato tutto l’anno.
- L’aglio Rosso di Sulmona: è coltivato da secoli in Abruzzo, ha tuniche esterne bianche e bulbilli ricoperti da un involucro rosso vino. Si semina fino a fine gennaio e si raccoglie dopo sei mesi. Quest’aglio produce uno scapo floreale che va raccolto un mese prima del bulbo e può essere consumato fresco, sott’olio o in agrodolce.
- L’aglio Rosso Maremmano: di pezzatura più piccola è rosso acceso, molto profumato e ha un bel sapore deciso. Purtroppo è poco diffuso e prodotto quasi esclusivamente per consumo proprio.
La differenza tra le varie tipologie di aglio è a livello di coltivazione in quanto l’aglio rosso ha un ciclo di coltivazione più breve e produce bulbi più grandi ma che hanno come caratteristica una minore conservabilità rispetto a quelli dell’aglio bianco.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra peperoncino rosso e verde: caratteristiche delle varietà
Il peperoncino appartiene al genere Capsicum L., piante originarie delle Americhe, ma attualmente coltivato in tutto il mondo. Esistono centinaia di specie di peperoncini che possono essere piccanti, dolci o ornamentali. La capsaicina in esso contenuta è l’alcaloide che ne determina la piccantezza. La capsaicina provoca dolore e infiammazioni se consumata in eccesso. La sensazione di bruciore che percepiamo più o meno intensa e persistente in realtà non esiste, nel senso che non si ha un aumento di temperatura nella nostra bocca. La capsaicina interagisce con alcuni termorecettori presenti nella bocca, nello stomaco e nell’ano, che mandano un segnale al cervello che crea la sensazione di bruciore.
Il grado di piccantezza dei peperoncini è stato classificato nella Scala di Scoville, dal cognome del farmacista americano Wilbur Scoville, che la sviluppò nel 1912. La scala determina l’attività della capsaicina sui recettori del calore della lingua. I valori vanno da 0, un normale peperone, a 16 milioni per la capsaicina pura.
A parte il verde, che identifica sempre peperoncini immaturi e quindi meno piccanti che se fossero colti in piena stagione, tutte le altre sfumature dal giallo al rosso sono solo caratteristiche distintive delle diverse specie: il colore non ha quindi nessun rapporto con la quantità di capsaicina presente nel frutto e quindi con la loro piccantezza.
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Lupus eritematoso sistemico (LES): cause, sintomi, diagnosi e terapie
Il lupus eritematoso sistemico (da cui l’acronimo “LES“, o semplicemente “lupus“; in inglese “systemic lupus erythematosus“, da cui l’acronimo “SLE“) è una patologia del connettivo cronica di natura autoimmune, che può colpire diversi organi e tessuti del corpo. Come accade nelle altre malattie autoimmuni, il sistema immunitario produce autoanticorpi che, invece di proteggere il corpo da virus, batteri e agenti estranei, aggrediscono cellule e componenti del corpo stesso, causando infiammazione e danno tissutale. Il meccanismo patogenetico è un’ipersensibilità di III tipo, caratterizzata dalla formazione di immunocomplessi. Il lupus è una patologia caratterizzata da manifestazioni eritematose cutanee e mucose, sensibilità alla luce del sole e coinvolgimento sistemico di quasi tutti gli organi e apparati come il rene, le articolazioni, il sistema nervoso centrale, le sierose e il sistema emopoietico, dovute a deposito di immunocomplessi e complemento. Colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 15 e i 40 anni.
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Etimologia
Il termine “Lupus” è una parola latina che significa “lupo” e si riferisce alla caratteristica eruzione cutanea a forma di farfalla riscontrata sul viso di molti pazienti affetti da LES, che ricordava ai medici i contrassegni bianchi presenti sul muso dei lupi. Secondo altri invece le lesioni cicatriziali successive al rash assomigliavano a quelle lasciate dai morsi o graffi dei lupi.
Che cos’è il lupus eritematoso sistemico?
Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia del connettivo (connettivite) caratterizzata da manifestazioni eritematose cutanee e mucose, sensibilità alla luce del sole e coinvolgimento sistemico di quasi tutti gli organi e apparati come il rene, le articolazioni, il sistema nervoso centrale, le sierose e il sistema emopoietico, dovute a deposito di immunocomplessi e complemento.
Tipologie
Esistono forme particolari di lupus:
- lupus indotto da farmaci: caratterizzato dalla presenza degli anticorpi anti-istone;
- lupus neonatale: causato dal trasferimento trans-placentare degli anti-SSA che possono causare nel neonato manifestazioni cutanee eritematose transitorie o blocchi atrio-ventricolari permanenti;
- lupus cutaneo: caratterizzato solo dalle manifestazioni cutanee (anche se esistono dei casi che evolvono in forme sistemiche) le cui varianti principali sono il lupus discoide e il lupus cutaneo subacuto.
Epidemiologia
Il LES colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 15 e i 40 anni; il rapporto di incidenza tra femmine e maschi è di 9:1. Negli uomini con la sindrome di Klinefelter, caratterizzata dalla presenza di un genotipo 47,XXY, la prevalenza è simile a quella nel sesso femminile, suggerendo un possibile coinvolgimento del cromosoma X nella patogenesi della malattia. Possono verificarsi casi di familiarità, ma più spesso è una malattia sporadica. La prevalenza del lupus eritematoso sistemico varia considerevolmente a seconda del paese, dell’etnia e del genere.
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Cause e fattori di rischio del lupus
Le cause della malattia non sono note, si ritiene che alla base ci sia un’alterata clearance delle cellule apoptotiche con conseguente reazione autoimmune nei confronti del DNA e di altri antigeni intracellulari. Nella patogenesi della malattia è coinvolta anche l’esposizione di antigeni intracellulari da parte dei cheratinociti danneggiati dai raggi UV; infatti l’esposizione al sole nei soggetti lupici è in grado di provocare le manifestazioni cutanee e flare (riattivazioni) di malattia.
La differente incidenza della malattia tra uomini e donne sembra possa essere dovuta a un ruolo importante di fattori ormonali ed epigenetici nella suscettibilità alla malattia del sesso femminile.
Sintomi e segni del lupus
I sintomi e segni del lupus sono molto vari:
- sintomi sistemici: febbre e stanchezza;
- segni cutanei e mucosi: rash a farfalla al volto, lesioni eritematose nelle zone esposte al sole, alopecia areata e perdita diffusa di capelli, lesioni rosso-violacee del palato duro e nasali, vasculite cutanea;
- coinvolgimento renale: sindrome nefritica e sindrome nefrosica;
- coinvolgimento articolare: artralgie e artrite;
- coinvolgimento delle sierose: pericarditi e pleuriti;
- coinvolgimento del sistema emopoietico: leucopenia, anemia emolitica, piastrinopenia;
- coinvolgimento del sistema nervoso centrale: deficit di concentrazione, epilessia, psicosi.
Alcuni pazienti con lupus hanno un più alto rischio di sviluppare depressione ed altre malattie psichiatriche.
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Diagnosi
I criteri classificativi del lupus comprendono la presenza di quattro tra le manifestazioni cliniche e laboratoristiche di malattia o una biopsia renale probante con ANA o anti-DNA positivi.
Alla base della diagnosi vi è la presenza degli anticorpi anti nucleo (ANA), positivi in più del 90% dei casi. Le specificità più frequenti e specifiche sono gli anti-DNA seguiti dagli anti-Sm/RNP; si è osservato che le variazioni dei livelli degli anti-DNA correlano con l’andamento della malattia. Ugualmente frequenti, ma non specifici, sono gli anti-SSA e gli anti-SSB.
Una percentuale significativa di pazienti affetti da lupus presenta positività degli anticorpi anti-fosfolidipi (LAC, anticardiolipina, anti-beta 2 glicoproteina I), anticorpi in grado di provocare trombosi e aborti.
Esami strumentali per la determinazione dell’attività di malattia e per la stadiazione del coinvolgimento d’organo sono:
- Esami ematici: il dosaggio del complemento (C3 e C4, che si abbassa in caso di malattia attiva), l’emocromo, la creatinina;
- Analisi del sedimento urinario e la determinazione della proteinuria nelle 24 ore;
- Biopsia renale: consente di classificare l’eventuale coinvolgimento renale in 5 classi che prevedono protocolli terapeutici e prognosi diverse;
- RMN encefalo con mezzo di contrasto;
- Elettroencefalogramma;
- Ecocardiogramma;
- Rx torace;
- Ecografia articolare.
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Trattamenti
Il trattamento delle fasi acute di malattia e delle manifestazioni d’organo più importanti si basa sull’uso di corticosteroidi endovena o per via orale, dapprima ad alte dosi poi alla più bassa dose sufficiente al controllo della malattia.
Gli antimalarici, come l’idrossiclorochina, se non controindicati, costituiscono la terapia di fondo di tutti i pazienti con lupus poiché riducono la frequenza dei flare, sono particolarmente efficaci nel controllare le manifestazioni cutanee e articolari di malattia e si possono utilizzare in gravidanza.
Agli anti-malarici si possono associare immunosoppressori come la ciclofosfamide, prima linea nel trattamento della glomerulonefrite lupica, l’azatioprina, comunemente utilizzata come terapia di mantenimento dopo ciclofosfamide e nel trattamento delle principali manifestazioni di malattia, il micofenolato mofetile, utilizzabile sia come terapia di induzione che di mantenimento della glomerulonefrite lupica, la ciclosporina, utile in caso di glomerulonefrite membranosa, ed il metotrexate, in caso di prevalenti manifestazioni artritiche non rispondenti agli anti-malarici.
Sono in studio numerosi farmaci biologici per il trattamento del lupus; è attualmente disponibile in commercio un anticorpo monoclonale (Belimumab) diretto contro la molecola BAFF, fattore di sopravvivenza dei linfociti B responsabili della produzione di anticorpi, che è efficace nel controllare il lupus attivo nonostante la terapia standard.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Cosa si nasconde sotto il vestito rosso?
La bellissima e giovane ragazza bionda che vedete in QUESTA FOTO, dal fisico magro e in forma, sotto al suo vestito rosso nasconde un segreto che ha voluto svelare al mondo per sensibilizzare la società su di un tema che tutti invece vorrebbero segregare nella parte più nascosta di noi. Scopriamo di cosa si tratta.
Un vestito rosso
“Under the Red Dress” (Sotto il vestito rosso) è il titolo della serie della fotografa Nadia Masot che ha ritratto il corpo di Beth Whaanga, una giovane donna di origini australiane che, a 32 anni, ha scoperto di avere un cancro al seno. Di conseguenza, ha subito una doppia mastectomia e una ricostruzione chirurgica di entrambi i seni. Inoltre le è stata diagnosticata la presenza del gene BRCA2, che aumenta le probabilità del cancro alle ovaie, e ha perciò subito una isterectomia completa preventiva (cioè asportazione dell’intero utero nelle sue parti: corpo, fondo e collo. Ciò determina l’impossibilità di avere figli).
Mostrare per sensibilizzare
Insomma il suo corpo è stato martoriato dal bisturi e così pure la sua sensibilità tagliuzzata dagli eventi che si sono susseguiti. Beth ha visto il suo corpo cambiare e trasformarsi portandosi addosso le cicatrici della sua dura battaglia. Ha così deciso, con estremo coraggio, di mostrarle al mondo per sensibilizzare le donne sulla prevenzione e la cura del cancro. Per questo motivo, e con questo intento, è nata la serie “Under the Red Dress” che è stata pubblicata sull’account Facebook di Beth.
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