Colite ulcerosa: cause, diagnosi, cura, dieta, cosa mangiare, rimedi

MEDICINA ONLINE APPARATO DIGERENTE INTESTINO DIGIUNO ILEO DUODENO STOMACO ESOFAGO FEGATO PANCREAS DIGESTIONE FECI CRASSO COLON RETTO CROHN COLITE DIARREA VOMITO DIGERIRE SANGUE CIBO MANGLa colite ulcerosa, più precisamente chiamata “rettocolite ulcerosa” (in inglese “ulcerative colitis“)è una malattia infiammatoria cronica intestinale che coinvolge selettivamente la Continua a leggere

Malattia di Crohn: cos’è, cause scatenanti, sintomi, cure e dieta

MEDICINA ONLINE ADDOME ABDOMEN DIGERENTE STOMACO INTESTINO COLON TENUE RETTO SIGMA DIGESTIONE ESOFAGO CIBO ULCERA STRESS PERFORANTE SANGUINANTE PEPTICALa malattia di Crohn, un tempo chiamata morbo di Crohn enterite regionale, è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, causando Continua a leggere

Cachi: calorie, controindicazioni, fanno male e fanno ingrassare?

MEDICINA ONLINE CACO CACO CACHI KAKI DIOSPIRO DIABETE FRUTTA NATURA CALORIE DIETA VALORI PROPRIETA NUTRIZIONALI CONTROINDICAZIONI CARBOIDRATI DIMAGRIRE MANGIARE EFFETTI COLLATERALI COSTIPAZIONE STIPSI STRINGE CIBO FA MALE.jpgIl cachikaki (Diospyros kaki) è un albero da frutta originario dell’Asia, in particolare la Cina centro-meridionale. In italiano ha anche un altro nome meno noto: diòspiro o diòspero.  Il caco è un frutto che va consumato a maturazione completa perché il gusto astringente per il palato o anche detto allappato, dovuto alla presenza di Continua a leggere

Si può vivere senza intestino? Colectomia e colostomia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA ILEOSTOMIA COLOSTOMIA UROSTOMIA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari A PeneSi, è possibile vivere senza intestino, anche se sono necessarie alcune accortezze. Cominciamo col parlare del motivo per cui una persona si ritrova privata del proprio intestino: la colectomia.

Cos’è una colectomia?

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Differenza tra colon irritabile, colite e colite spastica: sono la stessa cosa?

MEDICINA ONLINE INTESTINO COLON TENUE CRASSO APPENDICE TRASVERSO ASCENDENTE DISCENDENTE RETTO ANO COLECISTI STOMACO DUODENO ILEO PARALITICO ADINAMICO MECCANICO OSTRUZIONE OCCLUSIONE SUBOChe differenza c’è tra colite, colite spastica e colon irritabile?

Con “colite” in campo medico si intende uno stato infiammatorio del colon dovuto a varie cause, sia organiche che psicologiche. Il termine “colite” dovrebbe indicare solo le affezioni infiammatorie specifiche del colon, ma spesso viene usato – anche dai medici – in maniera generica, oppure per indicare condizioni nelle quali l’eziologia dell’infiammazione  del colon non è stata ancora determinata. I vari tipi di colite includono la colite ulcerosa (UC), quella di Crohn, l’ischemica, la colite infettiva, fulminante, spastica, chimica, microscopica, linfocitica e atipica. Le coliti possono essere distinte in coliti primitive e coliti secondarie: nelle prime l’infiammazione si sviluppa nel colon, mentre le secondarie sono dovute a patologie che investono altri organi o apparati e successivamente raggiungono il colon. Le cause di alcuni tipi di colite non sono ancora ben precisate, molti ritengono che siano collegate a cause alimentari, altre volte questa patologia è strettamente connessa a stress psichici e/o (più raramente) fisici. Tra le cause di insorgenza o di aggravamento, va anche aggiunto un regime alimentare scorretto (scarsa idratazione e scarsa assunzione di fibre), le mestruazioni (l’intestino presenta una certa sensibilità legata alle modificazioni ormonali indotte dal ciclo mestruale), le alterazioni della flora batterica e le infestazioni da parassiti.

La “colite spastica” è una combinazione di sintomi gastrointestinali, non spiegati da patologie organiche dell’intestino, caratterizzata sa spasmi spesso di origine nervosa. Secondo le ipotesi più attendibili, all’origine della suddetta condizione, ci sarebbe una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose che innervano l’intestino e muscoli intestinali.

Il “colon irritabile” è una condizione che  deve il suo nome alla traduzione del termine medico inglese “Irritable Bowel Disease”, che significa “sindrome del colon irritabile” e indica uno stato di irritazione spesso dovuto a cause alimentari. La sindrome del colon irritabile è spesso volgarmente chiamata “colite” e questo non fa altro che aumentare la confusione tra i vari termini, confusione che aumenta ancor di più nel momento in cui vari autori tendono a far corrispondere “colite spastica” e “colon irritabile”, facendole confluire in una una unica patologia. Di fatto il trattamento di entrambe le patologie consiste in rimedi che puntano a diminuire lo stress del paziente e contemporaneamente associare un piano dietetico adeguato: entrambi gli iter terapeutici in molti casi tendono a contrastare la sintomatologia dolorosa in modo sinergico.

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Differenza tra appendicite e colite: sintomi comuni e diversi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA TRA INTESTINO TENUE E CRASSO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneCon il termine “appendicite” (in inglese “appendicitis) ci si riferisce in campo medico all’infiammazione – acuta o cronica – dell’appendice vermiforme (anche chiamata appendice cecale o solo “appendice”) cioè quella formazione tubulare facente parte dell’intestino crasso (più precisamente il suo segmento prossimale, chiamato “cieco“).  Con il termine “colite” (in inglese “colitis”), si intende – parimenti all’appendicite – una infiammazione, ma in questo caso ad essere colpito è il colon, ovvero una parte dell’intestino crasso, a tale proposito leggi anche: Differenza tra intestino tenue e crasso
Il termine “colite” dovrebbe essere limitato alle affezioni specifiche del colon, ma spesso viene usato in maniera generica, oppure per indicare condizioni nelle quali l’eziologia dell’infiammazione non è stata ancora determinata. I vari tipi di colite includono la colite ulcerosa (UC), quella di Crohn, l’ischemica, la colite infettiva, fulminante, chimica, microscopica, linfocitica e atipica.

Diffusione
L’appendicite è una delle cause, in tutto il mondo, più comuni e significativi di un forte e improvviso dolore addominale e – se complicata – può determinare la morte del paziente. La colite è più diffusa, ma non è causa di morte.

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Cause
L’appendicite è causata da un’ostruzione della cavità dell’appendice determinata quasi sempre da:

  • calcificazione di feci;
  • tessuto linfoide infiammato da una infezione virale,
  • parassiti;
  • calcoli biliari;
  • neoplasie.

Tale ostruzione porta ad  proliferazione batterica all’interno che è la causa diretta dell’infiammazione dell’appendice. Le coliti possono essere distinte in coliti primitive e coliti secondarie: nelle prime l’infiammazione si sviluppa nel colon, mentre le secondarie sono dovute a patologie che investono altri organi o apparati e successivamente raggiungono il colon. Le cause della colite non sono ancora ben precisate, molti ritengono che sia collegata a cause alimentari, altre volte questa patologia è strettamente connessa a stress psichici e/o (più raramente) fisici. Tra le cause di insorgenza o di aggravamento, va anche aggiunto un regime alimentare scorretto (scarsa idratazione e scarsa assunzione di fibre), le mestruazioni (l’intestino presenta una certa sensibilità legata alle modificazioni ormonali indotte dal ciclo mestruale), le alterazioni della flora batterica e le infestazioni da parassiti.

Sintomi
I sintomi più comuni dell’appendicite includono dolore addominale al quadrante inferiore destro, nausea, vomito e diminuzione dell’appetito. Tuttavia, circa il 40% dei casi non presenta questi sintomi tipici. Gravi complicazioni che possono accadere nel caso che si rompa l’appendice sono la peritonite e la sepsi. Alcuni sintomi della colite possono essere simili a quelli dell’appendicite, come per esempio dolore addominale, nausea, vomito e diminuzione dell’appetito. Altri segni e sintomi della colite sono:

  • variazione di consistenza delle feci;
  • alitosi;
  • sensazione di bruciore in bocca o in gola;
  • difficoltà nella deglutizione, a tale proposito leggi anche: Le 7 fasi della deglutizione (volontarie ed involontarie);
  • senso di sazietà precoce;
  • mal di stomaco, a tale proposito leggi anche: Acidità di stomaco e bruciore: tutti i farmaci antiacidi ;
  • borborigmi intestinali;
  • dolori all’ano e al perineo;
  • urgenza di urinare;
  • nicturia;
  • cefalea;
  • dolori muscolari e tendinei;
  • stanchezza cronica;
  • sonnolenza;
  • vertigini;
  • senso di occlusione della glottide;
  • perdita di peso;
  • ulcere della parete del colon che determinano sangue nelle feci e sanguinamento rettale;
  • neuro-dermatite.

Diagnosi
La diagnosi di appendicite è in gran parte basata sui segni e sintomi del paziente associati a ecografia e tomografia computerizzata (TAC). Le stesse indagini diagnostiche con immagini sono utili per fare diagnosi di colite, associate a ricerca nelle feci di sangue e pus, sigmoidoscopia, colonscopia, colture delle feci, a tal proposito leggi anche: Esame e raccolta delle feci: come si fa nel modo corretto ed a che serve

Cure
Il trattamento tipico per l’appendicite acuta è la rimozione chirurgica della appendice, che può essere eseguita tramite un’incisione aperta nell’addome (laparotomia) o in laparoscopia.
Il trattamento tipico della colite è invece di tipo farmacologico palliativo e può includere la somministrazione di antibiotici e antinfiammatori non steroidei (FANS); steroidi come il prednisolone e il prednisone; uno o alcuni dei numerosi medicinali che alleviano l’infiammazione e il dolore (butilscopolamina).  Alla chirurgia si ricorre soltanto quando il paziente soffre di infiammazioni permanenti, specialmente in caso di colite fulminante.

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Appendicite acuta e cronica: cause, sintomi e terapie

MEDICINA ONLINE TUMORE COLON RETTO INTESTINO SINTOMI INIZIALI TARDIVI DIAGNOSICon il termine “appendicite” (in inglese “appendicitis) ci si riferisce in campo medico all’infiammazione – acuta o cronica – dell’appendice vermiforme (anche chiamata appendice cecale o solo “appendice”, in inglese “appendix“) cioè quella formazione tubulare facente parte dell’intestino crasso (più precisamente il suo segmento prossimale, chiamato “cieco“).

Diffusione

L’appendicite è una delle cause, in tutto il mondo, più comuni e significativi di un forte e improvviso dolore addominale. Attualmente si verificano nel mondo circa 16 milioni di casi all’anno, che provocano circa 70.000 decessi.

Leggi anche: Appendice vermiforme: posizione, anatomia e funzione originaria

Cause e fattori di rischio

L’appendicite è causata da un’ostruzione della cavità dell’appendice che può essere dovuta a coproliti, a infiammazioni di origine virale a carico del tessuto linfoide, a parassiti, calcoli biliari, neoplasie o altre cause. L’appendicite è causata più frequentemente da una calcificazione del feci. Anche del tessuto linfoide infiammato da una infezione virale, dei parassiti, dei calcoli biliari o delle neoplasie possono causare l’ostruzione in un numero elevato di casi. L’ostruzione porta ad un aumento della pressione nell’appendice, ad una diminuzione del flusso di sangue ai tessuti della stessa e ad una proliferazione batterica all’interno che è la causa diretta dell’infiammazione. La combinazione tra l’infiammazione, la riduzione del flusso sanguigno all’appendice e la sua distensione provoca la lesioni dei tessuti e la loro necrosi (morte). Se questo processo non viene trattato, l’appendice può scoppiare rilasciando batteri nella cavità addominale, con conseguente grave dolore addominale e verificarsi delle complicanze.

Leggi anche: Differenza tra appendicite e colite: sintomi comuni e diversi

Sintomi e segni

I sintomi più comuni includono:

  • dolore addominale al quadrante inferiore destro,
  • nausea,
  • vomito,
  • anoressia (diminuzione dell’appetito).

La febbre di solito non è molto elevata con valori intorno ai 38 °C. Può essere presente sia diarrea sia stipsi. Tuttavia, circa il 40% dei casi non presenta questi sintomi tipici. Il dolore è in genere localizzato in sede epigastrica o mesogastrica che successivamente si localizza alla fossa iliaca destra, ma alcune volte il dolore è localizzato in sedi anche molto distanti e può simulare una colica biliare o renale destra (appendice retrocecale ascendente) o una patologia vescicale o ginecologica (appendice pelvica). Gravi complicazioni che possono accadere nel caso che si rompa l’appendice sono la peritonite e la sepsi.

Diagnosi

La diagnosi di appendicite è in gran parte basata sui segni e sintomi del paziente: in molti casi una accurata anmnesi ed un preciso esame obiettivo, bastano al medico per orientarsi verso la diagnosi di infiammazione dell’appendice. Tipicamente riscontra nel paziente un dolore vago in sede epigastrica successivamente localizzato in sede ileo-cecale e accompagnato da anoressia, nausea e vomito depone per un attacco acuto. Esami di laboratorio e tecniche di imaging possono essere utili per confermare la diagnosi, tuttavia in questa sede mi premne sottolineare quanto sia importante la semeiotica nella rapida diagnosi di appendicite. La ricerca della dolorabilità in alcuni punti specifici o la positività di determinate manovre può fornire indicazioni importanti. A tal proposito ricordiamo alcune manovre utili nella diagnosi:

  • Manovra di Blumberg. Questa manovra consiste nel poggiare delicatamente le dita della mano sulla parete addominale del paziente affondandola gradualmente (prima fase) e sollevandola poi di colpo (seconda fase). Si dice positiva se il dolore che il paziente avverte durante la prima fase della manovra è modesto, nella seconda fase aumenta di intensità diventando violento.
  • Manovra di Rovsing. Con le dita e il palmo della mano si esercita una pressione sull’addome a livello della fossa iliaca sinistra. Quindi la mano viene spostata progressivamente verso l’alto a comprimere il colon discendente. Se la manovra evoca dolore nella fossa iliaca destra si dice positiva ed è un segno, incostante, di appendicite acuta.
  • Manovra dello psoas. Il paziente giace in decubito sinistro (o, alternativamente, prono), e si va ad iperestendere la coscia sull’anca, a ginocchio rigido, mettendo in tensione lo psoas (la cui normale funzione interviene nella flessione della coscia). Questa manovra causa dolore se c’è appendicite, e in particolare è indice della localizzazione retrocecale dell’appendice.
  • Punto di McBurney. La pressione in corrispondenza del punto di McBurney è dolorosa in caso di appendicite acuta.

Per approfondire:

Esami di laboratorio

Nell’appendicite si verifica l’alterazione contemporanea di alcuni parametri di laboratorio. In particolare deve essere presente una leucocitosi neutrofila significativa. L’entità dei valori che possono andare da 10-19.000 comunque non rispecchia sempre la gravità del quadro clinico, mentre valori > 20.000 possono essere indicativi di una peritonite conseguenza della perforazione dell’organo.

Diagnostica per immagini

I due test di imaging più comuni per confermare una appendicite, sono l’ecografia addominale e la tomografia computerizzata (TC). Utile anche la radiografia diretta dell’addome o la risonanza magnetica. La TC ha dimostrato di essere più precisa dell’ecogradia nel rilevare l’appendicite acuta, tuttavia, può essere preferita come primo test di imaging nei bambini e nelle donne in gravidanza in quanto non comporta i rischi connessi con l’esposizione alle radiazioni ionizzanti come nel caso della TC. Sono in genere escluse le tecniche endoscopiche e radiografiche con mezzo di contrasto per il rischio di perforazione dell’appendice infiammata (ma anche del cieco).

Diagnosi differenziale

La diagnosi differenziale assume un ruolo fondamentale nei casi sospetti di appendicite. Delle appendiciti acute che vanno all’intervento chirurgico soltanto nel 50% circa dei casi si ha un riscontro obiettivo intra-operatorio e la conferma istologica. Negli altri casi il chirurgo trova una appendice bianca (priva cioè di segni di flogosi) e soltanto in una minima parte, calcolata intorno al 10-20%, può risalire alla patologia che ha scatenato il quadro di tipo appendicolare

Rischi

Gravi complicazioni che possono verificarsi in caso di rottura dell’appendice e fuoriuscita di batteri nell’addome, sono la peritonite e la sepsi. Per approfondire, leggi anche:

Cure

Il trattamento tipico per l’appendicite acuta è la rimozione chirurgica della appendice, che può essere eseguita tramite un’incisione aperta nell’addome (laparotomia) o in laparoscopia (meno invasiva, con tempi chirurgici più lunghi ma tempi di recupero post-intervento più brevi). La chirurgia riduce il rischio degli effetti collaterali correlati con la rottura dell’appendice. Gli antibiotici possono essere altrettanto efficaci in alcuni casi di appendicite non rotta. Per approfondire: Appendicectomia durata, tecnica, rischi, postoperatorio, convalescenza

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Coprostasi e colica: tumore, terapia, cosa mangiare e rischi

MEDICINA ONLINE BAGNO CACCA FECI WATER WC TOILETTE INTESTINO COLON STIPSI STITICHEZZA RETTO ANO EMORROIDI DOLORE COPROCULTURA ANALISI SANGUE FECI ANALISI INFEZIONE PESO DIETA DIMAGRIRE LASSATIVO URINA PIPI CISTITE BERE ACQUCon coprostasi in medicina si intende un transito del materiale fecale molto lento, tale che può evolvere in una accumulazione fecale priva di movimento a livello del retto, cioè della parte terminale dell’intestino crasso compresa tra il sigma e l’ano. Tale alterato transito all’interno dell’intestino condiziona, aumentandolo, l’assorbimento/sottrazione dell’acqua dalle feci, rendendo queste ultime in media più secche e dure, meno morbide. La coprostasi in media contribuisce ai sintomi della stipsi ed in particolare è frequente nella stipsi cronica, ma:

  • non coincide né con la stipsi né con la stipsi cronica;
  • non è una caratteristica obbligatoria né della stipsi né della stipsi cronica;
  • a differenza della stipsi e della stipsi cronica che sono “sindromi” e sintomi in cui il percepito e vissuto del paziente è parte fondamentale dei criteri diagnostici (si veda specie riguardo alla stipsi cronica), la coprostasi è un dato obiettivo sperimentalmente rilevabile a livello organico dai devices medici;
  • mentre la stipsi e la stipsi cronica in media sono anzitutto autodiagnosticate (e quindi percepite dal paziente) e poi eventualmente clinicamente confermate, la coprostasi non è per forza avvertita dal paziente.

Leggi anche: Coprolita (fecaloma): come si forma, quali sono i rischi, come eliminarlo

Cause e fattori di rischio della coprostasi

Molteplici possono essere i motivi per cui il fisiologico ciclo di eliminazione dei rifiuti dall’apparato gastrointestinale può subire delle modifiche di tipo temporale, ma, in ogni caso, occorre specificare che la coprostasi non è una patologia in quanto tale, bensì il sintomo di una patologia a monte. La coprostasi può generarsi anche in modo acuto quale sintomo di un impedimento alla normale canalizzazione all’interno del lume intestinale a causa di una occlusione intestinale (ad esempio da coprolita), o anche di una alterazione delle funzioni intestinali insorte in modo improvviso nello stesso intestino, la quale porti a spasmi a carico della tunica muscolare (ileo spastico) o, all’opposto, alla paralisi della stessa (ileo paralitico).

Leggi anche: Differenze tra ileo meccanico ed ileo paralitico: cause, sintomi e trattamenti

Alcune patologie di natura infettiva ed acute, tra le quali ricordiamo il tifo e la peritonite, possono dare origine a coprostasi (tifloatonia post-tifo). Qualora, al contrario, l’evento occlusivo di verifichi in modo lento, come può avvenire in presenza di carcinomi o esiti cicatriziali da ulcere che producono una restrizione progressiva del lume intestinale, la costipazione inizia a carattere appena accennato per subire poi aggravamenti successivi e progressivi in relazione e proporzionali all’entità della stessa occlusione.

I tumori possono essere causa di coprostasi, specie quelli del tratto discendente e terminale del colon, dal momento che in questa zona i tumori tendono a svilupparsi in modo circonferenziale sulla parete dell’intestino (e non longitudinale, come avviene più frequentemente nel colon ascendente) e quindi il lume del colon è ridotto. Inoltre le feci che transitano nel tratto più distale del colon sono mediamente più disidratate e dure rispetto ai primi tratti del colon. Questi sono entrambi fatti che aumentano il rischio di coprostasi.

Leggi anche: Tumore del colon retto: sintomi iniziali, tardivi e ritardo nella diagnosi

Altre tipologie di coprostasi abituale possono insorgere in caso si soffra di alcune malformazioni intestinali particolari e congenite, soprattutto all’intestino crasso ed ai legamenti relativi, in risposta alle quali alcuni tratti intestinali, e soprattutto il colon sigmoideo, il colon trasverso, ed il cieco possono presentare una morfologia ectopica o essere comunque troppo mobili, o, ancora, trovarsi fissi in posizioni non fisiologiche ed anche, magari, contemporaneamente angolati e stirati a causa di qualche aderenza peritoneale (malattia di lane, di Hirschsprung, periviscerite…).

Leggi anche: Fecaloma: tappo di feci durissime, cause, sintomi e rimedi

Segni e sintomi di coprostasi

In caso di coprostasi connessa a stipsi e specie stipsi cronica l’atto della defecazione o evacuazione è accompagnato a dolori che potranno essere anche intensi o molto intensi e può portare in casi gravi (se presente compattazione delle feci) all’occlusione intestinale. Altri sintomi e segni di una coprostasi, sono:

  • mancata defecazione;
  • malessere;
  • gonfiore addominale;
  • incontinenza fecale;
  • nausea;
  • vomito (anche di tipo fecaloide);
  • mal di testa;
  • anoressia (perdita di appetito);
  • calo del peso corporeo;
  • sintomi e segni di disidratazione;
  • sintomi e segni di emorragia intestinale;
  • febbre;
  • confusione;
  • letargia;
  • meteorismo;
  • diarrea;
  • emorroidi anche con sanguinamento rosso vivo;
  • melena (feci nere);
  • tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
  • tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
  • ipotensione arteriosa;
  • dolore anche molto intenso di tipo crampiforme ed intermittente a livello addominale (colica addominale);
  • alvo chiuso solo a feci o a feci e gas;
  • sintomi e segni di ischemia e necrosi intestinale.

Non tutti i sintomi e segni elencati sono necessariamente presenti: essi dipendono dalle cause a monte che hanno determinato la coprostasi.

Leggi anche: Le tue feci dicono se sei in salute: con la Scala di Bristol impara ad interpretarle

Rischi legati alla coprostasi

I disturbi che possono trarre origine da una coprostasi sono causati sostanzialmente dal riassorbimento di quei materiali di natura tossica i quali erano destinati all’espulsione insieme alle feci e che invece a causa del disturbo restano in sede a fare danni. Queste intossicazioni croniche si riflettono anche su altre funzionalità della vita di tipo vegetativo, e soprattutto su quelle relative allo stomaco (dispepsie, bocca impaniata, fenomeni di inappetenza…); sui centri nervosi superiori, con una attività di limitazione e disturbo delle funzioni più complesse ed importanti, anche, ad esempio, sulla prontezza nella ideazione e sulla memoria: in questo senso l’umore del paziente è facilmente influenzabile dalla coprostasi, potendosi manifestare fenomeni depressivi, tendenza ad essere insolitamente pessimisti ed eccessivamente irritabili. Di questo quadro sintomatologico fanno parte anche emicranie e cefalee ed anche frequentemente, poi anche vertigini, ronzio alle orecchie e sintomi simili. C’è poi da considerare che lo sforzo richiesto dall’evacuazione nel paziente con coprostasi, può essere causa di lesioni ed emorroidi; inoltre negli stadi avanzati, l’addome può dilatarsi e divenire diffusamente dolente, con crampi e, occasionalmente, con aumentati borbottii viscerali. L’aumentato tempo di contatto tra le feci e le pareti intestinali è un fattore di rischio per il cancro del colon. I casi più gravi di coprostasi (“compattazione fecale“) possono portare a coproliti, occlusione intestinale, (con vomito anche fecaloide), traumi alla mucosa del colon e “diarrea paradossa”, in cui feci morbide dall’intestino tenue bypassano la materia compattatasi nel colon. In caso di occlusione intestinale non trattata, possono comparire sintomi e segni di sofferenza ischemica e necrosi (morte) della porzione interessata dall’occlusione, con rischio di peritonite, perforazione della parete intestinale, setticemia, shock e perfino decesso del paziente.

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Diagnosi di coprostasi

Per diagnosticare una coprostasi e soprattutto la causa a monte che l’ha determinata, il medico si può servire di vari strumenti diagnostici come l’anamnesi (la raccolta dei dati del paziente, dei suoi sintomi, delle sue altre patologie…), l’esame obiettivo (con palpazione, percussione ed auscultazione dell’addome), esami di diagnostica per immagini (radiografie e TC, con o senza mezzo di contrasto, ecografia addominale, colonscopia…) ed esami di laboratorio (esami del sangue, analisi di un campione di feci, ricerca di sangue occulto nelle feci, biopsie…). L’esame delle feci con coprocoltura e ricerca di sangue occulto è in molti casi utile al medico per raggiungere la diagnosi, come anche la defecografia e la colonscopia tradizionale e virtuale. Se coinvolto anche l’ano, può essere effettuata anche una visita proctologica con anoscopia ed esplorazione digitale rettale.

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Terapia della coprostasi

Il trattamento per la coprostasi variare in base alle cause che l’hanno generata. Generalmente sono sconsigliati i lassativi, soprattutto se di natura salina, anche perché l’intestino ci si abitua rapidamente e facilmente, reagendo, poi, in modo esattamente opposto a quello per il quale abbiamo assunto il farmaco perché si ingenera uno stato spastico. Sono consigliate, invece, delle sostanze di natura oleosa, tra le quali oggi è molto frequente ed utilizzato l’olio di paraffina. Anche l’utilizzo di antispastici può essere ritenuto particolarmente utile, e tra questi ricordiamo l’atropina e la belladonna. Sono utilizzabili anche delle sostanze che subiscono un rigonfiamento quando si trovano nel tratto intestinale perché riassorbono l’acqua, come, ad esempio, alcune tipologie di alghe o alcuni estratti di questi tipi di alghe (agar – agar, ad esempio) che agiscono, a causa di questa loro caratteristica, al pari di masse estranee che eccitano la peristalsi dell’intestino. Tra le sostanze lassative ricordiamo il preparato di bile, la cascara sagrada ed il rabarbaro per citarne solo le più utilizzate. Se la stitichezza ostinata è legata a qualche particolare malformazione anatomica, si può intervenire con le terapie chirurgiche eseguite possibilmente in laparoscopia.

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Dieta consigliata

Per migliorare il transito intestinale ed evitare coprostasi è sempre necessario adottare una dieta ricca in fibre ed acqua ed evitare cibi che possono acuire la stipsi quali riso, banane, pane, pizza, carote e finocchi crudi.

Leggi anche: Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

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