Nell’alimentazione moderna i dolcificanti o gli edulcoranti sono sempre più diffusi e utilizzati. Negli ultimi anni il mercato propone i dolcificanti naturali come validi sostituti acalorici dello zucchero senza i potenziali effetti tossici degli edulcoranti chimici. Ma è realmente così? Gli studi sperimentali sono ancora agli albori perciò la cautela deve essere massima.
Miele
Il miele è molto simile allo zucchero per quantitativo di zuccheri semplici, calorie e indice glicemicorendendo difficoltoso il controllo della glicemia in modo analogo allo zucchero bianco. Rispetto al saccarosio da cucina apporta una maggiore varietà di zuccheri come maltosio, saccarosio, glucosio, fruttosio e destrosio insieme convitamine e minerali.
Per il diabetico è un alimento da utilizzare con moderazione calcolando il carico glicemico complessivo del pasto in cui si assume miele.
Fruttosio
Il fruttosio è lo zucchero naturalmente presente nella frutta e in altri vegetali. Spesso viene consigliato ai soggetti diabetici come dolcificante per il suo basso indice glicemico ma molti studi mostrano come, ad alti dosaggi e con una somministrazione continuativa o cronica, questo zucchero porti a una serie di alterazioni metaboliche, come la produzione di prodotti della glicazione avanzata (AGEs), insulino-resistenza, sintesi ex-novo di trigliceridi e acidi grassi.
Il fruttosio non abbassa i livelli dell’ormone della fame, predisponendo di fatto a patologie croniche come ledislipidemie, ipertensione, obesità.
L’associazione statunitense “The American Diabetes Association” sconsiglia l’uso di fruttosio come dolcificante ma precisa che non c’è ragione di evitare la quantità di fruttosio naturalmente presente negli alimenti come frutta e vegetali. La porzione come sempre fa la differenza.
Zucchero di canna integrale o panela
E’ diverso dallo zucchero di canna che si è abituati a conoscere (più simile allo zucchero raffinato) e rappresenta il primo prodotto estratto dal succo di canna senza subire ulteriori processi chimici di raffinazione. Si presenta granuloso, umido, di colore marrone e dal retrogusto di liquirizia. Contiene sostanze che vengono allontanate nei successivi passaggi chimici per ottenere lo zucchero bianco come zinco, cromo, ferro, potassio, magnesio, selenio, vitamine e fibra. La presenza di minerali e vitamine fa si che lo zucchero di canna integrale sia un valido sostituto dello zucchero bianco.
Ha un indice glicemico medio-basso e può essere consumato dai diabetici in alternativa allo zucchero raffinato ricordando di moderarne il consumo e di calcolare sempre l’apporto di zuccheri totali fatto con la dieta.
Sciroppo d’acero e succo d’agave
Sono dolcificanti estratti dalla linfa di queste piante. Oltre agli zuccheri sono ricchi di oligoelementi e vitamine. Possiedono un sapore caratteristico che può essere più o meno adatto in varie situazioni.
Questi sciroppi possono rappresentare una valida alternativa allo zucchero per i diabetici ma se ne raccomanda un uso moderato e controllato come per tutti gli alimenti zuccherati. In particolare è l’elevata percentuale di fruttosioche potrebbe essere dannosa nell’uso eccessivo e cronico (vedi la voce precedente).
Inoltre lo sciroppo d’acero è particolarmente ricco di sostanze antinfiammatorie e polifenoli, potenti antiossidanti, sui quali la scienza sta verificando la potenziale azione positiva sulla prevenzione del diabete di tipo 2 e sulcontrollo della glicemia.
Stevia
La stevia è un dolcificante estratto dalle foglie della pianta Stevia rebaudiana, in commercio in Europa dal 2011 quando l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito che l’estratto non è tossico e/o cancerogeno.
In realtà sarebbe più corretto parlare di glicosidi steviolici, ai quali è legata l’azione dolcificante e per i quali si è inserito il codice E960 tra gli additivi alimentari. Il parere dell’EFSA è che nella dose giornaliera ammissibile(DGA) di 4 mg/kg/giorno i glicosidi steviolici non risultano genotossici o cangerogenici.
Non ci sono molti studi sulla tossicità nell’uso cronico anche se si evidenzia una tossicità molto bassa. Ad oggi è considerato sicuro ma la cautela dovrebbe essere sempre massima davanti a un prodotto i cui effetti non sono del tutto chiari o controversi.
A livello metabolico il dolcificante a base di stevia sembrerebbe essere particolarmente indicato per coloro che soffrono di ipertensione, diabete di tipo 2 e/o insulino-resistenza in quanto sembrerebbe favorire il trasporto dello zucchero dentro le cellule con una riduzione dell’insulino-resistenza e un effetto ipoglicemico.
Succo d’uva concentrato
Il succo d’uva concentrato è un dolcificante naturale che condensa gli zuccheri naturalmente presenti nella frutta. Guardando la tabella nutrizionale si scopre che può arrivare a contenere il 50 % di zuccheri semplici. La quantità di zuccheri presenti suggerisce un consumo moderato e controllato, soprattutto per chi soffre di sovrappeso,sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e insulino-resistenza.
I vantaggi potenziali derivano dalla presenza di antiossidanti come polifenoli e licopene e dalla presenza di micronutrienti oltre agli zuccheri.
Non ci sono molti studi scientifici sul consumo specifico di questo dolcificante tra i diabetici pertanto se ne consiglia un uso moderato.
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Noci, mandorle e frutta secca in generale possono essere molto benefici per le persone diabetiche, obese o con sindrome metabolica. Si tratta di alimenti eccellenti in quanto fonti particolarmente buone di acidi grassi essenziali (che il nostro corpo non riesce a produrre), vitamina E ed altri antiossidanti, proteine e minerali. Numerosi studi lo confermano.
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da un patologico aumento dei livelli di glucosio nel sangue, a causa della mancanza o di un’alterazione nelle funzioni dell’insulina, un ormone secreto dal pancreas indispensabile al metabolismo degli zuccheri e al loro utilizzo come fonte di energia.
Quando consumiamo un alimento ricco di carboidrati incameriamo delle calorie a scopo prevalentemente energetico, ma le calorie dei carboidrati non son per niente tutte uguali! Alcuni carboidrati – come il fruttosio contenuto nella frutta – quando arriva nel nostro circolo sanguigno, non necessita di insulina per essere messo in riserva o utilizzato, mentre tutti gli zuccheri composti di glucosio (dall’amido dei cereali e delle patate al saccarosio che mettiamo nel caffè) hanno bisogno dell’insulina per essere utilizzati. L’insulina è un ormone molto importante per la nostra sopravvivenza, mette in riserva sotto forma di grassi lo zucchero che in circolo diventerebbe dannoso, promuove la crescita di tutti i tessuti, anche di quello muscolare. Regola l’espressione di molti geni e anche il bilanciamento del colesterolo, ma quando è in eccesso favorisce l’ingrassamento e causa fame, provoca contemporaneamente l’aumento del colesterolo cattivo (LDL) e la diminuzione del buono (HDL), aumenta le infiammazioni dalle gengive alle articolazioni, predispone al diabete, mette in circolo fiammate di estrogeni che possono portare all’insorgenza di dolori premestruali, alla formazione di cisti ovariche, fino a favorire lo sviluppo di tumori ormonosensibili.
Quando si parla di glicemia alta e di diabete di tipo 2 si scatenano le leggende metropolitane e i falsi miti. E’ facile imbattersi in pareri contrastanti e in coloro che sconsigliano, in chi soffre di diabete, tutti i frutti tranne la mela. Spesso i frutti contenenti più zuccheri vengono banditi. Per fare un po’ di ordine mentale va detto che la frutta contiene zuccheri (carboidrati) e alcuni frutti più di altri ma per poter conciliare iperglicemia e/o diabete di tipo 2 e consumo di frutta occorre considerare il “carico glicemico” del frutto e del pasto in cui si consuma frutta. Questo perché la quantità totale di carboidrati ricavati dagli alimenti assunti è spesso più importante dell’indice glicemico. In altre parole possiamo dire che è la porzione a fare la differenza: la frutta zuccherina non deve essere per forza allontanata dalla tavola ma occorre consumarne una porzione ridotta.
In caso di diabete, vale la regola che nessun cibo va ritenuto “proibito” in assoluto, ma piuttosto si deve avere la consapevolezza che certi alimenti – a forte impatto glicemico – possono essere assunti solo occasionalmente. Fra questi ricordiamo la marmellata, la cioccolata, il miele, lo zucchero, le caramelle ed il latte. Sempre d’accordo con il proprio diabetologo, è comunque possibile bere una tazza di latte parzialmente scremato o scremato al giorno, lontano dai pasti principali.
Il prediabete è una condizione che precede il diabete di tipo 2: nel prediabete la glicemia (il livello di glucosio nel sangue) è maggiore del normale (iperglicemia), ma non è così alta da permettere al medico di diagnosticare il diabete mellito, inoltre i sintomi del diabete conclamato non sono ancora apparsi. Ad oggi le ultime linee guida invitano ad usare il termine intolleranza glucidica, anzichè pre-diabete, per sottolineare l’idea che la situazione è ancora reversibile; nell’articolo si intenderà con questi 2 termini la stessa condizione, anche se sarebbe più corretto usare solo la nuova terminologia.
Il diabete insipido (DIN) è una malattia rara che – a causa del nome – viene spesso confusa con il diabete “più famoso”, cioè il diabete mellito. Il diabete mellito (di tipo 1 e 2) ed il diabete insipido, hanno effettivamente dei tratti in comune; entrambi sono caratterizzati da: