Gentalyn 0,1% crema e unguento (gentamicina): foglio illustrativo

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La storia di Johnny: con ustioni sul 95% del corpo, sogna una carriera da modello

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Intossicazione da monossido di carbonio: sintomi, danni permanenti, morte

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Le 6 fasi del decorso clinico di una ustione

MEDICINA ONLINE MEDICO ESAME OBIETTIVO ANAMNESI PATOLOGICA FISIOLOGICA FAMIGLIARE VISITA MEDICA GENERALE AUSCULTAZIONE ISPEZIONE PERCUSSIONE PALPAZIONE DIFFERENZA FONENDOSCOPIO STETOSCOPIO TORACE ADDOME SUONI SEMEIOTICAL’ustione è una lesione dei tessuti tegumentari (pelle ed annessi cutanei) provocata dall’azione di calore, sostanze chimiche, corrente elettrica o radiazioni. Possono essere di varia entità secondo l’intensità della temperatura, la durata del contatto e lo stato fisico della sostanza ustionante (solida, liquida o gassosa); in relazione alla gravità vengono distinte in gruppi (1°, 2°, 3° e 4° grado).

Il decorso clinico di una ustione può essere diviso in 6 fasi:

  1. fase dello shock nervoso per il terribile dolore;
  2. fase ipodinamica o fase dello shock ipovolemico (prime 48 ore);
  3. fase catabolica (prima della chiusura dell’ustione);
  4. fase della tossicosi da assorbimento degli essudati;
  5. fase della sepsi per infezione delle piaghe;
  6. fase della distrofia sincrasica o della convalescenza.

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1) Fase dello shock nervoso

Dura poche ore, è caratterizzato da: eccitazione psichica, dolore vivissimo, seteintensa, sudorazione, polipnea (frequenza respiro superiore alla norma), insonnia(talvolta delirio e convulsioni), diuresi scarsa o assente, atonia gastrointestinale, sbalzi di pressione.

2) Fase dello shock ipovolemico

E’ caratterizzato da: polso piccolo e frequente, pressione bassa(specie la sistolica), cianosi periferica, sudore freddo, temperatura bassa (36-35 °C) respiro superficiale e frequente, iperecitabilità nervosa alternata a periodi di depressione con sonnolenza, apatia, adinamia; necessità continua di mingere con emissione di poche gocce o anuria, alvo chiuso a feci e gas, crisi emodinamica che dura da poche ore a 3-4 giorni. Il paziente può morire per scompenso cardiocircolatorio Le modificazioni emodinamiche comprendono:

  1. tachicardia;
  2. ipotensione;
  3. riduzione della gittata cardiaca;
  4. vasocostrizione.

La gittata cardiaca può scendere al 30-50% dei valori normali a causa dell’ipovolemia e del Myocardial Depressant Factor. Spesso la gittata cardiaca tende ai livelli normali solo dopo parecchi giorni, anche se la terapia infusionale è corretta.

Le modificazioni della funzionalità renale sono dovute a:

  1. ipovolemia;
  2. vasocostrizione;
  3. apertura degli shunt artero-venosi che escludono il rene;
  4. imperatività surrenalica.

Le cellule juxtaglomerulari del rene riversano renina in circolo in risposta ad: una deprivazione di sodio, ad una ridotta pressione sanguigna (ipovolemia) e ad uno stimolo nervoso simpatico (determinato dall’ipovolemia). La renina provoca, tramite l’angiotensina, il rilascio di ormoni dalla corticale del surrene (cortisolo, mineralcorticoidi es. aldosterone, glucorticoidi, ecc.)che agiscono sul riassorbimento renale. In seguito a questi si verifica:

  1. oliguria(più o meno grave);
  2. riduzione della filtrazione glomerulare;
  3. ritenzione di sodio (aldosterone);
  4. aumentata secrezione di potassio (aldosterone).

Se la terapia è adeguata queste manifestazioni possono non comparire, in case contrario si può avere insufficienza renale simile allo schok emorragico. Dopo 2-3 settimane si può avere schok settico da gram-negativi che aggrava ancora la funzionalità renale , con possibile comparsa di una insufficienza renale acuta irreversibile spesso letale. Diverse teorie spiegano l’oliguria, che potrebbe essere dovuta a:

  • un riflesso nervoso che provoca spasmo delle arteriole afferenti;
  • l’immissione in circolo di sostanze tossiche liberate dalla zona ustionata che agirebbero o a livello glomerulare o producendo lo spasmo delle arteriole afferenti che blocca la filtrazione;
  • un tentativo renale di compensare le alterazioni idrometaboliche attraverso un maggiore riassorbimento tubulare di sodio e acqua riducendo la eliminazione urinaria Nella prima fase è stata evidenziata anche una attivazione del sistema renina-angiotensina che provoca ritenzione sodica.

3) Fase catabolica

La terza fase è caratterizzata da:

  • diminuita reattività generale dell’organismo;
  • bilancio dell’azoto negativo;
  • decadimento delle capacita difensive.

Se in questa fase sopraggiunge lo shock settico si instaura una insufficienza renale che porta alla morte. Il dato più attendibile per monitorizzare la funzionalità renale è la osmolarita plasmatica ed urinaria. Se questa continua ad aumentare (iperosmolarità progressiva) la prognosi diviene infausta. I sintomi della iperosmolarità progressiva sono: sete intensa, alterazioni della coscienza, disturbi dell’orientamento, allucinazioni, coma, convulsioni, morte. Il bilancio d’azoto negativo e il deficit energetico sono in parte legati al mancato aumento dell’evaporative water. La durata e l’intensità della fase catabolica sono in rapporto a:

  • estensione e grado dell’ustione;
  • gravità di eventuali processi infettivi;
  • regime nutrizionale;
  • durata della fase aperta delle ferite.

Durante questa fase il fabbisogno energetico di calorie è superiore a 4000cal/die. Nonostante l’instaurazione delle terapie opportune la positivizzazione del bilancio d’azoto viene raggiunta solo nella fase della convalescenza.

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4) Fase della tossicosi (shock autotossico)

Compare dopo 3-4 giorni. Il riassorbimento del trasudato e degli essudati dalle aree ustionate mette in circolo sostanze tossiche. Esse determinano, dopo un periodo di apparente benessere (caratterizzato da normalizzazione di polso, pressione e temperatura), nuovi sintomi quali: febbre elevata(39-40 °C), cefalea, nausea e ulcere emorragiche. Questa fase può durare dai 15 ai 20 giorni.

5) Fase della sepsi

E’ dovuta ad infezione delle aree ustionate facilitata dalla immunosopressione. La temperatura riprende a salire con febbre continua e remittente preceduta o accompagnata da brividi, cefalea, nausea. Il polso è frequente e la pressione si abbassa. Si ha virulenza dei germi saprofiti cutanei che nel periodo della sepsi inquinano la superficie del tessuto di granulazione (sono gram-negativi: Pseudomonas, Serratia, Klebisiella, Candida, ecc.)

6) Fase della distrofia sincrasica o fase della convalescienza

Si ha il graduale recupero del tono circolatorio, scompare la febbre, la diuresi e l’alvo ritornano alla normalità. L’ustionato è ancora pallido (anemia), magro (perdita di proteine) con ipotrofia muscolare. Se le aree di necrosi sono giunte in profondità, si potranno mantenere per settimane o mesi delle aree non riepitelizzate con tessuto di granulazione esuberante.

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Shock da ustione: cos’è, quando si verifica, sintomi e cure

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Combustione umana spontanea il mistero del neonato indiano che prende fuoLo shock da ustione è uno shock ipovolemico non emorragico (shock da diminuito volume di sangue circolante NON determinato da emorragia) che si verifica quando il paziente è sottoposto ad ustione di ampie zone del corpo.

Quando si verifica?

Non tutte le ustioni determinano shock da ustione. Per verificarsi le ustioni devono essere molto estese, sia in superficie che in profondità: essa avviene quando un’ustione di terzo grado si estende a circa 1/8 della superficie del corpo, oppure un’ustione di primo o di secondo grado raggiunge i 2/3 della superficie.

Perché si verifica?

Lo shock da ustione è legato a un’alterazione del tono e della permeabilità dei capillari prodotta da tossine che si formano nei tessuti ustionati per la scomposizione e il riassorbimento delle sostanze proteiche necrotiche. Inizialmente il sistema linfatico drena il liquido in eccesso ma ben presto la sua capacità di assorbimento si satura e compare l’edema. La permeabilità alterata dei capillari determina il passaggio di plasma dai vasi all’interstizio e ciò provoca edema, disidratazione e ipoprotidemia, che determinano diminuzione del volume di sangue circolante ed all’aumento della sua viscosità. La quantità di liquido persa dipende dall’estensione dell’ustione. I liquidi vengono persi anche direttamente con le flittene e con le secrezioni della superficie ustionata. L’alterata permeabilità capillare inoltre è più marcata nella zona dell’ustione però in realtà il fenomeno appare generalizzato cioè i liquidi vengono persi anche in zone molto distanti da quella ustionata. Il liquido che attraverso i vasi si raccoglie nell’interstizio può rappresentare una quota notevole del liquido extracellulare.

La perdita dei fluidi è massima nelle prime 24 ore dopo il trauma termico, successivamente la permeabilità capillare torna normale dopo 48 ore e inizia il riassorbimento dell’edema. In realtà non tutto il liquido del terzo compartimento (edema) può essere riassorbita. Infatti circa la metà rimane legato alle proteine interstiziali e questa quota può aumentare in relazione alle alterazioni dell’equilibrio acido-base. Il liquido dell’edema è formato da acqua, sali e proteine. I sali sono gli stessi del liquido plasmatico e interstiziale (NaCl).

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Segni e sintomi dello shock da ustione

Nello shock da ustione compaiono generalmente gravi disturbi dello stato generale, con alcuni sintomi e segni caratteristici, quali:

  • vomito;
  • convulsioni;
  • sopore;
  • perdita di coscienza;
  • ipotensione (abbassamento della pressione arteriosa);
  • ipotermia;
  • sintomi di insufficienza circolatoria;
  • emorragie nella mucosa del naso e dei bronchi;
  • abbassamento della pressione venosa centrale;
  • innalzamento ematocrito;
  • diminuzione diuresi;
  • albuminuria;
  • ematuria.

Alterazioni dell’equilibrio proteico

Nella prima settimana dopo l’ustione la perdita proteica è di 25-50 gr/die di cui 12-30 gr persi con l’ipercatabolismo che sopraggiunge dopo le prime 5-10 ore (durante le quali c’è una attività catabolica nulla ), 10-20 gr persi con l’essudato e nel liquido dell’edema. E’ stato dimostrato che la plasmaferesi cioè la perdita di proteine dal plasma non accompagnata da perdite di sali minerali e di acqua non causa shock. Inoltre parte delle proteine plasmatiche tornano in circolo tramite il drenaggio linfatico. Al contrario la perdita repentina di sodio può provocare shock e collasso cardiocircolatorio.

Alterazioni dell’equilibrio ematologico

Il numero dei globuli rossi si riduce proporzionalmente alla estensione e al grado dell’ustione per 4 motivi:

  • emolisi diretta da calore;
  • formazione di trombi vasali nell’area ustionata che intrappolano e distruggono i globuli rossi;
  • distruzione da parte del sistema reticolo-endoteliale di emazie in parte alterate;
  • fenomeno dell’agglutinazione intravascolare, anche chiamata “sludging”, che corrisponde ad un’agglutinazione di cellule del sangue che avviene all’interno del torrente circolatorio: esse formano una massa semisolida all’interno dei vasi sanguigni che può arrivare ad impedire la circolazione.

Il fenomeno dello sludging è aggravato della emoconcentrazione dovuta alla perdita dei liquidi. La carenza di eritrociti riduce il flusso ematico nel microcircolo peggiorando il deficit perfusionale e ossigenativo. Tale stato è mantenuto poi dal deficit eritropoietico (dovuto ad una ridotta utilizzazione del ferro ad alterazioni del metabolismo delle porfirine e alla diminuzione della eritropoietina in seguito al danno renale ) e dalla perdita nel tessuto di granulazione. La perdita totale durante l’intero corso della malattia può arrivare all’85% dei valori normali. Nonostante questo le trasfusioni sono sconsigliate nelle prime 72 ore. Infatti visto che la deplezione plasmatica è maggiore di quella eritrocitaria la trasfusione di sangue intero aumenterebbe solo la viscosità ematica e quindi lo sludging.

Alterazioni dell’equilibrio acido-base

Il pH normale del sangue arterioso e mantenuto a 7,4 dai sistemi tampone. Tra i più importanti tamponi ricordiamo :

  • fosfati e proteine (emoglobina) nel compartimento intracellulare;
  • sistema bicarbonato – acido carbonico nel compartimento extra cellulare.

Nell’ustionato c’è un aumento di acidi organici e inorganici per 3 motivi:

  • aumento del metabolismo anaerobio per ipossia tissutale (aumento di piruvato e lattato);
  • aumento del catabolismo proteico e necrosi tissutale (aumento di urati e solfati);
  • aumento del catabolismo degli acidi grassi per soddisfare il fabbisogno energetico (aumento dei corpi chetonici). Questi acidi ,dopo essere stati neutralizzati dai sistemi tampone ,vengono eliminati aumentando l ‘ attività respiratoria e l ‘ emuntorio renale. Spesso pero i polmoni sono danneggiati e la diuresi e ridotta a causa dell’ipoperfusione renale (vedi oltre).

Alterazioni dell’equilibrio del potassio

Si ha aumento della potassiemia perché:

  • le cellule danneggiate rilasciano il potassio contenuto;
  • l’acidosi viene tamponata in parte scambiando l’H+ extracellulare con il K+ intracellulare;
  • il K+ è scarsamente eliminato dal rene.

Alterazioni dell’equilibrio del calcio

Si ha iniziale ipocalcemia dovuta a:

  • perdita di calcio nel territorio ustionato;
  • acidosi metabolica;
  • ipereattività adrenocorticale (aumentata secrezione di ACTH che stimola la corticale del surrene a produrre cortisolo ecc.);
  • trattamento corticosteroideo.

Il cortisolo riduce l’assorbimento intestinale di calcio sia riducendo la formazione di vitamina D che esercitando una azione antagonista ad essa, aumentando la secrezione urinaria di calcio. Tardivamente si ha ipercalcemia dovuta a:

  • ipocalcemia iniziale;
  • immobilità forzata.

Tali fattori condizionano il riassorbimento di calcio dalle ossa.

Alterazioni dell’equilibrio del magnesio

Talvolta i valori di magnesio stanno nella norma, altre volte invece si osserva una ipomagnesiemia associata ad alterazioni psichiche, deliri e allucinazioni. Le cause sono:

  • la perdita diretta dall’area ustionata;
  • l’iperaldosteronismo secondario (la produzione di aldosterone viene stimolata dal rene tramite la secrezione di renina, sistema renina-angiotensina-aldosterone, ogni qual volta si verifica ipovolemia).

Nel giro di pochi giorni potrebbe verificarsi una infezione da gram-negativi (che trovano del tessuto ustionato un terreno favorevole per il loro sviluppo) che possono condurre ad uno shock endotossico. Lo shock può determinare morte del paziente, se non trattato, anche senza che siano rilevabili lesioni gravi di organi vitali o complicazioni da infezioni delle piaghe. Fra le complicazioni più temibili delle ustioni è la setticemia, che può intervenire fra il 4° e il 10° giorno ed aggrava notevolmente la prognosi.

Terapia dello shock ustione

Per una corretta terapia è necessaria per prima cosa una corretta valutazione della gravità del quadro clinico e delle alterazioni dei principali parametri emato-clinici. Sono da prendere in considerazione vari parametri, tra cui:

  • età e stato di salute generale del paziente;
  • PVC (pressione venosa centrale);
  • diuresi oraria;
  • peso corporeo;
  • Ht (ematocrito) ed altri parametri ematici;
  • pressione arteriosa sistolica e diastolica;
  • volemia (volume ematico);
  • massa globulare;
  • ionogramma;
  • osmolarità plasmatica ed urinaria;
  • equilibrio acido-base.

Lo shock da ustione è uno shock ipovolemico non emorragico caratterizzato da una bassa PVC ed elevato Ht (ematocrito), il primo provvedimento terapeutico è quindi volto a ristabilire una adeguata perfusione tissutale adeguando il volume ematico alla mutata capacita del letto vascolare. E’ necessaria una terapia infusionale corretta qualitativamente e quantitativamente e che sia adattata via via in base ai seguenti esami di laboratorio: Ht, elettroliti(Na+, K+, Cl-, Mg–, Ca++), pH, pO2, pCO2, HCO3-, PVC, diuresi, osmolarita. Essi vanno verificati 6 volte al giorno.

  • Se in corso della terapia infusionale l’Ht rimane sopra il 45% allora la velocità di somministrazione è bassa, se scende sotto il 35% allora è troppo elevata. In genere l’Ht deve essere più basso del normale soprattutto se il rene funziona bene e può quindi eliminare da solo l’H2O in eccesso. La PVC ci informa della pressione nell’atrio destro; se essa è inferire a 9 cmH2O le terapia infusionale è insufficiente se invece è superiore a 12 cmH2O significa o che la terapia è eccessiva o che c’è un deficit del cuore sinistro. Il volume di liquidi da infondere varia secondo l’autore.
  • Diuresi oraria: è un indice sufficientemente attendibile della perfusione renale (si esegue con un catetere in vescica ) Valori di urine compresi tra 0,5 e 1 mg/Kg di peso corporeo/ora indicano una buona perfusione renale.
  • Osmolarita plasmatica ed urinaria: sono indicativi per valutare la funzionalità renale e la concentrazione ionica dei liquidi infusi. Se inferiori a 290-300 allora i liquidi somministrati sono ipotonici se superiori c’è pericolo di coma iperosmolare.

Farmaci e presidi

I farmaci e presidi usati sono generalmente:

  1. cortisonici;
  2. eparina (ostacola le coagulazione intravasale disseminata o CID);
  3. inibitori di enzimi proteolitici (trasylol);
  4. dopamina (aumenta la portata renale);
  5. terapia antibiotica mirata (antibiogramma ripetuti);
  6. nutrizione parenterale (in corso di ustioni delle vie respiratorie;
  7. profilassi antitetanica.

Terapia del dolore

Anche una piccola ustione (di 1° o 2° grado) può essere molto dolorosa in quanto lascia intatte le terminazioni nervose mentre una ustione grave (3° grado) le distrugge e quindi risulta meno dolorosa. La dose di sedativo deve essere ben valutata perché ha l’obiettivo di essere:

  • abbastanza elevata per garantire il minor dolore al paziente;
  • la minima necessaria per evitare depressioni dell’attività cardio-polmonare e del sensorio.

La via di somministrazione deve essere endovenosa perché le modificazioni fisiopatologiche a carico della circolazione cutanea e del tessuto muscolare ne alterano la dinamica di assorbimento. I farmaci più affidabili sono: morfina e pyseptone. Nei bambini che mal sopportano il dolore viene dato il Pedimix (mistura pediatrica)

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Ti sei scottato? Ecco i 10 errori da evitare per non peggiorare la situazione e prevenire nuove scottature

MEDICINA ONLINE SOLE MARE ERITEMA SCOTTATURA BRUCIATURA ABBRONZATURA PELLE CUTE MELANINA SPIAGGIA MARE DONNA COSTUME SEA SAND GIRL BEACH SWIMMING WALLPAPER HI RES PICS PICTURE PHOTO BEAUTIFUL UVA UVB RADIAZIONE CANCRO NEOEcco che anche quest’anno siete caduti nello stesso errore delle scorse estati: poche ferie e poco tempo per raggiungere una abbronzatura intensa, così vi siete esposti al sole in maniera esagerata fin dal primo giorno, pensando di guadagnare tempo. Invece vi siete ritrovati con un colore talmente tendente all’aragosta che la vostra foto è finita nelle enciclopedie mediche sotto la voce “eritema solare” e con la pelle talmente dolorante che la notte vorreste dormire in piedi, se fosse possibile! Cosa fare? Premesso che sarebbe meglio evitare di scottarsi, una volta che il danno è fatto, ecco alcuni consigli per dare un po’ di tregua alla pelle e soprattutto per evitare che la situazione peggiori ulteriormente e che ci si scotti nuovamente.

1) Evita la disidratazione

Il corpo ha bisogno di acqua, a maggior ragione dopo che è stato “cotto” al sole. Le scottature non sono solo dolorose, ma privano anche il corpo dei suoi fluidi naturali, che bisogna quindi integrare assumendo per un paio di giorni più acqua, come pure succhi di frutta e bevande isotoniche, tenendo nel contempo d’occhio ogni possibile segnale di disidratazione.

2) Evita di indossare vestiti aderenti

Dopo una scottatura solare, la pelle ha bisogno di respirare, quindi i vestiti aderenti sono l’ultima cosa di cui ha bisogno. «Il corpo cerca di combattere il trauma della scottatura facendo affluire più sangue nell’area scottata, così da favorire il processo di guarigione e questo provoca già di per sé rossore ed infiammazione, che i vestiti troppo aderenti potrebbero intensificare, causando vesciche e gonfiore ancora più intenso».

Leggi anche: Impieghi terapeutici dell’aloe vera nella dieta, nella cosmesi, nelle terapie antitumorali e contro gastrite e colesterolo

3) Non usare creme idratanti contenenti alcool

Ottima l’idea di idratare la pelle, ma prima di applicare una crema su una scottatura provocata dal sole, è meglio assicurarsi che non contenga alcool, perché si finirebbe solo con l’aggravare il problema. L’alcool priva la pelle del suo film lipidico naturale quindi usato su un’ustione in via di miglioramento significherebbe rallentarne il processo di guarigione. Meglio scegliere una crema bio, con ottimo INCI, contenente l’aloe, che ha naturali proprietà anti-infiammatorie dell’aloe (un toccasana per la pelle in caso di scottature), ma sempre senza profumo, che può irritare l’epidermide ancora di più. Ecco perché i dermatologi consigliano di usare l’aloe senza profumazione o, ancora meglio, quella derivata direttamente dalla pianta. Un prodotto che vi consigliamo, è questo gel: https://amzn.to/3y8hC2N

Leggi anche: Conosci veramente il tuo idratante? Con l’INCI impari a leggere gli ingredienti di tutti i cosmetici che usi

4) Evita di far scoppiare le vesciche

Queste bolle extra di pelle servono a proteggere la zona scottata, quindi non vanno toccate per nessun motivo. Nel caso però in cui facessero davvero male si possono bucare con un ago sterile e far uscire delicatamente il siero. Successivamente bisogna applicare una crema antibiotica per 4 – 5 giorni.

Leggi anche: Differenza tra scottatura ed ustione

5) Evita alcuni tipi di trattamenti di medicina estetica

Alcune tipologie di trattamenti di medicina estetica sono da evitare quando la pelle è scottata, come ad esempio la radiofrequenza. Meglio aspettare qualche giorno, in modo che la pelle possa tornare alla normalità.

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6) Evita di riesporti al sole

Può sembrare un consiglio banale, eppure dopo una scottatura molti fanno l’errore di riesporsi al sole troppo presto, appena vedono che la pelle non è più arrossata. In questi casi è invece preferibile lasciar passare alcuni giorni prima di cercare nuovamente la tintarella, soprattutto se avete un fototipo molto chiaro. Evitate ovviamente anche lettini solari e lampade.

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7) Non coprire la scottatura col trucco

Si, lo sappiamo: avete quell’evento in cui volete arrivare con la pelle perfetta quindi vorreste truccarvi, tuttavia la pelle ustionata – per guarire – deve “respirare”, quindi coprirla col make-up non è certo una opzione intelligente per la sua salute. Senza contare che l’utilizzo di spugnette o pennelli sporchi potrebbe aumentare il rischio di infezioni o di reazioni allergiche, aggravando così il quadro generale. Importante anche evitare i tester dei negozi, spesso ricchi di virus e batteri che non vedono l’ora di prendere d’assalto la vostra gia debilitata pelle.

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8) Alimentati correttamente

Dopo una scottatura, è ancora più importante del solito fornire al corpo la giusta quantità di vitamine e sali minerali, grazie ad una alimentazione ricca di frutta e verdura di stagione. Evita i cibi eccessivamente calorici e grassi, come i fritti ed il cibo spazzatura (dolci e merendine). Può essere molto utile assumere ogni giorno un multivitaminico multiminerale, come questo che vi consigliamo: https://amzn.to/3buPj6X

9) Utilizza la giusta crema solare

Come visto al punto 6, dopo una scottatura, la cosa più intelligente da fare, sia di non esporsi al sole per alcuni giorni, ma se non lo si può proprio evitare, che almeno si usi una crema solare protettiva, da riapplicare per tutto il tempo in cui si sta all’aria aperta. L’importante è sceglierne una di alta qualità, che protegga la vostra pelle, come questa che vi consigliamo: https://amzn.to/3I3ZBXY

10) Evita di esfoliare la pelle che si sta desquamando

Quando la pelle comincia a squamarsi, è bene non interferire col processo in atto e lasciare quindi che si compia in modo naturale. Il che significa stare lontano da prodotti esfolianti, o che contengano acido glicolico o salicilico e retinolo, perché possono essere estremamente aggressivi per la pelle, soprattutto se questa è bruciata dal sole. In questi casi è bene non dimenticarsi di idratare generosamente la pelle, così da aiutarla ad esfoliarsi naturalmente e in modo uniforme.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Ustione di terzo grado: cosa fare e tempi di guarigione della pelle

MEDICINA ONLINE PRONTO SOCCORSO TRIAGE SALA ROSSA AMBULANZAURGENZA EMERGENZA INCOSCIENZA TRAUMA POLITRAUMA INCIDENTE INTERVENTO IANIMAZIONE MASSAGGIO CARDIACO RESPIRAZIONE BOCCA DEFIBRILLATORE AUTOMEDICA.Una “ustione” è una lesione dei tessuti tegumentari (rappresentati da pelle ed annessi cutanei) provocata dall’azione di calore, sostanze chimiche, corrente elettrica o radiazioni. Una ustione può essere di varia entità a seconda di vari fattori, specie l’intensità della temperatura, la durata del contatto e lo stato fisico della sostanza ustionante (solida, liquida o gassosa). A seconda della gravità, le ustioni vengono distinte in primo, secondo,terzo e quarto grado.

  • L’ustione di primo grado interessa solo lo strato più esterno della pelle ovvero: l’epidermide. Senza peraltro compromettere la barriera che essa costituisce nei confronti dell’ambiente esterno.
  • L’ustione di secondo grado oltre l’epidermide lede anche il derma, ossia il secondo dei tre strati che formano la cute (epidermide, derma, ipoderma o tessuto sottocutaneo).
  • L’ustione di terzo grado è anche la più severa, interessa tutti e tre gli strati cutanei e spesso anche lo strato adiposo e muscolare fino a coinvolgere nei casi più gravi anche le ossa.

FOTO DI USTIONE DI TERZO GRADO (IMMAGINE ESPLICITA)

Nelle ustioni di terzo grado, poiché viene lesa la cute e non solo, si ha una notevole dispersione di liquidi organici che di norma vengono da questa trattenuti. La situazione è inoltre ulteriormente peggiorata dalla liberazione nella zona dei mediatori dell’infiammazione ossia istamina e serotonina che rendono permeabili i vasi sanguigni favorendo la perdita del plasma con conseguente diminuzione del volume del sangue. Questa condizione va immediatamente corretta anzi prevenuta con massiccio reintegro di plasma perché il conseguente shock ipovolemico (diminuzione del volume sanguigno) può condurre anche alla morte.

Nelle ustioni di terzo grado, può verificarsi mioglobinuria, che porta alla formazione di urine di color rosso scuro; a tal proposito, leggi: Mioglobinuria (mioglobina nelle urine): significato, cause, esame delle urine, cure

Dolore nelle ustioni di terzo grado

Nelle ustioni di terzo grado il dolore paradossalmente è molto ridotto se non è addirittura assente perché generalmente vengono distrutte le terminazioni nervose che trasmettono lo stimolo doloroso.

Ustioni di III grado: cosa fare?

Il trattamento delle ustioni di terzo grado e prettamente ad opera del personale medico meglio ancora se effettuato in centri specializzati, quindi evitate assolutamente “fai da te” e “rimedi della nonna” quando siete di fronti a ustioni di tale gravità. Le problematiche connesse a tali lesioni oltre a quelle già accennate sono la facilità con cui si contraggono infezioni ad opera di batteri. La mancanza di porzioni di cute rende il corpo facilmente vulnerabile all’infezione di streptococchi, stafilococchi e batteri coli.

Chiamate subito soccorso o recatevi al pronto soccorso

In attesa dell’arrivo dei soccorsi è possibile prestare all’infortunato una serie di primi soccorsi che riportiamo.

  • Liberare le lesione dai vestiti se questi non vi sono attaccati sopra.
  • Raffreddare l’ustione con acqua fredda per una decina di minuti.
  • Ricoprire la parte ustionata con un tessuto sterile avendo cura che questo non aderisca alle ferite. L’ideale sono speciali garze imbevute di acido ialuronico. In mancanza possono essere utilizzate le pellicole da cucina avendo cura di eliminare i primi strati che sono sporchi.
  • Stendere l’infortunato in posizione antishock controllandone le funzioni vitali.
  • Attendere l’ambulanza.

In ospedale dopo una iniziale terapia medica per scongiurare disidratazione ed infezioni le ustioni richiederanno un trattamento chirurgico con rimozione dei tessuti necrotici e ricopertura con pelle auto trapiantata o prodotti sintetici costituiti da un film di nylon steso su una base di acido ialuronico.

Tempi di guarigione

I tempi di guarigione variano molto in base allo stato di salute del soggetto e all’estensione dell’ustione. Genericamente una ustione di terzo grado guarisce in alcuni mesi e generalmente richiede autotrapianto di epidermide, mentre in casi più gravi può portare ad amputazione.

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Lo Staff di Medicina OnLine

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