Fibromialgia: sintomi, cause, cura e tender points

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FIBROMIALGIA SINTOMI CAUSE CURA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa fibromialgia (detta anche sindrome fibromialgica, FM, o sindrome di Atlante; in inglese “fibromyalgia”) è una sindrome idiopatica Continua a leggere

Dolori alle articolazioni: cosa fare? Cause e rimedi

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTICOLAZIONE SINGOLA VARIE OSTEOARTRITE ARTRITE ARTROSI SCHELETRO MUSCOLO TENDINE LEGAMENTO PAINIl dolore articolare è un sintomo molto frequente nella popolazione, che colpisce prevalentemente gli anziani, a causa del processo di usura delle articolazioni, ma che può manifestarsi in qualsiasi fascia d’età. Non è una vera e propria patologia ma riflette un problema a livello delle articolazioni, cioè le giunzioni tra un osso e un altro, che può essere sia di natura patologica che legato a condizioni non patologiche. L’incidenza è uguale sia negli uomini che nelle donne se consideriamo il periodo pre – menopausa in queste ultime, viceversa, prendendo in considerazione le donne in menopausa, si ha un’incidenza tre volte maggiore, con un rapporto donna:uomo di 3:1. Quali sono le articolazioni coinvolte?

Le articolazioni più colpite sono quelle più esposte ad usura o danneggiamento

I dolori articolari colpiscono prevalentemente le articolazioni mobili, quelle cioè che vengono utilizzate per compiere movimento e che pertanto risultano più esposte al rischio di usura o danneggiamento. Le articolazioni che possono essere colpite sono:

  • Arto superiore: a livello delle braccia le articolazioni che possono essere coinvolte sono quella scapolo – omerale, che si trova tra la scapola e l’omero, quella del gomito, formata dall’articolazione omero – ulnare (tra omero e ulna), omero – radiale (tra omero e radio) e radio – ulnare (tra radio e ulna), e l’articolazione del polso, che è formata dal radio e dal carpo.
  • Mano: le articolazioni colpite possono essere quelle tra carpo e metacarpo, tra metacarpo e falangi, oppure tra le varie parti delle falangi (articolazioni delle dita).
  • Arto inferiore: a livello dell’arto inferiore il dolore articolare può colpire l’articolazione coxo – femorale, costituita dal bacino e dal femore, quella del ginocchio, costituita dal femore, dalla rotula e dalla tibia, e l’articolazione della caviglia con il piede o tibio – tarsica, costituita dalla tibia e dal tarso.

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Cenni di anatomia

Per comprendere meglio la genesi di un dolore articolare vediamo come sono fatte anatomicamente le articolazioni, che rappresentano una giunzione tra un osso e un altro. Nello scheletro umano esistono un gran numero di differenti tipi di articolazioni che si distinguono essenzialmente in:

  • Articolazioni fisse, come quelle che si trovano tra le ossa del cranio, che non consentono nessun movimento e che hanno soltanto il compito di tenere insieme i due segmenti ossei contigui.
  • Articolazioni semimobili, come quelle che si trovano tra le vertebre, che consentono movimenti limitati.
  • Articolazioni mobili, le più comuni, come quelle del ginocchio, del braccio o della spalla, che consentono ampi movimenti.

Le articolazioni mobili sono quelle più frequentemente colpite da dolore articolare. Anatomicamente in esse, partendo dall’esterno verso l’interno, possiamo distinguere diverse strutture come:

  • La capsula articolare, cioè il rivestimento più esterno formato da tessuto connettivo, che racchiude tutte le strutture contenute nell’articolazione.
  • La membrana articolare, che ricopre le due ossa che costituiscono l’articolazione e che è costituita anch’essa da connettivo. Viene anche chiamata membrana sinoviale.
  • Lo spazio articolare o spazio sinoviale, che si trova tra la membrana sinoviale e la cartilagine articolare che riveste la superficie delle ossa.
  • Il liquido sinoviale, contenuto all’interno dello spazio sinoviale, che ha funzione lubrificante.
  • Le due ossa, rivestite all’estremità costituente l’articolazione, da cartilagine articolare.

Alcune patologie, tipiche o meno delle ossa, possono essere causa di forti dolori articolari.

Le cause patologiche che possono portare a forti dolori articolari

  • Artrite: è una patologia che causa infiammazione delle articolazioni e che provoca l’insorgenza di dolori acuti e talvolta invalidanti. L’artrite può essere dovuta a diversi fattori scatenanti come la riduzione delle cartilagini con conseguente sfregamento delle ossa, le patologie autoimmuni, responsabili di artrite reumatoide e psoriaca in cui gli autoanticorpi attaccano le articolazioni infiammandole, la gotta, responsabile di artrite gottosa, in cui l’eccesso di acido urico provoca la formazione di cristalli che si depositano a livello dell’articolazione causando infiammazione, o alcune infezioni batteriche.
  • Obesità: chi soffre di obesità patologica rischia di soffrire anche di dolori articolari. Questo accade poichè l’eccessivo peso causa una maggiore sollecitazione delle articolazioni durante il movimento e pertanto possono esserci artrosi e degenerazione della cartilagine o infiammazione dell’articolazione.
  • Osteoporosi: è la maggiore responsabile dei dolori articolari nell’età anziana e in menopausa ed è una patologia legata alla demineralizzazione delle ossa che si verifica con l’età e con la carenza di estrogeni. Le ossa sono più fragili e quindi è più facile incorrere in fenomeni infiammatori e/o di artrosi.
  • Iperparatiroidismo: è una condizione causata dalla presenza di un tumore benigno alle paratiroidi il quale determina un’ipersecrezione di ormone paratiroideo. Questo ormone, se secreto in eccesso, causa alterazione del metabolismo del calcio ed in particolare provoca un deficit di calcio che può portare all’insorgenza di osteoporosi e di dolori articolari.
  • Problemi tiroidei: alcune patologie che riguardano la tiroide come la tiroidite di Hashimoto e l’ipotiroidismo, possono essere causa di dolori articolari. Nel primo caso il dolore è legato alla presenza di autoanticorpi che attaccano le strutture dell’organismo stesso, comprese le articolazioni, nel secondo caso invece a causare l’insorgenza dei dolori articolari è lo squilibrio metabolico causato dalla riduzione della funzionalità tiroidea.
  • Influenza: le sindromi influenzali sono spesso accompagnate da dolori articolari, questo è causato dall’infiammazione che l’infezione virale determina nell’intero organismo e che colpisce anche le articolazioni.

Le cause di tipo non patologico

I dolori articolari possono essere anche causati da condizioni non patologiche. Tra quelle più comuni possiamo citare:

  • Artrosi: sebbene spesso venga inserita tra le patologie l’artrosi è un processo degenerativo a carico della cartilagine articolare, legato all’età, alla menopausa e all’eccessiva sollecitazione articolare. L’assottigliamento delle cartilagini determina il contatto tra le due ossa che compongono l’articolazione le quali, sfregando l’una sull’altra, provocano l’insorgenza di un’infiammazione e di dolore.
  • Gravidanza: spesso in gravidanza si soffre di dolori articolari. Questo è dovuto sia ai cambiamenti ormonali che si verificano in questo periodo, sia all’aumento di dimensioni dell’utero che provoca una maggiore sollecitazione delle articolazioni, in particolare di quelle del bacino (coxo – femorale) e di quella del ginocchio.
  • Sbalzi ormonali: talvolta i dolori articolari si manifestano in determinati periodi della vita di una donna, come per esempio prima del ciclo mestruale, nel post parto, durante l’allattamento o in menopausa. I responsabili sono gli ormoni e le variazioni nei loro livelli che si verificano in questi periodi e che determinano diverse alterazioni, tra cui un’alterazione del metabolismo del calcio, possibile responsabile, insieme ad altri fattori non del tutto noti, dell’insorgenza dei dolori articolari.
  • Sport: chi pratica sport a livello agonistico può soffrire di dolori articolari. La causa è in questo caso legata all’eccessivo uso delle articolazioni per compiere movimenti frequenti e ripetitivi e questo può portare a usura della cartilagine articolare e all’insorgenza di dolore.
  • Freddo: l’abbassamento della temperatura e l’esposizione ad un clima umido sono due fattori comunemente associati alla presenza di dolore articolare. Non è ancora ben chiara l’associazione tra dolori articolari e freddo ma sembra che possa essere qualcosa legato agli sbalzi pressori e di temperatura.

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I sintomi associati al dolore articolare

Ai dolori articolari possono essere associati alcuni sintomi che possono indirizzare il clinico ad individuare con maggiore facilità la causa scatenante e a formulare una diagnosi corretta. Tra i sintomi comunemente associati abbiamo:

  • Gonfiore: l’infiammazione alle articolazioni può determinare un edema, cioè un accumulo di liquidi a livello della parte infiammata, che causa gonfiore articolare. È una condizione tipica di tutti i processi infiammatori.
  • Arrossamento: il rossore a livello dell’articolazione dolorante è sintomo di infiammazione in corso. È particolarmente frequente in caso di artrite reumatoide o gottosa.
  • Febbre: la febbre può verificarsi in associazione ai dolori articolari in caso di influenza.
  • Rigidità: la rigidità delle articolazioni accompagnata a dolore è tipica di situazioni autoimmuni come l’artrite reumatoide o di reumatismi causati da freddo.
  • Dolori muscolari: in caso di influenza o di ipotiroidismo, di artrite o ancora di dolori articolari da sport è possibile che si verifichino contemporaneamente dolori a carico dei muscoli.
  • Prurito: talvolta insieme al dolore articolare può manifestarsi un intenso prurito. Un esempio può essere l’artrite psoriaca, in cui si ha la presenza di chiazze rossastre e pruriginose sulla pelle e la contemporanea presenza di dolore articolare.
  • Dolore alla schiena: si accompagna spesso ai dolori articolari in caso di influenza, in cui hanno dolori alle ossa diffusi, in caso di obesità, in cui la schiena viene sollecitata eccessivamente come avviene alle articolazioni, e in caso di gravidanza, in cui il peso dell’utero aumentato di volume causa un maggiore affaticamento di schiena e articolazioni.

Diagnosi: come scoprire la patologia di base

La diagnosi di dolore articolare è importante al fine di identificare la causa che ha portato all’insorgenza del dolore e per predisporre un trattamento terapeutico adeguato. La diagnosi di dolore articolare viene eseguita dal medico ortopedico prevalentemente sulla base dell’anamnesi, dei sintomi riferiti dal paziente e dell’esame obiettivo. Il medico potrà poi decidere di eseguire altri esami, volti ad identificare la causa che ha portato all’insorgenza di dolore.

Tra questi possiamo citare:

  • Esami del sangue: possono essere utili per comprendere se vi siano patologie che possono portare a dolori articolari. In particolare può essere utile valutare la presenza di autoanticorpi, che possono essere indice di patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide, o l’eccesso di acido urico, responsabile della gotta.
  • Radiografia: tramite l’utilizzo dei raggi X è possibile vedere lo stato delle articolazioni, valutando se vi è assottigliamento della cartilagine, se è presente edema (cioè accumulo di liquido) e se c’è la presenza di deformità ossea dovuta ad artrosi o artrite.
  • Densitometria ossea: è un particolare tipo di esame che serve a valutare la composizione dell’osso in termini di contenuto di minerali. È utile per sapere se il soggetto soffre o meno di osteoporosi, che potrebbe essere la causa dei dolori articolari.

Rimedi naturali per i dolori articolari

Per trattare in maniera naturale il dolore alle articolazioni è possibile ricorrere a rimedi di natura fitoterapica oppure omeopatica o ancora all’assunzione di integratori alimentari. Tutte le le terapie mirano a ridurre il fenomeno infiammatorio a carico delle articolazioni che provoca il dolore, ed in particolare la fitoterapia si avvale di:

  • Artiglio del diavolo: contiene come principio attivo l’arpagoside, insieme a triterpeni e flavonoidi, che gli conferiscono proprietà antinfiammatorie. Si può applicare, sottoforma di pomata, a livello dell’articolazione dolente, massaggiando fino al completo assorbimento, oppure può essere assunto sottoforma di gocce di tintura madre o di infuso.
  • Curcuma: grazie al suo contenuto di curcumina, la curcuma è un ottimo antinfiammatorio e antidolorifico naturale. Si può utilizzare per realizzare un unguento casalingo, miscelandola all’olio di oliva e poi applicandola sulla parte da trattare, oppure assumendo il preparato per via orale, utilizzandolo come condimento.
  • Spirea: contiene tra i suoi principi attivi gli acidi salicilici, che hanno una ben nota azione antinfiammatoria (l’acido acetilsalicilico è infatti il componente principale dell’aspirina). Può essere utilizzata sottoforma di pomata, da applicare in base alle necessità, o può essere assunta per via orale, sottoforma di gocce o di capsule.
  • Bowsellia: è una pianta che tra i suoi principi attivi contiene acidi triterpenici pentaciclici come l’acido boswellico, che le conferiscono proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Può essere utilizzata come componente di pomate e unguenti che vanno spalmati direttamente sulla parte da trattare, oppure sottoforma di estratto secco.
  • Acido ialuronico: è un costituente naturale del tessuto connettivo che appartiene alla categoria dei glucosamminoglicani e che ha la capacità di trattenere l’acqua (cioè di idratarsi) e di svolgere un effetto antinfiammatorio,cicatrizzante e lubrificante. Si può assumere sottoforma di capsule.Tra gli integratori alimentari che possono aiutare a ridurre i fenomeni infiammatori abbiamo quelli a base di:
  • Glucosammina: appartiene alla categoria degli zuccheri amminici, ed è precursore dei glicosamminoglicani, che costituiscono gran parte della cartilagine. Per tale motivo può essere usata nel trattamento dei dolori articolari e si assume, solitamente, sottoforma di capsule.
  • Collagene: costituisce moltissimi tessuti nel nostro corpo tra cui anche tendini e cartilagine. Tende a ridursi con l’avanzare del’età e pertanto, assumendolo per via orale sottoforma di capsule, è possibile aumentarne la quantità e alleviare la sintomatologia dolorosa alle articolazioni.

Infine, tra i rimedi omeopatici, da assumere a concentrazioni e posologie diverse in base ai casi, che vanno decise dall’omeopata dopo aver esposto il nostro problema, possiamo citare:

  • Bryonia: da utilizzarsi nel caso in cui il dolore articolare peggiora con il movimento, questo rimedio è indicato nel caso in cui si presentino, insieme al dolore, gonfiore e rossore dell’articolazione.
  • Rhus toxicodendron: va utilizzato in caso di dolore articolare con coinvolgimento dei tendini e dei legamenti, ed in caso di dolore di tipo artrosico che si accompagna a rigidità dell’articolazione e che si manifesta principalmente la mattina al risveglio.
  • Kalicum carbonicum: molto utile nel trattamento di dolori articolari legati all’obesità o al periodo della menopausa. Utile anche per l’artrosi localizzata alle ginocchia.
  • Calcarea carbonica: è un rimedio che risulta particolarmente utile quando il dolore articolare è causato dall’osteoporosi legata all’avanzamento dell’età e quando il dolore si intensifica se ci si espone ad un clima umido.
  • Pulsatilla: questo rimedio è particolarmente utile per i dolori che si presentano a livello delle articolazioni del ginocchio, della caviglia e delle mani, e delle anche.

Rimedi farmacologici per alleviare i sintomi

Il trattamento farmacologico del dolore articolare è mirato a risolvere il sintomo ma spesso non la causa scatenante, per la quale i rimedi variano in base ai casi. Per il trattamento della sintomatologia dolorosa è possibile impiegare i seguenti farmaci:

  • FANS: gli antinfiammatori non steroidei (FANS) sono i farmaci più utilizzati per il trattamento dei dolori articolari. Tra quelli maggiormente usati abbiamo l’ibuprofene, il naprossene sodico, e l’indometacina. Si possono assumere per via orale, ed in questo caso non possono essere impiegati per molto tempo e ad alte dosi poichè hanno un effetto collaterale importante sulla mucosa gastrica e possono portare all’insorgenza di gastrite erosiva o ulcera, oppure sottoforma di pomata da applicare direttamente sulla parte da trattare.
  • Paracetamolo: conosciuto con il nome commerciale di tachipirina, questo farmaco ha effetto antidolorifico e antinfiammatorio ma, a differenza dei fans, non causa effetti collaterali al sistema gastrointestinale e pertanto può essere assunto per un periodo di tempo maggiore. Esiste in commercio sotto varie forme come capsule e soluzioni granulari.
  • Corticosteroidi: sono dei potenti antinfiammatori che vanno utilizzati in caso di processi infiammatori molto forti o che non rispondono ai fans e al paracetamolo. Il più utilizzato è il cortisone che può essere assunto per via orale, tramite pomata per applicazioni locali, o essere utilizzato per fare delle infiltrazioni direttamente sulla parte da trattare.
  • Altri farmaci possono poi essere impiegati in base alla causa scatenante, come per esempio gli immunosoppressori in caso di artrite reumatoide o psoriasica, oppure la colchicina in caso di artrite gottosa.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

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Sindrome di Sjögren: sintomi, invalidità, terapia e mortalità

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINDROME SJOGREN SINTOMI TERAPIA MORTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa sindrome di Sjögren (in inglese “Sjögren’s syndrome”) è una malattia infiammatoria cronica su base autoimmune, caratterizzata dalla distruzione di ghiandole esocrine (ghiandole salivari minori, ghiandole lacrimali, parotidi) mediata dai linfociti T. C’è inoltre un’eccessiva attivazione dei linfociti B con produzione di autoanticorpi quali fattore reumatoide (FR), anti SS-A/Ro e anti SS-B/La. La malattia è caratterizzata da periodi di stasi alternati ad altri di riacutizzazione. Può essere anche il primum movens a distanza di anni di una malattia immunitaria più grave, spesso dell’artrite reumatoide.

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Che cos’è la sindrome di Sjögren?

La sindrome di Sjögren primaria è una malattia immunologica caratterizzata principalmente da secchezza orale e oculare, ma può coinvolgere anche altri organi e apparati, come il sistema nervoso centrale e periferico e le articolazioni. La sindrome di Sjögren secondaria si associa con lo stesso corredo di segni e sintomi ad altre malattie reumatologiche, soprattutto alle connettiviti, ma anche all’Artrite Reumatoide.
La malattia ha una frequenza pari all’1% e colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 30 e i 50 anni, con un rapporto maschi:femmine di 1:20.

Quali sono le cause della sindrome di Sjögren?

Le cause della malattia non sono note. Si ritiene che alla base ci sia un trigger infettivo e una conseguente reazione autoimmune contro l’epitelio dei dotti ghiandolari. L’infiltrazione linfocitaria delle ghiandole salivari e lacrimali porta a una progressiva perdita di funzione secretoria e a un’alterazione della qualità di lacrime e saliva. La sindrome sembra essere associata a una predisposizione genetica legata ai geni HLA-DRw52 (che aumenta di 20 volte il rischio di sviluppare la malattia) e HLA-DR3, nonché probabilmente all’infezione virale da EBV e da HTLV-1.

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Quali sono i sintomi della sindrome di Sjögren?

Sintomi e segni caratteristici sono:

  • Secchezza della mucosa orale (xerostomia) che porta a disfagia e a infezioni del cavo orale
  • Secchezza oculare (xeroftalmia) caratterizzata da cheratocongiuntivite
  • Secchezza delle vie aeree (xerotrachea) con bronchiti ricorrenti, inoltre l’infiltrazione linfocitaria del polmone può evolvere in fibrosi polmonare
  • Secchezza vaginale
  • Tumefazione delle ghiandole salivari maggiori
  • Poliartrite non erosiva
  • Frequente associazione con la cirrosi biliare primitiva
  • Fenomeno di Raynaud
  • Porpora cutanea per vasculite
  • Problemi gastrointestinali (gastrite atrofica e deficit pancreatico che porta a dispepsia, anoressia e meteorismo)
  • Pericardite
  • Aumento di 40 volte del rischio di neoplasie linfatiche (linfomi non Hodgkin a cellule B), in particolare a carico delle parotidi

Diagnosi

I criteri classificativi della sindrome di Sjögren sono stati recentemente rivisti e comprendono la presenza di due elementi tra test di alterata secrezione lacrimale positivo (test di Schirmer, test alla fluoresceina, test al verde di Lissamina, BUT); biopsia delle ghiandole salivari minori probante; presenza degli anti-SSA o degli anti-SSB o degli ANA a titolo > 1:320 e fattore reumatoide. Alla base della diagnosi vi è la sintomatologia tipica persistente, la dimostrazione dell’alterata secrezione di lacrime e saliva e la presenza di anticorpi come ANA, anti-SSA, anti-SSB e il fattore reumatoide. In alcuni casi per la diagnosi è necessaria la biopsia delle ghiandole salivari minori delle labbra, che dimostra aggregati di linfociti periduttali (> 50/4 mm2) definiti foci. Altri esami invasivi possono essere indicati se si sospetta un’evoluzione linfomatosa di malattia. In sintesi:

  • Test di Schirmer (positivo se la carta bibula messa nel fornice congiuntivale inferiore per 5 minuti si imbibisce per meno di 5 mm)
  • Test del Rosa Bengala o con verde di lissamina (che colora le aree di congiuntivite)
  • Scialografia, ScialoTC e Scintigrafia con Tecnezio pertecnetato
  • Presenza nel Siero di FR, ENA (anticorpi anti antigeni nucleari estraibili) come gli SSa/Ro e SSb/La e ipergammaglobulinemia all’elettroforesi delle proteine sieriche (nel 90% dei casi)
  • Biopsia del labbro inferiore (dove sono presenti ghiandole salivari minori)

Trattamenti

Il trattamento della malattia si basa sull’uso di sostituti salivari e lacrimali (lacrime o salive artificiali). Se tollerato, è indicato il trattamento con farmaci che aumentano la secrezione di saliva e lacrime come la pilocarpina. Per controllare manifestazioni come le artralgie e l’astenia possono essere utilizzati gli anti-malarici come l’idrossiclorochina. Per altre manifestazioni d’organo come la parotidomegalia e le neuropatie sono indicati gli steroidi e l’azatioprina.

Mortalità

La patologia ha generalmente una prognosi benigna: i tassi di mortalità nei pazienti con Sindrome di Sjögren sono comparabili a quelli della popolazione generale.

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Sclerodermia: cause, sintomi e cura

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SCLERODERMIA CAUSE SINTOMI CURE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa sclerosi sistemica (o sclerodermia, in inglese “scleroderma”) è una malattia del tessuto connettivo che coinvolge il sistema vascolare, la cute (il termine sclerodermia significa infatti “pelle dura”) e gli organi interni. La sclerodermia colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 30 e i 50 anni. Come tutte le malattie autoimmuni ha una genesi multifattoriale.  In greco antico sclerodermia significa letteralmente “pelle dura”.

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Che cos’è la sclerosi sistemica?

La Sclerosi Sistemica è una malattia del tessuto connettivo che coinvolge il sistema vascolare, la cute (il termine sclerodermia significa infatti “pelle dura”) e gli organi interni.
La caratteristica principale della malattia è l’abnorme produzione di collagene e di matrice extra-cellulare che provoca fibrosi della cute, degli organi interni, principalmente il polmone, modificazioni a carico dei vasi e del sistema nervoso autonomo con alterazioni vasomotorie, ulcere cutanee, ipertensione polmonare e disregolazione della motilità dell’apparato digerente.
Esistono forme di sclerosi cutanea senza interessamento degli organi interni (morfea e sclerodermia lineare), definite Sclerodermia Localizzata, di principale interesse dermatologico, oltre a forme di sclerosi cutanea legate all’esposizione a sostanze tossiche e associate alla graft versus host disease.
La sclerodermia colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 30 e i 50 anni, con un rapporto femmine\maschi di 3-15:1. L’incidenza è di 0,9-19 nuovi casi/milione di abitanti/anno. Possono verificarsi casi di familiarità, ma più spesso è una malattia è sporadica.

Quali sono le cause della sclerosi sistemica?

Come tutte le malattie autoimmuni la Sclerosi Sistemica ha una genesi multifattoriale: è caratterizzata da una disregolazione di fattori che regolano la nascita di nuovi vasi e del sistema immunitario, con produzione di autoanticorpi specifici, come gli anti-Scl70 e gli anticentromero, spesso associati a diverse manifestazioni d’organo. Gli anti-Scl70 sono in genere presenti nelle forme con interessamento cutaneo diffuso e con fibrosi polmonare, gli anticentromero sono più frequenti nelle forme con interessamento cutaneo limitato e con ipertensione polmonare isolata. Le più precoci manifestazioni cliniche sono a carico del sistema microvascolare e nervoso autonomo e sono costituite dal fenomeno di Raynaud, che è una trifasica (pallore, cianosi, eritema) alterazione del colorito delle estremità di mani, piedi, e qualche volta del naso, dei padiglioni auricolari e della zona periorale, talvolta associata a parestesie e ulcere cutanee.

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Quali sono i sintomi della sclerosi sistemica?

  • Cute: ispessimento e indurimento della cute, con retrazione ad artiglio delle dita delle mani, spianamento dei solchi del volto (facies amimica), microcheilia, melanodermia, calcinosi.
  • Sistema nervoso autonomo: fenomeno di Raynaud, dismotilità del tratto digerente con discinesie, reflusso gastro-esofageo, sindrome da malassorbimento, stipsi, diarrea, incontinenza fecale.
  • Sistema circolatorio: ulcere, teleangectasie, ipertensione polmonare isolata o secondaria a fibrosi polmonare.
  • Impegno polmonare: sindrome restrittiva da fibrosi polmonare.

Possono essere presenti inoltre: artralgie, artrite, impegno renale (va dalla lieve insufficienza renale cronica alla crisi renale sclerodermica, ovvero un’insufficienza renale rapidamente progressiva con ipertensione arteriosa maligna) e impegno cardiaco variabile dai disturbi di conduzione e del ritmo cardiaco alla miocardite.

Diagnosi

I criteri classificativi formulati dall’American College of Rheumatology nel 1980 prevedono un criterio maggiore, sclerosi cutanea prossimale alle dita delle mani, e uno tra i criteri maggiori o due criteri minori: sclerodattilia, fibrosi polmonaredocumentata alla radiografia del torace, ulcere cutanee o pitting scar.

Le red flags (letteralmente “bandierine rosse”) per la diagnosi precoce di malattia, ovvero i segni clinici particolarmente sospetti individuati dal gruppo europeo per lo studio della Sclerosi Sistemica, EUSTAR, comprendono:

  • la presenza di puffy hands (mani edematose e paffute),
  • il fenomeno di Raynaud,
  • la presenza di anticorpi anti-Scl70 o anticentromero e lo scleroderma pattern, una tipica alterazione dei capillari pei ungueali individuata alla capillaroscopia.

I pazienti vengono classificati anche in base al coinvolgimento cutaneo in tre subset:

  • forma diffusa: sclerosi cutanea che si estende prossimalmente ai gomiti o alle ginocchia o che interessa tronco o addome;
  • forma limitata: sclerosi cutanea distale rispetto a gomiti e ginocchia; comprende anche la forma CREST (calcinosi cutanea, Raynaud, esofagopatia, sclerodattilia, teleangiectasie);
  • forma sine scleroderma: assenza della sclerosi cutanea, ma presenza di impegno tipico degli organi interni e anticorpi specifici di malattia.

Le indagini per la diagnosi di malattia, per la ricerca e la stadiazione dell’impegno d’organo comprendono, oltre alla determinazione degli autoanticorpi ANA e anti-ENA:

  • capillaroscopia per la ricerca dello scleroderma pattern (megacapillari e aree avascolari);
  • spirometria, DLCO, TC torace ad alta risoluzione per lo studio dei polmoni;
  • ECG Holter, ecocardiogramma con eventuale cateterismo dx, RMN cardiaca per lo studio del cuore;
  • manometria esofagea e rettale, radiografia ed esofagogastroduodenoscopia per lo studio del digerente.

Trattamenti

Il trattamento del fenomeno di Raynaud e delle ulcere cutanee si basa sull’uso di farmaci calcio-antagonisti, di prostanoidi endovena e dell’inibitore non selettivo dell’endotelina, il bosentan.

Il trattamento della fibrosi polmonare prevede la somministrazione di ciclofosfamide per bocca o endovena e una terapia di mantenimento con azatioprina.

Il trattamento dell’ipertensione polmonare isolata si basa sull’uso di inibitori dell’endotelina selettivi e non, come l’ambrisentan e il bosentan, degli inibitori delle fosfodiesterasi, come il sildenafil ed il tadalafil, e di prostanoidi come l’epoprostenolo. Sono in corso di studio trattamenti sperimentali con altri immunosoppressori come il micofenolato mofetile e con farmaci biologici.

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L’altezza media mondiale nel 2017 di maschi e femmine [TABELLA]

MEDICINA ONLINE TALL SHORT MAN GIRL WOMAN BOY ALTEZZA STATURA AUMENTARE AUMENTO ALTEZZA CENTIMETRI LUNGHEZZA MONDO MEDIA ITALIANA ITALIA MONDO MEDIA PER REGIONE OSSA ORMONI GH CRESCITA PUBERTA SALDATURA OSSEA.jpgDal punto di vista della specie umana in generale, senza quindi la distinzione uomo-donna, l’altezza standard mondiale nel 2017 è considerata 165 cm e può variare tra i 135 cm (-20% dell’altezza standard) e i 200 cm (+20% dell’altezza standard). L’altezza standard di 165 cm non è la media vera e propria, vista l’impossibilità di misurare ogni singolo individuo del pianeta, tuttavia è considerata la più verosimile dal punto di vista medico.

L’altezza media può variare fortemente da nazione a nazione: ad esempio gli europei ed i nord-americani, solitamente, sono più alti degli africani, anche grazie a un tenore di vita migliore. Le medie più alte al mondo si registrano, oggi, nella Serbia e nel Montenegro, sulle Alpi Dinariche. Le più basse, invece, sono nel Sud-Est Asiatico. Si registrano delle diminuzioni, rispetto alle loro aree geografiche, in Corea del Nord, Messico, in Portogallo e in Perù. La statura media mondiale tra 18 e 24 anni è invece di circa 175 cm negli uomini e di 170 cm nelle donne.

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L’altezza in Sardegna

In Sardegna negli ultimi 60 anni secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), si è registrata la crescita di statura media più alta al mondo tra le nuove generazioni, questo secondo diversi ricercatori è riferibile a diversi fattori tra i quali: selezione, movimenti migratori, dieta. Per quanto riguarda il fattore della selezione sessuale uno studio effettuato sulla popolazione di Alghero ha dimostrato che i maschi adulti più alti potrebbero avere maggiori probabilità di sposarsi e quindi di riprodursi rispetto ai maschi adulti di statura bassa, tuttavia non è del tutto chiaro il fenomeno della selezione sessuale nell’uomo, visto che per contro, le femmine adulte di statura medio bassa hanno maggior probabilità di avere prole rispetto alla controparte di statura alta, ciò presuppone che vi siano complesse regolazioni genetiche e ambientali che regolano la crescita ossea, fattori non riconducibili alla sola statura dei genitori. Inoltre è stato proposto che anche l’eradicamento della malaria nel secondo dopoguerra abbia contribuito a questo innalzamento; la teoria è confermata dal fatto che l’abbassamento di statura corrispose alla venuta dei Cartaginesi in Sardegna che portarono con loro il plasmodio della malaria che provocò un’epidemia costante per oltre due millenni, compromettendo lo sviluppo fisico delle popolazioni insediate nelle zone malariche (la statura media maschile in età nuragica, precedente alla diffusione della malaria, era pari a 1,66 m quindi superiore di 3–4 cm rispetto a quella dei sardi del 1850). Le statistiche rivelano che, nell’arco temporale 1894-1990, la popolazione sarda ha avuto un incremento di statura di 1,13 cm/decennio, contro l’1,06 cm/decennio del resto d’Italia, inoltre secondo le analisi antropometriche realizzate sui soldati di leva negli ultimi 60 anni, si nota che la popolazione maschile sarda è quella che ha subito un incremento di statura media superiore rispetto al resto degli italiani, confermando che tale innalzamento è da imputare in parte anche alla scomparsa del morbo della malaria.

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Europa

Nel Vecchio Continente si notano divergenze tra il nord e il sud dell’Europa. In Scandinavia l’altezza media è di 1,78 – 1,79 m per gli uomini e di 1,66 m per le donne. Da notare che gli antichi abitanti della penisola Scandinava, i sami (o lapponi), siano la popolazione più bassa di statura in Europa, con 157 cm di media. Importante anche sottolineare che i finlandesi, che abitano più a nord rispetto agli abitanti della Svezia e della Norvegia, concentrati nelle aree meridionali della Scandinavia, sono più bassi: 3 cm in meno gli uomini, 2,5 cm in meno le donne. In realtà la minore statura in Finlandia è da attribuirsi a differenze genetiche: i finlandesi, infatti, sebbene attualmente presentino caratteristiche somatiche simili a quelle delle altre popolazioni vicine, derivano da una popolazione che si stabilì, secoli fa, nella regione scandinava e in quella corrispondente all’attuale Ungheria. Ungheresi e finlandesi parlano infatti una lingua per molti versi simile, appartenente al ceppo ugro-finnico. Restando a nord, nell’Europa orientale (Russia) si rilevano 1,76 m per gli uomini e 1,64 m per le donne. Nell’Europa centro-settentrionale e atlantica l’altezza media scende rispetto alla Russia: i francesi sono alti in media 175,5 cm per gli uomini, e 163 m per le donne, mentre gli inglesi misurano rispettivamente 1,76 m e 1,62 m, dati comunque simili tra loro che danno una media matematica tra Francia e Regno Unito (analogamente a quanto fatto per i paesi scandinavi) di 175,75 cm per gli uomini (3,25 cm in meno degli scandinavi) e 162,5 cm per le donne (3,5 cm in meno delle scandinave). L’Europa meridionale registra, rispetto a Francia e Regno Unito, un ulteriore lieve abbassamento della statura media. Gli uomini (media tra italiani e spagnoli) misurano 175 m di media , mentre le donne hanno una statura media di 1,62.5 m. La palma degli europei più alti tocca proprio a una regione meridionale europea: le Alpi Dinariche, vale a dire le regioni costiere del Montenegro, con un’altezza media di ben 183 cm tra gli uomini e 172 cm per le donne. Questa eccezione dà ragione alle ipotesi dell’esistenza di un particolare fenotipo umano: quella che era un tempo detta razza dinarica, indicabile oggi non più con il termine ‘razza’ ma come ceppo appartenente all’Aplogruppo I (Y-DNA). Ecco, riassumendo le medie, uomini e donne delle varie aree geografiche d’Europa:

  • Europa settentrionale (Scandinavia) = 179,7 cm (U); 166 cm (D)
  • Europa nord-orientale (Russia) = 176 cm (U); 164 cm (D)
  • Europa centro-atlantica = 179 cm (U); 166 cm (D)
  • Europa meridionale = 177,8 cm (U); 165 cm (D)
  • Alpi Dinariche = 183 cm (U); 172 cm (D)

America

Negli Stati Uniti, un uomo adulto è alto in media 176 cm, mentre una donna misura 162 cm. In Canada la situazione è pressoché identica: 174 cm di statura per gli uomini, e 162 cm per le donne. Da notare che negli USA, la popolazione del Messico che vi risiede è più bassa della media nazionale: un messicano statunitense è alto in media 169 cm (7 cm più basso di un WASP), le donne 158 cm (4 cm in meno delle americane bianche). Per quanto riguarda il Brasile, il dato è di 169 cm per gli uomini e 160 cm per le donne. Leggera flessione nell’America Latina, soprattutto in Perù, e nella zona artica rispetto agli Stati Uniti e al Canada.

Record

Al momento il record di uomo più alto della storia è dello statunitense Robert Wadlow, alto 2,72 m. Celebri anche Don Koehler (249 cm), e Suleiman Ali Nashnush che, con i suoi 245 cm, è stato il giocatore più alto della storia del basket.

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Asia e Oceania

Nel continente asiatico le altezze medie sono molto differenti a seconda della regione. Se in Medio Oriente la media si aggira intorno ai 170 cm, in Indonesia gli uomini sono alti mediamente 158 cm (come le donne giapponesi) con individui di entrambi i sessi che non superano 1,50 m. In Giappone la media per le persone di sesso maschile è 171 cm. In generale si può dire che c’è un calo nell’intero Sud-Est asiatico rispetto al Medio Oriente, alla Cina e all’ex Unione Sovietica. Le nazioni appartenenti all’arcipelago che separa l’Asia dal continente oceanico hanno la statura media più bassa del pianeta. Da sottolineare la differenza, invece, tra il Corea del Nord e il Corea del Sud, nonostante siano due nazioni che occupano la stessa regione, è mediamente di 7 cm a vantaggio dei Sudcoreani (1.78 m). In Australia la media è 1,78 m per gli individui di sesso maschile, 1,63 per quello femminile. In Nuova Zelanda scende di 2 cm la media degli uomini (1,76 m), mentre le donne sono mediamente più alte di 1 cm (1,64 m).

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Africa

In Africa esistono popoli con un’altezza fuori dal comune: ne sono un esempio i Pigmei, mediamente alti attorno 1,40 m, i Dinka o i Tutsi che non di rado superano i due metri o, ancora, i Maasai, alti quasi quanto i Watussi. La media si aggira intorno ai 170 cm per gli uomini a causa di una grande diversità di statura tra i vari individui. Le nazioni con la statura media più alta sono quelle che sorgono intorno al fiume Nilo, tra cui Egitto e Sudan. Questo fiume ha infatti permesso alle popolazioni locali uno stile di vita migliore rispetto al resto dell’Africa. Nel Sud-Est africano si registrano invece le stature più basse, anche inferiori a 1,65 m, con l’eccezione del Madagascar, in cui gli uomini superano anche 1,70 m. Le stature medie sono più alte nell’Africa del Nord rispetto a quella centrale.

I dati raccolti nella tabella sono tratti da fonti disparate, e hanno fine esclusivamente illustrativo.

Sistema metrico Sistema anglosassone Altri dati inerenti alle statistiche
Stato Uomini Donne Uomini Donne Fascia di età Tipo ricerca Anno
Albania 173 cm 166 cm 5 ft 10 in 5 ft 5 in 20-24 Misurazione
Arabia Saudita 173,6 cm 160 cm 5 ft 9 in 5 ft 4 in
Argentina 174 cm 162 cm 5 ft 8 in 5 ft 3 in 19 Misurazione 1998-2001
Australia 178,2 cm 163,7 cm 5 ft 10,2 in 5 ft 5 in 18-64 Misurazione 1995
Austria 179,6 cm 167,1 cm 5 ft 10,7 in 5 ft 6 in 21-25 Sondaggio 1997-2002
Azerbaigian 171,8 cm 165,4 cm 5 ft 8 in 5 ft 5 in Dai 16 in su Misurazione 2005
Bahrein 166,6 cm 155,7 cm 5 ft 5 in 5 ft 3 in Dai 19 in su Misurazione 2002
Belgio 179 cm 167 cm 5 ft 10 in 5 ft 6 in 17 Misurazione
Brasile 169 cm 158 cm 5 ft 7 in 5 ft 2 in 21-65 Misurazione 2016
Camerun 170,6 cm 161,3 cm 5 ft 7 in 5 ft 4 in Dai 18 in su Misurazione 2003
Canada 174 cm 162 cm 5 ft 9 in 5 ft 3 in Dai 18 in su Misurazione 2005
Chile 167,3 cm 159,4 cm 5 ft 7 in 5 ft 1 in Misurazione 2004
Cina 173 cm 160 cm 5 ft 7 in 5 ft 3 in Dai 18 in su Misurazione 2012
Colombia 170,6 cm 158,6 cm 5 ft 7 in 5 ft 2 in 18-22 Misurazione 2002
Corea del Nord 172 cm 159 cm 5 ft 5 in 5 ft 1 in 20-39 Misurazione 2012
Corea del Sud 178 cm 160 cm 5 ft 8 in 5 ft 3 in 19 Misurazione 2012
Costa d’Avorio 170 cm 159 cm 5 ft 7 in 5 ft 3 in 18-24 Misurazione 1985-1987
Cuba 172 cm 163 cm 5 ft 9 in 5 ft 4 in
Danimarca 180 cm 5 ft 11 in 19 Misurazione 1985-1987
Estonia 175 cm 5 ft 9 in 17 Misurazione solo degli uomini 2004
Etiopia 169 cm 155 cm 5 ft 7 in 5 ft 1 in
Filippine 163,5 cm 151,8 cm 5 ft 4 in 5 ft 0 in 20-39 Misurazione 2003
Finlandia 177 cm 165,5 cm 5 ft 10,5 in 5 ft 5 in 15-64 Sondaggio 2004
Francia 176,6 cm 163 cm 5 ft 9,5 in 5 ft 4,5 in 20-39 Misurazione 2001
Gambia 168 cm 158 cm 5 ft 6 in 5 ft 2 in 21-49 Misurazione
Germania 179 cm 166 cm 6 ft 1 in 5 ft 8 in Dai 18 in su Misurazione 2010
Ghana 170,2 cm 158,5 cm 5 ft 7 in 5 ft 2 in 18-24 Misurazione 2013-2014
Giamaica 172 cm 161 cm 5 ft 8 in 5 ft 3 in 20 Misurazione 1994–1996
Giappone 171 cm 160 cm 5 ft 7,1 in 5 ft 2,4 in 17 Misurazione 2012
Grecia 180,8 cm 166 cm 5 ft 11,1in 5 ft 5 in 18-24 Misurazione 2016
Hong Kong 172,5 cm 159 cm 5 ft 7 in 5 ft 3 in 18-30
India 161,2 cm 152,1 cm 5 ft 4 in 4 ft 12 in Dai 17 in su Misurazione 2007
Indonesia 158 cm 147 cm 5 ft 2 in 4 ft 10 in Dai 50 in su Sondaggio 2007
Iran 173 cm 157,2 cm 5 ft 7 in 5 ft 1 in Dai 18 in su Misurazione 2005
Iraq 165,4 cm 155,8 cm 5 ft 5 in 5 ft 1 in 18-44 Misurazione 2005
Islanda 180,9 cm 167,6 cm 5 ft 10 in 5 ft 6 in 20
Israele 173,5 cm 162,5 cm 5 ft 9 in 5 ft 4,2 in 20-30 Misurazione Tra gli anni 1980-2000
Italia 177 cm 164 cm 5 ft 9,5 i 5 ft 4,5 18 – 24 Misurazione 2016
Lituania 181,3 cm 167,5 cm 5 ft 11,3 in 5 ft 6 in 18 Misurazione 2005
Lussemburgo 179 cm 166,5 cm 5 ft 9 in 5 ft 5 in 15-25
Malesia 164,7 cm 153,3 cm 5 ft 4 in 5 ft 1 in Dai 20 in su Misurazione 1996
Mali 171,3 cm 160,4 cm 5 ft 7,5 in 5 ft 3 in Dai 18 in su Misurazione 1992
Moldavia 179,3 cm 167,4 cm 5 ft 10,5 in 5 ft 5 in Reclute esercito Misurazione 2004
Malta 169 cm 159 cm 5 ft 6,5 in 5 ft 2,6 in Dai 18 in su Misurazione 2003
Marocco 172 cm 160 cm 5 ft 8 in 5 ft 3 in
Messico 165 cm 151 cm 5 ft 4,2 in 4 ft 11 in Dai 50 in su Misurazione 2001
Mongolia 168 cm 158 cm 5 ft 6 in 5 ft 2 in 25-34 Misurazione 2006
Montenegro 185,6 cm 173 cm 6 ft 1 in 5 ft 9 in 17 Misurazione 2005
Nigeria 163,7 cm 157,8 cm 5 ft 4 in 5 ft 2 in 18-74 Misurazione 1994-1996
Norvegia 179,7 cm 166,7 cm 5 ft 10,8 in 5 ft 5,9 in 18-19 Misurazione 2014-2015
Nuova Zelanda 175,5 cm 165 cm 5 ft 8 in 5 ft 5 in 19-65 Stima 1993-2007
Paesi Bassi 184,8 cm 168,7 cm 5 ft 11,5 in 5 ft 6 in Dai 20 in su Misurazione 2008
Pakistan 169,3 cm 156,6 5 ft 5 in 5 ft 2 in
Perù 171,9 cm 166,9 cm 5 ft 4 in 4 ft 11 in 15-64 Misurazione 2005
Polonia 177 cm 5 ft 9 in 19 Misurazione solo degli uomini
Portogallo 171 cm 5 ft 8 in 5 ft 4,7 in 21 Misurazione solo degli uomini 1998-1999
Regno Unito 176,3 cm 161,6 cm 5 ft 9,6 in 5 ft 4,2 in 16-24 Misurazione 2008
Repubblica Ceca 177,3 cm 167,3 cm 6 ft 0 in 5 ft 6 in 18 Misurazione 2001
Romania 172 cm 157 cm 5 ft 7 in 5 ft 1 in Tutta la popolazione Misurazione 2007
Russia 176 cm 164 cm 5 ft 9.3 in 5 ft 4,6 in Misurazione
Singapore 171 cm 161 cm 5 ft 7 in 5 ft 3 in 17-25 Misurazione 2003
Somalia 175 cm 165,6 cm 5 ft 9 in 5 ft 5 in
Spagna 180,3 cm 165,4 cm 5 ft 11 in 5 ft 5 in 18-24 Misurazione 2016
Svezia 180,6 cm 167 cm 5 ft 10,9 in 5 ft 5,7 in 20-74 Misurazione 2005
Svizzera 175,5 cm 164 cm 5 ft 9 in 5 ft 3,8 in 20-74 Misurazione
Sudafrica 169 cm 159 cm 5 ft 6 in 5 ft 2 in 15-64 Misurazione 1998
Thailandia 167 cm 157 cm 5 ft 6 in 5 ft 2 in 18-24 Misurazione 2001
Taiwan 172,75 cm 160,4 cm 5 ft 7 in 5 ft 3 in 18-25 Misurazione 2005
Tonga 169,4 cm 163,2 cm 5 ft 6 in 5 ft 4 in 15-16
Tunisia 172,3 cm 161 cm 5 ft 7 in 5 ft 3 in 15-16
Turchia 174 cm 163,2 cm 5 ft 10 in 5 ft 4 in 18-29 Misurazione 2004
Ucraina 176,5 cm 164,5 cm 5 ft 8 in 5 ft 5 in
Ungheria 177 cm 165,8 cm 6 ft 0 in 5 ft 5 in 18-25 Misurazione 1986-1992
Stati Uniti 178 cm 164 cm 5 ft 9,2 in 5 ft 3,7 in Dai 20 in su Misurazione 2003-2006
Venezuela 170 cm 160 cm 5 ft 6 in 5 ft 3 in Tutta la popolazione Misurazione 1981-1987
Vietnam 162 cm 152 cm 5 ft 4 in 5 ft 1 in 25-29 Misurazione 1992-1993

Prodotti per apparire più alti

Per sembrare più alti possono essere utilissimi alcuni prodotti, tra cui:

Integratori utili per aumentare l’altezza

Alcuni integratori potenzialmente utili per fornire un adeguato apporto di nutrienti all’organismo ed aumentare le possibilità di sviluppare la massima altezza possibile, sono i seguenti, selezionati dal nostro Staff medico:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Artrite reumatoide: sintomi iniziali, cause, cure e mortalità

una mano normale e una mano con artrite reumatoideL’artrite reumatoide (abbreviato “AR”; in inglese “rheumatoid arthritis”, da cui l’acronimo “RA”) è una poliartrite infiammatoria cronica, anchilosante e progressiva a patogenesi autoimmunitaria e di eziologia sconosciuta, principalmente a carico delle articolazioni sinoviali. Le articolazioni interessate diventano dolenti, tumefatte e vanno deformandosi con il tempo. Può coinvolgere anche altri organi e apparati come il polmone, le sierose, l’occhio, la cute e i vasi. Si differenzia dall’osteoartrosi perché interessa inizialmente la membrana sinoviale e non la cartilagine, colpisce con meno frequenza e in età più giovane rispetto all’osteoartrosi; sono più colpite le donne (rapporto 3:1). Interessa l’1-2% della popolazione e il numero dei casi aumenta con l’età, infatti è colpito il 5% delle donne oltre i 55 anni. L’esordio si osserva prevalentemente al termine della adolescenza o tra 4º e 5º decennio di vita; un secondo picco si osserva tra i 60 e 70 anni. Una variante precoce dell’AR è costituita dall’artrite reumatoide dell’infanzia.

Leggi anche: Malattie reumatiche: cosa sono, come si curano, sono pericolose?

Che cos’è l’artrite reumatoide?

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica sistemica che colpisce le articolazioni sia piccole che grandi, che diventano dolenti, tumefatte e con il tempo deformate, ma che può coinvolgere anche altri organi e apparati come il polmone, le sierose, l’occhio, la cute e i vasi.
Esistono due varianti particolari e rare di artrite reumatoide:

  • il morbo di Felty, caratterizzato da ingrandimento della milza, riduzione dei granulociti neutrofili all’emocromo e febbre;
  • la sindrome di Kaplan: una pneumoconiosi polmonare.

L’artrite reumatoide colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 40 e i 50 anni. La prevalenza è stimata intorno all’1% della popolazione generale adulta e possono verificarsi casi di familiarità, ma più spesso è una malattia sporadica.

Leggi anche: Differenze tra artrite ed artrosi: sintomi comuni e diversi

Quali sono le cause dell’artrite reumatoide?

L’Artrite Reumatoide non ha una causa unica e ben determinata: si ritiene che un fattore ambientale possa ingannare il sistema immunitario (mimetismo molecolare) o modificare alcuni antigeni che dovrebbero essere visti come propri dal sistema immunitario (self), ciò interrompe la tolleranza immunologica nei confronti di alcune proteine umane, come il collagene articolare, provocando una disregolazione dei linfociti T e dei linfociti B e conseguente produzione di citochine infiammatorie, come il TNF alpha e l’IL17. In un’alta percentuale di soggetti affetti da Artrite Reumatoide, specie in quelli portatori dell’HLA DR4 o DR1, sono presenti il fattore reumatoide e gli anticorpi anti-proteine citrullinate (anti-CCP), questi ultimi sono altamente specifici di malattia.

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Quali sono i sintomi e segni dell’artrite reumatoide?

Le articolazioni vengono generalmente interessate in maniera simmetrica e aggiuntiva; a essere colpite sono in genere le piccole articolazioni delle mani e dei piedi, ma qualsiasi articolazione diartrodiale (cioè dotata di membrana sinoviale) può essere coincolta. Più frequentemente l’infiammazione è poliarticolare, ossia interessa più di quattro articolazioni, e, se non trattata o non responsiva ai trattamenti, può provocare erosioni ossee e deformità. Una delle caratteristiche cliniche della malattia è la rigidità articolare prevalentemente al mattino, che può durare anche per molte ore. L’interessamento della colonna vertebrale non è tipico dell’artrite reumatoide sebbene tardivamente ci possa essere un coinvolgimento del rachide cervicale con impegno del dente dell’epistrofeo e possibile interessamento del midollo spinale. Per quanto concerne l’interessamento sistemico la malattia può causare fibrosi polmonare, sierositi, vasculiti, nodulosi cutanea e degli organi interni, episcleriti e scleriti, amiloidosi.

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Diagnosi

Le indagini per la diagnosi di malattia e per la ricerca e stadiazione dell’impegno d’organo comprendono, oltre all’esecuzione di esami ematici per la ricerca del Fattore Reumatoide e degli anticorpi anti-CCP, anche il dosaggio degli indici di infiammazione come la velocità di eritrosedimentazione (VES) e della proteina C reattiva (PCR). Inoltre:

  • per evidenziare versamento articolare, ipertrofia sinoviale, borsiti/tenosinoviti, erosioni ossee:
    • ecografia articolare;
    • radiografia articolare;
    • risonanza magnetica articolare;
  • per lo studio della densità minerale ossea:
    • mineralometria ossea computerizzata (MOC).

Per approfondire:

In caso di interessamento extra-articolare:

  • spirometria, DLCO, TC torace ad alta risoluzione per lo studio dei polmoni;
  • ecocardiogramma per lo studio del cuore.

Relativamente al fattore reumatoide ed ai test che si usano per valutarlo, ti consiglio di leggere anche:

Criteri classificativi

I criteri classificativi sono stati recentemente rivisti da un gruppo internazionale di esperti e richiedono un punteggio maggiore o uguale a 6 per fare diagnosi considerando:

  • coinvolgimento articolare:
    • coinvolgimento di una grossa articolazione (0 punti),
    • coinvolgimento da 2 a 10 grandi articolazioni (1 pt),
    • coinvolgimento da 1 a 3 piccole articolazioni (2 pt),
    • coinvolgimento da 4 a 10 piccole articolazioni (3 pt),
    • coinvolgimento di più di 10 articolazioni (5 pt),
  • fattore reumatoide e anti-CCP:
    • negatività del fattore reumatoide e degli anti-CCP (0 pt),
    • bassa positività del fattore reumatoide o degli anti-CCP (2 pt),
    • alta positività del fattore reumatoide o degli anti-CCP (3 pt,
  • indici infiammatori:
    • indici di flogosi normali (0 pt),
    • indici di flogosi alterati (1 pt),
  • durata dei sintomi:
    • durata dei sintomi inferiore a sei settimane (0 pt),
    • durata dei sintomi maggiore di sei settimane (1 pt).

Stadiazione, decorso e trattamenti

Lo stato della malattia può essere identificato analizzando il tipo di lesioni sul paziente; il decorso è assai vario; sono possibili vari trattamenti farmacologici: a tale proposito leggi: Artrite reumatoide: stadiazione, decorso e trattamenti

Prognosi e mortalità

La compromissione delle articolazioni comporta una limitazione della mobilità che può sfociare in invalidità e successiva morte prematura. Un caso tristemente famoso è quello della popolare attrice e scrittrice Anna Marchesini, affetta da artrite reumatoide, morta ad appena 62 anni. Il decorso della malattia varia notevolmente da caso a caso. Alcuni pazienti presentano sintomi lievi a breve termine, ma nella maggior parte di essi la malattia progredisce per tutta la vita. Circa il 20%-30% dei casi svilupperà noduli sottocutanei (noti come noduli reumatoidi).

I fattori prognostici negativi includono:

  • Sinovite persistente.
  • Malattia erosiva precoce.
  • Reperti extra-articolari (compresi noduli reumatoidi sottocutanei).
  • Risultati sierologici positivi per artrite reumatoide.
  • Positività sierologica agli anticorpi anti-CCP.
  • Storia familiare di artrite reumatoide.
  • Stato funzionale scadente.
  • Basso status socio-economico.
  • Elevata risposta della fase acuta (velocità di sedimentazione eritrocitaria, la proteina C-reattiva).
  • Aumento rapido della gravità clinica.
  • Scarsa risposta ai farmaci ed alla fisioterapia.
  • Vita sedentaria.
  • Uso di droghe, alcolismo, tabagismo.
  • Alimentazione scorretta.
  • Età avanzata.
  • Presenza di altre patologie (cardiopatie, diabete, coagulopatie, obesità…).

Uno studio del 2006, sostiene che l’artrite reumatoide riduca la durata della vita delle persone da circa 3 a 12 anni. Uno studio del 2005 della Mayo Clinic ha osservato che gli affetti da tale condizione hanno un rischio raddoppiato di incorrere in malattie cardiache indipendente da altri fattori di rischio come il diabete, l’abuso di alcol, colesterolo elevato, pressione arteriosa e un indice di massa corporea elevati. Il meccanismo attraverso il quale l’artrite reumatoide causa questo aumento del rischio rimane sconosciuto; la presenza di una infiammazione cronica è stata proposta come un fattore, almeno in parte, responsabile. Risposte positive alla terapia possono certamente indicare una prognosi migliore.

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I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenze tra artrite ed artrosi: sintomi comuni e diversi

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La mano di un paziente con artrite reumatoide

Artrite ed artrosi sono due patologie che rientrano nella categoria delle reumatologia (in inglese “rheumatology”), entrambe interessano le articolazioni ed entrambe sono caratterizzate da dolore accompagnato da rigidità e limitazione nei movimenti delle articolazioni colpite. Sono proprio queste somiglianze a generare talvolta la confusione tra artrosi e artrite, a volte scambiate l’una per l’altra. Eppure sono due malattie ben distinte che si differenziano in diversi punti: l’artrite è una patologia infiammatoria cronica di origine autoimmune che può svilupparsi in soggetti di ogni età, anche nei bambini, mentre l’artrosi è una malattia degenerativa che insorge soprattutto dopo i 60 anni.

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Artrite

L’artrite (in inglese “arthritis”) si manifesta con l’infiammazione articolare caratterizzata da:

  • gonfiore,
  • tumefazione,
  • arrossamento,
  • rigidità,
  • aumento della temperatura nell’area colpita,
  • dolori che comportano anche la perdita della capacità motoria delle articolazioni interessate.

Le forme più severe possono deformare le articolazioni, compromettendo la capacità di svolgere anche i più semplici compiti quotidiani. Possono esserne colpite persone di ogni età e con il passare degli anni l’infiammazione tende a peggiorare se non riconosciuta e curata adeguatamente. Esistono diversi tipi di artrite, tra cui l’artrite reumatoide (anche nella forma giovanile), la gotta, e l’artrite nell’ambito di malattie del connettivo quali il lupus eritematoso sistemico. Le cause possono essere di origine metabolica, traumatica, infettiva o idiopatica.

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Classificazione eziologica delle artriti

  • Artrite Reumatoide
  • Spondilo artriti o marker negative:
    • Spondilite anchilosante
    • Spondilite psoriasica
    • Intestinali (Entesoartrite enteropatica)
    • Reattive
    • Indifferenziate
  • Del bambino (idiopatica giovanile)
  • Da cristalli (dismetaboliche)
  • Settiche (da agenti infettivi)

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Artrosi

L’artrosi (o osteoartrosi, in inglese “Osteoarthritis”) a differenza dell’artrite, non è una malattia infiammatoria, ma una forma degenerativa cronica. È una delle cause più comuni di disturbi dolorosi, colpisce circa il 10% della popolazione adulta generale, e il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età. Costituiscono fattori predisponenti l’obesità, il sesso femminile, parenti affetti da tale malattia, traumi articolari, stress continuo, umidità. I sintomi e i segni clinici che si presentano sono tutti localizzati nell’articolazione interessata:

  • dolore,
  • limitazione del movimento,
  • rigidità,
  • deformità articolare.

Durante il manifestarsi di tale patologia nascono nuovo tessuto connettivo e nuovo osso attorno alla zona interessata. Colpisce soprattutto le persone più avanti con gli anni perché è connessa all’usura delle articolazioni. Le strutture articolari più frequentemente colpite sono quelle maggiormente sollecitate dal peso e dall’attività, tra cui ginocchia, anche, spalle, mani, piedi e colonna vertebrale. Con il processo degenerativo dell’artrosi si assiste a un assottigliamento della cartilagine articolare e in seguito a deformità ossee che causano il dolore e i sintomi specifici dell’artrosi, particolarmente evidenti a livello delle falangi distali delle mani. L’articolazione interessata presenta caratteristiche alterazioni della cartilagine, con assottigliamento, fissurazione, formazione di osteofiti marginali e zone di osteosclerosi subcondrale nelle aree di carico. La membrana sinoviale si presenta iperemica e ipertrofica, la capsula è edematosa e fibrosclerotica.

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Terapie

Riguardo alla terapia dell’artrosi, i cambiamenti nello stile di vita, specialmente la perdita di peso e l’attività fisica, uniti alla terapia analgesica, rappresentano il perno del trattamento. Il paracetamolo rappresenta il farmaco di prima linea, mentre gli antinfiammatori non steroidei (FANS) sono indicati solo nel caso il sollievo dal dolore non sia sufficiente, in relazione alla minore incidenza di effetti collaterali del primo nella terapia cronica.
Allo stato attuale non esiste una cura universale e definitiva in grado di debellare le forme più diffuse di artrite, come l’artrite reumatoide. Attraverso un trattamento appropriato, mirato alla riduzione del dolore, alla rivisitazione delle proprie abitudini comportamentali ed alla prevenzione delle lesioni articolari, è comunque possibile convivere con la malattia e mantenere una buona qualità di vita.

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Lo staff di Medicina OnLine

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Glucosamina e condroitina: dose, efficacia e controindicazioni

MEDICINA ONLINE ARTRITE ARTROSI ARTICOLAZIONE GLUCOSAMINA CONDROITINA INTEGRATORE OSSO LEGAMENTO TENDINE DIFFERENZA MOBILI SEMIMOBILI ARTRITE REUMATOIDE SINOVIALI FISSE FATTORE REUMATOIDE.jpgLa glucosamina (anche glucosammina) è un aminopolisaccaride coinvolto nella sintesi di proteine glicosilate e lipidi. È stata identificata la prima volta nel 1876 da un chirurgo tedesco, Georg Ledderhose, ma si dovette attendere fino al 1939 perché, grazie al lavoro di Walter Norman Haworth, un chimico britannico, se ne comprendesse appieno la stereochimica. La glucosamina è una sostanza abbondantemente presente nei gusci dei crostacei ed è da questi gusci che per idrolisi viene prodotta commercialmente. La glucosamina è coinvolta nella produzione dei glicosaminoglicani, fondamentali per la cartilagine. Come molte altre sostanze, con l’invecchiamento, la quantità di glucosamina prodotta dall’organismo diminuisce e ovviamente le cartilagini si degradano. La ricerca ha dimostrato che l’integrazione con glucosamina è in grado di bloccare l’artrosi nell’85% dei casi. Nessun effetto collaterale di rilievo è stato registrato dalla somministrazione di glucosamina per via orale.

Tipi di glucosamina

Esistono varie forme di glucosamina; fra le più conosciute possiamo ricordare la glucosamina solfato, la glucosamina idrocloridrato e la n-acetilglucosamina. Queste varie forme sono molto simili tra loro, ma, non si ha la certezza che, qualora vengano assunte come integratori alimentari, abbiano gli stessi effetti. La ricerca scientifica ha centrato maggiormente la sua attenzione sulla glucosamina solfato. Di norma, gli integratori a base di glucosamina solfato vengono utilizzati nella terapia per artrosi e artrite. In molte formulazioni, la glucosamina solfato viene associata ad altre sostanze quali, per esempio, la condroitina solfato, il metilsulfonilmetano (MSM) e la cartilagine di squalo.

Glucosamina e condroitina

Fra le associazioni più frequenti c’è quella tra glucosamina e condroitina; il motivo è da ricercarsi nel fatto che, secondo quanto riportato da alcune ricerche,l’efficacia della glucosamina sarebbe superiore se le si associa la condroitina, una sostanza che attrae e trattiene l’acqua che serve per nutrire e lubrificare le articolazioni. In realtà, tale posizione non è condivisa da tutti gli autori e altre ricerche sembrano mostrare che il ruolo della condroitina sia marginale, anche tenendo conto degli effetti collaterali (disturbi digestivi, vertigini, dermatiti  e alcuni rari casi di Edema di Quincke).

I migliori integratori di glucosamina, testati personalmente dal nostro Staff, sono:

Glucosamina: funziona contro l’artrosi?

Per quanto la glucosamina venga spesso presentata come la pillola anti-artrosi si deve dire che in realtà si è ancora molto lontani da una reale cura della patologia artrosica: l’effetto della glucosamina esiste, ma si limita a bloccare la patologia. È fondamentale quindi per la prevenzione, ma non si può ancora parlare di efficacia a livello curativo. La questione viene comunque approfondita nel paragrafo successivo. Anche se le voci dell’effetto anti-artrosi sono state eccessivamente enfatizzate, esse hanno avuto il merito di far sapere al grande pubblico che l’artrosi si può combattere, rallentare e farla regredire in misura lieve con l’uso di semplici integratori alimentari. La glucosamina è stata suggerita anche nel trattamento di glaucoma e persino come sostanza dimagrante, ma allo stato attuale non esiste alcuna evidenza scientifica di una sua efficacia in tal senso.

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Glucosamina: è efficace?

L’NMCD (Natural Medicines Comprehensive Database) fornisce delle valutazioni sui medicinali naturali basandosi sulle prove scientifiche disponibili; la valutazione si basa su una scala che va da 1 a 7 (1=efficace, 2=probabilmente efficace, 3=forse efficace, 4=forse inefficace, 5=probabilmente inefficace, 6=inefficace, 7=prove non sufficienti per valutare l’efficacia). Secondo l’NMCD, la glucosamina solfato viene considerata probabilmente efficace (valore della scala 2) relativamente all’artrosi del ginocchio; possibile efficacia anche per quanto riguarda l’artrosi femorale e quella della colonna vertebrale. Relativamente all’artrosi del ginocchio, alcuni studi hanno mostrato un rimarchevole effetto analgesico, paragonabile a quello di ibuprofene e piroxicam, anche se non in termini di rapidità d’effetto; peraltro l’efficacia sembra riferirsi soprattutto a casi di artrosi di non grave entità; va anche segnalato che alcuni soggetti non hanno riportato benefici dall’assunzione di glucosamina solfato. Si ritiene che la glucosamina sia in grado di rallentare la lacerazione delle articolazioni in quei soggetti sofferenti d’artrosi che assumono glucosamina per lunghi periodi di tempo. La glucosamina solfato è considerata, sempre basandosi sulla scala NMCD, forse efficace nel trattamento dell’artrite dell’articolazione temporo-mandibolare, un processo infiammatorio alquanto fastidioso che oltre al dolore crea problemi di masticazione e difficoltà nell’articolare correttamente le parole.

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Glucosamina: somministrazione e dosaggio

In linea generale è consigliata una supplementazione di glucosamina (3 cicli annui) ai soggetti che praticano attività fisica e hanno superato i 35 anni e ai sedentari che hanno superato i 45, con artrosi agli esordi. Per quanto riguarda i dosaggi,  per la prevenzione dell’artrosi le dosi consigliate (in soggetti fra i 54 e i 90 kg di peso ) sono 750 mg al giorno, normalmente suddivisi in tre somministrazioni. In caso di patologia a uno stadio già avanzato, tali dosi andrebbero raddoppiate. Durante il trattamento, i dosaggi di glucosamina possono subire modifiche in base all’andamento della malattia.

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La glucosamina è sicura?

Relativamente alla questione sicurezza, in linea generale il solfato di glucosamina è ritenuto un integratore sicuro. Come per tutti gli integratori alimentari però, in alcune circostanze viene consigliato di evitarne l’assunzione. Alcuni soggetti hanno riportato, in seguito all’assunzione di glucosamina, effetti collaterali di modesta entità quali bruciore di stomaco, costipazione, diarrea e nausea. Per quanto non esistano evidenze che l’assunzione di glucosamina possa creare problemi alle donne in stato interessante o in quelle che stanno allattando, tali soggetti dovrebbero astenersi dall’usare integratori alimentari a base di glucosamina. Lo stesso consiglio vale per coloro che soffrono di asma; esiste, infatti, una ricerca che ha mostrato un probabile collegamento fra assunzione di glucosamina e attacchi di asma.

L’assunzione di glucosamina veniva in passato sconsigliata anche ai soggetti affetti da diabete, ma ricerche più recenti e ritenute più affidabili suggeriscono che la glucosamina solfato non abbia alcun effetto sui livelli di glicemia e, conseguentemente, non dovrebbero verificarsi problemi di alcun genere; tuttavia, a scopo precauzionale, il diabetico che assume glucosamina dovrebbe sempre verificare attentamente che non si verifichino alterazioni sospette in seguito all’assunzione di integratori alimentari contenenti la sostanza in questione.

Dal momento che alcuni prodotti a base di glucosamina solfato contengono, fra le altre cose, anche gusci di aragosta, granchio o gamberetti, alcuni autori sconsigliano l’assunzione di tali prodotti a coloro che sono allergici ai crostacei. Va comunque ricordato che le reazioni di tipo allergico ai crostacei sono relative non ai gusci, ma alla carne, tanto che, fino ad ora, non sono stati segnalati casi di reazioni allergiche in soggetti allergici ai crostacei che assumono glucosamina.

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Glucosamina e farmaci

Per quanto concerne le interazioni con altre sostanze, l’assunzione di glucosamina va evitata da coloro che assumono warfarin, un anticoagulante, in quanto varie ricerche hanno dimostrato che la glucosamina solfato ne potenzia l’azione; peraltro, detto per inciso, sono molti gli integratori e i prodotti fitoterapici che interagiscono con il warfarin e che non vanno quindi assunti se si utilizza tale medicinale. Una certa cautela va utilizzata anche nel caso si assuma paracetamolo. I soggetti sottoposti a chemioterapia devono consultare lo specialista che li ha in cura prima di assumere prodotti contenenti glucosamina.

Cenni sull’artrosi

Milioni di persone soffrono di artrosi; alcuni in forma lieve, altri in forma grave e devastante. Alcuni cercano di controllarla assumendo farmaci antinfiammatori dai pesanti effetti collaterali, altri sono costretti a ricorrere a interventi chirurgici. In un individuo sano la cartilagine opera come ammortizzatore e consente un movimento morbido e regolare. Per eseguire il suo compito impiega il liquido sinoviale (una sostanza oleosa prodotta dalla membrana sinoviale), che viene assorbito e rilasciato dalla cartilagine (proprio come una spugna) durante il suo funzionamento. Durante la sua vita la cartilagine si usura e l’organismo la ripara. In condizioni normali c’è equilibrio fra danno e riparazione, in condizioni patologiche il danno e i prodotti di rifiuto descritti nell’articolo sull’artrosi prevalgono, facendo degenerare il sistema. Si parla di artrosi secondaria quando è conseguente a lesioni traumatiche più o meno ripetute (come negli atleti) e di artrosi primaria quando sostanzialmente è dovuta all’invecchiamento. Da qualche anno vengono diffuse voci eccessivamente ottimistiche relative alla possibilità di curare l’artrosi utilizzando la glucosamina; ma, in realtà, come si può intuire da quanto riportato sopra, le cose stanno un po’ diversamente.

Prodotti consigliati

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