Diciannovenne afferma: “Sono incinta di Gesù”, ha il pancione ma i test sono negativi

MEDICINA ONLINE Diciannovenne afferma Sono incinta di Gesù, ha il pancione ma i test sono negativi.jpgUna “gravidanza” veramente atipica. Una giovane donna afferma di essere incinta di otto mesi e mezzo ed è certa che ad averla ingravidata sia stato… Continua a leggere

Predicatore chiede 54 milioni ai fedeli per comprarsi un jet: “È quello che farebbe Gesù”

MEDICINA ONLINE JESSE DUPLANTIS Predicatore chiede 54 milioni di dollari ai fedeli per comprarsi un jet È quello che farebbe Gesù.jpgHa chiesto pubblicamente ai suoi numerosissimi seguaci di regalargli la “piccola” cifra di 54 milioni di dollari per potersi comprare un jet privato, spiegando che: “se Gesù fosse  sulla Terra oggi non starebbe certo cavalcando un asino”. L’idea viene riportata da Independent, ed il “profeta” che si è umilmente paragonato a Gesù è Jesse Duplantis, sconosciuto in Italia ma famosissimo negli USA, predicatore di 68 anni originario della Lousiana diventato ricchissimo grazie alle sue prediche televisive, che ha pubblicato anche un video sul suo sito web.

Ho posseduto tre jet

Nel video il predicatore avverte i fedeli: “Alcune persone credono che i predicatori non dovrebbero averne ma nella mia vita ho posseduto tre diversi tipi di jet. Credo davvero che i predicatori dovrebbero cercare tutti i mezzi, in tutti i modi disponibili, per portare il vangelo in tutto il mondo. Stiamo pregando Dio per un jet Dassault Falcon 7X nuovo di zecca”.

E’ Dio che me lo chiede

Stando alle parole del “profeta” sarebbe stato direttamente Dio a chiedergli non solo di possedere un jet, ma anche a specificare un tipo specifico di jet: “Dio mi ha detto: ‘Jesse, vuoi venire dove sono? Voglio che tu lo faccia con un Dassault Falcon 7X. Non ti ho chiesto di pregare per questo, ti ho chiesto di crederci’.” Duplantis ha chiesto quindi ai suoi numerosi seguaci di aiutare lui e sua moglie a finanziare l’acquisto indispensabile a predicare bene: saranno abbastanza generosi (o ingenui) da accontentarlo?

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Sindrome di Lasègue-Falret (disturbo psicotico condiviso): quando la follia è “a due”

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO CERVELLO SISTEMA NERVOSO BRAIN (5)Con “disturbo psicotico condiviso“, anche chiamato sindrome di Lasègue-Falret o “psicosi condivisa” o “folie à deux” (cioè “follia condivisa da due”) in psichiatria si intende una sindrome psichiatrica molto rara nella quale un sintomo di psicosi – tipicamente una convinzione paranoica o  delirante – viene trasmessa da un individuo ad un altro, tale per cui entrambi i soggetti soffriranno degli stessi deliri in modo sinergico e potenzialmente esponenziale. In inglese il disturbo viene chiamato ” shared psychosis” o “shared delusional disorder” o “Lasègue-Falret syndrome” o “induced delusional disorder” o ancora “shared psychotic disorder”.
La sindrome di Lasègue-Falret, qualora sia condivisa da più di due persone, può essere chiamata folie à trois (follia a tre), folie à quatre (follia a quattro), folie à famille (follia di famiglia) o anche folie à plusieurs (follia di molti) in base al numero di persone coinvolte. La follia di molti si presenta tipicamente in persone raggruppate, in cui un individuo (il “guru”) convince gli altri soggetti che fanno parte della “setta”, delle proprie convinzioni deliranti. Generalmente gli individui affetti vivono a contatto oppure sono socialmente o fisicamente isolati e hanno poche interazioni con altre persone.

Eponimo

La sindrome di Lasègue-Falret deve il suo nome ai due medici psichiatri francesi che per primi la descrissero nel XIX secolo: Charles Lasègue e Jules Falret.

Epidemiologia

Il disturbo delirante condiviso si trova più comunemente nelle donne con un quoziente di intelligenza leggermente superiore alla media, che sono isolate dalla loro famiglia e che hanno relazioni con una persona dominante che ha deliri. La maggior parte dei casi soddisfa anche i criteri per il disturbo dipendente di personalità, caratterizzato da una paura pervasiva che li porta ad aver bisogno di rassicurazioni, sostegno e guida costanti. Oltre la metà dei casi ha un parente con un disturbo psicologico che include deliri.

Classificazione

Il disturbo psicotico condiviso può essere di due tipologie, “imposée” e “simultanée.

Folie imposée (follia a due imposta)

Nella folie imposée una persona dominante (nota come “induttore”, “primaria” o “principale”) crea inizialmente un pensiero delirante durante un episodio psicotico e lo impone su un’altra persona o su altre persone (nota/e come “secondaria/e” o “associato/i”), presumendo che il soggetto o i soggetti “secondario/i” non avrebbero avuto il disturbo psicotico se non avessero interagito con l’induttore. In questo caso, se gli individui sono ricoverati separatamente in ospedale, i deliri della persona o delle persone indotta/e di solito scompaiono senza l’utilizzo di farmaci.

Folie simultanée (follia a due simultanea)

Nella folie simultanée due o più persone persone, che indipendentemente soffrono di psicosi, influenzano il contenuto dei rispettivi deliri, in modo che diventino uguali o molto simili tra loro. In questo caso, se gli individui sono ricoverati separatamente in ospedale, i deliri di ogni individuo psicotico permangono, ma tendono a tornare a differire tra loro.

Cause

Le cause esatte della follia a due sono sconosciute, tuttavia si conoscono due principali fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo del disturbo: lo stress intenso e l’isolamento sociale. Le persone che sono socialmente isolate insieme tendono a diventare dipendenti da coloro con cui sono isolate, portando a un’influenza degli induttori su coloro che li circondano. Le persone che sviluppano un disturbo delirante condiviso non hanno infatti altri che possano ricordargli che le loro idee siano impossibili o improbabili, di conseguenza i deliri si cementano nella mente dei soggetti isolati. Proprio per questo motivo il trattamento per il disturbo delirante prevede che le persone colpite vengano divise tra loro. Anche lo stress psico-fisico intenso e prolungato, specie se legato a shock ed eventi fortemente traumatici (ad esempio assistere alla morte violenta dei propri genitori) è un fattore comune nello sviluppo o nel peggioramento di varie malattie mentali, tra cui anche la follia a due. La maggior parte delle persone che sviluppano un disturbo delirante condiviso è geneticamente predisposta alla malattia mentale, ma questa predisposizione non è generalmente sufficiente per sviluppare un disturbo mentale: lo stress può fungere da innesco in individui predisposti geneticamente. Quando si è stressati, la ghiandola surrenale rilascia il cortisolo (l’ormone dello stress) nel corpo, aumentando il livello di dopamina nel cervello; questo cambiamento può essere collegato allo sviluppo di una malattia mentale, come un disturbo delirante condiviso.

Tipo di deliri

I deliri sono convinzioni o idee errate fisse, non condivisibili e persistenti, quindi che non cambiano anche quando a una persona vengono presentate prove contrastanti. Un delirio, per essere considerato come tale, deve essere considerato nell’ambiente storico-sociale-culturale del soggetto: ad esempio alcune idee di un aborigeno australiano o di un antico romano o di uno spagnolo vissuto nel Medioevo, non devono essere considerate deliri anche se possono essere considerate tali da un italiano che vive nell’anno 2000. I deliri che possono interessare gli individui colpiti da follia a due, possono essere di varie tipologie.

Deliri bizzarri

Sono quelli che sono chiaramente non plausibili e non compresi dai coetanei all’interno della stessa cultura, anche quelli con disturbi psicologici; per esempio un individuo può pensare che tutti i propri organi siano stati prelevati e sostituiti da quelli di qualcun altro mentre dormiva senza lasciare cicatrici e senza che si svegliassero. Oppure un individuo può pensare di essere già morto. O ancora il paziente è convinto che i propri pensieri o le proprie emozioni siano sotto il controllo di qualche forza esterna o che le proprie idee siano stati sostituite con quelle di altre persone.

Deliri non bizzarri

Comuni tra quelli con disturbi della personalità e compresi da persone all’interno della stessa cultura. Ad esempio, affermazioni infondate o non verificabili di “complotti”, come quella di essere seguiti dall’FBI in auto non contrassegnate e osservati tramite telecamere di sicurezza sono classificati come deliri non bizzarri.

Deliri congruenti all’umore

Questi corrispondono alle emozioni di una persona entro un determinato periodo di tempo, specialmente durante un episodio di mania o depressione. Ad esempio, un soggetto con mania e con questo tipo di delirio può credere con certezza che vincerà un milione di euro alla roulette in una notte specifica, nonostante non abbia ovviamente alcun modo per prevedere il futuro o influenzare la probabilità di un tale evento. Allo stesso modo, qualcuno in uno stato depressivo può sentirsi certo che la madre verrà colpita da un fulmine e morirà il giorno successivo, nonostante non abbia i mezzi per prevedere o controllare gli eventi futuri.

Deliri di umore neutro

Al contrario dei deliri congruenti all’umore, quelli di umore neutro non sono influenzati dall’umore e possono essere bizzarri o non bizzarri; la definizione formale fornita dal Mental Health Daily è “una falsa convinzione che non è direttamente correlata allo stato emotivo della persona”.

Conseguenze biopsicosociali

Come con molti disturbi psichiatrici, il disturbo delirante condiviso può avere un impatto fortemente negativo sugli aspetti psicologici e sociali del benessere di una persona. Lo stress irrisolto derivante da un disturbo delirante alla fine contribuirà o aumenterà il rischio di altri esiti negativi per la salute, come malattie cardiovascolari, diabete, obesità, problemi immunologici e altre patologie. Questi rischi per la salute aumentano con la gravità della malattia, soprattutto se una persona affetta non riceve o non si attiene a un trattamento adeguato. Le persone con un disturbo delirante hanno un rischio significativamente alto di sviluppare comorbidità psichiatriche come depressione e ansia. Il disturbo delirante condiviso può avere un impatto profondamente negativo sulla qualità della vita di una persona. Le persone a cui viene diagnosticato un disturbo di salute mentale sperimentano comunemente l’isolamento sociale, che può portare a compiere atti violenti contro sé stessi (auto-mutilazione, suicidio…) e gli altri. Un individuo con follia a due tende a non poter gestire il proprio lavoro ed essere licenziato, e a non poter gestire un matrimonio ed eventuali figli (perdita della potestà genitoriale e divorzio).

Diagnosi

Il disturbo delirante condiviso è spesso difficile da diagnosticare. Di solito, la persona con la condizione non cerca un trattamento, poiché non si rende conto che la sua illusione è anormale, poiché proviene da qualcuno in una posizione dominante di cui si fida. Inoltre, poiché la loro illusione si manifesta gradualmente e si rafforza nel tempo, il loro dubbio si indebolisce lentamente durante questo periodo. Il disturbo delirante condiviso viene diagnosticato quando il paziente soddisfa tre criteri:

  • il paziente deve avere un delirio che si sviluppa nel contesto di una stretta relazione con un individuo con un delirio già stabilito;
  • il delirio deve essere molto simile o addirittura identico a quello stabilito dall’altro individuo con delirio;
  • il delirio non può essere meglio spiegato da nessun altro disturbo psicologico, disturbo dell’umore con caratteristiche psicologiche, un risultato diretto degli effetti fisiologici dell’abuso di sostanze o qualsiasi condizione medica generale.

Disturbo psicotico condiviso nel DSM-4, nell’ICD-10, nel DSM-5

Le classificazioni psichiatriche contenute nella penultima versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e nell’ultima versione della Classificazione internazionale delle malattie, si riferiscono alla sindrome di Lasègue-Falret come disturbo psicotico condiviso (DSM-4 – 297.3) e disturbo delirante indotto (ICD-10 – F24), sebbene la letteratura medica utilizzi in gran parte il nome originale. Questo disturbo non è però presente nell’ultima versione del DSM (il DSM-5, pubblicato negli USA nel maggio 2013 e nel 2014 in Italia) che considera i criteri insufficienti o inadeguati. Il DSM-5 non considera la sindrome di Lasègue-Falret come un’entità separata, ma come “disturbo delirante” o “altro spettro schizofrenico specificato” e “altro disturbo psicotico”.

Trattamento

Il primo passo del trattamento è quello di separare le due persone: in genere, nella follia a due imposta, questo potrebbe bastare a far scomparire o diminuire nel tempo i deliri trasmessi dall’induttore. Se questo non basta a fermare i deliri, ci sono due possibili linee d’azione: farmacologica e non farmacologica. Con il trattamento, i deliri, e quindi la malattia, alla fine diminuiranno così tanto che praticamente scomparirà nella maggior parte dei casi. Tuttavia, se non trattata, può diventare cronica e portare a ansia, depressione, comportamento aggressivo e ulteriore isolamento sociale: in questi casi i deliri probabilmente non scompariranno anche dividendo le due persone.

Terapia farmacologica

Se la separazione da sola non funziona, spesso vengono prescritti farmaci antipsicotici per un breve periodo per prevenire i deliri. Gli antipsicotici sono farmaci che riducono o alleviano i sintomi della psicosi come deliri o allucinazioni. Altri usi degli antipsicotici includono la stabilizzazione dell’umore per le persone con sbalzi d’umore e disturbi dell’umore (cioè nei pazienti bipolari), la riduzione dell’ansia nei disturbi d’ansia e la riduzione dei tic nelle persone con Tourettes. Gli antipsicotici non curano la psicosi, ma aiutano a ridurre i sintomi. I farmaci hanno più successo se sono associati a terapia non farmacologica. Sebbene gli antipsicotici siano potenti e spesso efficaci, hanno effetti collaterali, come l’induzione di movimenti involontari, quindi dovrebbero essere assunti solo se assolutamente necessario e sotto la supervisione di uno psichiatra.

Terapia non farmacologica

Le due forme più comuni di terapia per le persone con disturbo delirante condiviso sono la terapia personale e quella familiare:

  • La terapia personale è una consulenza individuale che si concentra sulla costruzione di una relazione tra il consulente e il paziente e mira a creare un ambiente positivo in cui il paziente senta di poter parlare liberamente e in modo veritiero. Questo è vantaggioso, in quanto il consulente di solito può ottenere più informazioni dal paziente per avere un’idea migliore di come aiutarlo. Inoltre, se il paziente si fida di ciò che dice il consulente, sarà più facile smentire l’illusione.
  • La terapia familiare è una tecnica in cui l’intera famiglia entra in terapia insieme per lavorare sulle proprie relazioni e per trovare il modo di eliminare l’illusione all’interno della dinamica familiare. Ad esempio, se la sorella di qualcuno è l’induttore, la famiglia dovrà essere coinvolta per garantire che i due stiano separati e per capire come la dinamica familiare funzionerà intorno a questo. Più supporto ha un paziente, più è probabile che si riprenda, soprattutto perché la follia a due di solito si verifica a causa dell’isolamento sociale.

Prognosi

Sfortunatamente, non ci sono molte statistiche sulla prognosi del disturbo delirante condiviso, poiché si tratta di una malattia molto rara e si pensa che la maggior parte dei casi non venga segnalata; tuttavia, con un trattamento adeguato, la prognosi sembra essere in genere molto buona.

Controversie

Ammettere che le idee deliranti di un gruppo di persone affette da tale disturbo, siano effettivamente dei deliri, entrerebbe però in conflitto con un punto fermo della psichiatria: il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali afferma infatti che una persona NON può essere diagnosticata come delirante se la credenza in questione è comunemente accettata dagli altri membri della loro cultura o sottocultura (altrimenti anche la religione cattolica, col suo credere in un dio invisibile, sarebbe considerata di pertinenza psichiatrica). Quando una comunità abbastanza ampia di persone finisce quindi per credere a qualcosa di falso – o comunque NON dimostrabile – e potenzialmente pericoloso basandosi esclusivamente sul “sentito dire”, queste credenze non sono quindi considerate “deliri”, bensì sono considerate “isteria di massa“. Una religione estesa in tutto il mondo è, per certi versi, un insieme di deliri talmente diffusi da dare origine ad una isteria di massa che si è a sua volta talmente diffusa da diventare “normale”. Quando una religione “ufficiale” cessa di essere ampiamente diffusa, torna ad essere delirio: ad esempio credere attualmente all’idea dell’esistenza di Zeus è considerato oggi un delirio, ma la psichiatria non l’avrebbe considerata tale 2000 anni fa. La religione torna ad essere delirio quando cessa di essere diffusa.

Curiosità

Il film del regista Todd Phillips, con protagonisti Joaquin Phoenix e Lady Gaga, che uscirà al cinema nell’ottobre del 2024 e seguito del film Joker (2019), prenderà il nome di “Joker: Folie à deux“. Si presume che quindi, nella trama, siano presenti dei riferimenti proprio alla malattia psichiatrica trattata in questo articolo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Perché si festeggia ferragosto? Significato religioso e nel mondo

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Il termine “ferragosto” relativo al 15 agosto di ogni anno, deriva dalla locuzione latina feriae Augusti, e cioè “riposo di Augusto” indicante una festività istituita dall’imperatore romano Ottaviano Augusto nel 18 avanti Cristo, che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Consualia dedicati a Conso (il dio della terra e della fertilità), per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L’antico ferragosto aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane allo scopo di fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti. In tale periodo era usanza che i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni, ricevendo in cambio una ricompensa economica. Anticamente, come festa pagana, era celebrata il 1° agosto, tuttavia i reali giorni di festa e riposo dal lavoro erano molti di più: anche tutto il mese di agosto, con particolare festa il giorno 13, che i romani dedicavano alla dea Diana.

Da festa pagana a festa cattolica

Come avviene per la maggioranza delle festività cattoliche attuali (come il Natale, anticamente riconosciuto dai pagani con “sol invitus”) anche la ricorrenza del ferragosto fu assimilata dalla Chiesa cattolica e “trasformata” dai cattolici da festa pagana a festa religiosa cattolica: nel VII secolo si iniziò a celebrare l’Assunzione di Maria proprio il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione determina che la Vergine Maria sia stata assunta, (cioè sia stata “accolta”) in cielo dal dio cattolico.

Ferragosto: dove si festeggia nel mondo?

Il ferrragosto è una ricorrenza tipicamente italiana che però viene celebrata in qualche modo anche in altri paesi del mondo. Forse non tutti sanno infatti che ad esempio in Canada il 15 di agosto si celebra l’Acadian Day, festa legata all’Acadia e cioè la prima colonia francese dell’America settentrionale. Gli abitanti allora decisero di prevedere una festa nazionale in onore di Maria, simboleggiata anche dalla stella d’oro posta nella bandiera della regione, adottata ufficialmente il 15 agosto 1884.
Il 15 agosto è festa anche in India, dove un’antica leggenda vuole che il bagno in mare il giorno di Ferragosto abbia un effetto benefico per la salute.
Anche in Spagna si festeggia: le strade delle principali città diventano coloratissime e dove numerosi spettacoli vengono allestiti nelle vie principali. Spazio al Flamenco, ai costumi tradizionali che sfilano in processioni, a fiumi di sagria, churros, fuochi artificiali e tanto altro ancora. Da Madrid a San Sebastian, dalle coste all’entroterra, questo giorno è particolarmente sentito dalla popolazione.
Il 15 Agosto a Siviglia va in scena la tradizionale processione della Vergine, patrono della città spagnola. Per l’occasione numerosi accorrono da tutta la regione per rendere omaggio alla Santa. La leggenda narra dell’apparizione in sogno della Vergine de los Reyes a Siviglia nel 1248, tramutata poi in venerazione popolare con la costruzione di diversi edifici di culto come la Cappella Reale, la nascita della confraternita dei Sartie la Chiesa di San Ildefonso.
Insomma, magari non sarà chiamato “ferragosto”, ma questo giorno è speciale in tanti paesi del mondo. Questo dipende anche dal fatto che la festività dell’Assunta si celebra in tutto il mondo cattolico.

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Marco Columbro: “Gli alieni esistono, Gesù era uno di loro, il papa lo sa”

MEDICINA ONLINE Marco Columbro Gli alieni esistono, Gesù era uno di loro, il papa lo sa LORELLA CUCCARINI PAPERISSIMA CANALE 5 ANNI 90.jpg“Gli alieni esistono, Gesù era uno di loro”. A parlare è Marco Columbro, uno dei volti più amati e conosciuti della tv, soprattutto negli anni ’90. Il conduttore, dopo essere scomparso per molto tempo dal piccolo schermo, ha rilasciato una lunga intervista a Spy, in cui ha parlato di un possibile contatto con gli extraterrestri, svelando le sue teorie su questo tema. “Chi si occupa di spiritualità come me – ha detto alla rivista – si occupa anche di vita tout court. Io non credo che esista solo l’uomo in questo pianetino immerso in miliardi di altre galassie”. Secondo Marco Columbro, il papa sarebbe a conoscenza dell’esistenza degli alieni. “Pure Papa Francesco, due anni fa, ha fatto una dichiarazione pazzesca – ha spiegato – passata sotto silenzio: Noi dobbiamo portare nel nostro cuore gli insegnamenti di un essere alieno, il cui nome era Gesù”.

E’ scritto anche nel Vangelo

Per Columbro, re della tv per tanti anni insieme a Lorella Cuccarini, le prove di ciò che dice sarebbero evidenti e si troverebbero anche nei testi sacri: “Nel Vangelo stesso, quello di Giovanni – ha raccontato -, è riportata una frase di Gesù: ‘Io non sono di questo mondo, dove vado io voi non potete venire. Io sono di lassù, voi siete di quaggiù’. Più chiaro di così!? Se il Papa ha detto una cosa del genere è solo perché sa che prima o poi ci sarà un contatto con questi esseri. E sarà più prima che poi. Pure Putin è sull’orlo di fare una dichiarazione di questo tipo. D’altronde, i grandi capi di Stato solo in contatto con loro sin dagli anni 40, noi siamo frutto della loro creazione”.

Marco Columbro ha spiegato di aver studiato a lungo il tema degli alieni,soprattutto dopo aver abbandonato il piccolo schermo agli inizi del 2000 a causa di una malattia. “Mi ritengo un libero ricercatore dello spirito da 35 anni – ha spiegato -. Ho avuto il privilegio di conoscere vari maestri spirituali, compreso il Dalai Lama. Ma non seguo nessuna religione, sia chiaro: non sono buddista. A me interessano gli esseri umani, specie se illuminati e migliori di me, e i loro insegnamenti”.

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Bertrand Russell: “Perché non sono cristiano”, la sua teiera ed il rasoio

MEDICINA ONLINE Bertrand Russell Perché non sono cristiano ATEISMO ATEO RELIGIONE AGNOSTICO TEIERA DI RUSSEL Russell's teapot Rasoio di Occam DIO DIVINITA SPAZIO METAFORA TE THE MARTE TERRA.jpgBertrand Arthur William Russell (nato a Trellech il 18 maggio 1872 e deceduto a 97 anni a Penrhyndeudraeth, il 2 febbraio 1970) è stato un filosofo, logico, matematico ed attivista gallese; famoso ed autorevole esponente del movimento pacifista e un divulgatore della filosofia specie delle correnti filosofiche del razionalismo, dell’antiteismo e del neopositivismo. Nel 1950, Russell fu insignito del Premio Nobel per la letteratura “quale riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei quali egli si leva in alto a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero“.

Io sono un ateo o un agnostico?

Bertrand Russell si dichiarava pubblicamente agnostico e ateo e a sua attitudine verso il Dio cristiano era identica a quella verso gli dei dell’antica Grecia: persuaso della mancanza di prove dell’esistenza di entrambi, con il celebre paragone della teiera celestiale egli mostra come si possa inculcare nella mente delle persone qualcosa che si voglia far passare per “verità”. Sostiene inoltre che affermare l’esistenza di qualcosa che non è dimostrabile è normalmente vista come un’affermazione probabilmente falsa, a meno che quel qualcosa non venga affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità ed instillata nelle menti dei bambini a scuola: in quel caso anche qualcosa di oggettivamente assurdo (come l’esistenza di angeli, paradiso, diavoli con forconi e donne incinte vergini) diventerebbe plausibile e realistica, perfino l’esistenza di una “teiera” in orbita nello spazio.

Pedobattesimo

Nelle idee del grande filosofo trova terreno fertile una domanda (retorica) che mi sono sempre fatto: perché fare il battesimo ad una persona proprio quando è neonato? La risposta della religione cattolica è che l’acqua santa cancella il peccato originale che tutti abbiamo fin dalla nascita, ma un’altra risposta – più onesta – potrebbe ricercare nel “pedobattesimo”, una occasione per far iniziare al bimbo – che ancora non può decidere autonomamente – un percorso di un vero e proprio lavaggio del cervello che lo porterà, da adulto, a credere in storie totalmente irrazionali ed inventate da altri per controllare la sua vita. Queste ed altre posizioni di Russell furono oggetto di forti critiche e di pesanti ostracismi per tutto lo scorso secolo. Famoso, ad esempio, è il caso dell’incarico al City College di New York che destò l’avversione dei clericali del tempo e che diede inizio ad alcune ripercussioni. I suoi pensieri a riguardo sono spiegati nei saggi Io sono un ateo o un agnostico? e Perché non sono cristiano.

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La teiera di Russell

La “teiera” a cui facevamo riferimento prima, chiamata anche “teiera celeste”, è una metafora ideata da Russell per confutare l’idea che spetti allo scettico, e non a chi le propone, l’onere della prova in merito ad affermazioni non falsificabili, in particolare in campo religioso. In un articolo intitolato “Is There a God?” (“Esiste un Dio?”), commissionato (ma mai pubblicato) dal magazine Illustrated nel 1952, Russell a tal proposito scrive:

«Se io sostenessi che tra la Terra e Marte ci fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che, giacché la mia asserzione non può essere smentita, dubitarne sarebbe un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie. Se però l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un tempo antecedente.»

Nel suo libro Il cappellano del Diavolo, il biologo  e ricercatore Richard Dawkins sviluppa ulteriormente il tema:

«Il motivo per cui la religione organizzata merita ostilità aperta è che, a differenza della fede nella teiera di Russell, la religione è potente, influente, esente da imposte e inculcata sistematicamente in bambini troppo giovani per difendersi da sé. Niente obbliga i bambini a trascorrere i propri anni formativi memorizzando folli libri che parlano di teiere. Le scuole sovvenzionate dal governo non escludono bambini i cui genitori preferiscono teiere di forma sbagliata. I credenti nella teiera non lapidano i non credenti nella teiera, gli apostati della teiera, i blasfemi della teiera. Le madri non mettono in guardia i loro figli dallo sposarsi coi pagani, i cui genitori credono in tre teiere invece che in una. Le persone che versano prima il latte non gambizzano quelle che mettono prima il tè.»

L’argomento di Dawkins è analogo a quello di John Locke, il quale, con riferimento alle pratiche autoritarie del Cattolicesimo a lui contemporaneo, asserì che “I papisti non devono godere del beneficio della tolleranza, perché, dove hanno il potere, si ritengono obbligati a negare la tolleranza agli altri”. Concetti simili alla teiera di Russell sono quello dell’Invisibile Unicorno Rosa, del Pastafarianesimo, e Un drago nel mio garage.

Rasoio di Occam: la teoria più semplice è probabilmente quella giusta

Il chimico Peter Atkins ha sostenuto che il punto dell’argomento della teiera di Russell è che non vi è alcun onere di confutare affermazioni inverificabili, sia che si sostenga una tesi o la sua negazione. Il rasoio di Occam suggerisce che la teoria preferibile sia quella con un minor numero di pretese esistenziali (ad esempio un universo senza esseri soprannaturali), così come dovrebbe essere il punto di partenza di questa discussione, piuttosto che una teoria più complessa. Atkins nota però che questo argomento non coinvolge direttamente la religione, perché, a differenza dell’evidenza scientifica, le evidenze religiose si considerano esperite attraverso la rivelazione personale che non può essere oggettivamente verificata o condivisa. Infatti l’argomento di Russell, formalmente, non è un’istanza di un argomentum ad ignorantiam invertito, ovvero non significa che non avere prove che qualcosa esista o sia vero implica che non esista o sia falso. Il significato logico è che, piuttosto, in ogni caso del genere in cui vi sono asserti senza evidenze logiche o sperimentali, non si può asserire la verità di un argomento dal fatto che sia impossibile confutarlo. Perciò Russell poteva argomentare che l’ateismo, come l’agnosticismo, fossero logicamente validi e che per lui non ci fossero ragioni sufficienti per credere in una religione, ovvero nell’esistenza di un essere la cui stessa esistenza non può essere provata sperimentalmente (sebbene non sia nemmeno contraddittorio crederlo, però non vi sono ragioni sufficienti, genericamente, per farlo).

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Gli atei sono intolleranti, immorali, depressi, dogmaticamente chiusi all’evidenza del soprannaturale?

MEDICINA ONLINE RELIGIONE ATEI AGNOSTICI ATEISM GIORDANO BRUNO ROGO DIVINITA ERETICO STREGA SOLE CIELO STELLE STATUE STORIA MORTE TORTURA CROCIATI GUERRE DI RELIGIONE CHIESA CATTOLICA ROMANA.jpgIl mondo è colmo di tecnologia, la scienza ha allungato le nostre vite e la nostra salute, il processo di secolarizzazione avanza senza sosta, eppure… gli atei nel “modernissimo” nuovo millennio, sono ancora altamente discriminati. Secondo un recente sondaggio di Newsweek solo il 37% degli americani eleggerebbero presidente qualcuno che si qualificasse ateo, un po’ quello che succede a Jodie Foster nel film Contact. Gli atei sono spesso immaginati come intolleranti, immorali, depressi, ciechi alla bellezza della natura e dogmaticamente chiusi all’evidenza del soprannaturale. Persino John Locke, uno dei grandi patriarchi dell’Illuminismo, credeva che l’ateismo «non dovesse affatto essere tollerato» perché «promesse, patti e giuramenti, che sono i legami delle società umane, non possono avere alcuna presa su un ateo». Ciò accadeva più di 300 anni fa. Ma, negli Stati Uniti attuali, poco sembra essere cambiato. Ben l’87% della popolazione afferma di “non aver mai dubitato” dell’esistenza di Dio; meno del 10% si qualifica atea e pare che la sua reputazione stia sempre più deteriorandosi. Visto che è noto che gli atei sono spesso tra gli individui più intelligenti e scientificamente preparati di una società, sembra importante ridimensionare i miti che impediscono loro di giocare un ruolo più importante nel nostro contesto nazionale.

1. Gli atei credono che la vita sia priva di significato

Al contrario, sono le persone religiose che spesso si preoccupano che la vita sia priva di significato e immaginano che possa essere solo redenta dalla promessa della felicità eterna oltre la tomba. In generale, gli atei sono piuttosto convinti che la vita sia preziosa. Si carica la vita di significato vivendola davvero e pienamente. Le nostre relazioni con coloro che amiamo sono ricche di significato adesso; non hanno bisogno di durare per sempre per diventare significative. Gli atei tendono a considerare questa paura di mancanza di senso… beh… priva di senso.

2. L’ateismo è responsabile dei i più grandi crimini della storia dell’uomo

Le persone di fede spesso affermano che i crimini di Hitler, Stalin, Mao e Pol Pot erano l’inevitabile prodotto della mancanza di fede. Il problema del fascismo e del comunismo, tuttavia, non risiede in una loro eccessiva critica della religione; semmai, è che sono troppo simili alle religioni stesse. Questi regimi sono profondamente dogmatici, e generalmente danno origine a culti della personalità che sono indistinguibili dai culti di venerazione di un qualsiasi eroe religioso. Auschwitz, i gulag e i campi di sterminio non sono esempi di ciò che accade quando gli esseri umani rigettano il dogma religioso; sono altresì effetti di dogmi politici, razziali e nazionalistici senza controllo. Non esiste società nella storia dell’uomo che abbia mai sofferto perché il suo popolo è divenuto troppo ragionevole, anzi, spesso è in nome delle religioni che si sono combattute le peggiori guerre e perpetrate le più drammatiche torture ed ingiustizie contro “eretici”, “streghe” e “uomini posseduti dal demonio”.

3. L’ateismo è dogmatico

Ebrei, cristiani e musulmani affermano che le loro scritture hanno una conoscenza dei bisogni dell’umanità talmente approfondita che potrebbero solo essere state scritte sotto la direzione di una divinità onnisciente. Un ateo è semplicemente una persona che ha preso in considerazione tale affermazione, ha letto i libri e ha trovato l’affermazione stessa ridicola. Non c’è bisogno di prendere tutto per fede, o essere in alternativa dogmatici, per rigettare credenze religiose ingiustificate. Come ha detto Stephen F. Roberts, «Io sostengo che siamo entrambi atei, solo che io credo in un dio di meno rispetto a voi. Quando capirete perché rifiutate tutti gli altri possibili dei, capirete anche perché io rifiuto il vostro».

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4. Gli atei pensano che ogni cosa nell’universo si origini per caso

Nessuno sa perché l’Universo si sia originato. In effetti, non è neppure del tutto scontato che si possa financo parlare coerentemente dell’“inizio” o della “creazione” dell’universo, dato che queste idee si richiamano al concetto di tempo, ed ecco che ci ritroviamo a parlare dell’origine dello stesso spazio-tempo. Il concetto che gli atei credano che tutto si sia creato per caso è anche utilizzato regolarmente come critica dell’evoluzione darwiniana. Come Richard Dawkins spiega nel suo splendido libro L’Illusione di Dio, ciò rappresenta un completo fraintendimento della teoria dell’evoluzione. Benché non sappiamo precisamente come la chimica primigenia terrestre abbia prodotto la biologia, sappiamo che la diversità e la complessità che vediamo nel mondo vivente non è un prodotto del puro caso. L’evoluzione è infatti una combinazione di mutazioni accidentali e di selezione naturale. Darwin coniò l’espressione “selezione naturale” per analogia con la “selezione artificiale” operata dagli allevatori di bestiame. In entrambi i casi, la selezione esercita un effetto espressamente non casuale sullo sviluppo di una qualsiasi specie.

5. L’ateismo non ha alcuna connessione con la scienza

Benché sia possibile essere uno scienziato e credere in Dio — come pare alcuni scienziati facciano — non v’è dubbio che l’avvicinamento al pensiero scientifico tenda a erodere, piuttosto che a supportare, la fede religiosa. Prendiamo come esempio la popolazione statunitense: la maggior parte delle inchieste mostra che circa il 90% della collettività crede in un Dio personale; tuttavia, il 93% dei membri dell’Accademia Nazionale delle Scienze non credono in Dio. Ciò suggerisce che poche forme di pensiero sono meno congeniali alla fede religiosa della scienza.

6. Gli atei sono arroganti

Quando gli scienziati non sanno qualcosa (come il perché dell’origine dell’universo, o come si siano formate le prime molecole auto-replicanti), lo ammettono. Nel campo scientifico è molto grave fingere di conoscere cose che in realtà non si sanno. Eppure lo stesso comportamento è la linfa delle religioni basate sulla fede. Un sesquipedale esempio d’ironia in materia religiosa è la frequenza con cui persone di fede si autocelebrano per la propria umiltà, mentre allo stesso tempo rivendicano conoscenze in tema di cosmologia, chimica e biologia che nessuno scienziato può vantare. Su materie quali la natura del cosmo e il nostro posto al suo interno, gli atei traggono generalmente le loro opinioni dalla scienza. Questa non è arroganza; è onestà intellettuale.

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7. Gli atei sono chiusi all’esperienza spirituale

Non v’è nulla che impedisca a un ateo di provare amore, estasi, senso di rapimento e soggezione; gli atei possono tenere in alta considerazione queste esperienze e cercarle con regolarità. Ciò che gli atei non sono propensi a fare è utilizzare tali esperienze come base di ingiustificate (e ingiustificabili) affermazioni sulla natura della realtà. Non v’è dubbio che alcuni cristiani abbiano migliorato la propria vita leggendo la Bibbia e pregando Gesù. Ma questo cosa dimostra? Solo che certe discipline e codici di condotta possono avere un effetto profondo sulla mente umana. Le esperienze positive dei cristiani suggeriscono che Gesù sia il solo salvatore dell’umanità? Neanche lontanamente, dato che gli induisti, i buddisti, i musulmani e persino gli atei fanno simili esperienze con regolarità. In realtà, nessun cristiano al mondo potrebbe affermare persino che Gesù portasse la barba, figuriamoci che fosse nato da una vergine o risorto dalla morte. Semplicemente, questo non è il tipo di affermazioni che l’esperienza spirituale può autenticare.

8. Gli atei credono che non ci sia niente al di là della vita umana e della comprensione umana

Gli atei possono tranquillamente ammettere i limiti della comprensione umana, molto più dei religiosi. È ovvio che non capiamo pienamente l’universo; ma è ancora più ovvio che una sua migliore comprensione non passa né per la Bibbia né per il Corano. Non sappiamo se esiste vita complessa da qualche altra parte nel cosmo, ma potrebbe esserci. Se c’è, tali esseri potrebbero anche aver compreso le leggi di natura di gran lunga meglio di noi. Gli atei sono aperti a tale eventualità. Possono anche ammettere che se extraterrestri intelligenti esistono, il contenuto della Bibbia e del Corano desterà in loro un’impressione persino minore di quella presente negli atei umani. Dal punto di vista degli atei, le religioni del mondo banalizzano completamente la bellezza reale e l’immensità dell’universo. Per fare una simile osservazione, non c’è bisogno di accettare alcunché sull’insufficienza delle evidenze.

9. Gli atei ignorano il fatto che la religione sia di estremo beneficio alla società

Coloro che enfatizzano i positivi effetti della religione paiono non capire che tali effetti non dimostrano la verità della dottrina religiosa. Questo è il motivo per cui abbiamo termini come “pensiero magico” e “autoinganno”. C’è profonda differenza tra illusione consolatoria e verità. In ogni caso, si può tranquillamente discutere dei “benefici” della religione: in gran parte dei casi pare che la religione dia ai cattivi buone ragioni per comportarsi bene, benché vi siano già di per sé molte buone ragioni per far ciò. Chiedetevi cosa sia più morale: aiutare i poveri sulla spinta della preoccupazione per la loro sofferenza, o farlo perché si pensa che il creatore dell’universo vi premi o vi punisca a seconda che lo facciate o no?

10. L’ateismo non dà alcuna base per la moralità

Se a qualcuno non è già chiaro di suo che la crudeltà è male, non lo scoprirà certo leggendo la Bibbia o il Corano, dato che questi libri sono pieni di celebrazioni di crudeltà, sia umana sia divina. Non traiamo la nostra moralità dalla religione. Decidiamo cosa sia buono nei testi sacri facendo ricorso a intuizioni morali che sono (entro certi limiti) insite in noi e che sono state affinate dal pensiero plurimillenario sulle basi e sulle prospettive di felicità per gli esseri umani. Abbiamo fatto considerevoli progressi etici nel tempo e non certo grazie a una lettura più attenta della Bibbia o del Corano. Entrambi i libri infatti sono indulgenti sulla schiavitù, e tuttavia ogni essere umano civilizzato riconosce che la schiavitù sia un’abominazione. Qualunque cosa ci sia di buono nelle scritture (come le regole auree) può essere ammirato per la sua saggezza etica senza bisogno di credere che ci sia stato offerto dal creatore dell’Universo.

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Mago taoista si fa cuocere in padella per pregare e purificare l’anima: muore bruciato [VIDEO]

MEDICINA ONLINE MAGO UCCISO COTTO A VAPORE Taoist medium dies in wok during steaming stuntAndava avanti da alcuni anni nelle sue performance di preghiera ad alto rischio per dimostrare ai suoi seguaci come purificare il corpo e l’anima: è morto così il sedicente mago taoista Lim Ba, noto come “Black Dog” (Cane Nero), facendosi cuocere a vapore mentre era in preghiera in una enorme padella wok, circondato da riso, mais e panini vegetariani. La tragedia è avvenuta in un tempio di Suana Sanglang, piccolo villaggio sulla costa della Malesia settentrionale. Quando, dopo mezz’ora di cottura, ha cominciato a picchiare disperatamente contro il pesantissimo coperchio che lo sovrastava per chiedere di essere liberato, era ormai tardi: nonostante i tentativi disperati dei soccorritori, Black Dog è – ben poco magicamente – spirato tra le urla dei credenti giunti in massa per la sessione di preghiera, ucciso da ustioni di secondo grado e da un attacco cardiaco.

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A poco sono servite le preghiere dei fedeli del santone. Il figlio minore di Lim Ba, il 32enne Kang Hui, ha raccontato che il padre effettuava queste performance da oltre dieci anni arrivando ai limiti estremi della resistenza umana: in un’occasione era rimasto “in cottura” per 75 minuti. Tale insolita abitudine era spesso sconsigliata dai membri della famiglia, ma “Cane Nero” non li ha mai voluti ascoltare ed è morto così, letteralmente cotto al vapore.

Di seguito riportiamo un video che mostra il tragico momento in cui il mago viene tirato fuori dalla grande padella:

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