Massiccio facciale: differenza tra osso nasale, lacrimale, palatino, zigomatico e vomere

MEDICINA ONLINE VISTA FRONTALE DEL CRANIO TESTA OSSO OSSA NASALE LACRIMALE PALATINO VOMERE ZIGOMATICO SCHELETRO MANDIBOLA MASCELLA OCCIPITALE TEMPORALE PARIETALE SFENOIDE ETMOIDE GLABELLIl massiccio facciale (anche chiamato splancnocranio o viscerocranio) è un gruppo osseo facente parte del cranio. Le ossa che compongono il massiccio facciale sono: Continua a leggere

Differenza tra muscoli mimici, epicranico, masticatori ed altri muscoli del cranio

Anatomy Neck Muscles Muscle Anatomy Head And Neck Anatomy HumanLa nostra testa è ricchissima di muscoli, necessari per vari scopi: permettere la masticazione e la fonazione, proteggere le delicate strutture intracraniali e fornire all’essere umano la possibilità di una efficace Continua a leggere

Sternocleidomastoideo: anatomia e funzioni del muscolo del collo

MEDICINA ONLINE MUSCOLI DEL COLLO MUSCOLATURA COLLO TESTA MOSCOLO SOPRAIOIDEI SOTTOIOIDEI DIGASTRICO STILOIDEO MILOIOIDEI GENIOIOIDEO ANATOMIA FUNZIONI STERNOCLEIDOMASTOIDEO PLATISMA TIROIDEO OMOIOIDEO NECK MUSCLEIl muscolo sternocleidomastoideo (SCM) è un grosso ed importante muscolo bipennato del collo, situato nella regione anterolaterale del collo. Pari e simmetrico, esiste uno sternocleidomastoideo destro ed uno sinistro che insieme formano un corpo carnoso Continua a leggere

Segno di Binda: cos’è e come si esegue

MEDICINA ONLINE MEDICO ESAME OBIETTIVO ANAMNESI PATOLOGICA FISIOLOGICA FAMIGLIARE VISITA MEDICA GENERALE AUSCULTAZIONE ISPEZIONE PERCUSSIONE PALPAZIONE DIFFERENZA FONENDOSCOPIO STETOSCOPIO TORACE ADDOME SUONI SEMEIOTICAIl segno di Binda è uno dei cosiddetti “segni meningei”, cioè un gruppo di segni usati in semeiotica neurologica per individuare eventuali Continua a leggere

Differenza tra frattura di LeFort I, II e III

MEDICINA ONLINE Fratture di LeFort 1 2 3 I II III CRANIO TESTA MAXILLO FACCIALE CHIRURGIA NEUROLOGIA CRANIO EMATOMA TRAUMA INCIDENTE OSSA ROTTURA CERVELLO ENCEFALO TRAUMATOLOGIA INCIDENTE STRADALE DIFFERENZA.pngCon “frattura di LeFort” (anche chiamata “frattura di Le Fort“) in medicina si intende un gruppo di fratture che interessano le ossa del cranio che tipicamente si verificano nei traumi facciali e sono potenzialmente molto pericolose per la sopravvivenza del paziente. Questo tipo di frattura deve il suo nome a René Le Fort, il chirurgo francese che per primo le classificò nella prima metà del ‘900. Il dottor Le Fort individuò la presenza di 3 paia di pilastri di resistenza (pari e simmetrici) che caratterizzano il terzo medio del volto. Questi sono:

  • pilastro anteriore (naso-frontale): inizia dall’apertura piriforme e segue la cornice orbitaria mediale, circondando inferiormente la regione canina;
  • pilastro laterale (zigomatico): dalla regione molare segue la parete laterale dell’orbita;
  • pilastro posteriore (pterigo-mascellare): dalla tuberosità del mascellare si porta ai processi pterigoidei dell’osso sfenoide.

Le linee di frattura nei traumi facciali tendono a presentarsi alla periferia delle zone attraversate da queste traiettorie, andando a determinare i diversi tipi di frattura LeFort.

Cause e fattori di rischio delle fratture di LeFort

Le fratture di LeFort sono determinate nella maggioranza dei casi da traumi diretti al volto ed alla testa in generale, ad esempio negli incidenti stradali, spesso associate a svariati altri traumi che interessano il resto del corpo. Le fratture di LeFort possono essere anche favorite da svariati fattori, come:

  • fattori locali: processi infettivi aspecifici e specifici, tumori maligni e benigni, cisti, ritenzione dentaria;
  • fattori generali: osteomalacia e osteopetrosi, iperparatiroidismo, osteoporosi senile, tossicosi professionali da fosforo o da fluoro.

In questo caso si parla di fratture patologiche, cioè quelle fratture che si verificano su tessuti interessati da cedimento strutturale interno dovuto ad una patologia sottostante che può essere sistemica o locale.

Diagnosi delle fratture di LeFort

La diagnosi delle fratture di LeFort viene effettuata grazie all’esame obiettivo (in cui il palato risulta spesso innaturalmente mobile) supportato da un esame TAC della testa e del collo che nella maggioranza dei casi è capace di mostrare chiaramente il tipo di frattura. Affinché vengano classificate come LeFort, le fratture devono coinvolgere i processi pterigoidei dello sfenoide, questi sono visibili posteriormente ai seni mascellari in una TC assiale, e inferiormente al bordo orbitale in proiezione coronale.

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Frattura di LeFort I (frattura bassa od orizzontale)

Frattura di LeFort I, detta anche bassa o orizzontale, può risultare da una forza diretta verso il basso sul bordo alveolare della mascella. È conosciuta anche come frattura di Guérin, o palato fluttuante, e coinvolge solitamente la porzione inferiore dell’apertura piriforme. La frattura si estende dal setto nasale ai bordi laterali dell’apertura piriforme, si dirige orizzontalmente al di sopra degli apici dentari, incrocia sotto la sutura zigomatico-mascellare e attraversa la sutura sfeno-mascellare fino ad interrompere i processi pterigoidei dello sfenoide. I sintomi di una LeFort I sono principalmente:

  • leggero gonfiore del labbro superiore,
  • ecchimosi presente nel fornice superiore sotto gli archi zigomatici,
  •  malocclusione,
  • mobilità dentaria.

È presente il segno di Guérin, caratterizzato da ecchimosi nella regione dei vasi palatini maggiori. Le fratture LeFort I possono essere quasi immobili, e si può percepire il caratteristico stridore solamente applicando una pressione sui denti dell’arcata superiore. La percussione dei denti dell’arcata superiore rivela un suono detto a pentola fessa.

Alcuni sintomi possono essere presenti sia nella LeFort I che nella LeFort II, come:

  • edema dei tessuti molli nel terzo medio del volto;
  • ecchimosi bilaterale circumorbitale;
  • emorragia bilaterale sottocongiuntivale;
  • epistassi;
  • rinorrea di liquido cerebrospinale;
  • diplopia;
  • enoftalmo.

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Frattura di LeFort II (frattura media o piramidale)

Frattura di LeFort II, detta anche media o piramidale, può risultare da un trauma alla mascella media o inferiore, e di solito coinvolge il bordo inferiore dell’orbita. Tale frattura ha una forma piramidale, e si estende dalla radice del naso, al livello, o appena al di sotto, della sutura naso-frontale, attraversa i processi frontali dell’osso mascellare, si dirige quindi lateralmente e verso il basso attraverso le ossa lacrimali e il pavimento inferiore dell’orbita, riaffiora attraverso o in vicinanza del forame infraorbitario ed inferiormente attraverso la parete anteriore del seno mascellare; procede quindi al di sotto dello zigomo, attraverso la fessura pterigomascellare per terminare sui processi pterigoidei dello sfenoide. I sintomi di una LeFort II sono principalmente:
  • gradino sul bordo infraorbitario;
  • porzione media del volto mobile;
  • anestesia o parestesia della guancia (da danno al nervo infraorbitario);
  • suono a pentola fessa.

Frattura di LeFort III (frattura alta, trasversale o disgiunzione cranio-facciale)

Frattura di LeFort III, detta anche alta, trasversale o anche disgiunzione cranio-facciale, coinvolge solitamente l’arco zigomatico. Può avvenire in seguito ad impatto sulla radice del naso o sulla parte superiore dell’osso mascellare. Questa frattura inizia presso la sutura fronto-mascellaree la naso-frontale, si estende posteriormente lungo la parete mediale dell’orbita attraverso il solco nasolacrimale e l’etmoide. Lo spessore dello sfenoide posteriormente di solito previene la continuazione della frattura nel canale ottico. La frattura prosegue quindi lungo il pavimento dell’orbita, lungo la fessura orbitaria inferiore e continua superiormente e lateralmente attraverso la parete laterale dell’orbita, attraverso la sutura zigomatico-frontale e l’arco zigomatico. All’interno del naso, un ramo della frattura si estende attraverso la base della lamina perpendicolare dell’etmoide, attraverso il vomere e verso i processi pterigoidei alla base dello sfenoide. Questo tipo di frattura predispone maggiormente il paziente alla rinorrea di liquido cerebrospinale rispetto agli altri due. I sintomi di una LeFort III sono principalmente:
  • morbidezza e separazione della sutura zigomatico-frontale;
  • allungamento del volto;
  • depressione dei livelli oculari;
  • enoftalmo;
  • incapacità a mantenere le palpebre aperte;
  • alterazione del piano occlusale.

Terapia delle fratture di LeFort

La terapia prevede la riduzione, la contenzione o interventi chirurgici di osteosintesi o cerchiaggio.

Quale medico si occupa delle fratture di LeFort?

La cura di questo tipo di frattura è principalmente deputato al chirurgo maxillo-facciale, un medico specializzato nella terapia chirurgica di un gran numero di traumi e lesioni che interessano bocca, mascella, mandibola, viso e collo. La cura di una frattura di LeFort, visto anche l’eventuale interessamento di palato, denti, encefalo e – in ultima istanza – le problematiche estetiche nel volto che determina, implica, nelle varie fasi dell’iter terapeutico, un team che comprende un gran numero di specialisti in vari campi sanitari, come neurologi, neurochirurghi, ortopedici, dentisti, otorinolaringoiatri, chirurghi plastici, fisiatri, fisioterapisti, logopedisti e psicologi.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Sostanze delle piante efficaci contro il mal di testa

MEDICINA ONLINE CEFALEA MAL DI TESTA EMICRANIA DIFFERENZE AURA SENZA AURA CERVELLO CERVELLETTO TESTA ENCEFALO SISTEMA NERVOSO CENTRALE PERIFERICO SNC SNP DONNA VOLTO TRISTE SAD GIRL HEADLe sostanze estratte da alcune piante sono efficaci contro la cefalea, è quello che emerge da una ricerca dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo e dell’Istituto di scienze neurologiche del CNR sui rimedi vegetali usati nella medicina popolare tra il XIX e il XX secolo. Circa l’80% presenta componenti in grado di contrastare i meccanismi alla base del mal di testa. Il 40% di queste piante era in uso già da circa 2000 anni. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Ethnopharmacology.

Girasole, sambuco ed artemisia

Molte le piante che contengono molecole con azione anti-infiammatoria e analgesica o comunque in grado di contrastare i meccanismi ritenuti alla base delle principali forme di cefalee. Componenti organici quali flavonoidi, terpenoidi e fenilpropanoidi sembrano poter bloccare, in vivo, i mediatori chimici coinvolti nell’insorgenza delle cefalee. Ad esempio, i diterpeni estratti dal girasole, dal sambuco e dall’artemisia agiscono sulle cavie come i FANS, i farmaci antiinfiammatori non steroidei che solitamente si assumono contro le cefalee, oltre che per ridurre lo stato infiammatorio in patologie articolari, reumatologiche e muscolo-scheletriche. Lo studio ha rivelato anche che circa il 42% delle piante utilizzate dalla medicina popolare italiana per la cura della cefalea era già in uso nel periodo tra il V secolo a.C. e il II d.C., come testimoniano tra gli altri Ippocrate e Plinio il Vecchio.

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Allucinazioni lillipuziane e Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie

MEDICINA ONLINE Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie Alice-in-wonderland-disney CARTONE FILM CINEMA.jpg

Alice dopo aver mangiato il fungo… allucinogeno!

La “Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie” è una particolarissima sindrome di interesse neurologico e psichiatrico, in cui viene alterata la percezione dello spazio e del tempo, facendo vedere – a chi ne soffre – gli oggetti molto più grandi o molto più piccoli di quanto siano in realtà. Inoltre queste persone trovano difficoltoso giudicare il tempo che scorre, dal punto di vista quantitativo. Il disturbo può essere temporaneo, quando è associato con l’emicrania, crisi epilettica, tumori cerebrali e l’uso di droghe psicoattive, oppure permanente in seguito a lesioni cerebrali di vario tipo.

Le allucinazioni lillipuziane

Un sintomo prominente, e spesso fastidioso, della sindrome è quello dell’alterazione dell’immagine del proprio corpo: il malato può infatti confondere la dimensione e la forma di parti (o di tutte le parti) del corpo. La sindrome comporta distorsioni percettive anche della dimensione degli oggetti. Le allucinazioni caratterizzanti la sindrome sono chiamate spesso “allucinazioni lillipuziane“, questo perché gli oggetti possono apparire molto più grandi o – più frequentemente – molto più piccoli di quello che in realtà sono. I pazienti possono presentare sia micropsia che macropsia. La micropsia è una condizione caratterizzata dalla visione distorta di oggetti, che appaiono più piccoli di quanto in realtà sono. Nella macropsia, invece, il paziente vede tutto più grande di quanto non lo sia in realtà. Anche le reali distanze, tra soggetto e oggetti, vengono percepite in modo errato; per esempio un corridoio può sembrare di ampiezza smisurata o il terreno apparire troppo vicino.

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Credersi in movimento da fermi

Il paziente può presentare un senso del tempo e dello spazio distorto, per cui il tempo sembrerà scorrere molto lentamente, in modo simile ad un trip da sostanze allucinogene. La perdita temporanea di tali sensi causa una distorsione nella percezione della velocità. Questo può portare il paziente a credersi in movimento, anche quando non lo è. Altri sintomi minori e meno comuni possono essere: mancanza di coordinamento, difficoltà nel muovere gli arti, perdita di memoria a lungo termine e una sensazione persistente di essere ascoltato, osservato o toccato. La sindrome è talvolta chiamata “Sindrome di Todd“, in riferimento ad un’influente descrizione della condizione nel 1955 da parte dello psichiatra inglese John Todd nella prima metà del ‘900. Todd aveva infatti scoperto che molti dei suoi pazienti, che soffrivano di gravi attacchi di emicrania, vedevano e percepivano gli oggetti in modo sproporzionato, soprattutto dopo un’intensa aura encefalica.

Il romanzo

Spesso questo delirio può essere causato da emicrania, della quale Lewis Carroll (l’autore del famoso “Alice nel Paese delle Meraviglie”, di cui il 14 gennaio ricorrevano i 150 anni dalla morte) soffriva e che probabilmente ha ispirato la scrittura del racconto. Inoltre nel romanzo di Lewis, colpisce il fatto che la protagonista Alice presenti tutti i sintomi della sindrome in questione dopo l’ingestione di muscimolo, un alcaloide psicoattivo contenuto dall’amanita muscaria e dall’amanita pantherina (nel romanzo descritto come un “fungo rosso e bianco”).

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Primo trapianto di testa umana al mondo eseguito con successo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO OSPEDALE CHIRURGIA SALA OPERATORIA OPERAZIONE CHIRURGICAIl primo trapianto di testa umana al mondo è stato eseguito con successo, lo ha annunciato in una conferenza stampa a Vienna, il neurochirurgo italiano Sergio Canavero, spiegando che un’équipe dell’università medica di Harbin ha realizzato il primo trapianto di testa umana su cadavere al mondo ed affermando che un’operazione su un essere umano vivo potrebbe essere “imminente”.

Il trapianto su cadavere è un evento storico per la medicina. E’stato effettuato dal team guidato dal chirurgo Xiaoping Ren, che l’anno scorso ha trapiantato con successo una testa sul corpo di una scimmia. L’operazione si è svolta in Cina, con un intervento durato ben 18 ore, in cui sono stati connessi con successo la colonna vertebrale, i nervi ed i vasi sanguigni. Il prossimo passo, ha spiegato Canavero, sarà lo scambio e il trapianto di testa da donatori in stato di morte cerebrale.

Questa è la strada che porterà l’uomo ad essere potenzialmente immortale. Voi cosa ne pensate?

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