Odore delle urine di pesce, zolfo o ammoniaca: cause e cure

MEDICINA ONLINE APPARATO URINARIO RENI URETRA URETERI URETERE DIFFERENZA URINA AZOTEMIA PENE VAGINA ORIFIZIO SCORIE VESCICA TUMORI TUMORE CANCRO DIAGNOSI CISTOSCOPIA ECOGRAFIA UOMO DONNAL’urina non ha certamente un odore che la maggioranza delle persone definisce “gradevole”, tuttavia ci sono alcune situazioni, condizioni e patologie che possono renderlo ancora meno gradevole del solito: vediamole insieme.

Bere troppa poca acqua

La prima cosa da valutare, in presenza di urina dall’odore sgradevole, è quanta acqua avete bevuto negli ultimi due giorni. Ricordate che l’ideale sarebbe bere da 1,5 a 2 litri di acqua al giorno (anche di più durante i mesi caldi e se fate attività sportive), ma se comunque avete bevuto meno acqua del solito, questa può essere una conseguenza. Se la causa del cattivo odore è la disidratazione, noterete che la pipì è di colore scuro o arancione e ha odore di ammoniaca. In questo caso il problema scompare semplicemente bevendo più acqua. Se il colore e l’odore intensi dell’urina si accompagnano ad uno stato di confusione mentale, debolezza, stanchezza estrema, potrebbe trattarsi di una grave disidratazione che richiede immediata attenzione medica.

Infezioni del tratto urinario

Un altro possibile motivo del cattivo odore dell’urina potrebbe essere un’infezione delle vie urinarie. I sintomi più frequenti sono:

  • Stimolo continuo ad andare al bagno.
  • Sensazione di bruciore durante la minzione.
  • Dolore al ventre.

Uno dei batteri che più comunemente ne sono responsabili è l’Escherichia coli. È importante recarsi subito dal medico per cominciare il trattamento il prima possibile. I migliori prodotti antibatterici per la pulizia dei genitali e la prevenzione di cattivi odori, prurito, smegma ed infiammazioni, selezionati, usati e raccomandati dal nostro Staff di esperti, li potete trovare qui:

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Diabete

Un odore particolare dell’urina potrebbe essere sintomo di diabete. Se già soffrite di diabete e state assumendo le compresse, assicuratevi di star seguendo la prescrizione del diabetologo alla lettera; un odore ad esempio dolciastro tipo potrebbe indicare che qualcosa nella cura non funziona come dovrebbe. Se invece il trattamento è a base di iniezioni di insulina e lo avete cominciato da poco tempo, chiedete al medico: potrebbe trattarsi di un effetto collaterale e non necessariamente di un alto livello di glucosio nelle urine.

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Disturbi epatici

Un’altra causa di cattivo odore nella pipì può derivare dal fegato. In questo caso, l’odore si accompagna ad altri sintomi:

  • Nausea
  • Vomito
  • Dolore addominale
  • Occhi gialli
  • Debolezza
  • Perdita di peso

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Consumo eccessivo di alcuni alimenti

L’odore delle urine è alterato anche da determinati alimenti. Come ben sapete, gli asparagi e altri ortaggi a gambo verde, cambiano l’odore della pipì, ma in questo caso il fenomeno scompare in poco tempo. Tra gli alimenti che cambiamo l’odore dell’urina troviamo:

  • curry;
  • salmone;
  • alcool;
  • cipolle;
  • aglio;
  • cavoletti di Bruxelles;
  • caffè.

Il problema persiste senza aver consumato questi alimenti? Quanto sale aggiungete ai vostri piatti? Una dieta ricca di sale può causare una maggiore concentrazione delle urine, conferendo a queste un odore più forte del solito. Provate a diminuire la quantità di sale: ne guadagnerà la vostra salute e il vostro cuore.

L’uso delle lavande vaginali

Bisogna riconoscerlo, molte donne hanno problemi ad accettare le caratteristiche delle proprie parti intime. Per questo motivo spesso si ricorre alle lavande vaginali. Se dopo aver cominciato ad usarle notate un cattivo odore nelle urine, sarebbe opportuno interrompere quanto prima. Le lavande vaginali non si limitano a detergere la vagina, ma possono distruggere la flora batterica della zona genitale. Come risultato, il cattivo odore peggiora invece di sparire. Se avvertite cattivo odore provenire dalla zona genitale, invece di ricorrere a questi prodotti, chiedete al ginecologo. Vi saprà indicare se è presente un problema reale o se si tratta di una condizione fisiologica, e se sia necessario o meno ricorrere ad una cura specifica.

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Ormoni ed ovulazione

Gli stessi ormoni che intervengono durante il periodo di gestazione (estrogeni e progesterone) hanno anche il compito di regolare il ciclo mestruale. Questi ormoni alterano lievemente l’odore della pipì, ecco perché durante l’ovulazione potreste notare un odore tenue simile all’ammoniaca.

Consumo di alcuni farmaci, integratori e vitamine

Un’ultima causa di cattivo odore è legata agli aromatizzanti contenuti in alcune medicine ed integratori alimentari. Conferiscono al prodotto un sapore migliore, ma possono alterare il colore e l’odore delle urine. In altri casi, invece, potrebbe trattarsi di un effetto collaterale del farmaco. In ogni caso è sempre una buona idea parlarne con il medico per capire se si tratta di un effetto innocuo o meno.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Uro-TAC: indicazioni, preparazione, è dolorosa, costo

MEDICINA ONLINE APPARATO URINARIO RENI URETRA URETERI URETERE DIFFERENZA URINA AZOTEMIA PENE VAGINA ORIFIZIO SCORIE VESCICA TUMORI TUMORE CANCRO DIAGNOSI CISTOSCOPIA ECOGRAFIA UOMO DONNALa uro-TAC (o “uroTAC” o “uro-TC” o “uroTC“) è un esame diagnostico che permette di visualizzare le vie urinarie del paziente eseguendo una TAC (una indagine radiologica che usa radiazioni ionizzanti) all’addome con mezzo di contrasto iodato, unendo i vantaggi di questa tecnica a quelli dell’urografia.

Uro-TAC: perché si esegue?

La uro-TAC consente di effettuare un’analisi morfologica delle vie urinarie e funzionale. L’opacizzazione delle vie escretrici (i calici e la pelvi del rene, gli ureteri e la vescica) permette di ottenere informazioni sulla sede, le dimensioni e la struttura dei reni, sul loro funzionamento e sulla morfologia e l’integrità delle vie escretrici. Il medico può richiederla per indagare, ad esempio, le cause della presenza di sangue nelle urine, oppure in caso di calcoli renali o di un tumore alla vescica. L’indagine viene anche richiesta per la diagnosi dei tumori del rene e la progettazione dell’intervento chirurgico.

Come si svolge l’esame di uro-TAC?

L’esame prevede di rimanere sdraiati a pancia in su (supini) sul lettino radiologico. In alcuni casi può essere utilizzata una fascia di compressione a livello dell’addome. Il primo passaggio consiste nell’iniezione del mezzo di contrasto iodato, cui seguono una serie di radiografie eseguite a intervalli regolari. Tutto ciò che deve fare il paziente è rimanere immobile e trattenere il respiro durante l’esecuzione delle radiografie. Nelle fasi tardive, ovvero dopo che è passato un certo tempo dalla somministrazione del mezzo di contrasto, sarà possibile visualizzare anche la vescica.

Uro-TAC: quali le controindicazioni?

Non esistono particolari controindicazioni alla uro-TAC, ma è bene informare il medico di un eventuale stato di gravidanza. È inoltre importante comunicare se si soffre di fenomeni allergici, inclusi asma, eczemi e orticaria.

L’uro-TAC è un esame doloroso?

L’uro-TAC non è un esame doloroso. Durante l’esecuzione è possibile avere a che fare solo con leggeri fastidi, ad esempio una sensazione di calore in tutto il corpo che tende a svanire rapidamente. Viene comunque sempre eseguita in presenza di un medico.

L’uro-TAC è un esame rischioso o pericoloso?

Se eseguito da profissionisti esperti, l’uro-TAC non è un esame rischioso né pericoloso.

Uro-TAC: come ci si prepara all’esame?

Il giorno dell’esame è necessario rimanere a digiuno a partire da almeno 8 ore prima. È inoltre richiesto di portare con sé la richiesta medica in cui sono specificate le indicazioni dell’esame, i risultati di esami del sangue che includano la valutazione di glicemia, AST – ALT, creatinina, IgM, rapporto kappa/lambda (o, in alternativa, elettroforesi delle proteine) e quelli di esami radiologici precedenti. È consentita l’assunzione dei farmaci prescritti nell’ambito di terapie croniche.

Uro-TAC: quali sono i prezzi?

Il prezzo di una uro-TAC effettuata privatamente varia molto a seconda dello studio medico e del professionista che la esegue. Generalmente i prezzi di una uro-TAC oscillano tra 100 ed i 300 euro.

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Ematuria da sforzo e da esercizio fisico: cause e terapia

MEDICINA ONLINE PALESTRA DA GIOVANE BLOCCA CRESCITA TEEN FITNESS HEIGHT STOP GROWING TREADMILL RUNNER CARDIO CORRERE CORRIDORE CORSA APERTO TAPIS DIETA DIMAGRIRE AEROBICA GRASSO CALORIE SALITA PESI CITTA SMOG PALESTRA SPORTCon “ematuria” in medicina si intende la presenza di sangue nelle urine. A seconda della quantità di sangue si distinguono due tipi principali di ematuria:

  • macroematuria (o ematuria macroscopica): quando il quantitativo di sangue eliminato è così elevato da modificare macroscopicamente il colore delle urine, le quali tendono ad assumere un aspetto francamente rosso scuro/marrone, “a lavatura di carne”, “color coca-cola” o “color tè carico” a seconda della quantità di sangue presente.
  • microematuria (o ematuria microscopica): quando il quantitativo di sangue eliminato è modesto e non modifica il colore delle urine, che rimangono del loro classico colore giallastro.

La maggioranza delle ematurie da sforzo sono di tipo microscopico. Dal momento che la microematuria non porta a tracce di sangue visibili ad occhio nudo, viene diagnosticata solo con un esame delle urine, effettuabile con le strisce reattive o con l’esame microscopico del sedimento urinario dopo centrifugazione. In quest’ultimo caso per parlare di microematuria è necessaria la presenza di almeno 5 globuli rossi per campo microscopico all’ingrandimento di 40X.

Ematuria microscopica nello sportivo

La presenza di microematuria dopo esercizio fisico è frequente e quasi sempre benigna, anche se in molti casi l’ematuria microscopica rimane “idiopatica“, cioè dipende da cause che non sono del tutto note. In altri casi l’eziologia va da ricercarsi nel tipo di esercizio fisico svolto: ad esempio quando essa si manifesta dopo la corsa o bicicletta, può essere dovuta ai ripetuti traumi sul rene (ematuria traumatica) o sulla vescica. Ma essa può manifestarsi anche dopo esercizi non traumatici, come dopo il nuoto. All’esame delle urine i globuli rossi appaiono ben conservati. La condizione recede spontaneamente dopo un periodo variabile da pochi giorni ad una settimana.

Ematuria macroscopica nello sportivo

Se il colore delle urine cambia radicalmente, l’ematuria è di tipo macroscopica e può essere determinata da moltissime cause a livello dell’intero tratto delle vie urinarie (come calcoli, traumi e tumori a livello di rene, uretere, vescica,uretra). In caso di macroematuria vanno escluse altre cause di ematuria e, soprattutto, è preliminarmente importante che si confermi con un esame urine che il colore rosso delle urine sia dovuto ai globuli rossi escludendo con questo le emoglobinurie dovute a lesioni muscolari o a deficit di enzimi muscolari, e le cosiddette emoglobinurie da marcia. In alcuni casi l’ematuria può essere causata da sforzi molto intensi (specie in soggetti meno allenati) che hanno determinato una impennata della pressione arteriosa con rottura di piccoli vasi sanguigni. Pur non essendo necessariamente un segnale di malattia grave, la presenza di elevate quantità di sangue nelle urine non va mai sottovalutata.

Diagnosi e terapia

È sempre necessario rivolgersi ad un medico che accerterà che si tratta di ematuria (con un esame delle urine) e potrà programmare gli esami successivi. L’età ed il sesso del paziente orientano verso particolari diagnosi, tuttavia come per ogni malattia il primo elemento è l’anamnesi, seguita dall’esame obiettivo e da eventuali analisi di laboratorio e di diagnostica per immagini (ad esempio ecografia o cistoscopia). In base alla diagnosi, verrà impostata la giusta terapia specifica che risolverà a monte il problema della presenza di sangue nelle urine.

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Sangue nelle urine (ematuria): iniziale, terminale, microscopica e macroscopica asintomatica

MEDICINA ONLINE URINA SCURA CHIARA COLORE MALATTIE RENI SALUTECon “ematuria” in medicina si intende la presenza di sangue nelle urine. A seconda della quantità di sangue si distinguono due tipi principali di ematuria:

Macroematuria (o ematuria macroscopica)

L’ ematuria è macroscopica quando il quantitativo di sangue eliminato è così elevato da modificare macroscopicamente il colore delle urine, le quali tendono ad assumere un aspetto da francamente rosso a marrone, a seconda della quantità di sangue presente.

  • Un’ematuria franca (color rosso) indica un considerevole sanguinamento in atto,
  • l’ematuria “a lavatura di carne” indica un lieve sanguinamento,
  • l’ematuria color “marsala” o “coca-cola” può indicare un sanguinamento pregresso oltre che alla emoglobinuria.

Sono sufficienti 2 millilitri si sangue in un litro di urina per causare un cambiamento visibile del colore.

Microematuria (o ematuria microscopica)

L’ematuria è microscopica quando il quantitativo di sangue eliminato è modesto e non modifica il colore delle urine, che rimangono del loro classico colore giallastro. Dal momento che la microematuria non porta a tracce di sangue visibili ad occhio nudo, viene diagnosticata solo con un esame delle urine, effettuabile con le strisce reattive o con l’esame microscopico del sedimento urinario dopo centrifugazione. In quest’ultimo caso per parlare di microematuria è necessaria la presenza di almeno 5 globuli rossi per campo microscopico all’ingrandimento di 40X.

L’ematuria può inoltre essere:

  • sintomatica: quando determina sintomi nel paziente.
  • asintomatica: quando non determina sintomi nel paziente.

Se la microematuria è asintomatica (cioè il paziente non prova alcun sintomo, ad esempio il dolore) accade spesso che la microematuria venga diagnosticata per puro caso, durante una analisi delle urine effettuata per altri motivi. L’ematuria microscopica può essere accompagnata dai sintomi irritativi urinari (frequenza, urgenza, nicturia, ovvero quelli della cistite), nel qual caso suggerisce un’origine infiammatoria, oppure essere l’unico sintomo, per cui viene detta ematuria “a ciel sereno”.

In base alla frequenza di ematuria (distanza tra diversi episodi di ematuria), si distinguono:

  • ematurie continue: l’ematuria si verifica ad ogni emissione di urina;
  • ematurie periodiche: a comparsa in parte prevedibile;
  • ematurie intermittenti: a comparsa imprevedibile.

Infine l’ematuria può essere distinta in base al momento di comparsa durante la minzione:

  • ematuria iniziale: il sangue è presente solo nella fase iniziale della minzione (poi l’urina torna normale), il che suggerisce un’origine prostatica o uretrale del sanguinamento;
  • ematuria terminale: il sangue è presente solo nella fase terminale della minzione (l’urina era inizialmente normale);
  • ematuria totale (od omogenea): il sangue è presente in modo omogeneo durante tutta la minzione.

Se il sangue durante la minzione è presente solo all’inizio (ematuria iniziale) o alla fine (ematuria terminale) è probabile che il sanguinamento abbia un’origine bassa: dall’uretra, dalla prostata o dal collo vescicale. Quando invece il sangue è presente in modo omogeneo durante la minzione (ematuria “totale”) abbiamo verosimilmente a che fare con un problema con sede più alta: reni, ureteri o vescica.

La presenza o l’assenza di coaguli (ovvero di grumi di sangue) può aiutare nella diagnosi differenziale: . Non sono mai presenti nelle ematurie renali di pertinenza nefrologica e quando hanno una forma filiforme posso indicare un’origine alta del sanguinamento.

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Cause di ematuria

Dal momento che il sanguinamento che determina l’ematuria può avvenire virtualmente in qualsiasi parte del vasto apparato urinario, le cause di ematuria sono pertanto molteplici e le manifestazioni possono essere diverse a seconda del tessuto interessato. In caso di causa urologica, i tratti del sistema renale potenzialmente interessati sono:

  • rene;
  • pelvi/ureteri (cioè i collegamenti tra rene e vescica);
  • vescica;
  • prostata;
  • uretra.

Esistono anche delle cause non urologiche di ematuria:

  • Terapie con farmaci anticoagulanti o antiaggreganti.
  • Malattie sistemiche (patologie emorragiche, anemia falciforme, policitemia vera e poliglobulie in genere, emopatie a decorso acuto).
  • Cause extraurogenitali: per presenza di neoplasie intestinali o ginecologiche con infiltrazione delle vie urinarie; molto raramente durante forme infiammatorie intestinali (appendicite, diverticolite, morbo di Crohn, colite ulcerosa).
  • Ematuria da esercizio fisico: tipica dei giovani.
  • Ematuria idiopatica: è un sanguinamento in cui semplicemente non è possibile identificare la causa.

Sanguinamento renale

I globuli rossi possono provenire dai glomeruli renali. In questo caso essi subiscono delle modificazioni durante il passaggio nei tubuli renali e all’esame microscopico del sedimento urinario essi risulteranno essere globuli rossi mal conservati. In tal caso si parla di ematuria glomerulare ed essa è di norma conseguenza di un danno glomerulare o di una glomerulonefrite. I globuli rossi provenienti dal rene possono aggregarsi e formare dei cilindri ematici patognomonici (cioè caratteristici) di ematuria glomerulare e quindi di glomerulonefrite. La diagnosi si pone in base all’anamnesi che rileva le caratteristiche del sanguinamento, alla ecografia renale, che esclude altre cause, alle caratteristiche dei globuli rossi all’esame microscopico del sedimento urinario. Una diagnosi più approfondita richiede la biopsia renale. La presenza di macroematuria glomerulare è un sintomo da considerare accuratamente in quanto può essere segno di attivazione di una glomerulonefrite che può sfociare in insufficienza renale acuta ed altri sintomi gravi. Più raramente il sanguinamento renale è causato dalla rottura di una cisti. Ciò accade specie nei soggetti affetti da rene policistico e, seppur raramente, il sanguinamento in tal casi può essere molto abbondante. Il sanguinamento renale può anche essere dovuto a un tumore renale. In questo caso l’ematuria è spesso microscopica. Una rara causa di sanguinamento renale è la necrosi papillare, cioè la necrosi di una delle papille renali. Le cause più frequenti di necrosi papilare sono l’abuso di farmaci analgesici e l’anemia drepanocitica, detta anche drepanocitosi o anemia a cellule falciformi. Nei casi di rottura di cisti, tumore renale e necrosi papillare, i globuli rossi non subiscono modificazioni durante il passaggio attraverso i tubuli renali e pertanto saranno di norma visibili al microscopio come globuli rossi ben conservati. Esistono altre cause rare di ematuria di provenienza renale. Fra questa la sindrome dello schiaccianoci (nutcracker syndrome). In questa condizione, malformativa e frequentemente benigna, la vena renale sinistra viene “schiacciata” fra l’aorta addominale e la arteria mesentericasuperiore. L’aspetto dei vasi alla arteriografia, con un po’ di fantasia, può ricordare uno schiaccianoci. La diagnosi si sospetta con l’ecografia renale e si conferma con la venografia o con la Angio-Risonanza Magnetica Nucleare (angio RMN) addominale. Solo in rari casi questa sindrome si associa ad ematurie frequenti, dolori lombari e, a volte, proteinuria: in tali casi la terapia è chirurgica

Loin pain-hematuria syndrome

La Loin pain-hematuria syndrome è una sindrome caratterizzata da microematuria o a volte macroematuria con globuli rossi mal conservati e dolori al fianco (di norma all’angolo costo-vertebrale). Essa è tipica delle donne giovani e le cause sono ignote. La diagnosi è per lo più per esclusione di altre patologie. L’ipercalciuria (cioè l’eccessiva eliminazione di calcio con le urine) e l’iperuricosuria (cioè l’eccessiva eliminazione di acido urico con le urine) possono causare una micorematuria di provenienza renale, ma con globuli rossi ben conservati. La diagnosi si pone con il dosaggio del calcio o dell’acido urico nelle urine emesse nelle 24 ore, dopo aver escluso altre patologie con appropriate indagini.

Sanguinamento pelvico e ureterale

Il più delle volte esso è dovuto a un calcolo. Se il calcolo è nella pelvi renale può non dare alcun sintomo, anche se di grandi dimensioni, ma il suo attrito con la parete pelvica spesso determina piccole perdite di sangue evidenziabili come microematuria, o più raramente, con episodi di macroematuria senza dolori colici. Se invece il calcolo si impegna nell’uretere di norma compare il dolore tipico della colica renale e questo può associarsi a micro o macroematura dovuta alla lesione della parete ureterale da parte del calcolo. Se il calcolo ostruisce l’uretere in maniera completa il dolore e l’ematuria possono cessare in quanto l’urina non defluisce dal rene “ostruito” dal calcolo. Questa condizione, a volte insidiosa, può essere evidenziata con una ecografia renale, di norma è necessario completare le indagini con una urografia o una uroTAC. Ematuria pelvica od ureterale può essere dovuta a tumori della pelvi o dell’uretere, che tuttavia sono relativamente rari.

Sanguinamento vescicale

La maggior parte delle ematurie originano dalla vescica, specie nelle donne e nelle persone anziane. Poiché le ematurie vescicali possono comportare la formazione di coaguli eliminati durante la minzione, una ematuria con coaguli orienta la diagnosi verso un sanguinamento vescicale. Fra le cause di sanguinamento vescicale la più frequente è la cistite, di solito dovuta a infezione batterica (soprattutto nel sesso femminile e nelle donne giovani). Esistono tuttavia altre cause di cistite e fra tutte la più importante è la sindrome della cistite interstiziale. Seguono le cistiti da farmaci e da radiazioni. Nella cistite all’ematuria possono associarsi stranguria (minzione dolorosa), disuria (minzione lenta e difficile), pollachiuria (necessità di urinare frequentemente anche piccoli volumi di urina) e a volte minzione imperiosa e incontinenza vescicale. La diagnosi si pone con l’esame delle urine e l’urinocoltura che consente una terapia antibiotica mirata. Segue come frequenza la presenza di neoformazioni vescicali, benigne polipo o papilloma o maligne. La loro frequenza aumenta con l’età ed è maggiore nel sesso maschile. La diagnosi si pone con l’ecografia vescicale cui segue di norma la cistoscopia finalizzata anche al prelievo bioptico che consente una più definita diagnosi del tipo di lesione. L’esame citologico delle urine può orientare la diagnosi. Più rara la calcolosi vescicale, più frequente nei pazienti che non svuotano correttamente la vescica per ipertrofia prostatica o per danni neurologici. Il calcolo presente in vescica può accrescersi notevolmente e determinare sanguinamento per lesioni alle pareti. Anche in questo caso la diagnosi si effettua con l’ecografia vescicale. Successivamente una cistoscopia consente la rimozione del calcolo.

Sanguinamento prostatico

Il sanguinamento prostatico può essere dovuto a prostatiti, ipertrofia prostatica benigna e neoplasie della prostata. Nel primo caso si associa a dolore o senso di peso pelvico. La diagnosi si pone con l’esplorazione rettale e l’ecografia, che oltre che con la tradizionale tecnica transaddominale, per un maggiore approfondimento diagnostico può essere eseguita con particolari sonde rettali.

Sanguinamento uretrale

È dovuto ad uretriti o a stenosi dell’uretra ed è pressoché esclusivo del sesso maschile. Molto rari i tumori dell’uretra. La diagnosi si pone con una uretrografia (radiografia dell’uretra con mezzo di contrasto preventivamente iniettato in vescica).

Diagnosi e terapia

È sempre necessario rivolgersi ad un medico che accerterà che si tratta di ematuria (con un esame delle urine) e potrà programmare gli esami successivi. L’età ed il sesso del paziente orientano verso particolari diagnosi, tuttavia come per ogni malattia il primo elemento è l’anamnesi in cui si indagheranno eventuali malattie associate, eventuali terapie assunte (con particolare riferimento a farmaci anti-aggreganti e anti-coagulanti), recenti traumi, sforzi intensi, manovre o interventi urologici. All’anamnesi segue l’esame obiettivo (cioè la visita vera e propria) e da eventuali analisi di laboratorio e di diagnostica per immagini (ad esempio ecografia o cistoscopia). In base alla diagnosi, verrà impostata la giusta terapia specifica che risolverà a monte il problema della presenza di sangue nelle urine.

Le analisi maggiormente usate dal medico per indagare dal medico, sono:

  • Emocromo con piastrine e assetto coagulativo.
  • Esame urine completo con valutazione del sedimento: è importante per confermare e quantificare la presenza di sangue nelle urine. Esistono infatti delle situazioni in cui le urine possono assumere un colore che può essere interpretato come ematuria ma in realtà non c’è sangue: questo può succedere dopo l’assunzione di particolari alimenti, farmaci o in presenza di determinate condizioni patologiche (emoglobinuria, mioglobinuria e porfiria). L’esame urine può fornire altre indicazioni importanti nel tentativo di individuare la causa del sanguinamento: la presenza di globuli bianchi o batteri può suggerire una causa infiammatoria, la presenza di proteine o cilindri può suggerire un problema renale.
  • Urinocoltura e antibiogramma: per escludere la presenza di un’infezione.
  • Esame citologico urinario: permette di valutare al microscopio che tipo di cellule sono presenti nelle urine oltre ai globuli rossi. E’ un esame che può essere utile per riconoscere la presenza di neoformazioni di tipo uroteliale e andrebbe sempre eseguito su 3 campioni diversi. In presenza di ematuria associata a severa sintomatologia irritativa (ovvero quando si ipotizza una causa infiammatoria o infettiva del sanguinamento) è meglio differire questo esame ed eseguirlo solo dopo adeguata terapia anti-infiammatoria o antibiotica.
  • Ecografia dell’apparato urinario a vescica piena: è l’unico esame strumentale che andrebbe sempre fatto in tutti i pazienti con ematuria (data la sua non invasività e la facile accessibilità). Consente di individuare o escludere una buona parte delle condizioni più spesso responsabili del sanguinamento come la calcolosi urinaria, l’ingrandimento della prostata (IPB), i tumori della vescica e del rene.

Una volta completata questa prima parte del percorso diagnostico, sulla base degli esiti di questi esami, si deciderà di caso in caso se approfondire la situazione con esami di secondo livello come:

  • Tecniche di immagine avanzate: la TAC senza e con mezzo di contrasto (uro-TC) e / o la risonanza magnetica.
  • Procedure endoscopiche con eventuali biopsie (uretroscopia, cistoscopia, ureteroscopia).

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Differenza tra cistoscopia e uretroscopia

MEDICINA ONLINE CISTOSCOPIA CISTOSCOPIO RIGIDO FLESSIBILE TUBO URETRA BLADDER ANO PROSTATA VAGINA PENE MEATO ORIFIZIO GLANDE CLITORIDE SEDAZIONE ANESTESIA PREZZI MASCHILE FEMMINILE DIFFERENZA RENI PREPARAZIONE RISCHICistoscopia

Con “endoscopia” in medicina si indica in generale una tecnica diagnostica/terapeutica che usa un particolare strumento chiamato “endoscopio” (un tubo flessibile e mobile dotato di videocamera all’estremità che restituisce l’immagine su un monitor) per osservare tessuti dall’interno del corpo, raggiungibili dall’esterno tramite strutture anatomiche (bocca, naso, ano…) o piccole incisioni. Più specificatamente la “cistoscopia”  è un tipo particolare di endoscopia nella quale l’endoscopio – in questo caso chiamato cistoscopio o uretrocistoscopio – viene inserito attraverso il meato uretrale esterno (cioè lo sbocco dell’uretra alle sterno, che permette la fuoriuscita dell’urina proveniente dalla vescica). Il cistoscopio può essere rigido o flessibile e restituire l’immagine sia direttamente all’operatore, sia tramite monitor esterno. Una volta inserito, il cistoscopio risale a ritroso nell’uretra fino ad arrivare alla vescica: in questo modo può indagare l’interno dell’uretra e della vescica; proprio in virtù degli organi che indaga la cistoscopia prende anche il nome di “uretrocistoscopia“.

Perché si fa una cistoscopia?

La cistoscopia viene effettuata con lo scopo di diagnosticare, monitorare e trattare malattie che colpiscono la vescica e l’uretra. Può essere prescritta per risalire alla causa di sintomi a livello delle vie urinarie, nel percorso diagnostico per identificare o escludere la presenza di infiammazioni (cistiti), calcoli alla vescica, tumori alla vescica o iperplasie prostatiche. Inoltre la possibilità di inserire appositi strumenti nel cistoscopio permette di utilizzare la cistoscopia anche per diagnosticare (tramite biopsia) ed eventualmente trattare malattie alla vescica, ad esempio per rimuovere tumori molto piccoli. Può infine essere usata per la diagnosi di una stenosi (restringimento) dell’uretra.

Uretroscopia

L’uretroscopia è una endoscopia che indaga l’uretra. Salvo casi specifici, difficilmente l’indagine endoscopica si limita, però, all’osservazione della sola uretra: l’uretrocistoscopio raggiunge quasi sempre la vescica come completamento dell’esame, che diventa quindi una “uretrocistoscopia“.

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Differenza tra disuria, stranguria, pollachiuria e nicturia

MEDICINA ONLINE APPARATO URINARIO RENI URETRA URETERI URETERE DIFFERENZA URINA AZOTEMIA PENE VAGINA ORIFIZIO SCORIE VESCICA TUMORI TUMORE CANCRO DIAGNOSI CISTOSCOPIA ECOGRAFIA UOMO DONNAPollachiuria

Con “pollachiuria” (pronuncia con l’accento sulla U, in inglese “pollakiuria”) si intende l’emissione con elevata frequenza (a meno di 4 ore di distanza) di piccole quantità di urina, causato comunemente da:

  • patologie della vescica;
  • infezioni dell’uretra, specie nelle donne;
  • gravidanza (a causa del feto che preme sulla vescica);
  • forti stress emotivi (paura, felicità);
  • obesità elevata;
  • infezioni alla prostata;
  • ipertrofia della prostata (che causa stenosi dell’uretra).

Spesso la pollachiuria s’accompagna ad un bisogno talmente impellente d’urinare, tale che l’urina fuoriesce involontariamente se i malati non possono soddisfare immediatamente il loro bisogno (falsa incontinenza); spesso coesistono dolori vescicali o contrazioni dolorose, dovute allo sforzo che i pazienti fanno per tentar di svuotare un contenuto vescicale ridotto a poche gocce o addirittura nullo. Si ha pollachiuria notturna nei dispeptici (nelle prime ore della notte) e nei prostatici (verso le 1-2 del mattino).

Disuria e stranguria

Sia disuria che stranguria indicano la difficoltà, riferita dal paziente, ad emettere urina durante la minzione, con una differenza sostanziale:

  • la disuria consiste nell’emissione di urine con difficoltà, NON accompagnata da dolore;
  • la stranguria consiste nell’emissione di urine con difficoltà, accompagnata da dolore.

A seconda delle cause della difficoltà, disuria e stranguria possono essere di tre tipologie:

  • Disuria o stranguria ostruttiva: la difficoltà ad emettere l’urina è dovuta a un ostacolo nell’emissione delle urine, come nel caso dell’ipetrofia prostatica benigna o di tumori prostatici in stadio avanzato.
  • Disuria o stranguria funzionale: la difficoltà ad emettere l’urina è causata dalla “vescica neurologica”.
  • Disuria o stranguria infettiva: la difficoltà ad emettere l’urina è causata da infezioni di microrganismi che colpiscono l’apparato urinario: uretra, vescica, prostata. Le forme infettive (cistite) colpiscono prevalentemente le donne perché hanno un’uretra più corta rispetto a quella dell’uomo ed i patogeni riescono più facilmente a raggiungere la vescica femminile che quella maschile.

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Nicturia

Con “nicturia” si intende la necessità frequente di eliminazione dell’urina durante il riposo notturno; più propriamente si parla di nicturia quando si osserva una escrezione di liquidi esclusivamente notturna. Se invece si manifestano molti atti minzionali sia nelle ore diurne che notturne, allora si parla di pollachiuria diurna e notturna.
La nicturia è spesso il campanello d’allarme che indica la presenza di varie patologie, tra cui:

  • diabete mellito;
  • diabete insipido;
  • cistite batterica;
  • infezioni da clamidia;
  • patologie prostatiche;
  • patologie cardiovascolari che impediscono la corretta filtrazione a livello dei glomeruli renali nella stazione eretta;
  • patologie che provocano eccessiva produzione di urine durante la notte od in posizione clinostatica;
  • patologie che portano ad alterazione dei meccanismi di continenza;
  • patologie che portano ad incapacità della vescica a dilatarsi per contenere le urine con meccanismi di continenza integri.

La nicturia può anche presentarsi sporadicamente anche in assenza di malattia, semplicemente bevendo moltissimi liquidi durante il giorno. Infine la nicturia può anche essere associata alla gravidanza in stato avanzato, in quanto il bimbo tende a premere sulla vescica aumentando lo stimolo della necessità di minzione.

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Tumore alla vescica: terapie, asportazione, si può guarire?

MEDICINA ONLINE APPARATO URINARIO RENI URETRA URETERI URETERE DIFFERENZA URINA AZOTEMIA PENE VAGINA ORIFIZIO SCORIE VESCICA TUMORI TUMORE CANCRO DIAGNOSI CISTOSCOPIA ECOGRAFIA UOMO DONNALa vescica è l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina filtrata dai reni. Nella maggior parte dei casi, il tumore alla vescica ha inizio nelle cellule che compongono il suo rivestimento interno. Le cause di questa malattia non sono sempre chiare: lo sviluppo del tumore è stato messo in relazione, ad esempio, con il fumo, le infezioni da parassiti, l’esposizione alle radiazioni e a sostanze chimiche. Quel che è certo è che la neoplasia si presenta quando alcune cellule della vescica smettono di funzionare correttamente e iniziano a crescere e a dividersi in maniera incontrollata, arrivando a formare il tumore. Esistono diversi tipi di tumori alla vescica:

  • il carcinoma a cellule di transizione è il più diffuso e nasce nelle cellule che compongono il rivestimento interno dell’organo;
  • il carcinoma squamoso primitivo colpisce le cellule squamose, è raro e sembra particolarmente legato alle infezioni da parassiti;
  • l’adenocarcinoma ha inizio nelle cellule delle ghiandole presenti nella vescica e costituisce una forma molto rara.

Fattori di rischio

Alcuni fattori possono aumentare il rischio di tumore alla vescica.
Tra questi:

  • età: si tratta di un tumore raro prima dei 40 anni
  • razza: la bianca è più colpita delle altre
  • sesso: gli uomini sono considerati più a rischio
  • fumo, a causa delle sostanze chimiche che si accumulano nell’urina dei fumatori
  • esposizione a sostanze chimiche quali l’arsenico e i prodotti utilizzati nella lavorazione della gomma, della pelle, delle vernici e nell’industria tessile
  • alcuni farmaci utilizzati nel trattamento del cancro, quali la ciclofosfamide
  • esposizione a radiazioni in seguito a un trattamento di radioterapia nella regione pelvica
  • infiammazioni croniche della vescica quali infezioni urinarie o cistiti, causate ad esempio da parassiti diffusi in alcuni paesi del Medio Oriente (Schistosomiasi)
  • familiarità: presenza di casi di tumore alla vescica in famiglia

Si può prevenire il tumore della vescica?

Al di là della non esposizione ad alcuni fattori di rischio sopra citati (fumo e sostanze chimiche) e della cura delle infezioni della vescica, non esiste una specifica strategia di prevenzione del tumore della vescica.

Classificazione dei tumori vescicali

I carcinomi della vescica vengono divisi in:

  • Tumori uroteliali (a cellule transizionali) a crescita:
    • papillare
      • Papilloma esofitico
      • Papilloma invertito
      • Neoplasie papillari uroteliali a basso potenziale di malignità (PUNLMP)
      • Carcinoma non invasivo (basso grado o alto grado)
      • Carcinoma invasivo papillare
    • non-papillare
      • Neoplasia intraepiteliale (basso grado o alto grado)
      • Carcinoma invasivo non papillare
  • Carcinoma a cellule squamose
  • Carcinoma misto
  • Adenocarcinoma
  • Carcinoma a piccole cellule

Mentre i carcinomi uroteliali, che costituiscono il 95% di questa casistica, originano dall’epitelio di transizione che costituisce la tonaca mucosa, gli adenocarcinomi, del tutto simili a quelli presenti nel tratto gastrointestinale, originano da residui dell’uraco siti a livello della cupola vescicali e nei tessuti periureterali. Una variante rara ed estremamente maligna dell’adenocarcinoma vescicale è rappresentata dal carcinoma a cellule con castone. Il carcinoma a piccole cellule della vescica (SCCB) del tutto simile al carcinoma polmonare a piccole cellule è estremamente raro (<1%) e connesso con prognosi infausta e sopravvivenza a 5 anni di circa il 16-20%.

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Sintomi del tumore vescicale

La macroematuria (urine a lavatura di carne) è il reperto tipico di carcinoma vescicale esofitico. La presenza di una massa intravescicale può favorire il ristagno di urina con sviluppo di quadri infettivi a livello di vescica e ureteri con conseguenti sintomi, quali:

  • disuria;
  • stranguria;
  • pollachiuria;
  • tenesmo vescicale.

L’invasione della giunzione uretero-cistica può esitare verso ostruzione ureterale e provocare intenso dolore ai fianchi. Nel soggetto di età superiore a 50 anni, metodiche ecografiche sovrapubiche attuate per l’indagine di ostruzione urinaria da ipertrofia prostatica benigna possono mettere in luce lesioni asintomatiche papillari che protrudono in vescica. L’invasione dei plessi nervosi può provocare intenso dolore o disfunzioni erettili. Fistole enteriche, anali o vaginali sono rare e indice di malattia avanzata. Molto raramente i primi sintomi sono dovuti alle lesioni metastatiche.

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Diagnosi del tumore vescicale

Una diagnosi precoce e accurata di tumore della vescica è essenziale ai fini dell’efficacia del trattamento: può ampliare lo spettro di opzioni terapeutiche a disposizione e quindi aumentare le probabilità di guarigione. La presenza di macroematuria, soprattutto in presenza di coaguli, è un indice sensibile di sanguinamento a livello delle vie escretrici. In questo senso, una volta esclusa la cistite benigna e la litiasi urinaria, il carcinoma della vescica deve essere sempre sospettato, soprattutto in soggetti di età superiore a 50 anni, fumatori e di sesso maschile. Deve essere eseguita un’ecografia renale, utile per escludere alterazioni renali e della pelvi, e un esame citologico delle urine. Quest’ultimo esame presenta un’elevata sensibilità e permette di identificare le cellule neoplastiche di sfaldamento; in caso di positività si deve procedere alla cistoscopia, metodica in grado di evidenziare la massa neoplastica e di prelevare campioni bioptici. La ecotomografia, la TC e la RMN sono utili per evidenziare il grado di invasione parietale, l’infiltrazione degli organi viciniori e l’eventuale presenza di metastasi linfonodali. Una scintigrafia ossea risulta invece utile per indagare la presenza di metastasi ossee.

  • Ecografia dell’apparato urinario: è l’indagine di prima istanza in caso di un sospetto tumore vescicale (presenza di ematuria, micro o macroscopica, o altri segni e sintomi di pertinenza urologica). E’ un esame non invasivo, attendibile per l’accertamento del tumore della vescica e utile per il monitoraggio di possibili recidive.
  • Esame citologico delle urine: è la ricerca nelle urine della presenza di cellule tumorali di origine vescicale. La sensibilità della metodica aumenta proporzionalmente con l’aumentare dell’aggressività biologica della neoplasia. L’esame citologico è ripetibile anche durante i controlli in pazienti che abbiano già avuto un tumore vescicole, allo scopo di diagnosticare con una certa celerità l’eventuale presenza di recidiva di malattia.
  • Cistoscopia: consiste nell’introduzione di un sottile strumento flessibile (cistoscopio) attraverso il canale per l’escrezione delle urine (uretra). L’estremità dello strumento è munita di un apparato illuminante costituito da lenti speciali e fibre ottiche, che permette al medico di ispezionare visivamente l’uretra e la vescica. La cistoscopia con flessibile, di ridotta invasività, risulta di estrema utilità soprattutto nel follow up dei pazienti con storia pregressa di tumore vescicale.
  • Tecniche radiodiagnostiche avanzate: l’uro-TAC e l’urografia-RM (uro RM) sono tecnologie consolidate per la valutazione delle vie urinarie e permettono al medico di servirsi di un set più preciso di strumenti diagnostici per valutare lo stato del paziente.
    La capacità della TAC di rappresentare le strutture anatomiche ha fatto sì che progressivamente abbia sostituito l’urografia convenzionale nella stadi azione del tumore vescicale.
    L’urografia RM costituisce una tecnica radiodiagnostica alternativa non invasiva per i bambini e le donne in gravidanza; non è utilizzata tanto quanto l’urografia TAC, anche se le nuove macchine e le innovazioni tecnologiche che ne migliorano l’efficienza e la risoluzione hanno suscitato un maggiore interesse per le tecniche di urografia RM.
  • PET: la tomografia a emissione di positroni (PET) è una moderna tecnica diagnostica che utilizza un radiofarmaco che si accumula nelle lesioni neoplastiche caratterizzate da elevato metabolismo, permettendone l’identificazione sulle immagini analizzate dai medici. Per le neoplasie vescicali l’applicazione di questa metodica può essere limitata dall’eliminazione urinaria di parte del radiofarmaco

Tumore maligno alla vescica: si può guarire?

L’efficacia del trattamento del tumore della vescica e le possibilità di guarigione sono strettamente connesse alla somma di molti fattori spesso legati alla diagnosi precoce o non del tumore, tra cui soprattutto il tipo e lo stadio evolutivo del tumore, oltre che l’eventuale presenza di metastasi a distanza (fattore prognostico estremamente negativo) l’età e lo stato di salute del paziente. Secondo i dati relativi alla prognosi, la sopravvivenza a 5 anni in caso di tumore vescicale è in media: dell’85% per il grado Ta, del 70% per il grado T1, del 60% per il grado T2, del 30% per il grado T3, fra lo 0 e il 5% per il grado T4. Se vi è interessamento linfonodale, le possibilità di sopravvivenza si riducono: sopravvive a un anno il 54%, il 20% a 2 anni, il 15% a 5 anni. Particolarmente grave è purtroppo la prognosi per i pazienti con metastasi polmonari, epatiche, ossee ed encefaliche.

Trattamento del tumore vescicale

In base alle variabili appena esposte, la scelta della terapia ricade su una cura specifica, tra cui:

Chirurgia
La chirurgia è il trattamento primario per il tumore della vescica. In base al bisogno clinico del paziente, la chirurgia del cancro della vescica può prevedere:

  • asportazione del tumore dalla parete vescicale per via cistoscopia (TUR-V);
  • asportazione dell’intera vescica (cistectomia radicale).

Rimozione della vescica
I pazienti sottoposti a cistectomia radicale possono essere candidati all’intervento di ricostruzione della vescica e delle vie urinarie oppure essere sottoposti a urostomia che permette il passaggio di urina verso l’esterno, in caso di rimozione della vescica. Per approfondire leggi:

Immunoterapia
In relazione al tipo di tumore, a seguito di TUR-V, può essere necessario effettuare cicli di instillazione endovescicale di chemio o immunoterapici. Nella maggioranza dei casi, si inietta una soluzione con il bacillo di Calmette-Guerin (BCG), composta di batteri poco aggressivi in grado di provocare la reazione del sistema immunitario

Chemioterapia
Per i pazienti con malattia avanzata (tumore che si è diffuso in altre sedi oltre la vescica), il medico può suggerire la chemioterapia sistemica, anche come opzione terapeutica esclusiva. In casi selezionati, può essere appropriata anche una combinazione di radioterapia e chemioterapia dopo l’intervento di asportazione parziale della vescica.

Radioterapia
La radioterapia può essere effettuata anche in associazione alla chemioterapia o in sostituzione della chirurgia nei soggetti affetti da carcinoma vescicale e non operabili per comorbidità.

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Erezioni notturne dolorose, bisogno di urinare e ipertrofia prostatica

MEDICINA ONLINE NAUSEA MAL DI PANCIA REFLUSSO GE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO APPARATO DIGERENTE CIBO TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI VOMITO SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI FEGATOLe “erezioni notturne” sono erezioni del pene che avvengono durante il sonno, senza che l’uomo neanche se ne accorga, di solito quattro o cinque volte per notte con una durata di circa 10 minuti per episodio, ciò significa che un uomo passa circa 40/50 minuti a notte con una erezione in atto. Generalmente non indicano alcuna patologia, anzi sono un segnale di salute dei meccanismi di erezioni del pene e se scompaiono potrebbero indicare disfunzione erettile, tuttavia – se si associano spesso a risveglio notturno con annessa urgenza di urinare – potrebbero essere uno dei sintomi di prostatite o di ipertrofia della prostata.

Prostatite

Con il termine “prostatite” (in inglese “prostatitis“) si intende l’infiammazione della prostata, ghiandola maschile che si trova sotto la vescica e annovera tra le sue funzioni la produzione di liquido seminale. Si stima che la prostatite colpisca fino al 14% della popolazione maschile, indipendentemente da età ed etnia. Per approfondire, leggi: Prostatite batterica ed abatterica: cause e cure dell’infiammazione della prostata

Ipertrofia prostatica benigna

L’ipertrofia prostatica benigna – più correttamente denominata “iperplasia prostatica benigna” – è una delle malattie più frequenti dell’uomo oltre i 50 anni e consiste in un aumento di volume della prostata (generalmente associato ad un aumento del PSA rilevato con l’analisi del sangue): ciò determina un quadro sintomatologico che interferisce sulla qualità della vita dell’uomo. Non è ancora definito se ciò sia da considerare una naturale conseguenza delle modificazioni ormonali correlate con il processo dell’invecchiamento od una malattia conseguente a molteplici fattori di diversa natura. È certamente un problema destinato a crescere proporzionalmente all’invecchiamento della popolazione: studi istologici hanno rilevato che il 50% degli uomini al di sopra dei 60 anni ed il 90% di quelli con più di 80 anni presentano una ipertrofia prostatica. In circa un quarto della popolazione maschile al di sopra dei 60 anni l’ipertrofia può essere presente pur non essendo clinicamente evidente.
L’aumento di volume della prostata determina una compressione ed uno stiramento del condotto uretrale che la attraversa, causando così una ostruzione meccanica che, combinata alla contrazione del muscoli del collo vescicale (ostruzione dinamica), ostacola più o meno fortemente il passaggio dell’urina.

L’ipertrofia prostatica benigna viene suddivisa in tre stadi clinici:

  1. in un primo stadio compaiono segni di tipo irritativo: aumentata frequenza diurna e notturna (pollachiuria), minzione imperiosa e disuria;
  2. il secondo stadio è caratterizzato dall’ostacolo alla evacuazione totale dell’urina. I sintomi predominanti sono: ritardo o incapacità ad iniziare la minzione con necessità della contrazione dei muscoli addominali; si riducono calibro e forza del getto urinario che è prolungato nel tempo ed accompagnato da sgocciolamento perdurante alla fine dell’atto; talora vi è minzione in due tempi con la sensazione di uno svuotamento incompleto della vescica;
  3. il terzo stadio è contraddistinto da ritenzione cronica di urina, minzione per rigurgito, spesso complicata da infezione urinaria recidivante, da ematuria e nei casi avanzati da uretero-idro-nefrosi bilaterale e conseguente insufficienza renale. Non sono infrequenti turbe della sfera sessuale quali eiaculazione precoce, erezioni notturne frequenti e fastidiose, emospermia e turbe della funzione erettile.

Integratori alimentari per il benessere della prostata

Qui di seguito trovate una lista di integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di diminuire infiammazioni e bruciori e migliorare la salute della prostata:

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Per approfondire:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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