Michael Jordan: biografia della più grande leggenda del basket

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-michael-jordan-nella-mia-vita-ho-riabilitazione-nutrizionista-dieta-medicina-estetica-cavitazione-radiofrequenza-ecografia-seno-pulsatMichael ‘Air’ Jordan, leggenda del basket americano, nasce il 17 febbraio 1963 a New York, nel quartiere di Brooklin, dove i genitori James e Delores si erano appena trasferiti. Il suo nome completo è Michael Jeffrey Jordan. La famiglia è di umili origini: il padre lavora come meccanico alla centrale elettrica mentre la madre ha un modesto impiego in banca.

Il ragazzo è molto timido, al punto che frequenta per tre anni un corso di economia domestica, dove impara a cucire, spaventato dal fatto che, crescendo, non avrebbe mai trovato una donna con cui sposarsi. Fortunatamente l’interesse per lo sport serve a incanalare tutte le sue energie: in compagnia del fratello Larry e della sorella Rasalyn pratica diverse attività sportive.

Studente medio, ma già atleta eccezionale, brilla nel basket, ma anche nel football americano (come quarterback) e nel baseball (come lanciatore). Tutto questo però sembra insufficiente per l’allenatore di basket che decide di non sceglierlo per la squadra di quella che in America equivale alla scuola media. Eppure le sue doti emergono: nelle poche partite che gli è consentito giocare conquista in breve la fama di “dunker”, a causa delle bellissime schiacciate che è in grado di effettuare. Dopo un anno di duro lavoro viene inserito in prima squadra e diventa subito famoso in tutto lo stato tra i migliori giocatori del campionato scolastico.

A fine stagione la squadra di Wilmington è campione e per Micheal Jordan arriva anche la convocazione per la partita degli all-stars delle High School.
Alla North Carolina university, al suo primo anno (1981) segna il tiro decisivo nella finale della NCAA, la famosa lega universitaria americana di basket. Terribilmente assorbito dall’impegno e dalla passione sportiva, abbandona prematuramente l’università. Partecipa alle Olimpiadi di Los Angeles, vince l’oro e approda all’NBA.

Viene scelto come terzo giocatore dai Chicago Bulls. La squadra è considerata di bassa classifica, ma al suo arrivo tutto cambia. La gara d’esordio è contro Washington: i Chicago escono vincitori, con Michael che riesce a segnare 16 punti. Al termine della prima stagione viene eletto “Rookie of the year” (matricola dell’anno) e dopo pochi mesi viene votato per partecipare all’Allstar Game, che gli permette di essere messo sotto gli occhi del grande pubblico.

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La seconda stagione però non inizia nemmeno: la causa è un infortunio, il 25 Ottobre 1985, in una partita di allenamento contro i Golden State Warriors. Il risultato sono cinque mesi di stop per una frattura da stress. Il rientro avviene il 14 marzo 1986 quando mancano ancora 18 partite di stagione regolare. La voglia di rivincita è tanta e soprattutto c’è il desiderio di dimostrare che le sue capacità non sono scomparse. Il risultato di questa spinta interiore è eccezionale: nei playoff segna 63 punti contro i Boston Celtics di Larry Bird, la sua miglior prestazione di sempre.

Nell’estate 1986 inizia a prendere forma attorno a Micheal Jordan la squadra che diventerà la dominatrice degli anni ’90. Il terzo campionato NBA è per Jordan quello della conferma e della continuità, vince infatti per la prima volta la classifica marcatori con 37.1 punti a partita, una media da fantascienza del basket che forse nessuno riuscirà mai ad avvicinare.

Negli 82 incontri di regular season Mike è il miglior realizzatore dei Bulls in 77 partite, segna due volte 61 punti, arriva a 50 in otto partite, ne mette 40 o più per addirittura 37 volte. Supera la barriera dei tremila punti e con 3041 segna il 35% dei punti totali realizzati da Chicago. Tutto ciò non lo distoglie dall’applicazione in difesa: è il primo giocatore della storia a concludere un campionato con 200 palle recuperate accoppiate a 100 stoppate.

Dopo le edizioni “Slam Dunk Contest” del 1987 e del 1988 Michael viene consacrato “Air”, per la sua grandiosa capacità di volare a canestro. Grazie a questi risultati e all’immenso seguito di cui gode negli Stati Uniti, il suo nome e la sua immagine diventano, com’è facilmente immaginabile, una macchina per fare soldi. Tutto quello che tocca diventa oro: a Chicago apre addirittura un ristorante dove può mangiare senza essere assediato dai fan. Anche il valore complessivo dei Bulls ha avuto una crescita inimmaginabile: passa da 16 a 120 milioni di dollari.

Alle olimpiadi di Barcellona 1992, insieme a Larry Bird e Magic Johnson, Mike è una delle stelle del favoloso “Dream Team”: vince il suo secondo oro olimpico.

La crisi però è dietro l’angolo. Dopo aver ottenuto tutto ciò che era umanamente possibile ottenere come atleta, Michael Jordan annuncia a sorpresa il suo ritiro.

Il 6 ottobre 1993 in una conferenza straripante di giornalisti al fianco di Jerry Reinsdorf, proprietario dei Chicago Bulls, e David Stern, commissioner NBA, comunica al mondo la sofferta decione. Lui stesso ammette in una dichiarazione: “Ho perso ogni motivazione. Nel gioco del basket non ho più nulla da dimostrare: è il momento migliore per me per smettere. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere. Tornare? Forse, ma ora penso alla famiglia”.

A parte queste dichiarazioni “esistenziali”, a incidere sulla sua decisione sono soprattutto due fattori. Il primo è legato alla vicenda del gioco d’azzardo e alle scommesse, il secondo è la tragica morte di suo padre James, ucciso con un colpo di pistola calibro 38 ai bordi di un’autostrada del North Carolina a scopo di rapina.

Quasi un anno dopo il ritiro, il 9 settembre 1994, torna a giocare al “Chicago Stadium” in una partita di beneficenza tra giocatori NBA organizzata dal suo ex compagno Pippen. La cerimonia avviene dentro ad uno United Center stracolmo, le lacrime si sprecano quando viene alzata sul soffitto la tela della sua maglia: la storia del fantastico ‘Air’ Jordan sembra davvero finita.

“Voglio dimostrare di poter primeggiare anche in un’altra disciplina”, sono le prime parole del nuovo Jordan. Ecco allora che il 7 febbraio 1994 firma un contratto con la i Chicago White Sox, squadra della major league di baseball. Un sogno coltivato sin da quando era ragazzino, che però si infrange solo dopo 45 giorni quando si dovrà accontentare della molto meno prestigiosa maglia dei Birmingham Barons in una lega di seconda divisione. “E’ stato un sogno per me, 16 dollari al giorno per mangiare attraversando le piccole città dell’America in pullman, un’esperienza che mi ha arricchito. Mi ha dato più voglia di tornare a giocare a basket”.

Ben presto dunque torna a casa, dichiarando che la sua esperienza con il baseball è conclusa. I suoi tifosi iniziano a sperare quando si allena per due giorni di fila con i Bulls. La rete televisiva ESPN interrompe i programmi per dare la notizia di un suo possibile ritorno. La Nike invia 40 paia di scarpe ai Bulls, quelle di Jordan. Il 18 marzo alle 11:40 del mattino i Bulls emanano un breve comunicato: “Michael Jordan ha informato i Bulls di aver interrotto il suo volontario ritiro di 17 mesi. Esordirà domenica a Indianapolis contro i Pacers”. Michael Jordan, accompagnato da alcune guardie del corpo, si presenta a una conferenza stampa superaffollata balbettando solo poche parole: “I’m back!” (Sono tornato!).

Non ancora appagato dei trionfi ottenuti, decide di continuare per un’ulteriore, forse ultima, stagione. La marcia dei “tori” durante la regular season 97-98, anche se non emozionante come le precedenti, è comunque convincente. L’esito è sempre lo stesso: i Bulls giungono nuovamente alla finalissima, dove incontrano i Jazz per il secondo anno consecutivo, uscenti da un’agevole finale di Conference vinta per 4-0 contro i giovani Lakers. I Bulls arrivano così al sesto titolo, forse l’ultimo, come detto, per Michael Jordan, che intravede all’orizzonte sempre più da vicino il momento del ritiro definitivo.

Si ritirerà ripensandoci per ben due volte, fino al ritiro definitivo che arriva nel 2003. Michael Air Jordan lascia i parquet con un interminabile numero di record alle spalle.

Di lui hanno detto:

“È Dio travestito da Michael Jordan”. (Larry Bird, dopo il record di 63 punti segnati da M. Jordan contro i Boston Celtics nei Playoff).

“È il numero uno, credetemi” (Magic Johnson)

“La sera prima di gara 5 della finale, Michael Jordan mangiò una pizza e si beccò una intossicazione alimentare. Volle scendere ugualmente in campo e segnò 40 punti. È questo il doping del campione vero: la voglia di giocare” (Spike Lee)

 

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I 10 calciatori più pagati in Italia nel 2017

MEDICINA ONLINE 10 calciatori piu pagati Italia Serie A MONEY RICH GOL GOAL CORNER FLY EMIRATES FOOT TALL WEIGHT HEIGHT SHORT SOCCER PORTOGALLO  EUROPE MONDIALE PALLONE CALCIO FOOTBALL  WALLPAPER PICS PHOTO PICTURE HD HI REIn questa speciale classifica dei dieci calciatori più pagati della Serie A, domina la Juventus con sei giocatori, seguono Roma, Inter e Napoli. Ecco la top 10 stilata da France Football (cifre intese al lordo).

10.Sami Khedira (Juventus) : 8 M€

9.Claudio Marchisio (Juventus) : 8,2 M€

7.Marek Hamsik (Napoli) : 8,6 M€

7.Miralem Pjanic (Juventus) : 8,6 M€

6.Edin Dzeko (Roma) : 8,7 M€

4.Leonardo Bonucci (Juventus – Milan) : 8,8 M€

4.Mauro Icardi (Inter) : 8,8 M€

3.Gianluigi Buffon (Juventus) : 9 M€

2.Daniele De Rossi (Roma) : 12,5 M€

1.Gonzalo Higuain (Juventus) : 15,5 M€

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I 5 calciatori più alti della Serie A 2017

MEDICINA ONLINE GIANLUIGI DONNARUMMA ITALY TALL FOOTBALL PLAYER ITALIAN WALLPAPER PHOTO PICTURELa Serie A 2016-2017 sta entrando nella sua fase clou. In attesa di scoprire chi vincerà lo scudetto, con la Juventus lanciata verso uno storico sesto trionfo consecutivo e Roma, Napoli Atalanta ed Inter a inseguire, abbiamo analizzato tutte le rose dei calciatori per trovare quali sono i 5 giocatori più alti della Serie A 2016-2017. Alcuni di loro sono dei veri e propri colossi che non hanno nulla da invidiare ai cestisti del basket. L’altezza media è salita parecchio negli ultimi anni e ci sono parecchi giocatori che superano i 190 cm e che fanno della forza fisica la loro arma migliore. La maggior parte di questi “giganti” sono portieri, ovviamente, ma non mancano esempi anche neglle altre zone del campo. Sfogliate le pagine per scoprire quali sono i 5 calciatori più alti della stagione 2016-2017.

5. DONNARUMMA, MILAN

Giovanissimo (classe 1999), ma già considerato tra i migliori portieri del mondo: il Milan e il calcio italiano hanno scoperto un tesoro. Gianluigi Donnarumma ha tutte le qualità per essere considerato un predestinato, ed è destinato a fare la storia del club rossonero. Un gigante buono, dall’alto dei suoi 196 cm ,amato e coccolato dalla dirigenza e dalla tifoseria milanista, che puntano su di lui per ritornare ai fasti di un tempo.

4. HART, TORINO

Una delle novità della Serie A 2016-2017: portiere titolare della nazionale inglese, Joe Hart ha scelto l’Italia e Torino per dare un nuovo impulso alla sua carriera, dopo essere stato tagliato dal nuovo allenatore del Manchester City, Pep Guardiola. Con la maglia granata Hart sta disputando un buon campionato, pur commettendo qualche errore, e con i suoi 196 cm ha conquistato i tifosi granata.

3. BALOGH, PALERMO

Il Palermo ha in attacco un vero gigante. Norbert Balogh, nato nel 1996, ha un fisico granitico di 197 cm per 80 kg. Il centravanti ungherese non ha trovato troppo spazio in questa stagione ma il presidente Zamparini assicura che sarà il futuro del club nei prossimi anni. Per il momento, però, si parla più della sua altezza che dei suoi numeri in campo…

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2. SIMY, CROTONE

Arrivato questa estate in Serie A, proveniente dalla seconda divisione portoghese, Simy è il secondo giocatore più alto del nostro campionato. L’attaccante nigeriano, 198 cm di altezza, nella scorsa stagione si è laureato capocannoniere nella B portoghese, ma non sta riuscendo a confermare le sue qualità con la maglia del Crotone.

1. TATARUSANU, FIORENTINA

And the winner is… Ciprian Tatarusanu! Il portiere della Fiorentina, alto come il precedente Simy, l’abbiamo inserito in prima posizione perchè è un titolare nella nostra Serie A. Con i suoi 198 cm è riuscito a difendere egregiamente la porta viola in questa stagione. Arrivato a Firenze nell’estate del 2014, inizialmente per fare da riserva di Neto, Tatarusanu è riuscito a conquistare in meno di un anno un posto da titolare, e nel 2016 ha partecipato con la nazionale rumena agli ultimi Europei di Francia.

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Doping nei bambini: perché è così diffuso e quali farmaci vengono usati

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICO.jpgDoping è un termine inglese che tradotto in italiano significa “fare uso di droghe o sostanze stupefacenti”. Nell’ambito sportivo significa usare sostanze o procedimenti destinati ad aumentare artificialmente il rendimento in occasione di una gara sportiva.I composti chimici utilizzati illecitamente nello sport sono molti, con diversi meccanismi d’azione e diverso grado di pericolosità.
Oggi il doping è diventato un fenomeno sociale preoccupante, non più circoscritto alla sola cerchia degli atleti professionisti e non più limitato al giorno prima della gara, ma esteso a vasti strati della popolazione sportiva con coinvolgimento dilagante dei più giovani e fin anche dei bambini.

Perché è così diffuso?

Per un giovane la ricerca del successo può essere così attraente e irresistibile che può perdere di vista che cosa sia giusto e cosa no ed essere più importante della prospettiva di seri danni alla salute da abuso di farmaci. Per qualcuno l’incentivo principale può essere quello economico.
Negli U.S.A. (Denver, Colorado) uno studio condotto nel 1995 ha evdenziato che l’età media in cui gli studenti iniziano ad usare steroidi anabolizzanti è di 14 anni (range 8-17 anni); un questionario somministrato in tale ambito rilevò l’assoluta mancanza di informazioni degli utilizzatori circa gli effetti dei farmaci da loro utilizzati e il desiderio di solo il 18% di ricevere qualche informazione dal medico di loro riferimento.
Nel 1993 il “Canadian Center for Drug-free Sport” ha stimato che il 2,8% di bambini/adolescenti con un’età compresa fra gli 11 e i 18 anni avevano usato steroidi anabolizzanti nei precedenti 12 mesi, stimando così la presenza di 83.000 utilizzatori fra gli scolari canadesi. Analogamente, in Europa venne condotto uno studio nel 1998 su 1.000 scolari inglesi. Emerse che gli steroidi anabolizzanti dopo i cannabinoidi e le amfetamine erano la droga più comunemente offerta; al 6,4% dei bambini e all’1,3% delle bambine era stato proposto l’uso degli steroidi anabolizzanti.

Quali sostanze vengono utilizzate e quali sono i rischi per la salute?

Il doping ormonale include l’ormone maschile testosterone ed i composti chimici a questo affine. I rischi per la salute legati all’abuso di questi farmaci sono molteplici. Oltre a difetti nella struttura del tessuto muscolare che predispongono a rottura dei tendini sotto sforzo, possono essere epatotossici; nei giovani in fase pre-pubere o appena post-pubere determinano un’accelerazione della maturazione scheletrica con arresto prematuro della crescita, nelle ragazze l’abuso di ormoni androgeni comporta irsutismo e irregolarità dei cicli mestruali o vera e propria virilizzazione a seconda della entità e della durata dell’abuso.
Determinano inoltre un aumento della pressione arteriosa, che si traduce in un aumentato rischio per eventi cardiovascolari (infarto miocardio, ictus cerebrale) e causano gravi sintomi psicotici quali stati maniaco-depressivipsicosi paranoidi e aggressività.
Vi sono inoltre segnalazioni di tumori al fegato e alla prostata in atleti che facevano uso indiscriminato di anabolizzanti. L’ormone della crescita è una proteina secreta in maniera pulsatile dall’ipofisi e viene utilizzato per la terapia dei bambini con deficit di tale ormone.
Oggi è un farmaco in gran voga fra coloro che abusano di sostanze per migliorare la propria performance atletica, non solo nelle specialità di potenza (velocità, lanci, sollevamento peso, ecc.) come nel caso degli steroidi anabolizzanti, ma anche in quelli a più alto impegno del metabolismo aerobico, quali per esempio gare di endurance.
Quando l’ormone della crescita viene somministrato a lungo termine in soggetti che non ne sono carenti provoca i segni ed una serie di patologie come gigantismo (se somministrazione avviene prima dello sviluppo) o acromegalia (se avviene al termine dello sviluppo). Il doping è un fenomeno dilagante non soltanto fra gli adulti: sempre più minorenni finiscono vittime del doping. La fascia di età a rischio si è abbassata progressivamente arrivando ad interessare i bambini/adolescenti di 8-17 anni.

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Il ruolo del medico

L’utilizzo di sostanze che migliorano la performance fisica da parte dei giovanissimi è un problema nuovo che non solo il pediatra, ma l’intera società si trova a dover affrontare per i notevoli risvolti morali che tale abuso comporta.  Il ruolo del pediatra e del medico sportivo in tal senso è “prezioso”: possono fornire informazioni reali sugli effetti positivi in termini di rendimento fisico e sulle conseguenze mediche derivanti dall’uso di sostanze “dopanti”, e possono consigliare come alternativa per raggiungere una performance atletica ottimale un “sano” allenamento e un’alimentazione bilanciata.
Il tentativo di scoraggiare il giovane tramite informazioni inesatte che sminuiscano la reale efficacia dei farmaci riduce soltanto la credibilità del medico e non aiuta nella lotta al doping. Un’azione contro il doping richiede necessariamente una comprensione delle motivazioni psicologiche e sociali che portano un bambino o un adolescente ad abusare di farmaci e dovrebbe essere rivolta anche agli adulti, allenatori, organizzatori di eventi sportivi, genitori di bambini/adolescenti sportivi.
La pratica del doping ha quindi pochi vantaggi e tantissimi rischi. È questa la ragione per cui in tutto il mondo si cerca di debellarla. Le metodiche punitive antidoping non hanno dato ad oggi i risultati attesi. Nell’ambito di un fenomeno endemico che affonda le sue radici nella società e che al momento non trova ostacoli al suo diffondersi, il ruolo del medico appare cruciale.
Come sottolineato dalla Società Americana di Pediatria, la prevenzione tramite l’istruzione appare il primo strumento da utilizzare. È compito poi del medico identificare i giovani a rischio, comprenderne le motivazioni e tentare di allontanarli dal doping; compito del medico è anche quello di seguire clinicamente colui che ha fatto uso di doping, prescindendo dai propri pregiudizi ed impostando un piano diagnostico e terapeutico come per qualunque altro paziente.

Come prevenire e contrastare il doping?

La società americana di pediatria ha emanato una serie di raccomandazioni per guidare il pediatra nei casi certi o sospetti per doping e soprattutto per prevenire l’avvicinamento dei giovanissimi a tale pratica:

– l’utilizzo delle sostanze volte a migliorare la performance fisica deve essere fortemente sconsigliato;
– i genitori devono assumere una posizione forte e convincente contro il doping e quando possibile devono richiedere che gi allenatori vengano adeguatamente informati circa gli eventi avversi del doping;
– la scuola, i comitati organizzativi sportivi devono scoraggiare attivamente il doping e provvedere a programmi educativi volti a formare gli allenatori, i genitori e gli atleti;
– programmi educativi che incoraggino una competizione agonistica senza doping devono essere propagandati. Tali programmi devono sottolineare la validità di una alimentazione corretta, di un allenamento sano rispetto ad un abuso di farmaci che comporta danni fisici ancora non completamente noti. Una formazione di tipo psicologico deve essere fornita al giovane per aiutarlo a non cedere alle pressioni che lo portano verso il doping;
– la scuola, le squadre devono promuovere la discussione aperta dell’utilizzo dei farmaci in ambito sportivo. Devono propagandare il concetto che il doping va evitato non per la paura di essere scoperti ai test antidoping, ma perché è immorale voler vincere a tutti costi sugli altri facendo il ricorso a farmaci;
– domande circa l’uso dei farmaci dopanti devono essere poste nel corso della visita medica, nello stesso modo con cui si chiede circa l’uso del tabacco e dell’alcol;
– coloro che ammettono di far ricorso al doping devono essere adeguatamente informati circa i benefici in ambito sportivo, gli effetti avversi noti e la mancanza attuale di dati sugli effetti a lungo termine nei giovani utilizzatori. Fondamentale è individuare la sostanza di cui il giovane abusa per poter instaurare se necessario un programma diagnostico e terapeutico;
– il pediatra che segue un giovane che ammette di utilizzare sostanze doping deve tentare di capirne le motivazioni, deve valutare la possibilità di abuso di altre sostanze illecite quali stupefacenti, e deve tentare di proporre come valide alternative salutari e moralmente corrette nel raggiungimento degli obiettivi sportivi;
– i non-utilizzatori di sostanze doping devono essere incoraggiati nella loro scelta, instaurando così con loro un dialogo aperto sull’argomento.
– I pediatri, infine, devono promuovere lo sport fra i giovanissimi, fornendo informazioni sugli effetti benefici dell’attività fisica in un organismo in crescita, sull’importanza di una sana alimentazione, su come mantenere un peso corporeo adeguato, su come prevenire le lesioni da sport.

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Il doping nei bambini e negli adolescenti: il ruolo dei genitori

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOSe ne parla ancora troppo poco, ma sono tantissimi i bambini e gli adolescenti che fanno uso di sostanze dopanti per migliorare le prestazioni sportive o, ancora più grave, sostenuti e incitati dai genitori a farne uso, pur di vincere. Questi aspetti sono estremamente dannosi per il fisico e per la psiche dei ragazzi coinvolti.

Con la parola doping si intendono tutte quelle sostanze che aumentano in maniera artificiale le prestazioni ed il rendimento fisico, muscolare, sia in termini di forza che di durata. Le sostanze dopanti aiutano a ridurre la percezione della fatica, migliorano le prestazioni sotto vari punti di vista, vanno ad intervenire sull’apparato cardiovascolare e respiratorio, sulla forza muscolare e anche sul peso corporeo. Il problema è che se somministrati in bambini e adolescenti in piena fase di sviluppo psico-fisico, si rischia di creare danni permanenti, come un arresto della crescita prematuro. Spesso vanno ad intaccare il ciclo mestruale nelle ragazze e i testicoli nei ragazzi, favorendo l’atrofizzazione, aumentando quindi il rischio di impotenza ed infertilità. Il doping ha effetti importanti anche da un punto di vista psicologico: la presenza di alcuni ormoni, aumenta l’aggressività e favorisce sbalzi dell’umore con presenza di sintomi depressivi. Un recente studio condotto su 2793 adolescenti di età media di 14,4 anni, ha rilevato che, gli adolescenti maschi del campione intervistato utilizzano per il 34,7% proteine in polvere, il 10% altre sostanze per accrescere la muscolatura e circa il 6% steroidi, mentre le femmine, il 21.2% proteine, il 5,5% altre sostanze e il 4,6% steroidi (Eisenberg et al. 2012).

Spesso sono gli stessi ragazzi che sfruttano la rete o conoscenze personali, per impossessarsi di queste sostanze; altre volte sono gli allenatori che stilano piani alimentari e consigliano quelli che chiamano “integratori”. In questi casi i genitori sono spesso assenti o poco presenti nella vita dei figli, non fanno caso ai loro cambiamenti di umore o li attribuiscono a problemi scolastici, o alla adolescenza stessa. Non si accorgono delle modificazioni corporee troppo repentine dei figli che non possono essere attribuite solo alla alimentazione. In questi casi è importante fare molta attenzione alla fissazione per il fisico e per il corpo del ragazzo, alla ossessione per l’alimentazione e alla eccessiva attività sportiva. Attenti anche alle amicizie, spesso, durante le fasi della crescita, queste cose si fanno in gruppo perché deresponsabilizza e facilita. È importante che parliate con loro, domandategli cosa sta succedendo e come mai stanno indirizzando tutta questa attenzione al corpo. Controllate se vi chiedono soldi per comprare integratori o quant’altro e chiedete di visionare i prodotti che acquistano. Se non siete sicuri rivolgetevi ad uno specialista.

Altre volte, però, sono gli stessi genitori che non concedono ai figli il diritto di NON essere campioni e vogliono che vincano a tutti i costi, mettendo a repentaglio anche la salute e il benessere psico-fisico. Nel febbraio 2014, il tribunale di Treviso, ha tolto la patria potestà ai genitori di un quattordicenne, affidando il minore ai servizi sociali, perché lo obbligavano a doparsi per vincere. In tal modo, per i genitori, la fissazione di voler trasformare il proprio figlio per forza in un campione li porta a perdere di vista il benessere del figlio, la salute e l’educazione. In questo modo si insegna al figlio che nella vita bisogna vincere per forza, che sei accettato solo se sei un vincente. Si trasmette al figlio una pesantezza psichica notevole, che trasforma lo sport da divertimento e scarico, a stress. Il figlio vive uno stato emotivo caratterizzato dalla paura di fallire, di non essere all’altezza, di deludere o, nel caso contrario, si rischia di stimolare talmente tanto la competitività che si apprende l’insegnamento sbagliato: “pur di vincere, si può anche annientare l’avversario”. La competizione diventa quindi prevaricazione e può dar luogo anche ad episodi di bullismo, che si possono riproporre anche in ambito scolastico e relazionale. In questo modo NON si vince, ma si perde il reale significato dello sport.

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Doping sempre più diffuso tra i giovani, anche sotto i 12 anni

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOIl doping si diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i dodici anni. E anche se questi ultimi non sono sottoposti a controlli, forse sono già  sottoposti a questo tipo di sollecitazioni.  A lanciare l’allarme è Francesco Botrè, direttore del Laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI).

Quanto è diffuso il fenomeno e quali sono le sue radici?
Purtroppo non ci sono dati sugli adolescenti, perché in laboratorio analizziamo i campioni in maniera assolutamente anonima, senza nemmeno sapere a quale sport si riferiscano. Però chiaramente il pericolo esiste. Nello sport agiscono le stesse sollecitazioni che si incontrano in altri campi: l’uso di sostanze e farmaci inizia come “aiutino” alla prestazione, per fare meglio, ma anche per essere “in” a scuola, con gli amici. È a rischio soprattutto chi non è in grado di raggiungere un livello che è considerato accettabile di prestazione con i propri mezzi. Dopodiché diventa indispensabile. I luoghi più a rischio (palestra,  piscine…) sono quelli nei quali la pratica sportiva diventa assidua e il bisogno di gareggiare e vincere ‒ ma anche di costruirsi un fisico “speciale” ‒ supera le altre motivazioni, quelle più sane e più corrette, basate sulla fiducia nei propri mezzi e sul confronto leale e aperto con gli avversari. Il punto è che però il doping non è una scorciatoia, è una deviazione. Se la società è basata solo sul risultato e non sul percorso che si fa per ottenerlo, è chiaro che qualsiasi strada lecita o illecita che permette di raggiungere l’obiettivo diventa appetibile.

Quali sono i rischi per la salute?
L’abuso prolungato, ad esempio degli anabolizzanti, comporta in un primo tempo alterazioni reversibili che si ripercuotono spesso anche sull’umore, ma che più avanti diventano irreversibili e mettono a dura prova il lavoro del fegato e dei reni i cui valori di funzionalità risultano alterati agli esami del sangue.

Servono più controlli?
Va tenuta alta la soglia di attenzione sulla necessità  di proteggere i giovani da una stimolazione eccessiva verso la prestazione. Non è però facendo tanti controlli sui ragazzi che si risolve la situazione: è soprattutto un problema di prevenzione e di educazione.

Cosa può fare il pediatra?
Il pediatra è un osservatore privilegiato, arriva dove l’allenatore, il genitore, l’insegnante o il parroco non possono arrivare. È essenziale che i pediatri siano sensibilizzati. Innanzitutto sui rischi sanitari, e poi su quelli etici. Intanto l’auto-somministrazione di sostanze dopanti, vietata per legge, provoca alterazioni che possono non essere così facilmente evidenti (stanchezza, irritabilità, disattenzione, calo dell’autostima, calo o aumento dell’appetito e del peso, aggressività, insonnia). Il pediatra ha un ruolo fondamentale perché è in grado di cogliere, se preparato, i cambiamenti del ragazzo, di parlare con lui e con i genitori, di correggere la situazione e di ristabilire una giusta scala di priorità nelle aspettative del ragazzo e dei suoi genitori, prima che sia troppo tardi.

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I 20 giocatori più pagati al mondo nel 2017

MEDICINA ONLINE CRISTIANO RONALDO REAL MADRID MONEY RICH GOL GOAL CORNER FLY EMIRATES FOOT TALL WEIGHT HEIGHT SHORT SOCCER PORTOGALLO  EUROPE MONDIALE PALLONE CALCIO FOOTBALL LEGEND WALLPAPER PICS PHOTO PICTURE HD HI RESCristiano Ronaldo mette la freccia e supera Lionel Messi. Nella classifica dei 20 giocatori più pagati al mondo 2017 (stilata da France Football) il portoghese torna in testa, mettendosi alle spalle l’eterno rivale argentino.

Considerando ingaggi lordi, bonus e proventi pubblicitari, il giocatore che ha intascato di più nella stagione 2016-17 è l’attaccante portoghese del Real Madrid. Nella classifica i primi 4 posti sono occupati da giocatori della Liga, che in totale porta 8 calciatori nei primi 20; la Premier League è presente con altri 4 giocatori, poi troviamo la Bundesliga (o meglio, il solo Bayern Monaco) con 4 giocatori e il campionato cinese altri 4 calciatori. Ecco la classifica completa dei 20 giocatori più pagati al mondo 2017 secondo la graduatoria della rivista francese

1) Cristiano Ronaldo (Real Madrid), 87,5 milioni di euro

Un 2016 da urlo per il portoghese, e non solo per i successi (Champions League, Europeo con la nazionale e Pallone d’oro) in campo. Il rinnovo di contratto fino al 2021 da 21 milioni di euro circa netti (44 lordi) con il Real Madrid e quello a vita con Nike hanno permesso a CR7 di prendere la testa della classifica di France Football: senza contare gli altri introiti dagli accordi commerciali, come quelli con Pokerstars e Clear, e gli investimenti negli hotel che portano il suo nome.

2) Lionel Messi (Barcellona), 76,5 milioni di euro

Il re ha perso la corona. Cristiano Ronaldo ha interrotto il dominio dell’argentino, anche perché al contrario del rivale il talento del Barcellona attende ancora il rinnovo di contratto (che scade nel 2018) con i catalani. Intanto, si può consolare con gli incassi da sponsor quali Adidas, Huawei, Gatorade, Pepsi, Pringles, Tata Motors, Turkish Airlines e Gillette, tra gli altri.

3) Neymar (Barcellona), 55,5 milioni di euro

Per la quarta volta di fila sul podio, il brasiliano del Barcellona si piazza terzo nella classifica dei 20 giocatori più pagati al mondo 2017: dopo aver superato la soglia dei 40 milioni di euro nella scorsa stagione, nell’ultima annata ha superato quota 50 milioni. E dire che potrebbe essere più vicino a Messi, se solo il suo contratto non fosse interamente garantito per 25 milioni di euro a stagione: France Football, infatti, nella classifica ha considerato solo la parte fissa da 15 milioni netti, e non i bonus da altri 10 milioni. Intanto però il brand Neymar è sempre più in crescita.

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4) Gareth Bale (Real Madrid), 41 milioni di euro

Il gallese sale dal 7° posto del 2016 ai gradini del podio, grazie al corposo rinnovo con il Real Madrid e all’accordo di sponsorizzazione con Nissan.

5) Ezequiel Lavezzi (Hebei Fortune), 28,5 milioni di euro

Il primo dei “cinesi” è l’argentino ex Napoli e Paris Saint Germain: l’attaccante oggi all’Hebei Fortune infatti porterà a casa 27,5 milioni lordi a stagione dal contratto con il club della Chinese Super League.

6) Oscar (Shangai SIPG), 25,5 milioni di euro

Il brasiliano ex Chelsea è stato il colpo più costoso dell’ultimo mercato invernale: dall’Inghilterra è volato in Cina per 67,8 milioni di euro. Non da meno è l’ingaggio, da 23 milioni più 10 di bonus alla firma: in questo caso, però, France Football considera solo i primi 6 mesi di stipendio con la maglia dello Shanghai SIPG.

7) Zlatan Ibrahimovic (Manchester United), 25,1 milioni di euro

Il passaggio dal Psg al Manchester United ha fatto scendere in graduatoria lo svedese, che è passato da 4° a settimo nella classifica dei 20 giocatori più pagati al mondo 2017: colpa del contratto con i Red Devils da “soli” 14,6 milioni di euro annui.

8) Thomas Müller (Bayern Monaco), 23,5 milioni di euro

L’attaccante tedesco non è più il giocatore con il più alto stipendio in Bundesliga (16 milioni di euro), ma è quello più appetibile a livello di sponsorizzazioni, come dimostra l’accordo con Barilla.

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9) Andres Iniesta (Barcellona), 23,5 milioni di euro

Il centrocampista spagnolo è uomo immagine per molti marchi: birra (Damm), auto (Nissan), elettronica (Xperia Sony XZ). E a questo aggiunge uno stipendio da 15 milioni di euro.

10) Toni Kroos (Real Madrid), 23,5 milioni di euro

Il Real Madrid lo ha blindato con un rinnovo da 20 milioni lordi a stagione: il resto lo fanno gli accordo di sponsorizzazione con Adidas, PlayStation e Sony.

11) Hulk (Shangai SIPG), 22,5 milioni di euro

12) Paul Pogba (Manchester United), 22,1 milioni di euro

Il passaggio al Manchester United ha permesso al 24enne francese di raddoppiare lo stipendio (da 8,3 a 17,4 milioni lordi annui), mentre sul fronte sponsor l’accordo con Adidas gli garantisce circa 4 milioni annui.

13) Robert Lewandowski (Bayern Monaco), 22 milioni di euro

Il centravanti polacco ha tolto lo scettro a Müller: grazie all’ultimo rinnovo da 17 milioni a stagione con il Bayern è diventato il più pagato in Germania.

14) Sergio Ramos (Real Madrid), 22 milioni di euro

Nonostante l’addio allo sponsor Nike, il capitano del Real Madrid può accontentarsi con lo stipendio da 20 milioni annui.

15) Carlos Tevez (Shangai Shenhua), 22 milioni di euro

Lo stipendio da 38 milioni annui con lo Shanghai Shenhua lo porterà in alto nella prossima stagione: nella classifica attuale infatti France Football ha considerato i sei mesi con il Boca Juniors (1,2 milioni) e gli altri sei mesi con il nuovo club cinese (19 milioni).

16) Manuel Neuer (Bayern Monaco), 21,3 milioni di euro

17) Wayne Rooney (Manchester United), 19,7 milioni di euro

18) Luis Suarez (Barcellona), 19,5 milioni di euro

19) Jerome Boateng (Bayern Monaco), 19 milioni di euro

20) Sergio Aguero (Manchester City), 19 milioni di euro

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Differenza tra frattura composta, scomposta, esposta e patologica

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FRATTURA COMPOSTA SCOMPOSTA ESPOSTA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon frattura si indica, in medicina, l’interruzione parziale o totale della continuità di un osso del corpo, causata da traumi (incidenti stradali, cadute), da patologie (tumore) o da stress (da microtraumi reiterati in un osso con normale resistenza meccanica).

Frattura chiusa o esposta?

Quando si frattura un osso, esso può rimanere confinato nella cute integra (fratture chiuse) oppure può lesionare la cute: i monconi ossei sporgono e comunicano con l’esterno. Questo tipo di frattura viene chiamato “frattura esposta“. Le fratture di questo tipo comportano un rischio di infezione ed emorragia elevato e richiedono un trattamento antibiotico e chirurgico.

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Frattura composta o scomposta?

Una frattura viene detta “composta” quando i due monconi ossei risultano allineati, a differenza di quanto avviene nel caso di una frattura “scomposta” in cui i due monconi non sono allineati tra loro. In base allo spostamento dei monconi una frattura scomposta può essere:

  • laterale,
  • angolare,
  • longitudinale,
  • rotatoria.

Nel caso di frattura composta, la difficoltà del trattamento da parte del medico è senz’altro minore, mentre nel caso di frattura scomposta (come quella di ulna e radio che vedete nella foto in basso) è necessaria una manipolazione per la riduzione della frattura, in alcuni casi per mezzo di un intervento chirurgico.

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DIRETTORE MEDICINA ONLINE FRATTURA SCOMPOSTA BRACCIO OSSA OSSO ULNA RADIO OMERO GOMITO GESSO ORTOPEDIA SHOCK EMORRAGIA ARTO SUPERIORE

Leggi anche: Callo osseo e pseudoartrosi, quando la frattura non guarisce: cause, diagnosi e terapie

Frattura fisiologica o patologica?

Un’ulteriore distinzione è quella tra fratture fisiologiche e patologiche. Le fratture fisiologiche avvengono in un osso sano che è stato sottoposto ad un trauma e rappresentano il tipo più comune di frattura ossea. Le fratture patologiche invece avvengono in un osso indebolito a causa di una patologia, come ad esempio un tumore o una metastasi che eroda pian piano l’osso fino a che si fratturi. Per approfondire, leggi: Differenza tra fratture patologiche, fisiologiche e da stress

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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