Padre da due giorni, perde la vita in un incidente stradale

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 10 GABRIELE SIMONACCI PADRE 2 GIORNI MUORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano.jpg

L’ultimo messaggio scritto da Gabriele sulla sua pagina Facebook

Era diventato padre da appena due giorni Gabriele Simonacci, romano di 28 anni, ma nella notte tra sabato 4 febbraio e domenica 5, alle 5,40, la sua vita è stata spezzata da un incidente stradale a Corso Vittorio, a Roma, dove si è scontrato con un taxi. Un frontale che non gli ha lasciato scampo. Il mio pensiero è per sua moglie Mariateresa e per la figlia Sofia, che dovrà crescere orfana del papà.

 

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Sindrome di Down: rischio di avere un figlio affetto

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare La molecola che spegne la sindrome di DownLa sindrome di Down si verifica in persone di tutte le razze e classi sociali, anche se le donne più anziane hanno una maggiore probabilità di dare alla luce un bambino affetto dalla malattia. Una donna di 35 anni, per esempio, ha circa una probabilità su 350 di concepire un bambino con sindrome di Down, ma tale rischio aumenta gradualmente fino a circa 1 a 100 entro i 40 anni. All’età di 45 anni l’incidenza diventa circa 1 su 30.

Dal momento che molte coppie rimandano la possibilità di diventare genitori ad età più mature, il rischio di concepire bambini con sindrome di Down aumenta di conseguenza. Pertanto, la consulenza genetica per i genitori è sempre più importante. Nonostante tutto, i medici non sono sempre del tutto ben informati nel consigliare i loro pazienti circa l’incidenza della sindrome di Down, i progressi nella diagnosi ed i protocolli per la cura ed il trattamento di bambini affetti.

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Asma bronchiale: fattori di rischio ambientali e genetici

MEDICINA ONLINE ASMA BRONCHIALE FATTORI RISCHIO GENETICI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PenePrima di leggere quali sono i fattori di rischio per l’asma bronchiale, ti consiglio di leggere questo articolo: Asma bronchiale in bambini e adulti: cause, sintomi e cura

Fattori di rischio ambientali per l’asma bronchiale
Gli allergeni sono considerati un’importante causa di asma bronchiale. L’aumento di incidenza dell’asma riguarda soprattutto le forme ad andamento perenne, in una considerevole parte delle quali è possibile evidenziare una sensibilizzazione ad allergeni indoor, come acari, derivati di animali domestici (gatto e cane) e muffe.
Una meta-analisi sui fattori ambientali considerati responsabili dell’incidenza e della gravità dell’asma, ha concluso che l’esposizione agli allergeni indoor è il fattore ambientale con il più forte effetto sullo sviluppo di asma. Le principali fonti allergeniche degli ambienti esterni sono pollini, derivati da piante erbacee ed arboree e micofiti. Altri agenti responsabili di asma sono i sensibilizzanti professionali. Questi sono responsabili del 9 – 15% dei casi di asma negli adulti. Le sostanze più frequentemente in causa sono isocianati, farina, polvere di cereali e di legno e lattice.
Il fumo di tabacco ha un ruolo importante nello sviluppo di asma ed influenza negativamente il controllo della malattia. L’esposizione al fumo passivo, sia di tipo pre-natale per l’abitudine tabagica della madri durante la gravidanza, sia durante l’infanzia, rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di asma nell’infanzia e nell’età adulta. L’esposizione in età adulta peggiora il controllo dell’asma nelle persone che ne sono affette.
L’esposizione ad inquinanti ambientali è spesso associata a riacutizzazione di un’asma preesistente. Gli inquinanti esterni più comuni sono: ossidi di azoto, ozono, particolato sottile PM10, monossido di carbonio e anidride solforosa. Aumentano prevalentemente durante i mesi invernali nelle città, per il traffico veicolare più frequente, per i riscaldamenti domestici e per le condizioni ambientali climatiche favorevoli alla loro concentrazione. Le costruzioni moderne, caratterizzate da un ridotto ricambio di aria, possono contribuire ad una maggior esposizione ad inquinanti chimici (fumi e vapori irritanti) presenti negli ambienti interni (indoor) derivanti dalla combustione del gas e dai detersivi. Anche le infezioni virali delle vie aeree sono state associate allo sviluppo di asma. Se contratte nella prima infanzia, come nel caso delle infezioni da virus respiratorio sinciziale (RSV), causano frequentemente wheezing e bronchiolite, che nel corso degli anni diventano un fattore favorente lo sviluppo di asma non allergica. Infezioni virali in età adulta possono anche slatentizzare una reattività bronchiale misconosciuta e rappresentare l’esordio dell’asma.
Esistono inoltre alcune condizioni patologiche che possono facilitare l’insorgenza di asma o favorirne le riacutizzazioni. Poliposi nasale, rinite, rino-sinusite, reflusso gastroesofageo possono contribuire alla manifestazione dell’asma. Il controllo di queste malattie, pertanto, favorisce anche il controllo dell’asma, riducendo la frequenza delle riacutizzazioni.

Fattori di rischio genetici per l’asma bronchiale
L’atopia è una predisposizione geneticamente determinata a produrre un eccesso di IgE in risposta all’esposizione ad allergeni, e si evidenzia con la dimostrazione di aumentati livelli sierici di IgE specifici e/o con una risposta positiva ai test allergometrici cutanei (prik test) effettuati con una batteria di allergeni inalanti standardizzati. La proporzione di asme attribuibili all’atopia è circa la metà dei casi. L’atopia presenta una familiarità; pertanto, si apprezza un aumento del rischio di sviluppare l’asma in presenza di genitori atopici affetti da asma. La manifestazione dell’atopia ha una storia naturale: di solito la dermatite atopica precede lo sviluppo di rinite allergica e di asma. La rinite allergica rappresenta quindi un importante fattore di rischio per lo sviluppo di asma. Non a caso, spesso le due patologie coesistono nello stesso paziente e in molti casi la rinite allergica precede lo sviluppo di asma. Altro elemento da considerare è l’eventuale presenza di wheezing (sibilo che caratterizza il respiro del neonato) ricorrente nei primi anni di vita. Una parte di questi bambini svilupperà asma.

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Madre anaffettiva: caratteristiche, effetti sui figli, cosa fare?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MADRE ANAFFETTIVA EFFETTI FIGLI COSA FARE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgI primissimi anni di vita dei bambini sono fondamentali per un loro corretto sviluppo emotivo ed in questa fase più che mai i genitori devono saper trasmettere amore, in particolare la madre: quando quest’ultima non è in grado di manifestare amore e tenerezza, è possibile che la crescita del bimbo sia catalizzata da fattori di carenza emotiva con conseguenze sul piano interpersonale che potrebbero risultare anche molto serie sul luingo periodo.
Crescere con una madre anaffettiva può significare crescere sentendosi abbandonati, incapaci di riconoscersi come individuo e di essere accolti dagli altri manifestando il proprio diritto di esistere.
Le madri anaffettive sono persone incapaci di esprimere liberamente le proprie emozioni, soprattutto quando si tratta di manifestare amore. A livello relazionale comunicativo sono madri che non sanno rimproverare, gratificare, sostenere, incoraggiare, proteggere, tranquillizzare, insegnare, ma sanno solo squalificare, criticare, demotivare, scoraggiare, opprimere, intimidire, ricattare, imbrogliare… Questo, da parte della figura di riferimento più importante in assoluto, nella povera mente di un bambino può avere effetti totalmente distruttivi.

Anche il padre può essere anaffettivo. A tal proposito leggi anche: Padre anaffettivo e assente: effetti sui figli, cosa fare?

Cause dell’anaffettività di una madre

Non esistono specifiche cause che rendano una donna una madre anaffettiva. Le motivazioni in genere sono molteplici e risiedono nel vissuto emotivo della donna, agendo in sinergia per produrre questo tipo di comportamento. L’anaffettività dipende solitamente da un vissuto personale problematico che ha impedito alla donna di sviluppare un rapporto sano con le emozioni e con sé stessa. In alcuni casi una madre anaffettiva ha avuto a sua volta una madre anaffettiva: cresciuta con questo modello di riferimento, la donna replica i comportamenti della propria madre credendoli come gli unici possibili per allevare la prole. In altri casi la donna anaffettiva ha avuto uno o più partner narcisisti ed anaffettivi, corroborando in lei l’idea che “la vita va così, è crudele e cinica ed io devo adeguarmi”. In altri casi ancora, eventi traumatici – come un licenziamento, un lutto improvviso, una delusione amorosa – hanno determinato una perdita di fiducia nella vita che ha causato o peggiorato una anaffettività. Spesso la mancata affettività è il risultato finale del fatto che donna non ama abbastanza sé stessa per poter trasmettere amore ai suoi figli.

Caratteristiche delle madri anaffettive

Le madri anaffettive sono l’esatto opposto delle mamme iperprotettive: se queste ultime riempiono di attenzioni eccessive i figli fino a soffocarli, le anafettive non riescono a manifestare affetto, risultando gelide e distaccate. Le caratteristiche principali delle madri anaffettive, sono di seguito elencate.

  • Sono assenti. Le madri anaffettive delegano tutto a figure sostitutive, non partecipano alla vita dei figli e non stanno mai con loro. Non conoscono i propri figli e scappano dall’incombenza di essere madre. Potrebbero, ad esempio, delegare il ruolo di madre ad una o più tate oppure ai nonni.
  • Hanno un rifiuto verso le manifestazioni d’affetto. Un tipico segnale di anaffettività è l’incapacità di abbracciare, baciare, coccolare il bambino, che viene percepito come un ostacolo, un fastidio, qualcosa di addirittura irritante.
  • Sono abili manipolatrici. Le madri anaffettive non sono in grado di leggere e comprendere i propri figlii. Si occupano prevalentemente di se stesse, e percepiscono la prole solo in funzione dei propri personali bisogni.  Pretendono che tutto sia perfetto nella loro vita, inclusi i loro figli. L’unico modo che hanno per assicurarsene è di controllare tutto in prima persona. Il ricatto morale nei confronti dei loro figli è il più vile dato che per loro natura indifeso, non possono rendersi conto di essere imbrigliati in questo tipo di dinamica. Si tratta di un vero e proprio “tradimento” della mamma che invece di proteggere il piccolo e prendersi cura di lui, ne abusa a livello psicologico. Comunque venga espresso il ricatto, il messaggio sottostante è chiaro: “se non farai quello che dico io, mi farai stare molto male”. Per un bambino, per il quale il genitore è la persona più importante, il messaggio è devastante: genera paura, ansia, senso di colpa e lo spinge a muoversi in direzione opposta ai suoi profondi desideri. Conoscendo perfettamente i punti deboli del bambino, la madre anaffettiva fa leva sulla sua paura di perdere la relazione o di entrare in conflitto.
  • Sanno fare leva sui sensi di colpa. Quando i figli saranno adulti, la madre anaffettiva ricorderà e rinfaccerà tutti i sacrifici fatti per loro e sottolinierà quanto loro debbano esserne debitori: si tratta del debito della vita che ha un valore enorme e, pertanto, non potrà “mai” essere colmato! Col suo comportamento da vittima la madre anaffettiva comunica in modo inequivocabile che se il figlio non lo accontenterà, soffrirà e la colpa sarà solo sua. E gli indurrà il senso di colpa, facendolo sentire responsabile del suo malessere e persino della sua vecchiaia.
  • Determinano una inversione di ruolo. Con una madre anaffettiva inevitabilmente, il piccolo (anche se bambino/a) cercherà con tutti i suoi mezzi di farsi carico della madre: diverrà in un certo senso il genitore di sua madre. Ad esempio cucinerà per lei, la metterà a letto o riordinerà la sua casa.
  • Fanno le vittime. Le madri anaffettive hanno richieste martellanti che si risolvono in pianti, insistenze e voglia di commiserazione. La violenza di queste madri si manifesta nel sottoporre i propri figli a continui lamenti, invadono lo spazio dei figli pretendendo di essere comprese, protette e compatite. La madre anaffettiva chiede ai propri figli da bambini di non crearle problemi e da adulti di proteggerla e di aiutarla. Sono gelose. Mostrano gelosia nei confronti del figlio: magari perché ha successo con le persone, o magari ha un buon lavoro.

Leggi anche: “Se tu non mi ami è colpa mia”: i pensieri di una donna che ama un uomo anaffettivo

Cosa comporta crescere con una madre anaffettiva?

Chi è cresciuto con una mamma anaffettiva, in età adulta potrebbe sviluppare una serie di tratti comportamentali o di patologie di interesse psichiatrico, tra cui:

  • anaffettività nei confronti del partner e/o dei propri figli;
  • sindrome di Münchhausen per procura;
  • poca autostima;
  • disistima nei confronti del partner;
  • disistima nei confronti delle donne in generale o vera e propria misoginia;
  • sindrome di inferiorità;
  • sindrome da abbandono;
  • alessitimia (incapacità di manifestare le emozioni);
  • depressione;
  • atti di autolesionismo;
  • fobie;
  • disturbo da stress post traumatico;
  • dipendenze da sostanze (alcolismo, droghe, farmaci…) o comportamentali (cleptomania, shopping compulsivo…);
  • disturbi di personalità;
  • non riuscire a mantenere rapporti amorosi a lungo termine.

Ovviamente aver avuto un genitore anaffettivo non significa necessariamente soffrire di una o più delle condizioni e patologie elencate.

Leggi anche: La sindrome da abbandono: cos’è e come si supera

Cosa fare se hai avuto una madre anaffettiva?

A chi ha avuto un genitore anaffettivo, io consiglio questi “10 comandamenti”:

  1. impara a capire che non hai colpe nell’aver avuto una madre o un padre anaffettivo: in questo caso sei una vittima e non certo carnefice. Mai pensare ad esempio “è colpa mia se mia madre è anaffettiva, se fossi più carino o ubbidiente o di successo, lei sarebbe più buona con me”;
  2. impara a prenderti cura di te stesso/a, a nutrirti di rapporti affettivi basati sul reciproco sostegno;
  3. dai spazio ai tuoi interessi, alle tue passioni, ai tuoi amori, fino a costruirti un’identità stabile e indipendente;
  4. non bloccare le tue emozioni ma lasciale scorrere ricercando il contatto con la natura e – perché no? – con gli animali, spesso gli unici veri depositari dell’affetto illimitato e incondizionato verso i loro padroni;
  5. lasciati ispirare da modelli di riferimento materno alternativi (nonne, zie, tate…), qualora fossero capaci di donare liberamente amore e riconoscimento;
  6. impara ad accettare i limiti di tua madre e non ostinarti a cercare di cambiarla;
  7. non cedere al risentimento e alla recriminazione: probabilmente saresti solo tu a soffrirne per tutta la tuia vita;
  8. se hai figli, amali. Tu sei diverso/a da tua madre. Non permettere all’anaffettività di diventare un circolo vizioso che governa la tua famiglia;
  9. circondati di persone gioiose e attive, capaci di apprezzarti e di valorizzarti;
  10. se la situazione ti genera una angoscia insopportabile, che interferisce con i tuoi rapporti sociali, il tuo lavoro, le tue relazioni, allora contatta un medico o uno psicoterapeuta con cui potrai affrontare un percorso terapeuto.

Leggi anche: “Mi sono pentita di aver avuto un figlio”

Testi consigliati

Un libro economico ma che tratta in modo esauriente questo argomento, è “Madri che feriscono. Liberarsi dal loro potere per rinascere”, scritto da Anne-Laure Buffet, una popolare autrice francese – madre di due bambini – che si interessa da anni dei problemi che interessano la famiglia. Lo potete trovare in offerta seguendo questo link: https://amzn.to/3XpqrzO

Un altro testo che vi consigliamo, in modo da crescere bimbi sereni ed evitare gli errori che ha compiuto la vostra madre con voi, è “Come crescere bambini felici e capirli attraverso il loro linguaggio del corpo e come farsi ascoltare senza urlare”, dell’italiana Fiorenza Moretti, psicologa clinica e psicoterapeuta specializzata in infanzia, adolescenza e genitorialità. Lo potete trovare qui a circa 11 euro: https://amzn.to/3AlmtyS

Il libro della dott.ssa Fiorenza Moretti è disponibile anche in versione gratuita con l’abbonamento Kindle Unlimited, che potete ottenere gratis per 30 giorni seguendo questo link: https://amzn.to/3PQFPBo

Se pensi di aver avuto una madre anaffettiva e ciò ti genera conflitti ed angosce irrisolvibili, prenota una visita e – tramite una serie di colloqui – riusciremo insieme a risolvere i tuoi problemi.
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Leggere male a tuo figlio influenza lo sviluppo del suo cervello

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LEGGERE MALE FIGLIO SVILUPPO CERVELLO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLeggere una storia ai propri figli è un’abitudine molto diffusa ed importante che potenzia lo sviluppo del bambino, anche se i neuroscienziati avvertono che staremmo sprecando una buona opportunità, perché, a quanto pare, non lo stiamo facendo correttamente.
Infatti, la maggior parte dei genitori legge ai figli la notte prima che si addormentino, per conciliare velocemente il sonno. Così il racconto prima di addormentarsi si trasforma in una routine il cui obiettivo principale è quello di rilassare il bambino. Altri genitori sono più attenti e si preoccupano che la lettura migliori le competenze linguistiche dei bambini o consolidi determinati valori.
Ma i neuroscienziati affermano che leggere libri ai bambini, senza fare pause o promuovere la riflessione, è come guardare un film. In pratica, i bambini vengono attratti nella trama e sono così ansiosi di arrivare alla fine per scoprire come termina la storia che si perdono i dettagli più importanti, o almeno si lasciano sfuggire le maggiori opportunità di crescita. La buona notizia è che i genitori possono rimediare a questo “errore” cambiando semplicemente il modo di leggere.

La lettura cambia il cervello del bambino
Uno studio condotto da psicologi della Princeton University ha scoperto che quando leggiamo un romanzo sviluppiamo un atteggiamento più empatico e comprendiamo meglio gli stati mentali degli altri. Questo perché i romanzi catturano la nostra attenzione e, attraverso la trama, ci coinvolgono nei pensieri e le emozioni dei personaggi, aiutandoci a metterci nei panni degli altri.
Un altro studio condotto presso la Emory University ha fatto un passo ulteriore scoprendo che gli effetti della lettura sul cervello non sono effimeri, ma si mantengono nel tempo. Secondo questi neuroscienziati, leggere un buon romanzo è come ricevere un dolce ma potente “massaggio”, direttamente nel cervello. E la cosa più interessante è che questi cambiamenti persistono anche cinque giorni dopo aver terminato la lettura, indicando che gli effetti della lettura non terminano quando chiudiamo il libro.
Ovviamente, la maggior parte dei libri per bambini non sono così profondi e ricchi di dettagli, ma in generale tutti i racconti infantili possono essere utilizzati per favorire l’empatia e sviluppare il processo decisionale. In effetti, uno studio condotto presso l’Ospedale di Cincinnati con bambini tra 3 e 5 anni d’età, ha rivelato che il cervello dei piccoli ai quali i genitori solevano leggere, mostrava una maggiore attività in risposta alla lettura nei settori connessi alla comprensione narrativa e le immagini visive.
Il segreto per ottenere che la lettura potenzi ulteriormente l’apprendimento e lo sviluppo del cervello infantile è molto semplice: leggere facendo delle pause.

Enfatizzare i conflitti migliora l’apprendimento
Secondo i neuroscienziati, la chiave perché i bambini ottengano il massimo beneficio dalla maggior parte dei libri è che i genitori siano in grado di evidenziare i conflitti che si presentano nella trama, esattamente l’opposto di ciò che gli adulti fanno di solito.
Infatti, spesso sorvoliamo velocemente i conflitti che si presentano nei libri, leggiamo rapidamente per arrivare alla fine, che in genere è: “e vissero tutti felici e contenti”. Ma in realtà, dovremmo proprio fare una pausa quando nella trama si presentano delle situazioni conflittuali e chiedere al bambino cosa farebbe al posto dei protagonisti della vicenda.
A questo proposito, gli studi hanno dimostrato che quando stiamo imparando e dobbiamo prendere una decisione, ricordiamo meglio. Ciò che avviene in questi casi è che il cervello inizia a funzionare nel suo complesso. Quando il bambino ascolta il racconto che gli leggono i genitori assume un ruolo passivo. Tuttavia, quando partecipa attivamente e prende decisioni circa il corso degli eventi si attivano diverse aree cerebrali che facilitano ulteriormente l’apprendimento.
Ed è proprio questo momento di riflessione che permette un apprendimento più olistico, che lascia tracce profonde nel cervello del bambino. Infatti, spesso la parte più interessante del racconto si verifica proprio quando i genitori chiudono il libro e il bambino riflette su ciò che ha sentito. Per questo si dice che i libri migliori sono quelli che fanno pensare quando la storia è finita.

Un momento per la trama e un’altro per l’ apprendimento
È importante che genitori e insegnanti comprendano che l’obiettivo della lettura non è semplicemente che i bambini imparino parole nuove o sviluppino l’amore per la lettura, ma generare esperienze più intense dal punto di vista intellettuale che favoriscano anche lo sviluppo delle funzioni cognitive. Inoltre, questa forma di lettura stimola anche l’empatia, dato che motiva il bambino a mettersi al posto dei personaggi, “buoni” o “cattivi”, contribuendo a sviluppare la “Teoria della Mente”. Inoltre, trovarsi di fronte a un dilemma morale è anche un potente strumento per trasmettere dei valori.
Naturalmente, non è necessario fare una pausa per riflettere ogni volta che leggiamo loro una storia, perché è anche importante che i bambini godano della magia della trama e si lascino trasportare dagli eventi. Tuttavia, è importante che genitori e insegnanti siano consapevoli del fatto che la lettura veloce non permette di ottenere il massimo beneficio da quei libri speciali che contengono lezioni di vita in attesa di essere scoperte.

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Papà single e truccato: la polemica sulla pubblicità del latte

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PAPA SINGLE TRUCCATO FAMIGLIA SUL LATTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneSuscita polemiche la campagna pubblicitaria della Centrale del Latte di Brescia. La società, a partecipazione pubblica, ha diffuso l’immagine di un uomo truccato da donna assieme ad una bambina con lo slogan, “la famiglia ha un nuovo formato” (vedi foto).

Il riferimento è alla nuova bottiglia del latte più piccola rispetto alle precedenti, ma l’allusione è ai nuovi modelli di famiglia e non è piaciuta all’associazione Generazione famiglia che è nell’orbita No Gender e che ha condannato l’iniziativa. Sulla questione l’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Brescia Mario Labolani ha chiesto pubblicamente di boicottare l’azienda, mentre il centrodestra in Comune a Brescia è pronto a presentare un’interrogazione al sindaco della città Emilio Del Bono.

La mia personale opinione a riguardo è che questa foto mi regala un sorriso e tanta simpatia per un padre che farebbe di tutto per far divertire la propria figlia, anche farsi truccare il viso… almeno io ci vedo questo! In ogni caso siamo nel 2016, il mondo è cambiato, la società è cambiata, la famiglia e cambiata ed a chi se la prende per queste cose dico: forse è il caso di adeguarsi!

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Prof 24enne fa sesso con uno studente 13enne e rimane incinta: rischia l’ergastolo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PROF SESSO 13ENNE INCINTA ERGASTOLO  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgUn amore proibito tra insegnante e alunno, una gravidanza non portata a termine e pomeriggi di fuoco nella calda estate del 2015. È finita davanti ai giudici di Houston la storia tra Alexandria Vera, professoressa 24enne, e uno studente 13enne che per mesi hanno avuto rapporti sessuali con il consenso dei genitori del ragazzino. Adesso, nonostante una prima fase in cui aveva negato ogni accusa, l’insegnante è stata costretta a confessare per evitare di consumare fino all’ultimo i suoi giorni dietro le sbarre.

Alexandria, docente della Thomas J. Stovall Middle School di Conroe, in Texas, aveva iniziato a scambiare messaggi via Instagram con l’adolescente fino a quando i due avevano deciso di incontrarsi. Durante quei pomeriggi è scattata la scintilla e insegnante e studente avevano finiti per avere rapporti sessuali ogni giorno. Nel corso della relazione la ragazza aveva scoperto di essere rimasta incinta, ma mentre i genitori del suo alunno sembravano essere entusiasti della gravidanza, la notizia della relazione era passata di bocca in bocca fino a essere segnalata ai servizi che si occupano della sicurezza dei minori.

La professoressa ha abortito, ma per lei si sono aperte ugualmente le porte del carcere. A giugno, dietro il pagamento di 100mila dollari di cauzione, è riuscita ad abbandonare la sua cella ma le è stato vietato l’accesso a internet e le è stato ordinato di indossare un monitor Gps, stare lontano dai minori  e rispettare il coprifuoco impostole tra le 20 e le 7 del mattino. In attesa della sentenza finale, mercoledì è comparsa davanti ai giudici per dichiararsi colpevole di violenza sessuale aggravata su un bambino. Questa mossa le eviterà il carcere a vita, ma a gennaio i giudici potrebbero condannarla a 30 anni dietro le sbarre. Tuttavia, il suo avvocato è fiducioso: spera di accordarsi affinché la ragazza, che ha una bimba di 4 anni, possa usufruire della libertà vigilata. Sorte diversa è capitata al suo alunno, adesso 14enne. I giudici hanno deciso di sottrarlo alla sua famiglia: rimarrà in affidamento fino al prossimo agosto.

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Il calendario delle vaccinazioni obbligatorie per i vostri figli

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO BAMBINO PEDIATRA OSPEDALEQuali sono e quando far fare le vaccinazioni obbligatorie ai nostri figli? Sul tema il dibattito è ancora acceso e, secondo quanto denuncia il Ministero della Salute, le vaccinazioni dei piccolini sono effettivamente in calo e addirittura sono scese sotto il livello minimo previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale spingendo l’autorità ad intervenire concretamente, tutto ciò a causa di alcune teorie pseudo-scientifiche che si diffondono con estrema rapidità sul web. Ma di questo parlerò un’altra volta.

Leggi anche: Febbre alta nei bambini e neonati: quali farmaci e cosa fare

Vaccinazioni obbligatorie: quali sono?

Le vaccinazioni obbligatorie per i bambini sono complessivamente quattro: antidifterica, antitetanica, antipoliomielitica e antiepatitevirale B. Le altre, quelle contro la pertosse, il morbillo, la parotite, la rosolia e l’Haemophilus influenzae b (Hib), sono invece facoltative, ma fortemente incentivate dal Sistema sanitario che ne suggerisce l’uso garantendone la gratuità.

Leggi anche: Febbre dopo vaccino: come curarla e quanto dura?

Modalità di somministrazione dei vaccini

Le modalità di somministrazione dei vaccini obbligatori sono sostanzialmente due: l’antidifterica e l’antitetanica, infatti, si possono somministrare insieme con il DT, il cosiddetto vaccino combinato, oppure – se i genitori acconsentono ad aggiungere alle prime due la vaccinazione facoltativa contro la pertosse – con il vaccino trivalente antidifterico-tetanico-pertossico (DTP).

Vaccinazioni obbligatorie: da 3 a 11 mesi

I bambini iniziano a sottoporsi alle vaccinazioni a partire dal terzo mese di vita quando, sostanzialmente, sono chiamati a fare il primo ciclo delle obbligatorie che sarà seguito da un secondo ciclo al quinto mese e da un terzo all’undicesimo.

Leggi anche: Cos’è il vaccino esavalente? Quando, come e perché farlo?

Vaccinazioni facoltative e richiami: da 13 mesi a 6 anni

A partire dai tredici mesi, e comunque entro i quindici, arriva quindi il momento delle vaccinazioni facoltative che poi devono essere ripetute al sesto anno di età quando si dovranno rifare anche tre delle quattro obbligatorie (ovvero antidifterica, antitetanica, antipoliomielitica). In questa occasione, poi, i bambini che avranno optato per il vaccino trivalente saranno nuovamente vaccinati anche contro la pertosse.

Vaccinazioni nell’adolescenza

Il rischio di difterite, tetano e pertosse, infine, verrà nuovamente combattuto con un ultimo ciclo di vaccinazioni tra i 14 e i 16 anni di età. Questo, in sostanza, è il calendario delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative ma le scadenze non sono determinanti: se per qualche ragione si allungano infatti i tempi tra una dose e l’altra, infatti, l’efficacia del ciclo non viene compromessa a patto che questo venga portato a termine.

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