Coronavirus: lavarsi bene le mani non è facile come sembra, ecco i trucchi per farlo bene

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MANI MASSAGGIO BRACCIA DITA POLSO BAGNO LAVANDINO ACQUA LAVARSI LAVAGGIO SAPONE (3)Lavarsi le mani, dalle scoperte del grande medico Ignác Fülöp Semmelweis in poi, è diventato un fatto importantissimo, soprattutto in momenti come questi in cui la paura del contagio da COVID-19 è molto alta. Tenere pulite le mani è la regola più semplice ed efficace per proteggere la propria e l’altrui salute, eppure quasi nessuno lo fa bene. Invece dovremmo imparare tutti a farlo nella maniera adeguata visto che i germi sono ovunque e si spostano facilmente da un punto all’altro utilizzando l’acqua, gli oggetti, gli esseri viventi e le particelle di polvere come navicelle di trasporto. Quando trovano un ambiente ideale o comunque protetto, vi si annidano e, se le condizioni ambientali lo consentono, proliferano moltiplicandosi ad un ritmo impressionante.

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Quando si dovrebbero lavare le mani?

Prima di…

  • Maneggiare o consumare alimenti;
  • Medicare o toccare una propria od un’altrui ferita;
  • Applicare o rimuovere le lenti a contatto.

Dopo aver…

  • Soggiornato alla toilette o aver toccato l’area ano-genitale;
  • Maneggiato cibo crudo, in modo particolare le carni (pollo, maiale, hamburger) od il pesce;
  • Cambiato un pannolino;
  • Soffiato il naso, tossito o starnutito;
  • Aver accarezzato un animale domestico, soprattutto rettili e animali esotici;
  • Aver maneggiato rifiuti;
  • Essersi allenati in palestra;
  • Dopo aver soggiornato in luoghi molto affollati, come le sale da aspetto di ferrovie ed aeroporti;
  • Essere stati a stretto contatto con persone ammalate, ad esempio al ritorno dall’ospedale;
  • Essere stati in contatto con persone infettate da un patogeno trasmissibile, come virus, batteri e funghi.

Come lavarsi le mani?

Quando si parla di igiene personale, non è importante rispettare solo le indicazioni sul momento opportuno per lavarsi le mani, ma anche quelle inerenti la corretta tecnica di lavaggio e detersione. Un risciacquo veloce, infatti, non è sufficiente per eliminare il problema. Vediamo allora alcuni semplici consigli per lavarsi le mani nel modo più idoneo.

  1. Utilizzare sapone (preferibilmente antibatterico) ed acqua corrente, preferibilmente calda ma non troppo;
  2. Lavare accuratamente tutte le superfici;
  3. Sfregare le mani tra di loro incrociando le dita;
  4. Risciacquare abbondantemente;
  5. Asciugare le mani con l’apposita carta usa e getta;
  6. Se il lavandino è dotato di vecchi rubinetti, questi andrebbero chiusi con le mani protette dalla carta usa e getta;
  7. Applicare una crema idratante per prevenire le irritazioni dopo l’utilizzo di detergenti aggressivi.

E’ importante inoltre:

  • non abusare di gel idroalcolici, ma usare acqua e sapone;
  • evitare di lavarsi le mani con acqua troppo calda;
  • evitare di mangiarsi le unghie e le pellicine;
  • usare creme idratanti specifici per le mani.

Coronavirus

Per limitare l’infezione da coronavirus, serve un sapone antibatterico come questo che vi consigliamo: https://amzn.to/3dmLcpU

Per lavarsi le mani in modo ottimale e limitare il rischio di contagio da COVID-19 è importante seguire la seguente procedura, che deve durare non meno di 40 secondi totali:

MEDICINA ONLINE COME LAVARSI LE MANI CON SAPONE ANTIBATTERICO PER ELIMINARE IL VIRUS COVID 19 CORONAVIRUS.jpg

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Tendinite da joystick, pollice da smartphone, dipendenza da internet: le tecnopatologie

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE SOCIAL TECNOLOGIA TABLET CELLULARE TELEFONINO TELEFONOI “net-slaves”, gli schiavi informatici, vale a dire coloro che sono dipendenti da uno schermo digitale, sono un esercito in crescente aumento, indipendentemente dal sesso e dall’età. Migliaia di persone trascorrono ogni giorno fino a 10 ore davanti alla televisione, oppure 8 ore al computer o 4 ore al cellulare. Si tratta di un’ipnosi potente, pericolosa che rende dipendenti tutti, dai più giovani divisi tra tv, Playstation e videogiochi, agli anziani, che da un recente sondaggio risultano essere ‘teledipendenti’ mediamente per 6 ore al giorno, agli adulti che tra Internet, e-mail e cellulari alternano ore di lavoro a divertimento.
Una stima precisa delle persone che soffrono di “teledipendenza da videoschermi” non è ancora mai stata fatta, ma studi, ricerche e statistiche ci dicono che la situazione è davvero critica: già si segnalano patologie e disturbi di tipo fisico e psicologico. I nuovi disturbi fisici causati dal troppo uso di strumenti informatici possono essere:

  • La sindrome del tunnel carpale da tastiera e mouse: questa malattia, finora definita “professionale” e riscontrata in chi suona strumenti a corda, è causata dai movimenti veloci e ripetitivi delle dita sulla tastiera e della mano nel muovere il mouse. Si manifesta in genere con un iniziale formicolio e gonfiore della mano; successivamente compare il dolore e, nei casi più gravi, si può arrivare alla perdita della sensibilità.
  • La tendinite acuta da sms o da joystick della Playstation: è un’infiammazione del rivestimento del tendine del polso, causata dal rapido movimento del pollice sulla tastiera del cellulare e dai movimenti per manovrare il joystick.
  • L’infertilità maschile: può essere causata dal posizionamento abituale del portatile sulle gambe; il calore del computer alza la temperatura dell’organo genitale e, se la posizione diventa abituale può causare la morte degli spermatozoi, sensibili appunto alla temperatura.
  • La trombosi, legata all’eccessivo uso del computer è causata da un’embolia polmonare dovuta all’ostruzione venosa alle gambe per le troppe ore passate seduti senza muoversi, davanti allo schermo del pc.
  • L’epilessia è un episodio assai frequente per chi passa molte ore davanti al pc; negli Stati Uniti, ma anche in Europa, sono stati imputati proprio al prolungato uso di video giochi, parecchi attacchi di epilessia riscontrati sia tra gli adolescenti che tra gli adulti.
    Alterazione della naturale elettricità del cervello: gli ultimi studi sugli effetti del cellulare sul cervello, hanno dimostrato che una telefonata di due minuti con un cellulare altera la naturale elettricità del cervello nei bambini e negli adolescenti, causando problemi comportamentali e psichici.

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Internet addiction disorder

Non è da meno il cosiddetto ‘Internet addiction disorder’, vale a dire la dipendenza da Internet. La virtualità eccessiva può aumentare il senso di solitudine o di isolamento ed essere una delle cause di svariati problemi psicologici; quali disturbi della personalità e riduzione della capacità di relazione, soprattutto fra i più giovani. La dipendenza da Internet è in realtà un termine piuttosto vasto che copre un’ampia varietà di comportamenti, ai quali sottostanno da un punto di vista psicologico problemi nel controllo degli impulsi e difficoltà nel regolare gli stati emotivi dolorosi. Inoltre la dipendenza da Internet e la dipendenza dal computer sono ormai inscindibilmente legate e a volte si usano i termini dipendenza online o dipendenza tecnologica per indicare il fenomeno nel suo complesso. Sono stati riconosciuti 5 tipi specifici di dipendenza online:

  1. Dipendenza cibersessuale (o dal sesso virtuale): gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all’utilizzo e al commercio di materiale pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti. La stessa può accompagnarsi a masturbazione compulsiva, e può essere legata ad un quadro generale di dipendenza sessuale.
  2. Dipendenza ciber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): gli individui che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online o possono intraprendere un adulterio virtuale. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per l’individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali. In molti casi questo conduce all’instabilità coniugale o della famiglia.
  3. Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d’azzardo patologico, i videogame, lo shopping compulsivo e il commercio online compulsivo. In particolare, gli individui utilizzeranno i casinò virtuali, i giochi interattivi, i siti delle case d’asta o le scommesse su Internet, soltanto per perdere importi eccessivi di denaro, arrivando perfino ad interrompere altri doveri relativi all’impiego o rapporti significativi.
  4. Sovraccarico cognitivo: la ricchezza dei dati disponibili sul World Wide Web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo per quanto riguarda la navigazione e l’utilizzo dei database sul Web. Gli individui trascorreranno sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell’organizzazione di dati dal Web. A questo comportamento sono tipicamente associate le tendenze compulsive-ossessive ed una riduzione del rendimento lavorativo.
  5. Gioco al computer: negli anni ottanta giochi quali il Solitario e il campo minato furono programmati nei calcolatori ed i ricercatori scoprirono che il gioco ossessivo sul computer era diventato un problema nelle strutture organizzate, dato che gli impiegati trascorrevano la maggior parte del giorno a giocare piuttosto che a lavorare. Questi giochi non prevedono l’interazione di più giocatori e non sono giocati in rete.

Sindrome transdissociativa da videoterminale

La “sindrome transdissociativa da videoterminale” è entrata nella classificazione dei disturbi degli adolescenti (ma non solo, infatti gli adulti non sono immuni da queste nuove ‘malattie’) che fanno uso prolungato di videogiochi, e si manifesta con un forte stato confusionale, al quale si associano disturbi del sonno, ansia e aggressività.
Psicologi e psichiatri hanno dato, in merito, alcune indicazioni: per avere un corretto rapporto con la realtà il numero di ore consecutive davanti allo schermo non deve essere superiore alle 2 per i ragazzi, mentre gli adulti possono alternare le due ore a intervalli (almeno di 15/20 minuti) nei quali si fa dell’altro, ci si muove, si cammina, ci si relaziona con gli altri. Insomma, vivere di troppo schermo fa male! E fa male anche lo schermo del cellulare dal quale i giovani e i giovanissimi sono dipendenti: la mania degli sms ha riflessi negativi non solo sulle relazioni sociali; può provocare infatti anche problemi di linguaggio, oltre che l’indubbio ed evidente, impoverimento del lessico, sempre più sintetico e sostituito da simboli. Basti pensare che in Danimarca, ad esempio, è già nata una clinica per curare questa nuova dipendenza!

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Collo da messaggio

Si chiama “text neck” (collo “da messaggi”), cioè il dolore al collo legato all’uso delle nuove tecnologie. Ad identificarla sono stati i chiropratici inglesi, che lanciano l’allarme: sempre più pazienti soffrono di dolore al collo a causa di quella brutta abitudine a stare curvi per mandare un email o un sms e tutte le applicazioni “extra” dei pc e dei cellulari, dilatando il tempo in cui restiamo incollati allo schermo, non fanno che aumentare il problema.
Il peso del collo è di circa quattro chili e mezzo e secondo gli specialisti piegarlo da un lato come spesso facciamo per vedere meglio rende più difficile sostenerlo, aumentando le possibilità di dolore e di rigidità, che si irradiano lungo spalle, braccia e polsi. Tutto ciò può portare a sviluppare a lungo andare anche l’artrite.
Rachael Lancaster, chiropratica, spiega: “Immaginatevi seduti sulla vostra caviglia lateralmente per 10 minuti. La sentireste rigida e dolorante una volta tornata nella sua posizione naturale. Questo è ciò che fanno le persone con il proprio collo”. Nicola Hunter, fisioterapista aggiunge: “La testa e il collo che si spostano in avanti alla fine portano ad una inversione della curva naturale del collo: i cambiamenti posturali che si verificano come conseguenza possono portare a seri problemi”. Il problema, spiegano gli specialisti, è che i muscoli sono progettati per flettersi e ritrarsi e farli rimanere a lungo in una posizione fissa li mette sotto stress. A rischio sono soprattutto le donne con un collo esile e chi fa una visita sedentaria e non è quindi abituato a muovere neanche gli altri muscoli.

Pollice da smartphone

Gli smartphone sono sempre più diffusi e, con essi, l’abitudine di controllare la posta elettronica direttamente dal telefono cellulare, senza dover ricorrere al computer. E sempre più diffusa è l’abitudine di rispondere alle email proprio dal telefonino. Ma gli smartphone, con le loro tastiere su schermo dalle misure ridotte (nonostante alcuni modelli abbiamo ormai uno schermo superiore ai 5 pollici) per ovvi motivi di design e portabilità, inducono gli utenti a usare principalmente il pollice per digitare i testi delle email, con il risultato che il pollice può andare incontro a un eccessivo uso. Il “pollice da smartphone” o “dito a scatto”, come viene comunemente chiamato il disturbo, può interessare anche chi, pur non possedendo gli smartphone, utilizzi molto la funzione sms (short message sistem) dei telefoni cellulari.
Il pollice da smartphone è un’infiammazione causata da sollecitazioni ripetute sull’articolazione del pollice, in particolare tra il metacarpo e l’articolazione della prima falange. Un over-uso del dito provoca un ingrossamento del tendine del muscolo flessore del pollice, che a causa dell’eccessivo lavoro si infiamma e si ingrossa. Rigonfio, il tendine fatica a scorrere sotto al legamento che lo mantiene adiacente al piano osseo. Non scorrendo facilmente, il tendine provoca quello che è comunemente detto “dito a scatto”, provocato proprio dalla difficoltà di passaggio sotto al legamento del tendine gonfio”.
Per curarlo, è necessario ridurre l’ingrossamento del tendine con gli antinfiammatori, oppure con la terapia fisica, con il laser o con gli ultrasuoni. Ma se la situazione è più grave, per risolverla bisogna intervenire chirurgicamente, procurando una piccola incisione sul legamento affinché il tendine riesca a passare anche se ingrossato dall’infiammazione.
Per prevenire il pollice da smartphone c’è una sola strada: diminuire il numero di email scritte al giorno, consentendo all’articolazione interessata di riposare.

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Punto G femminile: trovarlo e stimolarlo e le posizioni sessuali che più lo eccitano

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO PUNTO G DOVE SI TROVA VAGINA CLITORIDE VESCICA UTERO APPARATO SESSUALE FEMMINILE DONNA SESSO SESSUALITA MASTURBAZIONE DITA RAPPORTO GRAFENBERGVa detto subito che il punto G, contrariamente a quanto avrete certamente sentito dire, non è un “pulsante magico” che basta toccare per far avere un orgasmo ad una donna, ma piuttosto un’area piacevole da stimolare per alcune donne, quindi cominciamo col non mitizzarlo.
Sebbene quasi tutte, ma non tutte, le donne lo abbiano (anche se tale cosa è messa in discussione da alcune ricerche), non tutte le donne sono sensibili e/o provano piacere in quel punto. Molte donne dicono che essere stimolate in quella zona procura loro degli orgasmi più intensi rispetto alla penetrazione del pene. Quando viene fatta pressione nel punto G alcune donne hanno lo stimolo di urinare – a causa della pressione sulla vescica – tuttavia questa sensazione, se si continua a stimolare la parete, diminuisce gradatamente provocando – in poco tempo – un piacere intenso che porta molto spesso a orgasmi multipli. Cerchiamo oggi di capire qualcosa di più su questa misteriosa zona femminile.

Perché il punto G si chiama così?

Non ci sono motivi particolarmente tecnici: il punto G si chiama così semplicemente dall’iniziale del suo scopritore, che si chiamava Grafenberg.

Cos’è il punto G?

Si tratta di un piccolo fascio di terminazioni nervose che, se correttamente stimolato, produce un grado di soddisfazione inaspettato. Neanche a farlo apposta, il punto G in effetti è la parte meno agevole da rintracciare nell’anatomia femminile. Comunque, la sua stimolazione meccanica si ha in tutte le posizioni in cui la donna sta sopra. Il punto G allora si gonfia e assume la forma di una piccola massa che sporge, come un bottoncino.

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Ha qualcosa a che fare con la “eiaculazione” femminile?

Se la stimolazione del punto G si protrae a lungo, l’utero comincia a contrarsi fino a produrre un orgasmo molto particolare, che talora si accompagna alla produzione di un liquido chiaro. Le analisi di laboratorio hanno rivelato che questo fluido è simile alla composizione del liquido prodotto dalla prostata, che ha il compito di proteggere gli spermatozoi. Proprio per questa ragione i ricercatori hanno ipotizzato che il punto G sia un abbozzo di prostata.

A che serve il punto G?

Il punto G resta uno degli aspetti più misteriosi dell’anatomia femminile. Si è pensato anche che possa avere un ruolo nella maternità: l’orgasmo profondo prodotto dalla stimolazione del punto G è infatti spesso accompagnato da una sensazione di spinta verso l’esterno. Poiché il punto può essere stimolato anche dalla discesa del feto durante il parto, sembra possibile che il punto G abbia una funzione di aiuto alla nascita. Per strano che possa sembrare, ci sono donne, che malgrado i dolori del travaglio, raggiungono un orgasmo proprio durante l’espulsione del bambino.

Dove si trova e come si può stimolare il punto G?

Per la maggior parte delle donne il punto G è collocato nella parete anteriore della vagina ad una profondità di circa 4-5 cm proprio dietro la localizzazione esterna del clitoride. Il motivo per cui dico “la maggior parte delle donne” è che per alcune può essere differente. Il punto G è grande più o meno quanto una piccola monetina e quando stimolato propriamente si dilata un po’ e cambia leggermente struttura. Alla maggior parte delle donne sono necessari lunghi preliminari e stimolazione sessuale prima che il punto G possa loro procurare piacere. In tal senso una corretta stimolazione del punto G passa da preliminari prolungati e da una lunga stimolazione manuale e/o orale dei genitali femminili. Se proprio non riuscite ad individuare questa zona, leggete anche: Non riesco a trovare il punto G: come fare?

Individuare il Punto G

Mentre la donna giace sul dorso, inserite uno o due dita nella vagina in modo da tenere il palmo della mano rivolto verso l’alto. Successivamente piegate leggermente le dita. Come detto in precedenza la parete sulla quale si trova il punto G è una superficie rugosa, proseguite tra la vescica e la pelvi, li si trova un’area molto sensibile. E’ molto probabile che non si riconosca al tatto (comunque è caratterizzata da una forma a cupoletta tondeggiante), fate in modo che sia lei (la diretta interessata) a guidarvi. E’ importante non eccedere nella ricerca perché è possibile che alla vostra partner la pressione esercitata dia fastidio, quindi cambiare stimolazione e rimandare alla prossima volta la ricerca del punto G.

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DIRETTORE MEDICINA ONLINE TROVARE STIMOLARE PUNTO G FIND G SPOT SEX SESSO SESSUALITA VAGINA UTERO DONNA RAPPORTO AMORE CLITORIDE

Il punto G è indicato in giallo

Stimolare il punto G con le dita

Individuato il punto, l’uomo dovrebbe inizialmente avere un tocco delicato, successivamente, quando il punto G si inturgidisce, può gradualmente aumentare la pressione per circa 5 minuti. Poi allentala di nuovo, anche se non del tutto, per far riposare un po’ il dito. Volendo, può inserirne un altro senza ritirare il primo (per esempio aggiungere l’indice al medio) e prepararsi a una pressione ancora più decisa. Il punto G non è delicato come il clitoride, richiede molta più pressione.

Movimenti con le dita per stimolare il punto G

  • stantuffo: avanti e indietro come un pistone;
  • fluttuazione: come lo stantuffo, con movimenti più dolci e più lenti;
  • vibrazione: movimenti ancora più dolci, ma più veloci, come quando tremi dal freddo;
  • invito: piegando il dito in su verso di te come nel gesto che significa “vieni qua”.

Le migliori posizioni sessuali per stimolare il punto G

Per i sessuologi la posizione che procura le sensazioni più piacevoli alle donne non è certamente quella cosiddetta del missionario. Infatti l’organo sessuale maschile in tal modo eccita la parete posteriore della vagina, ma non quella anteriore, dove si trova il punto G. Le migliori posizioni per stimolare il punto G sono quelle da dietro, la cosiddetta “pecorina” (con lui leggermente sopra di lei) e quella con l’uomo steso e lei sopra (lasciare che faccia lei); il pene deve entrare con una certa angolazione specifica per stimolare efficacemente il punto G.

Il punto G ed il clitoride, quali sono le differenze?

Alcuni autori descrivono il punto G come la parte interiore del clitoride. Tralasciando l’aspetto anatomico possiamo dire che i vissuti di queste due zone sensibili non riflettono affatto questa tesi.
Il clitoride ha una reazione lineare: il primo tocco è piacevolmente eccitante, e i successivi sono via via sempre più eccitanti fino a raggiungere l’orgasmo.
Il punto G è tutto il contrario, la sua reazione è ondeggiante, oscilla dal dolore al piacere, dal pianto al riso, dal non star più nella pelle fino alla pace più profonda; insomma, da un estremo all’altro. Attraverso la stimolazione di un unico punto la donna può sperimentare l’intero universo di sentimenti che il suo corpo le può offrire. Oltretutto, le sensazioni non rimangono limitate all’area pubica o al bacino, ma tendono a coinvolgere la totalità del corpo.

Ultime raccomandazioni. A lui/lei: non siate precipitosi! Masturbatela sempre con molta delicatezza e pazienza, a lei piace di più! A lei: non vi scoraggiate se il punto G a voi non fa effetto.

Vibratori e sex toys

Esistono una serie di vibratori, sex toys ed indumenti, che possono essere usati per ottenere più piacere e rendere più appagante il rapporto per entrambi i partner, noi vi consigliamo questi:

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