I bambini del sud sono i più obesi d’Italia

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE TELEFONO TELEFONINO TABLET CELLULARE TECNOLOGIA PSICOTECNOPATOLOGIA BAMBINI GIOVANI (6)L’obesità tra i giovanissimi italiani è più diffusa tra i maschi, dove arriva fino al 30,1%, che tra le femmine, 23,6%. Interessa soprattutto i giovani del Sud, 34,6%, rispetto al 22,7 del Nord-Ovest, al 21,1% del Nord-Est, al 24,6% del Centro e al 31,1% delle isole. Per quanto riguarda il resto del mondo, a soffrirne sono ben 43 milioni di bimbi sotto i 5 anni. Lo dicono i dati dell’Unicef contenuti nel rapporto ‘Bambini e adolescenti tra nutrizione e malnutrizione.

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Bambini meno obesi se hanno orari precisi per i pasti ed il sonno

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DENTI BOCCA BAMBINI CARIE LABBRA SORRISO FELICITA ALLEGRIAOrari precisi per la televisione, i pasti e la nanna sono nemici dell’obesità infantile. Sono infatti più magri della media i figli di genitori che tendono a ‘inquadrare’ le attività dei piccoli, secondo uno studio australiano pubblicato su ‘Pediatrics’. L’indagine è stata realizzata da ricercatori del Murdoch Children’s Research Institute di Melbourne che hanno passato in rassegna, per un lungo periodo, le abitudini quotidiane di più di 4.000 bambini e dei loro familiari. I risultati hanno dimostrato che, seguendo le regole quotidiane imposte dai genitori, i piccoli hanno un indice di massa corporea più bassa e hanno meno rischi di sovrappeso e obesità.

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Aids: così è nato il primo vaccino terapeutico per bambini

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I ricercatori del gruppo guidato dal dottor Paolo Palma, a cui va tutta la mia stima per i risultati ottenuti

Il primo vaccino terapeutico pediatrico al mondo contro l’hiv è stato sperimentato con successo all’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. Lo studio, durato due anni e condotto su due gruppi di 10 bambini infetti, è stato pubblicato sulla rivista scientifica open source “PLOS ONE”, una scelta legata alla possibilità per ricercatori di ogni paese di accedere immediatamente e gratuitamente ai risultati della ricerca per proseguirne la strada. Il successo di questo vaccino potrebbe ridurre il rischio dei fallimenti terapeutici legati alla ridotta aderenza nel tempo alle cure antiretrovirali. Si parla in questi casi di vaccini “terapeutici” in quanto servono a curare persone già infette: non esiste al momento un vaccino profilattico anti Hiv.

“Il vaccino sperimentato è stato realizzato dal Karolinska Institutet di Stoccolma secondo le specifiche dei nostri ricercatori – spiega Paolo Palma, immunoinfettivologo del Bambino Gesù dell’equipe del professor Paolo Rossi che ha compiuto lo studio in collaborazione con la cattedra di Pediatria dell’Università di Roma “Tor Vergata” -. Nel soggetto infetto, in questo caso un bambino, viene somministrato il dna di una specifica proteina del virus dell’Hiv. Queste informazioni genetiche introdotte nelle cellule del paziente stimolano la risposta immunologica dell’organismo. La cellula umana che riceve il dna dell’Hiv inizia a sintetizzarla, migliorando la risposta immunitaria verso il virus. Fino a qualche anno fa sperimentare su un bambino era ritenuto non etico, oggi la situazione è completamente ribaltata e il bambino necessita di una sperimentazione pediatrica sempre più attenta alle sue esigenze”.

Lo studio è stato effettuato su 20 bambini con infezione verticale da Hiv. I 10 di loro cui è stato somministrato il vaccino hanno sviluppato un significativo aumento della reattività al virus dell’Hiv a differenza del gruppo che non lo ha ricevuto. I dati raccontano che dopo circa 7 anni dall’inizio della terapia antiretrovirale, il 50 per cento dei soggetti va incontro al fallimento terapeutico. Altro rischio della mancanza di continuità nel seguire la terapia è l’insorgere di virus resistenti alle cure antiretrovirali. “Per validare lo studio abbiamo avuto bisogno di arruolare un gruppo di controllo della stessa età con range o età comparabile per capire se le capacità di vaccinazione beneficiassero di aspetti positivi – prosegue Palma -. In età adolescenziale c’è una totale ribellione alla malattia e all’utilizzo dei farmaci. Con questo studio vogliamo arrivare a prevenire un eventuale fallimento terapeutico che può verificarsi intorno ai 9/10 anni e aiutare il sistema immunitario del ragazzo a sviluppare nuove possibilità terapeutiche”.

L’importanza di questo trial ha spinto i ricercatori del Bambino Gesù a pubblicare lo studio sulla più prestigiosa rivista scientifica open source PLOS ONE (“Una scelta dettata dalla possibilità di far interagire il nostro studio con i ricercatori di tutto il mondo. Siamo molto aperti a miglioramenti e indicazioni da parte di tutti”, spiega Palma). La trasmissione materno-infantile dell’Hiv è un problema che riguarda soprattutto paesi poveri o poco sviluppati e la pubblicazione su una piattaforma gratuita permetterà a chiunque di seguire la strada tracciata dallo studio del Bambino Gesù. Grazie ai risultati dello studio sarà possibile procedere alla fase successiva della sperimentazione che prevede la somministrazione precoce della terapia antiretrovirale, la successiva somministrazione del vaccino e, nell’adolescenza, la possibile sospensione della terapia antiretrovirale per periodi di tempo ristretti e sotto monitoraggio.

“La fase attuale è quella di vedere se le risposte avute in laboratorio, fino adesso eccezionali, si possono tramutare in qualcosa di più concreto fino ad arrivare alla formulazione di un vaccino terapeutico sicuro – conclude Palma -. In pratica, se vado a sospendere la terapia che cosa succede? Noi vogliamo arrivare a dare una risposta . Per farlo serve l’aiuto di tutti. Fino ad oggi ho avuto una straordinaria risposta da parte di ricercatori italiani che hanno offerto il proprio contributo, a titolo gratuito, allo studio. Ora dobbiamo pensare ad un ambito più europeo, al fine di arrivare ad attirare gli investimenti giusti per proseguire la ricerca e fare in modo di dare risposte efficaci”.

DAL 2001 AL 2012 -52% DI CASI BAMBINI INFETTI

Il 1° dicembre è la giornata mondiale contro l’aids. A fine 2012, secondo il rapporto globale 2013 Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS) , erano 35.3 milioni le persone affette in tutto il mondo. Nell’ultimo anno ci sono stati più di 2 milioni di nuovi infetti (-33% rispetto ai 3.4 milioni di nuovi infetti del 2001). In calo le morti per AIDS che sono passate dai 2.3 milioni del 2005 ai 1.6 milioni del 2012. Sensibilmente in calo anche il numero di nuovi infetti in età pediatrica: si è passati infatti dai 550 mila del 2005 ai 260 mila del 2012. Nonostante questo, l’accesso ai trattamenti antiretrovirali nella popolazione pediatrica è circa la metà rispetto alla popolazione adulta (34% di bambini infetti trattati contro il 65% degli adulti). In alcuni Paesi solo 3 bambini su 10 ricevono le cure appropriate. A dicembre 2012, 900 mila donne incinte infette da Hiv hanno ricevuto cure antiretrovirali. La copertura è passata dal 57 per cento del 2011 al 63 per cento del 2012. Dal 2001 al 2012 c’è stata una riduzione del 52 per cento di casi di bambini infetti. Espandere l’accesso ai servizi di prevenzione della trasmissione materno-infantile ha evitato a più di 670 mila bambini di nascere infetti tra il 2009 e il 2012. Attualmente presso il Bambino Gesù sono seguiti 104 pazienti (più di 40 sono stati trasferiti con successo presso i centri dell’adulto). Di questi, 55 sono stranieri provenienti da zone ad alta endemia. Dalla metà del 2006 sono state effettuate 25 nuove diagnosi.

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Bambini con mal di schiena già a 7 anni, colpa di pc, smartphone e tablet

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE SOCIAL TECNOLOGIA TABLET CELLULARE TELEFONINO TELEFONO LAVOROMal di schiena e dolori al collo. Dolori e fastidi che cominciano già 7 anni e che diventano sempre più Continua a leggere

Bambini: meno dormono e più mangiano

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SUPERMERCATO MARKET CIBO SPESA CIBO CARRELLO COMPRARE ETICHETTA ALIMENTI DIETA FAMIGLIA FIGLI GENITORI BAMBINIAltro che cibi fast food, super-porzioni a tavola e troppe bibite dolci. Questa volta a finire sul banco degli imputati per l’obesità infantile c’è la mancanza di sonno. Chi dorme meno mangia di più, e viceversa. Uno studio condotto da Chantelle Hart, del Centro di ricerca sull’obesità della Temple University di Philadelphia, pubblicato su ‘Pediatrics’, ha esaminato l’impatto del sonno sui comportamenti alimentari dei bambini.

Lo studio ha coinvolto 37 bambini di 8-11 anni. Per la prima settimana i bambini sono stati invitati a dormire come al solito, poi, durante la seconda settimana alcuni hanno ridotto e altri allungato il sonno rispetto alle loro abitudini, mentre nella terza e ultima settimana di studio si sono invertite le parti. Durante la settimana in cui i bambini hanno aumentato il loro sonno, hanno anche finito per consumare una media di 134 calorie in meno al giorno, pesavano circa 250 grammi in meno e avevano a digiuno livelli più bassi di leptina (l’ormone responsabile del senso di fame) rispetto alla settimana di sonno ridotto.

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I bambini che usano il tablet imparano a scrivere con più difficoltà

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO BAMBINI SCUOLA STUDIARE LIBRIManine e dita a rischio per i bimbi che utilizzano troppo i tablet o gli smartphone, magari senza il necessario controllo da parte dei genitori. E soprattutto in pericolo anche la capacità di imparare a scrivere. L’allarme arriva da un’intervista rilasciata dalla terapista occupazionale del Learning and Therapy Corner in Maryland (Usa), Lindsay Marzoli, rimbalzata sui media anglosassoni: “Se usano sempre telefonini o tablet – dice l’esperta – non eseguono quelle normali attività con penne e matite che servono a far sviluppare i muscoli necessari a scrivere correttamente. Muscoli che potrebbero rimanere deboli anche durante la crescita”.

“Vediamo sempre più bambini – racconta Marzoli – con ritardi motori e debolezza muscolare in alcune aree del corpo”. E il problema è che queste tecnologie sono talmente nuove che gli esperti non sanno quali possano essere le conseguenze del loro uso intensivo a lungo termine, ricorda il ‘Daily Mail’ online. L’American Academy of Paediatrics segnala che i bimbi non dovrebbero usare questi strumenti per oltre due ore al giorno. E nel caso abbiano meno di due anni d’età, l’utilizzo di schermi dovrebbe essere evitato del tutto. Ma la regola viene seguita raramente e non è la prima volta che si segnala la pericolosità dell’uso eccessivo di device tecnologici per i bambini: secondo l’Abertawe Bro Morgannwg University Health Board, i bambini e gli adolescenti rischiano danni al collo e alla schiena a causa di computer, videogame e quant’altro.

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Perché ci viene la febbre e perché non dobbiamo aver paura di lei?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex LDH PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino Ialuronico Temperatura Perchè FEBBREConosciamo tutti bene i suoi sintomi fastidiosi, appena arriva il freddo come in questi giorni temiamo di prenderla. Sto parlando della febbre. Quando la temperatura corporea sale, specialmente nel caso di un bambino, spesso ci si preoccupa troppo in fretta senza un reale motivo: sì, perché la febbre è un processo biologico naturale e non deve essere vista come una “malattia” da guarire nell’immediato.

Cos’è la febbre?

Tutti l’abbiamo provata, ma se vi chiedessero “cos’è la febbre?” voi sapreste rispondere? La febbre è uno stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamica e una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 37 gradi per l’uomo). E’ importante distinguere la febbre dall’ipertermia: in quest’ultima si ha l’aumento della temperatura del corpo, ma ciò è dovuto a fattori esogeni e non comporta variazione della attività di termoregolazione. Più esattamente per ipertermia si intende una temperatura rettale uguale o superiore a 41,6 gradi non dovuta all’azione di pirogeni endogeni, ma ad altri meccanismi che comportano un aumento primitivo della produzione endogena di calore e che agiscono al di fuori del controllo del centro ipotalamico che regola la temperatura corporea, come nel caso di ipertiroidismo, colpi di calore, condizioni di alterata capacità di disperdere calore (disautonomia familiare o la displasia ectodermica anidrotica). Tornando alla febbre si parla di:

  • stato subfebbrile/febbricola al di sotto dei 37,3 gradi (misurazione ascellare);
  • febbre moderata (tra 37,7 e 38,9);
  • febbre elevata (sopra i 39 gradi);
  • quando il valore supera i 40 si parla di iperpiressia.

Leggi anche: Differenza tra raffreddore e influenza: sintomi comuni e diversi

Perché veniamo colpiti dalla febbre?

Come ci spiega il Ministero della Salute, l’aumento della temperatura corporea viene causato da sostanze che si liberano durante la produzione delle difese naturali ed è esso stesso uno dei meccanismi attraverso il quale l’organismo del bambino si difende quando viene aggredito dall’esterno da un virus o da un batterio, che prediligono una temperatura più bassa: il corpo, con l’innalzamento della temperatura, viene infatti reso più svantaggioso per gli organismi invasori.

Leggi anche: Febbre alta: quando rivolgersi al medico

Un eccezionale sistema di difesa

Quando gli agenti infettivi entrano in contatto con le cellule dell’organismo che hanno il compito di proteggerci, si mette in moto un sofisticato sistema di risposta: una parte di questa risposta è proprio il fenomeno della febbre. Le cellule aggredite liberano alcune molecole che danno un segnale al cervello affinché vengano liberate altre molecole che hanno il compito di far salire la temperatura corporea. Nel frattempo, affluisce meno sangue in superficie, in modo che il calore prodotto in eccesso si conservi. Le cellule del corpo provano “disagio” per il calore (per intenderci, è quella sensazione di malessere che avvertiamo quando siamo colpiti dalla febbre), ma ad avere maggiori difficoltà sono invece virus e batteri: con l’innalzamento della temperatura, infatti, questi vengono man mano distrutti e non possono più riprodursi e moltiplicarsi. In pratica ora conoscete la febbre per quello che realmente è: un’ottima difesa per l’attacco da parte di virus e batteri, una “cura” del tutto naturale che deve fare il suo corso per poter difendere il nostro organismo

Leggi anche: Come e quando abbassare la febbre? Farmaci e rimedi casalinghi

La febbre non è un nemico

La febbre non è necessariamente un nemico da combattere a ogni costo. Non è necessario somministrare medicine tutte le volte che la temperatura supera i valori normali: abbassare la febbre, infatti, non aiuta il bambino a guarire prima. Se, però, il bambino mostra malessere, è irritabile o sofferente, è giusto dargli un po’ di sollievo abbassandogli la temperatura.

Sbagliato sottovalutarla in alcuni casi

La febbre può essere provocata sia da malattie poco gravi (la maggior parte delle volte), sia da malattie più impegnative (molto più raramente): questo significa che la febbre, pur essendo un meccanismo di difesa, può in certe situazioni essere sintomo di malattie gravi o diventare essa stessa fonte di danno per l’organismo, specie se dura per periodi eccessivamente lunghi e se la temperatura supera i 40 gradi. Quindi d’accordo a non sopravvalutare la febbre, ma non si deve neanche sottovalutarla. Nel dubbio chiedete aiuto al vostro medico.

Leggi anche: Differenza tra febbre ed influenza

Febbre alta

Prima ho nominato i “famosi” 40 gradi, tuttavia c’è da ricordare una cosa: non c’è necessariamente una specifica relazione tra valore della febbre e la gravità della malattia: una febbre molto alta, infatti, non vuol dire per forza che ci troviamo in presenza di una malattia molto grave: valori elevati di temperatura corporea, dunque, possono causare un disagio intenso a noi o al bambino, ma non bisogna pensare che la causa sia per forza pericolosa.

Tipi di febbre

In base alle sue caratteristiche, la febbre può essere di vari tipi:

  • Febbre continua: la temperatura corporea raggiunge i 40 °C e si mantiene pressoché costante. È frequente nelle polmoniti. Solitamente si ha defervescenza per crisi con sudorazione profusa.
  • Febbre remittente o discontinua: il rialzo termico subisce durante il periodo del fastigio (cioè l’acme febbrile raggiunto dopo la prima fase di ascesa della temperatura) oscillazioni giornaliere di due-tre gradi, senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle setticemie e nella tubercolosi.
  • Febbre intermittente: periodi di ipertermia si alternano a periodi di apiressia (senza febbre). Queste oscillazioni si osservano durante una stessa giornata, e questo è il caso di sepsi, neoplasie, malattie da farmaci, oppure nell’arco di più giorni, come nel caso della malaria (se il picco di ipertermia si osserva ogni quattro giorni si parla di quartana, se si osserva ogni tre giorni di terzana), nel linfoma di Hodgkin e in altri linfomi. Una febbre alta (intorno ai 40 °C, o fra i 37 e 38 in presenza di sudorazione, che asporta calore corporeo), intermittente e associata a brividi è il sintomo di una febbre settica, di origine batterica.
  • Febbre ondulante: il periodo febbrile oscilla da 10 a 15 giorni.
  • Febbre ricorrente e familiare: il periodo febbrile oscilla da 3 a 5 giorni.

Quali farmaci usare in caso di febbre?

Per gli adulti l’aspirina è sicuramente efficace, ma soltanto se la febbre ha origini infiammatorie, poichè agiscono inibendo la produzione delle prostaglandine. Non danno alcun beneficio, quindi, né nell’ipertermia né nel colpo di calore. In caso di ipertermia la terapia delle febbre con mezzi fisici (spugnature di acqua o alcool) può essere indicata. Se avete dei dubbi chiedete al vostro medico.

Quali farmaci in caso di febbre nei bambini?

A tale proposito leggi questo articolo: Febbre alta nei bambini e neonati: quali farmaci e cosa fare

I migliori prodotti per il benessere in caso di febbre, influenza e raffreddore

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, utilissimi in caso di febbre, influenza e raffreddore:

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Fate fare attività fisica ai vostri figli!

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO BAMBINI SPORT CALCIO ATTIVITA FISICA GINNASTICAE’ uno dei consigli che do più spesso ai miei pazienti, insieme a “smetti di fumare” e “mangia meno grassi”. Fate muovere i vostri figli! E per “movimento” non intendo solamente pratica sportiva: per un bambino movimento significa gioco, attività all’aria aperta, corsa, passeggiata nel viale con gli “amichetti”. Basta giocare a PES alla playstation: meglio una bella partita di calcetto coi compagni di scuola! Dieta sbagliata e poco movimento nei più piccoli: è emerso dall’ultima raccolta dati (condotta nel 2012 e riferita agli alunni della scuola primaria) di OKkio alla SALUTE, il sistema di sorveglianza promosso dal Ministero della Salute e dal CCM (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. L’indagine, che si conduce periodicamente dal 2007, permette di valutare lo stato ponderale dei bambini di 8-9 anni, i loro stili alimentari, l’abitudine all’esercizio fisico e le iniziative scolastiche. L’OMS sottolinea come una giusta dose di attività fisica nell’età della crescita contribuisca allo sviluppo di tessuti muscoloscheletrici, del sistema cardiovascolare ed endocrino-metabolico. Secondo le Raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, al fine di migliorare le condizioni cardiorespiratorie, scheletriche e muscolari dei bambini occorre raggiungere almeno 60 minuti di attività fisica al giorno. La maggior parte dell’esercizio fisico è bene sia di tipo aerobico (quello che aumenta cioè la richiesta di ossigeno da parte dell’organismo) e che attività di elevata intensità siano praticate 3 volte a settimana.

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