Clistere: quanto tempo va trattenuto affinché agisca?

MEDICINA ONLINE DIARREA VIAGGIATORE VACANZA VIAGGIO CIBO ESOTICO INFEZIONI CIBI CONTAMINATI ACQUA INTESTINO DOLORE FECI LIQUIDEIl clistere è una tecnica che permette l’iniezione di un liquido nell’ano con lo scopo principale di stimolare l’evacuazione, ma anche utile in caso di irregolarità intestinali e irritazioni della mucosa intestinale, preparazione ad intervento chirurgico o procedura d’indagine, fecalomi.

Quanto tempo va trattenuto affinché agisca?

Il clistere evacuativo fa effetto in tempi molto variabili, che dipendono ovviamente dalla variabilità individuale, dalla patologia/condizione del paziente e dalla tipologia di liquido usato. Il clistere può fare effetto dopo alcuni secondi come anche trenta minuti dopo aver tolto la sonda, anche se generalmente tende a fare effetto entro circa 5 minuti. Ricordiamo che dopo aver tolto la sonda dall’ano, il soggetto dovrà rimanere disteso per almeno 10-15 minuti, per rendere efficace il clistere, in alcuni casi più gravi, i tempi si allungano fino anche a mezz’ora.

I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:

Per approfondire:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Glicerolo Carlo Erba soluzione rettale e supposte: posologia ed effetti collaterali

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Filler Cavitazione Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Pene H Grasso Pancia Sex Sessuologo Auguri Buon Natale 2013 CURA FARMACI ANTICOLESTEROLOIl glicerolo è un composto largamente impiegato in campo farmaceutico per le sue proprietà lubrificanti, osmotiche, emollienti ed idratanti. Per via rettale produce generalmente un’evacuazione entro 15-20 minuti. II meccanismo d’azione del glicerolo è di tipo iperosmotico:richiamando acqua nelle feci e producendo una disidratazione dei tessuti con cui viene a contatto. Tale disidratazione determina un effetto irritante locale che scatena contrazioni peristaltiche con conseguente stimolazione allo svuotamento dell’ampolla rettale. Il glicerolo, somministrato per via rettale, è in grado di promuovere la peristalsi e l’evacuazione del basso intestino in virtù della sua azione irritante e della capacità di ammorbidire la massa fecale ispessita. II glicerolo non presenta attività sistemica, quando somministrato localmente, in quanto non assorbito.

Glicerolo Carlo Erba viene venduto sotto forma di:

  • Glecerolo Carlo Erba Prima infanzia 900 mg supposte
  • Glecerolo Carlo Erba Bambini 1375 mg supposte
  • Glecerolo Carlo Erba Adulti 2250 mg supposte
  • Glecerolo Carlo Erba Bambini 2,25g soluzione rettale
  • Glecerolo Carlo Erba 6,75 g soluzione rettale

Indicazioni terapeutiche
Trattamento di breve durata della stitichezza occasionale.

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Posologia e modo di somministrazione
La dose corretta è quella minima sufficiente a produrre una facile evacuazione. È consigliabile usare inizialmente le dosi minime previste; chiedere al vostro medico a riguardo.

Supposte:

  • Adulti: 1 supposta adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Adolescenti (12-18 anni):1 supposta adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra 2-11 anni: 1 supposta bambini al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra 1 mese e 2 anni: 1 supposta prima infanzia al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.

Soluzione rettale:

  • Adulti: 1 contenitore monodose adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Adolescenti (12-18 anni):1 contenitore monodose adulti al bisogno, per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra i 6-11 anni: 1 o 2 contenitori monodose bambini al bisogno, per un massimo di 1o 2somministrazioni al giorno.
  • Bambini di età compresa tra i 2 – 6 anni: 1 contenitore monodose bambini al bisogno per un massimo di 1 o 2 somministrazioni al giorno.

Modo di somministrazione

  • Supposte: Togliere la supposta dal suo contenitore e poi, se necessario, inumidirla per facilitarne l’introduzione rettale. Qualora le supposte apparissero rammollite immergere i contenitori, prima di aprirli, in acqua fredda.
  • Soluzione rettale: Per togliere il copricannula di sicurezza del contenitore monodose, appoggiare indice e pollice sulla ghiera rotonda posta sopra il soffietto e, con l’altra mano, piegare il copricannula fino a provocarne il distacco del corpo del contenitore. Durante l’operazione, non afferrare mai il soffietto, altrimenti si verificherebbe la fuoriuscita del medicinale prima dell’utilizzo. Può essere utile lubrificare la cannula con una goccia della soluzione stessa, prima di introdurla nel retto e premere il soffietto. Estrarre la cannula tenendo premuto il soffietto. Ogni contenitore deve essere utilizzato per una sola somministrazione; eventuale medicinale residuo deve essere eliminato.

Avvertenze

  • Nei bambini sotto i dodici anni il medicinale può essere utilizzato solo dopo aver consultato il medico.
  • I lassativi devono essere usati il meno frequentemente possibile e per non più di sette giorni. Una dieta ricca di liquidi favorisce l’effetto del medicinale. L’uso per periodi di tempo maggiori richiede la prescrizione del medico dopo adeguata valutazione del singolo caso. Il trattamento della stitichezza cronica o ricorrente, richiede sempre l’intervento del medico per la diagnosi, la prescrizione dei farmaci e la sorveglianza nel corso della terapia.
  • È inoltre opportuno che i soggetti anziani o in non buone condizioni di salute, consultino il medico prima di usare il medicinale. L’abuso di lassativi può causare diarrea persistente con conseguente perdita di acqua, sali minerali (specialmente potassio) ed altri fattori nutritivi essenziali. Nei casi più gravi di abuso è possibile l’insorgenza di disidratazione o ipopotassiemia, la quale può determinare disfunzioni cardiache o neuromuscolari, specialmente in caso di trattamento contemporaneo di glicosidi cardiaci, diuretici o corticosteroidi.
  • L’abuso di lassativi, specialmente quelli di contatto (lassativi stimolanti), può causare dipendenza(e, quindi, possibile necessità di aumentare progressivamente il dosaggio), stitichezza cronica e perdita delle normali funzioni intestinali (atonia intestinale).
  • Negli episodi di stitichezza, si consiglia innanzitutto di correggere le abitudini alimentari integrandola dieta quotidiana con un adeguato apporto di fibre ed acqua.
  • Quando si utilizzano lassativi è opportuno bere al giorno almeno 6-8 bicchieri di acqua, o altri liquidi, in modo da favorire l’ammorbidimento delle feci.

Controindicazioni

  • ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
  • dolore addominale acuto o di origine sconosciuta;
  • nausea o vomito;
  • ostruzione o stenosi intestinale;
  • sanguinamento rettale di origine sconosciuta;
  • crisi emorroidale acuta con dolore e sanguinamento;
  • grave stato di disidratazione.

Interazioni con altri farmaci
Non sono stati effettuati studi specifici di interazione.

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Gravidanza e allattamento
Non sono stati effettuati studi adeguati e ben controllati sull’uso del medicinale in gravidanza o nell’allattamento. Anche se non ci sono evidenti controindicazioni dell’uso del medicinale in gravidanza e durante l’allattamento, si raccomanda di assumere il medicinale solo in caso di necessità e dopo aver chiesto al vostro medico.

Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchine
Il medicinale non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari, tuttavia è possibile che durante il trattamento si manifestino degli effetti indesiderati, pertanto è bene conoscere la reazione al farmaco prima di guidare veicoli o usare macchinari.

Effetti collaterali
Effetti indesiderati osservati durante il trattamento negli studi clinici e integrati, sono:

  • dolori crampiformi dell’addome;
  • coliche addominali, diarrea;
  • irritazione.

Sovradosaggio
Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. In ogni caso, dosi eccessive (abuso di lassativi-uso frequente o prolungato o con dosi eccessive) possono causare dolori addominali e diarrea persistente con conseguente perdita di acqua, sali minerali (specialmente potassio) e altri fattori nutritivi essenziali. Le perdite di liquidi ed elettroliti devono essere rimpiazzate. Gli squilibri elettrolitici sono caratterizzati dai seguenti sintomi: sete, vomito, indebolimento, edema, dolori alle ossa (osteomalacia) e ipoalbuminemia. Nei casi più gravi è possibile l’insorgenza di disidratazione o ipopotassiemie la quale può determinare disfunzioni cardiache o neuromuscolari, specialmente in caso di contemporaneo trattamento con glicosidi cardiaci, diuretici o corticosteroidi. L’abuso di lassativi, specialmente quelli di contatto (lassativi stimolanti), può causare dipendenza (e, quindi, possibile necessità di aumentare progressivamente il dosaggio), stitichezza cronica e perdita delle normali funzioni intestinali (atonia intestinale).

Speciali precauzioni per la conservazione
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidità e lontano da fonti dirette di calore.

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Stitichezza o stipsi acuta e cronica: terapie farmacologiche

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STITICHEZZA STIPSI ACUTA CRONICA FARMACI TERAPIE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata.jpgI farmaci usati nel trattamento della stipsi sono diversi: antrachinoni, lassativi di volume, emollienti/lubrificanti, anticolinesterasici (o para-simpaticomimetici), lassativi salini.

Leggi anche: Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

Antrachinoni (o lassativi di contatto): agiscono aumentando la motilità intestinale, ma i loro effetti collaterali (crampi addominali) ne ostacolano l’impiego. Non sono raccomandati per la cura dell’ostruzione intestinale.

  • Bisacodile (es. Dulcolax, Stixenil, Alaxa): assumere per os 5-10 mg di farmaco la sera (effetto in 10-12 ore); in alternativa, assumere per via rettale 5 mg di farmaco alla mattina, sottoforma di supposte (effetto in 20-60 minuti)
  • Senna (es. Xprep, Agiolax, Pursennid, Falquilax): il farmaco esercita la propria attività terapeutica in 8-12 ore. Disponibile in polvere e solvente per soluzione orale, assumere uno o due cucchiaini di prodotto alla sera. Non superare la dose consigliata.
  • Docusato sodico (es. Macrolax, Sorbiclis): assumere per via orale max. 500 mg di farmaco al dì, preferibilmente in dosi frazionate.

Altri farmaci appartenenti a questa categoria possono essere costituiti da: olio di ricino, cascara, frangula, rabarbaro, aloe.

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Lassativi di volume: aumentando la massa fecale, i lassativi di volume favoriscono la peristalsi. È doveroso sapere che questi farmaci espletano la propria attività terapeutica dopo alcuni giorni di trattamento: l’effetto, pertanto, non è immediato. Sono indicati generalmente per i pazienti che non assumono fibre a sufficienza con l’alimentazione. I lassativi di volume devono sempre essere associati ad un’abbondante assunzione di liquidi, per evitare l’ostruzione intestinale.

  • Metilcellulosa: esercita la propria funzione anche come emolliente. Assumere il farmaco per la cura della stitichezza alla posologia di 2 tavolette da 1 grammo, con abbondante acqua, 6 volte al dì. Consultare il medico.
  • Gomma Sterculia (es. Normacol): assumere 2-4 bustine al dì, contenenti ognuna 6,1 grammi di gomma sterculia. Si raccomanda di assumere il prodotto con abbondante acqua per la cura di episodi saltuari di stitichezza.
  • Semi di Psillio (es. Fibrolax): si raccomanda di assumere il farmaco per via orale, alla posologia di 3,5 grammi dopo i pasti, 2-3 volte al dì, per 2-3 giorni. Assumere il prodotto per la cura della stitichezza con molta acqua, al fine di aumentare il contenuto fecale.

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Emollienti/lubrificanti: il capostipite di questa classe di farmaci è la paraffina liquida: gli attivi sono indicati in caso di emorroidi e ragadi nel contesto della stitichezza.

  • Paraffina liquida (es. Lacrilube, Paraf L BIN): la posologia indicativa è 10-30 ml, quando necessario.
  • Olio d’arachidi: formulato sottoforma di clismi, lubrifica ed ammorbidisce il contenuto intestinale (compatto), favorendo la motilità intestinale.
  • Glicerina (es. Supposte di Glicerina San Pellegrino): sottoforma di clismi, assumere 5,6 grammi di farmaco per via rettale; in alternativa, inserire una supposta da 2-3 grammi, al bisogno.

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Lassativi osmotici: attraverso un meccanismo osmotico, questi farmaci sono in grado di trattenere i liquidi nell’intestino, oppure agiscono modificando la distribuzione dei liquidi nella massa fecale:

  • Lattulosio (es. Duphalac, Epalfen, Normase): si raccomanda di iniziare la cura per la stitichezza con una posologia bassa (15 ml di soluzione al 62-74%), due volte al dì. La dose va modificata secondo la gravità della condizione.
  • Macrogol (es. Movicol, Isocolan, Selg Esse, Moviprep, Paxabel): la dose va stabilita in base al soggetto.

Anticolinesterasici (o para-simpaticomimetici): questi farmaci contro la stitichezza sono chiamati così perché aumentano l’attività del sistema parasimpatico nell’apparato digerente, favorendo di conseguenza la peristalsi. Non rappresentano i farmaci di prima linea per trattare la stitichezza, dato che comportano numerosi effetti collaterali di tipo gastro-intestinale.

  • Betanecolo(es. Myocholine): è un farmaco agonista colinergico utilizzato – seppur raramente – per svuotare la vescica, ed esercitare un blando effetto procinetico. In genere, viene assunto per via orale alla posologia di 10-50 mg tre volte al dì: la modalità di somministrazione va rispettata secondo le indicazioni del medico.
  • Neostigmina (es. Prostigmina): reperibile in fiale (1ml) per iniezione intramuscolare/endovenosa lenta o in compresse da assumere per bocca. La peristalsi intestinale è osservabile dopo 20-30 minuti dall’iniezione. Eventualmente, per facilitare il transito, è possibile applicare un clistere (150-200 ml al 15-20% di glicerina), dopo 30 minuti dall’iniezione.

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Lassativi salini: indicati per uso occasionale nel trattamento della stitichezza o prima di un intervento chirurgico a livello del colon (l’intestino dev’essere completamente pulito).

  • Fosfati (es. Sod Fos Sof Clisma, Sod Fos Zet Clisma): utilizzati per lo più prima di esami radiologici all’intestino o interventi chirurgici. La posologia va stabilita dal medico.
  • Idrossido di magnesio (ES. Magnesia, Maalox): sono impiegati quando è richiesto un rapido svuotamento dell’intestino. Assumere il farmaco preferibilmente al mattino: in genere è necessario un cucchiaino di prodotto con abbondante acqua (il farmaco è reperibile come polvere per sospensione orale da 90 grammi di attivo su 100 grammi di prodotto). L’uso smodato può dare coliche.
  • Sodio Citrato (es. Biochetasi, Novilax): per riequilibrare la motilità intestinale nel contesto della stitichezza, assumere due compresse effervescenti (425 mg di sodio citrato) tre volte al dì, con acqua.

Per approfondire: Farmaci lassativi per la stitichezza: i più efficaci, con e senza ricetta

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Stitichezza acuta e cronica: tipi, cause, trattamenti medici e rimedi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma STITICHEZZA ACUTA CRONICA CURA SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa stitichezza è un disturbo frequente che consiste nella difficoltà – obiettivamente osservabile e/o soggettivamente percepita – nell’atto della defecazione, cioè l’insieme degli atti fisiologici, volontari ed involontari, che determinano l’espulsione delle feci, raccolte nell’intestino crasso, attraverso l’ano, necessario per svuotare in tutto od in parte l’intestino.
Solitamente la stipsi è anche caratterizzata dalla durezza e dalla secchezza delle feci, che ne rende difficile l’espulsione: questo stato delle feci può essere dovuto a eccessivo assorbimento di acqua da parte del colon e spesso specie nella stipsi cronica è legato a episodiche o ricorrenti coprostasi ma non è obbligatoriamente connesso a questa: il soggetto può infatti avvertire difficoltà ad evacuare a prescindere dalla lentezza del traffico fecale che caratterizza la coprostasi.

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Classificazione e fisiopatologia
La stipsi è il risultato di un’alterazione nella propulsione del bolo fecale e/o della evacuazione dello stesso. I disturbi della progressione possono essere correlati ad una ridotta massa fecale (diete incongrue, scarso introito di fibre, alterazioni elettrolitiche), ad affezioni organiche del colon che meccanicamente impediscono il passaggio del bolo fecale, oppure ad alterazioni funzionali intestinali, quali la stipsi cronica a lento transito o l’atonia coli. I disturbi della evacuazione sono anche correlabili ad alterazioni organiche della regione ano-rettale (ragadi, fistole, emorroidi, neoplasie ano-rettali, m. di Hirschsprung, tubercolosi intestinale) o ad alterazioni funzionali, quali la dischezia rettale o la sindrome del perineo discendente. La malattia celiaca può presentarsi con stipsi (i primi lavori inglesi sulla malattia celiaca evidenziarono che il sintomo più frequente di questa malattia era la stipsi e non la diarrea). Nei bambini una causa frequente di stipsi è l’intolleranza alimentare.
La stipsi (sia acuta che cronica) è in media connotata da difficoltà e dolori nel transito degli escrementi ed è usualmente accompagnata da scarsi stimoli all’evacuazione. La stitichezza dà sintomi locali, come modesti dolori locali o diffusi, che possono riacutizzarsi fino a diventare una colica, alcune volte possono portare a modificazioni dell’alvo con encopresi.
La stitichezza può influire sullo stato generale: mal di testa, cardiopalmo, insonnia, alitosi. Possono comparire difficoltà digestive e una diminuzione dell’appetito. Sono frequenti le dermatosi (orticaria, eczema, acne), causate probabilmente da autointossicazione dovuta all’assorbimento di sostanze che avrebbero dovuto essere eliminate, ma che invece permangono troppo a lungo nell’intestino.
Secondo recenti statistiche su un campione consistente di soggetti attenzionati il 40 % della popolazione mondiale soffre o ha sofferto di stipsi almeno una volta nella vita.
La stipsi può essere primitiva o secondaria. È secondaria se generata da fattori terzi, temporanei o stabili che siano. Ad es. febbre, farmaci, invalidità psicofisica, etc… La stipsi acuta (quindi temporanea e facilmente regredibile) è quasi sempre secondaria.

Stispi cronica
La Stipsi cronica va distinta dalla semplice stipsi generica (acuta o saltuaria), in quanto a differenza da quest’ultima costituisce una condizione a tutti gli effetti clinica e perché il trattamento iniziale di questa con modificazioni dietetiche, uso di fibre, tentativi di regolarizzare l’alvo e lo stile di vita non è sostenuto da solide evidenze cliniche ed è spesso causa di notevole frustrazione da parte dei pazienti. Costituisce infatti una falsa convinzione che questa condizione, anche nelle sue forme più severe, sia una variante fisiologica, più o meno mal sopportata, dello stato di salute e non una condizione clinica che, quando di grado severo, può essere incapacitante. La Stipsi cronica in media è autodiagnosticata dal paziente, talvolta incontrando difficoltà perché i non specialisti possono attribuirne i sintomi ad altre patologie o sindromi.

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Identificazione e classificazione
La stipsi cronica clinicamente è divisibile in:

  • stipsi silente
  • stipsi complicata
  • stipsi riferita

Inizialmente questa sarebbe stata definita dagli stessi pazienti, secondo criteri soggettivi, in termini di ridotta frequenza dell’alvo e disturbi addominali imputati ad una difficoltosa ed insufficiente evacuazione (stitichezza quantitativa). Alcuni studiosi indicarono il criterio di 3 evacuazioni per settimana (il 98° percentile della frequenza dell’alvo statisticamente riportata dalla popolazione adulta) come frequenza minima per non considerarsi affetti dal disturbo. Il punto è che evacuare ogni 2-3 giorni è potenzialmente ancora considerabile normale e il 60% di coloro che si definiscono stitici hanno un’attività apparentemente in termini di frequenza più regolare della norma (una volta al giorno), accusando i sintomi di una stitichezza fisiologica sulla base di un malessere esclusivamente soggettivo. Oggi si procede alla diagnosi in base ai Criteri di Roma III. Per esser definita cronica  la stipsi:

  • deve presentare almeno alcune caratteristiche (ad es. sforzo, sensazione di incompleto svuotamento, meno di 3 evacuazioni a settimana, …) negli ultimi 3 mesi con un esordio da almeno 6 mesi
  • le cosiddette “feci non formate” si presentano raramente senza lassativi
  • non deve rientrare nella diagnosi di Sindrome dell’intestino irritabile

Primitiva o secondaria
La stipsi cronica può essere primitiva o secondaria. E’ secondaria se generata da fattori terzi, ad es. farmaci, invalidità psicofisica, etc… cioè può essere secondaria a numerose condizioni morbose, nosologicamente determinate, in cui il sintomo è quindi ciò che si manifesta di una patologia organica gastrointestinale o extraintestinale. Nella maggior parte dei casi la stipsi cronica è primitiva o idiopatica, rappresenta cioè un’entità autonoma che, in assenza di lesioni organiche o biochimiche, è ricollegabile a patologia cosiddetta «funzionale» della motilità del viscere. Nella pratica clinica si distingue nelle forme di stipsi idiopatica:

  • la stipsi cronica idiopatica semplice, che risponde ai comuni trattamenti medici
  • la stipsi cronica idiopatica intrattabile, che non risponde ai comuni presidi terapeutici di tipo medico ed è suscettibile di approccio chirurgico.

Caratteristiche e sintomi
Le dosi fecali sono scarse e spesso hanno un aspetto molto secco e duro; la defecazione non è mai completa. Come esame complementare si può usare la manometria colica delle 24 ore e clisma opaco ed eventualmente la defecografia. Può essere utile per monitorizzare nel tempo la consistenza delle feci e i miglioramenti ottenuti con la terapia l’uso della Bristol stool scale. Il quadro clinico della stipsi cronica non è però dato solo dalla frequenza e difficoltà con cui si va al bagno ma anche da una serie di sintomi spesso associati (ad es. gonfiore e dolore addominale) e dal come tutto questo interagisce con l’esistenza e la quotidianità psicosociale della persona.

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Terapie della stipsi
La diagnosi è multifattoriale e talvolta complessa, quindi le terapie possono variare. In media tra i farmaci utilizzati c’è in via preferenziale il macrogol, in via secondaria il prucalopride. Nei casi in cui la stipsi cronica sia effetto e parte della Sindrome dell’Intestino Irritabile negli ultimi anni è emerso che un notevole miglioramento sia dato dalle diete a basso contenuto di Fodmap. Per approfondire leggi: Stitichezza o stipsi acuta e cronica: terapie farmacologiche

Cause
La stipsi specie quella cronica essendo un sintomo e una sindrome può essere causata da numerosi fattori (di cui un tot sono di matrice ambientale psicologica e persino soggettiva) tra cui anche – ma assolutamente non per forza o solo – da coprostasi (movimento troppo lento del materiale digerito attraverso il colon, che determina una eccessiva quantità di acqua assorbita dall’intestino) che a sua volta può essere dovuta a molti fattori (insufficiente assunzione di liquidi, stati di decubito prolungato).

Cause primarie

Funzionali

  • idiopatica;
  • malattia di Hirschsprung;
  • pseudo-ostruzione intestinale;
  • malattia di Chagas;
  • miopatia congenita dello sfintere anale;
  • iperglanglionosi;
  • Iipogangliosi;
  • inertia coli;
  • anismo o dissinergia pelvica;

Ostruttive

  • Stenosi (derivate da malattie infiammatorie croniche intestinali, neoplasie o disfunzioni anatomiche)
  • Outlet obstruction (prolasso mucoso,sindrome del perineo discendente…)

Ginecologiche

  • Rettocele;
  • Rilassamento pelvico.

Cause secondarie

Malattie connettivali

  • Amiloidosi;
  • Sclerosi sistemica.

Malattie batteriche

  • Tubercolosi intestinale;

Stile di vita

  • Disidratazione;
  • Scarsa assunzione di fibre alimentari;
  • Sedentarietà;
  • Soppressione o posposizione volontaria della defecazione.

Farmaci

  • Antiacidi;
  • Anticolinergici;
  • Anticonvulsivanti o Antiepilettici;
  • Antidepressivi;
  • Antistaminici;
  • Antiparkinsoniani;
  • Antipsicotici;
  • Calcio-Antagonisti;
  • Calcio supplementi;
  • Diuretici;
  • Terapia marziale;
  • Lassativi per usi cronici (specie con gli stimolanti/irritanti p.e.: Antrachinonici);
  • Antinfiammatori FANS;
  • Oppiodi Maggiori;
  • Oppiodi minori;
  • Antitussigeni;
  • Codeino simili;

Malattie metaboliche

  • Diabete Mellito;
  • Avvelenamento da metalli pesanti;
  • Avvelenamento da mercurio
  • Ipercalcemia;
  • Ipokaliemia;
  • Ipotiroidismo;
  • Ipomagniesemia;
  • Porfiria;
  • Uremia.

Malattie neurologiche

  • Neuropatia autonomica;
  • Sclerosi multipla;
  • Neuropatie paraneoplastiche;
  • Morbo di Parkinson.

Leggi anche:

Disturbi psichiatrici

  • Disturbi del comportamento alimentare;
  • Stress situazionale.

Rimedi
Nei casi di stipsi lieve e saltuaria (ed escludendo i casi in cui la stitichezza dipende da fattori patologici gravi) si indicano le seguenti misure:

  • Camminare di più o realizzare un’altra attività che ponga in movimento il corpo. Normalmente aiutano 20 minuti di movimento al giorno a ritmo accelerato e per tonificare la muscolatura addominale e stimolare quella intestinale; svolgere, lontano dai pasti, un’intensa attività fisica di tipo “cardio” è sicuramente un valido aiuto contro la stitichezza.
  • In determinati casi maggior quantità di fibre alimentari: legumi, verdura cotta e soprattutto cruda, cereali, e in generale tutti gli alimenti ricchi di fibre vegetali: psillio, crusca.
  • Assumere maggior quantità di liquidi: acqua (a digiuno), brodo, latte, succo di frutta.
  • Evitare invece di assumere fibre nei casi in cui la stipsi sia dovuta da patologie funzionali come morbo di Hirschsprung, da problemi motori come la pseudo ostruzione intestinale oppure da problemi anatomici come le stenosi.

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Differenza tra stipsi, stitichezza e costipazione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA STIPSI STITICHEZZA COSTIPAZIO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgTempo fa un paziente mi ha fatto questa domanda:

Che differenza c’è tra stipsi, stitichezza e costipazione?

Nessuna richiesta è banale quando si tratta della nostra salute. La risposta a questa domanda è estremamente semplice: non esiste alcuna differenza tra stipsi, stitichezza e costipazione, sono tre sinonimi che indicano lo stesso identico disturbo consistente nella difficoltà nell’atto della defecazione, cioè l’insieme degli atti fisiologici, volontari ed involontari, che determinano l’espulsione delle feci, raccolte nell’intestino crasso, attraverso l’ano, necessario per svuotare in tutto od in parte l’intestino.

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Colonscopia tradizionale o colonscopia virtuale: quale scegliere?

MEDICINA ONLINE INTESTINO COLON TENUE CRASSO APPENDICE TRASVERSO ASCENDENTE DISCENDENTE RETTO ANO COLECISTI STOMACO DUODENO ILEO PARALITICO ADINAMICO MECCANICO OSTRUZIONE OCCLUSIONE SUBODella colonscopia tradizionale ne ho parlato qui. In questo articolo parlo invece di un relativamente nuovo sistema di colonscopia, denominata “virtuale”, nata nel 1994. La procedura è una buona alternativa alla colonscopia tradizionale realizzata grazie all’endoscopia.

Cos’è la colonscopia virtuale?

La colonscopia virtuale (in inglese “virtual colonoscopy”, “CT colonography” o “CT pneumocolon” o “MR colonography”) è una procedura di diagnostica per immagini che permette di studiare le pareti interne del colon (intestino crasso) e del colon in maniera non invasiva, risparmiando al paziente il fastidio fisico e psicologico legato alla procedura tradizionale, che necessita dell’inserimento di una sonda endoscopica nell’intestino tramite l’ano).

Quali sono i vantaggi rispetto alla tecnica tradizionale?

Oltre all’indubbio vantaggio di evitare al paziente il fastidio dell’inserimento di una sonda nell’ano, altri vantaggi della colonscopia virtuale rispetto a quella tradizionale sono diversi:

  • è meno rischiosa (la sonda della colonscopia tradizionale in rari casi può lesionale l’intestino);
  • non servono sedativi. La mancanza di sedazione riduce anche il rischio globale della procedura poiché alcune persone possono avere reazioni avverse anche gravi (ad esempio shock allergico) ai farmaci sedativi utilizzati durante la colonscopia convenzionale;
  • la durata dell’esame è inferiore;
  • permette di studiare l’intero colon, mentre la colonscopia tradizionale in alcuni casi non permette la valutazione completa del colon destro (cieco);
  • fornisce immagini più chiare e dettagliate rispetto a una radiografia o ad una TC convenzionale;
  • le dimissioni sono immediate con possibilità di guidare e riprendere al più presto le normali attività giornaliere e lavorative senza alcun problema né fastidio residuo.

Infine la colonscopia virtuale, rispetto a quella tradizionale, fornisce un vantaggio secondario nel rivelare malattie o anomalie al di fuori del colon. Uno studio su adulti asintomatici sottoposti a colonscopia virtuale di routine ha rilevato che è stato rilevato circa un cancro extracolonico insospettato ogni 300 screening oltre a circa un cancro del colon-retto invasivo ogni 500 screening, per un tasso complessivo di circa un cancro insospettato di qualsiasi tipo rilevato ogni 200 screening. Il cancro del colon-retto invasivo è stato il tumore maligno più comune rilevato, seguito dal carcinoma a cellule renali.

Svantaggi

La colonscopia virtuale presenta alcuni svantaggi:

  • durante la colonscopia virtuale – al contrario di quel che avviene in quella tradizionale – NON è possibile effettuare tecniche diagnostiche e interventistiche come prelevare campioni di tessuto (biopsia) o rimuovere polipi, quindi è necessario eseguire comunque una colonscopia convenzionale se vengono rilevate anomalie;
  • allo stato attuale della tecnologia, la colonscopia virtuale NON ha lo stesso livello di dettaglio fornito da una colonscopia convenzionale, quindi polipi più piccoli tra 2 e 10 millimetri di diametro potrebbero non essere visualizzati nelle immagini;
  • ha una bassa capacità di individuare lesioni piatte (poco rilevate rispetto alla parete intestinale);
  • la colonscopia virtuale eseguita tramite TC espone il paziente a radiazioni ionizzanti che, seppur minime, ne impedisce l’esecuzione in gravidanza. Per lo stesso motivo la colonscopia virtuale non può essere effettuata troppe volte in un tempo ravvicinato, esattamente come avviene con una radiografia o una TC.

Nonostante i molti vantaggi forniti dalla tecnica virtuale, la colonscopia tradizionale con endoscopia è ancora oggi considerata il “gold standard” per lo screening del cancro del colon-retto dalla stragrande maggioranza delle comunità mediche e di ricerca

Quando si usa una colonscopia virtuale?

La procedura è usata per diagnosticare le malattie del colon e intestinali, tra cui polipi, diverticolosi e cancro al colon-retto. E’ usata quando, all’analisi delle feci, si riscontra presenza di sangue occulto o quando, per forte ansia, è impossibile eseguire una colonscopia tradizionale o il paziente si oppone fortemente all’inserimento della sonda nell’ano.

Con quali sintomi e segni si esegue l’esame?

La colonscopia virtuale potrebbe essere indicata in presenza di vari sintomi e segni, specie se fastidiosi e persistenti, tra cui:

  • dolori addominali;
  • sanguinamento rettale (occulto o macroscopico);
  • feci nere (melena);
  • stipsi cronica;
  • diarrea cronica;
  • anemia sideropenica di origine sconosciuta (potrebbe essere determinata da un sanguinamento intestinale causato dalla presenza di un tumore maligno);
  • tenesmo (sensazione di incompleta evacuazione delle feci);
  • emissione di escrementi nastriformi o di altro materiale che può indicare la presenza di numerosi parassiti intestinali;
  • vomito fecaloide;
  • presenza di abbondante muco nelle feci;
  • sintomi e segni di occlusione o subocclusione intestinale;
  • sintomi e segni che potrebbero indicare la presenza di polipi, di diverticoli, di stenosi intestinale o di un cancro al colon-retto.

Per approfondire:

Quale tecnologia usa?

La colonscopia virtuale viene eseguita tramite tomografia computerizzata (TC, in questo caso si usano radiazioni ionizzanti, le stesse usate nelle radiografie) o mediante risonanza magnetica (MRI). La colonscopia virtuale tramite risonanza magnetica ha il vantaggio di non esporre il paziente alle radiazioni ionizzanti.

Controindicazioni

Non esistono controindicazioni particolari all’esecuzione di una colonscopia virtuale, tuttavia, se eseguita con tecnica TC, non deve essere eseguita in gravidanza ed è preferibile evitare di eseguire troppe volte l’esame in un tempo ravvicinato, dal momento che vengono usate radiazioni ionizzanti.

Gravidanza

La colonscopia virtuale eseguita con tecnica TC (tomografia computerizzata), dal momento che usa radiazioni ionizzanti, NON deve essere eseguita in gravidanza, poiché potrebbe avere un effetto teratogeno, ovvero determinare malformazioni nel feto. La colonscopia virtuale eseguita con tecnica RM (risonanza magnetica) può essere eseguita in gravidanza, ma solo in casi particolari. Durante la gravidanza, infatti, le risonanze magnetiche non sono controindicate in senso assoluto, anche se la prudenza consiglia di evitarle nelle prime 10-12 settimane a meno che non siano assolutamente indispensabili e urgenti. In definitiva quindi, durante la gravidanza, è comunque preferibile effettuare una colonscopia tradizionale, con endoscopia.

Come ci si prepara all’esame?

Sebbene i preparativi per la colonscopia virtuale varino, al paziente viene solitamente chiesto di assumere lassativi o altri agenti orali a casa il giorno prima della procedura per eliminare le feci dal colon. Una supposta viene anche utilizzata per pulire il retto da qualsiasi materia fecale rimanente. Al paziente può anche essere somministrata una soluzione progettata per ricoprire eventuali feci residue che potrebbero non essere state eliminate dal lassativo, chiamata “etichettatura fecale”. Ciò consente al medico (di solito un radiologo consulente), visualizzando le immagini 3D, di sottrarre efficacemente le feci residue, che altrimenti potrebbero dare risultati falsi positivi.

Procedura

La colonscopia virtuale si svolge nel reparto di radiologia di un ospedale o di un centro medico. Durante la procedura:

  • Il paziente viene posto in posizione supina (con la pancia verso l’alto) sul lettino.
  • Al paziente può essere somministrato un dosaggio di butilscopolamina (BUSCOPAN ®) per via endovenosa per ridurre al minimo l’attività muscolare nell’area.
  • Un tubo sottile può essere inserito nell’ano, in modo che l’aria possa essere pompata attraverso il tubo per gonfiare il colon per una migliore visualizzazione.
  • Il tavolo si muove attraverso lo scanner per produrre una serie di sezioni trasversali bidimensionali lungo la lunghezza del colon. Un programma per computer mette insieme queste immagini per creare un’immagine tridimensionale che può essere visualizzata sullo schermo video.
  • Al paziente viene chiesto di trattenere il respiro durante la scansione per evitare distorsioni delle immagini.
  • La scansione viene quindi ripetuta con il paziente sdraiato in posizione prona (con la pancia verso il basso).
  • Dopo l’esame, le immagini prodotte dallo scanner devono essere elaborate in un’immagine 3D che consente al medico di muoversi attraverso l’intestino come se stesse effettuando una normale colonscopia.
  • Eventuali anomalie sono valutate in genere da un medico radiologo, da un medico gastroenterologo e/o da un chirurgo generale.

Quanto dura l’esame?

L’esame dura circa 10-15 minuti.

L’esame è doloroso o fastidioso?

La colonscopia virtuale non richiede sedativi e non è doloroso, tuttavia alcuni pazienti possono trovare fastidioso l’inserimento del tubo sottile nell’ano, se previsto.

Dopo l’esame

Il paziente può riprendere la normale attività dopo la procedura, ma se vengono rilevate anomalie e il paziente necessita di una colonscopia convenzionale, può essere eseguita lo stesso giorno.

Prezzo

Il costo di una colonscopia virtuale effettuata privatamente oscilla generalmente tra i 120 ed i 500 euro.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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