Oggi sono 30 anni dal Black monday: il Lunedì nero dell’economia mondiale

MEDICINA ONLINE The Wolf of Wall Street DOLLAR Martin Scorsese Leonardo DiCaprio Jordan Belfort Jonah Hill Donnie Azoff Margot Robbie Matthew McConaughey MOVIE FILM  WALLPAPER SCREENSAVER OSCAR.jpgEra un normale lunedì quel 19 ottobre del 1987, esattamente 30 anni oggi. O almeno sembrava un normale lunedì, ma non a Wall Street. Quel giorno sarebbe rimasto nella storia dell’economia mondiale, simbolo dei rischi e squilibri che tutt’ora possono scuotere le borse e vaporizzare fortune come semplici risparmi: un vero e proprio cigno nero, cioè un evento inaspettato che cambia il mondo. Parliamo del Black monday, in italiano “Lunedì nero”, quel giorno in cui la lunga ondata della crisi finanziaria partì da Hong Kong, travolse l’Europa ed infine tramortì gli Stati Uniti.

Crollo verticale

In quel 19 ottobre – citato nel film “The wolf of Wall Street” da cui è tratta l’immagine in alto –  l’indice Dow Jones cedette in un giorno 508 punti: un crollo del 22,61%, una caduta di oltre un quinto della piazza borsistica più importante al mondo, avvenuto al termine di una lunga corsa, con il Dow che era salito del 44% negli dieci mesi precedenti a quel lunedì. Ma chi aveva la vista lunga, poteva prevedere che qualcosa di grosso sarebbe successo, dal soft landing della crescita a una disfatta dell’Opec con cadute dei prezzi del petrolio, a tensioni belliche con l’Iran. Da qui al crollo il passo divenne breve: nel giro del mese di ottobre alcuni mercati internazionali avevano perso anche il doppio di quello statunitense, fino al 45% del loro valore (Hong Kong) in un vortice che vide sotto accusa, quale elemento scatenante, molteplici fatti: innovazioni quali i programmi computerizzati di trading, sopravvalutazioni sfrenate, speculazione, segmenti improvvisamente non liquidi, paura e psicologia degli investitori e precauzioni e controlli inadeguati.

Cosa ci ha lasciato, a distanza di 30 anni quell’evento così tragico per l’economia? Ci ha lasciato davvero prudenza, trasparenza, regole? Forse si. O forse no. Quello che è certo è che il rischio di una crisi economica – oggi come ieri – è sempre in agguato, un lunedì mattina normale, come tanti altri.

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Rapporto Istat sulla salute: gli italiani sono depressi, obesi ed iniziano a fumare prima dei 14 anni

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA TRISTE STANCA BIANCO E NERO DEPRESSIONE SUICIDIO DISTURBO PAURASi è svolto a Roma il convegno di presentazione dei risultati dell’Indagine Istat sulle “Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari – 2013“. L’evento, organizzato da Istat e Regione Piemonte in collaborazione con il Ministero della Salute, ha fornito l’immagine di come sta cambiando la salute degli italiani, dei comportamenti individuali per la tutela della salute e dell’utilizzo dell’assistenza sanitaria pubblica e privata. I risultati sono stati in chiaroscuro. La depressione è il problema di salute mentale più diffuso in Italia e il più sensibile all’impatto della crisi: riguarda 2,6 milioni di italiani (4,3%), con prevalenze doppie tra le donne rispetto agli uomini. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Tutela della salute e accesso alle cure’ realizzata in collaborazione con la Regione Piemonte. Peggiora in generale lo stato di salute mentale dei connazionali rispetto al 2005: l’indice diminuisce in media di 1,6 punti, in particolare tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6).

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Chirurgo va in sciopero durante l’operazione e abbandona il paziente con l’addome aperto

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO OSPEDALE CHIRURGIA SALA OPERATORIA OPERAZIONE CHIRURGICAIl contratto collettivo della sanità non gli stava bene e il chirurgo ha abbandonato il paziente sul letto operatorio, in piena operazione. È successo a Zagabria dove un chirurgo ha deciso di protestare nel modo e nel momento meno opportuno. «Alle tre del pomeriggio ho iniziato un difficile intervento all’addome. Ho operato fino alle otto, l’operazione non era finita, ma il mio turno sì. Dato che non mi pagano più straordinari sono uscito dalla sala operatoria e ho consegnato il paziente a un collega, appena arrivato al lavoro, che ha finito l’intervento dopo altre tre ore». Queste sono state le parole del chirurgo croato a un giornale locale. Il nuovo contratto di lavoro consente un massimo di 180 ore di straordinario retribuite, ma in questo modo molti medici si sono visti drasticamente diminuire i loro salari, così per molti è scattata la protesta. Secondo alcuni esperti, però, questo tipo di protesta non è etico e potrebbe mettere a repentaglio la vita o la salute dei pazienti.

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La crisi economica ci fa mangiare troppo poco pesce

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SUPERMERCATO MARKET CIBO SPESA CIBO CARRELLO COMPRARE ETICHETTA ALIMENTI DIETASecondo l’Osservatorio Nestlé-Fondazione Adi, l’Associazione italiani di dietetica e nutrizione clinica, solo il 33% degli italiani, rispetto al 38% dello scorso anno, mangia pesce almeno due volte alla settimana come indicano le linee guida del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione per una corretta alimentazione. I dati 2013 della quinta edizione dell’Osservatorio Nestlé-Fondazione Adi sottolineano una riduzione del consumo di prodotti ittici sulle tavole: il 66% degli italiani ha modificato le abitudini alimentari per diminuire spese e sprechi. E proprio i consumatori più attenti al prezzo (pari al 67% del campione) afferma di consumare pesce saltuariamente (26%) o solo una volta la settimana (36%).

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Perché i bambini finlandesi dormono nelle scatole di cartone?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Cavitazione Dieta Peso Dimagrire Pancia Grasso Dietologo Cellulite Senologo Psicologo Pene Studio Cuore Baby Sessuologo Sesso BAMBINI FINLANDESI SCATOLE CARTONE 04Il saggio governo finlandese da ormai settantacinque anni dona una scatola di cartone alle donne in attesa di un bambino. La scatola contiene il necessario per il bambino e può essere utilizzata come letto. Molti dicono che ha contribuito a far raggiungere alla Finlandia uno dei tassi di mortalità infantile più bassi del mondo. La scatola di cartone in Finlandia è una tradizione che risale alla terza decade del secolo scorso, ed è stata progettata per dare a tutti i bambini, non importa il loro ceto sociale, un uguale inizio nella vita. La scatola con il materassino diventa il primo letto di un bambino. Moltissimi bambini finlandesi hanno trascorrono – e trascorrono anche oggi – i loro primi sonnellini in sicurezza all’interno delle quattro pareti di cartone della scatola, simbolo – come noterete continuando nella lettura – di uguaglianza, di civiltà e di unità nazionale. Ecco cosa contiene la scatola maternità:

  • materasso, coprimaterasso, sottolenzuolo, copripiumino, coperta, sacca / trapunta con imbottitura in pelo naturale (pelo di cammello o lana di pecora naturale);
  • scatola che può essere utilizzata come lettino;
  • tuta, cappello, guanti e stivaletti coibentati;
  • abito con cappuccio e una tuta leggera lavorata a maglia;
  • calze e guanti, cappello lavorato a maglia e passamontagna;
  • body, tutine, calzini in modelli e colori unisex;
  • accappatoio, asciugamani, forbicine per le unghie, spazzola per capelli, spazzolino da denti, termometro da bagno, tubetto di crema, salviette;
  • libro illustrato e giocattoli per la dentizione.

Pacco o soldi? Meglio il pacco!

Le mamme possono scegliere tra il “pacco maternità” ed una sovvenzione diretta in denaro, ora fissata a 140 euro, ma il 95% preferisce la scatola di cartone: vale molto di più. Heidi Liesivesi lavora al Kela – l’Istituto delle assicurazioni sociali della Finlandia, ha detto:  «La tradizione della scatola di cartone risale al 1938, all’inizio era disponibile solo per le famiglie a basso reddito, dal 1949 è stata cambiata con la nuova legislazione: ora le future mamme per ottenere la sovvenzione in denaro o il pacco maternità prima del quarto mese di gravidanza devono sottoporsi a visita prenatale presso una struttura medica.  La scatola di cartone ha avuto il merito non solo di fornire alle mamme il necessario per prendersi cura del loro bambino ma anche a contribuire a orientare le donne in gravidanza a prendere contatti con medici e infermieri al servizio del nascente stato sociale. La Finlandia nel 1930 era un paese povero con un alto tasso di mortalità infantile (65 su 1.000 bambini morti). Le cifre sono migliorate rapidamente nei decenni successivi». Mika Gissler, professore presso l’Istituto nazionale per la salute e il benessere a Helsinki, ha detto che nel 1940 tutte le donne ricevevano la scatola di maternità e l’assistenza prenatale. Negli anni ’60 l’assistenza è passata in gestione al sistema nazionale di assicurazione sanitaria, supportato da un sistema centralizzato della rete ospedaliera. La scatola di cartone dopo settantacinque anni ora fa parte del rito che segna il passaggio verso la maternità e l’unione delle generazioni delle donne finlandesi.

Qualche testimonianza

Reija Klemetti, quarantanove anni di Helsinki, ricorda quando andò all’ufficio postale a ritirare un pacco maternità per uno dei suoi sei figli:  «E’ stato bello ed emozionante. La mia mamma, amici e parenti erano tutti ansiosi di vedere che tipo di cose erano dentro il pacco e il colore che avevo scelto. La mia mamma ha settantotto anni, ha fatto affidamento sulla scatola quando nel ’60 ha avuto il primo dei suoi quattro figli». Klemetti Solja la figlia di ventitré anni, ha aggiunto:  «Ho due bambini, ho condiviso il senso di eccitazione sperimentato dalla mia mamma quando prima della nascita del suo primo bambino ha preso possesso di “qualcosa di sostanziale”». Titta Vayrynen, trentacinque anni, madre di due giovani ragazzi, ha detto:  «E’ facile sapere in quali anni sono nati i bambini perché ogni anno l’abbigliamento contenuto nella scatola varia un po’. E’ bello confrontarlo con parenti e amici e scoprire che quel ragazzo è nato nello stesso anno di mio figlio.  Il contenuto della scatola per alcune famiglie sarebbe insostenibile se non fosse gratuito. Nel mio caso più che una riduzione di spesa, ha significato un risparmio di tempo. Incinta del mio primo figlio, impegnata con il lavoro, sono stata felice di risparmiarmi la fatica di cercare i negozi per confrontare i prezzi per comprare l’abbigliamento meno costoso.  Le mamme finlandesi, come conferma un recente studio, sono le più felici del mondo, siamo ben curate anche adesso che alcuni servizi d’assistenza sono stati ridotti.  Io quando è nato il mio secondo bambino al posto del pacco maternità ho preferito la sovvenzione in euro. Ho riutilizzato l’abbigliamento del mio primo figlio. Gli indumenti possono essere riutilizzati e passare da una bambina a un bambino, e viceversa, perché i colori sono volutamente di genere neutro».

Il contenuto della scatola nel corso degli anni

Il contenuto della scatola è cambiato un bel po’ nel corso degli anni, riflettendo i tempi che cambiano. Negli anni ’30 e ’40, conteneva solo il tessuto perché le mamme erano abituate a realizzare da sole i vestiti del bambino. Durante la seconda guerra mondiale, la flanella e il cotone necessari al Ministero della Difesa, in parte furono sostituiti da lenzuola di carta e fasce di stoffa.  Gli anni ’50 ha visto un aumento del numero di abiti già pronti, negli anni ’60 e ’70 questi cominciarono a essere prodotti con tessuti elasticizzati.  Nel 1968 nella scatola maternità apparve il sacco a pelo, l’anno successivo i pannolini usa e getta anche se per breve tempo, visto che – per non inquinare la natura – caddero in disgrazia e vennero quasi subito sostituiti nuovamente dai pannolini di stoffa. Panu Pulma, docente di Storia finlandese presso l’Università di Helsinki, ha detto: «Ai genitori si raccomandava di non far dormire i bambini nel letto matrimoniale assieme a loro: l’introduzione della scatola di cartone ha aiutato molti genitori a lasciare i loro bambini a dormire da soli, separati da loro, aiutando la loro autonomia futura.  Uno degli obiettivi principali di tutto il programma è stato anche quello di far allattare di più le donne. A un certo punto, biberon e ciucci sono stati rimossi per promuovere l’allattamento al seno. E’ stato un successo.  Tra gli oggetti inseriti nella scatola, ha avuto un effetto positivo anche quello del libro illustrato: ha incoraggiato i bambini a maneggiare i libri e un giorno a leggerli. In Finlandia la scatola di cartone è un simbolo, un simbolo dell’idea di uguaglianza sociale, di educazione e dell’amore verso i bambini».

La Finlandia possiede una delle democrazie più avanzate al mondo: dal mio punto di vista l’Italia ha molto da imparare da questa nazione così civile e lungimirante.

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Gli italiani non vogliono più fare figli

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEStanno insieme, in coppia, ma non fanno figli. Perché sono tanti, oggi, i motivi per rimanere in due senza diventare tre: i figli è difficile educarli e non sai come ti crescono; il lavoro impegna troppo; i tempi sono pessimi e il futuro incerto. Così loro stanno insieme magari da una vita, ma di bambini non parlano: un silenzio con tante sfumature.

Continua la lettura su https://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/11/news/figli-no-grazie-1.140811/

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La crisi economica ci rende più stupidi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO TRISTE TRISTEZZA SUICIDIO DEPRESSIONE PAURA AIUTOL’Huffington Post ci parla di una ricerca condotta dall’università di Harvard, negli Usa, che dimostra come la povertà non intacchi solo la vita materiale degli individui ma danneggi anche la loro salute al punto da “stancare” il cervello e riducendo la sua attività.

IL DEFICIT COGNITIVO SCATENATO DALLA POVERTA’

A quanto pare le difficoltà economiche e le riflessioni su come sbarcare il lunario richiedono una tale energia mentale da ridurre le capacità di pensiero. Le preoccupazioni di carattere finanziario scatenano un deficit cognitivo quantificabile in una perdita di tredici punti di quoziente intellettivo -QI-, un dato uguale a coloro che passano la notte in bianco. Secondo gli scienziati i troppi pensieri “intasano” il cervello stancandolo e non permettendo più alla persona di poter valutare razionalmente le situazioni limitando la sua capacità di riflessione. Ed ecco perché chi è indebitato continua a contrarre prestiti, scatenando un circolo vizioso.

I POVERI NON SONO PIU’ STUPIDI

Il professore di economia dell’università americana e curatore dello studio, Sendhil Mullainathan, ha spiegato che il risultato dimostra che “quando si vive in povertà, la capacità cognitiva si riduce. Non è vero che i poveri siano più stupidi. Abbiamo solo dimostrato che la stessa persona, più povera, ha maggiori difficoltà nell’elaborare un pensiero rispetto a quando è economicamente soddisfatta”. Per arrivare a questo risultato il professor Mullainathan ha condotto una serie di esperimenti tra Usa ed India per far luce sui costi mentali della povertà scegliendo a caso persone povere e chiedendole come avrebbero pensato di risollevare la loro situazione finanziaria.

LA RICERCA

Contestualmente, i volontari si sono sottoposti ad un esame del quoziente intellettivo. Il gruppo è poi stato diviso tra “ricchi” e “poveri” in base al loro stipendio annuo, compreso tra 20 mila e 70 mila dollari. I risultati hanno dimostrato che non c’è molta differenza tra coloro che stanno bene e quelli che soffrono di piccoli problemi. Se invece venivano messi di fronte ai loro guai, ecco che il risultato è peggiorato. Secondo i ricercatori, la reazione del cervello è legata ad un processo scatenato dalla “scarsezza” di risorse, siano queste economiche, alimentari e sociali.

UNA VITA PRIVA DI ALTERNATIVE

Secondo il professor Eldar Shafir, membro del team di studiosi, la povertà ha un impatto a lungo termine sulla mente umana: “Quando sei povero non puoi dire di averne abbastanza, di dimenticare il proprio pasto o di non dar da mangiare ai figli o pagare l’affitto. Questi pensieri, messi insieme, non fanno altro che appesantire il cervello anche perché le soluzioni sono molto limitate, quando non ci sono proprio. Per questo -conclude Shafir- le persone, messe con le spalle al muro, cercano soluzioni immediate sbagliando perché non riescono a valutare le conseguenze”.

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