Anche il viaggio più lungo, comincia con un singolo coraggioso passo

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO CAMMINARE POESIA BOSCO NEVE FREDDO MONTAGNA ALBERI NATURA LIBERTATante volte nella nostra vita, aspiriamo a raggiungere obiettivi importanti, ma – ovviamente – più la meta è ambita, e più è difficile e tortuoso il cammino che ci permetterà di raggiungerla. Tante volte ciò ci spaventa e abbandoniamo la rotta ancora prima di intraprenderla, per paura di una sconfitta, dimenticandoci che la vera sconfitta è solo quando smettiamo di provarci. Dimenticandoci che se lottiamo possiamo perdere, ma se neanche proviamo a combattere perderemo sicuro. Allora il mio consiglio – che a qualcuno magari sembrerà banale – è quello di non farsi spaventare da un lungo percorso. In che modo? Dividendo il tragitto in tante tappe più piccole e dividendo ogni tappa in tanti piccoli passi. Perché un chilometro lo conquisti millimetro per millimetro. Giorno dopo giorno e senza farti abbattere dalle difficoltà che incontrerai. Il tuo premio è lì in fondo e, se pensi di meritarlo davvero, vallo a prendere!

Quando la meta ti sembrerà inarrivabile, ricorda che anche il viaggio più lungo, comincia con un singolo, coraggioso, passo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Il segreto per avere successo nella vita? Non avere mai paura di fallire

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA NATURA FELICE LIBERA ALLEGRA FORTE CORAGGIO FIDUCIA SOLE CALDO VACANZA RELAXPer raggiungere i più grandi obiettivi, non bisogna mai tirarsi indietro, mai arrendersi alla prima difficoltà. Tentare ti da una possibilità, non tentare te ne priva. Ci puoi provare e fallire, puoi riprovarci e fallire di nuovo; ma è solo quando per paura smetti di provarci che perdi davvero

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Il test che ti dice se hai paura di essere felice

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA TRISTE DEPRESSIONE PIANTO PIANGERE TRISTEZZA BIANCO E NERAPer alcuni la felicità è qualcosa da temere e da evitare: come spiega Scientific American alcune persone proverebbero un senso di ansia nel sentirsi felici, perché questo stato li obbligherebbe ad abbassare la guardia in vista di eventuali eventi negativi. Una spirale negativa che, in certi casi, può sfociare nella depressione o nei disturbi emotivi. Scientific American propone una serie di domande per capire se, anche noi, potremmo essere tra quelli che hanno paura della felicità.

Le domande del test

1. «Sono spaventato/a all’idea di lasciarmi andare ed essere troppo felice»

2. «Faccio fatica a fidarmi dei miei stessi sentimenti positivi»

3. «Quando mi sento felice non dura mai troppo a lungo»

4. «Credo di non meritarmi la felicità»

5. «Sentirmi felice mi fa sentire a disagio»

6. «Quando raggiungo un obiettivo o un traguardo, mi impongo di non gioirne troppo»

7. «Quando sei felice, non puoi mai sapere se, all’improvviso, ti potrà capitare qualcosa di brutto»

8. «Mi preoccupo del fatto che se sono troppo felice potrà succedermi qualcosa di brutto»

9. «Quando ti senti felice, abbassi la guardia»

Per fare il test originale clicca qui

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Combatti o fuggi: ecco cosa accade nel nostro corpo quando siamo terrorizzati

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO LEONE NATURA ANIMALI SAVANAImmaginate di essere un uomo preistorico e di stare passeggiando tranquilli lungo il bosco alla ricerca di cibo. All’improvviso vi ritrovate davanti un leone di grossa taglia decisamente affamato, che vi viene incontro mostrando i denti con aria minacciosa. Cosa fate? Per sopravvivere avete probabilmente solo tre soluzioni possibili:

  1. Scappate nella direzione opposta, sperando che il leone abbia già pranzato e stabilendo il nuovo record mondiale dei 100 metri piani.
  2. Cercate di colpirlo in testa con l’enorme clava che tenete in mano, con la forza della disperazione.
  3. Restate immobili, impietriti dalla paura.

Se ci fate caso, solo due soluzioni possono offrirvi qualche possibilità di salvarvi: le prime due; mentre invece restare fermi probabilmente vi condurrà a diventare la cena del leone. Ovviamente lo scenario che vi abbiamo descritto è una semplificazione, anche perché in alcune condizioni “fingersi morti” potrebbe in effetti anche salvarvi, ma sono eccezioni: il nostro corpo ha imparato, in migliaia di anni di evoluzione, che ci sono solo due vere efficaci possibilità di reazione ad uno stimolo che ci terrorizza all’improvviso: combattere o fuggire.

Fight or flight

Tale reazione primitiva ad una situazione di pericolo è quella che in inglese viene definita “fight-or-flight“, interpretabile in italiano con “combatti o fuggi“. Di fronte al pericolo la fisiologia del nostro corpo ci prepara ad affrontare molto rapidamente la situazione nelle uniche due soluzioni possibili. L’amigdala agisce sull’ipotalamo che a sua volta stimola l’ipofisi innescando una serie di reazioni che portano il corpo a produrre gli ormoni che ci preparano per l’azione, come ad esempio le catecolamine adrenalina e noradrenalina ed il corticosteroide cortisolo, che – dopo esser stati prodotti rispettivamente dalla midollare e dalla corticale del surrene – vengono rilasciati nel flusso sanguigno e fanno aumentare il tono muscolare per preparare il corpo all’azione fisica, aumentano la frequenza cardiaca in modo che il sangue scorra più rapidamente in tutto i tessuti, agiscono sul ritmo di respirazione per aumentare la quantità di ossigeno disponibile, e ci aiutano a concentrarci per poter pianificare e pensare velocemente ad un modo per tirarsi fuori dai guai. Nei momenti di terrore il nostro corpo diventa una potentissima arma metabolica, pronta a reagire per difendere lo scopo più importante della nostra esistenza: sopravvivere a qualsiasi costo.

Forza fuori dal normale

I meccanismi appena accennati ci predispongono velocemente ad affrontare entrambe le soluzioni, visto che – sia che si combatta o che si fugga – nei momenti successivi al terrore, al nostro corpo è richiesta una impennata di forza, agilità, velocità, reattività. Nei momenti di paura il corpo tende ad avere un picco di attività metabolica talmente elevato, che il tempo sembra rallentare: istinto e valutazione analitica dello scenario da affrontare si mescolano e in poche frazioni di secondo ci ritroviamo a correre più velocemente di quanto mai avremmo pensato o a picchiare con una forza che non pensavamo di avere. Molto spesso, quando la situazione torna normale, ci accorgiamo di avere dolori muscolari e articolari, o ferite, che prima non “sentivamo”. Ciò accade perché durante il meccanismo “combatti o fuggi” il corpo si preoccupa di salvare la nostra vita senza risparmiare il nostro sistema locomotore o lasciando in secondo piano tutte le informazioni che non sono vitali in quel momento, tra cui i i nostri dolori.

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La sinfonia metabolica “del terrore”

Il fegato estrae la fenilalanina (un amminoacido) dalle proteine che assumiamo come parte della dieta (da carni, uova ed altri alimenti proteici) e la trasforma in tirosina, prima di essere inviata alle ghiandole surrenali. Qui viene utilizzata per la formazione dell’ormone adrenalina. L’ormone viene poi immagazzinato per essere successivamente usato in situazioni di pericolo. Quando avvertiamo il pericolo, il nostro cervello stimola le ghiandole surrenali a rilasciare adrenalina nel circolo sanguigno 20 volte più velocemente del normale. Una volta in circolo, l’adrenalina va a legarsi ai recettori posti sulla superficie delle cellule degli organi target come polmoni, cuore, cervello e muscoli striati. In breve tempo provoca la reazione “combatti o fuggi” con i seguenti effetti principali:

  1.  più sangue arriverà al cervello, ciò rende i nostri pensieri più lucidi;
  2. le pupille si dilatano (midriasi) per rendere la vista acuta;
  3. il sangue coagula più rapidamente nella previsione di minimizzare eventuali perdite di sangue (nel caso di una caduta durante la fuga o ferite nella lotta);
  4. i vasi sanguigni che riforniscono il tratto gastrointestinale vengono ristretti: ciò porta ad un rallentamento della digestione (meccanismo inutile in un combatti o fuggi, anzi deleterio perché ruba risorse energetiche ai muscoli);
  5. il sangue è dirottato in quei distretti che necessitano maggiormente: cuore, cervello, polmoni e muscoli scheletrici;
  6. il sangue trasporta ancora più ossigeno e glucosio alle braccia, alle gambe, alla schiena ed al busto; ciò si traduce in “sforzi sovrumani” ed a volte ci permette di compiere azioni con una potenza che normalmente sarebbe fuori portata o addirittura deleteria per il nostro apparato locomotore;
  7. il cuore si contrae più efficacemente e velocemente, ciò aumenta la gittata cardiaca;
  8. le vie aeree nei polmoni si dilatano e ci permettono di assumere più ossigeno;
  9. la frequenza respiratoria aumenta.

L’effetto dell’adrenalina ha una durata di pochi minuti, durante i quali – se tutto va bene -il soggetto sarà riuscito a scappare o a mettere fuori combattimento l’avversario. Dopo questo surplus di energia, il corpo andrà incontro a un rilassamento compensatorio in cui ci si sentirà stanchi ed i muscoli potrebbero far fatica a tenerci in piedi, ad esempio potrebbero tremarci le gambe o addirittura perdere conoscenza. Dopo il combatti o fuggi si sentirà a volte il bisogno di urinare: la ragione di questo improvviso stimolo sta nel fatto che l’adrenalina viene ossidata e convertita in prodotti di scarto che sono eliminati dal corpo quando espelliamo l’acqua, oltre al fatto che l’improvviso rilassamento potrebbe influire sulla capacità di contrarre lo sfintere vescicale.

Per approfondire: Cos’è l’adrenalina ed a cosa serve?

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I nove consigli per superare lo stress del lunedì mattina

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO ARRABBIATO TRISTE DEPRESSO RABBIA URLO PAURA FOBIA DISPERAZIONE AIUTOIn molti saranno d’accordo con me quando dico che il lunedì è il giorno della settimana “peggiore”: si torna a scuola o al lavoro dopo il week end e la maggior parte di noi lo odia.  Poi quando capita  che la sveglia non suoni perché le batterie si sono scaricate durante la notte o se capita una discussione con un collega/compagno di classe appena arrivati in ufficio/scuola, l’umore di tutto il resto della giornata (e della settimana!) ne può risentire. Tuttavia ci sono alcuni consigli che possono, se non farci amare il lunedì, almeno riuscire a farcelo sopportare. Il bello di questi consigli è che possono essere usati non soltanto per il primo giorno della settimana, ma anche per tutti gli altri giorni lavorativi!

1) Fai una bella doccia calda la sera prima. Andrai a letto più pulito e rilassato, ciò ti farà dormire meglio ed il giorno dopo ti sveglierai riposato. Dopo la doccia ricorda di spalmarti quella crema idratante che ha quell’odore che ti piace tanto, e possibilmente indossa un bel pigiama pulito.

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2) Organizza le cose che devi fare la sera prima. E’ buona abitudine scrivere domenica sera una lista delle azioni da fare il giorno seguente, evidenziando le prime tre in ordine gerarchico ed organizzando la posizione delle restanti a proprio piacere. Organizzare per tempo il proprio lunedì, lo fa sembrare un giorno meno… complicato!

3) Sistema la borsa (o lo zaino se sei uno studente) la sera prima. Così facendo innanzitutto andando a letto siamo inconsciamente più sereni e la mattina risparmiamo tempo ed energia, evitando di correre per casa a cercare quello che non troviamo (col rischio di non trovarlo o di arrivare tardi, in ogni caso lo stress aumenta).

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4) Prepara il pranzo in anticipo. E’ utile preparare il pranzo (o la merenda per la scuola) la sera prima e riporlo in frigo o in una borsa termica, l’importante è ricordare di portarlo via il giorno dopo (eventualmente lascialo scritto su un post-it); anche se è un abitudine comune a pochi, non bisogna trascurarne l’utilità, sia dal punto di vista di tempo che di soldi risparmiati.

5) Prenditi una pausa. Il lunedì mattina a lavoro non passa mai, se possibile prenditi una pausa e leggi qualche pagina del tuo libro preferito. Se il lavoro te lo consente “sgranchisciti” le gambe, accenna ad un po’ di stretching, fai una passeggiata o fai due chiacchiere con amici o colleghi. Se sei davanti ad un pc, fai riposare un po’ gli occhi. Lavorare troppe ore senza mai fermarsi si ripercuote sull’attenzione, impedendo di svolgere le attività quotidiane al meglio.

6) Non trascurare mai il potere del sonno. Dormire male la notte influisce negativamente sull’umore a partire dal risveglio, cerca quindi di non andare a letto tardi e di dormire secondo le tue esigenze; rigenerare l’organismo è la prima regola per avere abbastanza energie per affrontare la giornata. Se hai problemi a dormire prendi una o due compresse di melatonina da 1 mg un’ora prima di andare a dormire (la trovi anche in parafarmacia).

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7) Sveglia presto e colazione sana. Alzarsi presto e fare una buona colazione è un ottimo anti-stress: sono due abitudini da non trascurare. Se ti senti troppo nervoso evita troppo caffè, se invece vuoi avere più energia prova il caffè al ginseng. La colazione deve essere leggera ma nutriente: cerca di mangiare adesso quello di cui hai bisogno e di non esagerare a pranzo, inoltre mentre fai colazione evita di svolgere altre attività e goditi il momento. Se la mattina pensi di avere troppo poco tempo per fare una colazione tranquilla ed appagante, prova a svegliarti dieci minuti prima e ti accorgerai di quanto un primo pasto della giornata appagante ti faccia stare bene per tutto il giorno! Dieci minuti di sonno in meno ma tanta soddisfazione in più durante il giorno! Ah, mentre vai al lavoro, ricordati di ascoltare un po’ di musica rilassante e – se non guidi – di leggere qualche pagina del tuo libro preferito.

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8) Evita il disordine. Tenere ogni cosa al suo posto in casa corrisponde a ridurre anche il disordine mentale e ci permette di non perdere tempo la mattina a cercare quello di cui abbiamo bisogno il lunedì mattina prima di andare a lavoro. Inoltre, tenere in ordine la propria casa, specie camera da letto, bagno e cucina, ci farà andare a dormire più tranquilli.

9) Respira lentamente e teletrasportati in un paesaggio piacevole. Quando il lunedì è pieno di impegni lavorativi e la testa sembra stia per scoppiare, è il momento di rallentare: fermatevi in una posizione rilassante, svuotate la testa il più possibile e fate respiri lunghi e profondi. Durante l’espirazione – che deve essere protratta il più possibile – ascoltate il battito del vostro cuore che rallenta. Pensate ad un posto piacevole come un paesaggio fiorito di montagna a primavera, o una spiaggia esotica. Massaggiatevi delicatamente le tempie ed i bulbi oculari tenendo gli occhi chiusi. Pochi secondi di questa pratica  permette di diminuire lievemente frequenza cardiaca e pressione arteriosa e di aumentare l’ossigenazione di mente e cervello.

Integrazione

Per combattere lo stress ed aumentare le energie, sono molto utili i seguenti integratori alimentari consigliati dal nostro Staff di esperti:

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La mappa delle emozioni: così il corpo cambia temperatura quando ci emozioniamo

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Roma Cellulite Amore Sessuologia Sesso Laser Filler HD PSA LDH Pelo Amore MAPPA EMOZIONI CORPO TEMPERATURAChiudete gli occhi e pensate alla prima volta che vi siete innamorati: ricordate le “farfalle” nello stomaco? Una squadra di scienziati in Finlandia ha cercato di fare una vera e propria mappa di quelle “farfalle”. I ricercatori finlandesi hanno chiesto a 700 volontari quali parti del corpo sentono coinvolte (zone “calde”) durante una data emozione e quali parti corporee sentono invece “neutre” o “fredde”: il risultato è l’immagine che vedete in alto, una sorta di mappa corporea dei sentimenti: i colori caldi indicano le aree fisiche stimolate, mentre i colori freddi indicano quelle disattivate.

Paura sul torace, amore ovunque

Il risultato è molto interessante: gli intervistati sono stati concordi nel riferire che la felicità e l’amore scatenano attività ovunque, mentre pericolo e paura innescano forti sensazioni nella zona del torace; il disgusto invece scatena “calore” nei pressi del cavo orale e dell’addome. Lo studio, pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato condotto dallo psicologo Lauri Nummenmaa della Aalto University: “Questo è il primo studio del genere”, ha dichiarato il ricercatore. ”Abbiamo raccolto sensazioni nette e ci siamo concentrati sulla forza statistica dei risultati”.

E voi, vi ritrovate in questa mappa emozionale?

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Le 5 cose di cui ti pentirai un attimo prima della tua morte

MEDICINA ONLINE DEPRESSIONE TESTIMONIANZA RACCONTO FRASI AFORISMI TRISTEZZA SOLITUDINE TRISTE VITA SPERANZA MORTE MALATTIA SENTIRSI SOLI lonely girl crowdVi siete mai chiesti quale sarebbe il vostro più grande rimpianto se oggi fosse il vostro ultimo giorno di vita? Cosa vorreste aver fatto, cosa vi pentireste di non aver mai provato? Bronnie Ware, un’infermiera australiana nella rete delle Cure Palliative per i malati terminali, che assisteva i moribondi nelle loro ultime 12 settimane, ha riportato per anni le loro ultime parole e desideri in un blog intitolato “Inspiration and Chai” che ha avuto un seguito talmente grande da convincerla a scrivere un libro intitolato “I 5 più grandi rimpianti dei morenti”. Quando la Ware ha chiesto ai suoi pazienti di eventuali rammarichi, o su qualcosa che avrebbero fatto diversamente, sono venuti fuori molti temi comuni. Nessun accenno al non aver fatto più sesso o a non avere provato a fare sport estremi, ma il rimorso di non aver speso più tempo con la propria famiglia, coltivato le amicizie o cercato con più accortezza la via della felicità. Questi i cinque più comuni rimpianti, secondo la testimonianza dell’infermiera:

5. Vorrei essere stato capace di rendermi più felice

“Questo è un sorprendentemente comune a tutti. Molti non si rendono conto, finché non è tardi, che la felicità è una scelta. Sono rimasti bloccati nelle loro abitudini e nella routine. Il cosiddetto ‘comfort’ di familiarità si è espanso anche alle loro emozioni, perfino ad un livello fisico. La paura del cambiamento li fa fingere con gli  altri e mentire a se stessi, convincendosi di essere contenti, quando nel profondo,  non desideravano che ridere a crepapelle e un po’ di infantilità nella loro vita. ”

4. Vorrei esser rimasto in contatto con i miei amici

“Spesso non sono riusciti ad apprezzare quale privilegio magnifico fosse avere dei vecchi amici se non nelle loro ultime settimane e non sempre era stato possibile rintracciarli. Molti erano così concentrati sulle proprie vite che hanno perso per strada delle amicizie d’oro nel corso degli anni. Molti rimpiangevano profondamente di non aver dato alle amicizie il tempo e lo sforzo che si meritavano. Ognuno sente la mancanza dei propri amici quando sta morendo.”

3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti

“Molte persone sopprimono i loro sentimenti in modo da mantenere il quieto vivere con gli altri. Di conseguenza, si accontentano di un’esistenza mediocre e non diventano mai chi erano realmente in grado di divenire. Come risultato, amarezza e risentimento diventano delle malattie che si sviluppano dentro. ”

2. Vorrei non aver lavorato così duramente

“Questo è venuto fuori da ogni paziente di sesso maschile che ho assistito. Si sono persi l’infanzia dei loro figli e la compagnia dei propri partner. Anche alcune donne hanno menzionato questo rimpianto, ma come se fossero di una vecchia generazione, molti dei pazienti di sesso femminile non erano stati capifamiglia. Tutti gli uomini che ho curato hanno rimpianto profondamente l’aver trascorso così tanto della loro esistenza a dedicarsi sfrenatamente al lavoro. ”

1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita come volevo io

“Questo il rammarico più comune per tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e ripensano ad essa tirando le somme, è facile rendersi conto di quanti sogni sono rimasti insoddisfatti. La maggior parte delle persone non aveva realizzato nemmeno la metà dei loro sogni e doveva morire con la consapevolezza che era a causa di scelte che aveva compiuto. La salute offre una libertà di cui in pochi si rendono conto, fino a quando non la perdono.”

La Ware testimonia di come le persone alla fine della propria vita acquisiscano un’incredibile lucidità di visione e che noi tutti potremmo imparare dalla loro saggezza. Come diceva il poeta Henry David Thoreau: “Vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto”.

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Chi ha paura di Babbo Natale?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO TRISTE TRISTEZZA SUICIDIO DEPRESSIONE PAURA AIUTOMolti non vedono l’ora che arrivi Natale, altri lo eviterebbero volentieri. Ma c’è persino chi sotto le feste rischia addirittura un attacco di panico. E’ il caso di Stefanie Howlett, 28enne di Wirral, nel Merseyside, Regno Unito: la vista di Babbo Natale scatena in lei una reazione emotiva molto forte, dalle lacrime alle palpitazioni, fino ai vere e proprie crisi d’ansia. Il motivo risiederebbe, racconta la ragazza al tabloid britannico ‘Daily Mail’ on line, nel fatto che da piccola è stata più volte forzata dai genitori a incontrare e a sedersi sulle ginocchia di vari ‘Santa Claus’ nei centri commerciali del suo Paese.

Il risultato è una vera e propria fobia che obbliga Stefanie a fare shopping natalizio esclusivamente on line, per evitare di incappare nei Babbi Natale che popolano i negozi in questo periodo, per allietare grandi e piccini. Salvo poi, come nel caso della giovane designer di gioielli, traumatizzarli fino all’età adulta. Sfortuna ha voluto che, quando era alle superiori, Stefanie ha dovuto anche ‘subire’ una gita scolastica in Norvegia, dove gli insegnanti hanno organizzato un incontro con ‘il vero Babbo Natale’. “Quando ho saputo che Santa Claus era nella stanza accanto, il panico è iniziato a salire. Non sopporto nemmeno la sua vista, persino sui biglietti d’auguri”, assicura.

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