La maggior parte degli italiani soffre di disturbi dovuti allo stress, ovvero una reazione fisiologica di adattamento ai cambiamenti fisici o psichici. In tali situazioni, viene rilasciato nell’organismo il cortisolo, l’ormone dello stress, e il sistema nervoso si infiamma in modo costante. In parole povere, uno stato costante di stress può causare dei Continua a leggere
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La velocità del tapis roulant è reale o falsata?
A parità di velocità e pendenza, correre sul tapis roulant può risultare più faticoso al corridore venendo a mancare la spinta del corpo in avanti, poiché il movimento del tappeto porta indietro il piede proprio nel momento in cui l’avampiede dovrebbe spingere in avanti il corpo. Mancando la spinta in avanti si lavora di più coi Continua a leggere
E’ più faticoso correre sul tapis roulant o all’aperto?
Va precisato innanzitutto che ci sono due tipi di tapis roulant: quelli magnetici, poco adatti per la corsa e più per la camminata, e quelli motorizzati più diffusi ed adatti alla corsa. Spesso, ma non è una regola, l’uso del tapis roulant è meno gradito agli sportivi rispetto alle uscite all’aperto, perché gli allenamenti «al chiuso» risultano generalmente più Continua a leggere
E’ più difficile e pesante nuotare a mare o in piscina?
E’ più faticoso nuotare a mare o in piscina? Dipende. Il primo fattore da considerare è il galleggiamento, ed in questo l’acqua salata del mare parte decisamente in vantaggio.
Perché nell’acqua salata si galleggia meglio?
Il fenomeno è legato al principio di Archimede, secondo cui “un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto equivalente al peso del volume del fluido spostato”. In pratica, quando ci immergiamo spostiamo un volume di acqua equivalente al nostro volume corporeo. Il peso della massa d’acqua spostata dipende dalla quantità di materiali in essa disciolti, e quindi dalla sua densità. L’acqua salata, essendo più densa di quella dolce, a parità di volume pesa di più. In base al principio di Archimede, dunque, la spinta verso l’alto conferita dall’acqua salata è maggiore rispetto a quella conferita dall’acqua dolce e permette di galleggiare meglio.
Non tutti i mari fanno galleggiare allo stesso modo
Nel Mar Morto, il lago salato situato fra Israele e Giordania, la salinità dell’acqua (e quindi la sua densità ed il suo peso specifico) è talmente elevata che per galleggiare non serve neppure nuotare. In un litro di acqua del Mar Morto ci sono 365 grammi di sale, contro i 35 presenti mediamente nell’acqua degli oceani. Questo per farvi capire che il galleggiamento è facilitato in modo diverso in base al mare in cui state nuotando.
“Spessore” dell’acqua
Quindi è più facile nuotare al mare che in piscina? Non esattamente. Fin qui abbiamo parlato di galleggiamento, ma il muoversi in acqua è un po’ diverso. Il mare, grazie alla sua spinta dal basso verso l’alto, facilita certamente lo stare a galla, ma nuotando il nostro corpo andrà a scontrarsi con una resistenza maggiore in mare in virtù della sua maggiore densità. Questa resistenza è più bassa in piscina: ciò aiuta gli spostamenti rapidi.
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Condizioni del mare
Le condizioni del mare incidono? Certamente. Col mare mosso nuotare non solo è pericoloso, ma può essere molto faticoso perché non si riesce a prendere bene il ritmo ed i movimenti diventano più complessi, anche se si è molto abili. Si aumenta anche il rischio di infortunio, soprattutto alle spalle, che possono subire torsioni eccessive a causa delle onde impreviste e della forte corrente. Il mare è in genere calmo al mattino e peggiora verso sera. Se ci sono le barriere frangiflutti il mare è spesso sufficientemente calmo per nuotare, anche se al di là è abbastanza mosso. Anche l’eventuale presenza di sporcizia/immondizia nel mare può rendere più faticoso nuotarci: in piscina non c’è questo problema.
Temperature
Anche la temperatura può influire sulla fatica: nuotare in piscina è facilitato da temperature miti, mentre il nuoto al mare può risultare più faticoso in presenza di temperature basse.
Sale e sole
In piscina non ci sono problemi di sale e – se è al chiuso – di sole. L’acqua di mare, a causa del sale, è estremamente abrasiva. Chi nuota abitualmente per più di 30 minuti a sessione, dovrebbe spalmarsi della vaselina sotto le ascelle, per evitare fastidiosi arrossamenti, che alla lunga compaiono sempre. I nuotatori più bravi (a causa della tecnica di nuotata evoluta) tendono a presentare abrasioni anche sul collo e dovranno spalmare vaselina anche in questa zona, e sui muscoli trapezi. Consiglio l’uso di vaselina in tubetto, quella densa dunque, non quella liquida, più difficile da gestire.
Mentre si nuota si prende il sole, soprattutto nella parte posteriore del corpo e sul viso: bisogna proteggere soprattutto le spalle e la schiena, e il viso, cioè le parti più sensibili alle scottature, con creme solari dotate di fattore di protezione adatto alla propria pelle.
Per approfondire, leggi anche: Differenze tra nuotare al mare ed in piscina
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Sindrome dell’intestino irritabile: cause, sintomi e diagnosi
La sindrome dell’intestino irritabile (da cui l’acronimo “IBS”) rappresenta una parte di un più vasto gruppo di malattie funzionali gastroenteriche, caratterizzata prevalentemente da dolore addominale e disturbi della defecazione. Questo disturbo è molto frequente e può essere associato con alterazioni della sfera psichica, riduzione della qualità della vita, disabilita sociale ed elevati costi socio-sanitari. In Italia ne soffre circa il 30% della popolazione, ad essere colpite sono soprattutto le donne, tra i 30 ed i 50 anni.
Cause e fattori di rischio della Sindrome dell’intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile ha varie cause e fattori di rischio, tra cui:
1) Cause fisiopatologiche: queste includono:
- Alterazioni della motilità intestinale;
- ipercontrattilità del sigma di tipo non propulsivo che si accentua dopo il pasto;
- ipersensitività viscerale (distensione anche minima delle pareti del colon, provocano dolore);
- infiammazione: da allergie/intolleranze alimentari, infezioni intestinali o modificazioni della flora batterica intestinale;
- patologie di interesse psichiatrico: in uno studio di Drosmann del 1988 si è visto che nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, erano più frequenti disturbi come la depressione, l’ipocondria, e la paranoia.
2) Fattori genetici: esistono studi sui gemelli monozigoti che dimostrano una certa prevalenza di gemelli affetti da IBS. Si ritiene che non solo l’ambiente familiare ma proprio meccanismi genetici siano responsabili di una predisposizione a sviluppare IBS. In uno studio pubblicato da Levy nel 2001 si osserva che la prevalenza di IBS nei gemelli monozigoti è doppia rispetto a quella nei gemelli di zigoti, che hanno una prevalenza simile a quella dei pazienti con IBS non geneticamente trasmessa.
3) Fattori psicologici: alla base della sindrome dell’intestino irritabile, possono esserci periodi di forte stress psicologico, determinati ad esempio da lutti, forte stress lavorativo, mobbing, bullismo, licenziamento.
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Diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile
La diagnosi si serve di vari strumenti, tra cui l’anamnesi (raccolta dei dati e dei sintomi del paziente), l’esame obiettivo (raccolta dei segni), diagnostica per immagini (radiografie, ecografie, TC…) ed esami di laboratorio (esame del sangue, esame delle feci…).
Anamnesi ed esame obiettivo
All’anamnesi il paziente riferisce in genere un dolore addominale prsente insieme ad almeno due dei seguenti punti:
- il dolore è attenuato dalla evacuazione;
- esistono variazioni nella frequenza delle evacuazioni;
- esistono variazioni nella consistenza delle feci.
Questi sintomi devono essere presenti per almeno 12 settimane (non necessariamente consecutive) negli ultimi 12 mesi. Altri sintomi sono:
- presenza di muco;
- gonfiore o tensione addominale;
- alterata consistenza delle feci).
Essi possono essere presenti ma non sono elementi sintomatologici fondamentali.
Pertanto questi criteri rappresentano l’elemento diagnostico fondamentale su cui ci dobbiamo basare per porre diagnosi di IBS. Ma è importante che la valutazione di questi criteri sia completata dalla esclusione di altri quadri clinici, che abbiano la presenza di sintomi uguali, e che includono patologie organiche o altre patologie funzionali.
Quando non vi siano segni di “allarme” come la perdita di peso, la diarrea refrattaria e viene esclusa un’anamnesi familiare di Cancro del Colon, la specificità dei Criteri di Roma supera il 98% ed il rischio di misconoscere una patologia organica è molto basso.
Oltre ad un’attenta anamnesi completata da un esame obiettivo accurato (che miri ad escludere una epatomegalia, masse addominali o segni di occlusione intestinale), può essere opportuno completare l’esame obiettivo con una esplorazione rettale, soprattutto quando viene descritta la presenza di sangue nelle feci o sintomi di incontinenza.
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Diagnostica per immagini ed esami di laboratorio
Oltre ad anamnesi ed esame obiettivo, laboratorio ed immagini sono componenti importanti per la diagnosi e la diagnosi differenziale. Utili un esame completo ematologico ed una ricerca del sangue occulto fecale. Tra gli esami consigliati troviamo la VES, la biochimica clinica, il TSH e la ricerca di parassiti fecali e delle uova. Nei soggetti giovani che presentano diarrea può essere utile dosare gli anticorpi antigliadina (aga) ed antiendomisio (ema) per la diagnosi della celiachia.
Per pazienti che abbiano superato i 50 anni e vi siano elementi che possono far sospettare patologie gravi (come il cancro al colon-retto) si raccomanda una colonscopia, mentre nei soggetti più giovani tale esame va effettuato solo con un fondato sospetto di malattia organica (prevalentemente nella diagnosi differenziale con le IBD). Se il trattamento iniziale fallisce il quadro clinico va approfondito con altre indagini strumentali come la manometria rettale, il Breath-Test al glucosio o al Lattosio per lo studio del transito e per lo studio della Intestinal Bacterial Overgrowth. In alcuni casi – in cui si sopettano malattie più gravi – può essere opportuno ottenere biopsie del colon per escludere un tumore maligno, una collagenopatia o una colite linfocitica.
I migliori prodotti per la salute dell’apparato digerente
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere del vostro apparato digerente, in grado di combattere stipsi, fecalomi, meteorismo, gonfiore addominale, acidità di stomaco, reflusso, cattiva digestione ed alitosi:
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Per approfondire: Sindrome dell’intestino irritabile: sintomi, dieta e cibi da evitare
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Il segreto per avere successo nella vita? Non avere mai paura di fallire
Per raggiungere i più grandi obiettivi, non bisogna mai tirarsi indietro, mai arrendersi alla prima difficoltà. Tentare ti da una possibilità, non tentare te ne priva. Ci puoi provare e fallire, puoi riprovarci e fallire di nuovo; ma è solo quando per paura smetti di provarci che perdi davvero
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Morire per il troppo lavoro
Morire a 27 anni perché si è lavorato troppo, sottoponendo il proprio fisico a ritmi non umani: è successo a una ragazza di Giacarta. «Trenta ore di lavoro e sto ancora andando forte»: questo è stato l’ultimo Tweet di Pradnya Paramita, che lavorava in Indonesia per l’agenzia pubblicitaria Young & Rubicam. La ventisettenne poco dopo è deceduta e le ragioni specifiche non sono del tutto note, tuttavia l’overdose di lavoro ha giocato certamente la sua parte. È collassata al ristorante, dopo una sessione lavorativa infinita, ed è subito entrata in coma, dopo è morta.
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Scoperta una qualità insospettabile della birra
Qualcuno potrebbe dire scherzosamente “ogni scusa è buona per bere birra”. Al sottoscritto la birra non piace per niente, i miei amici lo sanno: quando usciamo loro hanno boccali enormi di questa bibita mentre il sottoscritto si accontenta di una coca cola. Da oggi però potrei avere un motivo per berla: secondo uno studio spagnolo effettuato dal “Centro de Informacion Cerveza y Salud”, la birra sarebbe un alimento ideale per recuperare dopo uno sforzo fisico sportivo. Il professor Manuel Castillo ha dimostrato come la birra abbia le stesse proprietà re-idratanti dell’acqua, e dunque possa essere tranquillamente consumata, in quantità moderata, al termine della prestazione. Con consumo moderato si intende circa 500 ml per un uomo adulto e 300 ml per una donna adulta.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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