Cosa sono gli alleli ed a che servono?

Dott Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Dietologo Nutrizionista Roma Cavitazione Pressoterapia Linfodrenante Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Testicoli Laser Sesso Seno Mammella Capezzolo Filler Rughe Botulino TERAPIA GENICA BLOCCA CANCROAlleli

In genetica si definiscono alleli le due o più forme alternative dello stesso gene che si trovano nella stessa posizione su ciascun cromosoma omologo (locus genico). Gli alleli controllano lo stesso carattere ma possono portare a prodotti quantitativamente o qualitativamente diversi. Ad esempio, nel caso di un fiore, si possono avere colori diversi in base alla quantità di pigmento prodotto dai rispettivi alleli. In un pathway del genere, per valutare il corretto fenotipo risultante, è bene tener conto della condizione di omozigosi o eterozigosi, in cui possono trovarsi gli alleli e dei loro rapporti di dominanza completa, dominanza incompleta o codominanza.

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Genotipo

Il genotipo di un individuo relativamente ad un gene è il corredo di alleli che egli si trova a possedere. Pertanto, in un organismo diploide, in cui sono presenti due copie di ogni cromosoma (i cosiddetti cromosomi omologhi), il genotipo è costituito da due alleli. Genotipi differenti possono originare anche fenotipi identici; il termine omozigote si riferisce a un gene in cui l’informazione riportata, che determina il fenotipo, dall’allele materno, è identica a quella paterna. Diversamente, negli eterozigoti, il contributo dell’allele materno e paterno è diverso. In tal caso la determinazione fenotipica è correlata ai concetti di dominanza e recessività genetica.

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Sesso e AIDS: l’HIV si trasmette anche tramite il sesso orale

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO AMORE COPPIA SESSO SESSUALITA ABBRACCIO MATRIMONIO MASTURBAZIONE ORGASMO (2)L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è una patologia ancora oggi molto diffusa che colpisce più di 30 milioni di persone nel mondo (due terzi dei quali solo nel continente africano) e, nonostante i progressi fatti nel suo trattamento, rimane una patologia insidiosa e molto temibile. Il contagio da virus dell’AIDS (cioè il virus HIV) avviene oggi prevalentemente (ma non esclusivamente) per via sessuale, a causa di rapporti non protetti: l’HIV si trasmette attraverso il sangue, lo sperma e i fluidi vaginali. L’occasione di scrivere questo articolo me l’ha fornita la lettura di un numero della rivista scientifica “Journal of Virology” dove si parla proprio di HIV associato al sesso orale. Ecco una panoramica sui rapporti a rischio e sulle pratiche sicure.

Penetrazione vaginale

Il rapporto sessuale con penetrazione vaginale è a rischio per entrambi i partner: l’HIV è presente sia nello sperma maschile che nei fluidi vaginali; tuttavia, il rischio di contagio è maggiore per le donne che fanno sesso con uomini sieropositivi. Il preservativo protegge se utilizzato correttamente dall’inizio del rapporto.

Leggi anche: HIV e AIDS: come, dove e quando si eseguono i test per la diagnosi?

Penetrazione anale

Il rapporto con penetrazione anale è quello più rischioso: la mucosa anale è delicata e – data la la minore lubrificazione – più soggetta a lesioni e microtraumi; inoltre è più facile che lo sperma contenente virus entri nella circolazione sanguigna. Il rischio è minore – anche se comunque presente – per chi penetra: il virus può infatti passare dall’ano attraverso l’uretra. Anche in questo caso il preservativo, usato correttamente dall’inizio del rapporto con un lubrificante adatto, protegge. Il fisting, cioè la penetrazione anale col pugno, è considerata a rischio perché il virus potrebbe trasmettersi attraverso lesioni cutanee.

Leggi anche: In un rapporto orale dove va a finire e cosa accade allo sperma ingoiato? Può dare problemi alla salute?

Sesso orale

Veniamo ora al principale tema di questo articolo. Molti giovani mi chiedono speranzosi se un rapporto sessuale orale li tiene al sicuro da un eventuale contagio. Mi dispiace deludervi ma purtroppo non è così. Ovviamente il rischio di contrarre l’HIV tramite un rapporto orale è statisticamente più basso rispetto ad un rapporto vaginale ed estremamente più basso rispetto ad un rapporto anale, tuttavia questo rischio è comunque presente. La fellatio (stimolazione orale del pene) è a rischio per chi la pratica: l’HIV presente nello sperma potrebbe trasmettersi attraverso la mucosa orale, soprattutto in presenza di microtraumi. Se il vostro è un partner occasionale è consigliabile praticare la fellatio con il preservativo o, per abbassare il rischio, evitare almeno di accogliere il suo sperma nella vostra bocca. So che con questo consiglio potrei rovinare il week end a tanti maschietti ma… non si scherza con una patologia come questa! Anche senza il contatto diretto tra sperma e mucosa orale, questo tipo di rapporto è comunque a rischio quando sia sul pene che sulla mucosa siano contemporaneamente presenti delle ferite, specialmente se ancora in fase di sanguinamento.

Il cunnilingus (stimolazione orale dell’organo genitale femminile) è a rischio: le secrezioni vaginali possono contenere il virus HIV, che può essere trasmesso – come per la fellatio – tramite la mucosa orale. Il cunnilingus è da evitare durante le mestruazioni. L’utilizzo di una ‘diga’ (una striscia in lattice che si può ottenere da un preservativo) come barriera limita il rischio.

L’anilingus (stimolazione orale dell’ano, chiamata anche ‘rimming’) è una pratica considerata a rischio non solo riguardo l’HIV, ma anche per altri tipi di infezione. Ricordatevi infatti che tramite questo e tutti gli altri tipi di rapporto sessuale fin qui elencati, c’è la possibilità di contrarre una grandissima quantità di patogeni e molte tipologie di malattia sessuale. L’anilingus può rappresentare un mezzo di contagio e può essere ancora più pericoloso se effettuato dopo un rapporto anale, proprio perché durante la penetrazione l’ano può lacerarsi e sanguinare e ciò è ovviamente rischioso.

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Altre brutte notizie

Per alcuni scienziati il rischio nella fellatio si estenderebbe addirittura oltre la trasmissione in presenza di microtraumi al pene e alla mucosa orale.  Il Dr. Xuan Liu dell’Università di Los Angeles ha infatti realizzato uno studio che tenderebbe a dimostrare la base scientifica di alcuni contagi definiti “probabili da fellatio”, anche se il medico sostiene che si tratta della via di contagio meno rischiosa. Tutti conosciamo bene il rischio nel caso in cui la bocca o il glande e le mucose presentino delle micro lesioni impossibili da vedere ad occhio nudo, come ad esempio in caso di gengiviti. Tuttavia, anche senza tagli né irritazioni nella bocca, il virus dell’HIV, secondo lo studio realizzato per la prima volta dai ricercatori americani, può infettare i tessuti. Lo studio ha riguardato una cinquantina di reperti di tessuti orali provenienti da una cinquantina di pazienti sieronegativi. Tutti questi tessuti sono stati esposti a diversi tipi di virus HIV che sono riusciti ad infettarli attraverso cellule chiamate cheratinociti e che sono presenti sulla superficie dei tessuti della bocca. Da questi tessuti l’infezione passa poi nel sangue. Insomma, nonostante si sia sempre detto che la via orale, senza eiaculazione, risulti essere la meno pericolosa per il contagio da HIV, resta il fatto che un rischio concreto ora è stato dimostrato scientificamente. L’uso del preservativo nel rapporto orale diventa così più che consigliato e non dimentichiamo inoltre che il rapporto orale è comunque rischioso per altri tipi di malattie a trasmissione sessuale. Sulla possibilità di trasmissione dell’HIV attraverso la fellatio vi è comunque un dibattito tra chi considera questa pratica a rischio di trasmissione dell’HIV e chi sostiene che la possibilità sia solo teorica (plausibilità biologica).

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Come non si trasmette l’HIV?

Il virus HIV non si trasmette:

  • abbracciandosi (fermo restando che il contatto tra due ferite sanguinanti può tecnicamente essere fonte di contagio);
  • accarezzandosi;
  • baciandosi;
  • masturbando il partner, a condizione che lo sperma o le secrezioni vaginali non vengano a contatto con ferite aperte;
  • scambiandosi vibratori o altri “sex toys”, a condizione che si rispettino elementari norme igieniche, come lavarli con un disinfettante prima e dopo l’uso; l’ideale sarebbe mettere un preservativo sull’oggetto e sostituirlo ad ogni nuova penetrazione.

Per approfondire:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Un oggetto che tocchi 150 volte al giorno ha più batteri della tavoletta del wc

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MEDICINA ONLINE LABORATORIO RICERCA OSPEDALE SCIENZA SCIENZIATO MICROSCOPIO VETRINO FARMACI CHIMICA TEST ESPERIMENTO ANALISI CLINICHE BIOLOGIA MICROBIOLOGIA VIRUS LABORATORYSiamo abituati a pensare ad alcuni oggetti, di uso comune, come sporchi e possibile fonte di contaminazione: la tavoletta del wc è uno di questi oggetti e, proprio per questo, tendiamo a pulirlo il più possibile. Eppure c’è un altro oggetto – che usiamo ben più spesso del wc – che è molto più sporco ed infetto ma nonostante ciò lo tocchiamo, lo avviciniamo alla nostra bocca, lo usiamo nel nostro letto e ci dormiamo perfino vicino. Di quale oggetto parlo? Ma è ovvio: lo smartphone.

Un covo di batteri portatile

Vari studi (tra cui quello citato in questo articolo) concordano sul fatto che il nostro smartphone è un vero e proprio dispenser portatile di batteri: su di esso vive e prolifera circa l’80% dei più comuni batteri umani! A complicare la situazione è l’uso smodato che facciamo del nostro cellulare: sembra che lo tocchiamo mediamente 150 volte al giorno (una volta ogni sei minuti)! Un problema ulteriore è che il cellulare viene più volte avvicinato a zone del nostro corpo molto sensibili, come il nostro viso (in particolare orecchio e bocca).

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I batteri che vivono sul tuo cellulare

1) Pseudomonas aeruginosa. Questo batterio molto aggressivo è in cima alla lista di quelli presenti sui cellulari. Il motivo è semplice: il patogeno in questione ha bisogno di pochissime risorse nutritive e spopola, così, sulle superfici più disparate, da quelle dei dispositivi ospedalieri ai lavandini, agli smartphone, appunto. Lo Pseudomonas è anche tra i batteri più resistenti agli antibiotici: un motivo in più per limitare l’uso dei cellulari in ospedale.

2) Staphylococcus aureus. Alcuni ceppi di questo batterio normalmente presente sulla cute possono provocare manifestazioni morbose e aggressive del patogeno, sotto forma di infezioni più o meno gravi. Uno studio turco del 2009 l’ha identificato sul 52% dei cellulari maneggiati dal personale sanitario. Nella foto, lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, un ceppo che non risponde agli antibiotici, evidenziato sulle mani di un impiegato nel settore sanitario.

3) Escherichia coli. È un batterio normalmente presente nel nostro intestino, e necessario al processo digestivo. Si tratta, pertanto, di un batterio fecale, e il problema sta proprio in questo: il fatto che sia finito sul cellulare rispecchia l’uso intensivo che si fa degli smartphone in bagno e potrebbe essere una spia di contaminanti ben peggiori che avvolgono lo schermo del caro smartphone. Un ceppo particolare, l’O157:H7, o Escherichia coli enteroemorragico, associato all’assunzione di cibi contaminati o poco cotti, è particolarmente pericoloso, perché provoca diarrea emorragica, anemia e insufficienza renale.

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4) Clostridium difficile. Secondo uno studio dell’American Journal of Infection Control pubblicato nel 2013 questo batterio sarebbe tra i più persistenti su tablet e smartphone, nonché particolarmente difficile da debellare con una semplice passata di panno. Il patogeno è tra i principali responsabili di diarrea e irritazione al colon, e colpisce soprattutto gli anziani o chi ha difese immunitarie basse.

5) Streptococco. Si trova in genere in due forme: quello di tipo A, responsabile di una delle più frequenti faringo-tonsilliti in età pediatrica; e quello di tipo B, che può causare una vasta gamma di infezioni anche in età adulta, dalle polmoniti alle infezioni del tratto urinario. Entrambi i ceppi sono stati rintracciati sulle ditate presenti sui cellulari, così come gran parte dei microbi che più comunemente ci portiamo appresso.

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6) Staffilococchi coagulasi negativi. Questi batteri responsabili del 30% delle infezioni sanguigne contratte in ospedale è risultato presente sul 15% dei cellulari esaminati in uno studio ghanese. Anche in questo caso si tratta di patogeni resistenti a molti farmaci, difficili da debellare.

7) Coliformi. Sono normalmente presenti in piante, terriccio e feci. Come per l’Escherichia coli, il fatto che siano presenti sul cellulare non è preoccupante di per sé (per lo meno, se si tratta di piccole quantità). Ma potrebbe essere sintomo di contaminazioni più pericolose.

8) Corynebacterium. Ricercatori dell’Università dell’Oregon ne hanno trovati campioni su alcuni cellulari nel 2014, ma probabilmente si trattava di versioni non infettive. Questo batterio è infatti all’origine della difterite, una malattia infettiva acuta e contagiosa delle vie aeree superiori che può causare problemi respiratori e complicazioni al cuore e ai nervi cranici. Fortunatamente le vaccinazioni hanno drasticamente ridotto il numero di infezioni da nei paesi occidentali. Ecco perché gli esemplari trovati sugli smartphone erano probabilmente innocui.

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9) Lieviti. Alcuni, come la Candida albicans, responsabile di infezioni al cavo orale e alla vagina, sono normalmente presenti nel corpo umano e limitati, nella diffusione, dal sistema immunitario. Uno studio turco condotto su 200 cellulari utilizzati da personale sanitario negli ospedali ha evidenziato che lieviti e funghi sono presenti sull’11,9 % dei dispositivi mobili. La buona notizia è che difficilmente si contrae un’infezione di questo tipo dai cellulari: ma il dato è sufficiente a farci capire quanto poco puliti siano.

10) Muffe. Non si trovano solo sulla frutta dimenticata in frigorifero, ma anche sul 10% dei cellulari. a lungo andare, se inalate possono causare difficoltà respiratorie, come respiro corto, naso chiuso e – in rari casi – infezioni polmonari.

Come pulire il proprio smartphone per difendersi dai batteri?

Insomma, dopo avervi “spaventato” un po’, devo anche dire che non sempre i microrganismi citati sono pericolosi. Inoltre, anche se si viene a contatto con questi batteri, non è detto che si contragga un’infezione. Però è allo stesso tempo vero che gli smartphone e i tablet vanno puliti anche più volte al giorno. Passare un panno in microfibra umido sui dispositivi è sufficiente a eliminare quasi tutti i batteri più comuni: potete portare un piccolo panno in tasca o in borsa e passarlo sul dispositivo ogni tanto. Per quelli più resistenti meglio usare le salviettine alla candeggina: rimuovono completamente gli agenti patogeni. Meno efficace invece il batuffolo di cotone imbevuto di alcol.

Tenere pulite le mani

Infine il trucco più antico del mondo: lavarsi le mani. A tale proposito leggete questo articolo: Lavarsi veramente bene le mani non è così facile come sembra: ecco i trucchi per farlo nel modo giusto!

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Cos’è il virus Ebola, come si trasmette, quali sono i sintomi del contagio, l’epidemia è inarrestabile?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma COS'E VIRUS EBOLA SINTOMI CONTAGIO EPIDEMIA Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite SEX Peeling Linfodrenante Dietologo Dieta Dermatologia Gambe Gonfie Edemi DonnaCos’è il virus Ebola? 
È un virus è estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, come il virus Marburg, che causa problemi simili. Il suo materiale genetico è RNA, che va incontro a mutazioni non particolarmente rapide e contiene solo sette geni. Sono stati isolati finora cinque ceppi diversi del virus, di cui quattro sono letali per l’uomo. La prima scoperta del virus risale al 1976, in Congo e Sud Sudan. Di solito il virus è molto infettivo e virulento, e quindi se colpisce una o due persone di un villaggio si diffonde con estrema rapidità e “consuma” tutte le persone che colpisce.

Come si trasmette il virus Ebola?
La trasmissione del virus è molto rapida, attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche attraverso le lacrime o la saliva, il vomito o le feci e il contatto con aghi o coltelli usati dall’ammalato. Anche se di solito questi virus non si trasmettono attraverso l’aria, è stata dimostrata nelle scimmie la trasmissione in goccioline contenenti il virus. È probabile che la trasmissione possa avvenire anche attraverso i rapporti sessuali. Nei villaggi o nelle zone più remote i contatti frequenti tra gli ammalati e i parenti aiuta la trasmissione del virus.

Esempi di come si può contrarre il virus Ebola:

  • Baciare una persona malata;
  • Toccare qualcosa su cui è caduto del fluido corporeo di una persona malata, per esempio un cellulare, la maniglia di una porta o la tastiera di un bancomat.
    Come può accadere una cosa simile? Il virus Ebola sopravvive alcune ore all’esterno di un organismo; se si tocca la superficie infetta e poco dopo ci si toccano gli occhi o si mettono le dita in bocca potrebbe avvenire il contagio.
  • Mangiare il cibo di un malato. Per la stessa ragione di sui sopra, può essere entrato in contatto con la saliva infetta.
  • Essere punti dall’ago di una siringa usata per curare un paziente con Ebola.
  • Pulire il cadavere di una persona morta a causa di Ebola. È una delle principali vie di diffusione del virus nei Paesi africani, dove si seguono particolari rituali durante i funerali.
  • Fare sesso con un malato o con una persona guarita da Ebola. Sembra infatti che il virus rimanga attivo nello sperma anche a distanza di 3 mesi dalla guarigione.

Esempi di come NON si può contrarre il virus Ebola:

  • Entrare in contatto con persone senza sintomi (ma che poi sviluppano la febbre emorragica). Ebola si può prendere solo da persone che hanno già i sintomi della malattia: prima il virus non è presente nei fluidi perché non ha ancora colonizzato con alte concentrazioni l’organismo.
  • Viaggiare in aereo con una persona che poi ha sviluppato i sintomi.
  • Attraverso la puntura di una zanzara. Ebola si diffonde solo tra mammiferi e non ci sono prove dirette che venga trasportato dagli insetti come avviene per esempio per la malaria con le zanzare. Al momento solo uomini, scimmie, primati e pipistrelli possono venire contagiati (e trasmettere) il virus.

Quali sono i sintomi che provoca il virus Ebola?
Ebola provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale. Nello specifico i sintomi di Ebola sono:  febbre, forte mal di testa, dolore muscolare, diarrea, vomito, dolori addominali ed emorragie inspiegabili.

Quanto dura l’incubazione?
Il periodo di incubazione (dal momento del contagio all’insorgenza dei primi sintomi) va da 2 a 21 giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo (2-21 giorni).

È il più pericoloso virus conosciuto?
Ebola ha una percentuale di fatalità del 68% tra le persone colpite. Pur essendo mortale, per un lungo periodo non è riuscito a diffondersi al di fuori dei villaggi in cui è scoppiata l’epidemia, fermato dal fatto che colpiva regioni e agglomerati remoti e isolati. Qui spesso uccideva la maggior parte della popolazione e l’isolamento e la mancanza di strade rendeva facile iniziare una quarantena. Per questo l’arrivo in una città popolosa e con rapidi collegamenti con l’esterno, cioè quello che sta avvenendo attualmente (vedi i casi negli Stati Uniti ed in Spagna), è molto preoccupante. Le condizioni di una grande città sono ideali per la trasmissione di un virus così aggressivo, nessuna grande metropoli è esclusa dal rischio.

Da dove proviene il virus Ebola?
Il cosiddetto serbatoio naturale del virus sono molto probabilmente le volpi volanti, grossi chirotteri che mangiano frutta e abitano le foreste tropicali; si pensa che il virus “viva” all’interno di questi animali da moltissimo tempo perché non causa in essi nessuna sintomo. Per arrivare all’uomo il virus potrebbe essere passato dalle volpi volanti alle scimmie, o altri animali della foresta, e infine all’uomo attraverso il fenomeno del bush-meat, cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé. Il fenomeno si è aggravato da quando compagnie occidentali e cinesi sono penetrate nella giungla per il disboscamento e la ricerca di fonti di minerali. Mangiando la carne di questi animali gli uomini possono essere rapidamente contagiati.

Perché colpisce “solo adesso”?
La scoperta del virus è relativamente recente probabilmente perché è aumentata anche la penetrazione nelle foreste da parte delle grandi compagnie del legname o minerarie, che hanno spinto gli abitanti dei singoli villaggi a nutrirsi del bush-meat (vedi qualche riga più sopra).

Perché la preoccupazione per la diffusione in una città?
Poiché l’infezione è estremamente veloce e la virulenza molto alta, se un virus di questo tipo “conquista” una città potrebbe colpire la popolazione molto rapidamente, prima che le autorità siano in grado di fermarlo.

C’è una cura o un vaccino?
Non esistono cure o vaccini, anche se ci sono stati tentativi con la trasfusione di individui colpiti ma sopravvissuti. Sono alla studio metodi estremamente avanzati, come la cosiddetta tecnologia antisenso o il farmaco sperimentale Zmapp, ma non si hanno ancora risultati clinici. A oggi – quando le vittime vengono immediatamente idratate, nutrite e curate con appositi farmaci antipiretici – c’è comunque una probabilità di sopravvivenza, come è successo a due medici a cui è stato somministrato in via eccezionale il farmaco Zmapp ma soprattutto curati negli Stati Uniti con farmaci antipiretici e reidratati.

È vero che il virus Ebola potrebbe mutare e diffondersi anche per via aerea?
L’ipotesi del cambiamento nelle modalità di trasmissione del virus Ebola non ha per ora nessun fondamento, e trova poche evidenze anche nella storia delle epidemie virali. È vero che Ebola – come tutti i virus – è soggetto a modificazioni genetiche, ma queste non sono mai tali da determinare un cambiamento delle caratteristiche di trasmissione.

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Virus Mers: la nuova Sars si trasmette dai dromedari

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Virus Mers la nuova Sars si trasmette dai dromedariE’ stato individuato il principale sospettato della diffusione del virus Mers-CoV, soprannominato “la nuova Sars”: tutta colpa del dromedario. Secondo una ricerca, infatti, potrebbe essere proprio l’animale il responsabile della trasmissione all’uomo del coronavirus.

La trasmissibilità tra esseri umani, infatti, sembra essere molto rara, per cui è apparsa verosimile l’esistenza di un serbatoio animale capace di diffondere la nuova Sars all’uomo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Lancet, è stato condotto dal National Institute for Public Health and the Environment a Bilthoven, nei Paesi Bassi.

I ricercatori hanno raccolto campioni ematici di 349 animali, tra cui dromedari, mucche, pecore e capre provenienti da diversi paesi, tra cui Oman, Paesi Bassi, Spagna e Cile. Gli anticorpi specifici della Mers sono stati trovati in tutti i campioni di siero prelevati da cinquanta dromedari in Oman in diversi punti del paese: una scoperta che lascia supporre che la malattia circoli tra gli animali della regione.

I primi sospettati, in verità, erano i pipistrelli. Ma la maggior parte delle persone difficilmente ci entra a contatto: è plausibile, dunque, il virus raggiunga l’uomo attraverso un ospite intermedio, che potrebbe essere proprio il dromedario, visto che nella penisola arabica viene regolarmente allevato dall’uomo.

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Sesso e AIDS: l’HIV si trasmette anche tramite il rapporto orale

MEDICINA ONLINE PRELIEVO VALORI ANEMIA DONAZIONE SANGUE ANALISI BLOOD LABORATORI VES FORMULA LEUCOCITARIA PLASMA FERESI SIERO FIBRINA FIBRINOGENO COAGULAZIONE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIASTRINE WALLPAPER HI RES PIC PICTURE PHOL’AIDS è una malattia ancora molto diffusa che colpisce più di 30 milioni di persone nel mondo e, nonostante i progressi fatti, rimane una patologia insidiosa e molto temibile. Il contagio da virus dell’AIDS (l’HIV) avviene oggi prevalentemente (ma non esclusivamente) per via sessuale, a causa di rapporti non protetti: l’HIV si trasmette attraverso il sangue, lo sperma e i fluidi vaginali. L’occasione di scrivere questo articolo me l’ha fornita la lettura di un numero della rivista scientifica “Journal of Virology” dove si parla proprio di HIV associato al sesso orale. Ecco una panoramica sui rapporti a rischio e sulle pratiche sicure.

Penetrazione vaginale

Il rapporto sessuale vaginale è a rischio per entrambi i partner: l’HIV è presente sia nello sperma maschile che nei fluidi vaginali; tuttavia, il rischio di contagio è maggiore per le donne che fanno sesso con uomini sieropositivi.

Penetrazione anale

Il rapporto con penetrazione anale è quello più rischioso: la mucosa anale è delicata e più soggetta a lesioni e microtraumi; inoltre è più facile che lo sperma contenente virus entri nella circolazione sanguigna. Il fisting, cioè la penetrazione anale col pugno, è considerata a rischio perché il virus potrebbe trasmettersi attraverso lesioni cutanee.

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Sesso orale

Veniamo ora al principale tema di questo articolo. Molti giovani mi chiedono speranzosi se un rapporto sessuale orale li tiene al sicuro da un eventuale contagio. Mi dispiace deludervi ma purtroppo non è così. Ovviamente il rischio di contrarre l’HIV tramite un rapporto orale è statisticamente più basso rispetto ad un rapporto vaginale ed estremamente più basso rispetto ad un rapporto anale, tuttavia questo rischio è comunque presente.

La fellatio (stimolazione orale del pene) è a rischio per chi la pratica: l’HIV presente nello sperma potrebbe trasmettersi attraverso la mucosa orale, soprattutto in presenza di microtraumi. Se il vostro è un partner occasionale è consigliabile praticare la fellatio con il preservativo o evitare almeno di accogliere il suo sperma nella vostra bocca. Anche senza il contatto diretto tra sperma e mucosa orale, questo tipo di rapporto è comunque a rischio quando sia sul pene che sulla mucosa siano contemporaneamente presenti delle ferite, specialmente se ancora in fase di sanguinamento.

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Il cunnilingus (stimolazione orale dell’organo genitale femminile) è a rischio: le secrezioni vaginali possono contenere il virus HIV, che può essere trasmesso – come per la fellatio – tramite la mucosa orale.

L’anilingus (stimolazione orale dell’ano, chiamata anche ‘rimming’) è una pratica considerata a rischio non solo riguardo l’HIV, ma anche per altri tipi di infezione.

Altre brutte notizie…

Per alcuni scienziati il rischio nella fellatio si estenderebbe addirittura oltre la trasmissione in presenza di microtraumi al pene e alla mucosa orale.  Il Dr. Xuan Liu dell’Università di Los Angeles ha infatti realizzato uno studio che tenderebbe a dimostrare la base scientifica di alcuni contagi definiti “probabili da fellatio”, anche se il medico sostiene che si tratta della via di contagio meno rischiosa. Tutti conosciamo bene il rischio nel caso in cui la bocca o il glande e le mucose presentino delle micro lesioni impossibili da vedere ad occhio nudo, come ad esempio in caso di gengiviti. Tuttavia, anche senza tagli né irritazioni nella bocca, il virus dell’HIV, secondo lo studio realizzato per la prima volta dai ricercatori americani, può infettare i tessuti. Lo studio ha riguardato una cinquantina di reperti di tessuti orali provenienti da una cinquantina di pazienti sieronegativi. Tutti questi tessuti sono stati esposti a diversi tipi di virus HIV che sono riusciti ad infettarli attraverso cellule chiamate cheratinociti e che sono presenti sulla superficie dei tessuti della bocca. Da questi tessuti l’infezione passa poi nel sangue. Insomma, nonostante si sia sempre detto che la via orale, senza eiaculazione, risulti essere la meno pericolosa per il contagio da HIV, resta il fatto che un rischio concreto ora è stato dimostrato scientificamente. L’uso del preservativo nel rapporto orale diventa così più che consigliato e non dimentichiamo inoltre che il rapporto orale è comunque rischioso per altri tipi di malattie a trasmissione sessuale.

Sulla possibilità di trasmissione dell’HIV attraverso la fellatio vi è comunque un dibattito tra chi considera questa pratica a rischio di trasmissione dell’HIV e chi sostiene che la possibilità sia solo teorica (plausibilità biologica).

Il virus HIV non si trasmette:

1) abbracciandosi (fermo restando che il contatto tra due ferite sanguinanti può tecnicamente essere fonte di contagio);
2) accarezzandosi;
3) baciandosi;
4) masturbando il partner, a condizione che lo sperma o le secrezioni vaginali non vengano a contatto con ferite aperte;
5) scambiandosi vibratori o altri ‘sex toys’, a condizione che si rispettino elementari norme igieniche, come lavarli con un disinfettante prima e dopo l’uso; l’ideale sarebbe mettere un preservativo sull’oggetto e sostituirlo ad ogni nuova penetrazione.

IMPORTANTISSIMO: Capisco che molte persone capitino su questa pagina perché hanno paura di essere rimaste incinte o perché hanno paura del virus HIV, però vi prego: non mi chiamate al cellulare né mandatemi messaggi dove mi chiedete se siete rimaste incinte o se siete stati infettati. Ve lo dico per almeno due motivi: il primo è che io lavoro quasi tutta la giornata ed essendo il blog letto da diecimila persone al giorno, i messaggi/telefonate che ricevo sono CENTINAIA ogni giorno quindi inevitabilmente capiterà che o vi risponderò in ritardo di mesi (ed invece i vostri sono quesiti “urgenti”, che avrebbero bisogno di risposte immediate) oppure non vi potrò rispondere perché perderò il vostro messaggio in mezzo a tutti gli altri. Il secondo motivo è che nella maggior parte dei casi, al vostro quesito è impossibile rispondere, per due cause: la prima causa è che il medico deve visitare DAL VIVO il paziente, dare risposte a distanza può addirittura determinare un grande danno al paziente stesso. La seconda causa è che ad alcune domande che mi fate è letteralmente IMPOSSIBILE dare una risposta, da parte mia e da parte di qualsiasi medico sulla faccia della terra. Mi capita spessissimo di ricevere telefonate sul tipo: “Salve dottore ho 14 anni e ieri sera ho avuto un rapporto col mio ragazzo senza preservativo, sono incinta? Non è che mi sono presa l’AIDS? Se lo scopre mio padre mi riempie di botte”. Secondo voi cosa dovrei rispondere? In questi casi, credetemi, la cosa migliore che possiate fare non è certo andare su GOOGLE a cercare risposte a livello oracolo dal “medico dai tre nomi” (che sarei io), invece l’unica cosa sensata che possiate fare è andare SUBITO dal vostro MEDICO DI FAMIGLIA (o al pronto soccorso!), esporgli con chiarezza il problema ed eventualmente farsi visitare. Grazie a tutti per la comprensione.

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