Differenze tra il diabete di tipo 1 e 2 (insulino dipendente e resistente)

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE DIABETE TIPO 1 2 INSULINO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgIl diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2, una volta rispettivamente chiamati “insulino dipendente” ed “insulino resistente”, sono due patologie che vengono spesso confuse, anche perché in effetti portano entrambe ad una alterazione dei livelli glicemici nel sangue, tuttavia sono patologie profondamente diverse per eziologia, diffusione, sintomi e terapie. Vediamo quali sono queste differenze.

Diabete mellito di tipo 1 (insulino dipendente)
Il diabete mellito di tipo 1 (DM1), anche detto diabete insulino dipendente (o anche diabete giovanile, perché la sua insorgenza è abitualmente più precoce) si manifesta quando il pancreas non è in grado di produrre adeguata insulina: non potendo contare sulla propria produzione di questo ormone, chi ha questa forma di diabete è costretto a somministrarsi insulina per mantenere sotto controllo la glicemia. La terapia per il diabete di tipo 1 è quindi di tipo insulinico, con il paziente che deve somministrarsela tramite iniezione, in genere almeno 4 volte al giorno, o attraverso microinfusori. In genere, ha un esordio rapido, brusco, con variazioni stagionali e differenze geografiche. Diverse evidenze indicano che si tratti di una malattia autoimmunitaria (l’organismo distrugge parte delle sue stesse cellule). I fattori di rischio non sono conosciuti con certezza. Alcuni esperti hanno ipotizzato un coinvolgimento di infezioni virali intrauterine, predisposizione genetica ed altri.

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Diabete mellito di tipo 2 (insulino resistente)
Il diabete di tipo 2 (DM2), anche detto diabete insulino resistente, molto diffuso tra pazienti obesi, è la forma di diabete più frequente che si sviluppa in età adulta, oltre ad essere la forma di diabete più diffusa in assoluto nella popolazione ed in forte crescita negli ultimi anni. Si manifesta quando il pancreas produce una corretta quantità di insulina che però non riesce a svolgere la sua funzione a causa della resistenza delle cellule bersaglio, ciò porta nelle fasi iniziali della patologia ad una iperproduzione compensatoria di insulina da parte del pancreas (al contrario del diabete di tipo 1) che però cronicamente tende a diminuire nelle fasi successive della malattia. Il diabete di tipo 2 è legato a uno stile di vita scorretto, caratterizzato da un’alimentazione non equilibrata e da una scarsa attività fisica. Questa forma ha anche una forte caratterizzazione genetica, per cui tende a essere ereditario: chi ha genitori o parenti diabetici ha maggiore probabilità di sviluppare la patologia. Derivando molto spesso da abitudini non equilibrate, la correzione dello stile di vita è il primo presidio terapeutico per questa forma di diabete. Nel caso ciò non fosse sufficiente a tenere sotto controllo la glicemia – ed in molte persone accade anche se lo stile di vita è perfetto – occorre intervenire con i farmaci.

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Le differenze tra i due tipi di diabete appaiono chiare guardando la seguente tabella:

                                               Diabete di tipo 1                          Diabete di tipo 2

  • Insulina:                       Scarsa o mancante                     Normale/eccessiva
  • Sintomi:                        Evidenti                                       Assenti nelle fasi iniziali
  • Insulinodipendenza:  Si                                                   No nelle fasi iniziali
  • Peso:                              Generalmente normale            Sovrappeso, obesità
  • Cause:                            Forse autoimmunitarie            Stile di vita, ereditarietà
  • Esordio:                         Brusco                                         Graduale
  • Età:                                 Prima dei 35 anni                      Dopo i 35 anni
  • Complicazioni:            Molti anni dopo                          Evidenti alla diagnosi
  • Terapia iniziale:          Insulina                                        Dieta, esercizio, farmaci

Uno stile di vita sano è fondamentale in entrambi i tipi di diabete mellito: il paziente deve seguire una dieta libera ma equilibrata e mantenersi in forma con l’attività fisica.

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Chi ha il diabete può mangiare l’anguria? In che quantità e quando?

MEDICINA ONLINE CIBO DIABETE ANGURIA COCOMERO MELONE ROSSO MANGIARE DIETA QUANTO SI PUO VIVERE SOLA ARIA CIBO ACQUA TAVOLA DIGESTIONE UVA FRUTTA DIETA CALORIE DIMAGRIRE CORSI NUTRIZIONE VITAMINE SALI MINERALI DONNA VERDURA.jpgNell’ambiente medico si discute da tempo sul consiglio di dare o non dare importanza all’anguria nelle diete dei diabetici ed il dibattito ancora è aperto. Sicuramente l’anguria non va certo considerata un grosso pericolo per chi soffre di diabete, perché contiene meno zuccheri e carboidrati rispetto ad altri frutti molto comuni, come le mele; inoltre poiché nella dieta di una persona diabetica tutti i principi nutrivi – compresi quindi gli zuccheri – vanno assunti in maniera equilibrata, l’anguria potrebbe essere un alimento che permette gli apporti giornalieri in modo ottimale; chiaramente, però, è importante sempre evitare gli eccessi, quindi SI all’anguria, ma sempre con moderazione.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

Quanta anguria posso mangiare al giorno?

Mediamente il diabetico può mangiare 200/300 grammi di anguria a settimana, preferibilmente divisi in due assunzioni da 100/150 grammi in giorni diversi. E’ preferibile mangiare la propria porzione di anguria come spuntino del mattino o come merenda del pomeriggio, ovvero NON alla fine del pranzo/cena: quindi lontano dai pasti principali.

Come sostituire l’anguria?

Non potendola mangiare troppo spesso, è utile conoscere altri frutti con cui rimpiazzare l’anguria. Per sostituire in modo egregio il frutto estivo per eccellenza, il diabetico può indirizzarsi verso le mele, le albicocche, i kiwi o le pesche, mentre sarebbe preferibile evitare le banane e l’uva. Questi sono comunque consigli generici, prima di assumere i frutti consigliati in questo articolo, chiedete sempre il parere da parte del vostro medico diabetologo.

Prodotti per gustare al meglio l’anguria

Qui di seguito vi presentiamo alcuni prodotti utili per gustare al meglio l’anguria ed inventare ricette divertenti e gustose:

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Diabete: quale verdura e legumi preferire per controllare la glicemia

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  • Contenuto di glucidi
  • Indice glicemico dell’alimento
  • Contenuto di fibra alimentare
  • Importanza qualitativa e apporto di molecole funzionali (vitamine, oligoelementi, antiossidanti, lecitine, fitosteroli ecc.)
  • Contenuto di molecole anti-nutrizionali (soprattutto ossalati e fitati)
  • Praticabilità della porzione di consumo in merito alle necessità nutrizionali.

Nel diabete, le scelte alimentari possono esaltare o vanificare l’intera terapia; il soggetto affetto da diabete di tipo 2, soventemente goloso, sedentario ed in sovrappeso, DEVE modificare profondamente il proprio stile di vita muovendosi di più, mangiando meno e meglio, ed assumendo farmaci. Tra queste tre componenti terapiche, quella più impegnativa e dalla quale dipende l’efficacia della altre due è senz’altro l’alimentazione; per questo motivo, anche la scelta delle verdure riveste un ruolo determinante nella riuscita della remissione diabetica.

Nelle verdure scelte dal diabetico, il contenuto in glucidi dev’essere modesto o meglio basso. I contorni (o anche il condimento dei primi piatti) non devono incidere significativamente sul bilancio energetico del pasto; in caso contrario, il rischio è quello di dover abbassare ulteriormente le porzioni dei prodotti a più alta densità glucidica, come i cereali ed i loro derivati. Verdure di ogni genere fritte ed impanate, oppure sott’olio, sono ad esempio sconsigliate nell’alimentazione del diabetico, che dovrebbe consumarle solo occasionalmente ed in modiche porzioni.

In merito all’indice glicemico, non è molto difficile scegliere verdure che inducono una risposta insulinica moderata: è sufficiente limitare soprattutto patate ed altri tuberi (es. barbabietole, manioca), cereali consumati come verdura (ad esempio il mais in scatola) ed alcuni legumi freschi (come piselli, fave e fagioli), alimenti peraltro sconsigliati soprattutto per il maggior carico glicemico. Tutti questi alimenti, accomunati dalla ricchezza in amido, possono essere consumati in sostituzione del pane o riducendo significativamente la quantità di pasta o riso nel primo piatto.

legumi secchi (lenticchie, ceci, soia, fagioli) si possono invece consumare al posto del secondo (carne, pesce, uova, pollame, prosciutto ecc.) se tollerati. Per quanto riguarda le verdure ad indice glicemico medio-alto, ma ricche di fibra e a basso carico glicemico, come le carote, in genere è concessa una certa libertà di consumo al diabetico, con l’unica raccomandazione di non esagerare con le porzioni e la frequenza.

Se da un lato è bene limitare il consumo di verdure amidacee, dall’altro l’apporto di fibra alimentare è un aspetto preponderante; infatti, questa componente dietetica facilita il controllo dell’assorbimento glucidico “domando” l’impennata insulinica provocata dai glucidi. Ovviamente, nella scelta dell’uno o dell’altro prodotto, la selezione si orienterà soprattutto verso quelle verdure più ricche dal punto di vista nutrizionale e, al fine di conservarne le caratteristiche, meglio se consumate fresche e crude. Tuttavia, è opportuno ricordare che tra le molecole apportate da questi cibi rientrano anche diverse componenti anti-nutrizionali responsabili del mancato assorbimento di alcuni ioni essenziali; è il caso dei fitati e degli ossalati che legano (chelano) sia il ferro che il calcio degli alimenti. Pertanto, è consigliabile attenersi alle porzioni consigliate dalle linee guida o comunque NON abusare eccessivamente di verdure anche in caso di diabete.

I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Diabete: come comportarsi col paziente anziano

MEDICINA ONLINE ANZIANO VECCHIO NONNO NONNI TERZA ETA SOLITUDINE DIABETE PATOLOGIE AIUTO SUPPORTO.jpgIl 65% di chi ha il diabete ha più di 65 anni, una su cinque più di 80, mentre l’età media dei diabetici italiani è 68 anni. Ciò significa che chi cura il diabete ha spesso a che fare con persone nella terza o nella quarta età. E il trattamento del diabete nell’anziano e nel grande vecchio deve seguire delle regole particolari. L’Organizzazione Mondiale della Salute stima che entro il 2040 nel mondo una persona su dieci sarà affetta da diabete, con una maggiore incidenza negli uomini rispetto alle donne. Dopo ipertensione e tabagismo, l’iperglicemia è il terzo fattore di rischio più importante per la mortalità precoce: solo nel 2015 i decessi nel mondo sono stati 5.000.000.

La prevalenza del diabete aumenta con l’aumentare dell’età
Secondo gli ultimi dati ISTAT in Italia nel 2015 i diabetici erano il 5,4% della popolazione, ma tra i 65 e i 74 anni il diabete interessa il 15,2% delle persone e tra gli ultra75enni ne è colpita quasi una persona su cinque. Oltre il 65% dei diabetici si colloca nella fascia di età superiore ai 65 anni, e quasi un paziente su quattro ha un’età pari o superiore agli 80 anni. Ecco tutti i consigli

La valutazione nutrizionale
La valutazione nutrizionale deve avvenire di routine e deve essere fatta con uno strumento di valutazione standardizzato, come il ‘Mini Nutritional Assessment’, un questionario su aspetti fisici e comportamentali riguardanti lo stato nutrizionale dell’anziano. Per la compilazione bastano 10 minuti. L’anziano è più portato a mangiare male, una condizione che si somma ai cambiamenti legati all’età, come la riduzione della massa ossea e muscolare e l’aumento della massa grassa.

Attenzione a dieta e attività fisica
Tutti i pazienti anziani con diabete e i loro caregiver (le persone che se ne occupano, ndr) devono ricevere assistenza qualificata sull’importanza dell’alimentazione e dell’attività fisica. La dieta va personalizzata in base alle preferenze e alle abitudini individuali, lo stato di salute fisica e mentale e la terapia che si sta seguendo. La dieta mediterranea è quella da preferire. L’apporto proteico non deve superare il 10-20% delle calorie totali in presenza di insufficienza renale. Quando la dieta da sola non basta a garantire i fabbisogni nutrizionali, si può ricorrere a integratori proteici, di vitamina B12, di vitamina D e di calcio. Va garantito un adeguato apporto di liquidi – principalmente attraverso acqua, frutta e verdura – per evitare la disidratazione. Gli anziani con diabete in buone condizioni vanno inoltre incoraggiati a fare attività fisica: 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità
suddivisa in tre giorni, associata ad esercizi di resistenza e di stretching. Dopo 90 minuti passati seduti o sdraiati è bene muoversi un po’.

Attenzione alle altre malattie dell’anziano
La persona anziana con diabete di tipo 2 dovrebbe essere sottoposto a una valutazione
multidimensionale geriatrica (misura delle funzioni globale/fisica, cognitiva e affettiva) e delle sindromi geriatriche. Un anziano con limitazioni potrebbe avere infatti difficoltà a gestire la terapia anti-diabete. Per lo stesso motivo bisogna vigilare sulla possibile comparsa del decadimento cognitivo (il diabete si associa ad un aumento del rischio di demenza del 47% e di Alzheimer del 39) o di depressione. Nella somministrazione dei farmaci va sempre tenuto presente il grado di funzionalità dei reni, sul quale va deciso il dosaggio dei farmaci. Lo screening annuale del diabetico anziano deve prevedere la ricerca dei sintomi di incontinenza e soprattutto di episodi di caduta a terra (che potrebbero anche essere dovuto a episodi di ipoglicemia, ma anche alla neuropatia periferica e ai disturbi della vista). Nei pazienti cosiddetti “fragili”, che sono un anziano su quattro, non vanno perseguiti obiettivi glicemici
troppo ambiziosi, per evitare il rischio di incorrere nell’ipoglicemia e nelle gravi
complicanze che può comportare (cadute, fratture, e così via).

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Obiettivi glicemici
Nei diabetici anziani, gli obiettivi glicemici da raggiungere con la terapia vanno modulati sulla base del farmaco utilizzato e il suo rischio di dare ipoglicemia.

  • Per i farmaci a basso rischio di ipoglicemia (metformina, DPP-4 inibitori, pioglitazone, SGLT-2 inibitori, GLP-1 agonisti e acarbosio) l’obiettivo di emoglobina glicata può essere minore del 7 per cento.
  • Nel caso in cui sia necessario somministrare farmaci a rischio di ipoglicemia (sulfoniluree, repaglinide, insulina o suoi analoghi), è bene avere un obiettivo meno restrittivo (emoglobina glicata 7,0/7,5 per cento) o anche più elevato (emoglobina glicata 7,5/8,0 per cento) in presenza di fragilità (complicanze gravi, decadimento cognitivo, demenza, pluripatologie).

Il glucometro
Il glucometro, ovvero l’apparecchio per l’automonitoraggio della glicemia, deve essere facile da usare e da leggere (caratteri di grandi dimensioni). Ne esistono alcuni con risposta vocale per i pazienti con problemi di vista. Va sempre sottolineata l’importanza del monitoraggio della glicemia. L’anziano deve sapere come gestire un’eventuale ipoglicemia e portare sempre con sé delle bustine di zucchero.

La terapia non insulinica
La metformina è il farmaco di prima scelta anche negli anziani, purché non vi sia un’insufficienza renale grave (filtrato glomerulare <30 ml/min), insufficienza cardiaca grave (classe III/IV NYHA), insufficienza respiratoria o epatica.

  • Chi non può assumere metformina, come prima linea di trattamento può ricorrere a un farmaco che non induca ipoglicemia (acarbosio, agonista del recettore GLP-1, inibitore DPP-4, inibitore SGLT-2 e pioglitazone). In caso di mancato controllo si può aggiungere un secondo, un terzo o un quarto farmaco.
  • Gli inibitori della DPP-4 sono da preferire a sulfoniluree e repaglinide nei pazienti anziani per la loro efficacia, l’elevata tollerabilità, la semplicità d’uso, il profilo di sicurezza cardiovascolare.
  • Attenzione invece oltre i 75 anni agli inibitori di SGLT-2 perché possono provocare una deplezione di liquidi.
  • Il pioglitazone va evitato in caso di rischio di fratture o di scompenso cardiaco. Sulfoniluree e repaglinide andrebbero evitate nell’anziano perché possono indurre ipoglicemia.
  • Nelle persone con pregresso evento cardiovascolare, è consigliabile scegliere un farmaco con documentati benefici cardiovascolari quali empagliflozin, liraglutide o pioglitazone.

La terapia insulinica
Quando è necessario passare all’insulina, la prima da prescrivere è un analogo basale (glargine U100 e U300, degludec, detemir). Nei pazienti con iperglicemia dopo i pasti può essere necessario iniziare anche una terapia insulinica ai pasti. Il paziente deve essere accuratamente istruito all’uso delle ‘penne’ o delle siringhe da insulina e alle modalità iniettive. L’automonitoraggio deve farsi più attento e va istruito a come gestire un’eventuale ipoglicemia.

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Farmaco per diabete ritirato dalle farmacie: ecco i lotti interessati

MEDICINA ONLINE FARMACO MEDICINALE PRINCIPIO ATTIVO FARMACIA PILLOLA PASTIGLIA DINITROFENOLO DNP DIMAGRIRE DIETA FARMACI ANORESSIZANTI MORTE EFFETTI COLLATERALI FOGLIO FOGLIETTO ILLUSTRAL’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha disposto il ritiro di alcuni lotti della specialità medicinale METFORMINA MYLAN GENERICS della ditta Mylan Spa nelle seguenti confezioni: METFORMINA MY*30CPR RIV 500MG – AIC 039846023; METFORMINA MY*30CPR RIV 850MG – AIC 039846086; METFORMINA MY*60CPR RIV 1000MG – AIC 039846175.

Il provvedimento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello ‘Sportello dei Diritti’, si è reso necessario a seguito della notifica di allerta rapida e della dichiarazione di non conformità alle norme di ‘Buona Fabbricazione’ del sito di produzione, entrambe emesse dall’agenzia portoghese.

METFORMINA MYLAN GENERICS è utilizzato per il trattamento del diabete mellito di tipo 2, particolarmente nei pazienti in sovrappeso quando il regime alimentare e l’esercizio fisico da soli non danno risultati per un controllo adeguato della glicemia. I lotti in questione non potranno essere utilizzati e la ditta Mylan dovrà assicurarne l’avvenuto ritiro entro 48 ore dalla ricezione del provvedimento.

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Diabete: 5 regole per gestire la glicemia durante le vacanze estive

MEDICINA ONLINE SOLE MARE COPPIA AMORE UOMO DONNA USTIONE SOLARE RADIAZIONE ABBRONZATURA PISCINA ACQUA NUOTO NUOTARE SPIAGGIA NUVOLEIl diabete non va in vacanza. Anzi, in estate, le temperature più elevate, i cambiamenti negli abitudinari stili di vita, la mancata aderenza alla terapia vissuta come un peso da ricordare anche nei luoghi di villeggiatura e la sottovalutazione di alcune possibili condizioni climatiche o ambientali, sono tutti fattori che possono scompensare il diabete, avverte Francesco Giorgino, professore ordinario di endocrinologia e malattie metaboliche all’Università di Bari Aldo Moro, ricordando che “oltrepassare le soglie di guardia significa incorrere in pericoli invece evitabili”.

Il diabete non è una ‘controindicazione’ o un limite per una buona vacanza – spiega l’esperto – Tuttavia è importante mantenere comportamenti corretti anche in estate, senza cioè dimenticare la malattia, che va monitorata e curata con l’adeguata terapia per tutto il periodo della villeggiatura”.

“Un atteggiamento responsabile verso il diabete – prosegue – consente di concedersi un soggiorno senza rischi, beneficiando di tutti i vantaggi che la vacanza apporta all’organismo e anche alla malattia stessa”.

Per l’esperto, “bastano cinque facili regole comportamentali per tenere sotto controllo diabete e glicemia” in vacanza. Eccole:

Disidratazione, un rischio dietro l’angolo. Caldo, aumento della sudorazione e perdita di liquidi ‘prosciugano’ il fisico di chiunque, ma soprattutto di anziani e diabetici. Questi ultimi sono più esposti a tale rischio anche per l’uso di farmaci che possono aumentare la perdita di liquidi: i diuretici, utili a controllare la pressione alta, oppure le gliflozine, terapie di ultima generazione che controllano la glicemia favorendo l’eliminazione di glucosio con le urine. Fondamentale è monitorare con maggiore frequenza la pressione arteriosa, facendo attenzione ai primi campanelli di allarme di una possibile disidratazione: bocca asciutta, pelle secca o prurito, sensazione di mancamento e testa vuota, stanchezza. Il rimedio per prevenire la disidratazione è bere molta acqua, anche oltre due litri al giorno, mentre va limitata l’assunzione di altre bevande che, apparentemente prive di zucchero, possono contenere sostanze zuccherine con impatto negativo sulla glicemia.

Fedeltà alla tavola. Significa attenersi anche in vacanza al proprio stile alimentare, senza trasgredire, soprattutto quando si frequentano alberghi e ristoranti. Alimenti nuovi, esotici o non assunti abitualmente possono dare adito a una ‘reazione’ glicemica imprevista o provocare anche ipoglicemie; dunque se si mangiano cibi insoliti o strani, la raccomandazione è effettuare un autocontrollo più frequente della glicemia. Occorre però anche fare attenzione agli orari dei pasti: variazioni importanti potrebbero avere implicazioni sulla terapia farmacologica. Per esempio, chi assume insulina prandiale, cioè prima dei pasti, deve osservare un corretto intervallo temporale fra la colazione e il pranzo e fra questo e la cena per non incorrere in problemi di sovrapposizione di dosi di insulina.

Sport sì, ma con saggezza. L’estate e l’aria aperta inducono a fare maggiore esercizio fisico. Attenzione, però, a non lasciarsi tentare da sport estremi o da un impegno fisico troppo intenso, che possono favorire l’aumento eccessivo della glicemia. Con il diabete è bene privilegiare attività moderate, di tipo aerobico, che di norma contribuiscono a ridurre la glicemia. E’ consigliato comunque monitorare sempre la glicemia per prevenire picchi o cali glicemici, alimentarsi prima con degli snack e bere più frequentemente (ogni 20-30 minuti), anche durante l’allenamento.

Farmaci e dispositivi da conservare al fresco. Le più alte temperature, tipiche dell’estate, possono alterare le caratteristiche dei farmaci, riducendone l’efficacia: l’insulina, ma anche terapie orali come capsule e compresse o iniettive come gli analoghi del Glp-1, devono essere di norma conservati in frigorifero e non esposti al sole. Stessa raccomandazione vale anche per i device, sia i glucometri ma soprattutto le strisce reattive che contengono l’enzima per determinare il valore della glicemia.

Mai a piedi scalzi. Il diabete, specie in persone che ne sono affette da molti anni, può comportare problemi di neuropatia, con perdita della sensibilità tattile, dolorifica e termica. Camminare a piedi nudi non è una buona pratica perché può esporre il diabetico a traumi, microferite, contusioni, ustioni senza avvertire dolore. Queste lesioni, a lungo andare, possono innescare una serie di complicanze fino al piede diabetico. La raccomandazione è, quindi, di indossare ciabatte o altre calzature comode per proteggere il piede.

“Non basta solo attenersi a queste cinque raccomandazioni – afferma Giorgino – Occorre soprattutto non dimenticarsi delle terapie, la cui aderenza è spesso messa a repentaglio proprio dalla vacanza, ma che vanno seguite con attenzione e regolarità anche in estate”.

“Oggi, per le persone con diabete di tipo 2, sono disponibili farmaci, come alcuni analoghi del GLP-1 – spiega – che possono favorire proprio l’aderenza alla terapia, perché si somministrano soltanto una volta alla settimana e facilmente”, come il dulaglutide. Indipendentemente dalla terapia seguita, la raccomandazione che lo specialista vuole rivolgere a tutte le persone con diabete è “di non lasciare la ‘cura’ in valigia, a garanzia di una vacanza rilassante e in salute”.

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I diabetici possono mangiare le barbabietole rosse?

MEDICINA ONLINE MANGIARE TIPI DI ZUCCHERO BARBABIETOLE ROSSE FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLPAPER.jpgDi nomi ne ha tanti: rapa rossa o barbabietola rossa sono i più comuni, ma c’è anche chi la chiama barba rossa o carota rossa. Praticamente in ogni regione c’è una denominazione preferita, una varietà più coltivata, un modo diverso per utilizzarla in cucina, ma nella sua ecletticità è comunque sempre facilmente riconoscibile: è una grande radice tondeggiante, carnosa, con una piccola radichetta finale, il cui tratto caratteristico, che infatti ricorre in quasi ogni definizione, è il colore. A seconda del tipo, può essere un rosso più delicato o più violento, che tende al violaceo o si alterna al bianco, ma è comunque rosso: questa colorazione particolare è dovuta al pigmento naturale chiamato betanina.

Le barbabietole rosse contengono mediamente 43 calorie per 100 grammi e circa 10 grammi di carboidrati. Le barbabietole sono un alimento che può essere assunto dal paziente diabetico, ovviamente dopo parere positivo del medico.

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Il diabetico può mangiare datteri, canditi, fichi e prugne secche?

MEDICINA ONLINE MANGIARE FICHI PRUGNE SECCHE FRUTTA MAGRA DIABETE CALORIE GLICEMIA GASSATA OLIGOMINARALE RICETTA INGRASSARE DIMAGRIRE INSULINA GLICATA COCA COLA ARANCIATA THE BERE ALCOL DIETA CIBO LONTANO DAI PASTI WALLP.jpgDatteri, canditi, fichi secchi e prugne secche sono alimenti sconsigliati al paziente diabetico, tuttavia possono essere comunque saltuariamente consumati, ovviamente in dosi moderate, lontano dai pasti e dopo parere positivo del medico.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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