Leucemia linfoblastica acuta: sopravvivenza, guarigione, aspettativa di vita

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MLa leucemia linfoblastica acuta (LLA) è un tipo di leucemia di natura maligna con carattere progressivo, relativamente raro (il 9,5% di tutte le leucemie) seppur in aumento negli Continua a leggere

Leucemia acuta e cronica: cause, tipi, sopravvivenza e cura

MEDICINA ONLINE SANGUE EMOPOIESI ERITROPOIESI ERITROPOIETINA LINEA MIELOIDE ERITROIDE CELLULA STAMINALE LEUCOPOIESI TROMBOPOIESI PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI EMOCROMO MIELOBLASTO MONOBLASO ERITROBLASTO LINFOBLASTOIl termine “leucemia” in medicina indica una insieme di malattie tumorali caratterizzate dalla proliferazione neoplastica ed incontrollata di una cellula staminale emopoietica che si traduce in un Continua a leggere

Timo: anatomia, funzioni e patologie della ghiandola

MEDICINA ONLINE LABORATORIO LYMPH NODE SYSTEM HUMAN CORPO UMANO SISTEMA LINFATICO LINFONODO LINFA CIRCOLAZIONE BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI VALORI ERITROCCon “timo” in lingua italiana si fa riferimento sia ad una pianta tipica del Mediterraneo, sia ad un organo del corpo umano ed è di quest’ultimo che oggi parleremo.
Il timo (in inglese “thymus”) è un organo linfoepiteliale situato nella parte anteriore del mediastino e per una piccola parte nel collo. Il mediastino è un compartimento anatomico a forma di Continua a leggere

Cosa sono i linfociti ed a che servono?

MEDICINA ONLINE CELLULA RIPRODUZIONE GAMETI CELL WALLPAPER PICS IMAGE PICTURE PIC HI RESOLITION HI RES TESSUTO LINFOCITI T B MACROFAGI IMMUNITA AUTOIMMUNITARIEI linfociti sono le cellule che costituiscono la porzione effettrice del sistema immunitario acquisito (specifico), in grado di generare anticorpi e mettere in atto una serie di potenti meccanismi a cascata che permettono al nostro organismo di difendersi da virus, batteri ed altri patogeni. I linfociti sono presenti negli organi linfoidi primari, negli organi linfoidi secondari, nel sangue periferico e nella linfa. A seconda del distretto anatomico, sono presenti diverse tipologie di leucociti con cloni in diversi stadi di maturazione e specificità per gli antigeni. Possono essere di due tipi: linfociti T e B. Per capire la differenza tra i due è necessario ricordare che la risposta immunitaria specifica può Continua a leggere

Differenza tra organi linfatici primari e secondari: tessuti e funzioni

MEDICINA ONLINE LABORATORIO LYMPH NODE SYSTEM HUMAN CORPO UMANO SISTEMA LINFATICO LINFONODO LINFA CIRCOLAZIONE BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCROIl sistema linfatico è costituito da organi linfatici, la rete conduzione dei vasi linfatici, e la linfa.

  • organi linfatici primari: timo e midollo osseo;
  • organi linfatici secondari: milza e linfonodi.

Organi linfatici primari

Gli organi linfatici primari o centrali generano linfociti da cellule progenitrici immature. Il timo (in inglese “thymus“) ed il midollo osseo (“bone marrow“) costituiscono i principali organi linfoidi coinvolti nella produzione e l’inizio della selezione clonale di tessuti linfocitiari. Il midollo osseo è responsabile sia della creazione di cellule T che della produzione e la maturazione delle cellule B . Dal midollo osseo, le cellule B raggiungono il sistema circolatorio e viaggiano attraverso gli organi linfoidi secondari alla ricerca di agenti patogeni. Le cellule T, d’altra parte, passano dal midollo osseo al timo, dove si sviluppano ulteriormente, per poi unirsi alle cellule B in cerca di agenti patogeni. Il restante 95% di cellule T inizia un processo di apoptosi, una forma di morte cellulare programmata .

Organi linfatici secondari

Gli organi linfatici secondari o periferici includono i linfonodi e la milza (in inglese “lymph node” e “spleen”), mantengono i linfociti naive maturi e avviano la risposta immunitaria adattativa. Gli organi linfoidi periferici sono i siti dove i linfociti vengono attivati dagli antigeni. L’attivazione porta all’espansione clonale e alla maturazione dei linfociti, che entrano in circolo tra il sangue e gli organi linfoidi periferici fino a che non incontrano il loro antigene specifico. Il tessuto linfoide secondario fornisce l’ambiente adatto per interagire con i linfociti sia alle molecole endogene alterate che a quelle esogene. Si trova nei linfonodi, tonsille, placche di Peyer, milza, adenoidi, pelle, e MALT. Nella parete gastrointestinale l’appendice pur avendo la mucosa simile a quella del colon, presenta una massiccia presenza di linfociti.

Esiste anche il “tessuto linfatico terziario”, che corrisponde al tessuto che si occupa del trasferimento dei linfociti dal sangue alla linfa.

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Funzioni del sistema linfatico

Il sistema linfatico ha molteplici funzioni interdipendenti:

  • rimozione del liquido interstiziale dai tessuti;
  • assorbimento e trasporto degli acidi grassi dal sistema digestivo;
  • trasporto dei globuli bianchi da e verso i linfonodi;
  • trasporto di cellule presentanti l’antigene, come le cellule dendritiche, fino ai linfonodi dove è stimolata la risposta immunitaria.

Timo

Il timo è un organo linfatico primario e il sito di maturazione delle cellule T, i linfociti del sistema immunitario adattativo. Il timo aumenta di dimensioni, dalla nascita in risposta alla stimolazione antigenica postnatale, per poi regredire dopo la pubertà, quando viene in gran parte sostituito da tessuto adiposo. Tuttavia, residuo linfopoiesi T continua per tutta la vita adulta. La perdita o la mancanza di timo provoca una grave immunodeficienza con conseguente aumento della suscettibilità alle infezioni. Nella maggior parte delle specie, il timo è costituito da lobuli divisi da setti di epitelio ed è pertanto un organo epiteliale. Cellule T mature, proliferano e subiscono un processo di selezione nella corteccia timica prima di entrare nel midollo per interagire con le cellule epiteliali. Il timo fornisce un ambiente ideale per lo sviluppo di cellule T da cellule progenitrici ematopoietiche. Inoltre, le cellule stromali del timo permettono la selezione di un repertorio di cellule T auto-funzionale e tollerante, grazie a questi processi l’organo è in grado di garantire la tolleranza centrale.

Milza

La milza ha la funzione di produrre cellule del sistema immunitario al fine di eliminare gli antigeni; rimuovere le particelle e le cellule del sangue vecchie, soprattutto eritrociti; produrre globuli bianchi durante la vita fetale. La milza sintetizza anticorpi nella polpa bianca e rimuove batteri e cellule del sangue che arrivano da linfonodi e circolazione linfatica. Uno studio pubblicato nel 2009, effettuato con l’ausilio di topi, ha rilevato che la milza contiene la metà dei monociti del corpo all’interno della polpa rossa. Questi monociti, passano nei tessuti danneggiati (come il cuore), si trasformano in cellule dendritiche e macrofagi, e promuovono la guarigione del tessuto. La milza è il centro delle attività dei fagociti mononucleati e può essere considerata analoga ad un grande linfonodo, visto che la sua assenza provoca una predisposizione a certe infezioni. Come il timo, la milza ha solo vasi linfatici efferenti: le arterie gastriche brevi e l’arteria splenica forniscono con il sangue all’organo. I centri germinali sono irrorati da arteriole chiamate radichette. Fino al quinto mese di sviluppo prenatale, la milza produce globuli rossi, mentre dopo la nascita il midollo osseo diviene l’unico responsabile dell’emopoiesi, mentre la milza mantiene la capacità di produrre linfociti. La milza può immagazzinare fino al 25% di globuli rossi e linfociti, per renderli disponibili in caso di emergenza.

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I linfonodi

Un linfonodo è una raccolta organizzata di tessuto linfoide, attraverso cui passa la linfa nel suo cammino verso il sangue. I linfonodi sono situati ad intervalli lungo il sistema linfatico. Diversi vasi linfatici afferenti trasportano la linfa al linfonodo che la filtra e la rilascia in un vaso efferente. Ci sono tra i cinque e i seicento linfonodi nel corpo umano, molti dei quali sono raggruppati in diverse regioni, come nelle ascelle e nelle zone addominali. Gruppi linfonodali si trovano comunemente alla base degli arti (inguine, ascelle) e nel collo, perché la linfa viene raccolta dalle regioni del corpo propense alla contaminazione da agenti patogeni. Il linfonodo è costituito da follicoli, che si trovano in una porzione esterna chiamata corteccia. La porzione interna è chiamata midollo e circonda la corteccia su tutti i lati tranne che in una porzione nota come ilo. L’ilo forma una depressione sulla superficie del linfonodo, che gli conferisce la caratteristica forma di fagiolo o ovoidale. Il vaso linfatico efferente emerge direttamente dall’ilo, e anche le arterie e le vene che alimentano il linfonodo entrano ed escono attraverso di esso. La paracorteccia circonda il midollo, ed è provvista di cellule T immature e mature, diversamente dalla corteccia, che possiede cellule T immature o timociti. I linfociti entrano nei linfonodi attraverso venule endoteliali specializzate situate nella paracorteccia. Un follicolo linfatico è un denso insieme di linfociti, il cui numero, dimensione e configurazione cambiano a seconda dello stato funzionale del linfonodo. Ad esempio, i follicoli si espandono in modo significativo quando incontrano un antigene esogeno. La selezione di cellule B o linfociti B, si verifica nel centro germinale dei linfonodi.

Altro tessuto linfoide

Il tessuto linfoide associato al sistema linfatico svolge funzioni immunitarie per la difesa dell’organismo contro le infezioni e la diffusione dei tumori. È costituito da tessuto connettivo attraverso cui passa la linfa, formato da fibre reticolari, contenente vari tipi di leucociti, soprattutto linfociti. Regioni del tessuto linfoide densamente occupate da linfociti sono conosciute come follicoli linfoidi. Il tessuto linfoide può essere sia strutturalmente ben organizzato come nel caso dei linfonodi o può essere costituito da follicoli linfoidi poco organizzati come nel MALT. Anche il sistema nervoso centrale ha vasi linfatici, come scoperto dai ricercatori dell’Università della Virginia. La ricerca di cellule T dentro e fuori delle meningi ha portato alla scoperta di vasi linfatici funzionali lungo i seni durali, anatomicamente integrati nella membrana che circonda il cervello.

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Vasi linfatici

I vasi linfatici conducono la linfa nelle diverse parti del corpo. Comprendono i vasi tubolari dei capillari linfatici, il dotto linfatico destro e il dotto toracico (il dotto linfatico sinistro). I capillari linfatici sono responsabili dell’assorbimento del liquido interstiziale dai tessuti, mentre i vasi linfatici spingono il fluido assorbito nei collettori più grandi, dove infine ritorna al flusso sanguigno attraverso la vena succlavia. Questi vasi sono chiamati anche i canali linfatici. I vasi linfatici sono responsabili del mantenimento dell’equilibrio dei fluidi corporei. La rete di capillari e vasi linfatici lavora per drenare e trasportare in modo efficiente il fluido, insieme a proteine e antigeni, fino al sistema circolatorio. Le valvole intraluminali assicurano un flusso unidirezionale di linfa senza riflusso. Il flusso unidirezionale è ottenuto tramite due sistemi di valvole, primario e secondario. I capillari sono a fondo cieco, e le valvole alle estremità dei capillari utilizzano giunzioni specializzate per l’ancoraggio dei filamenti al fine di consentire un flusso unidirezionale ai vasi primari. I vasi linfatici di raccolta, invece, spingono la linfa grazie all’azione combinata delle valvole intraluminali e cellule muscolari linfatiche.

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Linfoma: cos’è, sintomi, sopravvivenza, Hodgkin e non Hodgkin

MEDICINA ONLINE CELL CELLULA LABORATORIO MEMBRANA ORGANULI MORTE APOPTOSI BLOOD TEST INFIAMMAZIONE GRANULOMA SANGUE ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMOREPer linfoma si intende un gruppo di tumori sia benigni che maligni del tessuto linfoide (tessuto connettivo di timo, milza e linfonodi, caratterizzato dall’essere composto in gran parte da varie cellule sostenute da una fitta rete connettivale, cioè linfociti T e B, NK e loro precursori). Vi sono dozzine di sottotipi di linfoma, tra cui i più diffusi sono il linfoma di Hodgkin, il linfoma non-Hodgkin, il mieloma multiplo ed i disordini immunoproliferativi. Quindi linfoma indica un tumore che interessa sistema linfatico e, più precisamente, i linfociti, le cellule preposte alle difese nei confronti delle infezioni.

Tipi di linfoma

I linfomi sono principalmente classificati in due grosse categorie, i linfomi di Hodgkin e i linfomi non Hodgkin. I linfomi non Hodgkin hanno un’incidenza di 5 volte superiore rispetto al linfoma di Hodgkin, e il 95% dei pazienti colpiti da questa malattia sono adulti. Sono stati identificati numerosi sottotipi di linfoma non Hodgkin, ma il più comune è il linfoma diffuso a grandi cellule B. I linfomi possono nascere da tutti i tipi di linfociti (BT e NK); i più comuni nel nostro Paese sono i linfomi di derivazione dai linfociti B. Per approfondire leggi: Differenze tra linfoma di Hodgkin e non Hodgkin: qual è il più grave?

Prognosi e sopravvivenza

La prognosi è diversa, migliore per i linfomi di Hodgkin. Il tasso di sopravvivenza complessivo a cinque anni, negli Stati Uniti, per gli Hodgkin è dell’85% mentre per i non Hodgkin è del 69%. Ha comunque poco senso parlare di gravità maggiore nell’uno o nell’altro tipo, dal momento che essa è estremamente soggettiva, dipendendo dallo stadio del linfoma, dall’età del paziente e dal suo stato di salute generale.

Cause di linfoma

Le cause di questo tipo di tumore non sono ancora del tutto chiare. Il linfoma non Hodgkin si sviluppa quando l’organismo produce un eccesso di linfociti anomali, per una serie di mutazioni genetiche acquisite. Normalmente, infatti, i linfociti hanno un ciclo vitale tale per cui le cellule più vecchie muoiono e vengono rimpiazzate da cellule più giovani. I linfociti malati, al contrario, non muoiono e continuano a crescere e a replicarsi, accumulandosi negli organi del sistema linfatico.

Quali sono i sintomi che caratterizzano i linfomi?

Sebbene i linfomi, specie nelle loro fasi iniziali, possano spesso essere asintomatici (cioè non dare alcun sintomo della loro presenza), i segni ed i sintomi tipici sono:

  • ingrossamento non dolente dei linfonodi di collo, ascelle o inguine;
  • febbre e sudorazione notturna;
  • malessere generale;
  • astenia (stanchezza);
  • perdita inspiegabile di peso;
  • tosse persistente;
  • difficoltà respiratorie.

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Diagnosi di linfoma

Esame obiettivo: tramite la visita medica si valuterà la dimensione dei linfonodi, la loro localizzazione, la presenza o meno di ingrandimento di fegato e milza.

Esami del sangue e delle urine: Il rigonfiamento dei linfonodi è comune e molto spesso è un segno che l’organismo sta reagendo ad un’infezione, per cui esami del sangue e delle urine sono utili per escludere un processo infettivo in atto.

Biopsia linfonodale: Per poter diagnosticare correttamente un linfoma è necessario ottenere un campione del linfonodo patologico per l’analisi istologica. La procedura consiste, laddove possibile, nell’asportazione chirurgica dell’intero linfonodo; in alternativa, si può procedere con una biopsia con ago sottile per ottenere un campione di tessuto. L’esame istologico consente di definire la tipologia di linfoma e, in caso di linfoma non- Hodgkin, il sottotipo.

Indagini radiologiche: La Tomografia Computerizzata del collo, del torace e dell’addome è utile per ricercare altre sedi linfonodali coinvolte, in modo da stadiare la malattia. La risonanza magnetica viene eseguita in alcuni casi per escludere
un coinvolgimento del sistema nervoso centrale. Infine, la tomografia ad emissione di positroni (PET) viene eseguita a completamento per identificare tutte le localizzazioni di malattia.

Biopsia osteomidollare: si tratta del prelievo di un piccolo frammento di osso dal bacino, in anestesia locale, per ricercare la presenza di cellule patologiche, in modo da completare la stadiazione. Gli stadi di malattia sono da I a IV in base al numero di sedi linfonodali ed extranodali coinvolte; si aggiunge la dicitura A o B in assenza o in presenza, rispettivamente, di sintomi quali febbre serotina, perdita di peso e sudorazioni notturne.

Trattamenti di linfoma

Lo specialista stabilisce il trattamento più appropriato in base al tipo di linfoma, all’età del paziente, alle condizioni di salute generali ed all’eventuale presenza di altre patologie concomitanti (comorbidità). Talvolta, per i linfomi non-Hodgkin a progressione molto lenta, la migliore strategia è un costante monitoraggio, dato che la patologia può restare asintomatica per molti anni e non comportare alcun problema per chi ne è affetto. Il trattamento dei linfomi è basato sulla combinazione tra diversi chemioterapici, la radioterapia, l’immunoterapia e, dove necessario, il trapianto di cellule staminali.

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Differenza tra globuli rossi, bianchi e piastrine

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUOREglobuli rossi (anche chiamati eritrociti) sono la popolazione di cellule costituenti il sangue più numerosa. Hanno una forma biconcava, colore rosso e nei mammiferi non presentano il nucleo.
I globuli rossi vengono prodotti dal midollo osseo sotto stimolo dell’eritropoietina (EPO, anche conosciuta come agente dopante nello sport) e distrutti dalla milza dopo un ciclo di vita di circa 120 giorni.
I globuli rossi al loro interno contengono l’emoglobina che permette loro di svolgere un’importante funzione: portare l’ossigeno a tutti i tessuti e l’anidride carbonica ai polmoni, che provvederanno in seguito ad eliminarla.
L’anemia, una condizione in cui si ha una riduzione del numero di globuli rossi nel sangue (o di alcuni loro componenti), ha infatti come diretta conseguenza una riduzione dell’apporto di ossigeno agli organi.
A seconda di alcuni elementi specifici presenti sulla loro superficie, i globuli rossi sono raggruppati in gruppi sanguigni. Ogni persona è caratterizzata da uno specifico gruppo sanguigno ed è molto importante conoscerne la natura in caso di trasfusioni.

globuli bianchi (anche chiamati leucociti) sono un’altra popolazione cellulare della porzione cellulare sangue. Sono cellule più grandi rispetto ai globuli rossi, hanno un nucleo ed in generale svolgono una serie di funzioni specifiche correlate alla difesa dell’organismo.
I globuli bianchi sono prodotti nel midollo osseo e nel timo e a seconda della presenza o meno di granuli nel citoplasma, sono divisi in due grosse sottopopolazioni: granulociti (globuli bianchi che presentano granuli nel citoplasma) e agranulociti (globuli bianchi che non presentano granuli nel citoplasma).
Della popolazione dei granulociti fanno parte i neutrofili, eosinofili e basofili. Gli agranulociti sono invece costituiti dai monociti e dai linfociti.
A seconda degli agenti che attaccano il nostro organismo (batteri, virus, parassiti, etc..) interverranno globuli bianchi facenti parte di una delle due sottopopolazioni che contrasteranno la minaccia. Le analisi del sangue permettono di capire quale popolazione di globuli bianchi sta intervenendo: questo permette al medico di capire se si tratta di infezione batterica, virale o infestazione parassitaria.

Le piastrine sono cellule del sangue, senza nucleo che vengono prodotte dal midollo osseo. La principale funzione delle piastrine, o trombociti, è di fermare la perdita di sangue nelle ferite (emostasi). A tale scopo, esse si aggregano tra loro promuovendo la coagulazione del sangue.

Per conoscere i valori ematici normali di globuli rossi, bianchi e piastrine, leggi questo articolo: Emocromo completo con formula leucocitaria: valori, interpretazione e significato

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Differenza tra linfociti B e T

MEDICINA ONLINE CELLULA RIPRODUZIONE GAMETI CELL WALLPAPER PICS IMAGE PICTURE PIC HI RESOLITION HI RES TESSUTO LINFOCITI T B MACROFAGI IMMUNITA AUTOIMMUNITARIE.jpgI linfociti T e i linfociti B sono cellule responsabili dell’immunità specifica (acquisita) ed agiscono esclusivamente contro l’antigene con cui sono entrati in contatto.

La risposta immunitaria può essere di due tipi: umorale o cellulo-mediata. Le risposte umorali avvengono mediante la produzione d’immunoglobuline, chiamate anche anticorpi, prodotte dai linfociti B in risposta alla penetrazione di un antigene nell’organismo.

La reazione cellulo-mediata avviene mediante il contatto diretto dei linfociti T con l’antigene estraneo, anche senza la produzione d’anticorpi da parte dei linfociti B. Prevede l’attivazione dei macrofagi, delle cellule natural killer, dei linfociti T e la produzione di antigeni specifici a qualcosa di tossico per le cellule (citotossicità), nonché il rilascio di varie citochine in risposta ad un antigene.

La risposta immunitaria umorale è importante soprattutto nella difesa contro le infezioni batteriche; invece quella cellulo-mediata è efficace specie contro parassiti, virus, funghi, tumori e cellule trapiantate non self (non compatibili). Tuttavia, non esiste una separazione così netta, in quanto in genere si ha la cooperazione di entrambi i tipi di linfociti.
L’esistenza di due principali popolazioni di linfociti è confermata da anche numerose malattie, congenite o acquisite, in cui si ha un deficit selettivo di una delle due popolazioni.

I linfociti T, anche detti più semplicemente cellule T, vengono prodotti nel midollo osseo così come i linfociti B, ma a differenza di quelli B migrano nel Timo laddove maturano (linfociti T, T deriva da Timo). Nel timo avviene la selezione dei linfociti T, per cui escono dal timo ed entrano nel circolo sanguigno solo due classi di linfociti T in grado di riconoscere antigeni non self (i.e. estranei all’organismo). Sono denominati anche CD4 o CD8, per lo specifico marcatore di membrana che li caratterizza.
Le due classi di linfociti T sono:
1) T helper (o CD4) hanno la funzione di aiutare le altre cellule del sistema immunitario come i linfociti B mediante la produzione di molecole segnale in grado di stimolarle, come le citochine.
2) T citotossici (o killer, o CD8) sono capaci di uccidere, in determinate condizioni, le cellule da eliminare.
I linfociti T sono responsabili della immunità cellulo-mediata. Quando vi è un’infezione virale, antigeni estranei si presentano sulla superficie cellulare dei linfociti T, a questo punto avviene il riconoscimento dell’antigene estraneo da parte dei recettori dei linfociti T, che possono o produrre citochine (linfociti T helper) o uccidere la cellula infetta (linfociti T citotossici).

I linfociti B dopo essersi legati con l’antigene, si trasformano in plasmacellule che producono anticorpi diretti contro l’antigene o gli antigeni che hanno innescato la risposta stessa (immunità umorale). Esistono nel sangue cinque tipi d’anticorpi o immunoglobuline:

  • IgA,
  • IgG,
  • IgM,
  • IgE,
  • IgD,

differenti fra di loro per struttura e composizione chimica. Le IgM e le IgD sono presenti anche sulla membrana dei linfociti B, dove essi svolgono la funzione di recettore per l’antigene, in altre parole è proprio mediante queste Ig di membrana che avviene il contatto con l’antigene ed il suo riconoscimento.
In un soggetto immune, che ha già avuto il contatto con quell’antigene, intervengono solo e soltanto i linfociti B che durante la precedente risposta immunitaria erano rimasti nell’organismo (i cosiddetti linfociti B memoria). Essi proliferano velocemente, si trasformano in plasmacellule in poco tempo e producono grandi quantità d’anticorpi specifici contro l’antigene che portano alla sua rapida eliminazione.
Questo spiega perché, normalmente, non si contraggono più di una volta certe malattie infettive, tipo il morbillo o la parotite. Gli anticorpi e i linfociti B sono in grado di impedire la replicazione del virus ogni volta che esso entra nel corpo.
In un soggetto non immune, invece occorre all’incirca una settimana prima che il sistema immunitario riesca ad organizzare un’efficiente risposta primaria. Non vi siete mai chiesti perché quasi tutte le malattie infettive dei bambini durano circa sette-dieci giorni? Appunto perché questo è il tempo medio richiesto ad un soggetto non immunizzato per montare un’adeguata risposta immunitaria.

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