Cosa si prova a morire annegati, dissanguati, decapitati… seconda parte

MEDICINA ONLINE MORTE COSA SI PROVA A MORIRE TERMINALE DEAD DEATH CURE PALLIATIVE TERAPIA DEL DOLORE AEROPLANE TURBINE CHOCOLATE AIR BREATH ANNEGATO TURBINA AEREO PRECIPITA GRATTACIELO GQuesta è la seconda parte dell’articolo: Cosa si prova a morire annegati, dissanguati, decapitati… Morti diverse, sensazioni diverse

Cosa si prova a morire di fame?

Il nostro corpo può sorprendentemente resistere un tempo anche molto lungo senza assumere cibo – perfino per ben 60 giorni – ammettendo almeno di avere aria ed acqua a disposizione e limitando al massimo il dispendio calorico giornaliero, che deve ridursi praticamente al solo metabolismo basale con attività fisica nulla. Dopo una sola settimana, il nostro fegato inizierà a produrre delle tossine che, in grandi quantità, sono assolutamente dannose. Dopo un mese, avremo perso oltre il 20% del nostro peso iniziale. Il nostro corpo inizialmente brucerà carboidrati e grassi disponibili, preservando le proteine, dopodiché consumerà i nostri muscoli e gli organi nel tentativo disperato di recuperare energia per la sopravvivenza. Il periodo necessario per morire di fame è strettamente legato a molti fattori, tra cui lo stato di salute generale e l’età, individui anziani, bambini e malati, sopravvivono meno a lungo di un adulto sano. La sopravvivenza senza cibo è strettamente correlata alle riserve di grasso del soggetto: un individuo in sovrappeso ha più chance di sopravvivenza rispetto ad un individuo sottopeso. Una persona con obesità di terzo grado, tende a sopravvivere di più rispetto ad una persona in sovrappeso. La morte avverrà probabilmente per insufficienza cardiaca dal momento che perfino il tessuto cardiaco verrà “digerito” dal corpo nell’estremo tentativo di disporre delle calorie necessarie per sopravvivere.

Leggi anche: Vuoi conoscere la data della tua morte?

Cosa si prova a morire decapitati?

In uno studio pubblicato nel gennaio 2011, i ricercatori della Radboud University Nijmegen, guidati da Anton Coenen, hanno rilevato segnali elettrici che si verificano circa un minuto dopo la decapitazione di topi da laboratorio. Per il team questo segnale elettrico rappresenterebbe il “gemito finale” del cervello. Ma la domanda che tutti si sono posti era: in quel minuto, i poveri ratti, erano coscienti di quanto stesse succedendo loro?
Il prototipo della decapitazione è ovviamente la ghigliottina, uno strumento che – grazie ad una possente lama fatta verticalmente cadere all’altezza del collo del condannava, gli tagliava la testa di netto. Adottata ufficialmente dal governo francese nel 1792, è stata vista come una tecnica di esecuzione più umana rispetto alle altre (impiccagione o decapitazione con spada a due mani da esecuzione diffusa durante il Rinascimento). La morte per decapitazione è in effetti tra le morti scientificamente considerate meno dolorose e più rapide, sempre se il boia sia abile e sappia fare bene il suo lavoro. Se il taglio è completo e rapido (come avviene con una ghigliottina o con un colpo di scure ben affilata) il dolore dovrebbe essere minimo: i nervi che si trovano accanto alle vertebre vengono recisi impedendo che il segnale del dolore arrivi al cervello. Se il taglio avviene nello stile di un boia jihadista, con un coltello, la decapitazione avviene in modo più lento e molto più doloroso, stessa cosa avviene anche quando viene usata una scure poco affilata oppure se il boia non la sa ben maneggiare: sono quindi necessari più colpi per completare la decapitazione e – tra un colpo e l’altro – il malcapitato soffre molto.
In ogni caso, anche dopo che il midollo spinale è stato reciso, la persona non perde coscienza istantaneamente: è stato calcolato che ci vogliono alcuni secondi al cervello ed ai tessuti presenti nel capo prima di consumare l’ossigeno del sangue presente nella testa al momento del taglio. In pratica la persona continua a vedere, sentire ed a poter fare alcuni movimenti ed espressioni del capo per alcuni secondi dopo che la sua testa è rotolata nel cesto. Alcuni rapporti storici macabri relativi alla Rivoluzione Francese, hanno citato movimenti degli occhi e della bocca fino a 30 secondi dopo che la lama ha colpito, anche se questi possono essere spiegati come contrazioni e riflessi post-mortem. Purtroppo, nessun decapitato è stato mai riportato in vita per poterci raccontare con esattezza cosa ha avvertito nel momento dell’esecuzione, anche se sono in corso vari esperimenti a riguardo. Giambattista Bugatti, detto Mastro Titta, è il boia più famoso della storia. Eseguì 516 condanne nella prima metà dell’800, tutte poi descritte nelle sue “Annotazioni”. Nel 1864, a 85 anni, fu messo a riposo da Pio IX con una pensione di 30 scudi. Prima di ogni esecuzione si confessava e faceva la comunione. Nessuno sapeva che lui era un boia: aveva un mestiere di copertura come verniciatore di ombrelli in vicolo del Campanile 4, una traversa di via della Conciliazione a Roma (la famosa strada che dal Lungotevere porta a piazza San Pietro).

Leggi anche: Intossicazione da monossido di carbonio: sintomi, danni permanenti, morte

Cosa si prova a morire colpiti da un fulmine o da scarica elettrica?

Gli uomini sono colpiti dai fulmini quattro volte più che le donne (80% contro il 20%), sembra che ciò sia dovuto sia alle proprietà elettriche del testosterone (ormone maschile), sia al fatto che gli uomini svolgono maggiori attività all’aperto, spesso maneggiando oggetti metallici. La maggior parte delle volte la corrente del fulmine non passa attraverso il corpo, ma sulla sua superficie, causando un dolore acutissimo, lasciando spesso bruciature sulla pelle e strappando i vestiti. È per questo che spesso gli esseri umani sopravvivono alla fulminazione (solo circa il 25% delle persone colpite da un fulmine muore). Il pericolo mortale si ha quando l’elettricità scorre all’interno del corpo. In questo caso è importante il punto in cui la persona viene colpita (testa, braccio, gamba) e la modalità (direttamente o indirettamente). Quando il corpo è colpito da fulmine o forte scarica elettrica si verifica perdita di coscienza e la morte avviene generalmente per arresto cardiaco o per paralisi respiratoria, in tempi rapidi. Il soggetto prova un dolore acuto ma molto rapido.
Se la persona sopravvive, con molte probabilità soffrirà di vari problemi temporanei e permanenti. Difficoltà nel movimento degli arti (generalmente temporanee), danni al cervello ed al sistema nervoso centrale, disturbi della vista e dell’udito, ustioni dal primo al terzo grado (soprattutto sul punto di entrata e di uscita del fulmine, tipicamente nella testa, nel collo e nelle spalle). La pressione arteriosa potrebbe essere aumentata e potrebbero verificarsi delle alterazioni all’elettrocardiogramma. Dopo essere colpiti da fulmine o forte scosse, si possono verificare cadute e quindi fratture in particolare craniche, della colonna vertebrale (con rischio di paraplegia o quadriplegia) e degli arti (con rischio di emorragie mortali in caso di frattura scomporta che lede un grosso vaso, come l’arteria femorale). Dopo essere sopravvissuti ad un fulmine, o ad un altro tipo di trauma elencato in questo articolo, con molta probabilità si verifica il disturbo post traumatico da stress.

Leggi anche: Muore sul treno: anziché chiamare aiuto ha cercato su Google i sintomi dell’attacco cardiaco

Cosa si prova a morire bruciati vivi?

Se morire annegati è considerata una morte dolorosa, probabilmente morire avvolti dalle fiamme lo è anche più: la morte bruciati vivi è da molti valutata come la morte più dolorosa in assoluto. Le ustioni, localizzate in una parte del corpo o estese a tutto il corpo, provocano un dolore terribile, lancinante. La persona inizialmente tende a dimenarsi, nell’infruttuoso tentativo di liberarsi dalle fiamme; “fortunatamente” lo shock tende a far perdere coscienza abbastanza presto allo sfortunato. Successivamente a fermare il cuore nella maggior parte dei casi, non è il fuoco in sé, sono invece i gas tossici liberati dalle fiamme, come l’ossido di carbonio. Chi sopravvive ad un incendio ed ha una alta percentuale del proprio corpo con ustioni di secondo e terzo grado, ha davanti a se un lungo periodo di riabilitazione purtroppo molto dolorosa.

Leggi anche: Calcolare la superficie di una ustione: la regola del 9 in neonati, bambini ed adulti

Cosa si prova a buttarsi nel vuoto?

E’ interessante notare come tutti gli studi in merito dimostrino che – malgrado migliaia di anni di sforzi da parte dei boia e degli scienziati di tutto il mondo – sia quasi impossibile ottenere una morte istantanea e indolore e con una percentuale di successo del 100%: né la vecchia corda, né le più moderne sedie elettriche o iniezioni letali sembrano poter garantire questo risultato, perché sono comunque dolorose e non sempre portano a termine il proprio compito al primo colpo. Uno dei modi più “sicuri” in questo senso, è gettarsi nel vuoto: la morte da caduta da grandi altezze ha – purtroppo, visto che spesso è auspicata dai suicidi – un’alta percentuale di riuscita e, secondo alcuni, sarebbe non così dolorosa, dal momento che – quando il corpo è in caduta e la morte appare imminente, lo shock interviente in pochissimi istanti e si perde coscienza, arrivando ad impattare a terra privi di essa. L’accelerazione gravitazionale è di circa 9,8 metri al secondo, quindi, quando un corpo cade nel vuoto, percorre circa una decina di metri ogni secondo di caduta. Ad esempio, se ci si lancia di una altezza di 60 metri, si arriva a terra poco più di 6 secondi dopo il lancio. Per determinare la morte da caduta nel 100% dei casi, secondo alcuni macabri calcoli, bisognerebbe accertarsi di buttarsi da un’altezza di almeno 100 metri e cadere in un punto del suolo compatto e con la testa in avanti, contrariamente all’istinto che cerca di farci atterrare di piedi, cosa che – anziché ucciderci rapidamente – ci lascerebbe forse vivi e con dolorosi traumi multipli.

Importante precisazione che sembrerebbe banale ma non è così scontata in questo pazzo mondo: questo articolo NON VUOLE ovviamente istigare in nessun modo i lettori al suicidio o all’omicidio, ma solo indagare quello che avviene nel corpo in un momento così particolare della nostra esistenza. A tal proposito, leggi: Voglio morire: ecco i consigli per convincerti a non suicidarti

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Il Real Madrid oltre la morte: la bara a forma di Santiago Bernabeu

MEDICINA ONLINE MORTE COSA SI PROVA A MORIRE TERMINALE DEAD DEATH CURE PALLIATIVE TERAPIA DEL DOLORE AEROPLANE TURBINE CHOCOLATE AIR BREATH ANNEGATO TURBINA AEREO PRECIPITA GRATTACIELO GLASS WALLPAPER PIC HI RES STRAGE PHOT.jpgRecentemente alla Funermostra di Valencia (la più importante fiera funeraria in Spagna, che si svolge nel mese di maggio, con cadenza biennale) tra le tante novità è stata presentata una bara davvero particolare: un cofano funebre a forma di Santiago Bernabeu, lo stadio del Real Madrid. Ebbene sì, una bara, con tanto di stemma del club inciso, a forma di uno degli stadi calcistici più prestigiosi di tutta Europa. Un’idea sicuramente originale e che ha strappato più di un sorriso a chi l’ha osservata durante l’evento.

Il Real Madrid è una delle società di calcio più note a livello mondiale, con un enorme numero di tifosi a suo seguito. L’idea è stata pensata proprio per quest’ultimi, per i più fedeli, che hanno vissuto ogni partita con grande emozione e pathos. In questo modo qualunque tifoso madrilista potrà affrontare il viaggio verso l’aldilà sentendosi protetto da quello che ogni domenica si trasforma nella sua casa: il Santiago Bernabeu.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Annegato nel cioccolato, risucchiato fuori da un aereo, soffocato da un seno siliconato… Le morti più incredibili della storia

MEDICINA ONLINE MORTE DEAD DEATH AERO AEROPLANE TURBINE CHOCOLATE AIR BREATH MORIRE SENO SILICONATO ANNEGATO TURBINA AEREO ATTERRAGGIO PRECIPITA GRATTACIELO GLASS WALLPAPER PIC HI RES STRAGE PHOTO SEA BEACH.jpgOggi vi elenchiamo una raccolta di episodi funesti della serie strano ma vero: episodi realmente accaduti, in alcuni casi totalmente fortuiti e non voluti, in altri casi la stupidità umana ha giocato un ruolo fondamentale

Intera squadra di calcio muore causa fulmini in campo

Il calcio è uno sport pericoloso per quanto riguarda gli infortuni, e in alcuni casi si rischia la vita sia direttamente (per attacchi di cuore e malori in campo), sia indirettamente (alcuni calciatori pagano a fine carriera le conseguenze di medicinali e doping assunti durante gli anni dell’attività agonostica). Ma quanto accaduto in Congo va ben oltre la normale prevenzione dell’atleta. Durante una partita tra il Bena Tshadi a il Basanga, nella provincia del Kasai, tutti gli 11 calciatori della squadra ospite sono rimasti vittime di fulmini per un improvviso temporale, come riportato dalla BBC. Sebbene la morte per fulmine non avvenga con probabilità così remota come si crede (è più probabile morire colpiti da un fulmine piuttosto che in un incidente aereo..), la cosa incredibile di questa notizie è che siano morti tutti i calciatori ospiti, lasciando praticamente indenni quelli della squadra locale. Una delle possibili ipotesi ritengo possa riguardare il l’attrezzatura sportiva indossata dai calciatori colpiti:tessuto particolare? parastinchi con stecche in ferro o altro materiale conduttore?

Per dimostrare la sicurezza delle finestre, uomo sfonda vetrata e vola giù da grattacielo

La surreale scena è avvenuta al Day Wilson Law firm di Toronto, in Canada. Immaginate un avvocato, sicuro di sé, che durante una visita di studenti in leggi mostra orgoglioso il suo ufficio, con grandi finestre che si affacciano sulla città. L’uomo, 38 anni, per dimostrare che i vetri fossero antisfondamento ha volutamente dato una spallata alla parete trasparente, che non si è rotta al primo tentativo. Visto ragazzi? Ma la spavalderia lo ha portato a fare un secondo tentativo: il vetro non si è rotto, ma si è letteralmente staccato verso l’esterno, facendolo volare di sotto, dal 24° piano (oltre 70 metri). Il vetro era sì antisfondamento, ma forse solo dall’esterno verso l’interno. Questo episodio, incredibile ma vero, è stato anche “premiato” dai Darwin Awards, la classifica delle morti più stupide.

Leggi anche:

Hostess risucchiata fuori dall’aereo durante il volo

Sebbene come detto sopra la morte per incidente aereo sia relativamente molto bassa (nel mondo ogni anno muoiono oltre 1 milione e 300 mila persone per incidenti di auto contro le poche migliaia in aereo), questa evenienza nel nostro immaginario è assai più sentita e spaventosa. Quanto accaduto nel 1988, durante il volo Aloha Airlines 243, rappresenta il peggio che possa immaginare per quanto riguarda la paura di volare. Il Boeing 737 subì un forte danno da decompressione, come si può vedere dalla foto, ma i piloti riuscirono comunque ad atterrare portando in salvo i passeggeri (65 feriti). L’unico decesso riguardò la hostess C.B. Lansing: durante l’esplosione da decompressione stava preparando i drinks per i passeggeri, e fu letteralmente risucchiata fuori dall’aereo.

Si uccide controllando la pistola con l’accendino

Il protagonista – in negativo – era un ragazzo di 19 anni di Dunkirk, Jay. Come riportato dall’Indianapolis Star, il giovane stava pulendo un fucile quando si accorse che non funzionava a dovere: non riuscendo a capire dove l’arma fosse ostruita ebbe l’infelice idea di guardarci dentro.. facendosi luce con l’accendino. L’arma tornò a funzionare..

L’ambulanza perde la barella con il malato

Sembra una scena di un film comico, eppure non è un evento così raro. Nel caso in questione però il paziente non è sopravvissuto. E’ accaduto nel 1991 a a Edward Juchniewicz, 76 anni, come riportato dal NYT. Il personale paramedico, mentre parlava al telefono con lo staff medico, non aveva fissato bene la barella, che si è letteralmente persa per strada. L’uomo ha riportato ferite alla testa che l’hanno fatto spirare poche ore dopo. La beffa è che non si trattava di un ricovero di emergenza: la vittima veniva trasportata da una casa di cura ad uno studio medico privato per una semplicevisita.

Morti strane: si suicida, e accidentalmente uccide passante

Non sono rari i casi di omicidio-suicidio, ma qui la dinamica è inversa: chi sceglie di suicidarsi provoca conseguenze a terzi, senza volerlo come in questo caso, dove una donna è saltata dall’ottavo piano di un palazzo vicino a Barcellona, e dopo un volo di oltre 30 metri ha colpito un ignaro passante che era a passeggio con la moglie. Il poveretto è morto dopo qualche giorno per le ferite riportate. Fonte: Memento24

Soffocato dal cioccolato

La scena ricorda il film Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato, ma l’episodio ha avuto conseguenze fatali reali. Un operaio della Cocoa Service Inc, di Camden (Usa), stava caricando il cacao nella grande pentola per miscelarlo con gli altri ingredienti quando è scivolato dentro la cisterna ed è rimasto incastrato tra agitatori e pezzi di cioccolato.

Morire al funerale della propria moglie

Mentre assisteva alla cremazione della moglie morta poche ore prima è stato punto da uno sciame di api ed è morto. La vittima si chiamava Jaam Singh Girdhan Barela, e l’episodio è avvenuto nel villaggio di Madhya Pradesh, in India. Lo sciame di api, disturbato dal fumo della pira funeraria accesa dal marito, come vuole la tradizione locale. I partecipanti sono riusciti a scappare, ma il marito – impegnato nel rituale – non ha fatto in tempo, morendo per le numerose punture. Finché morte non li separi.. per poco.

Leggi anche:

Risucchiato nella turbina di un aereo

Il 17 dicembre del 2015, all’aeroporto internazionale Chhatrapati Shivaji, nei pressi di Mumbai in India, un uomo ha trovato la morte in un modo orribile, dopo essere stato letteralmente risucchiato dal motore di un aereo, un A-319 di Air India prossimo al decollo. Secondo quanto riportato dal Times of India il corpo dell’uomo, un ingegnere quarantenne di nome Ravi Subramanium, è morto per le gravi motilazioni riportate dopo essere stato risucchiato da una turbina.Purtroppo, tragedie di questo tipo non sono casi isolati. Proprio all’aeroporto di Mumbai, nel 1995, un uomo che stata attraversando la pista a bordo di uno scooter trovò la morte in circostanze analoghe, risucchiato dal motore di un aereo in fase di atterraggio. La stessa cosa accadde nel 2006 a El Paso, in Texas, e si è ripetuta nel 2011 in Nuova Zelanda. Secondo la Boeing, dal 1969 in avanti sono stati registrati più di trenta casi di quella che, in termini tecnici, viene chiamata “engine ingestion”.

Strani incidenti: soffocato da mega seno siliconato

Un allegro addio al celibato, in uno strip club americano, si e’ trasformato in una tragedia per il futuro sposo. Un ragazzo 32enne, che si godeva le attenzioni della procacissima stripper, ed e’ stato infatti soffocato dal suo enorme seno: una decima misura al silicone. Secondo la polizia l’uomo, che aveva la faccia completamente sotterrata nel seno della ballerina, ne e’ rimasto soffocato ed e’ morto.
“Chi avrebbe potuto capire che quando ha cominciato a fare grandi cenni con le mani chiedeva aiuto”, hanno detto gli spettatori. Quando si sono accorti che non si muoveva più era ormai troppo tardi.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Padre da due giorni, perde la vita in un incidente stradale

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma 10 GABRIELE SIMONACCI PADRE 2 GIORNI MUORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano.jpg

L’ultimo messaggio scritto da Gabriele sulla sua pagina Facebook

Era diventato padre da appena due giorni Gabriele Simonacci, romano di 28 anni, ma nella notte tra sabato 4 febbraio e domenica 5, alle 5,40, la sua vita è stata spezzata da un incidente stradale a Corso Vittorio, a Roma, dove si è scontrato con un taxi. Un frontale che non gli ha lasciato scampo. Il mio pensiero è per sua moglie Mariateresa e per la figlia Sofia, che dovrà crescere orfana del papà.

 

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenza tra morte clinica, biologica, legale, apparente, improvvisa ed istantanea

MEDICINA ONLINE RIGOR MORTIS RIGIDITA CADAVERE MORTE TEMPOLa morte è la cessazione di quelle funzioni biologiche che definiscono un organismo vivente: con la morte termina l’esistenza di un vivente o più ampiamente di un sistema funzionalmente organizzato. La morte è importante per la sopravvivenza di una specie, perché permette alla generazione successiva di avere accesso a beni primari, come il cibo, che altrimenti – in caso di inesistenza della morte – non sarebbe sufficiente per tutta la popolazione. Esistono varie definizioni di morte:

Morte biologica: si verifica quando gli organi, le cellule e l’organismo di un uomo sono irreversibilmente danneggiati: ciò porta in qualsiasi caso alla dissoluzione dell’organismo stesso, non importa quale tecnica venga messa in atto. In caso di morte biologica il danno è talmente elevato che determina cessazione delle funzioni biologiche e non è possibile alcuna forma di rianimazione.

Morte clinica (o morte apparente): al contrario della morte biologica, la morte clinica si verifica quando l’organismo di un uomo non è irreversibilmente danneggiato e può essere sottoposto a rianimazione, ad esempio in caso di arresto cardiaco. La morte biologica è quindi irreversibile, mentre quella clinica è potenzialmente – ma non necessariamente – reversibile.

Morte improvvisa: è una morte che avviene in maniera inattesa in individui sani oppure con malattie non gravi, in un tempo quantificabile in diverse ore dal presentarsi dei primi sintomi.

Morte istantanea: è una morte che avviene in maniera inattesa in individui sani oppure con malattie non gravi – come avviene nella morte improvvisa – ma che avviene in un tempo quantificabile in pochi secondi dal presentarsi dei primi sintomi.

Morte legale: in medicina legale la morte si identifica come la cessazione irreversibile delle funzioni dell’encefalo in congruenza con la legge del 29 dicembre 1993, n. 578. Per accertare la morte il medico deve attenersi alle regole tecniche della semeiotica tanatologica e tenere presenti le disposizioni di legge in materia di decessi.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Differenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotrofica

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE TRA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA SCLEROSI MULTIPLA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata.jpg

Stephen Hawking, uno dei più grandi scienziati dei nostri tempi, soffre di una malattia del motoneurone ancora non diagnosticata con certezza: atrofia muscolare progressiva o sclerosi laterale amiotrofica

L’atrofia muscolare progressiva viene spesso confusa con la sclerosi laterale amiotrofica. Hanno alcune caratteristiche in comune e sono entrambe patologie neurodegetative a carico del motoneurone, tuttavia alcune differenze sono presenti. Pur essendo stata considerata inizialmente, probabilmente in modo erroneo, soltanto una variante clinica o una sintomatologia della SLA, l’atrofia muscolare progressiva se ne differenzia, oltre che per alcuni aspetti sintomatologici, per una sopravvivenza superiore ai dieci anni, considerata invece il limite massimo della SLA (anche se ci sono casi rari di sopravvivenze fino a 20 anni). Con adeguato supporto medico e infermieristico, il malato di atrofia muscolare progressiva può vivere invece anche più di 30-40 anni dalla diagnosi.

Leggi anche:

In contrasto con la SLA, l’atrofia muscolare progressiva si distingue per l’assenza di:

  • Riflessi vivaci
  • Spasticità
  • Segno di Babinski
  • Labilità emotiva
  • Progressione rapida
  • Lesione del neurone motorio superiore (colpisce solo il neurone motorio inferiore)

Infine la sclerosi laterale amiotrofica è molto più diffusa nella popolazione (è la più comune forma di malattia del motoneurone), mentre l’atrofia muscolare progressiva è molto più rara.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Atrofia muscolare progressiva: cause, sintomi, cura, aspettativa di vita

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ATROFIA MUSCOLARE PROGRESSIVA CAUSE VITA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’atrofia muscolare progressiva, detta anche atrofia muscolare di Duchenne-Aran o malattia di Duchenne-Aran, nota anche con l’acronimo AMP o in inglese PMA (Progressive muscular atrophy), è una malattia neurologica configurabile attualmente quale rara forma di malattia del motoneurone (Motor neurone disease, MND), considerata talvolta relativa o collegata alla sclerosi laterale amiotrofica. La PMA colpisce solo il 2° motoneurone, lasciando intatto il 1°.

Leggi anche:

Caratteristiche

La PMA è simile ad altre malattie del motoneurone, per eziologia (in gran parte sconosciuta), sintomatologia e trattamento. Provoca, come detto dal nome, una lenta e progressiva atrofia muscolare, che colpisce la muscolatura volontaria (tranne gli occhi) e la muscolatura respiratoria, a causa del danno ai mitocondri dei motoneuroni del tronco encefalico (che muoiono), e della seguente mancanza di impulsi motori e nutrimento del tessuto muscolare.

Differenze con la SLA

Pur essendo stata considerata inizialmente, probabilmente in modo erroneo, soltanto una variante clinica o una sintomatologia della sclerosi laterale amiotrofica, se ne differenzia per diverse caratteristiche; per approfondire leggi: Differenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotroficaDifferenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotrofica

Cura ed aspettativa di vita

Al momento non esiste una cura per questa malattia. Gli effetti più gravi possono essere in qualche modo arginati con fisioterapia e stretto controllo medico, per impedire i danni ed i rischi provocati dalla lunga immobilizzazione, come le lesioni da decubito e le infezioni ricorrenti, specie le polmoniti. Una persona affetta da questa atrofia può vivere anche per 25 anni dopo la diagnosi.

Casi clinici celebri

La AMP è nota al grande pubblico per essere la malattia del celebre fisico britannico Stephen Hawking. Si va ormai allontanando l’idea che Hawking, il più famoso personaggio affetto da malattia del motoneurone, sia, come creduto per lungo tempo, affetto da SLA, in quanto la malattia, diagnosticata nel 1963, avrebbe una durata abnormemente lunga, assolutamente inusuale per le sue caratteristiche (il famoso fisico ha infatti superato i 50 anni di sopravvivenza alla diagnosi). Va invece appunto prendendo corpo l’ipotesi che la sua malattia effettiva sia la meno fatale atrofia muscolare progressiva. Tale affermazione è però contestata da molti medici e dallo stesso Hawking. Molti esperti che lo hanno curato ed analizzato il suo caso, sostengono che Hawking abbia una forma di SLA ad esordio giovanile, meno virulenta, e non l’AMP.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Differenze tra sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e sclerosi multipla

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA SCLEROSI MULTIPLA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata.jpgLa sclerosi multipla, SM, e la sclerosi laterale amiotrofica, SLA, vengono confuse molto spesso tra i non “addetti ai lavori”, questo a causa del termine “sclerosi” che le due patologie hanno in comune, pur essendo molto diverse tra loro.

Sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla: caratteristiche comuni

Pur essendo molto diverse tra loro, sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla hanno però in comune alcune caratteristiche:

  • sono malattie che interessano il sistema nervoso;
  • sono croniche;
  • determinano disturbi neuromotori;
  • degenerano progressivamente nel tempo;
  • non possono essere curate: le terapie servono solo per ridurre i sintomi e rallentare la loro progressione.

Leggi anche: Morbo di Parkinson: cause, sintomi, decorso, terapie

Differenze nell’età e nell’incidenza

La sclerosi laterale amiotrofica interessa principalmente gli adulti over 50, in particolare tra i 50 e i 70 anni, con una leggera prevalenza negli uomini rispetto alle donne e con un’incidenza generale decisamente inferiore rispetto alla sclerosi multipla. La sclerosi multipla, invece, viene anche detta la malattia invalidante del giovane adulto, in quanto riguarda prevalentemente soggetti tra i 20 e i 40 anni. In questo, soprattutto donne.

Leggi anche: Morbo di Alzheimer: cause, sintomi, decorso, terapie

Differenze nelle cause

Sia per quel riguarda la SLA che per la sclerosi multipla, le cause che determinano la loro insorgenza sono ancora oggi difficili da definire. Per quanto riguarda la SLA si sa, però, che è una malattia multifattoriale, dovuta a cause diverse e concomitanti. Ad esempio carenza di nutrienti per le cellule del sistema nervoso, eccesso di anticorpi, virus. Una buona dose di responsabilità è da attribuire all’ereditarietà e alla predisposizione genetica, a differenza della sclerosi multipla per cui l’elemento ereditario ha minor impatto sull’insorgenza della malattia. Influiscono invece fattori ambientali e geografici: la sclerosi multipla si manifesta soprattutto in luoghi lontani dall’equatore. Le persone che vivono molto più vicino all’equatore sono esposte ad una grande quantità di luce solare per tutto l’anno e per questo tendono ad avere dei livelli più alti di vitamina D che previene l’insorgenza della sclerosi multipla.

La sclerosi multipla intacca la mielina, che garantisce la corretta conduzione degli stimoli nervosi. Non a caso la SM è soprannominata malattia demielinizzante, proprio perché provoca la perdita di mielina, da cui dipendono i danni neurologici e il rallentamento dell’impulso nervoso. Il nome sclerosi si deve alla formazione di cicatrici in varie zone mentre il termine Multipla si riferisce al fatto che la malattia può intaccare le diverse parti in tempi diversi. Le zone colpite dalle cicatrici che si vanno formando sono:

  • il sistema nervoso centrale;
  • il cervello;
  • il midollo spinale.

La SLA, anche detta “malattia dei motoneuroni“, intacca invece solo i motoneuroni, cellule adibite al controllo del movimento muscolare, che progressivamente muoiono. Anche in questo caso la malattia provoca la formazione di cicatrici che però indeboliscono solo i muscoli, localizzate nei cordoni laterali del midollo spinale. Ne consegue che il soggetto colpito dalla SLA perde progressivamente forza muscolare e in alcuni casi l’indebolimento può addirittura sfociare in paralisi. I motoneuroni colpiti possono essere di due tipologie:

  • I motoneurone, detto anche centrale o corticale, localizzato nella corteccia cerebrale, adibito al trasporto del segnale dal cervello al midollo spinale
  • II motoneurone, detto anche periferico o spinale, localizzato nel midollo spinale, adibito al trasporto del segnale in periferia ai muscoli.

Leggi anche:  Differenza tra morbo di Alzheimer e morbo di Parkinson: sintomi comuni e diversi

La sclerosi mutipla viene solitamente diagnosticata valutando i vari episodi di disturbi neurologici disseminati nel tempo, che possono fornire una mappa per ricostruire il quadro clinico del paziente. Sebbene sia caratterizzata anche da alcuni sintomi tipici, essi spesso non sono sufficienti a permetterne l’individuazione precisa. Tuttavia esistono anche alcuni esami mirati, come la RM e l’analisi del liquido cerebrospinale, che permettono di diagnosticarla con maggiore sicurezza e facilità. La diagnosi di SLA è invece più difficile perché questa patologia non comporta sintomi specifici, quindi si va spesso per esclusione dopo aver effettuato un esame neurologico per individuare eventuali lesioni del I e II motoneurone associato ad altri esami strumentali.

Per quanto riguarda la sclerosi multipla si possono individuare alcuni sintomi e segni tipici, sebbene ciò che aiuta a individuare la patologia sia più che altro la storia clinica del paziente, attraverso l’individuazione di disturbi neurologici disseminati nel tempo e localizzati nelle zone caratteristiche. I sintomi e segni più comuni della SM sono:

  • disturbi motori più o meno gravi;
  • formicolii;
  • sensazione di punture;
  • calo o sdoppiamento della vista;
  • vertigini accompagnate spesso da vomito e nausea;
  • instabilità, barcollamento, disturbi dell’equilibrio;
  • disturbi intestinali;
  • a volte disturbi urinari;
  • a volte disturbi sessuali.

La sclerosi multipla può comunque determinare virtualmente qualsiasi sintomo e segno relativo al sistema nervoso. Può anche determinare patologie psichiatriche, come la despressione (sia in risposta alla notizia della diagnosi, sia a causa del danno del tessuto nervoso).

Per quanto riguarda la SLA, essa colpisce solo il sistema motorio provocando sintomi a livello muscolare. Tra i sintomi e segni più comuni, ricordiamo:

  • debolezza sempre più intensa, che di solito parte dalle mani e dai piedi per poi intaccare il resto del corpo;
  •  rigidità;
  • crampi muscolari;
  • contrazioni involontarie.

Nel caso della sclerosi multipla, ad oggi non esiste una cura definitiva: le terapie cercano di ridurre e prevenire le ricadute e rallentare il decorso della malattia. Esse includono principalmente la somministrazione di farmaci appositi, in particolare i farmaci antinfiammatori steroidei quali l’adrenocorticotropina (conosciuto come ACTH), il prednisone, il metilprednisolone, il prednisolone, il betametasone e il dexametasone. Durante gli attacchi sintomatici, la somministrazione di alte dosi di corticosteroidi per via endovenosa, come il metilprednisolone, è la terapia di routine per le recidive acute della malattia in forma recidivante-remittente, in quanto ha dimostrato efficacia nel ridurre la gravità e la durata delle esacerbazioni. Recentemente sono stati approvati alcuni i farmaci modificanti la malattia, tra cui: l’interferone beta-1a, l’interferone beta-1b, il glatiramer acetato, il mitoxantrone (un immunosoppressore usato anche in chemioterapia), il natalizumab (un anticorpo monoclonale umanizzato immunomodulatore che impedisce la migrazione delle cellule T dal torrente circolatorio al sistema nervoso centrale), il fingolimod e il teriflunomide, rispettivamente il primo e il secondo farmaco a somministrazione orale a essere disponibili. I trattamenti modificanti la malattia sono in grado di ridurre il tasso di progressione della malattia, ma non di arrestarla. Con la progressione della sclerosi multipla, la sua sintomatologia tende ad aumentare. La malattia è associata a una varietà di sintomi e deficit funzionali che si traducono in una serie di menomazioni e disabilità progressive. La gestione di questi deficit è quindi molto importante. Sia la terapia farmacologica che la neuroriabilitazione hanno dimostrato di poter alleviare alcuni sintomi, anche se non influenzano la progressione della malattia. Alcuni sintomi, come l’incontinenza urinaria e la spasticità, hanno una buona risposta ai farmaci, mentre la gestione di molti altri risulta più complessa. Le persone colpite da sclerosi multipla necessitano, inoltre, di una terapia rivolta alle eventuali malattie collaterali, alle infezioni delle vie urinarie e alle piaghe da decubito. Molto utili contro la spasticità degli arti si sono dimostrati i farmaci miorilassanti e la fisiochinesiterapia. Nell’ambito delle terapie sintomatiche, è possibile usare, a seconda del tipo di disturbi e della loro entità, farmaci per la spasticità, la fatica, le disfunzioni vescicali, i disturbi delle sensibilità e così via. Il farmaco di prima scelta nel trattamento della spasticità è il baclofen.

Per la SLA non esistono ancora farmaci specifici capaci di curare del tutto la patologia: l’unico farmaco approvato dalla FDA è il riluzolo, che agisce sui livelli di glutammato, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia. Test clinici in pazienti con SLA hanno mostrato che il riluzolo prolunga la sopravvivenza fino a soli tre mesi, e può estendere il tempo di sopravvivenza soprattutto nei pazienti con SLA ad inizio bulbare. Il farmaco estende anche il tempo durante il quale il paziente può rimanere libero dal supporto ventilatorio. Il riluzolo non può invertire il danno subito dai motoneuroni, ed i pazienti che prendono il farmaco devono essere monitorizzati per il danno epatico ed altri possibili effetti collaterali. Sono previsti trattamenti il cui scopo è migliorare la qualità della vita del paziente, riducendo il più possibile eventuali complicanze. Tra essi si annoverano:

  • riabilitazione;
  • ventilazione di supporto;
  • somministrazione di appositi integratori alimentari.

Le cure palliative vengono fornite al meglio da team multidisciplinari costituiti da professionisti dell’assistenza come medici, farmacisti, fisioterapisti, terapisti occupazionali, e logopedisti; nutrizionisti; assistenti sociali; ed infermieri specializzati nell’assistenza domiciliare e negli hospice per lungodegenti. Lavorando con i pazienti ed il personale sanitario, questi “team di assistenza” possono pianificare un piano individualizzato di terapia medica e fisica e fornire apparecchiature speciali destinate a mantenere i pazienti nella migliore situazione di mobilità e comfort che si possa ragionevolmente raggiungere.

Le ricadute nella sclerosi multipla, anche dette recidive, riacutizzazioni, peggioramenti, attacchi, consistono nella comparsa acuta o sub-acuta di anormalità neurologiche per 24 ore senza che compaiono febbre o infezioni di alcun tipo. Tra una ricaduta e l’altra possono trascorrere alcune settimane o addirittura anni a seconda dei casi e purtroppo non c’è modo di prevedere l’episodio nè di individuarne le cause, nonostante le tante ipotesi formulate dalle ricerche a tema. Tra queste si annoverano eventuali traumi, stress, infezioni e vaccinazioni,ma come premesso si tratta solo di supposizioni non confermate da dati certi. Sebbene le ricadute si guariscano spontaneamente, di solito al paziente vengono somministrati steroidi per pochi giorni in modo da ridurre al minimo la gravità e la durata. Diverso è il caso della SLA poiché questa malattia ha un decorso diverso rispetto alla SM: essa progredisce man mano che i motoneuroni muoiono nel corso di mesi o anni, in modo progressivo, senza le ricadute tipiche della sclerosi multipla. Nella SLA si verifica quindi un peggioramento progressivo, di pari passo alla morte dei motoneuroni.

Per approfondire:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!