Tagliando nervo lesionato i pazienti muovono l’arto paralizzato

MEDICINA ONLINE FISIOTERAPIA RIABILITAZIONE DISABILE SEDIA ROTELLE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS PARAPLEGIA EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA DECUBITO RECUPERO PARALISIRidare a pazienti con un braccio parzialmente paralizzato la possibilità di muoverlo e usare la mano – prima incapace di compiere qualunque azione: è quello che sostengono di poter essere possibile alcuni scienziati cinesi, tramite un intervento che consiste nel tagliare il nervo danneggiato ed allacciare un nervo sano alle terminazioni nervose dell’arto paralizzato. La ricerca è stata recentemente pubblicata sul New England Journal of Medicine ed è stata condotta dal prof. Wen-Dong Xu dell’ospedale Huashan di Shanghai.

La ricerca

I medici hanno coinvolto 36 pazienti reduci da ictus o lesioni cerebrali di altra origine, tutti con un braccio semiparalizzato e inutilizzabile per via di spasmi incontrollati dovuti a attività involontaria del nervo danneggiato che collega il braccio al cervello.
Gli esperti hanno reciso il nervo danneggiato di 18 dei 36 pazienti; gli altri 18, invece, hanno solo seguito un normale programma di riabilitazione. Poi gli esperti hanno collegato un nervo sano (normalmente presente nella regione cervicale della colonna vertebrale) al braccio dei 18 pazienti operati. Nell’arco di un anno di osservazione i 18 pazienti trattati chirurgicamente hanno riguadagnato possibilità di movimento e utilizzo dell’arto paralizzato.

Necessari ulteriori studi

Secondo gli scienziati statunitensi, che hanno scritto un commento al lavoro sul New England, bisogna però capire quale sia la vera origine dei miglioramenti della motilità del braccio dei pazienti operati. Secondo gli esperti, infatti, l’efficacia del trattamento chirurgico potrebbe dipendere semplicemente dal fatto che il nervo danneggiato viene reciso, mettendo fine dunque agli spasmi e ai movimenti incontrollati dell’arto stesso; mentre resta da chiarire, con ulteriori approfonditi studi, se vi sia un reale effetto dalla connessione del nervo sano all’arto interessato.

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Differenza tra neuroni e gangli

MEDICINA ONLINE CERVELLO INTELLIGENZA MEMORIA NEURONE SOMA DENDRITI ASSONE GUAINA MIELINA SINAPSI IMPULSO ELETTRICO ANATOMIA NODO RANVIER NUCLEO FISIOLOGIACon il termine “neurone” (in inglese “neuron”) si identifica un tipo particolare di cellula che costituisce il tessuto nervoso, il quale concorre alla formazione del sistema nervoso, insieme con le cellule gliali. Grazie alle sue peculiari proprietà fisiologiche e chimiche è in grado di ricevere e trasmettere impulsi nervosi. La parte centrale del neurone è chiamata soma, ed è costituita dal pirenoforo, in cui risiede il nucleo, e dagli altri organelli. Dal corpo cellulare hanno origine prolungamenti citoplasmatici, detti neuriti, che sono i dendriti e l’assone.

Con il termine “ganglio” (in inglese “ganglion”) si identifica invece una struttura nervosa tondeggiante appartenente al sistema nervoso periferico, costituito da un ammasso di pirenofori neuronali e posto lungo il decorso dei nervi. Si distinguono due tipi di gangli:

  • i gangli del sistema neurovegetativo o viscerali: fungono da stazione intermedia nella trasmissione degli impulsi e contengono neuroni che trasmettono gli impulsi ad altri elementi nervosi (neuroni postgangliari);
  • i gangli sensitivi o encefalospinali: si trovano lungo il decorso delle radici dorsali, nei nervi spinali e lungo il primo tratto di alcuni dei nervi cranici; in essi non avviene la ripetizione ma soltanto il transito degli impulsi nervosi, data la natura unipolare dei neuroni contenuti in essi.

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Nervo sciatico (ischiatico): anatomia, funzioni e patologie

MEDICINA ONLINE MUSCOLO PIRIFORME SINDROME SCIATICA NERVO SCIATICO DIFFERENZE ANATOMIA FUNZIONI PATOLOGIE INFIAMMAZIONEIl nervo sciatico (o ischiatico, in inglese “sciatic nerve“) è un nervo misto che origina dal plesso sacrale. Appartenente alla categoria dei nervi misti, è una derivazione degli ultimi due nervi spinali lombari (L4 ed L5) e dei primi tre nervi spinali sacrali (S1, S2 e S3). Queste strutture nervose si uniscono, a formare il nervo sciatico, circa a livello del muscolo piriforme del gluteo. È il nervo più voluminoso del plesso ed è considerato il suo ramo terminale, nonché è il più lungo di tutti i nervi umani. È formato da due contingenti di fibre che decorrono separate all’interno di esso e alla fine si dividono nei due rami terminali.

Territorio di innervazione
La componente motoria innerva i muscoli della loggia posteriore della coscia, parte del grande adduttore e tutti i muscoli della gamba e del piede. La componente sensitiva innerva la cute posteriore e anterolaterale della gamba e quasi tutta la cute del piede (ad eccezione della parte dorsomediale).

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Decorso
Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro; il nervo esce quindi dalla cavità pelvica passando dietro l’osso ischiatico , al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli gemello superiore, otturatore interno, gemello inferiore e quadrato del femore. Superata la natica, il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune. Spesso la divisione in questi due rami avviene più in alto, lungo il suo decorso nella coscia.

  • Il nervo tibiale (anche chiamato sciatico popliteo interno SPI) innerva il gruppo posteriore della gamba, i muscoli plantari del piede, parte della cute posteriore della gamba, la cute plantare del piede e la cute dorsale delle falangi distali. Il nervo rappresenta la diretta continuazione del nervo ischiatico. Dopo la sua origine, scende in cavità poplitea, dove decorre lateralmente rispetto ai vasi poplitei. Qui emette il nervo cutaneo mediale del polpaccio (o della sura), che si fa superficiale, decorre satellite della vena safena piccola e si unisce a un ramo proveniente dal nervo peroniero comune per formare il nervo surale. Il nervo tibiale si porta quindi nella gamba, dove passa al di sotto dell’arcata del soleo per poi decorrere fra il tricipite e i muscoli profondi. A questo livello emette rami motori per tutta la loggia posteriore della gamba. Portandosi verso il basso, il nervo tende a spostarsi medialmente, fino a raggiungere il malleolo mediale e passarvi posteriormente. Qui emette rami sensitivi per la cute mediale del calcagno. Raggiunge la pianta del piede e si divide nei nervi plantare mediale e plantare laterale, che innervano la cute e i muscoli plantari.
  • Il nervo peroniero comune (chiamato anche sciatico popliteo esterno SPE) innerva i muscoli laterali e anteriori della gamba, i muscoli dorsali del piede, la cute anterolaterale della gamba e la cute dorsale del piede (con l’eccezione delle falangi distali). Dopo la sua origine in cavità poplitea, il nervo decorre verso il basso e lateralmente lungo il margine mediale del bicipite femorale, per poi raggiungere il perone. Durante il suo decorso emette alcuni rami motori per il tibiale anteriore e il nervo cutaneo laterale del polpaccio (o della sura), che si fa superficiale e si unisce all’omologo mediale proveniente dal nervo tibiale per formare il nervo surale. Il nervo peroniero comune circonda il collo chirurgico del perone e si divide nei suoi rami terminali: il nervo peroniero superficiale e il nervo peroniero profondo.

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Funzioni
Derivando da alcuni nervi spinali (che sono nervi misti), il nervo sciatico possiede una funzione sensitiva e una funzione motoria. Infatti, è deputato al controllo di alcune precise regioni cutanee e di alcuni determinati muscoli dell’arto inferiore.

  • FUNZIONE MOTORIA A livello del gluteo, il nervo sciatico non innerva alcun muscolo. Infatti, le sue innervazioni muscolari cominciano a partire dalla coscia. In questa sede, innerva i muscoli posteriori (muscoli ischiocrurali) e il muscolo grande adduttore.
    Più in basso, nel punto in cui si divide in due, prende contatto con tutti gli elementi muscolari della gamba e gli elementi muscolari intrinseci del piede.
  • FUNZIONE SENSITIVA La raccolta delle informazioni avviene per mezzo dei dermatomeri; i dermatomeri sono aree altamente specializzate, con proprietà tattili, propriocettive, termosensibili e nocicettive.  I termini “termosensibile” e “nocicettivo” significano, rispettivamente: “che riescono a captare le variazioni di temperatura” e “che sono capaci di captare gli stimoli dolorosi”. A livello cutaneo, il nervo sciatico presenta soltanto innervazioni sensitive di tipo indiretto, che stabilisce attraverso le sue due branche principali e le diramazioni di queste.

Principali malattie del nervo sciatico
La principale patologia correlata al nervo sciatico è – come molti lettori già sapranno – la sciatica, nota anche come sciatalgia.
Sciatica è il nome che i medici utilizzano per qualsiasi condizione dolorosa, successiva a un processo di compressione o irritazione del nervo sciatico.
In genere, un individuo affetto da sciatica percepisce dolore nella parte bassa della schiena, sul gluteo e sulla gamba (che sono le regioni percorse dal nervo sciatico).
Inoltre, spesso lamenta anche una serie di sintomi secondari, quali: debolezza muscolare, formicolio alla gamba e difficoltà, più o meno marcata, nel controllare i movimenti dell’arto inferiore interessato.
Di solito, la compressione/irritazione che produce i sintomi della sciatica interessa i nervi spinali costituenti il nervo sciatico, cioè i lombari L4 e L5 e i sacrali S1, S2 e S3. Le tipiche cause di compressione/irritazione sono:

  • L’ernia del disco spinale. Secondo alcune statistiche, sarebbe responsabile del 15% dei casi di sciatica,
  • La discopatia degenerativa della zona lombo-sacrale.
  • La stenosi spinale del tratto lombo-sacrale.
  • La spondilolistesi
  • La sindrome del piriforme. A decretare il processo di compressione/irritazione è il muscolo piriforme (ecco spiegata l’origine del nome della suddetta circostanza), che è a stretto contatto con il nervo sciatico vicino al punto di emergenza di quest’ultimo.
    Spesso, il muscolo piriforme comprime o irrita il nervo sciatico dopo un aver subito un trauma o una contrattura.
  • I tumori spinali. È l’effetto massa, successivo alla crescita continua del tumore, che determina la sintomatologia. Infatti, ingrandendosi, le neoplasie spinali possono spingere sulle radici dei nervi spinali o sullo stesso midollo spinale.

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Conflitto neuro vascolare, VIII nervo cranico e fischi nell’orecchio

MEDICINA ONLINE ORECCHIO OTORINO CONDOTTO COCLEA CELLULE CILIATE TIMPANO OSSICINI MARTELLO INCUDINE STAFFA LABIRINTITE OTOLITI ACUFENE FISCHIO UDIRE SENSO ESTERNO MEDIO INTERNOIl conflitto neuro-vascolare è il contatto tra un nervo cranico ed una struttura vascolare (arteriosa o venosa). Questo contatto può essere causa di vari disturbi quali emi-spasmo facciale, nevralgia trigeminale, disfagia e disfonia, acufene o tinnitus.

Il tinnitus o tinnito, è la sensazione fastidiosa di ronzio alle orecchie recepito come rumore talvolta pulsante, fischio, tintinnio, fruscio.È dovuto a una stimolazione anomala dei recettori sensoriali uditivi e può comparire assieme a disturbi del condotto uditivo (cerume, otite), otosclerosi, oppure con malattie dell’orecchio interno, del nervo uditivo, dei centri uditivi oppure associata a ipotensione o ipertensione.

Solitamente ad essere coinvolto è il circolo vertebro-basilare per la sua posizione di contiguità con il tronco dell’encefalo, struttura dalla quale emergono tutti i nervi cranici.
In caso di conflitto neuro-vascolare, il vaso coinvolto presenta progressive alterazioni della mielina che riveste il nervo, così che a livello delle fibre nervose si crea un contatto diretto e quindi patologico, con il vaso suddetto. Ciò comporta un’alterazione della conduzione dello stimolo nervoso che si manifesta con uno o più dei sintomi sopra rammentati.

Nel caso specifico di acufene o tinnitus da conflitto neuro-vascolare, il nervo cranico interessato è l’VIII o stato-acustico. Solitamente con una indagine di risonanza magnetica ad elevato campo (almeno 1.5 Tesla) e sequenze dedicate a strato sottile nella regione di interesse è possibile documentare la presenza di una dolico-ectasia dell’arteria basilare che contatta la superficie anteriore del ponte di Varolio, ovvero la presenza di “loop” delle arterie cerebellari che giungono in contatto diretto con il nervo stato-acustico a livello della cisterna liquorale cerebello-pontina.
In caso di interessamento dell’VIII nervo cranico, oltre all’acufene è possibile in alcuni casi evidenziare una ipo-acusia o iper-acusia e vertigini.

Trattamento:

Nel caso oggetto dell’argomento trattato ovvero il tinnitus da conflitto neuro-vascolare, le opzioni terapeutiche vanno valutate nello specifico caso e da paziente a paziente. Esistono possibilità di trattamento farmacologico (di competenza neurologica), tecniche di mascheramento ovvero di stimolazione sonora (di competenza otorino/audiologica), e nei casi più gravi e refrattari è possibile ricorrere alla opzione microchirurgica (di competenza neurochirurgica).

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Trigemino e conflitto neurovascolare: cause e cure

MEDICINA ONLINE TRISTE PAURA TRISTEZZA SAD TERRORE ANSIA PSICOLOGIA

La nevralgia trigeminale essenziale è una affezione dolorosa delle branche periferiche del nervo trigemino, la cui eziologia rimane incerta. Tale patologia è stata descritta per la prima volta come specifica entità clinica nel 1756.

Dall’analisi delle casistiche più rappresentative presenti in letteratura si è rilevata una maggiore incidenza a carico del sesso femminile (58%) e nella VI-VII decade d’età. In 2/3 dei casi il dolore interessa l’emivolto destro mentre è rara la diffusione bilaterale del disturbo. Le singole branche trigeminali più colpite sono la II e la III. Più frequente è l’interessamento simultaneo della II e III branca.

Tra gli aspetti clinici peculiari della malattia bisogna ricordare che il dolore è parossistico, in pratica della durata di pochi secondi fino a pochi minuti ed è abitualmente di estrema intensità, descritto dai pazienti come “folgorante” o a “scarica elettrica” o a “colpo di pugnale”. Nei periodi intercritici il paziente non lamenta dolore ma in certe forme atipiche può essere presente una lieve e sorda dolenzia di base. Il dolore è solitamente monolaterale per ogni singolo attacco e non supera i confini del territorio trigeminale né la linea mediana. Gli attacchi si presentano in modo spontaneo o provocati da stimoli aspecifici come stimoli termici o dalla stimolazione di zone sensibili della faccia. Quest’ultime prendono il nome di zone trigger. Per la prima branca la zone trigger risiede a livello dell’estremo mediale del sopracciglio, per la seconda branca a livello della base della pinna nasale (solco naso-genieno) e per la terza branca a livello del labbro inferiore e del mento. Gli attacchi non compaiono quasi mai durante il sonno. All’esame neurologico solitamente non si rilevano grossolani deficit sensitivi ma con tecniche più specifiche come l’algometria termica o elettrica si possono documentare aree di ipoestesia e iperalgesia. Le remissioni spontanee possono durare settimane, mesi o anni, di solito con il passare del tempo, gli intervalli diventano sempre più corti e le recidive più gravi e prolungate nel tempo.

I meccanismi etiologici sono in gran parte oscuri, tuttavia esiste una linea di pensiero unanime tra gli studiosi che individua in fenomeni riflessi afferenti (di origine centrale dal tronco encefalico o più periferica) la base causale di questa patologia. Accanto a ipotesi di origine “centrale” del dolore (List e Williams) intesa come riflesso patologico, Jannetta attribuisce particolare importanza al sistema vascolare della fossa cranica posteriore individuando una sindrome da conflitto. Si tratta di un conflitto neurovascolare per compressione sulle radici sensitive del trigemino da parte di anse (loop) delle arterie cerebellari, allungate per processi arteriosclerotici o per anomalie congenite. Tale condizione si ritrova nella stragrande maggioranza dei pazienti. Il vaso maggiormente implicato è l’arteria cerebellare superiore (nevralgia della II e III branca) o, più raramente, della cerebellare antero-inferiore (nevralgia della I branca).

Il trattamento della nevralgia trigeminale può essere farmacologico (carbamazepina a dosi crescenti 100-800mg pro die) o chirurgico quando il trattamento farmacologico non dà esito positivo di lunga durata sulla sintomatologia nevralgica oppure produce effetti indesiderati come sonnolenza, leucopenia, intolleranza gastrica.

Le opzioni chirurgiche oggi disponibili e largamente accettate sono principalmente due:

  • microcompressione percutanea del ganglio di Gasser;
  • decompressione neurovascolare microchirurgica.

La microcompressione percutanea del ganglio di Gasser ha una percentuale immediata di successo variabile tra l’80 ed il 90% ma sono possibili recidive nel tempo; la tecnica è comunque ripetibile data la sua scarsa invasività. Essa è indicata nei pazienti anziani con gravi malattie di base ed ha l’indubbio vantaggio di essere una tecnica mini-invasiva (Figura 5) e di non essere gravata da complicanze ed effetti collaterali importanti (residua in genere solitamente una ipoestesia della branca interessata). Il suo maggior limite è che l’iniziale alta incidenza di successo, si riduce significativamente nel tempo.

La decompressione neurovascolare è invece, una tecnica chirurgica più invasiva introdotta da Jannetta e Rand (1966-1967). Si tratta di un approccio chirurgico alla fossa cranica posteriore, così da raggiungere e individuare il loop dell’arteria cerebellare che è la responsabile dell’irritamento cronico a carico della radice trigeminale. Con graduale liberazione delle aderenze aracnoidee, interrompendo così il conflitto neuro-vascolare, si procede alla completa liberazione della radice trigeminale interponendo tra questa e la struttura vascolare un piccolo cuscino di sostanza ammortizzante. Il suo maggior vantaggio in termini di risultati è quello di abolire il dolore in una altissima percentuale di casi, eliminando la causa presunta della nevralgia trigeminale senza alcun effetto collaterale. Si tratta tuttavia di un intervento chirurgico “formale”, non scevro dunque da rischi operatori, sebbene minimi, specie in pazienti anziani ed in condizioni generali non ottimali. Infatti, le principali indicazioni all’intervento riguardano pazienti non oltre i 70 anni, in buone condizioni cliniche generali e refrattari o intolleranti al trattamento medico. I risultati favorevoli sono oltre il 90% e rimangono stabili nel tempo.

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Muscolo piriforme: anatomia, funzioni e cosa fare se è infiammato

MEDICINA ONLINE MUSCOLO PIRIFORME SINDROME SCIATICA NERVO SCIATICO DIFFERENZE ANATOMIA FUNZIONI PATOLOGIE INFIAMMAZIONE.jpgIl muscolo piriforme (musculus piriformis) presenta una forma triangolare. Unisce la superficie interna (o faccia pelvica) dell’osso sacro al femore ed è classificato tra i muscoli esterni dell’anca. E’ un muscolo abbastanza piccolo del corpo umano, ma svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della una postura corretta in ogni momento del giorno. Oltre a concorrere alla stabilizzazione dell’articolazione dell’anca, è principalmente un abduttore dell’anca. La sua azione è massima a 60° di flessione di anca quando perde le sue componenti di rotazione che sono: rotazione esterna prima dei 60°, rotazione interna dopo i 60° di flessione.

Origine e inserzione

Il musculus piriformis ha una forma triangolare che unisce la faccia interna pelvica dell’osso sacro al femore: in particolare è composto da tre o più fasci che prendono origine nella regione posta a lato del secondo, terzo e quarto foro sacrale anteriore oltre che dal margine della grande incisura ischiatica per andarsi ad inserire in un unico tendine sull’estremità superiore della superficie interna del grande trocantere femorale. Le sue fibre e fasci muscolari si dirigono quindi in modo obliquo verso il basso passando internamento al grande forame ischiatico, foro delimitato dal legamento sacrotuberoso e dal margine osseo compreso tra la spina iliaca postero-inferiore e la spina ischiatica. Suddivide il grande forame ischiatico in due canali sovrapposti, quello sovrapiriforme e quello sottopiriforme. Nella sua interezza il piriforme ha varie corrispondenze:

  • anteriormente con l’intestino retto, i vasi ipogastrici e il plesso sacrale
  • profondamente con l’osso sacro
  • nella parte extrapelvica con il grande gluteo e con l’articolazione dell’anca
  • superiormente con il nervo e i vasi glutei superiori
  • inferiormente con il nervo ischiatico, il nervo e i vasi glutei inferiori, il nervo e i vasi pudendi interni e il nervo cutaneo po­steriore del femore

Innervazione

I rami che innervano il muscolo piriforme sono quelli facenti parte del plesso sacrale L5, S1 e S2.

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Azione e Funzione

Quando facciamo punto fisso sul bacino, il piriforme agisce come un muscolo abduttore dell’anca: questa azione è massima a 60° di flessione dell’anca in quanto in questa posizione è minima e quasi nulla la sua seconda funzione di rotatore. Quest’ultima azione di rotazione è molto importante e cambia in base ai gradi di flessione dell’anca: quando questa è inferiore ai 60° il piriforme risulta essere un extrarotatore, quando è superiore ai 60° invece è un intrarotatore (in alcuni testi sono riportati i 90° di flessione). Con l’arto in carico, inoltre, impedisce anche eventuali brusche rotazioni interne del femore (come quando si appoggia il piede nella corsa). Quando invece il piriforme ha punto fisso sul femore, inclina controlateralmente il bacino portandolo in retroversione: la sua azione è in grado di fornire una rilevante forza di rotazione sull’articolazione sacro-iliaca e di spostare in avanti rispetto alle ali iliache la base del sacro e l’apice indietro. Infine questo muscolo posturale è importantissimo per la stabilizzazione dell’articolazione dell’anca stessa.

Patologie, dolori e postura

Quando parliamo del piriforme parliamo di un muscolo fondamentale per la stabilità e la postura corretta di una persona: per anni la sua importanza è stata trascurata, si pensava infatti che essendo un muscolo tanto piccolo rispetto per esempio ai muscoli addominali o al quadricipite femorale, non avesse molta importanza per l’equilibrio posturale e il benessere fisico del corpo. Il piriforme svolge la sua azione in tranquillità, ma in caso di posture non corrette (specialmente in posizione seduta) e mal posizionamento del bacino, si ritrova a svolgere il lavoro che sarebbero di altri muscoli come il piccolo e medio gluteo (ciò succede ovviamente in altri casi e con altri muscoli come il tensore della fascia lata). Oltre a creare squilibri muscolari e problemi al movimento in caso di mal funzionamento, il muscolo piriforme se contratto e infiammato può provocare dolori alla schiena, lombalgia e sciatalgia molto simili a quelli dati da un’ernia del disco: in questi casi si parla di sindrome del piriforme, la patologia probabilmente più famosa legata a questo muscolo, a tal proposito leggi: Sindrome del piriforme: sintomi, esercizi, cura e recupero

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Nervo faciale: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

MEDICINA ONLINE CERVELLO BRAIN TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA  NERVO FACIALE ATTACCHI PANICO ANSIA IPPOCAMPO IPOCONDRIA PSICOLOGIA DEPRESSIONE TRISTE STANCHEZZA ROMBE.jpgIl nervo faciale costituisce il VII paio di nervi cranici e comprende due distinti nervi:

  • Il nervo faciale propriamente detto, che contiene fibre motrici somatiche per l’innervazione dei muscoli mimici e degli altri muscoli derivati del secondo arco branchiale.
  • Il nervo intermedio (del Wrisberg), che comprende fibre sensitive somatiche e viscerali che hanno una origine comune nel ganglio genicolato e si portano ai 2/3 anteriori della lingua e a una ristretta area del padiglione auricolare, e fibre parasimpatiche pregangliari per le ghiandole lacrimali, per le ghiandole salivari sottomandibolare e sottolinguale e per le ghiandole della mucosa del naso e del palato. Viene considerato un nervo a se stante. Secondo Alex Alfieri riveste un importante ruolo nella chirurgia dell’angolo pontocerebellare, per esempio nel neurinoma dell’acustico Schwannoma vestibolare.

Origina anteriormente al peduncolo cerebellare, a livello dell’estremità caudale del ponte, attraversa il meato acustico interno ed entra nel canale facciale, dove si trova il ganglio genicolato. All’uscita dal canale facciale, a livello della parotide si divide in diverse diramazioni che raggiungono il cuoio capelluto, il padiglione auricolare, il volto, il platisma, il muscolo stiloioideo e il ventre posteriore del muscolo digastrico.

Funzioni

Il nervo faciale permette il movimento dei muscoli del viso che permettono la mimica facciale, cioè la capacità di esprimere sentimenti (rabbia, allergia, paura…) valendosi solo degli atteggiamenti del volto.

Patologia

Il nervo faciale può essere sede di tumori, che più spesso si sviluppano nell’angolo pontocerebellare. Molto frequente tra le patologie a carico di questo nervo risulta essere la paralisi facciale, che può essere centrale o periferica, a seconda che questa colpisca i centri nervosi centrali o periferici.

  • paralisi facciale centrale: è dovuta a lesioni delle vie piramidali legate al nucleo del nervo; causa la paresi dei muscoli mimici della metà inferiore del viso dal lato controlaterale a quello della lesione;
  • paralisi facciale periferica: è dovuta a lesioni del nucleo del nervo, della sua radice o delle sue fibre. Causa la paresi di tutti i muscoli mimici della metà del viso colpita da lesione.

Alterazioni del nervo faciale determinano quindi un impedimento parziale o totale nella mimica facciale. Patologie che interessano il nervo nervo vestibolococleare, anche chiamato nervo stato-acustico (l’ottavo del gruppo dei 12 nervi cranici), possono determinare – per vicinanza – anche alterazioni del nervo faciale: particolare importanza riveste a tal proposito il neurinoma dell’acustico.

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Nervo trigemino: anatomia, decorso, branche e funzioni

MEDICINA ONLINE CERVELLO BRAIN TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA  NERVO TRIGEMINO ATTACCHI PANICO ANSIA IPPOCAMPO IPOCONDRIA PSICOLOGIA DEPRESSIONE TRISTE STANCHEZZA ROMBE.jpgIl nervo trigemino è il V paio di nervi cranici. È un nervo misto somatico costituito prevalentemente da fibre sensitive somatiche e da un piccolo contingente di fibre motorie. Questi due componenti emergono direttamente dal nevrasse come due radici distinte: la radice sensitiva, più voluminosa, laterale rispetto a quella motrice ed appiattita in senso anteroposteriore, mette capo al ganglio semilunare del Gasser; la radice motrice, più piccola, mediale rispetto a quella sensitiva, passa al di sotto del ganglio medesimo e si unisce alla terza branca trigeminale.

La componente sensitiva consta di tre nuclei:

  • Nucleo della radice discendente del N. Trigemino (colonnina di sostanza grigia che giunge fino ai primi segmenti cervicali del midollo spinale),
  • Nucleo Sensitivo (o principale) del N. Trigemino,
  • Nucleo Mesencefalico del N. Trigemino.

Il primo porterà una sensibilità Protopatica, Tattile, Dolorifica e Termica del collo e della testa; il secondo, porterà una sensibilità Epicritica del collo e della testa; il terzo una sensibilità propriocettiva dei muscoli masticatori. Tutti dunque raccolgono stimoli riguardanti la sensibilità esterocettiva e propriocettiva della testa, faccia, meningi, denti e lingua, ventre anteriore del muscolo digastrico, il muscolo tensore del velo palatino e tensore dell’ugola e il muscolo miloioideo.

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Ganglio semilunare del Gasser

Il ganglio del Gasser rappresenta l’origine reale delle fibre sensitive somatiche del nervo trigemino. È posto nella fossa cranica media presso l’apice della piramide del temporale in un ripiegamento della dura madre chiamato cavo del Meckel.

Dal Gasser le fibre sensitive afferiscono al tronco encefalico nei tre nuclei del trigemino: mesencefalico, pontino e discendente.

Il Gasser dà origine alle tre branche trigeminali, il nervo oftalmico (V1), il nervo mascellare (V2) e il nervo mandibolare (V3). In realtà già all’interno del cavo del Meckel le fibre della radice del trigemino si dividono nelle tre branche, per tal motivo il Gasser dovrebbe essere considerato l’insieme di tre gangli distinti.

Nucleo masticatorio

Il nucleo masticatorio rappresenta l’origine della componente motrice somatica della piccola radice. È posizionato ventralmente, in rapporto con il locus coeruleus del pavimento del IV ventricolo cerebrale.

Decorso

Il nervo trigemino emerge dalla faccia anteriore del ponte (origine apparente), lateralmente, vicino al peduncolo cerebellare medio. La radice sensitiva è più voluminosa e appiattita ed è posta lateralmente; la radice motrice, piccola e cilindrica, si pone medialmente. Le due radici, dirette in avanti e in alto, superano l’apice della rocca petrosa dell’osso temporale, perforano la dura madre ed entrano nella cavità del Meckel della dura madre. La radice sensitiva penetra nella concavità della faccia posteriore mentre la radice motrice, passando al di sotto del ganglio medesimo, si unisce alla terza branca trigeminale.

Branche del nervo trigemino

Nervo oftalmico

Il nervo oftalmico è un nervo sensitivo e rappresenta la branca di minore dimensione del nervo trigemino. Emerge dal margine anteriore convesso del ganglio semilunare del Gasser, in posizione mediale. Decorre con direzione anteriore, inizialmente accolto in un prolungamento della cavità del Meckel e, successivamente, nella parete laterale del seno cavernoso della dura madre, dove è localizzato al di sotto del nervo trocleare, il quarto nervo cranico. Raggiunge la fessura orbitale superiore dello sfenoide, dove si divide nei suoi rami terminali:

  • nervo naso ciliare
  • nervo frontale
  • nervo lacrimale

Nervo naso-ciliare

Il nervo naso-ciliare origina dal nervo oftalmico in corrispondenza della fessura orbitale superiore dello sfenoide, che poi attraversa all’interno dell’anello tendineo comune dei muscoli dell’occhio. All’interno della cavità orbitale si dispone dapprima lateralmente al nervo ottico. Incrocia quest’ultimo superiormente, disponendovisi sul lato mediale. Decorre con direzione anteriore fino all’apertura orbitaria, dove si risolve nei suoi rami terminali:

  • il nervo infratrocleare continua la direzione del nervo naso-ciliare e si porta sotto la troclea del muscolo obliquo superiore dell’occhio, dove riceve un ramo dal nervo sovratroclare del nervo frontale e si risolve in rami terminali che si distribuiscono al sacco lacrimale, al canale naso-lacrimale, ai condotti lacrimali e alla metà mediale della palpebra superiore;
  • il nervo etmoidale anteriore penetra nel canale etmoidale anteriore, tramite il quale raggiunge la fossa cranica anteriore. Si dispone al di sopra della lamina cribrosa dell’etmoide, ricoperto dalla dura madre. Tramite i forellini della lamina cribrosa etmoidale raggiunge la fossa nasale, al cui livello si divide nei rami nasali interni per la tonaca mucosa della parte anteriore delle pareti nasali media e laterale, e ramo nasale esterno che, discendendo lungo la faccia posteriore dell’osso nasale raggiunge la cute della ala del naso alla quale si distribuisce.

I rami collaterali del nervo naso-ciliare sono:

  • la radice lunga del ganglio ciliare, costituita da fibre sensitive provenienti dal ganglio semilunare del Gasser, mette capo al ganglio ciliare dal quale fuoriesce tramite i nervi ciliari brevi che provvedono all’innervazione sensitiva dell’occhio.
  • nervi ciliari lunghi, in numero di due, provvedono all’innervazione sensitiva dell’occhio e motrice del muscolo dilatatore della pupilla. Le fibre postgangliari ortosimpatiche per l’innervazione del muscolo dilatatore della pupilla giungono al ganglio semilunare del Gasser tramite un’anastomosi con il plesso cavernoso, costituito dalle fibre originate dal ganglio cervicale superiore, che a sua volta ha ricevuto le fibre pregangliari dal centro cilio-spinale del Budge della colonna intermedia laterale del midollo spinale.
  • il nervo etmoidale posteriore raggiunge le cellule etmoidali posteriori e il seno sfenoidale, distribuendo fibre sensitive alle rispettive tonache mucose, dopo aver decorso il canale etmoidale posteriore della parete mediale della cavità orbitale.

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Nervo frontale

È il ramo più voluminoso del nervo oftalmico. Entra nella cavità orbitaria, dove si dispone sulla parete superiore, tramite la fessura orbitaria superiore dello sfenoide al di fuori dell’anello tendineo comune dei muscoli dell’occhio. I rami terminali sono:

  • il nervo sopratrocleare si porta sopra la troclea del muscolo obliquo superiore dell’occhio fornendo un piccolo ramo per il nervo infratrocleare del naso-ciliare, esce dalla cavità orbitale e termina dividendosi in rami laterali per la palpebra superiore e rami mediali per la cute della radice del naso e della glabella;
  • il nervo frontale esce dalla cavità orbitale circondando il margine sopraorbitale dell’osso frontale. Diretto in alto, si distribuisce alla cute della fronte e alla metà mediale della palpebra superiore;
  • il nervo sopraorbitale fuoriesce dalla cavità orbitale impegnando l’incisura sopraorbitale del margine sopraorbitale dell’osso frontale. Si divide in due rami che si distribuisono alla cute della fronte e al cuoio capelluto. Invia inoltre rami per la cute e la congiuntiva della parte media della palpebra superiore e rami per la tonaca mucosa del seno frontale.

Nervo lacrimale

È il minore dei rami terminali del nervo oftalmico. Penetra nella fessura orbitale superiore dello sfenoide fuori dall’anello tendineo comune dei muscoli dell’occhio. Decorre in direzione anteriore lungo la parete anteriore della cavità orbitale. Reca fibre postgangliari parasimpatiche del ganglio sfeno-palatino (del Meckel) ricevute tramite anastomosi dal nervo zigomatico alla ghiandola lacrimale.

Nervo mascellare

È un nervo sensitivo, più voluminoso del nervo oftalmico. Con direzione postero-anteriore, il nervo mascellare si immette in un prolungamento della cavità di Meckel della dura madre. Raggiunge la fossa pterigo-mascellare impegnando il foro rotondo dello sfenoide. Al di fuori del cranio si dirige anteriormente, raggiunge la fessura orbitale inferiore e, entrato nella cavità orbitale, si dispone nella parete inferiore. Si continua con il nervo infraorbitale, suo ramo terminale, nel solco infraorbitale. Il nervo infraorbitale fornisce come rami collaterali i nervi alveolari supero-anteriori e si immette all’interno del canale infraorbitale. Fuoriesce dal medesimo canale impegnando il foro infraorbitale dividendosi in rami ascendenti (per la cute e la congiuntiva della palpebra inferiore), mediali (per la cute dell’ala del naso e la tonaca mucosa del vestibolo della fossa nasale) e discendenti (per la cute e la mucosa del labbro superiore e della contigua mucosa gengivale). Emette quattro rami collaterali.

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Nervo meningeo medio

Originato dal decorso intracranico del nervo mascellare, raggiunge ed innerva la dura madre encefalica accompagnato dall’arteria meningea media.

Nervo zigomatico

Origina dalla fossa pterigo-mascellare. Raggiunge la parete laterale della cavità orbitale passando per la fessura orbitale inferiore dello sfenoide e cede fibre postgangliari parasimpatiche per l’innervazione eccitosecretrice della ghiandola lacrimale al nervo lacrimale dell’oftalmico. All’interno del canale zigomatico si divide in due rami terminali: il nervo zigomatico-temporale per l’innervazione sensitiva della cute della parte anteriore della regione temporale e il nervo zigomatico-faciale per l’innervazione sensitiva della cute della regione zigomatica.

Nervi sfeno-palatini

I nervi sfeno-palatini mettono capo al ganglio sfeno-palatino (del Meckel) per proseguire nei nervi nasali postero-superiori e nervi palatini.

Nervi alveolari supero-posteriori

Originati nella fossa pterigo-palatina dal nervo mascellare, i nervi alveolari supero-posteriori affondano nei canalicoli ossei della tuberosità dell’osso mascellare. Terminano anastomizzandosi con i nervi alveolari supero-anteriori, collaterali del nervo infraorbitale, con i quali formano il plesso dentale superiore.

Nervo mandibolare

È la maggiore delle tre branche del nervo trigemino. È un nervo misto. Origina dal margine anteriore del ganglio semilunare del Gasser, lateralmente rispetto al nervo oftalmico e al nervo mascellare, e si completa con l’unione della radice motrice del nervo trigemino. Percorre un diverticolo della cavità del Meckel fino a raggiungere il foro ovale dello sfenoide, grazie al quale raggiunge la fossa infratemporale. Nella stessa fossa infratemporale fornisce un ramo collaterale, il nervo spinoso, che, attraversando il foro spinoso dello sfenoide, raggiunge e si distribuisce alla dura madre, dopodiché si divide in due tronchi:

  • il tronco anteriore o anterolaterale, prevalentemente motore, si scompone nei nervi temporo-buccinatoretemporale profondo mediotemporo-masseterino e pterigoideo esterno.
  • il tronco posteriore o posteromediale, prevalentemente sensitivo, si scompone nei nervi auricolo-temporalelingualealveolare inferiorepterigoideo internodel muscolo tensore del velo palatino e del muscolo tensore del timpano.

Nervi temporali profondi

In numero di tre, sono rappresentati dai nervi temporale profondo anteriore (originato dalla divisione del nervo temporo-buccinatore del tronco anteriore del nervo mandibolare), temporale profondo medio e temporale profondo posteriore (originato dalla divisione del nervo temporo-masseterino del tronco anteriore). Sono nervi esclusivamente motori. Percorrono la faccia inferiore della grande ala dello sfenoide fino a raggiungere la cresta infratemporale della stessa. Risalgono successivamente sulla faccia laterale del cranio, disposti profondamente al muscolo temporale al quale distribuiscono le proprie fibre motrici.

Nervo buccinatore

Il nervo buccinatore o buccale accoglie prevalentemente fibre sensitive alle quale si aggiungono fibre postgangliari parasimpatiche provenienti dal ganglio otico (dell’Arnold)per l’innervazione eccitosecretrice delle ghiandole geniene e labiali. Origina dalla scomposizione del nervo temporo-buccinatore del tronco anteriore, si porta in avanti ponendosi sulla faccia laterale del muscolo buccinatore. Si risolve in numerose fibre che si distribuiscono al muscolo buccinatore medesimo per l’innervazione motrice somatica e alla cute della guancia per l’innervazione sensitiva somatica; numerose fibre, perforando il muscolo buccinatore, si portano in profondità per l’innervazione eccitosecretrice delle ghiandole geniene e labiali. Si è precedentemente detto che il nervo buccinatore si distribuisce al muscolo omonimo per la sua innervazione motoria; in realtà tali fibre non appartengono al nervo buccinatore e non sono quindi di origine trigeminale: esse derivano dall’anastomosi del nervo buccinatore con rami provenienti dal faciale, nervo deputato all’innervazione della muscolatura mimica, della quale il muscolo buccinatore fa parte.

Nervo masseterino

È un nervo prevalentemente motore, originato dalla divisione del nervo temporo-masseterino del tronco anteriore del nervo mandibolare. Con direzione laterale, passa per l’incisura del ramo della mandibola portandosi quindi sulla faccia profonda del muscolo massetere, al quale distribuisce le proprie fibre motrici somatiche. Cede un ramuscolo sensitivo per l’innervazione anteriore dell’articolazione temporomandibolare.

Nervo pterigoideo esterno

Origina dal tronco anteriore del nervo mandibolare. Distribuisce le proprie fibre motrici somatiche al muscolo pterigoideo esterno.

Nervo auricolo-temporale

Il nervo auricolo-temporale accoglie fibre sensitive somatiche e fibre postgangliari parasimpatiche del ganglio otico (dell’Arnold) per l’innervazione eccitosecretrice della ghiandola parotide, ciò è reso possibile dall’arricchimento dell’ultimo di fibre visceroeffetrici date dal nervo glossofaringeo. Il nervo auricolo-temporale origina dal tronco posteriore con due radici, che si riuniscono a formare un occhiello percorso dall’arteria meningea media. Si porta in dietro, incrocia medialmente il collo del condilo della mandibola e giunge e penetra nella ghiandola parotide, alla quale distribuisce le fibre postgangliari parasimpatiche. Le fibre sensitive somatiche piegano verso l’alto e, accompagnate dall’arteria temporale superficiale, passano davanti al meato acustico esterno e raggiungono la cute della regione temporale, distribuendovisi.

Nervo linguale

È un voluminoso nervo originato dal tronco posteriore del nervo mandibolare. Accoglie fibre sensitive somatiche, fibre sensitive specifiche del senso del gusto per i calici gustativi della regione anteriore della lingua, giunte tramite anastomosi con la corda del timpano, collaterale del nervo faciale e fibre parasimpatiche pregangliari per i gangli sottomandibolare e sottolinguale ricevute in seguito ad anastomosi con la corda del timpano. Dalla sua origine, il nervo linguale decorre in avanti, descrivendo una concavità aperta superiormente, tra il muscolo pterigoideo esterno e il muscolo pterigoideo interno e successivamente tra il muscolo pterigoideo interno e la faccia mediale del ramo della mandibola. Giunge nella loggia sottolinguale, disponendosi tra i muscoli io-glosso e genio-glosso (situati medialmente) e la ghiandola sottolinguale (situata lateralmente), ricoperto in superficie solo dalla mucosa del pavimento della bocca. Si dirige in avanti, all’apice della lingua, tra il muscolo longitudinale inferiore e il muscolo genio-glosso, risolvendosi in rami terminali. Nel suo decorso in posizione laterale alla lingua il nervo linguale emette esili rami collaterali per i gangli sottomandibolare e sottolinguale e infine emette il nervo sottolinguale che si distribuisce alla mucosa del pavimento della bocca e la superficie linguale della gengiva dei denti inferiori.

Nervo alveolare inferiore

È un nervo misto: presenta fibre sensitive somatiche e motrici somatiche. Presenta un decorso parallelo a quello del nervo linguale, descrivendo come quest’ultimo una concavità aperta antero-superiormente. Giunto tra il muscolo pterigoideo interno e la faccia mediale del ramo della mandibola, il nervo alveolare inferiore fornisce come ramo collaterale in nervo milo-ioideo per l’innervazione del muscolo milo-ioideo e del ventre anteriore del muscolo digastrico, per poi immettersi nel canale della mandibola. All’interno di quest’ultimo emette come rami collaterali i nervi dentali infero-posteriori che, insieme ai nervi dentali infero-anteriori (terminali del nervo incisivo), costituiscono il plesso per l’emiarcata gengivo-dentale inferiore. Il nervo alveolare inferiore giunge al foro mentale, dividendosi nei suoi rami terminali:

  • il nervo mentale fuoriesce dal canale della mandibola tramite il foro mentale. Si distribuisce alla cute del mento e al labbro inferiore.
  • il nervo incisivo si dirige verso la sinfisi del mento, dove si divide nei nervi dentali infero-anteriori.

Nervo pterigoideo interno

È un nervo esclusivamente motore del tronco posteriore. Con decorso supero-inferiore e medio-laterale raggiunge il muscolo pterigoideo interno, al quale si distribuisce.

Nervo del muscolo tensore del velo palatino

È un nervo motore del tronco posteriore. Innerva il muscolo tensore del velo palatino.

Nervo del muscolo tensore del timpano

È un nervo motore del tronco posteriore. Innerva il muscolo tensore del timpano.

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