L’ipertermia maligna è una sindrome farmaco-genetica rara dei muscoli scheletrici, potenzialmente fatale e caratterizzata da un improvviso e rapido e pericoloso per la vita aumento della temperatura corporea e da Continua a leggere
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Ipertermia maligna: sinonimi, diffusione, cause, patogenesi, trasmissione
L’ipertermia maligna è una sindrome farmaco-genetica rara dei muscoli scheletrici, potenzialmente fatale e caratterizzata da un improvviso e rapido e pericoloso per la vita aumento della temperatura corporea e da Continua a leggere
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In quale giorno è meglio operarsi per avere più possibilità di non morire?
Andare “sotto i ferri” non è mai piacevole, anche quando i medici rassicurano il paziente: purtroppo anche l’operazione di routine più facile del mondo può non andare nel migliore dei modi. Ma esiste un giorno della settimana dove è più facile che le cose vadano “per il verso giusto”?
I tre giorni “d’oro”
La risposta potrebbe essere SI, leggendo le conclusioni di uno studio pubblicato sul British Journal of Surgery, in cui tre chirurghi svedesi hanno indagato gli esiti delle procedure operatorie a cui sono stati sottoposti oltre 228 mila pazienti tra il 1997 e il 2014 per rimuovere un tumore da un organo del tratto digerente: esofago, stomaco, intestino, pancreas, fegato e vie biliari. Prendendo in esame il giorno della settimana in cui era stato effettuato l’intervento ed i tassi di sopravvivenza, gli autori della ricerca hanno osservato che le migliori possibilità di sopravvivenza sono maggiori per quei pazienti operati nei primi tre giorni della settimana: lunedì, martedì e mercoledì.
E da giovedì alla domenica?
Le possibilità di sopravvivenza calano da giovedì in poi. Ma per quale motivo accade ciò? I ricercatori un’ipotesi rispetto a quanto visto l’hanno formulata, nelle conclusioni del lavoro: l’aumento del rischio potrebbe essere una conseguenza dello stress e della fatica a cui i chirurghi sono sottoposti durante la settimana, che li vede sempre più stanchi a mano che la settimana avanza, fatto che viene aggravato dal dato che spesso nel weekend lavorano, nello staff, dei soggetti con meno esperienza e meno motivati.
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Roma, separate gemelle siamesi con midollo spinale ed ano in comune
Un complesso intervento chirurgico è stato eseguito all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma: protagoniste Francine e Adrienne, due gemelline siamesi provenienti dal Burundi e separate nell’ospedale della Capitale il 30 novembre scorso. Le piccole, che tra pochi giorni festeggeranno i 7 mesi di vita, erano posizionate schiena contro schiena, unite per la zona sacrale (gemelle pigopaghe, molto rare) e condividevano il midollo spinale e la parte terminale dell’intestino ano-retto compreso lo sfintere anale. L’intervento di separazione si è concluso con successo, fanno sapere oggi i sanitari. In camera operatoria per la maratona chirurgica si sono alternate 4 diverse equipe per un totale di circa 25 persone, coordinate da Pietro Bagolan, direttore del Dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica. Le piccole, dopo un periodo in terapia intensiva per i controlli post-operatori, sono ora tornate nella loro cameretta in Neonatologia.
Le 12 ore di intervento
La preparazione all’intervento molto delicato, a cui hanno lavorato medici e specialisti di 5 diverse aree (Neonatologia, Chirurgia plastica, Neurochirurgia, Anestesiologia e Rianimazione, Diagnostica per immagini) è durata 3 mesi e ogni fase è stata studiata e pianificata con l’ausilio di stampe 3D, Tac e risonanze tridimensionali. L’intervento è durato 12 ore. Tutte le parti anatomiche in comune sono state separate e poi ricostruite dai vari team secondo programma e tempi prestabiliti: i neonatologi hanno iniziato separando ano, retto e sfintere, quindi è stato il momento dei neurochirurghi per la separazione e l’immediata ricostruzione del midollo spinale e del sacco durale. Successivamente, in due diverse sale operatorie, i chirurghi neonatologi hanno ricostruito l’area sacrale di ciascuna gemella. I chirurghi plastici hanno terminato la complessa procedura occupandosi del ripristino e della chiusura dei tessuti.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Splenectomia parziale e totale: perché si esegue e quali sono i rischi
- combatte le infezioni, controllando la presenza di agenti patogeni in circolo (batteri e particelle estranee) e producendo anticorpi e globuli bianchi;
- favorisce la maturazione dei globuli rossi (eritrociti);
- ripulisce il sangue dai globuli rossi invecchiati (un globulo rosso ha una vita media di 120 giorni) o danneggiati;
- è una riserva di ferro, di piastrine e di globuli bianchi.
Quando si esegue una splenectomia parziale o totale?
L’intervento di splenectomia viene messo in pratica alla comparsa di una delle seguenti condizioni o patologie:
- Rottura della milza. Causata da un trauma addominale, provoca un’emorragia interna, che, se non viene bloccata, può portare alla morte. La splenectomia rappresenta, molto spesso, l’unica soluzione valida per interrompere la perdita di sangue.
La splenomegalia, condizione patologica in cui la milza è ingrossata, è uno dei fattori favorenti la rottura della milza, in quanto quest’ultima è più esposta agli urti a causa delle notevoli dimensioni. - Malattie del sangue. Alcune gravi malattie del sangue, come l’anemia falciforme, la talassemia, la policitemia vera o la porporatrombocitopenica idiopatica, possono richiedere la splenectomia. La decisione di rimuovere la milza, tuttavia, viene presa solo dopo che tutti gli altri trattamenti possibili non sono andati a buon fine.
- Tumori. Determinate neoplasie, come la leucemia linfatica cronica, il linfoma di Hodgkin, il linfoma non-Hodgkin o la leucemia a cellule capellute, possono interessare anche la milza, causandone un suo ingrossamento (splenomegalia). Come nel caso precedente, se tutti i trattamenti attuati per la cura della splenomegalia sono inefficaci, è necessario ricorrere alla splenectomia.
- Infezioni. Alcuni agenti patogeni (virus, batteri e parassiti) possono infiammare la milza, provocando splenomegalia. Se le infezioni sono molto serie e i trattamenti sono inefficaci, il rimedio ultimo è rappresentato dall’asportazione dell’organo infiammato. Alcuni esempi di patogeni, che provocano splenomegalia (e che potenzialmente potrebbero richiedere splenectomia), sono il plasmodio della malaria (un parassita) ed il batterio della sifilide.
- Cisti o tumori benigni. La milza può sviluppare delle cisti o dei tumori benigni, che ne alterano la normale anatomia. Se queste malformazioni sono di dimensioni elevate o se la loro completa rimozione chirurgica è impossibile, l’unico rimedio attuabile è la splenectomia.
- Casi particolari. In rarissime occasioni, la milza può ingrossarsi senza un causa precisa, o meglio senza una causa documentabile attraverso i test diagnostici. In questi casi, impostare un terapia è difficile, perché non si sa quale sia il fattore scatenante. Pertanto, l’unico rimedio, per evitare le complicazioni della splenomegalia, è rappresentato dalla splenectomia.
Leggi anche:
- emorragie;
- coaguli di sangue (trombi);
- infezioni della ferita;
- lesioni degli organi adiacenti (stomaco, pancreas e colon).
La milza è un organo indispensabile? Cosa succede quando viene asportata la milza?
A causa di tutte le funzioni elencate precedentemente, i pazienti che hanno subìto un intervento di asportazione della milza possono andare incontro ad alcune condizioni particolari. Per approfondire leggi: La milza è un organo indispensabile? Se viene asportata cosa può succedere?
Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Trapianto di faccia: i casi più famosi al mondo
Ormai molti sono i casi di trapianti chirurgici di faccia realizzati in giro per il mondo; una chirurgia ricostruttiva portata all’estremo ed eseguita con tecniche ogni volta sempre più avanzate, culminata con il caso di Grzegorz, il trentenne polacco che il 15 maggio 2013 è stato sottoposto al primo trapianto facciale urgente del mondo, trasportato d’emergenza in ospedale dopo un drammatico incidente con un macchinario tagliapietre.
Tempi record
L’intervento chirurgico, eseguito dai medici del centro oncologico di Gliwice, una città del sud della Polonia nella regione della Slesia, è stato attuato in tempi record: dopo un primo tentativo che aveva permesso di salvare la vista e la parte inferiore del viso, il secondo ingresso nella camera operatoria è avvenuto a distanza di quattro settimane dall’incidente, al contrario di quello che avviene di solito. In 27 ore sono riusciti a ricostruire il volto del paziente – che successivamente è stato sottoposto ad una cura di farmaci anti rigetto, come da prassi – con un risultato molto soddisfacente, per quello che è il trapianto del volto più veloce mai fatto, come ricordato dal dottor Adam Maciejewski:
“L’intervento permetterà al paziente di tornare alla vita normale. Sarà in grado di respirare, mangiare, vedere.”
Per recuperare la motricità del viso ci sono voluti otto mesi. L’operazione è stata successivamente riconosciuta all’ASRM come il miglior esempio di chirurgia ricostruttiva del 2013.
Il trapianto di faccia più complesso
Un altro caso diventato famoso è quello relativo allo sfortunato Richard Lee Norris, noto per quello che è probabilmente il trapianto facciale più complicato che sia mai stato eseguito. Questo ragazzo americano, è stato raggiunto al volto da un colpo di pistola che gli ha devastato il viso, passando attraverso cute. ossa, muscoli e denti. Dopo numerosi interventi di chirurgia plastica oggi mostra una nuova faccia. All’epoca dell’incidente (1997) Richard Lee Norris aveva 23 anni e non esistevano ancora i trapianti facciali. Per più di dieci anni ha vissuto chiuso in casa vergognandosi di quello che era diventato ed uscendo solo la notte, con il volto coperto – nonostante gli interventi di ricostruzione parziale del viso. E’ stata la notizia di un donatore anonimo – i cui organi hanno salvato altri 5 pazienti – a fargli tornare la speranza, assieme all’equipe dei medici del reparto di chirurgia plastica, ricostruttiva e maxillo-facciale della Scuola di medicina dell’Università del Maryland. Il paziente è stato così sottoposto ad un intervento di 36 ore, durante il quale hanno lavorato 150 persone, fra medici, infermieri e personale sanitario e in cui gli sono stati sostituiti mascella, denti, lingua, muscoli e nervi. Sono state inoltre utilizzate tecniche d’avanguardia e medicine sperimentali, grazie anche alle sovvenzioni date nei progetti volti a ridare un volto ai veterani che subiscono gravi lesioni negli scenari di guerra dove gli USA sono impegnati. Dopo aver superato con successo la fase post operatoria, Richard Lee Norris ha annunciato di essere fiero del suo nuovo volto e di voler essere studiato per il resto della sua vita.
Altri casi famosi
Il caso di Grzegorz e di Richard Lee Norris non sono gli unici trapianti di faccia realizzati al mondo, ci sono molti altri casi diventati famosi, tra cui spiccano la polacca Joanna (operata dallo stesso Adam Maciejewski) e la francesa Isabelle Dinoire, purtroppo in seguito deceduta.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Obesi e fumatori finiscono in fondo alla lista per le operazioni chirurgiche
Dal gennaio di quest’anno essere obesi o fumatori significherà anche dover aspettare di più per sottoporsi a un intervento chirurgico non urgente, dalla protesi all’anca o al ginocchio, fino ad altre operazioni non salvavita. Succede in Gran Bretagna, a stabilirlo è una direttiva emanata dall’azienda sanitaria locale di Vale of York, regione nel nord dell’Inghilterra, che lavora su questo progetto da un paio di mesi. A settembre, il primo annuncio di voler allungare la lista d’attesa per i pazienti con problemi di salute era stato accolto da un coro di proteste e quindi sospeso dal Servizio sanitario nazionale. Una pausa di riflessione per i funzionari del Ministero, che però dopo due mesi, e probabilmente qualche conteggio in più, nelle scorse ore hanno dato il via libera all’iniziativa.
Obesi e fumatori costano di più ai contribuenti
La nuova regolamentazione sarà adottata solo a livello locale, con il coinvolgimento di circa 350mila pazienti, ma suona ai più come una sorta di progetto pilota in vista di sviluppi futuri. Benché venga presentato come una formula per spingere i pazienti a prendersi cura della propria salute, infatti, il progetto appare come uno stratagemma per risparmiare sul bilancio traballante del Servizio sanitario nazionale, rimandando il più possibile gli interventi su candidati meno in forma, che date le loro condizioni potrebbero richiedere maggiori spese per il recupero e l’assistenza, spese che però – bisogna ricordarlo – sono pagate con le tasse di tutti i cittadini, anche quelli che con volontà e fatica si prendono maggiormente cura della propria salute.
Invito a dimagrire e smettere di fumare
Indipendentemente dalla sua vera finalità, comunque, da gennaio la direttiva sarà operativa. Le persone con un indice di massa corporea (BMI) di almeno 30 saranno invitate a dimagrire del 10 per cento oppure verranno penalizzate con un ritardo di dodici mesi nelle liste d’attesa per gli interventi chirurgici di tipo facoltativo. Analoga la misura definita per i fumatori accaniti, che dovranno abbandonare le sigarette per due mesi per aver accesso ai reparti di chirurgia e se non saranno in grado di farlo vedranno il loro nome messo in fondo alla lista, con sei mesi minimo di ritardo rispetto ai tempi usuali.
Una forma di discriminazione?
Alcuni parlano di una forma di “discriminazione” applicata a categorie di pazienti che, peraltro, sono molto diffuse in Gran Bretagna, tanto che quando la proposta è stata annunciata, all’inizio di settembre, le critiche sono state massicce. Anche Clare Marx, presidente del Royal College of Surgeons (Rcs), ha alzato la sua voce contro il progetto e dichiarato pubblicamente che i pazienti «devono essere trattati in base ai sintomi» e non secondo forme di discriminazione. Dal mio punto di vista invece questo potrebbe essere un sistema sicuramente drastico, ma funzionale, per spingere le persone a curarsi maggiormente della propria salute.
Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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