Per la prima volta al mondo è stato donato un organo a scopo di trapianto da una persona con più di 100 anni. Il prelievo non ha precedenti nella letteratura scientifica ed è stato effettuato la scorsa settimana a Firenze, all’Ospedale San Giovanni di Dio. Il donatore è una Continua a leggere
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Differenza tra topico ed ectopico in medicina
Il termine “topico” è adoperato in medicina e anatomia per indicare una struttura anatomica (ad esempio un organo) posizionata nella sua sede naturale, mentre Continua a leggere
Ernia interna ed esterna: definizione, significato, classificazione
Con “ernia” si intende la fuoriuscita di un viscere dalla cavità del corpo che normalmente lo contiene, attraverso un Continua a leggere
Differenze di peso tra gli organi interni di un uomo e di una donna
I pesi e le dimensioni degli organi, ancora oggi, vengono utilizzati dal personale medico sanitario per stabilire la causa di morte del paziente o per determinare la patologia dalla quale egli risulta essere affetto. Nel corso del 2001 il ricercatore francese Grandmaison ha pubblicato il documento Scienze Forensi Internazionali nel quale si è occupato di analizzare il peso degli organi di ben oltre seicento diverse autopsie, eseguite su uomini di razza bianca. Sulla base dei risultati ottenuti da questo studio, i pesi medi relativi agli organi di uomini e donne sono stati piuttosto variabili, ma in linea di massima è stato stabilito che nei soggetti maschili:
- il cuore pesa circa 365 grammi,
- il fegato 1670 grammi,
- il pancreas 144 grammi,
- la milza 156 grammi,
- il polmone destro 660 grammi,
- il polmone sinistro 620 grammi.
Per quanto riguarda i soggetti femminili invece:
- il cuore pesa circa 310 grammi,
- il fegato 1470 grammi,
- il pancreas 120 grammi,
- la milza 140 grammi,
- il polmone destro 540 grammi,
- il polmone sinistro 510 grammi
La ricerca in questione però, nonostante la precisione con la quale è stata condotta, mostra anche dei limiti. Mancano infatti i valori relativi a molte popolazioni che non appartengono alla razza dalla carnagione bianca.
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Ectopia: cosa significa, differenti tipologie, sintomi e cure
Con il termine “ectopia” si intende in medicina la localizzazione di un organo o di un tessuto in una sede anatomicamente diversa rispetto a quella fisiologica, dovuta ad un’anomalia congenita che porta a malformazione creatasi durante lo sviluppo dell’embrione. Il fenomeno può colpire differenti sedi e, in base a queste, se ne possono distinguere varie tipologie. I sintomi dipendono dall’organo interessato e quindi dalla localizzazione del problema. Le cure sono differenti e, in alcuni casi, è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.
Le tipologie
Le tipologie dell’ectopia si distinguono in: renale, testicolare, lentis, cordis, tiroidea. C’è, inoltre, la cosiddetta gravidanza ectopica. In quella renale, il rene rimane sullo stesso lato, ma si trova in una posizione scorretta. L’organo può anche migrare nell’altro lato (ectopia crociata renale). Si può avere pure la presenza di un unico rene di grandi dimensioni, che deriva dalla fusione di entrambi gli organi.
In quella testicolare, il testicolo può trovarsi vicino al femore, nella piccola pelvi, nell’inguine o alla base della coscia. L’ectopia lentis riguarda il cristallino dell’occhio. Nella cordis il cuore fuoriesce dal torace e si situa nel collo o nella cavità addominale.
Nel caso di quella tiroidea, si ha a che fare con un abbozzo di tiroide, che, generalmente, si ritrova nella zona sublinguale.
Si può avere anche un processo che interessa il collo dell’utero, che è definito con il nome comune di piaghetta. Si tratta di una estroflessione verso l’esterno del tessuto che riveste la mucosa endocervicale. Il disturbo si verifica quando una parte del tessuto che riveste il canale cervicale va ad impiantarsi su un altro epitelio, quello vaginale.
La gravidanza ectopica si ha quando l’impianto dell’embrione avviene in altre sedi, che non corrispondono alla cavità uterina, quindi la cervice uterina, le tube, le ovaie, gli organi addominali; si tratta della gravidanza extrauterina, a tal proposito leggi: La gravidanza extrauterina: come riconoscere i sintomi e intervenire
C’è anche l’ectopia ventricolare, che si differenzia dal significato, che in genere si attribuisce al problema. Nello specifico, si tratta di extrasistoli, dei battiti anomali del cuore, che interrompono il ritmo sinusale. Si possono manifestare come palpitazioni o come senso di cuore in gola.
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I sintomi
A volte non ci sono sintomi dell’ectopia. Tutto dipende, comunque, dalla parte del corpo interessata. Per esempio, in alcuni casi la tiroidea può determinare dei disturbi patologici e a volte ci può essere un’associazione del disturbo con altri problemi, come le patologie circolatorie, le infezioni, le flogosi croniche o le neoplasie.
Nel caso della piaghetta del collo dell’utero, il fastidio può essere intimo e può consistere nella leucorrea, perdite bianche, o in quelle di sangue durante i rapporti sessuali oppure tra un ciclo mestruale e l’altro. E’ il cosiddetto spotting.
Le infiammazioni che ne conseguono potrebbero portare anche allo sviluppo di lesioni precancerose.
Le cure
Per ciò che riguarda le cure dell’ectopia, bisogna dire che, quando essa è asintomatica, non per forza si deve ricorrere a terapie specifiche. Di certo un consulto medico è molto importante, per sapere qual è la strada da percorrere.
A volte ci può essere anche bisogno di sottoporsi ad un intervento chirurgico. E’ il caso, ad esempio, dell’ectopia cordis, che, essendo grave, può mettere a rischio la sopravvivenza del paziente.
Nel caso del problema al collo dell’utero, il medico può proporre alla paziente un intervento di diatermocoagulazione, che si pratica in ambulatorio, senza la necessità di procedere ad un ricovero ospedaliero.
La tecnica viene utilizzata per asportare delle piccole parti di tessuto epidermico, attraverso l’uso di uno strumento elettrico.
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Il pene è un muscolo o no? Cos’è il pene?
Il pene è o non è un muscolo? E’ una delle tipiche curiosità a cui, quasi tutti, danno una risposta sbagliata, poiché – potendosi ingrandire ed irrigidire – l’asta del pene sembra apparentemente comportarsi come un muscolo.
Il pene è un muscolo?
No, il pene non è un muscolo. E’ un organo composto da tre parti fondamentali: radice, asta e glande. L’asta, in particolare, è costituita da:
- due corpi cavernosi;
- un corpo spongioso (anche detto “corpo cavernoso dell’uretra”).
Il corpo spongioso ed i corpi cavernosi sono le strutture erettili del pene, esse riempiendosi di sangue ne permettono l’erezione. L’inturgidimento del pene ha un meccanismo diverso rispetto a quello di un muscolo. Semplificando: mentre il pene è una “spugna” che aumenta in dimensioni e diventa turgido riempiendosi di sangue, al contrario il muscolo diventa “duro” grazie alla contrazione delle fibre muscolari che lo compongono. Per approfondire: I muscoli: come sono fatti, come funzionano e cosa rischiano quando ti alleni
Il pene è ricco di cellule muscolari
Il pene, pur non essendo un muscolo, è ricco di cellule muscolari lisce: esse sono disposte nelle pareti dei vasi sanguigni del tessuto erettile, corpi cavernosi e tessuto spongioso di uretra e glande e sono necessarie per una normale erezione. Tali cellule muscolari lisce rispondono all’azione dell’ossido nitrico ed hanno l’importante compito di regolare la presenza di sangue all’interno delle cavità del tessuto erettile. In particolare:
- il rilassamento delle cellule muscolari lisce dei vasi sanguigni penieni determina una vasodilatazione (i vasi sanguigni si dilatano) che facilita l’ingresso di sangue nel pene, caratteristica dello stato di erezione;
- la loro contrazione determina una vasocostrizione che porta allo svuotamento del sangue presente nelle cavità peniene, situazione propria dello stato flaccido del pene.
Le cellule muscolari lisce si contraggono ad opera di segnali nervosi o mediatori chimici. Questi segnali vengono prodotti in seguito a situazioni di vario genere, come ad esempio: emozioni, eccitazione, caldo, freddo, traumi, ecco il motivo per cui il pene può ritrarsi in alcune condizioni, per esempio con il freddo od in caso di forti emozioni.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Splenectomia parziale e totale: perché si esegue e quali sono i rischi
- combatte le infezioni, controllando la presenza di agenti patogeni in circolo (batteri e particelle estranee) e producendo anticorpi e globuli bianchi;
- favorisce la maturazione dei globuli rossi (eritrociti);
- ripulisce il sangue dai globuli rossi invecchiati (un globulo rosso ha una vita media di 120 giorni) o danneggiati;
- è una riserva di ferro, di piastrine e di globuli bianchi.
Quando si esegue una splenectomia parziale o totale?
L’intervento di splenectomia viene messo in pratica alla comparsa di una delle seguenti condizioni o patologie:
- Rottura della milza. Causata da un trauma addominale, provoca un’emorragia interna, che, se non viene bloccata, può portare alla morte. La splenectomia rappresenta, molto spesso, l’unica soluzione valida per interrompere la perdita di sangue.
La splenomegalia, condizione patologica in cui la milza è ingrossata, è uno dei fattori favorenti la rottura della milza, in quanto quest’ultima è più esposta agli urti a causa delle notevoli dimensioni. - Malattie del sangue. Alcune gravi malattie del sangue, come l’anemia falciforme, la talassemia, la policitemia vera o la porporatrombocitopenica idiopatica, possono richiedere la splenectomia. La decisione di rimuovere la milza, tuttavia, viene presa solo dopo che tutti gli altri trattamenti possibili non sono andati a buon fine.
- Tumori. Determinate neoplasie, come la leucemia linfatica cronica, il linfoma di Hodgkin, il linfoma non-Hodgkin o la leucemia a cellule capellute, possono interessare anche la milza, causandone un suo ingrossamento (splenomegalia). Come nel caso precedente, se tutti i trattamenti attuati per la cura della splenomegalia sono inefficaci, è necessario ricorrere alla splenectomia.
- Infezioni. Alcuni agenti patogeni (virus, batteri e parassiti) possono infiammare la milza, provocando splenomegalia. Se le infezioni sono molto serie e i trattamenti sono inefficaci, il rimedio ultimo è rappresentato dall’asportazione dell’organo infiammato. Alcuni esempi di patogeni, che provocano splenomegalia (e che potenzialmente potrebbero richiedere splenectomia), sono il plasmodio della malaria (un parassita) ed il batterio della sifilide.
- Cisti o tumori benigni. La milza può sviluppare delle cisti o dei tumori benigni, che ne alterano la normale anatomia. Se queste malformazioni sono di dimensioni elevate o se la loro completa rimozione chirurgica è impossibile, l’unico rimedio attuabile è la splenectomia.
- Casi particolari. In rarissime occasioni, la milza può ingrossarsi senza un causa precisa, o meglio senza una causa documentabile attraverso i test diagnostici. In questi casi, impostare un terapia è difficile, perché non si sa quale sia il fattore scatenante. Pertanto, l’unico rimedio, per evitare le complicazioni della splenomegalia, è rappresentato dalla splenectomia.
Leggi anche:
- emorragie;
- coaguli di sangue (trombi);
- infezioni della ferita;
- lesioni degli organi adiacenti (stomaco, pancreas e colon).
La milza è un organo indispensabile? Cosa succede quando viene asportata la milza?
A causa di tutte le funzioni elencate precedentemente, i pazienti che hanno subìto un intervento di asportazione della milza possono andare incontro ad alcune condizioni particolari. Per approfondire leggi: La milza è un organo indispensabile? Se viene asportata cosa può succedere?
Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra atrofia, distrofia ed aplasia con esempi
Il termine atrofia (atrophy in inglese) in medicina si indica una riduzione della massa dei tessuti od organi causata dalla diminuzione del numero di cellule che li compongono o delle loro dimensioni. Atrofia è quindi il contrario di ipertrofia (aumento di volume del tessuto o organo da aumento delle dimensioni delle cellule che lo compongono) e di iperplasia (aumento del tessuto o organo da aumento del numero di cellule).
A livello cellulare l’atrofia si caratterizza per la riduzione degli organelli cellulari alle dimensioni minime compatibili con la sopravvivenza; le cellule atrofiche possono attivare l’apoptosi (la morte cellulare programmata).
Viene utilizzato anche il termine ipotrofia che indica un processo di regressione di un organo o di un tessuto, dovuto alla diminuzione di volume dei suoi elementi costitutivi.
Con distrofia si intende invece una forma di atrofia parziale di un organo o tessuto.
Leggi anche:
- Differenza tra ipertrofia muscolare sarcolplasmatica e miofibrillare
- Ipertrofia muscolare: cosa significa e come si raggiunge
- Differenza tra ipertrofia ed iperplasia con esempi
- Differenza tra iperplasia e neoplasia
- Come nasce un cancro? Cosa sono i cancerogeni e come avviene la cancerogenesi?
Parimenti a quanto avviene nell’ipertrofia e nell’iperplasia, anche l’atrofia può essere fisiologica o patologica e verificarsi per vari motivi, tra i quali i principali sono:
- atrofia da disuso, tipico da ridotto utilizzo di un arto per un certo periodo, quando viene ingessato;
- perdita di innervazione, per lesione di un nervo periferico o di segmenti del midollo spinale;
- insufficiente apporto di sangue (ischemia cronica);
- invecchiamento (ad esempio da diminuzione di estrogeni durante la menopausa).
Con “aplasia” si indica invece il mancato sviluppo di un tessuto o di un organo (al contrario dell’atrofia dove invece prima si è correttamente sviluppato e solo successivamente si è ridotto nella sua massa. Talvolta il termine viene usato in maniera erronea per indicare la completa assenza di un organo, ma in questo caso è più corretto parlare di agenesia.
Esempi di aplasie tipiche sono quelle ematologiche (come l’aplasia pura delle emazie, midollare, della serie bianca e della serie rossa). Altro esempio è l’aplasia cutis congenita, una forma particolare di aplasia dove si mostra l’assenza di un’area della pelle (si verifica soprattutto nel cuoio capelluto), di carattere genetico risulta un elemento diagnostico della sindrome Adams-Oliver.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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