Polipeptide pancreatico: cos’è, a che serve, perché aumenta o diminuisce?

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Il polipeptide pancreatico (“PP”, in inglese “pancreatic polypeptide”), è un ormone prodotto principalmente dalle cellule PP del pancreas disposte alla periferia delle isole, localizzate in prevalenza a livello della porzione inferiore della testa del pancreas. Le cellule PP sono localizzate anche nella mucosa del duodeno, anche se in minor numero rispetto al pancreas. La struttura del polipeptide pancreatico è caratterizzata da Continua a leggere

Somatostatina: cos’è ed a cosa serve? Efficacia come farmaco antitumorale

MEDICINA ONLINE LABORATORIO MICROSCOPIO ANATOMO PATOLOGO AGO ASPIRATO BIOPSIA CHIRURGICA CITOLOGIA ISTOLOGIA ESAME ISTOLOGICO LINFONODO LAB CHIMICA FISICA SANGUE ANALISI FECI URINA GLICEMIA AZOTEMIA DENSITA CHEMISTRYLa somatostatina è un ormone polipeptidico prodotto in varie zone dell’organismo e rilasciato nel circolo ematico in due forme biologicamente attive: una a 14 aminoacidi e l’altra a 28 aminoacidi, sintetizzate attraverso processi proteolitici a partire da precursori chiamati prepro-somatostatina e pro-somatostatina. I livelli di somatostatina aumentano con l’avanzare degli anni e proprio per tale motivo viene anche chiamato Continua a leggere

Glucagone: cos’è, a cosa serve, alto, adrenalina e diabete

Cos’è il glucagone?

Il glucagone è un ormone peptidico prodotto e secreto dalla porzione endocrina del pancreas, in particolare dalle cellule α delle isole di Langerhans presenti nel pancreas (le cellule β delle isole di Langerhans producono invece insulina). Il glucagone ha la principale funzione di innalzare il livello di glucosio nel sangue in caso di ipoglicemia, essenzialmente il contrario del compito dell’insulina (che invece abbassa la glicemia quando c’è un picco glicemico). Sebbene venga in genere considerato antagonista Continua a leggere

Dove si trova il pancreas ed a che serve?

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Lo stomaco è stato parzialmente rimosso per consentire la visione del pancreas

Il pancreas è una grande ghiandola annessa all’apparato digerente, lunga e piatta, situata trasversalmente nella parte superiore e posteriore della cavità addominale, circondato dal fegato, dall’intestino e da altri organi. E’ lungo circa 15 centimetri ed è posto in profondità nell’addome, dietro lo stomaco e davanti alla colonna vertebrale. Quando i miei studenti mi chiedono se il pancreas sia situato a destra o a sinistra io rispondo che in Continua a leggere

Cancro al pancreas sempre più killer: casi aumentati del 60%

Magee performs a surgery at the Vietnam Cuba hospital in HanoiIl tumore maligno del pancreas interessa in Italia ogni anno in Italia circa ben 13 mila persone, ma il dato più allarmante è che negli ultimi 15 anni ha fatto registrare quasi un 60% di aumento di casi e le proiezioni indicano che è destinato a diventare rapidamente la seconda causa di morte nei Paesi occidentali. Purtroppo il cancro del pancreas è uno dei tumori con la prognosi più severa, aggressivo e nella maggior parte dei casi letale, questo soprattutto perché – nella maggioranza dei casi – non fornisce alcun sintomo specifico della sua presenza nelle fasi iniziali e diventa clinicamente evidente solo nelle fasi tardive, cioè quelle in cui il tumore è in uno stadio grave e terminale e dove neanche la chirurgia – estremamente invasiva – può aumentare di molto le speranze di lunga sopravvivenza.

Alta mortalità

Si è discusso di tumore al pancreas nell’incontro “World Pancreatic Cancer Day 2017: storie e iniziative per continuare a fare luce sul tumore al pancreas“, che si è tenuto a Roma alla presenza di clinici e associazioni di pazienti. L’incidenza è attualmente di 12 casi ogni 100 mila abitanti, tuttavia, il rapido aumento registrato e previsto per il futuro, preoccupa gli specialisti, anche perché questa incidenza corrisponde nel 93% dei casi anche alla mortalità: il cancro al pancreas è oggi la quarta causa di morte in Italia.

L’arma della prevenzione

La prevenzione, in questo caso ancora più rispetto al solito, è la migliore strategie per aumentare le possibilità di sopravvivenza: si raccomanda una vita sana, alimentazione corretta, attività fisica giornaliera, controlli frequenti se sono presenti casi in famiglia e soprattutto smettere di fumare: 4 pazienti su 5 con tumore al pancreas sono infatti fumatori e questo la dice lunga sul rapporto tra tabagismo e cancro pancreatico.

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Si può vivere senza pancreas? Conseguenze della pancreasectomia

MEDICINA ONLINE ANATOMIA ORGANI INTERNI UMANI ITALIANO INGLESE MILZA STOMACO POLMONI INTESTINO CUORE COLON FEGATO PANCREAS CISTIFELLEA ADDOME TORACE SEMEIOTICA QUADRANTI SETTORI RENEIl pancreas assolve principalmente a due funzioni: la produzione di ormoni digestivi e la produzione di insulina. In caso di alcuni tipi di pancreatite o di adenocarcinoma del pancreas, il paziente viene sottoposto a pancreasectomia parziale o totale: in quest’ultimo caso compare il diabete, cioè un aumento della concentrazione degli zuccheri nel sangue. Da allora in poi sarà necessario limitare l’assunzione degli zuccheri con la dieta, e iniziare la somministrazione di insulina attraverso iniezioni sottocutanee. Soprattutto nel primo periodo dopo l’intervento, è necessario controllare frequentemente la glicemia, dato il maggiore rischio di episodi di ipoglicemia in questi pazienti. Inoltre il paziente dovrà assumere capsule di enzimi pancreatici per digerire e assorbire gli alimenti. Ciononostante, in un certo numero di pazienti, persistono alcuni disturbi intestinali (meteorismo, feci poco formate, aumento della frequenza dell’evacuazione), che sono comunque ben tollerati.

Dopo l’intervento
Prima della dimissione il paziente sarà valutato da un diabetologo per impostare la terapia insulinica iniziale, ma è molto importante in questo periodo controllare frequentemente la glicemia e imparare a gestire la terapia insulinica. Oltre a questo, è normale sentirsi piuttosto debole, non avere appetito, avere nausea o anche qualche episodio di vomito. In questo periodo di convalescenza domiciliare è importante riprendere gradualmente l’attività fisica, cercare di fare brevi passeggiate, con l’obiettivo di fare ogni giorno qualcosa di più del giorno precedente. È importante anche fare pasti piccoli e frequenti, seguendo le istruzioni dietetiche ricevute alla dimissione.

In definitiva, si può vivere senza pancreas?
E’ certamente possibile vivere senza pancreas, controllando la dieta ed usando l’insulina.

Se mi viene parzialmente asportato il pancreas, diverrò automaticamente diabetico?
No. Il diabete segue solo se viene asportato dal 60 al 90% del pancreas.

Se sei qui per le recenti dichiarazioni del cantante Fedez, leggi anche: Fedez “Ho un raro tumore neuroendocrino del pancreas”. Ma le prospettive di sopravvivenza non sono così buone…

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Colangiopancreatografia retrograda (ERCP): cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?

MEDICINA ONLINE ESOFAGO STOMACO DUODENO INTESTINO TENUE DIGIUNO ILEO SCOPIA APPARATO DIGERENTE CIBO DIGESTIONE TUMORE CANCRO POLIPO ULCERA DIVERTICOLO CRASSO FECI SANGUE OCCULTO MILZA VARICI CIRROSI EPATICA FEGATO ERCPLa colangiopancreatografia retrograda perendoscopica (o ERCP) è una procedura utilizzata nella diagnosi e nella cura di alcune malattie dei dotti biliari (canali che portano la bile e la secrezione del pancreas nell’intestino per i processi digestivi), della cistifellea e del pancreas.

COME SI ESEGUE?

Questa metodica consiste nell’introduzione di un tubo particolare (endoscopio), del diametro di poco superiore al centimetro, attraverso la bocca e lungo l’esofago e lo stomaco fino a raggiungere l’intestino (duodeno) dove sboccano i dotti che portano le secrezioni dal fegato e dal pancreas.
Per evitare il fastidio e la sensazione di vomito che il passaggio dell’endoscopio attraverso la gola può provocare, prima dell’esame viene spruzzato un anestetico in gola, o è somministrata una compressa anestetica. Viene inoltre somministrato un sedativo o un anestetico, per rendere la procedura meglio tollerata.
Attraverso lo sbocco dei dotti biliari e pancreatico nel duodeno (chiamato papilla di Vater) viene iniettato del mezzo di contrasto per visualizzare le vie biliari e il pancreas. Per tale motivo il paziente viene fatto sdraiare su un tavolo radiologico che consentirà di scattare delle radiografie dei dotti biliari e di quelli pancreatici. Nel caso le radiografie mostrano dei calcoli, il medico può allargare lo sbocco in duodeno della via biliare con un particolare bisturi elettrico senza che questo provochi alcun fastidio o dolore. Il calcolo o i calcoli vengono estratti con un particolare cestello o con un palloncino. Dall’intestino i calcoli verranno eliminati spontaneamente, senza alcun ulteriore fastidio. Qualche volta può essere necessario lasciare all’interno dei dotti biliari un piccolo sondino, poi viene fatto uscire dal naso, che può servire per effettuare lavaggi della via biliare o controlli radiologici, senza ulteriori fastidi. Nel caso la radiografia dimostri un restringimento dei dotti, causa dei disturbi lamentati dal paziente, può essere lasciato all’interno dei dotti biliari un piccolo tubo di plastica o metallico (endoprotesi), che permette un costante passaggio della bile nell’intestino.
Qualche volta questo piccolo tubo deve essere rimosso o sostituito qualche mese più tardi.

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A COSA SERVE?

È una delle procedure più precise per lo studio delle malattie che interessano i dotti biliari e pancreatici, in quanto consente una visualizzazione diretta, attraverso l’introduzione di mezzo di contrasto nella papilla di Vater (sbocco dei dotti nell’intestino). Le immagini radiologiche che si ottengono sono di maggior qualità e più dettagliate di quanto è possibile avere con altre metodiche.
L’ERCP consente di diagnosticare e distinguere le cause dell’ittero (colorazione gialla della pelle e degli occhi), evidenziando eventuali ostruzioni delle vie biliari e pancreatiche che possono richiedere un trattamento diverso (per esempio un intervento chirurgico) rispetto ad altre, come l’epatite, che può essere curata con terapie mediche.
L’ERCP è utile anche in un paziente che non è itterico, ma i cui sintomi o gli esami di laboratorio e radiologici suggeriscano la possibilità di una patologia dei dotti biliari e del pancreas.

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QUALI SONO LE COMPLICANZE?

L’ERCP è una procedura generalmente ben tollerata, ma come per tutte le procedure esistono dei limiti e alcune complicanze. In circa il 5-15% dei casi l’esame può non riuscire per situazioni anatomiche che non consentono all’endoscopio di raggiungere il duodeno, e/o di visualizzare i dotti biliari e pancreatici.
Le complicanze più frequenti sono la pancreatite, l’infezione delle vie biliari, l’emorragia della papilla e la perforazione dell’intestino, rare (meno dell’1%) quando la procedura viene fatta solo per diagnosi, un po’ più frequenti quando l’esame ha anche scopo terapeutico (taglio della papilla con estrazione di calcoli, dilatazione di un restringimento con eventuale posizionamento di un’endoprotesi). Esiste poi un rischio potenziale, anch’esso piuttosto basso, di reazioni avverse alla somministrazione dei sedativi. Questi rischi vengono ovviamente soppesati con i benefici che ci si attende dalla procedura e comunque sono generalmente inferiori, quando si effettui l’ERCP a scopo terapeutico, ai rischi dell’intervento chirurgico.
La maggior parte di queste complicanze non richiedono un intervento chirurgico, a cui si ricorre raramente.

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Differenza tra fegato, pancreas e cistifellea

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma APPARATO DIGERENTE COSE FUNZIONA SERVE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa fegato è la ghiandola più voluminosa del corpo e pesa circa 1500 gr. E’ collocata a destra sotto la cupola del diaframma ed è coperta dalle ultime costole. Esso è fatto da una quantità enorme di lobuli risultanti da colonne cellulari disposte come tanti raggi. Tra un lobulo e l’altro è il connettivo interstiziale.

Visto in sezione, mostra una ricchissima rete di vasi sanguigni. Infatti riceve una grande quantità di sangue sia dall’arteria epatica (un ramo della aorta) che lo nutre, sia dalla vena porta che conduce sangue refluo dall’intestino, dallo stomaco e dalla milza. Dal fegato, il sangue torna alla circolazione generale attraverso la vena cava inferiore. In una struttura del fegato detta acino, costituita da cellule di forma poliedrica viene fabbricata la bile che si raccoglie nella cistifellea e viene versata nel duodeno. La cistifellea è quindi il serbatoio della bile che, prodotta dal fegato vi affluisce attraverso il dotto epatico e cistico, si concentra e ne defluisce tramite il dotto cistico e coledoco per versarsi quindi nel duodeno. La cistifellea, lunga circa 10 centimetri, ha un diametro massimo di 3,5 centimetri e una capacità di 30÷40 centimetri cubi. E’ dotata di una tunica muscolare che, per azione di stimoli nervosi e umorali, le consente di contrarsi e di spremere la bile quando gli alimenti, ridotti a chimo dallo stomaco, passano poi nel duodeno.

Leggi anche: Dove si trova il fegato ed a che serve?

Le funzioni della bile sono molteplici. Per la maggior parte sono svolte dai sali biliari sintetizzati dal fegato che favoriscono l’emulsione dei grassi nel succo duodenale e rendono solubili in acqua sostanze normalmente insolubili. La bile, inoltre, facilita l’azione di alcuni elementi digestivi, frena la moltiplicazione dei batteri nell’intestino, stimola la peristalsi intestinale e agisce sull’acidità del chimo rendendolo alcalino. Quando ricompare l’acidità del contenuto la neutralizza recando in sé una forte quantità di carbonato sodico. Nella bile sono presenti quantità notevoli di pigmenti biliari (la bilirubina, la biliverdina) che le conferiscono la sua intensa colorazione giallo-oro. Essi derivano dalla demolizione della molecola dell’emoglobina che avviene quasi totalmente nel fegato. L’emoglobina, infatti, giunge al fegato attraverso il sangue della milza che è l’organo principale dell’emocateresi, cioè della distruzione dei globuli rossi invecchiati. I pigmenti biliari e i sali biliari vengono riassorbiti nell’intestino per poi tornare al fegato dove sono nuovamente utilizzati (una delle caratteristiche del fegato è che la corrente biliare e quella sanguigna hanno direzione contraria). Di essi, una minima parte viene eliminata con l’urina sotto forma di urobilina. I sali biliari hanno una funzione precisa perché intervengono intimamente nell’emulsionamento (suddivisione in goccioline ognuna delle quali viene circondata da una membranella che ne impedisce la reciproca fusione), nella digestione e nell’assorbimento dei grassi. La secrezione della bile, importante per la digestione, è però solo una delle tante funzioni del fegato. Il fegato regola il glucosio nel sangue e lo immagazzina sotto forma di glicogeno; trasforma i grassi per renderli accettabili alle cellule; cattura gli aminoacidi con i quali fabbrica proteine semplici, urea e nucleoproteine.

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Il fegato è il deposito di gran parte del ferro, il metallo che ha importanza essenziale per la fabbricazione dell’emoglobina nel midollo osseo; immagazzina vitamine tra cui la K con la quale produce la protrombina, una sostanza che svolge una funzione essenziale nella coagulazione del sangue. Inoltre regola il ricambio dell’acqua e rende innocue molte sostanze tossiche. E’ la principale fonte di calore per l’organismo a causa degli intensi processi ossidativi di cui è sede. Il fegato, insomma, si può considerare come il più complesso laboratorio chimico dell’organismo.

Il pancreas (parola che vuol dire: tutto carne) è una grossa ghiandola di colore grigio roseo e di forma irregolare, paragonabile a un martello appiattito, situata nella parte superiore della cavità addominale, sul davanti della colonna vertebrale lombare e dietro lo stomaco. Esso ha una struttura che ricorda da vicino quella delle ghiandole salivari, tanto da essere chiamato la ghiandola salivare dell’addome. Il pancreas è costituito da un’estremità destra rigonfia chiamata testa, dal corpo e da un’estremità sinistra assottigliata chiamata coda. Ha un aspetto lobulato e pesa 70÷100 grammi. Le cellule dei tubi terminali e delle dilatazioni degli stessi forniscono gli elementi della secrezione e costituiscono i così detti lobuli. Ai tubi terminali seguono i tubi collettori che confluiscono nei due condotti escretori. Tra i lobuli, qua e là, si notano isolati ammassi epiteliali che sono le isole di Langerhans.

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Ha una forma a grappolo, e i suoi acini sono forniti di sottili canali dentro i quali versano il prodotto della loro attività che è appunto il succo pancreatico. Tali canalini confluiscono in condotti di calibro sempre maggiore fino ad arrivare alla formazione del dotto pancreatico principale che si estende dall’estremità sinistra all’estremità destra del pancreas, percorrendone l’asse. Questo condotto, insieme ad un altro detto “accessorio”, esce alfine dalla testa del pancreas, si avvicina al coledoco e con esso penetra nel duodeno sboccano nell’ampolla di Vater. La secrezione pancreatica è un atto riflesso che si determina per il contatto della mucosa duodenale con l’acido cloridrico gastrico, attraverso l’azione intermediaria della “secretina”, una sostanza di natura ormonale che eccita la secrezione del pancreas dopo aver attivato quella gastrica. Il succo pancreatico ha l’azione più energica di ogni altra nel processo digestivo e agisce su tutti i princìpi alimentari. Contiene tre importanti enzimi: la tripsina, la steapsina e l’amilopsina. La tripsina completa la trasformazione delle sostanze proteiche già iniziata nello stomaco dalla pepsina; la steapsina attacca con maggiore energia i grassi già preparati dall’azione della lipasi nello stomaco e della bile nel duodeno; l’amilopsina completa la scissione degli amidi cominciata dalla ptialina nella bocca.

Leggi anche: Bile: dove si trova, a che serve e da cosa è composta?

La tripsina è presente nel pancreas sotto forma di “prezimogeno”, inattivo, che viene attivato dalla “enterochinasi”, un fattore elaborato dalla mucosa duodenale. Se la tripsina fosse già attiva all’interno del pancreas, inizierebbe la sua azione digestiva a danno del pancreas medesimo, che andrebbe incontro ad auto digestione (autolisi). Tra gli enzimi che demoliscono i grassi alimentari nello stomaco, nel duodeno e nell’intestino, la steapsina ha l’azione più forte. E ciò avviene anche perché nel duodeno l’acidità del chimo è neutralizzata a opera di sostanze alcaline (bile e succo pancreatico). Infatti solo in ambiente alcalino può avvenire la scissione dei grassi in acidi grassi e glicerina. Nella costituzione del pancreas entrano però altri elementi ghiandolari che, sforniti di dotti escretori versano il loro prodotto direttamente nel sangue. Sono piccoli ammassi di cellule disseminati nella compagine del tessuto ghiandolare acinoso. Si chiamano isole di Langerhans e nel loro complesso formano una ghiandola a secrezione interna la quale produce un ormone detto insulina, che regola il ricambio degli zuccheri, favorendo l’accumulo di glicogeno nel fegato e nei muscoli e la combustione del glucosio a livello delle cellule.

Il pancreas è dunque una ghiandola con doppia funzione: una secrezione esterna, il succo pancreatico, prodotta dagli acini e versata nel duodeno; una secrezione interna, l’insulina, prodotta dalle così dette isole di Langerhans e versata nel sangue. Appare chiaro che nella funzione digestiva l’aspetto chimico prevale su quello meccanico della masticazione e della peristalsi. Infatti la digestione è più che altro una sequenza di reazioni chimiche di progressiva semplificazione delle sostanze alimentari per renderle accettabili alle cellule. E i grandi protagonisti di tale semplificazione sono gli enzimi, ognuno dei quali ha un’azione specifica su una determinata sostanza.

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