Test di screening: cos’è, definizione, prevenzione, esempi

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE ANAMNESI VISITA ESAME OBIETTIVO IDIOPATICO SINTOMI DOLORE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO AIUTO DOTTORE INFERMIERE PRESCRIZIONE FARMACO DIAGNOSICon “test di screening” in medicina si indica un esame diagnostico che permette di identificare – in una popolazione considerata a Continua a leggere

Diagnosi precoce: definizione, significato, tumori, esempi, perché è importante

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE CONSULTO DIAGNOSI MEDICO DI BASE FAMIGLIA ANAMNESI OPZIONI TERAPIE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO PARERE IDEA RICHIESTA ESAME LABORATORIO ISTOLOGICO TUMORE CANCROCon “diagnosi precoce” (in inglese “early diagnosis“) si intende una diagnosi – cioè l’identificazione di una patologia o condizione in base a segni e sintomi – che viene effettuata nelle fasi iniziali di sviluppo della patologia. Esempi di strumenti di diagnosi precoce diretti ed indiretti sono il Pap-test per il carcinoma della cervice uterina, la mammografia/ecografia/palpazione per il carcinoma della mammella, la dermoscopia e l’analisi della cute per il melanoma ed i carcinomi della pelle, la valutazione del PSA abbinata a ispezione digitale della prostata, il sangue occulto nelle feci per il tumore intestinale. Nel momento in cui il paziente non ha alcun sintomo ma ha dei fattori di rischio elevati (ad esempio donna con madre con cancro al seno), una diagnosi precoce può essere facilitata da interventi di screening (esami fatti PRIMA che la malattia si manifesti) pianificati con criterio e buon senso.

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Diagnosi precoce: in quali casi è importante?

La diagnosi precoce di una malattia è importante soprattutto nei casi in cui la patologia ha un decorso molto rapido. Più il momento di insorgenza della patologia ed i suoi esiti gravi (ad esempio il decesso) sono ravvicinati del tempo, più diventa importante una diagnosi precoce. Con esiti gravi non si intende esclusivamente la morte del paziente, ma anche conseguenze gravi e nella maggioranza dei casi irreversibili ed invalidanti di una data patologia. Ad esempio una diagnosi precoce di diabete, e la messa in atto di cure opportune, può evitare al paziente il “piede diabetico” e la frequente amputazione del piede. Per approfondire leggi: Piede diabetico: gradi di rischio, sintomi, diagnosi e terapia

Diagnosi precoce: come si ottiene?

La diagnosi precoce si ottiene grazie alla bravura del medico che, grazie all’anamnesi, all’esame obiettivo, alla scelta dei giusti esami (di laboratorio o di diagnostica per immagini) e ad i “diagrammi diagnostici” che ha in testa, accumulati in anni di esperienza, riesce ad individuare la patologia. La bravura del medico è quella di “prendere la giusta strada“, in equilibrio tra il far fare al paziente gli esami meno invasivi possibili (e meno costosi per il sistema sanitario!) e quelli più utili per fare diagnosi. A volte perfino scegliere come esame di prima scelta una ecografia al posto di una risonanza magnetica, può fare una enorme differenza.

Troppo tardi per la diagnosi precoce

A volte però, la diagnosi precoce semplicemente non è possibile. Il paziente può arrivare così “tardi” dal medico che una diagnosi precoce è praticamente impossibile, costringendo il medico ad un’altra diagnosi, ben più grave: quella di malattia terminale.

Diagnosi precoce: quanto conta la fortuna del medico

Pochi medici lo ammetteranno, ma molto spesso entra in gioco la semplice fortuna. Ogni medico, a prescindere dalla propria specializzazione, è particolarmente “esperto” nella cura di alcune patologie piuttosto che di altre e ciò può avvenire sia a causa della cultura personale, sia per vari motivi assolutamente casuali. Ad esempio un medico può aver avuto recentemente un caso raro dove, dopo lunghe indagini, è giunto a diagnosi. Se dopo poco tempo gli si ripropone un nuovo paziente con sintomi simili al precedente, il medico può essere facilitato nel trovare la patologia e quindi fare una diagnosi più precoce, col risultato che il secondo paziente può salvarsi quando il primo era deceduto.

Diagnosi precoce: quanto conta la fortuna del paziente

La fortuna conta, purtroppo, ancora tanto, più di quanto molti medici sono disposti ad ammettere. Prendiamo ad esempio il temibilissimo cancro al pancreas. Una diagnosi precoce di questo tumore può rappresentare la sopravvivenza del paziente come una diagnosi tardiva ne rappresenta molto spesso la morte. Il problema è che i sintomi di tumore maligno del pancreas sono molto lievi e poco specifici nelle fasi iniziali e diventano invece importanti nelle fasi terminali: ciò spinge il paziente ad andare dal medico solo quando ormai è troppo tardi ed una diagnosi precoce è quasi impossibile. Eppure, e di casi così ne ho visti parecchi, a volte capita che il paziente faccia esami per altri motivi che lo portano a fare diagnosi letteralmente salvavita. Se ad esempio un paziente con cancro pancreatico al primo stadio si reca a fare una radiografia perché da alcuni giorni ha una stipsi cronica dovuta ad una dieta poverissima di fibre, il medico potrebbe scoprire il cancro nelle fasi iniziali per puro caso ed attuare subito delle cure che – in assenza di stipsi e radiografia – sarebbero iniziate decisamente più tardi. Ciò rappresenta la differenza tra la vita e la morte del paziente.

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L’ora d’oro

In medicina, in particolare nella chirurgia d’urgenza, la “golden hour” (letteralmente l’ora d’oro) si riferisce al periodo di tempo – non necessariamente di un’ora: va da pochi minuti a diverse ore – dopo una lesione traumatica o l’insorgenza di una patologia. Durante questo periodo vi è la più alta probabilità che una diagnosi “precocissima” della patologia in atto, ed il relativo rapido trattamento medico, possa evitare la morte del paziente, come avviene ad esempio in caso di ictus cerebrale ed infarto del miocardio o – ancora di più – nella rottura di un aneurisma dell’aorta o nell’arresto cardiaco. Per approfondire, leggi: Un’ora, una sola ora, può cambiare tutto, per sempre

Diagnosi precoce: perché è così importante?

L’individuazione precoce di una patologia, offre non soltanto maggiori possibilità di cura e di sopravvivenza, ma permette anche di attuare interventi meno aggressivi e di assicurare una migliore qualità di vita al paziente. Pensiamo ad un tumore maligno nelle fasi iniziali: curarlo è relativamente facile ed il paziente probabilmente sopravvivrà. Lo stesso tumore maligno dopo qualche mese può aver dato origine a metastasi, con possibilità terapeutiche che si restringono, diventano più invasive e probabilmente insufficienti per salvare la vita del paziente.

Diagnosi precoce: non sempre è sufficiente

Ci sono dei casi in cui perfino una diagnosi precoce può non impedire il decorso più o meno rapido della malattia, come avviene nelle malattie neurodegenerative (ad esempio nella SLA o nella sclerosi multipla) e/o una prognosi infausta.

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Capire se si ha un tumore: come viene diagnosticato un cancro

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA RISONANZA MAGNETICA APERTA O CHIUSA RAGGI X Medicina Estetica Riabilitazione Nutrizionista Dieta Grasso Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Luce Pulsata Macchie Cutanee PeneQuando un tumore dà segno di sé, perché dà sintomi, si usano un gran numero di esami utilizzati per individuarne la presenza, la gravità e le caratteristiche istologiche e genetiche. Tali esami variano moltissimo in base alla sede o al tessuto coinvolto, ma integrano quasi sempre varie tecniche di laboratorio (ad esempio marker tumorali) e di diagnostica per immagini (come TAC, ecografia, risonanza magnetica, PET), il tutto ovviamente osservato nell’ottica di una accurata anamnesi (la presenza di un tumore in un genitore può aumentare il rischio di avere un tumore) e di un esame obiettivo.

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Nel tumore del colon-retto la diagnosi si avvale ad esempio di:

  • anamnesi, cioè la raccolta di tutte quelle informazioni e notizie riguardanti la storia del paziente e della sua famiglia, che possono aiutare il medico a indirizzarsi verso una diagnosi di una certa patologia. Fondamentale capire subito eventuali fattori di rischio, che nel caso di tumore al colon-retto sono principalmente la presenza di poliposi familiare ed una dieta sbagliata (pochi vegetali, troppi grassi animali e carni rosse) che porta a ipercolesterolemia, sovrappeso e obesità;
  • esame clinico, che consiste nella palpazione dell’addome alla ricerca di eventuali masse a livello dell’intestino, del fegato e dei linfonodi, e nell’esplorazione rettale (circa il 70% dei tumori del retto si sente con le dita);
  • medicina di laboratorio: ricerca di sangue occulto nelle feci, VES elevata e markers tumorali (CEA, CA 19.9);
  • diagnostica per immagini: permette di diagnosticare il tumore e, in seguito, di eseguirne la stadiazione, ovvero di valutarne la gravità. Ad esempio la colonscopia con biopsia ed esame istologico; l’ecografia transrettale; la TC addome con mezzo di contrasto (che permette di valutare i rapporti con gli organi circostanti, lo stato dei linfonodi e le eventuali metastasi presenti nell’addome). Per identificare l’esistenza di metastasi a distanza si può eseguire una radiografia, una TC del torace, una risonanza magnetica o la PET (tomografia a emissione di positroni). A tal proposito leggi anche: Differenze tra risonanza magnetica, TAC, PET, MOC, radiografia, ecografia ed endoscopia

Questi elencati sono elementi che, nel loro insieme, permettono la diagnosi e stazione di un cancro al colon-retto, ovviamente la ricerca di un tipo diverso di tumore si avvarrà di tecniche specifiche diverse.

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Scoprire un tumore prima che si manifesti: l’importanza dello screening
Fare diagnosi precoce significa individuare il tumore in fase iniziale, quando ancora non si è diffuso in altri organi (un processo noto col nome di metastasi). In genere risulta molto più semplice trattare un tumore nei suoi primi stadi: spesso si ottengono ottimi risultati in termini di cura con interventi chirurgici o farmacologici non particolarmente invasivi e, di conseguenza, migliora anche la qualità della vita della persona che si sottopone alle terapie. La diagnosi precoce in campo oncologico può essere frutto del caso, quando, per esempio, il tumore viene individuato grazie a un esame effettuato per altri motivi e non con lo scopo specifico di cercare un cancro. Molto più spesso, però, il merito della scoperta precoce di alcuni tra i tumori più diffusi (come seno, collo dell’utero, colon) deve essere attribuito a programmi di screening appositamente studiati. In Italia, secondo le indicazioni del ministero della Salute, il Servizio sanitario nazionale fornisce gratuitamente accertamenti per la diagnosi precoce oncologica e in particolare:

  • tumore del seno: mammografia ogni 2 anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni;
  • tumore del collo dell’utero: Pap test ogni 3 anni per le donne tra i 25 e i 65 anni;
  • tumore del colon-retto: per uomini e donne ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno tra i 50 e i 75 anni; se il primo esame risulta positivo, si esegue una colonscopia; in caso di familiarità per questo tumore si consiglia una colonscopia ogni 5 anni dopo i 50 anni.

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Malattia di Alzheimer: screening e diagnosi nelle fasi iniziali della malattia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MORBO ALZHEIMER SCREENING DIAGNOSI INIZI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgDiversi test di screening neuropsicologico vengono utilizzati per la diagnostica nei casi di Alzheimer. I test valutano diverse funzioni e competenze cognitive, come il saper copiare disegni simili a quelli mostrati nella foto, ricordare parole, leggere e sottrarre numeri in serie. Test neuropsicologici come il Mini Mental State Examination (MMSE), sono ampiamente utilizzati per valutare i disturbi cognitivi che vengono considerati per la formulazione della diagnosi. Una batteria di test più completa è necessaria per garantire la massima affidabilità dei risultati, in particolare nelle prime fasi della malattia. L’esame neurologico nelle prime fasi della malattia solitamente presenta risultati normali, fatta eccezione per evidenti deficit cognitivi che non differiscono però da quello derivanti da altre malattie di tipo demenziale.
Ulteriori esami neurologici sono cruciali nella diagnosi differenziale di Alzheimer dalle altre malattie. Colloqui con gli altri membri della famiglia sono inoltre utilizzate nella valutazione funzionale della malattia. I caregiver possono, infatti, fornire importanti informazioni sulla capacità di vita quotidiana, così come la diminuzione, nel tempo, della funzione mentale della persona. Il punto di vista di chi assiste il malato è particolarmente importante, dato che una persona con Alzheimer è spesso inconsapevole del suo deficit. A volte le famiglie hanno difficoltà nella rilevazione esatta dei primi sintomi di demenza nelle sue fasi iniziali, e per questo non riescono sempre a comunicare informazioni accurate al medico.
Un altro indicatore oggettivo delle prime fasi della malattia è l’analisi del liquido cerebrospinale per la ricerca di beta-amiloide o di proteine tau. La ricerca di queste proteine è in grado di prevedere l’insorgenza della malattia di Alzheimer con una sensibilità compresa tra il 94% e il 100%. Quando è utilizzata in combinazione con le tecniche di neuroimaging esistenti, i medici sono grado di identificare i pazienti che stanno già sviluppando la malattia.  Gli esami del liquido cerebrospinale sono disponibili più facilmente, a differenza delle tecnologie di neuroimaging più moderne.
Altri test clinici supplementari forniscono informazioni aggiuntive su alcune caratteristiche della malattia, o vengono utilizzati per escludere altre diagnosi. È comune eseguire test di funzionalità tiroidea, valutare i livelli di vitamina B12, escludere la sifilide, escludere problemi metabolici (tra cui test per la funzione renale, i livelli di elettroliti e per il diabete), valutare i livelli di metalli pesanti (ad esempio il piombo e il mercurio) e l’anemia. È anche necessario escludere la presenza di sintomatologia psichiatrica, come deliri, disturbi dell’umore, disturbi del pensiero di natura psichiatrica, o pseudodemenze depressive. In particolare vengono utilizzati test psicologici per la rilevazione della depressione, dal momento che la depressione può essere concomitante con l’Alzheimer, essere un segno precoce di deficit cognitivo, o esserne addirittura la causa.

Leggi anche: Sistema nervoso: com’è fatto, a che serve e come funziona

Imaging diagnostico

La Tomografia a emissione di fotone singolo (SPECT) e la Tomografia a emissione di positroni (PET), possono essere utilizzati per la conferma di una diagnosi di Alzheimer in associazione con le valutazioni dello stato mentale. In una persona già affetta da demenza, la SPECT sembra essere superiore nel differenziare la malattia di Alzheimer da altre possibili cause, rispetto all’analisi della storia familiare e all’osservazione del paziente. I progressi hanno portato alla proposta di nuovi criteri diagnostici di imaging biomedico.
Una nuova tecnica nota come PiB-PET è stata sviluppata per visualizzare direttamente e chiaramente immagini di depositi di beta-amiloide in vivo, utilizzando un radiotracciante che si lega selettivamente ai depositi A-beta.
La PiB-PET utilizza il carbonio-11 per la scansione PET. Studi recenti suggeriscono che la PiB-PET è precisa all’86% nel predire quali persone, già affette da decadimento cognitivo lieve, svilupperanno la malattia di Alzheimer entro due anni, e al 92% in grado di escludere la probabilità di sviluppare il malattia di Alzheimer.
Un radiofarmaco per PET chiamato (E)-4-(2-(6-(2-(2-(2-([18F]-fluoroethoxy) ethoxy) ethoxy) pyridin-3-yl) vinyl)-N-methyl benzenamine, o 18F AV-45, o florbetapir-fluorine-18, o semplicemente florbetapir, contenente il più duraturo radionuclide fluoro-18, è stato recentemente realizzato e testato come possibile supporto diagnostico nella malattia di Alzheimer. Il florbetapir, come il PiB, si lega alla beta-amiloide, ma grazie all’uso del fluoro-18 ha un’emivita di 110 minuti, in rapporto al tempo di dimezzamento radioattivo PiB che è di 20 minuti. La maggior durata permette di accumulare maggior tracciante nel cervello di persone con malattia di Alzheimer, in particolare nelle regioni note per essere associate a depositi di beta-amiloide.
La risonanza magnetica volumetrica è in grado di rilevare cambiamenti nella dimensione delle regioni del cervello. L’atrofia di queste regioni si sta mostrando come un indicatore diagnostico della malattia. Essa può risultare meno costosa di altre tecniche di imaging attualmente in fase di studio.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Jack Andraka ha 16 anni e potrebbe salvare milioni di persone col suo nuovo test per la diagnosi del tumore al pancreas

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo NutrizionistaCellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Tumore Cancro Pancreas JakeHa soltanto 16 anni, ma i suoi studi potrebbero salvare la vita di milioni di persone. Jack Andraka, del Maryland, ha ideato un nuovo test non invasivo per la diagnosi dei tumori al pancreas, che sono tra i più aggressivi tra tutti i tumori che possono colpire l’uomo. Con un sensore riesce a diagnosticare un tumore pancreatico nella sua fase iniziale. Bisognerà aspettare fino a cinque anni prima di vedere l’uso di questi sticker presso i laboratori o gli ospedali. Jack ha presentato a Roma, nel corso della prima edizione europea di Maker Faire, la sua idea. “Avevo 13 anni quando morì un mio amico per un tumore al pancreas.” Racconta Jack – “Sono rimasto molto scosso.Ho passato un’estate intera su internet perché volevo capire cosa fosse un tumore pancreatico.” – continua il ragazzo – “Alla fine ho scoperto leggendo centinaia di lavori che alla presenza di alcuni tumori come quello al polmone o quello al pancreas alcune proteine nel nostro corpo variano, in particolare una chiamata Metatione. Ho scritto a 200 laboratori per sapere se potevo lavorare a questa idea ma 199 mi hanno risposto di no. Solo un medico del John Hopkins mi ha detto che potevo lavorare presso di loro. Ben fatto Jack, spero di vederti tra i futuri premi Nobel per la medicina: vorrà dire che la tua invenzione avrà funzionato davvero e che avrai salvato milioni di persone.

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L’incidenza del tumore al seno in crescita tra le quarantenni: l’importanza della mammografia

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SENO MAMMELLA CAPEZZOLO AREOLAI risultati di una nuova analisi americana riportano che il maggior numero di morti causate dal cancro al seno riguarda giovani donne che non si sottopongono regolarmente ai controlli. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Cancer, porta così nuove prove a sostegno di chi incoraggia le donne sotto i 50 anni a sottoporsi costantemente alla mammografia come esame di screening per scoprire l’eventuale presenza di un tumore.

Continua la lettura su https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/13_settembre_11/mammografia-importante-prima-cinquanta-anni_cbbe6212-1abb-11e3-a75c-ad7543f2d611.shtml

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