Fasi del sonno: polisonnografia nella fase REM

MEDICINA ONLINE DORMIRE SONNO LETTO NOTTE INSONNIA MELATONINA INTEGRATORE SLEEPING JETLAG SLEEPING NIGHT BUIO MATERASSO ORTOPEDICO CUSCINO SCHIENA COLONNA VERTEBRALE POSIZIONE TESTA COLLO DOLORE RIGURGITO RUSSARE RUSSO NASOSi riconoscono tre principali “stati funzionali” o “fasi” del sonno, diversificabili con criteri comportamentali e polisonnografici:

  • la veglia;
  • il sonno privo di movimenti oculari rapidi (sonno NREM o sonno ortodosso o sonno lento);
  • il sonno accompagnato da movimenti oculari rapidi (sonno REM o sonno paradosso).

All’interno del sonno NREM vengono distinti quattro livelli di profondità diversa:

  • stadio 1 del sonno NREM;
  • stadio 2 del sonno NREM;
  • stadio 3 del sonno NREM;
  • stadio 4 del sonno NREM.

Il sonno inizia con una fase NREM (con i suoi 4 livelli) seguito, dopo circa 90 minuti (un’ora e mezza) da un episodio di sonno REM. Nella notte si succedono 4 o 5 cicli NREM – REM. Le norme per la divisione del sonno in fasi e stadi fanno riferimento alle tre variabili polisonnografiche fondamentali:

  • elettroencefalogramma (EEG);
  • elettrooculogramma (EOG);
  • elettromiogramma (EMG).

Sonno REM

Il sonno REM viene definito dalla concomitanza di alcuni quadri caratteristici dei tre principali parametri di valutazione poligrafica. È infatti necessaria la presenza contemporanea di un’ attività elettroencefalografica «attivata» o «desincronizzata» di raffiche di movimenti oculari rapidi e la soppressione dell’attività elettromiografica tonica.

Elettroencefalogramma (EEG)

In fase REM l’EEG è caratterizzato da onde di voltaggio relativamente basso, di frequenza mista, in genere compresa nel range dell’attività teta; è di frequente riscontro un’attività compresa nell’ambito di frequenza dell’alfa, in genere rallentata di 1-2 c/sec rispetto alla frequenza dell’attività alfa nello stato di veglia dello stesso soggetto.
Nella fase iniziale e finale di ciascun episodio REM o in genere in prossimità delle raffiche di movimenti oculari rapidi, è di frequente riscontro, specie nelle derivazioni al vertice, il rilievo di elementi elettroencefalografici caratteristici designati come onde «a dente di sega» a causa della morfologia dentellata che essi presentano. Queste onde si presentano in brevi raffiche, sono in genere ritmiche con frequenza nell’ambito dell’attività teta e presentano un voltaggio di 40-50 u.V.
Le onde «a dente di sega» vengono interpretate come l’equivalente negli umani dei potenziali ponto-genicolo-occipitali (PGO), una ben definita caratteristica fasica del sonno REM in molti mammiferi e specialmente nei felini. Benché la presenza di onde «a dente di sega» non rientri nei criteri necessari per la stadiazione dal sonno REM, essa può risultare di una certa utilità nelle situazioni di difficile interpretazione.

Elettrooculogramma (EOG)

L’EOG della fase REM è caratterizzato dalla presenza ad intervalli di raffiche di movimenti oculari rapidi (REM). La sigla REM identifica proprio tali movimenti oculari, benché nel tempo l’uso del termine sia stato ampliato per definire l’intera costellazione di eventi fisiologici costituenti questo stato particolare del sonno. La densità delle raffiche dei movimenti oculari rapidi nel sonno REM varia nel corso della notte. Gli episodi REM precoci infatti sono caratterizzati da un numero minore di raffiche di movimenti oculari rapidi rispetto agli episodi più tardivi.

Elettromiogramma (EMG)

Una caratteristica universale del sonno REM negli individui sani è la soppressione del tono muscolare, attraverso un circuito che vede l’attivazione, da parte di strutture pontine, di centri bulbari inibitori e culmina in un’iperpolarizzazione post-sinaptica dei motoneuroni del tronco cerebrale e spinali. Ne deriva un tracciato elettromiografico silente. Sovrapposte a questa situazione di fondo di «inibizione motoria tonica» si possono osservare occasionalmente contrazioni di muscoli distali. In animali domestici come il gatto, ad esempio, le zampe, i muscoli labiali, le vibrisse mostrano movimenti improvvisi durante il sonno REM. Nelle registrazioni effettuate nell’uomo l’equivalente di tali contrazioni è segnalato all’EMG da brevissime elevazioni fasiche del voltaggio del tracciato.
L’attribuzione delle singole epoche di tracciato alla fase REM è quella che presenta difficoltà maggiore, mostrando il tracciato grande similarità con quello della fase I ed essendo la presenza di uno dei parametri cardinali del sonno REM, i movimenti oculari rapidi, di natura episodica. Le regole per attribuire in maniera corretta situazioni particolari sono ampiamente riportate nel manuale di Rechtshaffen e Kales; basterà qui ricordare che ciascuna epoca di tracciato contigua ad una già definita REM va attribuita a tale fase indipendentemente dalla presenza di movimenti oculari rapidi, purché l’EMG sia silente; un’epoca priva di movimenti oculari rapidi contenente più di un fuso e/o di un complesso K viene attribuita allo stadio 2, purché non intervengano movimenti oculari.

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