Analisi della microstruttura del sonno: cyclic alternating pattern (CAP) SECONDA PARTE

MEDICINA ONLINE DOTTORE MEDICO IN CAMICE SPECIALISTA ANAMNESI ESAME OBIETTIVO DIAGNOSI DIFFERENZIALE SINTOMI E SEGNI SEMEIOTICA OSPEDALE.Per la sua importante funzione protettiva e la capacità di regolare la macrostruttura del sonno, il CAP esercita un ruolo fondamentale nella patogenesi dell’insonnia. Tutte le insonnie, a prescindere dalle loro eziologie, si manifestano inizialmente con un incremento patologico dell’indice CAP proporzionale alla gravità clinica. Nell’errata percezione del sonno, che è un’insonnia primaria, l’unico dato oggettivo che permette la diagnosi è l’incremento dell’indice CAP che, producendo un numero elevato di microrisvegli, provoca nel paziente la sensazione di aver dormito poco. Negli altri tipi di insonnia l’aumento dell’indice CAP oltre il 60% non solo è responsabile della ridotta qualità del sonno, ma anche della frammentazione della normale sequenza degli stadi con riduzione del sonno profondo (stadi 3 e 4) e aumento dei risvegli notturni. L’efficacia dei farmaci ipnotici nell’indurre e proteggere il sonno dipende in larga parte dalla loro capacità di
riportare l’indice CAP a valori più fisiologici, eliminando lo stress a cui i centri regolatori del sonno sono sottoposti (vedi immagine qui in basso).

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Nella maggior parte delle insonnie, l’indice CAP (CAP rate) aumenta in misura significativa, anche nei casi in cui la macrostruttura è conservata. Numerose esperienze hanno dimostrato che la somministrazione di farmaci ipnotici determina un’importante riduzione dell’indice CAP entro valori fisiologici, parallelamente a una valutazione soggettiva di spiccato miglioramento della qualità del sonno. L’indice CAP si presenta quindi come un parametro fondamentale per la valutazione sia della gravità dell’insonnia sia dell’efficacia dei farmaci ipnotici. Nella figura le sequenze CAP sono indicate con trattini.

Durante il CAP in ogni ciclo di fluttuazione della profondità del sonno i microrisvegli (o fase A del ciclo) costituiscono altrettanti comandi di attivazione per le funzioni autonomiche con lo scopo di predisporre l’organismo al risveglio incombente. In concomitanza di questi microrisvegli pertanto si ha un improvviso incremento del tono
muscolare, della frequenza cardiorespiratoria e delle altre funzioni autonomiche corre late. La fase di inibizione rebound che segue i microrisvegli (fase B del ciclo) coincide con un’iniziale depressione correttiva delle funzioni attivate durante la fase A. Il CAP è pertanto un meccanismo coinvolto durante il sonno anche nella regolazione delle funzioni cardiorespiratorie e della pressione arteriosa. Il susseguirsi di queste fasi di eccitazione e di depressione rappresenta uno stress soprattutto per il sistema cardiovascolare.

Appare abbastanza evidente che se alle sequenze CAP si associano oscillazioni sincrone del tono muscolare e di varie funzioni vegetative, qualora queste ultime assumano un funzionamento patologico, come accade nella sindrome delle apnee morfeiche o nel mioclono periodico notturno, si ha di riflesso un incremento a volte notevole delle
sequenze CAP. Nella fisiopatologia del mioclono periodico notturno, ma anche nell’attivazione delle anomalie intercritiche e nello scatenamento delle crisi in soggetti con epilessia, la fase A del ciclo CAP, con la sua azione attivante generalizzata, costituisce l’evento scatenante delle manifestazioni patologiche. La fase B del ciclo, con la sua azione inibitoria sui centri del respiro e sul tono muscolare, costituisce invece la base fisiopatologica per lo scatenamento delle apnee morfeiche sia centrali che ostruttive o miste.

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