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Serotonina e triptofano: cosa sono ed in quali cibi trovarli
La serotonina (5-HT; in inglese “serotonin” o “5-hydroxytryptamine“) è un neurotrasmettitore, ossia una sostanza in grado di trasmettere informazioni fra le cellule del cervello e, più in generale, del sistema nervoso. La sua funzione principale è principalmente la regolazione del tono dell’umore, per questo motivo negli anni la ricerca sulle basi biochimiche della depressione si è concentrata su questa molecola.
Il triptofano (in inglese “tryptophan“) è un amminoacido che, poiché l’organismo umano non è in grado di sintetizzare, deve essere ricavato dagli alimenti e pertanto è classificato tra gli amminoacidi essenziali. Oltre a partecipare alla costituzione delle proteine dell’organismo, interviene in numerose reazioni chimiche, in particolare nella sintesi di serotonina e di acido nicotinico.
In questo articolo ci occuperemo maggiormente della serotonina.
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Un eccesso di rilascio di serotonina può condurre in specifiche condizioni alla sindrome serotoninergica, una sindrome causata in genere da un errato uso di farmaci (abuso o interazioni) caratterizzata da tre tipologie diverse di sintomi:
- Effetti cognitivi: mal di testa, agitazione, disturbi dell’umore, confusione, allucinazioni, coma.
- Effetti autonomici: brividi, sudorazione, ipertermia, ipertensione, tachicardia, nausea, diarrea.
- Effetti somatici: contrazioni muscolari involontarie, tremore.
Gli effetti sono proporzionali alla gravità della condizione e possono essere da appena percettibili a fatali.
Effetti e ruolo nell’organismo
La sintesi di questa preziosa sostanza avviene a partire dall’amminoacido triptofano e questo aspetto vedremo in seguito che viene sfruttato per favorirne la produzione dall’esterno.
Gli effetti della sostanza nell’organismo sono molteplici:
- determina l’aumento della motilità intestinale e può causare nausea o vomito quando necessario,
- causa vasocostrizione (cioè una riduzione della dimensione dei vasi sanguigni con conseguente riduzione del flusso di sangue e aumento della pressione),
- promuove l’aggregazione delle piastrine nel processo di coagulazione.
Più interessante per noi sono le azioni a livello del sistema nervoso centrale, dove la serotonina è in grado di:
- regolare il tono dell’umore,
- modulare il sonno,
- intervenire sulla termoregolazione (temperatura corporea),
- influenzare il desiderio sessuale,
- alterare il senso dell’appetito.
Proprio alla luce di queste proprietà è intuitivo individuare numerosi disturbi neuropsichiatrici dove questa sostanza gioca un ruolo di primo piano:
- emicrania,
- disturbo bipolare,
- disturbo ossessivo compulsivo,
- ansia,
- fame nervosa,
- bulimia,
- depressione,
- eiaculazione precoce nell’uomo,
- fibromialgia.
Questi effetti sono sfruttati, oltre che da numerosi farmaci (per esempio gli antidepressivi) anche da alcune sostanze d’abuso, per esempio l’ecstasy (MDMA) è in grado di favorirne l’accumulo nel cervello per scatenare sensazioni di benessere ed entusiasmo.
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Serotonina e depressione
Diversa letteratura scientifica porta a pensare che ci sia un forte collegamento tra la quantità di serotonina e l’umore, in particolare una forte alterazione del bilancio di questa molecola a livello del sistema nervoso centrale potrebbe essere causa di depressione.
Questo può succedere per quattro ragioni fondamentali:
- ridotta produzione della sostanza,
- ridotta espressione dei recettori in grado di legarsi alla sostanza,
- impossibilità da parte della sostanza di raggiungere il recettore,
- carenza di triptofano, il precursore attraverso cui viene sintetizzata la 5-HT.
Se si verifica una o più di queste possibilità il paziente può andare incontro a disturbi neuropsichiatrici, come depressione, distrurbo ossessivo compulsivo ansia, panico, rabbia.
Una delle classi più usate ed efficaci di antidepressivi, gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, dall’inglese selective serotonin reuptake inhibitors), agisce aumentando la quantità di neurotrasmettitore libero e favorendo quindi la stimolazione dei recettori. In realtà va detto che, se il meccanismo di azione è stato studiato e accertato, l’idea che la depressione sia provocata da una carenza di serotonina o altri neurotrasmettitori come la nor-adrenalina rimane ad oggi poco più che un’ipotesi, peraltro non accettata dall’intera comunità scientifica; alla luce di questo possiamo quindi dire che questi antidepressivi sicuramente agiscono migliorando i sintomi della depressione, ma non sappiamo con certezza il perché.
Serotonina e sessualità
La serotonina funge da ritardante naturale nell’organismo maschile, procrastinando l’orgasmo.
L’influenza del neurotrasmettitore sulla sessualità sembra tuttavia più profonda, uno studio pubblicato su Nature del 2011 ha dimostrato che in caso di carenza della sostanza in esemplari di topolini maschi, questi andavano incontro alla perdita di preferenza sessuale verso le femmine, tentando di accoppiarsi anche con altri soggetti maschi. La discussione di questi risultati ha ovviamente generato polemiche e tesi controverse, ma quello che interessa in questa sede è semplicemente sottolineare l’impatto che può avere anche una piccola variazione delle quantità disponibili di serotonina; nell’uomo è possibile verificare questo effetto da una prospettiva opposta, i soggetti che assumono antidepressivi in grado di aumentare la quantità in circolo vanno spesso incontro a un calo del desiderio.
Come aumentare la serotonina?
È circa 50 anni che la comunità scientifica si interroga su come manipolare il sistema serotoninergico cerebrale, perchè sono ormai certi i legami fra questo è il tono dell’umore; per questo motivo c’è una fervente ricerca sui possibili modi per aumentare la quantità di serotonina disponibile al di là dell’uso dei farmaci che, pur avendo rivoluzionato la terapia della depressione, si portano dietro diversi limiti:
- possibilità di effetti collaterali,
- ma soprattutto il pessimo rapporto rischio/beneficio in un ipotetico utilizzo preventivo.
In altre parole, come possiamo aumentare la 5-HT disponibile nel cervello per aumentare il senso di benessere e prevenire disturbi mentali come la depressione?
Sono stati individuati principalmente quattro approcci, non necessariamente sempre efficaci o sufficienti, ma meritevoli di essere approfonditi.
Psicoterapia
È stato dimostrato che un soggetto esposto a situazioni piacevoli (nel caso dello studio in esame veniva richiesto di descrivere ricordi particolarmente piacevoli) aumenta immediatamente la sintesi di serotonina cerebrale, mentre al contrario una situazione spiacevole (evocare ricordi tristi, nel caso in esame) porta immediatamente al risultato opposto.
Da questo interessante lavoro emergono due considerazioni importanti:
- viene confermato il legame tra la 5-HT e l’umore,
- viene dimostrato che una situazione esterna è in grado di alterare immediatamente la produzione del neurotrasmettitore.
Il secondo punto può essere generalizzato, in quanto lo stimolo può essere autoindotto (un ricordo, un’attività piacevole, una situazione gratificante) o esterna (per esempio un percorso di psicoterapia).
Ovviamente siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma è affascinante e privo di controindicazioni pensare che quello che facciamo e che pensiamo possa riflettersi in modo così pratico sul sistema serotoninergico, tanto che il legame tra questo è l’umore sembra essere non a senso unico, ma a due vie.
Esposizione alla luce
Il legame tra una maggior esposizione alla luce solare e la serotonina non è certo una novità, infatti di fondamentale importanza “sembra essere il nostro orologio biologico, la cui posizione è stata individuata nel cervello, appena sopra il chiasma ottico che è l’incrocio dei due nervi ottici. È una piccolissima zona estremamente sensibile alla luce. Quando al mattino la luce passa per la retina dà l’avvio alla produzione della serotonina di giorno e della melatonina di notte. Su questo principio è stata messa a punto la cosiddetta terapia della luce, un approccio poco conosciuto, ma che in realtà permette gradi risultati anche nei pazienti depressi. Sono numerosi gli studi che confermano, spesso in modo indiretto ma ragionevolmente attendibile, che la quantità di 5-HT prodotta aumenti con l’esposizione a intense fonti di luce, strategia non farmacologica che permette quindi buoni risultati; a questo scopo risulta perfetta la luce solare, al limite anche in giornate parzialmente nuvolose, o l’uso di apposite lampade ad alta luminosità.
Esercizio fisico
Non ci sono dubbi sul fatto che un regolare esercizio fisico migliori l’umore e diminuisca i livelli di stress e ansia, è intuitivo e confermato da numerosi lavori scientifici, ed è confermato anche l’effetto diretto sulla produzione di serotonina, soprattutto in caso di esercizio aerobico.
Molti autori spiegano l’aumento drammatico della diffusione della depressione nella società attuale con una riduzione drastica dell’attività fisica e dell’esposizione al sole tipica dei nostri antenati cacciatori/raccoglitori nella preistoria, tra l’altro diversi studi sembrano indicare che l’aumento della produzione di 5-HT derivi proprio dall’attività fisica in sé e non dall’eventuale ricompensa (che una volta poteva essere la cattura dell’animale cacciato).
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Dieta
Non deve stupire che possa esserci una connessione diretta tra alimentazione e umore e, in particolare, anche con la produzione di serotonina. L’assunzione di triptofano, il precursore chimico della serotonina, è in grado di stimolare la produzione del neurotrasmettitore, che invece non può essere assunto come integratore in quanto tale (perché non è in grado di superare la barriera ematoencefalica, quindi non può raggiungere il cervello); l’effetto è confermato da numerosi studi, tanto che in alcuni Paesi il triptofano è considerato un farmaco a tutti gli effetti, pur essendo un aminoacido presenti in numerosi alimenti.
A questo proposito vale la pena tuttavia ricordare che l’assunzione di triptofano puro aumenta la produzione di serotonina, ma questo non è di norma vero per i cibi che lo contengono.
Spiegare il motivo che sta alla base di questo limite va al di là dello scopo di questo articolo, ma semplificando al massimo possiamo dire che la presenza di altri amminoacidi (nelle proteine assunte con la dieta) ne impedisce l’assorbimento a livello cerebrale.
Per aggirare questo limite alcuni autori propongono il consumo di alimenti particolarmente ricchi di triptofano, in modo da far pendere la bilancia verso questo amminoacido rispetto ai restanti e permetterne così almeno un modesto assorbimento a livello del sistema nervoso. L’obiettivo quindi non è tanto aumentare la quantità di triptofano di per sé, ma aumentarla in rapporto alla quantità degli altri amminoacidi.
Tra gli alimenti con il miglior rapporto triptofano/proteine troviamo:
- latte,
- semi di sesamo,
- semi di girasole,
- spirulina essiccata,
- soia cruda,
- parmigiano Reggiano,
- avena,
- uova.
È stato infine dimostrato che assumere questi alimenti in un pasto ricco di carboidrati (pane, pasta, …) può aumentare l’assorbimento del triptofano a livello cerebrale, perchè una parte degli altri amminoacidi vengono sequestrati dalle cellule muscolari dietro l’impulso fornito dal rilascio di insulina (a titolo di curiosità concludo il ragionamento segnalando che la serotonina così prodotta viene in parte convertita in melatonina, che potrebbe rendere conto della sonnolenza post-prandiale tipica dei pasti ricchi di carboidrati).
Alcuni autori suggeriscono peraltro che il cattivo umore che spesso si nota nei soggetti che seguono diete iperproteiche potrebbe essere anche dovuto a questo aspetto, ossia all’insufficiente consumo di carboidrati che non permette un adeguato assorbimento cerebrale di triptofano.
Integratori di triptofano
A seconda del Paese preso in esame, il triptofano è venduto come:
- integratore,
- farmaco da banco,
- farmaco che richiede ricetta.
In Italia è venduto in genere come integratore, a parte casi particolari in cui formulazioni che contengono dosi elevate richiedono ricetta (e contengono per la verità un derivato, l’idrossitriptofano).
Questo dovrebbe essere sufficiente a far capire che la sostanza è ancora alla ricerca di un inquadramento preciso, ma sono già ragionevolmente buone le conferme di efficacia per il trattamento di casi minori di depressione, probabilmente grazie al suo effetto di stimolazione sulla produzione di serotonina.
È utile ricordare che naturale non significa sicuro, infatti sono noti diversi possibili effetti collaterali associati alla sua assunzione:
- nausea,
- diarrea,
- sonnolenza,
- vertigini,
- mal di testa,
- secchezza delle fauci,
- visione offuscata,
- sedazione,
- euforia,
- nistagmo (movimenti involontari degli occhi).
Va rigorosamente evitata l’associazione con antidepressivi (in particolare MAO inibitori, SSRI e SNRI) per evitare il rischio di incorrere nella sindrome serotoninergica.
Triptofano: in quali cibi trovarlo?
In natura, il triptofano si ritrova nelle proteine alimentari, essenzialmente quelle di origine animale. Ne è ricca la Griffonia, pianta tropicale africana della famiglia delle leguminose. Il fabbisogno di un adulto è circa 250 mg/die. La concentrazione di triptofano nel sangue è generalmente compresa fra 10 e 40 mmol/l (2 e 8 mg circa/litro). Tracce di questo amminoacido si ritrovano anche nelle urine.
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Meglio aminoacidi o proteine? Differenza e vantaggi
Partiamo dalle basi: un aminoacido è una molecola organica che contiene azoto, carbonio, idrogeno, ossigeno ed eventualmente zolfo, mentre una proteina è una catena formata da tanti aminoacidi. Le proteine hanno tanti ruoli nel nostro corpo: ruoli strutturali, sono ormoni, enzimi, proteine di trasporto, proteine canale ecc. Non è solo questa la differenza tra i due composti: molto cambia a livello di dinamica di azione nel nostro organismo, basti pensare alla modalità di assorbimento: mentre un aminoacido non necessita di digestione per venire assorbito dalle cellule dell’intestino tenue, una proteina necessita di una serie di processi abbastanza elaborati. Già nello stomaco si verifica la denaturazione della proteina e un’iniziale digestione, la quale si completa a livello intestinale grazie ad enzimi pancreatici e enzimi che sono ancorati alla membrana degli enterociti (cellule dell’intestino). Fondamentalmente il compito di queste molecole è quello di spezzettare la proteina e ridurla ai suoi componenti fondamentali, quindi gli aminoacidi, che saranno assimilati e inviati ai tessuti bersaglio.
Integrare con aminoacidi o proteine?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda, dal momento che dipende dal vostro obiettivo e nulla vieta di integrare con entrambi. Semplificando si può dire che se ho bisogno di aminoacidi rapidamente conviene che prenda un integratore a base di questi ultimi piuttosto che proteine. Molte persone integrano con aminoacidi anche durante l’allenamento, preferendo questi alle proteine dal momento che mettere in moto la digestione quando ci alleniamo non è una buona idea. Oltre a questo, c’è da dire che ogni singolo aminoacido (glutammina, tirosina, BCAA…) ha nel nostro organismo un ruolo, una dinamica di azione e vie di stimolazione differenti. Per questo motivo molti atleti integrano molto spesso anche un singolo aminoacido o creano delle miscele per ottenere l’effetto desiderato, che sia miglioramento del focus, stimolazione di sintesi proteica o pump. Le proteine, se di buona qualità, sono comunque una ottima scelta, specie perché gli integratori proteici sono completi, generalmente sono più economici rispetto agli aminoacidi e svolgono lo stesso un ottimo lavoro plastico se presi al termine dell’allenamento (preferibilmente non durante).
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Cos’è la taurina, a cosa serve ed in quale alimenti trovarla?
La taurina è una sostanza chimica acida che prende il suo nome dal fatto che originariamente sia stata isolata dalla bile del toro, ed è una sostanza chimica acida abbondante in molti tessuti animali, tra cui anche l’uomo. E’ diventata famosa al largo pubblico nel momento in cui ha cominciato ad essere aggiunta in integratori e bevande energizzanti famose (ad esempio Red Bull). Dal punto di vista biologico la taurina si differenza dai venti alfa aminoacidi che formano le proteine per la presenza di acido sulfonico (SOOOH) al posto del tradizionale gruppo carbossilico (COOH).
Che ruoli svolge nel corpo?
La taurina ha due ruoli fisiologici ben documentati:
- Per molti animali, la taurina è tra i principali osmoliti intracellulari ed è quindi un contributo importante alla regolazione del volume cellulare.
- La taurina è coniugata attraverso il suo gruppo ammino-terminale agli acidi biliari acido chenodesossicolico e acido colico per formare il sale biliare taurochenodesossicolato di sodio e taurocolato di sodio (vedi bile). Il basso pKa (1,5) del gruppo solfonico della taurina assicura che quella parte di molecola sia caricata negativamente nei range di pH che si trovano normalmente nel tratto intestinale e ciò migliora le proprietà surfattanti del coniugato dell’acido colico.
La taurina è anche implicata in un grande numero di vari fenomeni fisiologici, tra cui il potenziamento a lungo termine dello striato/ippocampo, la stabilizzazione di membrana, l’inibizione feedback degli scoppi respiratori di neutrofili/macrofagi, e l’omeostasi del calcio. Gli effetti riscontrati sono relativamente poveri se comparati con i casi riportati sul ruolo della taurina nella sintesi degli acidi biliari e nella osmoregolazione. Neonati prematuri che mancano nell’enzima necessario per convertire la cistationina in cisteina potrebbero diventare taurina-deficienti. Per questo la taurina è un componente essenziale nella dieta di questi neonati. Negli esperimenti sui ratti è stato dimostrato che la taurina è efficace nel rimuovere i depositi di grasso sul fegato, nel prevenire malattie epatiche e nel combattere la cirrosi. Sebbene sia presente in diverse bevande energetiche, la taurina non ha proprietà energizzanti; sono state dimostrate tuttavia proprietà anti-ossidanti. In particolar modo, ha l’effetto di contrastare le sostanze ossidanti rilasciate dal corpo in seguito all’esercizio fisico. È stato dimostrato anche il beneficio che la taurina può svolgere nelle persone predisposte a infarto aumentando l’efficienza delle contrazioni del muscolo cardiaco. La taurina ha inoltre attività di agonista indiretto sul sistema GABAergico, inibendo l’attività dell’enzima GABA-transaminasi, responsabile del metabolismo del GABA a livello sinaptico.
In quale alimenti si trova la taurina?
La taurina è presente in molti cibi: uova, pesci, carne e latte, ma NON negli alimenti di origine vegetale. Nell’uomo la taurina può essere sintetizzata nel fegato a partire da cisteina e da metionina (due aminoacidi) se presenti sufficienti quantità di vitamina B6.
Usi commerciali della taurina
Dagli anni ’80, la taurina è diventata un ingrediente nelle bibite energetiche come la Red Bull, Burn Energy Drink, Monster Energy, Verve! e altre bevande o preparati affini; ha inoltre trovato impiego in caramelle energetiche come le XS Energy Drink, Foosh, le White Bull e le Red Bull. Tale componente è presente anche in diversi integratori alimentari disponibili in commercio oltre che in diversi tipi di latte per la crescita comunemente in commercio, come il Latte Nipiol 3 per citarne uno. Viene inoltre utilizzato nei mangimi destinati agli animali. Grazie alle sue proprietà antiossidanti viene raccomandata ai soggetti sottoposti ad intenso allenamento come ad esempio i cavalli sportivi. La taurina può essere assunta in qualsiasi momento della giornata dopo l’allenamento e favorisce il recupero fisico dopo un intenso sforzo riducendo il danno muscolare e lo stress ossidativo. Essa infatti agisce in diverse parti dell’organismo: migliora il metabolismo dei lipidi e degli zuccheri a livello epatico; favorisce l’escrezione renale di sostanze tossiche; favorisce la contrattilità della muscolatura scheletrica e del cuore aumentandone così la gittata cardiaca. Viene quindi consigliata nei cavalli sportivi per aumentare le performance atletiche e diminuire i tempi di recupero.
Taurina nello sport
La taurina può essere utilizzata come aiuto ergogenico nell’ambito sportivo. Essa sembra avere un’azione insulino-simile, cioè migliora il trasporto del glucosio e di alcuni aminoacidi all’interno della cellula. Tra le proprietà maggiormente citate emerge la sua utilità come antiossidante e anticatabolico, stimolatore del volume cellulare e delle condizioni anaboliche (miglioramento del metabolismo proteico) all’interno delle cellule muscolari.
Vi sono anche prove che la taurina negli esseri umani adulti possa contribuire a ridurre la pressione sanguigna, e studi recenti dimostrano che gli integratori di taurina somministrati ai ratti con una dieta ricca di grassi hanno impedito loro di raggiungere il sovrappeso, migliorando nel contempo il controllo del diabete. Recentemente ulteriori studi sull’uomo hanno mostrato che l’assunzione di taurina può avere effetti favorevoli nell’ossidazione di grasso durante l’esercizio. In uno studio recente, la supplementazione pre-allenamento di 1,66 g di taurina non ha dimostrato di migliorare la prestazione, ma ha aumentato del 16% l’ossidazione dei grassi durante una prestazione a moderata intensità al 66,5% del VO2max per 90 minuti in ciclisti allenati. Tuttavia sono necessari ulteriori approfondimenti per poter determinare l’efficienza della taurina nei programmi per la perdita di peso. La taurina è presente in alte concentrazioni nel muscolo scheletrico, ed è stato visto che le concentrazioni dell’amminoacido al suo interno si riducono dopo l’esercizio, indipendentemente dalla durata. Inoltre, questa diminuzione è stata rilevata specificamente nelle fibre a contrazione rapida (di tipo 2), anche se la concentrazione plasmatica di taurina è rimasta invariata. Si è suggerito che l’amminoacido possa giocare un ruolo come difesa cellulare dal danno indotto dai radicali liberi. Infatti l’esercizio intenso si crede possa aumentare lo stress ossidativo e il danno muscolare. Alcune ricerche hanno rilevato che la supplementazione di taurina o la deplezione di taurina possono svolgere misurabili azioni citoprotettive per attenuare le lesioni muscolari indotte dall’esercizio fisico. A seguito dell’esercizio coi pesi con ripetizioni eccentriche, l’assunzione di taurina ha dimostrato di influire sulla contrazione muscolare riducendo lo stress ossidativo, in associazione con una riduzione del superossido, un radicale libero. Vi sono evidenze recenti che l’assunzione concomitante di taurina e amminoacidi ramificati (BCAA) riesca a ridurre la percezione del DOMS e il danno muscolare indotto dall’esercizio coi pesi più dei soli BCAA. La taurina è piuttosto conosciuta per essere, assieme alla caffeina, un ingrediente delle popolari bevande energetiche. Esse contengono circa un grammo di taurina, ma la taurina non ha mostrato di essere energetica di per sé; tuttavia alcuni risultati scientifici sull’uso di taurina hanno dimostrato un suo ruolo nel ridurre la fatica muscolare, portando a benefici nella termoregolazione (aiutando a stabilizzare la temperatura corporea durante l’attività fisica) e nella concentrazione. Si è spesso erroneamente sostenuto che la taurina sia uno stimolante energetico, ma in realtà essa può svolgere un’azione opposta, essendo coinvolta nell’inibire i neuroni eccitatori del cervello, il che la renderebbe più una sostanza rilassante. La taurina è infatti un amminoacido che calma il sistema nervoso, perché sostiene la produzione di GABA. Essa può favorire la gestione dell’ansia contrastando potenzialmente gli ormoni dello stress. Il suo utilizzo come ingrediente nelle bevande energetiche è quindi ottimale accanto a un effettivo stimolante come la caffeina, per i suoi benefici nel ridurre la fatica, favorire la termoregolazione e migliorare la concentrazione. L’effetto sinergico tra caffeina e taurina è stato dimostrato anche in dissociazione da tali bevande. Anche se assunta singolarmente, la ricerca mostra come la taurina possa portare benefici e miglioramenti nella prestazione sportiva in soggetti affetti da scompenso cardiaco, aumentando la prestazione e la resistenza alla fatica. La taurina ha dimostrato un potenziale di imitare l’attività dell’insulina, attenuando la glicemia in risposta all’assunzione di glucosio. Si è ipotizzato che la taurina favorisca il trasporto di glucosio e amminoacidi all’interno delle cellule muscolari, in ultima analisi, svolgendo un ruolo come volumizzatore cellulare. Questo permetterebbe che le cellule diventino “superidratate”, e alcune ricerche suggeriscono che questo possa promuovere una maggiore sintesi proteica muscolare e l’inibizione del catabolismo proteico muscolare. Questo potrebbe portare a uno sviluppo di maggiore massa e forza muscolare, anche se queste rimangono ipotesi. La ricerca ha anche rivelato che l’integrazione con taurina può diminuire la quantità di una sostanza chimica chiamata 3-metilistidina (3-MH), il che segnalerebbe che la taurina sembra contribuire a ridurre il catabolismo proteico muscolare.
Dosi di assunzione della taurina
La taurina viene assunta in due o tre dosi giornaliere, per raggiungere un dosaggio che in genere oscilla tra 2 a 8 grammi massimi al giorno.
Quali sono gli effetti collaterali della taurina?
Un eccesso di taurina negli adulti può provocare ipertensione arteriosa, diarrea e ulcera peptica.
La taurina potrebbe aggravare una psoriasi.
Integratore alimentare
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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