Di cosa è fatta la saliva, quanta ne produciamo, a che serve?

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Cos’è la saliva?
La saliva è acqua al 99 %, circa un litro e mezzo al giorno e da sostanze inorganiche: sali minerali (bicarbonato di sodio, potassio e calcio) ed organiche:enzimi (amilasi, mucina, lisozima) ed immunoglobuline

Chi produce la saliva?
E’ prodotta da tre ghiandole:

  • la parotide: la più grande situata sotto l’orecchio (60%),
  • la sottomascellare (30%)
  • la sottolinguale (5%).

Viene continuamente formata (anche dormendo), pur variando in quantità. Aumenta quando è stimolata dal cibo o al pensiero o alla vista o all’odore del cibo che sia ovviamente gustoso. Diminuisce o si arresta se si ha paura o si è particolarmente emozionati.

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A cosa serve la saliva?
La saliva ha molte funzioni, tra cui quello di essere un tampone: il suo pH (normale 6,5 -7,4) per la presenza di calcio, fosfato e fluoro è in grado si neutralizzare gli attacchi degli acidi che porterebbero inevitabilmente al formarsi delle carie ai denti. Inoltre la saliva serve per:

  • Digerire: per mezzo di enzimi come la lipasi, l’amilasi salivare e ptialina. Il cibo masticando, viene impregnato di saliva, e impastato con i movimenti della mascella e della lingua, forma il bolo. L’amilasi è un enzima a pH 7 che, a livello molecolare, frammenta gli amidi (l’amido è presente in pane, pasta, patate, castagne ed altri alimenti vegetali) in maltosio.
  • Proteggere: la saliva protegge l’organismo dai microrganismi introdotti con il cibo, grazie ad un agente antibatterico chiamato lisozima potenziato dalla contemporanea presenza di immunoglobuline (anticorpi).
  • Lubrificare: una proteina (la mucina) che, mescolandosi con l’acqua presente nella saliva, diventa vischiosa e si stratifica dentro la bocca fino alla laringe proteggendole dalle abrasioni che il cibo può procurare e lubrifica il bolo, facilitando la deglutizione(ingoiare) e la fonazione (parlare). Infatti se abbiamo la gola e la bocca secca, facciamo fatica a parlare proprio perché viene a mancare l’azione lubrificante della saliva.
  • Pulire: la saliva e i sali minerali, che passano tra i denti asportano i residui di cibo, sali minerali, bicarbonati di sodio, potassio e calcio.

La saliva è importante perché:

  • mantiene la bocca umettata;
  • favorisce la masticazione, la percezione del gusto e la deglutizione;
  • contrasta i germi presenti nel cavo orale e previene la comparsa di alitosi (alito cattivo);
  • contiene proteine e minerali che proteggono lo smalto dentale e prevengono la formazione di carie e malattie gengivali;
  • contribuisce a mantenere saldo il posizionamento di eventuali protesi dentarie.

Secerniamo saliva specie quando mastichiamo e più mastichiamo, maggiore è la quantità di saliva secreta. Anche succhiare una caramella dura o una caramella per la tosse favorisce la secrezione di saliva.

Quali sono le malattie relative alla saliva?

  • Carie: quando l’ambiente della bocca è troppo acido (pH acido) Per alimenti, per rigurgiti dello stomaco, per presenza di flora batterica alterata.
  • Troppo tartaro: in condizioni di pH troppo basico (alcalino), i sali minerali presenti nella saliva e nel cibo si depositano molto più facilmente per cui la patina batterica (placca batterica) si mineralizza più rapidamente formando il tartaro.
  • Xerostomia: poca saliva. Può dipendere da lesioni o malattie delle ghiandole salivari, da presenza di ostacoli nei condotti che portano la saliva dentro la bocca per es:calcoli, dall’uso di farmaci, da disturbi psicologici, da alcune malattie come gli orecchioni (parotite) e da uno stato di disidratazione generale dell’organismo.
  • Scialorrea o ptialismo: quando la saliva è troppa. Dovuto spesso all’uso di certi farmaci, a malattie neurologiche/psichiatriche, alla gravidanza, quando si mettono per la prima volta dentiere o ponti, a infiammazione della bocca, all’eccesso di tartaro interdentale, a tumori.

Come si curano le malattie relative alla saliva?
Per intervenire efficacemente è necessario capire qual è la causa del problema. Stabilita una corretta diagnosi, si potrà attuare una terapia appropriata con l’aiuto del medico o del dentista.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra mascella e mandibola: sono sinonimi?

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA MASCELLA MANDIBOLA OSSA CRANIO MASCELLONE ATM ARTICOLAZIONE TEMPOR MANDIBOLARE MANGIARE PARLARE BOCCA DENTI.jpgNel linguaggio di tutti i giorni si usano i termini “mandibola” e “mascella” come se fossero dei sinonimi. Ma è davvero così? In realtà usare mandibola e mascella come se fossero sinonimi è un errore grossolano, purtroppo molto diffuso in Italia, dove ad esempio si usa la parola “mascellone” riferito ad una persona che ha – in realtà – una grossa mandibola e non una grossa mascella. Il termine corretto sarebbe quindi “mandibolone”. Ma dov’è la differenza? Come riportato nell’immagine in alto, dove le due ossa sono evidenziate in giallo, i due termini si riferiscono a due regioni anatomiche ben distinte:

  • la mandibola è un osso che forma l’impalcatura inferiore della bocca. Ospita, nell’arcata alveolare, i denti inferiori ed è l’unica parte mobile della faccia, grazie alla potente azione dell’articolazione temporo mandibolare (ATM).
  • la mascella è un osso che forma invece l’impalcatura superiore della bocca ed ospita l’arcata dentaria superiore. A differenza della mandibola, la mascella è un osso fisso, per cui non si muove con l’apertura e chiusura della bocca.

Il fatto che la mandibola sia spesso indicata come mascella inferiore, e che la mascella sia spesso indicata come mascella superiore, è un altro errore tipico, che alimenta ulteriormente la confusione tra i due termini.

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Salivazione eccessiva dopo i pasti, in gravidanza, nei bambini: quali rimedi?

MEDICINA ONLINE SALIVA SALIVAZIONE ECCESSIVA BOCCA PASTI GRAVIDANZA BAMBINI GHIANDOLE SALIVARI PRODUZIONE ECCESSO ACCUMULO ALITOSI.jpgLa scialorrea, cioè la salivazione eccessiva, può essere davvero fastidiosa, specialmente quando nella bocca si accumula una quantità così abbondante di saliva, da non riuscire più ad essere contenuta dalle labbra, giungendo anche al gocciolamento. L’eccessivo accumulo e la fuoriuscita della saliva può dare luogo ad una serie di complicazioni fisiche e psicosociali molto limitanti come fissurazioni, ragadi e screpolature intorno alle labbra che si possono sovra-infettare. Inoltre tende ad associarsi ad alitosi, che spesso porta a repulsione e stigmatizzazione sociale con un impatto psicosociale spesso devastante per il paziente ed i familiari. Le cause che stanno dietro al problema sono tante, sia che la salivazione eccessiva sia notturna, sia che si associ ad altri sintomi particolari, come, ad esempio, la nausea o la tosse. A volte può essere un problema di ansia, altre volte si può manifestare in gravidanza; nemmeno i bambini ne sono esenti. In ogni caso ci sono delle cure specifiche da non sottovalutare.

Quanta saliva produciamo normalmente?
Teniamo presente che la produzione fisiologica di saliva è di circa 1,20 ml/h. Se si supera questo livello, si incorre nell’ipersalivazione.

Le cause di salivazione eccessiva nei bambini
In età pediatrica, le cause di scialorrea sono numerose. Distinguiamo forme acute e croniche.

1) Forme acute: È un problema piuttosto comune nei primi due anni di vita ed è spesso in relazione alla dentizione.

  • Se scialorrea è isolata: è un fenomeno perfettamente normale e transitorio, solitamente si risolve spontaneamente, non porta a complicazioni e raramente è il segno di una malattia.
  • Se scialorrea è associata ad altri sintomi: potrebbe essere la manifestazione di qualche patologia.

Una delle cause principali della scialorrea acuta nei bambini tra i 18 e 24 mesi di vita è la dentizione, seguono poi le affezioni del cavo orale (stomatiti aftose, mughetto, ecc).
Se associata a febbre elevata (temperatura >38°C) e/o difficoltà a deglutire, può essere dovuta a processi infettivi delle prime vie respiratorie (rinite, tonsillite, ascesso peri-tonsillare o retro-faringeo, epiglottite).
Malattie come ad esempio la rabbia, il tetano, l’encefalite, si manifestano tra l’altro con ipersecrezione salivare; pertanto è in questi casi opportuna la visita pediatrica.
La disfagia, la nausea e vomito/rigurgiti frequenti tendono ad associarsi con aumentata la produzione di saliva; pertanto, quando vi è l’associazione di questi sintomi è bene escludere varie cause ad esordio acuto, come reflusso gastroesofageo, ingestione di caustici, corpi estranei, ecc.
Se l’esordio della scialorrea è improvviso, può indicare un avvelenamento (soprattutto da pesticidi, rame, mercurio, arsenico), una reazione al veleno di serpente o di un insetto. In alcuni casi l’ipersalivazione può essere anche provocata da farmaci (analgesici, anticonvulsivanti, anticolinesterasici) o ad un eccesso di capsaicina (per esempio, se si usa del peperoncino molto forte).

2) Forme croniche: la scialorrea è uno dei disturbi più frequenti nei bambini con macroglossia o con deficit neurologico cronico e grave compromissione del sistema nervoso centrale. E’ causata frequentemente da uno scarso controllo dei muscoli facciali e della bocca. I fattori che contribuiscono possono essere l’ipersecrezione di saliva, la malocclusione dentale, i problemi posturali.
La scialorrea aggiunge alle famiglie di questi bambini, già gravati da numerose comorbilità, ulteriori problematiche igieniche e psicosociali, e rappresenta un importante fattore di rischio per la comparsa di polmonite da inalazione. I bambini con patologie del sistema nervoso centrale possono avere un ritardo nella maturazione del controllo neuromuscolare che può, in alcuni casi, continuare a migliorare spontaneamente fino ai 6 anni di età, tanto che spesso un eventuale intervento correttivo viene ritardato. Il paziente neurologico è, innanzitutto, un paziente affetto da patologia neurologica che può variare dal lieve ritardo psico-motorio a forme estremamente gravi con compromissione completa e profonda non solo delle capacità motorie e cognitive ma anche di funzioni intrinseche come la deglutizione.
Spesso sono affetti da gravi sindromi genetiche con parziale o addirittura incompleta capacità deglutitoria, non solo del materiale alimentare ma anche delle secrezioni salivari.
Si parla invece di scialorrea emotiva quando l’abnorme produzione salivare è provocata da fattori psicogeni: effettivamente, non è inconsueto notare una sovrabbondante produzione di saliva nei bimbi e negli adolescenti più ansiosi.

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Le cause negli adulti
Le cause della salivazione eccessiva possono essere tante. A volte si tratta di un’emotività accentuata, prodotta da emozioni intense e da una sensazione di ansia. Sono proprio queste sensazioni ad attivare il sistema parasimpatico, che sta alla base della secrezione della saliva. Non dimentichiamo che anche l’uso di protesi dentarie, specialmente nella fase iniziale, può comportare un’ipersalivazione. A volte alla base ci sono delle patologie, come infezioni alla bocca causate da funghi, batteri o virus, afte, le tipiche ulcerazioni del cavo orale, oppure il reflusso gastroesofageo o la gastrite. Anche la pancreatite e le malattie che interessano il fegato possono causare il fenomeno. L’eccessiva saliva può essere prodotta anche in seguito ad un digiuno prolungato, che determina una condizione di ipoglicemia. Lo stress della gravidanza può portare ad un’ipersecrezione salivare, correlata a nausea e vomito, specialmente nei primi 3-4 mesi di gestazione. Non dimentichiamo che anche l’assunzione di alcuni farmaci, come quelli a base di clorazepina o di ketamina, possono accentuare il problema.

Le cure negli adulti
Le cure per la salivazione eccessiva dipendono ovviamente dalle cause che l’hanno determinata: solo curando il fattore eziologico a monte, si riuscirà a curare efficacemente la scialorrea. da una diagnosi precisa della causa. A volte può essere necessario intervenire anche con dei farmaci specifici. Si tratta degli anticolinergici, che hanno la funzione di contrastare l’acetolina, il neurotrasmettitore prodotto dal sistema parasimpatico. Questi medicinali, comunque, hanno molti effetti collaterali. Quando il problema diventa particolarmente grave, il medico può decidere di arrivare alle iniezioni di tossina botulinica nelle ghiandole salivari, per inibire la loro capacità secretoria. Si tratta di un trattamento che ha un’efficacia, in genere, dai 2 ai 6 mesi. C’è poi la terapia chirurgica, che consiste nel legare i dotti salivari delle ghiandole. In tutti gli altri casi, in cui il problema è contenibile, si può fare ricorso a dei rimedi naturali e la fitoterapia. Fra questi possiamo ricordare l’iperico, che riesce a calmare gli stati ansiosi, il pilocarpinum, un’erba che agisce sulle ghiandole, oppure la lobelia inflata, una pianta, che consente all’organismo di rilassarsi.

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Cause e cure di scialorrea in gravidanza
La causa principale della scialorrea in gravidanza è da ricercarsi nel sistema endocrino. In particolare la fluttuazione di un ormone, l’hCG (gonadotropina corionica umana), riduce la capacità di deglutizione che, associata all’iperproduzione di saliva causa la scialorrea. Tipicamente la scialorrea si presenta in associazione con le nausee del primo trimestre, la mattina oppure la sera, oppure a termine di gravidanza quando le fluttuazioni ormonali sono maggiori. In linea generale tra il quarto e il sesto mese la produzione di saliva dovrebbe stabilizzarsi (cosi’ come gli ormoni) e limitare il disturbo. Un’altra caratteristica peculiare della scialorrea è che la saliva può presentare un sapore tipico: amaro e metallico, associato anche ad alitosi. Essendo una condizione temporanea e che non viene determinata da farmaci, si evitano i farmaci, anche per la presenza del feto. Esistono rimedi fitoterapici: utile l’utilizzo del pilocarpinum, un’erbacea che ha come scopo la stimolazione delle ghiandole salivari e quindi una regolazione della loro funzionalità. Altri due prodotti molto utilizzati sono il mercurius solubilis e il veratrum album. Un trucco “della nonna” è di tenere sempre in borsa uno snack salato e nel momento in cui sentite che la produzione salivare sta aumentando sgranocchiatene un pochino, questo aiuterà a smaltire la saliva.

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Le cure nei bimbi
Se il disturbo è isolato, non è necessario alcun trattamento in quanto la scialorrea è un fenomeno transitorio e a risoluzione spontanea. Se è secondario alla dentizione, saranno utili i rimedi per il dolore locali o sistemici. Se, invece, è legato ad altra patologia, sarà necessario il trattamento della patologia di base (processo infettivo, avvelenamento, assunzione di farmaci, ecc).
Il trattamento specifico per scialorrea cronica, si divide in due diverse opzioni terapeutiche: medica e chirurgica

  • Il trattamento medico è conservativo e si basa su l’utilizzo di presidi medici che non sempre hanno l’effetto desiderato e che in alcuni casi hanno effetti parziali e limitati nel tempo. Tipicamente si effettua il trattamento infiltrativo delle ghiandole salivari con tossina botulinica (in genere il sierotipo A, anche se in letteratura sono segnalati studi con il B); al momento il suo utilizzo è off-label, ma vi è ampia letteratura negli ultimi 15 anni in ambito neurologico e sono in corso numerosi studi.
  • La chirurgia è una seconda opzione terapeutica che viene utilizzata quando la scialorrea, oltre a rappresentare un grave disturbo di tipo sociale e interpersonale, comporta gravi rischi respiratori per il paziente per le continue inalazioni salivari. In anestesia generale, con intubazione del paziente per via oro-tracheale, si procede con infiltrazione locale alla base della lingua, sul pavimento della bocca vicino agli sbocchi dei dotti di Warthon, con Lidocaina all’1%. Si identificano gli sbocchi dei dotti di Wharton e tramite una incisione attorno ad essi, vengono isolati e legati separandoli completamente dalle ghiandole sottolinguali che vengono asportate in toto. Si passa poi alla incannulazione dei dotti di Stenone che vengono preparati per circa 1,5 cm e legati definitivamente. Il tutto attraverso un approccio esclusivamente intra-orale con punti completamente riassorbibili. Il bambino, se le sue condizioni di base lo permettono, potrà iniziare a bere dopo 2 ore e a mangiare dopo 3 ore con una dieta semiliquida a temperatura ambiente senza grosse difficoltà. Se il paziente è portatore di PEG o PEJ l’alimentazione sarà quella abituale senza alcun tipo di restrizione.

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Quando diventa pericolosa?
Una delle più importanti, ma soprattutto temute, complicanze della scialorrea, è l’inalazione della saliva che è causa di polmoniti chimiche ricorrenti. La polmonite chimica si verifica allorquando il materiale inalato, in questo caso la saliva, ha un effetto tossico diretto sui polmoni. Nel paziente neurologico, in cui le condizioni cliniche generali e respiratorie sono già notevolmente compromesse, la scialorrea è causa di continui episodi di polmonite da inalazione che possono aggravare sensibilmente le già precarie condizioni cliniche.
La scialorrea è, però, anche un problema sociale e gestionale importante per chi si occupa del paziente e in particolar modo nel bambino, per i genitori. Può costituire una fonte di imbarazzo, oltre a creare, rilevanti problemi relazionali e di linguaggio; quando la saliva è particolarmente densa ed abbondante, la scialorrea può creare notevoli difficoltà nei rapporti interpersonali, sino ad provocare il rifiuto della propria immagine. Spesso si è costretti, data la gravità del disturbo, a continui cambi dei bavaglini e degli abiti. E’ quindi una forma di grave disagio che limita notevolmente la vita sociale del paziente e della famiglia.

Quando chiamare il medico?
Quando i continui episodi di polmonite da inalazione compromettono la funzionalità respiratoria del paziente, quando il paziente tracheostomizzato è costretto a mantenere la cannula della tracheostomia continuamente “cuffiata” per evitare inalazione di saliva e in tutti i casi in cui la scialorrea rappresenta un grave problema socio-comportamentale per tutta la famiglia creando forte disagio che limita il paziente e suoi familiari nelle normali attività quotidiane.

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Dolore alla mandibola: cause e sintomi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE DENTI DA LATTE DECIDUI PERMANENTI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari AnoIl dolore alla mandibola, nell’uso comune chiamata erroneamente “mascella”, è caratterizzato dalla percezione di dolore o disagio a carico della regione mandibolare. Quest’ultima include la mandibola, spesso indicata come osso mandibolare, l’articolazione temporo-mandibolare (ATM) ed i tessuti molli circostanti. L’articolazione temporo-mandibolare è preposta alla giunzione fra la mandibola e l’osso temporale del cranio. E’ una delle articolazioni maggiormente utilizzate nel corpo umano, si pensi solo alla masticazione o alla fonazione (parlare).
A seconda della causa sottostante, il dolore alla mandibola può insorgere improvvisamente o in modo graduale. L’individuo può sperimentare un dolore sordo o un dolore talmente intenso da rendere difficoltosa l’apertura della bocca per mangiare. Il dolore sperimentato può essere causato da diverse attività, come mangiare, deglutire o semplicemente toccare la regione mandibolare (come in caso di nevralgia del trigemino).
Una delle cause più comuni è lo stress a carico dell’articolazione temporo-mandibolare, che può comportare l’insorgenza di disordini a carico di quest’ultima. Tale articolazione è posizionata bilateralmente (ovvero, ad ambedue i lati della testa) di fronte all’orecchio ed è circondata da muscoli, tendini, legamenti e altri tessuti molli. I disordini dell’articolazione temporo-mandibolare (TMD) possono essere causati da usura, lesioni o malattie a carico dell’articolazione e dei tessuti molli circostanti.
Il dolore alla mandibola può anche essere un segno di altre malattie, disturbi e condizioni. Tale tipologia di dolore può essere causata da condizioni di entità relativamente lieve (come il digrignamento dei denti) o da condizioni più gravi, tra cui artrite reumatoide, infezioni e nevralgia. Il dolore alla mandibola viene considerato anche uno dei campanelli di allarme in caso di attacco cardiaco.
In caso di dolore alla mandibola combinato a dolore toracico o a dolore che si irradia al braccio e alla spalla, sudorazione o fiato corto, è possibile l’insorgenza di un attacco di cuore. Si tratta di una emergenza medica che richiede cure immediate (chiamare il 118).

Sintomi
A seconda della malattia, del disturbo o della condizione sottostanti, il dolore alla mandibola può essere accompagnato da altri sintomi. La condizione può interessare anche sistemi del corpo che apparentemente sono estranei alla regione mandibolare. Per esempio, l’individuo può sperimentare l’insorgenza di febbre se il dolore alla mandibola è dovuto ad una infezione o ad un processo infiammatorio.

Il dolore alla mandibola può insorgere in concomitanza con altri sintomi, tra cui:

  • capogiri;
  • dolore all’orecchio;
  • stanchezza a carico della regione facciale;
  • febbre;
  • mal di testa;
  • capacità ridotta o limitata di aprire la bocca ampiamente;
  • dolore al collo;
  • suono simile ad uno schiocco durante la masticazione o mentre si sbadiglia;
  • dolore alla spalla;
  • gonfiore nella zona circostante la mandibola o il viso;
  • sensazione di intorpidimento alla lingua;
  • mal di denti.

In alcuni casi, il dolore alla mandibola può insorgere in combinazione con altri sintomi che potrebbero essere indice di una condizione estremamente grave (come un attacco di cuore) che necessita di essere valutata celermente nell’ambito di un contesto di emergenza. I sintomi che possono indicare la presenza di una condizione estremamente grave includono:

  • dolore toracico o senso di oppressione che si estende al braccio, alla spalla, al collo e alla mandibola;
  • difficoltà respiratoria;
  • difficoltà a deglutire;
  • mandibola bloccata;
  • nausea e vomito;
  • sudorazione.

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Cause
Il dolore alla mandibola può essere un sintomo di una serie di malattie, disturbi e condizioni diverse. In caso di dolore a carico di uno o ambedue i lati della testa di fronte alle orecchie, è possibile la presenza di un disordine dell’articolazione temporo-mandibolare (TMD). I disordini a carico dell’articolazione temporo-mandibolare sono caratterizzati da dolore, dolorabilità e difficoltà ad aprire la bocca. Possono essere causati da abitudini comportamentali (come il digrignare i denti), allineamento improprio dei denti o del morso (malocclusione) e dall’usura correlata all’età dell’articolazione e del disco che ammortizza l’articolazione stessa. L’insorgenza di dolore mandibolare e articolare può essere dovuta a condizioni più gravi, quali artrite reumatoide e nevralgia.

Il dolore alla mandibola può essere segno di processi infiammatori, infettivi e autoimmuni, tra cui:

  • usura dell’articolazione mandibola e dei tessuti circostanti dovuta legata all’età;
  • disallineamento mandibolare;
  • lussazione o frattura mandibolare;
  • osteoartrite;
  • osteomielite (infezione ossea);
  • osteonecrosi a carico della mascella/mandibola (riduzione dell’afflusso di sangue ad una zona dell’osso mandibolare che solitamente insorge negli individui che assumono farmaci bifosfonati atti a trattare l’osteoporosi).
  • artrite reumatoide
  • sinusite;
  • digrignamento dei denti;
  • disordini dell’articolazione temporo-mandibolare;
  • tetano.

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Il dolore alla mandibola può essere un segno di varie condizioni dentali ed endodontiche, tra cui:

  • alveolite secca, definita anche osteite alveolare (infezione post-estrattiva a carico dell’osso alveolare, ovvero l’osso che circonda la radice del dente);
  • dente impattato (dente mai erotto o parzialmente erotto, la cui completa eruzione può essere improbabile a causa della posizione del dente interessato in quanto sito contro un altro dente, osso o tessuto molle);
  • ascesso dentale;
  • carie.

Altre cause di dolore alla mandibola possono essere:

  • mal di testa;
  • tiroidite (infiammazione della ghiandola tiroidea);
  • nevralgia del trigemino.

In alcuni casi, il dolore alla mandibola può essere un sintomo di una condizione estremamente grave, tra cui:

  • attacco cardiaco;
  • cancro orale.

Dal medico
Al fine di diagnosticare la causa del problema, il medico porrà al paziente alcune domande relativamente ai sintomi sperimentati, tra cui:

  • quando ha iniziato a sperimentare dolore?
  • il dolore si è sviluppato all’improvviso o in modo graduale? Il dolore è intermittente o costante?
  • il dolore insorge in concomitanza con lo svolgimento di attività particolari, come mangiare o sbadigliare?
  • sperimenta altri sintomi? Se sì, quali?

E’ importante, inoltre, riferire al medico la propria storia clinica completa, includendo tutte le condizioni mediche, gli interventi chirurgici e i trattamenti, la storia clinica familiare e una lista completa dei farmaci e degli integratori che si stanno assumendo.

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Potenziali complicazioni
Le complicazioni correlate al dolore alla mandibola variano a seconda della causa sottostante. Il dolore dovuto ad un problema a carico dell’articolazione mandibolare può comportare l’insorgenza di danni permanenti a carico dell’articolazione stessa e dei tessuti circostanti, per i quali potrebbe rivelarsi necessario un intervento chirurgico atto alla riparazione della regione interessata ed eventualmente alla sostituzione di essa. Col tempo, il dolore alla mandibola può comportare l’insorgenza di gravi complicazioni, tra cui:

  • sostituzione della mandibola;
  • malnutrizione e carenze vitaminiche dovute alla difficoltà a mangiare.

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Disinfettare il piercing alla lingua: come fare e quali prodotti usare

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO Disinfettare il piercing alla lingua bocca come fare e quali prodotti usareIl piercing sulla lingua è una delle perforazioni con maggiori probabilità di rigetto, infezioni orali, danni ai denti, sanguinamento, recessione delle gengive, dolore e gonfiore, ma rimane comunque estremamente in voga. All’interno del cavo orale il rischio che si scatenino infezioni è sempre molto alto ed è opportuno precisare che l’infezione potrebbe contagiare anche altre aree, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute. Se volete fare un piercing alla lingua si consiglia innanzitutto di optare per l’acciaio chirurgico, adatto alle perforazioni in quanto sterile.

Cosa fare dopo un piercing alla lingua?

Dopo aver fatto il piercing alla lingua, è fondamentale mantenere un’igiene orale ottimale. Il tempo di guarigione per un piercing alla lingua è di circa un mese: specie in questo periodo seguite i prossimi consigli.

  • Acquistate un nuovo spazzolino e lavate accuratamente i denti dopo ogni pasto, per evitare infezioni batteriche.
  • Dopo ciascun lavaggio, usate un collutorio antimicrobico o antibatterico a base di Betadine, privo sia di alcol che di fluorodiluito in acqua. I collutori con base alcolica potrebbero causare infiammazioni e rallentare la cicatrizzazione.
  • Tamponate del sale marino sul piercing e lavatelo con del sapone disinfettante almeno un paio di volte al giorno, per pulire il piercing all’esterno.
  • Dopo ciascun pasto, bagnate un bastoncino di cotone con del collutorio e pulite il gioiello sia nel foro di entrata che in quello di uscita, dopodiché risciacquate. Si consiglia di praticare degli sciacqui con acqua e sale o siero fisiologico, specialmente dopo i pasti.
  • Se la lingua si gonfia, succhiate dei cubetti di ghiaccio. Si tratta di un semplice rimedio naturale estremamente utile.
  • E’ opportuno evitare gli alcolici, il fumo, i cibi particolarmente piccanti e troppo caldi, le gomme da masticare, le bibite zuccherate e gassate.

I migliori prodotti per l’igiene orale

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra:

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Herpes labiale: cause, sintomi, rimedi, trattamenti e farmaci

woman's face with a drying herpes on lipsOltre ad essere pruriginoso e doloroso, l’herpes labiale (più comunemente conosciuto come “febbre delle labbra”) può procurare disagio. Alcuni trattamenti, se impiegati alle prime avvisaglie di un focolaio, contribuiscono a ridurre la durata dell’infezione. Altri, invece, possono alleviare i sintomi. Nel corso dell’articolo, spiegheremo come riconoscere un focolaio di herpes labiale, come prevenirne la comparsa e in che modo curare questa spiacevole infezione.

La causa non è da ricercarsi nel raffreddore

L’herpes labiale non è causato dal raffreddore comune, bensì dal virus Herpes Simplex (HSV), trasmissibile attraverso il contatto con pelle infetta o fluidi corporei. Esistono due tipi di virus Herpes Simplex, il tipo 1 e il tipo 2. L’herpes labiale di solito è causato dal virus di tipo 1. Questo tipo di virus danneggia la pelle nel momento in cui inizia a riprodursi, dando così luogo alla formazione dell’herpes labiale, che può durare una settimana circa. Tra un focolaio e l’altro, il virus Herpes Simplex di tipo 1 si nasconde all’interno delle cellule nervose, impedendo quindi una guarigione permanente.

Chi può contrarre l’infezione e perché

Molte sono le persone che nel corso delle loro vita sono state infettate dal virus Herpes Simplex di tipo 1. Ma perché alcuni individui non contraggono il virus? La risposta potrebbe essere correlata al corredo genetico. Uno studio condotto nel 2008 ha identificato 6 geni presenti nella maggior parte delle persone che contraggono l’herpes labiale. Tre di questi geni possono essere relazionabili alla modalità con cui il virus Herpes Simplex di tipo 1 si riattiva, dando origine ai focolai.

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Lo stress può essere un fattore scatenante

Il virus Herpes Simplex di tipo 1, una volta penetrato nell’organismo, rimane inattivo per la maggior parte del tempo, nascondendosi nei nervi. Molte persone presentano fattori scatenanti simili, che tendono a riattivare tale virus comportando quindi la comparsa di herpes labiale. La luce del sole, la febbre, lo stress e il ciclo mestruale rientrano nella categoria dei fattori scatenanti più comuni. Alcune persone contraggono l’herpes labiale un paio di volte all’anno, ma per altre può essere un frustrante e stressante rituale mensile.

Le afte non sono la stessa cosa

L’herpes labiale di solito compare sulle labbra, mentre le afte all’interno della bocca. Le afte non comportano il virus dell’herpes e non sono contagiose. La loro causa è sconosciuta. L’herpes labiale generalmente è caratterizzato, nella fase iniziale relativa alla sua formazione, da pelle rossa e irritata. In una fase successiva si ha la formazione di vescicole, la rottura delle stesse e infine la formazione di una crosticina che coincide con l’inizio guarigione.

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Herpes labiale e contagio

L’herpes labiale è causato dal danno occorso a carico della pelle nel momento in cui il virus si riproduce all’interno delle cellule infette. La fase in cui la cute diventa pruriginosa o rossa, contraddistingue la probabile presenza del virus Herpes Simplex di tipo 1 e quindi la possibilità di trasmettere il virus stesso. La fase in cui l’herpes labiale risulta essere maggiormente contagioso, coincide con la presenza di vescicole e in concomitanza alla loro rottura, sino al momento in cui la pelle guarisce completamente tornando ad assumere un aspetto normale. Tuttavia, alcune persone possono trasmettere il virus attraverso la saliva in qualsiasi momento, anche se non hanno mai contratto l’herpes labiale.

Come avviene la trasmissione del virus?

Il virus Herpes Simplex si diffonde attraverso i fluidi corporei. Di solito è presente sulle labbra di una persona infetta, anche nel caso in cui l’herpes non sia oggettivamente visibile. Quindi, il modo principale con cui viene trasmesso è il bacio. Poiché il virus Herpes Simplex di tipo 1 può trovare terreno fertile anche nella saliva, la condivisione di posate o bicchieri può favorire l’infezione. Praticare rapporti orali può comportare la trasmissione dell’infezione da virus Herpes Simplex di tipo 1 ai genitali del partner.

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Come evitare la diffusione del virus?

La cautela è d’obbligo. Quindi è bene evitare baci, rapporti orali e la condivisione di spazzolino da denti, posate o bicchieri. Questo ridurrà notevolmente la diffusione del virus Herpes Simplex di tipo 1, anche se esiste la possibilità di non poter evitarne in toto la diffusione.

Come alleviare il dolore?

Sebbene il focolaio iniziale possa durare sino a 2 settimane, i focolai ricorrenti durano solitamente 1 settimana circa. Alcune persone possono trarre sollievo dall’applicazione di impacchi caldi o freddi. Non esiste una cura per l’herpes labiale, ma alcune creme e alcuni gel acquistabili in farmacia possono arrecare un sollievo sintomatico di bruciore e dolore.

Applicazione di creme antivirali

Le creme antivirali possono ridurre i tempi di guarigione, se applicate alle prime avvisaglie di un focolaio. Come farmaco da banco è disponibile la crema al docosanolo (Abreva). Per quanto concerne le formulazioni topiche contenenti aciclovir (Zovirax) e penciclovir (Denavir), è necessaria la prescrizione medica. Per approfondire, leggi anche: Aciclovir 400 e 800 mg compresse e sospensione orale: foglietto illustrativo

Herpes labiale e altre parti del corpo

E quando l’herpes compare in una zona diversa dalle labbra? Non è così comune, ma l’herpes labiale può comparire ovunque sul viso, anche su guance, mento o naso. Nella maggior parte dei casi tende a ricomparire nel medesimo punto. E’ possibile, sebbene sia un’eventualità piuttosto rara, che il virus dell’herpes labiale si estenda anche ad altre parti del corpo. Questo può accadere nel caso in cui si tocchi una zona con pelle lacerata o una membrana mucosa (il rivestimento protettivo umido della pelle presente in zone come occhi o vagina), dopo aver toccato la zona infetta. Questo meccanismo può comportare l’insorgenza di una infezione cutanea da herpes. Tale auto-diffusione o autoinoculazione può essere prevenuta lavandosi le mani ed evitando di toccare l’herpes labiale.

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Quando l’herpes infetta l’occhio

Tra le zone passibili ad infezione è possibile trovare dita (eczema erpetico o patereccio erpetico) e occhio (herpes oculare). L’herpes oculare colpisce principalmente la cornea. E’ la causa infettiva più comune di cecità corneale negli Stati Uniti. E’ necessario un trattamento immediato per evitare danni all’occhio. Il patereccio erpetico è doloroso. Quando i bambini contraggono quest’ultimo, di solito la causa è da ricercarsi nella diffusione del virus tramite il passaggio di quest’ultimo dalla zona infetta alle dita attraverso la suzione di dita e pollice.

Prevenzione dei focolai

Può risultare difficile prevenire completamente l’herpes labiale, ma ridurre i fattori scatenanti può essere di aiuto:

  • evitare l’esposizione alla luce solare o applicare creme solari e balsami per le labbra in grado di bloccare i raggi UV;
  • Imparare e praticare tecniche di gestione dello stress;
  • mantenere il sistema immunitario sano, dormendo a sufficienza e praticando quotidianamente attività fisica.

In caso di focolai ricorrenti o di grave entità, è consigliabile consultare il medico.

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Medico Chirurgo
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