Il cloro della piscina è dannoso per la salute: come proteggersi?

MEDICINA ONLINE SOLE MARE PAURA DELL ACQUA FEAR OF SWIMMING SPIAGGIA PISCINA MARE DONNA COSTUME SEA SAND GIRL BEACH SWIMMING WALLPAPER HI RES PICS PICTURE PHOTO BEAUTIFUL VETRO UVA UVB ULTRAVIOLETTI RADIAZIONE NEOIl cloro comunemente utilizzato nelle piscine può essere dannoso per la nostra salute, scopriamo insieme come proteggersi dai suoi effetti negativi. Con l’arrivo dell’estate e del caldo, i più fortunati si godono un po’ di frescura al mare. Ma chi non può allontanarsi dalla città, spesso usufruisce della comodità della piscina. Cosa provoca il cloro che viene comunemente usato come disinfettante nelle piscine? Questa sostanza può danneggiare la pelle, i capelli e non solo. Ecco perché è bene seguire alcuni semplici consigli per proteggere la nostra salute.

Che cos’è il cloro e a cosa serve?

Il cloro è una sostanza gassosa dal tipico colore giallo-verdognolo. Ha proprietà ossidanti e disinfettanti, ed ha un’ottima efficacia contro molti patogeni che si diffondono in acqua. Per questo motivo viene utilizzato costantemente nelle piscine, sia pubbliche che private. Purtroppo però il cloro, soprattutto se usato in abbondanza, può provocare alcune spiacevoli conseguenze.

Gli effetti del cloro della piscina sulla pelle

Il cloro della piscina può avere effetti negativi sulla pelle, in particolare nelle persone più sensibili. La maggior parte dei nuotatori sente la pelle secca, che tira. Nei casi più gravi possono comparire irritazioni o dermatite da cloro.

  1. Pelle secca: il cloro altera il pH dell’epidermide, tanto da esporla alle aggressioni di agenti esterni. Il film idrolipidico – ovvero la barriera di grasso che protegge la pelle – si riduce a causa di un abbondante uso del disinfettante nelle piscine. In questo modo si è più a rischio di micosi e infezioni, come le fastidiosissime verruche.
  2. Irritazione della pelle da cloro: se dopo un tuffo in piscina si prova un forte prurito e compaiono delle macchie rosse, è possibile che si tratti di irritazione da cloro. Attenzione: se compaiono anche sintomi quali bruciore agli occhi, tosse secca o asma, potrebbe trattarsi di allergia da cloro della piscina.
  3. Dermatite da cloro: tra i sintomi di questa patologia compaiono arrossamento della pelle, eruzione cutanea, prurito intenso e, nei casi più gravi, lacerazioni della pelle.

Effetti negativi del cloro sui capelli

Anche i capelli subiscono danni dal cloro. Innanzitutto si indeboliscono e sono maggiormente a rischio caduta. Inoltre i capelli, a contatto con questa sostanza, tendono a perdere di lucentezza. Infine, il cloro ha un noto effetto schiarente. Se si passa troppo tempo in piscina, i capelli possono diventare più chiari e, spesso, di un colore non molto gradevole.

Rimedi per proteggersi dal cloro

Esistono diversi rimedi per proteggere pelle e capelli dal cloro della piscina. Molti sono dei semplici consigli, che se messi in pratica riducono al minimo i rischi di avere danni alla propria salute per colpa di questa sostanza. Vediamo insieme quali sono i principali rimedi.

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Rimedi per l’irritazione e la dermatite da cloro

L’irritazione e la dermatite da cloro sono due problemi piuttosto comuni in chi frequenta la piscina, soprattutto se ha la pelle particolarmente sensibile. Ecco quali sono i rimedi per prevenire l’insorgere di questi fastidiosi disturbi.

La doccia prima e dopo la nuotata in piscina

Per proteggere la pelle dall’effetto del cloro della piscina, basta seguire alcuni semplici consigli. Innanzitutto bisogna sempre fare una doccia prima di entrare in piscina. In questo modo la pelle assorbe l’acqua pulita e, almeno per un po’, non riesce ad assorbire quella contenente il cloro. Inoltre la doccia pulisce il sudore sulla nostra pelle. Il cloro, a contatto con l’ammoniaca contenuta nel nostro sudore, produce una sostanza chiamata cloramina. Quest’ultima è piuttosto irritante e può provocare reazioni allergiche nei soggetti predisposti. Naturalmente è importante fare una doccia anche subito dopo essere usciti dalla piscina. In questo modo si eliminano immediatamente tutti i residui di cloro presenti sulla nostra pelle. Per non danneggiare ulteriormente il film idrolipidico presente sulla nostra cute – e già ridotto per via del cloro – si sconsiglia l’utilizzo di bagnoschiuma particolarmente aggressivi, che hanno un’azione sgrassante. Molto meglio quelli a base di gomma xantana, una sostanza naturale in grado di costruire una barriera contro il cloro.

Le creme barriera per la piscina

Esistono in commercio delle creme barriera contro il cloro, che proteggono la pelle dall’effetto nocivo di questa sostanza presente nelle piscine. Sono particolarmente consigliate per chi soffre di dermatite da cloro o di allergia, dal momento che presentano una maggiore sensibilità. In realtà, qualsiasi tipo di crema contenente omega 3 può avere un effetto barriera per la piscina. Stessa cosa per gli oli contenenti vitamina E, sostanza dalle mille proprietà benefiche: ricostituiscono il film idrolipidico della nostra pelle, prevenendo i danni del cloro. Bisogna spalmare il prodotto sulla pelle prima di entrare in acqua, e lasciare che venga completamente assorbito.

Rimedi per i capelli danneggiati dal cloro

Anche i capelli richiedono alcuni piccoli accorgimenti: innanzitutto non bisogna mai dimenticare di indossare la cuffia, che protegge almeno parzialmente la nostra chioma dal contatto diretto con il cloro. Quando si esce dalla piscina, è importante lavare bene i capelli e utilizzare prodotti contro la secchezza.

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Differenza tra sinapsi elettrica e chimica

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINAPSI CHIMICA ELETTRICA COSO SONO SERV Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLe sinapsi chimiche hanno caratteristiche morfologicamente diverse da quelle elettriche. A livello delle sinapsi chimiche non esiste continuità citoplasmatica fra le cellule, i neuroni sono separati da una fessura sinaptica. Mentre nelle sinapsi elettrice i esistono particolari canali comunicanti che stabiliscono un ponte tra il citoplasma delle due cellule. La corrente passando in questi canali incontra bassa resistenza ed elevata conduttanza, e quindi la corrente deposita cariche positive sulla membrana della cellula postsinaptica depolarizzandola.

Nelle sinapsi chimiche la corrente uscente nelle cellula presinaptica esce semplicemente all’esterno attraverso i canali passivi, e non tenderà ad attraversare la membrana della cellula postsinaptica che ha resistenza elevata. Il potenziale di azione che arriva nella terminazione di una sinapsi chimica determinerà invece la liberazione di una sostanza trasmettitrice che diffonderà attraverso la fessura sinaptica e andrà a legarsi con un recettore specifico che potrà depolarizzare o iperpolarizzare la cellula postsinaptica.

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Differenza tra miscuglio omogeneo ed eterogeneo con esempi

Work of scientists in the chemical laboratory.I miscugli (o miscele) sono materiali formati dalla mescolanza di più sostanze pure e, a differenza di queste ultime, non presentano caratteristiche ben definite. A seconda del modo in cui le sostanze si mescolano, i miscugli possono essere classificati in:

  • miscugli omogenei;
  • miscugli eterogenei.

Miscugli omogenei
Un miscuglio è omogeneo quando le sostanze che lo compongono si mescolano in modo uniforme e non sono distinguibili neanche con l’ausilio di un microscopio. Sono formati da una sola fase. I miscugli omogenei hanno le proprietà chimico-fisiche identiche in ogni punto (come per esempio la densità, il punto di fusione, il punto di ebollizione, il colore, il sapore, etc.). Tali miscugli sono chiamati anche soluzioni. I misculi omogenei sono costituiti da un componente presente in maggior quantità chiamato solvente e da un componente (o più) presente in minor quantità chiamato soluto.

Esempi di miscugli omogenei
Sono esempi di miscugli omogenei: la benzina, l’acqua potabile, tutte le leghe metalliche (acciaio, bronzo, ottone, etc.), l’aria, tutte le miscele di gas. Come si può capire dagli esempi riportati i miscugli omogenei possono esistere in tutti e tre gli stati di aggregazione della materia. E’ possibile separare i componenti di un miscuglio eterogeneo mediante opportuni metodi di separazione.

Miscugli eterogenei
I miscugli eterogenei presentano caratteristiche chimico-fisiche diverse nei vari punti (come per esempio la densità, il punto di ebollizione, il colore, il sapore, la trasparenza, lo stato fisico, etc.). Ogni componente della miscela prende il nome di fase.

Esempi di miscugli eterogenei
Sono esempi di miscugli eterogenei: il granito, le rocce, miscela formata da limatura di ferro e polvere di zolfo, miscela formata da acqua e limatura di ferro, il latte, la vernice, le nuvole, il granito. Il latte è un classico esempio di miscuglio che apparentemente è omogeneo ma in realtà è eterogeneo. Osservandolo al microscopio infatti si nota che è formato da piccolissime particelle di grasso immerse in un liquido trasparente. Sono esempi di miscugli eterogenei anche:

  • La nebbia, formata da minuscole goccioline di acqua disperse e sospese nell’aria.
  • Le emulsioni, miscugli eterogenei tra due o più liquidi immiscibili che agitati vigorosamente si disperdono l’uno nell’altro. Un esempio di emulsione è la maionese ottenuta agitando olio e tuorlo d’uovo. Le emulsioni sono molto usate anche nei prodotti cosmetici: le creme per le mani e le creme solari per esempio, sono emulsioni di speciali oli in acqua.
  • Il fumo, formato da particelle di un solido disperse in un gas. Per esempio, il fumo che esce dai camini è formato in maggioranza da particelle finissime di carbone disperse nell’aria.
  • La schiuma, formata da un gas disperso in un liquido.

E’ possibile separare i componenti di un miscuglio eterogeneo mediante opportune tecniche di separazione.

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Cos’è un cromosoma ed a che serve?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA CELLULA APLOIDE DIPLOIDE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneI cromosomi sono la forma in cui si presenta il DNA all’interno della cellula: il lungo filamento di DNA è infatti “impacchettato” fino a formare il cromosoma. Negli eucarioti il DNA è sempre legato a proteine, istoniche e non istoniche, attorno alle quali il filamento di DNA si avvolge a formare complessivamente una struttura chiamata cromatina. La cromatina si può colorare con alcuni coloranti istologici, da cui il nome; se ne possono distinguere due tipi: l’eucromatina, debolmente colorabile, dalla struttura più aperta e quindi trascrizionalmente attiva, e l’eterocromatina, intensamente colorabile, maggiormente condensata (rimane condensata anche in interfase) e trascrizionalmente inattiva. L’eterocromatina può essere ulteriormente distinta in costitutiva e facoltativa. L’eterocromatina costitutiva è costituita da regioni di DNA altamente ripetitivo, costanti in tutte le cellule dell’organismo e nel cromosoma si concentra principalmente a livello del centromero e dei telomeri. L’’eterocromatina facoltativa può diventare condensata e diventare temporaneamente inattiva, inoltre può essere inattivata solo in determinati tessuti o in determinati stadi dello sviluppo.


Numero dei cromosomi nell’essere umano

L’uomo possiede 23 coppie di cromosomi in ogni cellula diploide, a formare un totale di 46 cromosomi per cellula. I componenti di ciascuna coppia cromosomica contengono gli stessi geni e ciascun componente della coppia viene chiamato omologo. Un omologo è ereditato da ciascun genitore. Dei 46 cromosomi:

  • 44 cromosomi sono detti somatici o autosomi e sono disposti in 22 coppie;
  • 2 cromosomi sessuali (XX o XY).

I 44 cromosomi somatici determinano le caratteristiche fisiche del soggetto.
I 2 cromosomi sessuali sono quelli che invece determinano il sesso e sono uguali nella donna (tutti e due del tipo X, detti così a causa della forma) mentre l’uomo possiede un solo cromosoma sessuale del tipo X mentre l’altro è del tipo Y.

Nei gameti (spermatozoi ed ovocellule, che sono cellule aploidi), il corredo cromosomico è dimezzato rispetto alle cellule diploidi:

  • 22 cromosomi sono detti somatici;
  • 1 cromosoma sessuale (X nell’ovocita mentre Y o X negli spermatozoi).

Funzioni dei cromosomi

  1.  conservare come in un archivio le informazioni genetiche per tutta la vita di un individuo per permettere la sintesi delle proteine per tutta la vita;
  2. duplicandosi trasmettere le informazioni a cellule dello stesso organismo (tramite le mitosi).

Forma dei cromosomi

I cromosomi sono distinguibili tra loro per le dimensioni e per la “forma”, ossia per la posizione del centromero, una regione di DNA altamente ripetuto associato ad una impalcatura proteica, che ha appunto posizione diversa a seconda del cromosoma. Ulteriori distinzioni si possono effettuare con opportuni trattamenti chimici, che evidenziano un bandeggio riproducibile: ogni cromosoma ha infatti uno specifico pattern di bande, che permette di distinguerlo dagli altri cromosomi e che permette di individuare eventuali mutazioni cromosomiche. In base alla posizione del centromero si distinguono quindi cromosomi:

  • acrocentrici: centromero in posizione subterminale (in prossimità di una delle estremità);
  • telocentrici: centromero in posizione terminale;
  • submetacentrici: centromero in posizione submediana (spostato verso una delle due estremità;
  • metacentrici: centromero in posizione mediana.

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Differenza tra enzimi ed ormoni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COENZIMA Q10 DOVE SERVE DOSAGGI Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina GluteiCon il termine “enzima” (in inglese “enzyme“) in campo medico si identifica un catalizzatore dei processi biologici (biocatalizzatore). Quasi tutti gli enzimi sono proteine, solo una minoranza sono “ribozimi”, cioè enzimi a RNA. Essendo un catalizzatore, un enzima ha funzione di aumentare la velocità di una reazione chimica diretta e inversa (dal composto A al composto B e viceversa), senza intervenire sui processi che ne regolano la spontaneità. In altre parole, gli enzimi agiscono dal punto di vista cinetico senza modificare la termodinamica del processo. Un enzima facilita una reazione attraverso l’interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. Dopo che la reazione è avvenuta, il prodotto viene allontanato dall’enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova (l’enzima non viene infatti consumato durante la reazione).

Gli ormoni sono invece sostanze sintetizzate e secrete da cellule, le quali esercitano un’azione oligodinamica (cioè in concentrazioni infinitesime e senza effetti energetici o plastici diretti) su cellule bersaglio situate a distanza variabile. La loro funzione è quindi quella di fungere da messaggeri che “informano” le cellule bersaglio, raggiungendole per diffusione diretta, se sono vicine, oppure attraverso la corrente sanguigna se sono distanti. Le cellule bersaglio, a loro volta, sono sensibili a un certo messaggio ormonale in quanto, e soltanto se, posseggono specifici recettori di membrana per quell’ormone. In generale, dal punto di vista chimico gli ormoni sono proteine o brevi catene di amminoacidi o molecole derivate da un amminoacido oppure hanno la struttura cosiddetta steroidea (come la molecola del colesterolo, da cui derivano).

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Differenza tra enzimi e catalizzatori

Work of scientists in the chemical laboratory.Con il termine “enzima” (in inglese “enzyme“) in campo medico si identifica un catalizzatore dei processi biologici (biocatalizzatore). Quasi tutti gli enzimi sono proteine, solo una minoranza sono “ribozimi”, cioè enzimi a RNA. Essendo un catalizzatore, un enzima ha funzione di aumentare la velocità di una reazione chimica diretta e inversa (dal composto A al composto B e viceversa), senza intervenire sui processi che ne regolano la spontaneità. In altre parole, gli enzimi agiscono dal punto di vista cinetico senza modificare la termodinamica del processo. Un enzima facilita una reazione attraverso l’interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. Dopo che la reazione è avvenuta, il prodotto viene allontanato dall’enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova (l’enzima non viene infatti consumato durante la reazione).

Un catalizzatore (in inglese “catalyser“) è una sostanza chimica che interviene durante lo svolgimento di una reazione chimica che, modificando il complesso attivato della reazione, permette un abbassamento dell’energia di attivazione, aumentando quindi la velocità, rimanendo comunque inalterato al termine della stessa (a differenza dei reagenti, che si consumano al procedere della reazione). L’uso di catalizzatori fa sì che processi che avverrebbero molto lentamente (ad esempio anni) si compiano e si concludano in tempi relativamente brevi (ad esempio secondi, minuti, o ore); è necessario tuttavia ricordare l’esistenza anche di catalizzatori “negativi”, che invece rallentano la reazione chimica. Esistono moltissimi tipi di catalizzatori, ad esempio quelli usati a livello industriale (ferro, platino, argento, rutenio, rodio, ossido di alluminio, silice, ossido di magnesio…). I catalizzatori presenti nel nostro corpo sono chiamati biocatalizzatori e sono appunto gli enzimi.

Quindi tutti gli enzimi sono catalizzatori (più precisamente un tipo particolare di catalizzatori chiamati biocatalizzatori), mentre non tutti i catalizzatori sono proteine.

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Differenza tra enzima e coenzima

MEDICINA ONLINE CICLO DI KREBS ACIDI TRICARBOSSILICICon il termine “enzima” (in inglese “enzyme“) in campo medico si identifica un catalizzatore dei processi biologici (biocatalizzatore). Quasi tutti gli enzimi sono proteine, solo una minoranza sono “ribozimi”, cioè enzimi a RNA. Essendo un catalizzatore, un enzima ha funzione di aumentare la velocità di una reazione chimica diretta e inversa (dal composto A al composto B e viceversa), senza intervenire sui processi che ne regolano la spontaneità. In altre parole, gli enzimi agiscono dal punto di vista cinetico senza modificare la termodinamica del processo. Un enzima facilita una reazione attraverso l’interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. Dopo che la reazione è avvenuta, il prodotto viene allontanato dall’enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova (l’enzima non viene infatti consumato durante la reazione).

In campo medico, con il termine di coenzima o cofattore (in inglese “cofactor“) si intende invece una piccola molecola di natura non proteica o anche uno ione metallico che ha il compito di associarsi all’enzima e di renderne possibile l’attività catalitica. I cofattori, non essendo proteici, spesso devono essere assunti con la dieta, perché non possono essere prodotti dalla cellula.  Per questo motivo, storicamente, spesso ci siamo riferiti ai cofattori come a vitamine, cioè elementi necessari per il metabolismo da assumere attraverso l’alimentazione. Esistono, in ogni caso, numerosi cofattori non-vitaminici, come ad esempio i gruppi eme (contenuti in proteine come l’emoglobina) e diversi ioni metallici.
Sulla base della loro natura chimica, i cofattori vengono quindi suddivisi in metalli e coenzimi (intesi come piccole molecole organiche).   Un enzima privo del cofattore che ne rende possibile l’attività enzimatica è detto apoenzima.  Il legame tra cofattore ed apoenzima permette la formazione del cosiddetto oloenzima (detto anche oloproteina).
In base all’interazione con l’enzima , i coenzimi, come anche alcuni cofattori metallici, possono legarsi all’enzima tramite legami covalenti oppure attraverso legami deboli.
Se legati in modo stabile, essi vengono chiamati gruppi prostetici se invece legati in maniera debole, si parla di cosubstrati, dal momento che in questo caso essi si legano all’enzima solo in occasione della catalisi della reazione, proprio come avviene per un substrato.

Ricapitolando: l’enzima è un catalizzatore, cioè velocizza una reazione chimica, mentre il coenzima ha il compito di associarsi all’enzima e di renderne possibile l’attività catalitica.

 

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Differenza tra grassi ed oli con esempi

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Dieta Sessuologia PSA Pene Laser Filler Rughe Botulino ETICHETTA MENO CALORIE INGRASSIAMO PIUTutti i grassi sono costituiti da molecole organiche non solubili in acqua, con un alto potere energetico, pari a circa 9 kcal per grammo. In base allo stato in cui si trovano a temperatura ambiente si distinguono in solidi, come burro, lardo e margarina, e in liquidi (o oli) quali l’olio d’oliva, di mais e di girasole.

Grassi ed oli sono costituiti da una miscela di gliceridi, che sono biomolecole ottenute formalmente dalla condensazione (esterificazione) di un alcol (glicerolo) con un acido grasso. Le proprietà fisiche dei gliceridi dipendono dalla natura e dalla posizione reciproca degli acidi grassi, in particolare grassi ed oli sono costituiti da una miscela di trigliceridi. La differenza sostanziale tra grassi ed oli è la seguente:

  • i grassi sono costituiti essenzialmente da una miscela di trigliceridi che contengono acidi grassi saturi;
  • gli oli sono costituiti essenzialmente da una miscela di trigliceridi che contengono acidi grassi insaturi.

Ciò spiega anche il fatto che a temperatura ambiente i grassi sono solidi mentre gli oli sono liquidi, infatti la presenza di insaturazioni (e quindi di doppi legami carbonio-carbonio) nella catena idrocarburica degli acidi grassi presenti negli oli comporta la presenza di punti di rigidità e di deviazioni della catena. In presenza di doppi legami le forze di Van der Walls tra le catene idrocarburiche sono quindi ridotte in numero ed in intensità e di conseguenza i punti di fusione sono tanto più bassi quanto maggiore è il numero dei doppi legami carbonio-carbonio presenti nella catena.

  • Gli oli, che, come detto, presentano un maggior numero di insaturazioni, hanno pertanto punti di fusione più bassi e di conseguenza a temperatura ambiente sono liquidi.
  • I grassi, che presentano un minor numero di insaturazioni, hanno punti di fusione più alti e di conseguenza a temperatura ambiente sono solidi.

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