Era in vacanza e stava passeggiando la Grand Rue, nel centro storico di Briançon, in Francia, recandosi ad un ristorante, quando all’improvviso da uno dei caseggiati storici si è staccata una persiana (secondo alcune fonti una serranda) che l’ha presa in pieno. Carlotta Grippaldi, 27 anni, di Torino, si è Continua a leggere
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Amenorrea primaria e secondaria: cause, sintomi, diagnosi, terapie
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Lunghezza media pene a 15 anni: quando il pene raggiunge la massima lunghezza possibile?
La crescita fisica di un uomo dipende da persona a persona ed i caratteri sessuali secondari si sviluppano in base agli stimoli ormonali che si verificano durante la pubertà. I caratteri sessuali secondari sono tutte quelle caratteristiche che rendono maschi e femmine, diversi. Nei maschi tali segni comprendono: comparsa di peli sul pube, sotto le ascelle, sul petto e sul viso; timbro della voce più profondo; muscolatura più pronunciata; ingrandimento di pene, testicoli e scroto.
Quando il pene raggiunge le massime misure possibili?
Generalmente lo sviluppo del pene dura fino a 3 anni circa dopo l’inizio dello sviluppo. Lo sviluppo puberale inizia nel maschio sano generalmente tra gli 11 ed i 12 anni, quindi il pene terminerà il suo sviluppo intorno ai 14/15 anni ed è questa l’età in cui il pene in genere raggiunge le sue dimensioni massime, cioè quelle che rimarranno stabili anche nella fase adulta.
Quali sono le misure medie a 15 anni?
Le misure medie di un pene di un giovane di 15 anni sano, allo stadio terminale dello sviluppo puberale, sono:
- 8-9 centimetri di lunghezza a riposo (flaccido);
- 14-16 centimetri di lunghezza durante l’erezione;
- 9-10 centimetri di circonferenza a riposo;
- 11-12 centimetri di circonferenza in erezione.
Tali dati numerici sono tuttavia fortemente variabili in base a genetica, stato di salute, etnia ed altri parametri.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
Le ultime parole e foto di Elvira prima di sdraiarsi sui binari in attesa di morire
Addentrandosi nella vita di Elvira Verrone, diventa sempre più incomprensibile capire cosa abbia spinto una giovane di 25 anni, bella e solare, a sdraiarsi sui binari della linea ferroviaria Napoli-Formia per attendere che un treno la falciasse. L’agonia dell’attesa e il travaglio del tormento interiore che le offuscava la lucidità, sopraffatti da un dolore lancinante. Questa è la tragica fine che Elvira ha scelto di abbracciare: 25 anni, professione commessa, residente a San Cipriano, ma ha cercato la morte alla stazione di Albanova.
Il suo profilo Facebook la ritrae come una ragazza qualunque che, domenica 6 novembre, prima di uscire si è concessa qualche selfie davanti allo specchio, come sono solite fare le giovani donne d’oggi. Un amore smisurato per i trucchi e gli smalti e per i bei vestiti, Elvira era una ragazza che sapeva coccolarsi e volersi bene, senza entrare in quel conflittuale e pericoloso rapporto con la bellezza fisica che limita i peccati di gola. La giovane non disegnava il buon cibo e non se ne vergognava affatto.
Le uscite e le serate con le amiche, trascorse tra una pizza e un pigiama-party o sedute ai tavolini dei bar più frequentati dai giovani della zona, i selfie e i momenti condivisi con loro, ben raccontano il ruolo egemone che l’amicizia ricopriva nella scala dei valori della giovane. Tant’è vero che le ultime parole le ha rivolte alla sua amica Marika. Attraverso una serie di messaggi, inviati su whatsapp, Elvira scrive all’amica: “Non faccio che pensare in negativo della mia vita, non mi aspetto niente di bello”.
Dopo la morte di Elvira, l’amica ha pubblicato su Facebook gli screen della loro ultima conversazione. Frasi e pensieri che, in seguito all’estremo gesto, assumono dei connotati ben diversi. Alla base del gesto estremo la delusione d’amore. Probabilmente la fine di una storia col fidanzato. Tantissimi i messaggi che si susseguono sulla sua bacheca di Facebook. Amici, amiche, famigliari e anche qualche ex fidanzato. Tra i tanti post pubblicati da Elvira, l’attenzione cade su una frase condivisa pochi giorni prima di togliersi la vita: “Sorridi, urla, parla, incazzati, divertiti, ma non mollare mai perché la vita è bella”.
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Mi dicevano “sei grassa” così decisi che non avrei mangiato più. Mai più. La testimonianza di una paziente anoressica
Ho diciassette anni e ancora oggi non riesco a capire come sia iniziato tutto. Questa è la mia testimonianza su come sono diventata anoressica, nella speranza possa servire a qualcuno.
Per salvarsi. Ho capito cosa fosse l’anoressia incontrando una mia amica che non vedevo da un po’ di tempo: era sempre stata bella, con un fisico invidiabile, bionda, occhi azzurri, gambe lunghissime, ma quando l’ho rivista, mi sono sentita male. Le si vedeva la tristezza negli occhi, i jeans che portava, anche se taglia XS, le andavano larghi e non fasciavano le sottilissime gambe. E quel poco trucco che si metteva non serviva a nasconderle il viso scavato da una magrezza esagerata.
A me non sarebbe mai potuto succedere
Poi, la mia migliore amica, che era molto legata a questa ragazza, un giorno mi ha detto “voglio provare a vomitare” e io la presi sul ridere, perché io e lei eravamo sempre rimaste lontane da questi problemi, non mi sarei mai sognata di resistere ad una bella pizza, o a un gelato, o alla Nutella: a me non sarebbe mai potuto succedere di diventare anoressica. Ero un po’ sovrappeso, oscillavo tra i 60kg e i 62kg per 171cm d’altezza, però sapevo di essere carina, e questo me lo confermavano tutte le persone che avevo accanto. Dopo la fatidica frase della mia migliore amica, lei entrò in quel tunnel per prima. Era il primo quadrimestre del 2006. Iniziò a dimagrire, a scuola non mangiava più come prima, non toccava proprio cibo, mentre io mi mangiavo due merendine ogni mattina; non era più quella di prima, la vedevo triste. Le altre sue amiche, più sveglie di me, cominciarono a darle i numeri di psicologi e di centri d’assistenza, le stavano sempre addosso, e piano piano mi isolarono, perché dicevano che non ero degna di essere la sua migliore amica, che non pensavo alla sua felicità. Non le parlai più, e dopo le vacanze di Natale tornai a scuola con qualche kilo in meno. Non avevo fatto nulla per dimagrire, ma le mie “amiche” mi guardarono subito storto, facendosi chissà quali storie in testa. Questa è l’introduzione del problema che poi è sfociato in qualcosa di molto più grave. E’ successo tutto nel giro di pochi mesi, tra febbraio e agosto del 2008.
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Vomito e cocaina
A febbraio, pesavo 60kg, e volevo dimagrire, a qualunque costo, ma ancora avevo poca forza di volontà, e non avevo dei supporti mentali che mi aiutassero ad andare avanti. Cominciai a vomitare, ma poi pensavo che stavo facendo un errore, mi piaceva troppo mangiare, quindi abbandonai tutto. *A giugno, coi pochi compiti che ci davano dato che stava per finire la scuola, avevo più tempo di navigare su Internet e decisi di fare un blog, e proprio quel blog, le persone che ho conosciuto e la piccola famiglia che si era creata, mi hanno in qualche modo rovinato la vita.
Inizialmente, provai a digiunare per qualche giorno, o a mangiare veramente poco, e bevevo tanto, ma davvero tanto, soltanto birra. Bevevo per dimenticare tutto quello che mi stavo facendo. E fumavo, sigarette e anche canne, tante. E una sera, durante una festa, ho anche sniffato cocaina, perché mi avevano detto che, anche se a lungo andare, faceva dimagrire, e faceva perdere il senso della fame, quel senso che mi rincorreva dalla mattina fino alla sera.
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Mi vedevo enorme
Una sera sono uscita col mio ragazzo, siamo andati in pizzeria, e quella pizza ha fatto scattare una serie di abbuffate, per tutta una settimana. Mi vedevo enorme e iniziai a piangere, giorno e notte. Credo sia proprio questo l’inizio della vera e propria storia perversa. Grazie al blog, avevo conosciuto ragazze che postavano i propri diari alimentari e si predisponevano un obiettivo da raggiungere. Diari alimentari che spesso non andavano oltre le 500 calorie giornaliere, quando il mio fabbisogno calorico giornaliero era almeno il triplo. Il primo blog che lessi, mi lasciò veramente perplessa, perché parlava di una ragazza (che effettivamente non rispondeva più a nessuno da settimane, era appena entrata in una clinica) che aveva raggiunto i 35 kili. Era una ballerina. Si abbuffava, e vomitava. Passava settimane a digiuno. Entrava nei supermercati e svaligiava il reparto dolciumi. Si condannava a morte ad ogni passo che faceva. Però, raccontava anche “dettagli” che in me fecero scattare qualcosa e, invece di farmi cambiare idea sul fatto di voler dimagrire, mi fecero sentire più forte.
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Cento calorie al giorno
Ho cominciato a cercare diete su diete, che non ho mai seguito, perchè cercavo solo quei pochi alimenti che, ad esempio,velocizzavano il metabolismo, o aiutavano ad andare in bagno, o bruciavano calorie. Il primo giorno della mia rovina l’ho passato con solo una pesca nello stomaco, mi sentivo forte e non volevo mangiare nient’altro. Segnavo tutto su un foglio di Word, calcolando le singole calorie di un alimento, e poi le sommavo a tutto quello che mangiavo in una giornata, e totalizzavo la somma finale.
Per una settimana, non sono andata oltre alle 100 calorie giornaliere. Avevo perso 2kg in una settimana. Mi sentivo sempre, ma sempre più forte, volevo andare avanti così. E più andavo avanti, più mi sembravano troppe quelle 100 calorie. Iniziai i digiuni. Sentivo lo stomaco brontolare, e mi piaceva, perché sapevo di poter controllare il mio corpo. Mi piaceva vedere quelle ossa del bacino sempre più sporgenti. Nel giro di 2 settimane, arrivai a pesare 56kg. E da lì a 10 giorni sarei dovuta partire con mio padre, e non avevo nessuna intenzione di farmi vedere in costume con tutto quel grasso che fuoriusciva da tutte le parti. Il digiuno andava avanti, colmavo i vuoti con delle tisane di thè verde e spremuta di limone diluita nell’acqua, perché avevo letto che faceva dimagrire. Acqua, thè verde e limonata.
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Scappavo in camera per vomitare
Intanto, cresceva in me l’ ossessione per il cibo, amavo cucinare e far da mangiare per gli altri. Preparavo porzioni enormi di cibo per gli altri, quasi come per compensare quello che non mangiavo io. Prima di partire, mi pesai: 53kg per 171cm. Ero in un albergo con pensione, dovevo mangiare per forza, ma la mia mente aveva escogitato vari piani. Convinsi mio padre a fare mezza pensione, così a pranzo mi sarei regolata io. Rimaneva il problema della colazione e della cena. A colazione, qualche cucchiaino di yogurt e un po’ di caffè amaro, senza zucchero. Preparavo 2 o 3 panini con formaggio e prosciutto, perché a pranzo sarei rimasta in camera, e quei panini finivano sempre in pattumiera; un giorno avevo portato su anche una pesca, e l’avevo addentata e avevo sputato tutto in un sacchetto, fino a lasciare il nocciolo, per lasciare le prove del mio pranzo consumato. A cena, qualche verdura scondita, quando andava male dovevo ingurgitare una piccola fetta di pesce o di carne, quasi mi mettevo a piangere, e scappavo sempre in camera, per vomitare. Mio padre ha passato una vacanza infernale, tra i miei e, sono sicura, i suoi pianti notturni. Diceva “Ma dove ti vedi grassa? Sei sottopeso, 52kg per la tua altezza sono troppo pochi. Se vuoi dimagrire ti mando da un dietologo, anche se più magra di così faresti schifo…” A causa di tutto il limone che mi ero bevuta prima di partire, per ben 10 giorni non riuscii ad andare in bagno e, tornata dalla vacanza, dovetti usare le perette che mi scaricarono completamente, facendomi *perdere altri 2 kg in una settimana.
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Volevo solo perdere altri 5kg
Ero arrivata a 50kg per 171cm. A luglio mia madre iniziò a controllarmi, mi diceva sempre di mangiare lo yogurt perché faceva bene, di mangiare la carne perché aveva i carboidrati, di mangiare la pasta perché… Non la sopportavo più, e ancora adesso non tocco né pasta né pane. Durante la giornata lavorava, quindi a pranzo ero sempre da sola, e il mio cibo spettava al mio cane. A cena, me la cavavo con anguria o un piattino di riso, perché, all’inizio, a mia madre bastava vedermi mangiare. Ma così, persi un altro kilo e i 49kg li raggiunsi, anche se faticosamente.
I miei amici dicevano che ero magrissima, persone che non mi vedevano da qualche mese mi guardavano con gli occhi fuori dalle orbite, e altre mi guardavano ammirate, pregando di diventare come me. Poi, in questo agosto, sono stata da un dottore con mio padre, per parlare di questo problema e farci consigliare uno psicologo. Dopo la “visita”, mio padre iniziò a dirmi che dovevo ascoltare il dottore, che 50kg (non gli avevo detto di aver perso un ulteriore kilo) erano pochi per me e che ero sottopeso, e io sono scoppiata a piangere gridandogli in faccia, in mezzo alla strada, che io volevo solo perdere altri 5kg per arrivare a 45, nient’altro. E per due giorni non l’ho più visto, così, senza la sua presenza, persi altri grammi arrivando quasi a 48kg. Poi, si è stabilito a casa mia, essendo divorziato da mia madre, perché voleva starmi vicino, e mi mise sulla bilancia che segnò i 48. Ricorderò per sempre quella scena. Guardò la bilancia e scoppiò in un pianto per me straziante, e lo abbracciai, mentre mi diceva che non voleva che morissi, che mi amava troppo per vedere la sua unica figlia condannarsi a morte da sola.
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Mi vedo grassa
Da quel giorno, iniziai a mangiare poco, ma tutti i giorni, a pranzo e a cena, cose che mi preparava lui, anche se continuavo ad avere il terrore dell’olio, dei cibi fritti… di tutto. Non sono ingrassata di un grammo. Ultimamente sono iniziate le abbuffate, ma non le abbuffate normali. Abbuffate di frutta e verdura. Avevo dei seri attacchi di fame che colmavo con uva, tantissima uva, e carote, zucchine, cetrioli, piselli, fagioli, prugne, kiwi e pesche. Tutte cose che mi riempivano orrendamente il ventre e lo stomaco, perché appena mangiavo una pesca vedevo lo stomaco gonfiarsi. E sono arrivata addirittura a vomitare l’uva dopo un’abbuffata. Spesso di sera arrivavo ai 51kg, quasi 52, per quanta frutta e verdura mangiavo.
E vedere quel peso, proprio qualche giorno fa, mi ha fatto scattare ancora qualcosa dentro, una voglia pazza di raggiungere quell’obiettivo, i 45kg. Ho passato un giorno a digiuno, così per vedere che effetto mi faceva non toccare cibo dopo tanto tempo che non lo facevo. E il giorno dopo sono arrivata a meno di 49kg. Stamattina, ero meno di 48kg. Non riesco a definirmi malata, ma ho sicuramente una visione contorta del mio fisico, perché più mi guardo allo specchio, più mi vedo grassa. E ho il pensiero che anche quando raggiungerò quei 45kg, mi vedrò lo stesso inappropriata, e allora la cosa continuerà, e rovinerò la vita a me e a chi ho intorno. Il punto è che non mi interessa, perché il pensiero che ho in testa ora è solo uno: perdere peso. Ripetuto cento mila volte.
FONTE DI QUESTO ARTICOLO
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Ho 30 anni e ho amato due donne: le ho consumate e perse entrambe
Ho l’anima in fiamme e il cuore sempre in gola. Sono circondato da migliaia di persone diverse, quelle di tutta una vita, ma non piaccio nemmeno a Continua a leggere
E’ italiano il primo trapianto di bacino al mondo: salva un diciottenne colpito da tumore alle ossa inoperabile
Eseguito per la prima volta al mondo un impianto di bacino realizzato in titanio e tantalio, il record parla italiano! L’intervento, perfettamente riuscito, è stato eseguito al Cto di Torino su un diciottenne colpito da un tumore alle ossa. Il giovane ragazzo soffriva da circa un anno da osteosarcoma del bacino considerato da tutti inoperabile. Aveva risposto abbastanza bene a ben 16 cicli di chemioterapia nel reparto di oncoematologia, ora l’intervento innovativo ha regalato alla sua vita, ed a quella degli altri pazienti nelle sue condizioni, nuove prospettive. Questo è uno di quei giorni in cui adoro la scienza più del solito!
Sono orgoglioso di questo risultato anche se bisogna ricordare che l’emibacino in titanio e tantalio (che potete vedere in foto) è stato realizzato negli Stati Uniti. La protesi è stata realizzata seguendo un modello 3D realizzato con una precedente TAC, successivamente impiantata con un intervento durato 12 ore.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Progeria: addio a Sam Berns, il bambino che invecchiava troppo in fretta
Aveva solo 17 anni ma ne dimostrava molti di più: gli Stati Uniti sono commossi per la morte a Boston di Sam Berns, conosciuto come il bambino che invecchiava troppo velocemente. Era affetto da una malattia genetica rarissima, la progeria, che causa un invecchiamento precoce delle cellule e colpisce un neonato su otto milioni (pensateci la prossima volta che dite di essere sfortunati). Al mondo attualmente poche centinaia di persone ne soffrono. Già da adolescente Sam appariva come una persona anziana: le tante foto diffuse dalla Progeria Research Foundation – fondata nel 1999 dai genitori, entrambe medici – lo immortalano magrissimo, senza capelli e molto più basso dei ragazzi della sua età. La morte è sopravvenuta per il deterioramento delle condizioni generali di salute, a partire dai problemi cardiaci. Nonostante il gene che causa la progeria sia stato isolato nel 2003 da un gruppo di ricercatori, non esiste ancora una cura per la malattia. Sam, con il suo attaccamento alla vita, è riuscito ad andare avanti oltre ogni aspettativa, visto che la vita media di chi soffre di questa patologia è di 13 anni. Sul suo caso è stato di recente girato un film documentario, Life According to Sam, ovvero “La vita secondo Sam” che nel 2013 ha ricevuto anche una nomination all’Oscar.
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