L’ecografia trans-vaginale o “ecografia transvaginale“, a volte abbreviata con ECO-TV o ETV o TVS (acronimo dall’inglese “Trans-Vaginal Sonography”) o TVU (da “Trans-Vaginal Ultrasonography) è una tecnica diagnostica per immagini, che Continua a leggere
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Anche gli esseri umani possono avere una coda
Quando parliamo di “coda”, pensiamo subito a quella degli animali, ad esempio quella del nostro cane o del nostro gatto: non tutti Continua a leggere
Brachidattilia a mano o piede: trasmissione ereditaria e cura
Con “brachidattilia” (anche chiamata “brachidactilia“) ci si riferisce ad una disostosi, cioè una malformazione scheletrica congenita, cioè già presente alla nascita, caratterizzata da una lunghezza delle dita di mani e/o piedi minore del normale, osservata spesso nei pazienti con Sindrome di Down. In caso di paziente con questo tipo di malformazione è probabile trovare Continua a leggere
Differenza tra polidattilia, sindattilia, ectrodattilia, oligodattilia e aracnodattilia
La polidattilia (anche chiamata iperdattilia) è un’anomalia genetica caratterizzata da dita in soprannumero nelle mani o nei piedi. Rispetto alla normale conformazione possono essere presenti uno, due o anche più dita per ogni estremità. La polidattilia può presentarsi da sola, senza altre patologie o malformazioni concomitanti (“polidattilia NON sindromica“), o più spesso come una delle caratteristiche di una data sindrome ed in questo caso prende il nome di “polidattilia sindromica“. La polidattilia può essere di tre tipi principali:
- polidattilia postassiale: il dito supplementare è presente nel lato della mano dal lato del mignolo (più frequente);
- polidattilia preassiale: il dito supplementare è presente nel lato della mano dal lato del pollice (meno frequente);
- polidattilia centrale: il dito supplementare è presente tra le dita centrali (indice, medio, anulare) della mano (più raro).
La ectrodattilia (o agenesia centrale, vedi foto in alto) è una malattia genetica caratterizzata da mancanza o sviluppo incompleto di una o più dita degli arti inferiori e/o superiori. Generalmente sono coinvolti il terzo e quarto dito delle mani, ma può riguardare indifferentemente qualsiasi dito e un arto come tutti e quattro. La ectrodattilia si presenta in diverse forme:
- sindattilia: due o più dita sono racchiuse in un unico rivestimento epidermico, solitamente pollice e indice;
- oligodattilia: numero delle dita inferiore alla norma;
- schisi mediana: mani e/o piedi si presentano bisecati centralmente fino al carpo/tarso, con opponibilità digitale; la mancata saldatura è dovuta ad un arresto dello sviluppo embrionale. Quest’ultima configura l’estremità con il classico aspetto denominato a “Chela di aragosta“.
Con “aracnodattilia” (“dita a ragno”) si intende una deformità dello scheletro delle mani caratterizzata da dita affusolate e sproporzionatamente allungate rispetto al palmo della mano o alla pianta del piede. Queste estremità possono risultare, inoltre, insolitamente flessibili, similmente alle zampe di un ragno. L’aracnodattilia è uno dei sintomi della Sindrome di Beals o della Sindrome di Marfan.
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Sindrome da spogliatoio o dismorfofobia peniena: il pene sembra deforme o più piccolo o più grande di quanto sia
Una delle paure più grandi di ogni uomo è quella di avere un pene diverso da quello degli altri uomini, paura – spesso totalmente immotivata – che porta ansia da prestazione e difficoltà ad approcciarsi con l’altro sesso per paura di mostrare al partner un pene che si ritiene essere deforme o troppo piccolo. Quando questa paura diventa un chiodo fisso, diventa la base su cui si instaura la dismorfofobia peniena, anche chiamata “sindrome da spogliatoio” in quanto chi ne soffre tende a evitare di fare la doccia insieme ad altri uomini in palestra o dopo l’attività sportiva nel timore di essere sottoposti a giudizio per via delle dimensioni o della forma dei propri genitali. A volte queste preoccupazioni non sono motivate dalla presenza di reali anomalie, ma ciò non impedisce ad alcuni uomini di diventare preda di idee ossessive e di comportamenti compulsivi, come il guardarsi continuamente allo specchio nel tentativo di confermare le proprie valutazioni o ricorrere a frequenti controlli medici per potere correggere il (presunto) problema.
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Pene troppo grande per il rapporto
Uno dei lati più scientificamente interessanti della dismorfofobia peniena, in costante aumento tra gli uomini, è che questa patologia non porta necessariamente a vedere il proprio pene come deforme o più piccolo di come realmente sia: chi ne soffre può vedere il proprio pene più grande della realtà e può arrivare a pensare che queste sue dimensioni “esageratamente generose” potrebbero far male alla partner durante il rapporto.
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Le dimensioni di un pene normale ed il confronto con gli attori pornografici
E’ impressionante sapere che circa l’80% dei pazienti che si sottopongono a interventi di allungamento del pene non ne avrebbero alcun bisogno, avendo un organo genitale di dimensioni normali. Ciò rimanda ad una dismorfofobia peniena, che difficilmente si sarebbe risolta con l’ausilio di tecniche di allungamento chirurgiche e/o fisioterapiche: nessuna misura appare abbastanza normale a chi soffre di questa patologia. Ma quali sono queste dimensioni normali? I diversi studi effettuati sulla misurazione del pene, considerando la difficoltà a procedere in un’indagine valutata come invasiva e le varie tecniche di misurazione utilizzate, hanno evidenziato alcune dimensioni standard, ovvero relative alla media della popolazione (normalità statistica). La concordanza dei dati evidenzia una dimensione a riposo pari a 8-10 cm in lunghezza (dalla radice dorsale del pene alla punta). Allo stato di erezione, invece, la lunghezza media varia tra i 12-16 cm con una circonferenza pari a 11- 12 mm.
Lo stato di flaccidità del pene ha una dimensione del tutto variabile e questo dipende essenzialmente da alcuni fattori:
- la struttura anatomica costituzionale dell’individuo;
- agenti ambientali come temperature troppo elevate (il pene si distende); oppure troppo fredde (il pene si restringe);
- condizioni di “salute” dello stesso individuo.
Inoltre, è importante sottolineare quanto la percezione che un uomo può avere del proprio organo genitale sia visivamente distorta rispetto al possibile confronto con un altro simile posizionato di fronte. Probabilmente l’uomo che rimane legato al concetto di potenza-virilità non verrà comunque rassicurato dai dati numerici prima accennati, bensì continuerà a confrontarli con le dimensioni degli organi genitali di uomini più dotati, iniziando un confronto anche con gli attori pornografici superdotati che lo vedrà, per ovvi motivi, quasi sempre sconfitto: tutto questo può rimandare costantemente ad una visione distorta della realtà dei fatti.
Il micropene e la capacità di adattamento della vagina
Gli specialisti concordano nel ritenere che è opportuno parlare di micropene quando la sua lunghezza, in stato di erezione, è inferiore ai 7 centimetri. Condizione davvero molto rara. Questo è stato definito in base all’impossibilità di un pene al di sotto di tale dimensione in erezione, di riuscire a penetrare la cavità vaginale. Infatti, le dimensioni del canale vaginale a riposo sono di circa 7,5 cm. E’ importante però ricordare che la vagina ha una particolarità essendo una cavità a dimensioni variabili: a riposo le sue pareti sono normalmente unite, durante il coito si allargano per accogliere il pene adattandosi alle sue dimensioni. La vagina possiede una grande elasticità e si conforma a dimensioni diverse, non perdendo mai il contatto con il pene che la penetra dal momento che la natura ha previsto che una perdita di opposizione non determinerebbe la stimolazione ritmica della prostata dell’uomo e quindi eiaculazione e concepimento.
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Troppa lubrificazione vaginale e poca sensazione di penetrazione
Alla luce di quanto appena detto si può quindi dire che la maggior parte dei peni, siano perfetti per la maggior parte delle vagine, tuttavia alcuni uomini durante la penetrazione hanno la convinzione che il loro pene non sia adatto per quella vagina. Questo viene riportato essenzialmente in alcune sensazioni dove è presente un’abbondante lubrificazione vaginale e dove la donna, non essendo più giovanissima, ha perso “tono vaginale”. Sarebbe necessario ricordarsi che, se la vagina è particolarmente lubrificata, è perché la donna sta vivendo un costante e piacevole stato di eccitazione e dovreste godere di ciò, invece, di farvi problemi sull’abbondanza del liquido vaginale e sulle dimensioni del pene. Anzi, dovreste preoccuparvi se la vostra partner fosse poco o per niente lubrificata! Sembra incredibile ma la lubrificazione vaginale rimane una delle prime causa di sindrome da spogliatoio. Il mio consiglio può essere quello di interrompere temporaneamente il rapporto ed asciugare il pene dall’eccesso di liquido lubrificante femminile, per tornare ad avvertire una sensazione di maggiore penetrazione.
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Diagnosi e cure
La diagnosi è relativamente facile, il soggetto – nonostante le sue dimensioni siano normali – tende generalmente a:
- rivolgersi insistentemente al medico per avere rassicurazioni (di cui mai si sentirà realmente soddisfatto);
- evitare i rapporti con l’altro sesso;
- avere pensieri ricorrenti ed ossessivi riguardo alle dimensioni del pene;
- avere ansia da prestazione;
- guardarsi ripetutamente allo specchio i genitali alla ricerca di un difetto che non esiste;
- guardare di nascosto gli altri peni (nei bagni, sotto le docce della palestra…) per confrontarsi con gli altri, sentendosi sempre il “perdente” del confronto (in ogni caso, anche quando in realtà il pene degli altri è più piccolo del proprio).
Se vi ritrovate in questo quadro, potreste aver bisogno dell’aiuto di un medico (terapia farmacologica) ed un psicoterapeuta che miri a lavorare sul disturbo d’ansia e sul vissuto problematico del soggetto, consentendogli di riappropriarsi della propria autostima e di imparare ad accettare il proprio corpo perché possa essere accettato anche dagli altri. Il problema va affrontato alla radice: la scarsa autostima. Gli uomini che si convincono del fatto che i propri organi genitali siano differenti rispetto agli standard medi provano infatti scarsa stima per se stessi. Le loro ansie diventano di frequente motivo di disagio non soltanto nelle relazioni sessuali ma pure nei rapporti sociali e professionali, nei casi più gravi spingendo i soggetti con dismorfofobia all’isolamento.
Ed anche: Come misurare correttamente la lunghezza del pene
Intervento chirurgico o no?
L’intervento chirurgico è generalmente sconsigliato e va considerato solo se esiste realmente una qualche anomalia nella forma o nelle dimensioni del proprio pene che solo il medico può valutare: la chirurgia può rappresentare una soluzione capace di sollevare il paziente dalle sue preoccupazioni, restituendogli una normale vita di relazione, in tutti gli altri casi (pene normale) l’intervento chirurgico è da evitare essendo quasi sicuramente non risolutivo.
Se pensi di soffrire della sindrome da spogliatoio, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Spina bifida e difetti di chiusura del tubo neurale nel feto: trasmissione, prevenzione, diagnosi e cura
I “difetti di chiusura del tubo neurale” sono un insieme di malformazioni congenite a carico del sistema nervoso centrale, causate da anomalie dello sviluppo embrionale che si verificano entro 28 giorni dal concepimento. Nel normale sviluppo embrionale il tubo neurale (una struttura presente nell’embrione da cui origina il Continua a leggere
Ecografie 3D e 4D: a cosa servono e quali sono le differenze con l’ecografia standard?
Che differenza c’è tra una ecografia standard, una a 3D ed una a 4D? E’ una domanda che mi sento rivolgere spesso dalle future mamme. La risposta è molto più semplice di quanto possa sembrare.
L’ecografia standard visualizza il bimbo in modo bidimensionale, cioè in 2 dimensioni. L’immagine appare “piatta”, senza mostrare la profondità. E’ un indagine fondamentale per studiare il feto e la sua salute.
L’ecografia 3D o tridimensionale permette la visualizzazione del feto in 3 dimensioni, mostrando un volume e non solo un piano di sezione come avviene per la tradizionale ecografia bidimensionale. Rispetto all’ecografia bidimensionale, nell’immagine appare quindi anche la profondità (come vedete nella foto in alto).
Questa metodica si basa sulla elaborazione computerizzata delle normali immagini ecografiche a due dimensioni: sfruttando il cosiddetto processo di “rendering” riusciamo ad ottenere l’immagine tridimensionale del feto, in maniera molto fedele alla realtà. L’immagine appare statica come se fosse una fotografia.
L’ecografia 4D visualizza l’immagine tridimensionale come avviene nella 3D, ma in più l’immagine si vedrà in movimento: la quarta dimensione infatti è rappresentata dal tempo. Si vedrà quindi in diretta il feto che muove le mani, che muove la labbra o si succhia il dito. Non più una semplice foto ma un vero e proprio video: una esperienza estremamente coinvolgente per i futuri genitori!
Quali sono le differenze dal punto di vista diagnostico?
Da un punto di vista strettamente diagnostico, in buona parte dei casi, non c’è una grande differenza tra le ecografie tridimensionali (3D e 4D) e quella tradizionale o bidimensionale: attualmente la valutazione del feto viene effettuata sulla base dell’ecografia bidimensionale, mentre la metodica 3D e 4D è solo un complemento all’esame. Ma in alcuni selezionati casi, l’indagine 3D e 4D possono rivelarsi strumenti importanti anche dal punto di vista diagnostico e della comunicazione medico-paziente. Per esempio offre la possibilità di visualizzare alcune malformazioni come la labiopalatoschisi (o labbro leporino) in modo più facilmente comprensibile per i genitori, aiutando così il medico nella spiegazione del difetto alla coppia. Altri casi in cui l’ecografia tridimensionale si è mostrata utile sono ad esempio le malformazioni degli arti, come il piede torto congenito.
Fare la 3D/4D o non farla?
Il mio consiglio è quello di affiancare all’ecografia standard bidimensionale, anche la 3D e la 4D dal momento che, oltre ad aumentare le possibilità di valutare il feto, queste tecniche sono estremamente emozionanti per la futura madre ed il futuro padre. Il rapporto tra la madre e il bambino, secondo alcuni studi, sembra infatti positivamente influenzato. Vedere in bambino in tridimensionale e addirittura muoversi è un emozione forte, che incrementa il legame affettivo e in alcuni casi può indurre la mamma a cambiare stile di vita, a migliorare la propria alimentazione, ad evitare attività dannose come il fumo o l’uso di alcool e droghe. Buona gravidanza a tutte!
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Diphallia: l’uomo nato con due peni [FOTO]
Lo pseudonimo che usa sul web è DoubleD*ckDude (DDD), che – tradotto dall’inglese all’italiano – significa più o meno “ragazzo con due peni” ed ha scatenato la curiosità di migliaia di utenti, dopo aver aperto una sessione di “Ask Me Anything” su Reddit.com, durante la quale si è offerto di rispondere a domande di qualsiasi tipo nel periodo prefissato di sei ore.
Se volete vedere le foto della malformazione cliccate sui prossimi link (attenzione, immagini esplicite):
FOTO 1
FOTO 2
Diphallia
La sua peculiarità dipende da una rara condizione medica, la Diphallia, che porta allo sviluppo di due peni. Tale condizione, anche chiamata “Difallia” o “Duplicazione del pene”, è veramente rara, ed il caso in questione è ancora più raro visto che, a quanto riferisce l’uomo, entrambi i peni sono funzionanti: nelle forme più comuni di difallia solo uno dei due organi è formato e funzionale mentre l’altro non è del tutto formato e ha scarsa – o nulla – funzionalità. La causa della malformazione sarebbe da imputare ad una mancata fusione di tessuti nel mesoderma, uno dei tre strati primari dell’embrione umano.
Una malformazione rarissima
Esistono solo circa 100 casi documentati di difallia nel mondo. Ho fatto un breve sondaggio tra i miei colleghi – anche quelli più anziani – e nessuno di loro ha mai avuto a che fare con questa patologia, talmente rara che i casi divenuti di pubblico dominio, diventano molto famosi. Nel 2006 ad esempio fece scalpore il caso di un famoso uomo d’affari indiano – originario dello stato dell’Uttar Pradesh, nel nord del Paese – nato appunto con due peni che decise di rimuovere chirurgicamente uno di questi per potersi sposare e per condurre una vita sessuale normale. Almeno ciò è quanto scrisse all’epoca il quotidiano Times of India che per privacy non rivelò il nome del protagonista di questa vicenda.
DoubleD*ckDude decide di non rimuovere il pene in soprannumero
Il ragazzo col doppio pene ha invece raccontato di aver scelto di lasciare le cose come stanno dato che ha sempre vissuto serenamente tale condizione particolare, dopo aver a lungo preso in esame l’ipotesi di rimuovere chirurgicamente uno dei due organi durante l’adolescenza. E’ talmente sereno che ha deciso di postare le foto dei suoi organi, una delle quali è quella che vedete in alto a destra.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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